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ATTESA DEL MESSIA...

 
PASTORE E PORTA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

GIOVANNI 10,1-16
Motore di questo articolo è un brano del Vangelo di Giovanni che a modo di parabola com'è spesso uso nella predicazione da parte di Gesù evoca tanti concetti intimi alle antiche Sacre Scritture dell'ebraismo, tutte passate nel canone biblico cristiano, concetti che vanno evidenziati essendo essenziali per chiarire le motivazione del Suo dire e aiutano ad avvicinarsi al significato autentico.
Con il presente scritto mi propongo, infatti, di approfondire alcuni di tali aspetti che mi si sono presentati nell'esame del brano detto del "Buon Pastore" in Giovanni 10,1-16 che è in prosecuzione all'episodio al capitolo 9 della guarigione detta del "cieco nato".

Il discorso di Gesù pare conseguenza proprio del comportamento dei farisei in questo episodio, orgogliosi del proprio sapere (Giovanni 9,24.29.34), atteggiatisi con grande prosopopea alla testimonianza umile, ma precisa e decisa, di quel cieco miracolato, tanto che alcuni tra l'altro gli dissero: "Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?" (Giovanni 9,34)

Poi con poca umiltà s'opposero così a Gesù: "Siamo ciechi anche noi? Gesù rispose loro: Se foste ciechi, non avreste alcun peccato, ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane." (Giovanni 9,40s)

Più che una parabola, come poi vedremo, il brano del "Buon Pastore" vuole essere un'allegoria ed ha valore universale, perché nessuno è escluso dalla verità in esso contenuta.
Il Signore, infatti, per due volte, nei versetti 1 e 7, con il suo "In verità, in verità io vi dico" si propone all'attenzione con autorità.

Di seguito riporto il discorso di Gesù sul "Buon Pastore" secondo la traduzione C.E.I. del 2008.

Giovanni 10,1 - "In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.

Giovanni 10,2 - Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Giovanni 10,3 - Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

Giovanni 10,4 - E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

Giovanni 10,5 - Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.

Giovanni 10,6 - Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

Giovanni 10,7 - Allora Gesù disse loro di nuovo: In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore.

Giovanni 10,8 - Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Giovanni 10,9 - Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Giovanni 10,10 - Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

Giovanni 10,11 - Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Giovanni 10,12 - Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde;

Giovanni 10,13 - perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

Giovanni 10,14 - Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me,

Giovanni 10,15 - così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore.

Giovanni 10,16 - E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore."

In questo racconto ho evidenziato in grassetto i seguenti temi ricorrenti:
  • la porta, citata 4 volte;
  • il pastore, citato 6 volte;
  • le pecore, parola ripetuta 16 volte;
  • la voce, termine ripetuto 4 volte;
  • il conoscere, il cui verbo è ricordato 6 volte;
  • l'ascoltare, il cui verbo è ricordato 3 volte;
  • il recinto, citato 2 volte.
Oltre che del pastore e delle pecore si parla di mercenari, briganti, ladri e lupi e di un personaggio definito come il guardiano, ovviamente del recinto.

Tre sono i temi essenziali, quelli della porta, del pastore, perché Gesù stesso in tal modo si definisce, e della conoscenza.
I seguaci, che lui conosce e lo conoscono, sono le pecore come da versetti:
  • Giovanni 10,7b - "...io sono la porta delle pecore";
  • Giovanni 10,9 - "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo";
  • Giovanni 10,11 - "Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore";
  • Giovanni 10,14-15 - "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore".
Lui è "pastore e porta", quindi, tutto quello che qui Gesù dice va filtrato col criterio con cui ha definito le sue pecore ai versetti 14 e 15: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore", queste sono sue, del resto "lo seguono perché conoscono la sua voce" come dice al versetto 4.

Questo paragone dei suoi seguaci con le pecore lo vedremo poi come pure cercheremo di spiegarci le allegorie della parabola.



Il Buon Pastore. Museo delle terme di Diocleziano a Roma

Fino al IV secolo Gesù era rappresentato nelle catacombe e negli altri reperti come il Buon Pastore che porta sulle spalle una pecorella smarrita; solo più tardi, dopo Costantino, fu rappresentato con il Crocifisso in quanto la croce era un ricordo tremendo e i cristiani ne stavano facendo ancora esperienza diretta come martiri nelle varie persecuzioni.



Un immagine del Buon Pastore dalle Catacombe

Gli eventi che propone il racconto hanno la seguente sequenza.
C'è un recinto in cui stanno le pecore.
Lui, che è il pastore vero del gregge, entra dalla porta, di quel recinto, anzi Lui stesso è la porta.
Il guardiano gli apre.
Ladri e briganti al contrario non si curano della porta e hanno tentato e provano di scavalcare il recinto.
Il pastore chiama e conduce fuori le pecore e cammina alla loro testa.
Nel recinto vi sono anche pecore "egli chiama le sue pecore" che non riconoscono la sua voce, ma che restano nel recinto.
Per contro vi sono "altre pecore che non provengono da questo recinto"; anche queste il pastore intende aggregare e guidare.
Pur se fuori dal vecchio recinto Lui, il pastore, di fatto, è un recinto ideale.
Pecore che non sono del vecchio recinto possono unirsi al gregge in cammino solo passando attraverso Lui stesso che è la porta di un recinto mobile, il recinto, l'unica protezione, di un gregge in cammino.
Accade poi che "se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo".

Un modo per dire "porta" in ebraico è "dalet" che poi è il nome della IVa delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico.
La lettera "iod" , la Xa di quell'alfabeto, poi è nella radice del verbo essere e tenendo conto dei significati grafici delle lettere scrivere in modo criptico corrisponde a dire "sono la porta ".
Sono la porta se uno entra - esce si porta ai pascoli .

Abbiamo descritto il Tetragramma Sacro, il Nome di Dio, IHWH.
(Vedi: "Cantico e Tempio di salomone: inni al Nome ineffabile")


Immaginiamo, infatti, il Tetragramma Sacro IHWH come il recinto ideale del Regno di Dio.
Per uno che viene dall'esterno, ossia l'occhio che guarda, se vuole entrare nel recinto la prima cosa che incontra è la che possiamo considerare essere il portinaio.
Dietro di lui c'è, almeno così pare guardando dall'esterno, una porta, una lettera "dalet" , mentre in effetti è una lettera "he" .
Questo portinaio, che poi è la porta , gli apre e il nuovo entrato si porta in cammino verso campi nuovi che gli si aprono davanti, i pascoli erbosi del Regno di Dio.
Questo Regno di Dio si rivela in definitiva essere la stessa persona di Gesù che è Cristo RE, il Regno di Dio in terra e in cielo, infatti:
  • Luca 11,20 - "è dunque giunto a voi il regno di Dio";
  • Luca 17,21 - "il regno di Dio è in mezzo a voi!".
Questo brano del Buon Pastore ha dei richiami negli altri Vangeli, Matteo 18,12-14 e Luca 15,1-7 con la parabola della pecora smarrita:

"Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: Costui accoglie i peccatori e mangia con loro. Ed egli disse loro questa parabola: Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione." (Luca 15,1-7)

I 99 che si ritengono giusti sono quelli che si barricano nel rispetto delle "mitzvot", come dice in Matteo 23,23s: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'aneto e del cumìno e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!"

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