PASTORE E PORTA
di Alessandro Conti Puorger
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LA PORTA DELLE PECORE
Vediamo che senso dare all'auto-definizione di Gesù che dichiara in Giovanni 10,7b "io sono la porta delle pecore".
In ebraico, "porta" si definisce in almeno tre modi:
- "dalet"
che evidenzia la proprietà di battente e di anta dal radicale del verbo di tirar fuori
,
ove la lettera
ha lo stesso nome "dalet" della 4a lettera dell'alfabeto ebraico il cui grafismo è una mano aperta che ferma o ruotando fa entrare e indica aiuto o impedimento, che batte e fa da battente, da cui ecco che il verbo
"aiuta
a guizzar
fuori
".
Poi "dal"
da solo è "povero, bisognoso, misero" da cui il pensiero che questi bisognosi sono alla "porta
dei potenti
",
infatti, il povero Lazzaro della parabola era sempre alla porta del ricco epulone che rappresenta un potente "Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe" (Luca 16,20).
Se si attribuiscono tutte le lettere al Messia "dalet"
parla di "un aiuto
potente
dal Crocifisso
"
e di "sbarrerà
il serpente
il Crocifisso
".
- "poetach"
dal verbo aprire, slegare socchiudere, quindi, porta, portone, soglia, ingresso, accesso e i segni delle lettere suggeriscono "della bocca
segna
la chiusura
"
e se si riferiscono al Messia si ha per "la Parola
finiranno
le chiusure - tombe
".
- "shaa'r"
portone, portale in genere di città, di cinta di mura, di palazzi particolari; con i segni delle lettere si ha "una luce
si vede
nel corpo
",
quindi, ha un'apertura possibile e in senso messianico "risorti
si vedranno
i corpi
".
Quei termini sono tutti in grado di parlarci di discorsi cristologici, di vittoria sul serpente, di fine delle tombe e di risurrezione.
Porta dei Leoni, ai tempi di Gesù detta Porta delle Pecore
Mappa di Gerusalemme
Ora, a Gerusalemme, in effetti, ai tempi di Gesù c'era una porta, detta "porta delle pecore" che era situata al lato Nord-Est del muro della città, quindi era una "shaa'r"
ed era chiamata così, perché attraverso questa porta entravano le pecore che venivano sacrificate nel Tempio.
Da questa porta, secondo la tradizione, sarebbe entrato Gesù all'inizio della sua passione per essere condotto dal Sommo Sacerdote e poi da Pilato.
Questa "porta delle pecore" è menzionata in Giovanni al capitolo 5: "A Gerusalemme, presso la
porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici..." (Giovanni 5,2)
Era anche detta "Piscina probatica" o "Piscina degli agnelli", dal greco "probaton" che vuol dire gregge e pecora, in quanto, assieme ad altre piscine vicine erano utilizzate per lavare gli agnelli prima del sacrificio.
Ai tempi di Neemia (Neemia 3,1) quando i tornati dall'esilio babilonese ripararono le brecce delle mura di Gerusalemme, la prima delle porte ricostituite fu proprio la porta delle pecore, la quale, peraltro, fu l'unica a essere consacrata, forse proprio perché portava al restaurato Tempio.
Questa traccia, voluta certamente dallo stesso evangelista Giovanni, ci porta, quindi, verso il Tempio ove per l'ebraismo stava la "Shekinah" o presenza di IHWH che si riteneva risiedere nel Santo dei Santi, il luogo ove nel primo Tempio era stata sistemata, sulla roccia del sacrificio d'Isacco, l'arca delle Testimonianza su cui il Signore sedeva sui cherubini (1Samuele 4,4) come conferma anche il Salmo 99,1 "Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini".