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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
ODIO E AMORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA DONNA CON MOLTI MARITI
Nel Vangelo di Matteo al capitolo 22,23-32 è narrato il seguente episodio: "...vennero da lui (Gesù) alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e lo interrogarono: Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. Alla fine, dopo tutti, morì la donna. Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta in moglie. E Gesù rispose loro: Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. Alla risurrezione, infatti, non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!"

Tutta la questione è mossa dalla prescrizione detta del "levirato", che si trova in Deuteronomio 25,5-10, per cui il fratello o il parente più prossimo di un uomo sposato, morto senza discendenza, doveva sposare la vedova e il loro primo figlio era considerato figlio legale del defunto.
Tale questione ripetuta in modo esasperato, fino a sette volte, viene avanzata da sadducei in quanto detrattori della risurrezione, ma è raccolta da Gesù perché, essendo quella una legge umana avulsa dell'amore legata solo a questioni terrene di eredità.
Gesù prende da questa lo spunto per stigmatizzare il prendere moglie e il prendere marito come se fosse un acquisto, mentre è atto che supera le contingenze ]terrene in quanto coinvolge la piena comunione di corpo e spirito di due persone la cui unione viene a costituire una realtà nuova, un'alleanza tra loro e Dio stesso e, ciò detto, conferma la fede nella risurrezione che i sadducei negavano.

Ecco che allusivamente non si parla di amore, ma di possesso, infatti, dice il Vangelo "l'hanno avuta in moglie", ossia l'hanno posseduta fisicamente, ma... l'hanno amata?

Del resto un modo per dire e scrivere marito in ebraico è "ba'al" , termine che ha sia oltre al significato di sposo, anche quello di padrone, proprietario, possessore ed è il nome di Baal, quindi, di un idolo.
Quei matrimoni sono rapporti solo umani a tempo che non passano per il vaglio dell'amore, non sbucano pertanto nei cieli e non sforano l'eternità in cui occorre una comunione piena visto che il rapporto del "prendere" che si concretizza tra loro di solito nasce da costrizione o da interesse e spesso coinvolge solo desideri della carne e non supera la morte.

Per traslato quei 7 mariti evocano i 7 spiriti del male quindi il Baal Zebub, il capo dei demoni.
A tale riguardo sono da ricordare:

  • Luca 8,2 - quando dice: "Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni."
  • Luca 11,24-26 - ove dice: "Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima." o in Marco 16,9.
Del resto anche la samaritana aveva avuto 5 mariti ed era unita senza matrimonio con un sesto, come riferisce Giovanni 4,17s "Rispose la donna: Non ho marito. Le disse Gesù: Hai detto bene "non ho marito"; infatti, hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero" poi Gesù con il suo annuncio la converte.

Sul tema di una donna che aveva avuto 7 mariti nella Bibbia c'è un racconto che si trova nel libro deuterocanonico, quindi scritto in greco, detto di Tobia in 7,13-11,19, ove tra l'altro sono narrate le nozze tra Tobia stesso e quella una donna di nome Sara.

Questa donna, senza colpa, era succube di un demone, Asmodeo, (dall'aramaico as'medi, cioè "distruttore", menzionato anche in varie leggende del "talmud") che le aveva fatto morire tutti i mariti, ciascuno proprio nella la prima notte di nozze.
Sara era la cugina di Tobia, perché figlia di Raguele fratello di Tobi, padre di Tobia, quindi, perfettamente in regola per sposarla secondo l'accennata legge di Mosè detta del "levirato".
Tobia era in viaggio per incarico del padre affidato a una guida che, in effetti, era un angelo di Dio che relativamente a Sara aveva detto "È una ragazza seria, coraggiosa, molto graziosa e suo padre è una brava persona." (Tobia 6,13)

Tobia, però, aveva saputo della questione dei 7 mariti morti, ma la guida lo rassicurò che quel sortilegio sarebbe stato superato grazie al fegato di un prodigioso pesce che avevano pescato, fegato che avevano conservato e su cui non mi soffermerò.

Da quel momento Sara entrò nei pensieri di Tobia che "l'amò al punto da non saper più distogliere il cuore da lei." (Tobia 6,19b)
Tobia, fu accolto con gioia dallo zio e "...disse al giovane: Mangia, bevi e sta allegro per questa sera, poiché nessuno all'infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all'infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità. L'ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà". (Tobia 7,10s)

Interessante di tutto il racconto è che Tobia riuscì a diventare il marito "completo" di Sara e Sara fu effettivamente sua moglie in corpo e spirito, superando la maledizione di Asmodeo della prima notte. Entrambi, di comune accordo, pregando appunto assieme, prima di unirsi sessualmente invocarono su di loro la protezione divina dicendo: "Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l'uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con rettitudine d'intenzione. Degnati di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia. E dissero insieme: Amen, amen!" (Tobia 8,5-8)

Poi... dormirono insieme tutta la notte.
Conclusione e morale: il matrimonio vero comporta una doppia condizione, che:
  • i due riconoscano che è proprio Dio che li ha fatti incontrare;
  • l'uomo e la donna si donino con puro amore, in quanto, è l'unico legame capace di superare la morte.
Il racconto pone poi in evidenza il fegato di un pesce che bruciato alza al cielo un fumo che scaccia il demonio.
(Fegato che in ebraico ha le stesse lettere KBD della "gloria" segno di risurrezione e il pesce al cristiano ricorda Cristo Risorto e il suo sacrificio")
Tornando a Cristo è solo da Lui che procede l'amore "divino", quello che viene della croce e solo proprio quell'amore disposto a dare la vita per l'altro che appunto passa nella croce, supera la morte, e non quello che pur se si definisce amore, viene solo da sentimenti molto umani e fallaci.

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