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SAN GIUSEPPE...

 
GIUSEPPE - UN PRAGMATICO UOMO DEI SOGNI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I FIGLI DI GIUSEPPE
Al capitolo 13 dell'Esodo si legge: "Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d'Egitto." (Esodo 13,18)

Come potevano essere ben armati se erano stati asserviti come schiavi?
Moshe ben Nahman Girondi, noto come "Nahmanide" o "Raban", rabbino e medico catalano (1194-1279) in proposito sottolinea che era importante che uscissero come un esercito vittorioso e glorioso e non apparisse come una vergognosa fuga di schiavi, infatti, secondo la Torah ci si deve comportare in maniera consona con le leggi della natura, se necessario, poi "HaShem" interviene con i miracoli (Rabbeni Bekhaye).

Ora, a tale riguardo è da tener conto che le tribù di Efraim e Manasse, costituite dai discendenti di Giuseppe nate in Egitto erano avevano riconosciuti come veri egiziani e avevano continuato nei loro percorsi di vita più privilegiata rispetto alle altre tribù per il loro buon inserimento in quella cultura a opera del loro avo che, infatti, subito dopo quel versetto viene ricordato, perché portarono via le sue ossa, infatti: "Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto giurare solennemente gli Israeliti: Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa." (Esodo 13,19)

Tra quelli delle tribù di Efraim e Manasse molti erano i guerrieri, come vedremo.
Giuseppe lasciò come eredità di fede la promessa che di Dio aveva fatto ad Abramo, ossia del ritorno di tutti nella terra promessa e chiese, appunto, di portar via dall'Egitto al momento opportuno le proprie ossa.
Aveva detto: "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe" (Genesi 50,24s), promessa che si trova in Genesi 15,13-16 e fece giurare ai figli d'Israele così: "Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa".
Poi viene l'annotazione: "Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto. (Genesi 50,24-26)

I figli di Giosuè se ne ricordarono e pur se più privilegiati come posizione rispetto ai confratelli seguirono i desideri del padre, non si ritennero egiziani e preferirono uscire anche loro dall'Egitto, il che prova più cose, che i tempi erano cambiati e che in molti di loro era stata formata l'anima dell'ebreo.
Su Mosè che prese le ossa di Giuseppe c'è un "midrash" nel Talmud (MeKhiltah e Shemot Rabbah) sulla ricerca della bara in base a cui solo una donna molto anziana si ricordava che gli avevano detto che dal faraone di allora la bara era stata fatta nascondere nel Nilo da cui venivano benedizioni all'Egitto come del e fu allora che Mosè pregò e la bara emerse, il che fa capire come la questione sia adombrata di mito.
L'uscita dall'Egitto delle tribù dei due figli di Giuseppe e la conquista di Giosuè in sostanza equivalgono a far entrare le ossa di Giuseppe nella terra promessa.
Del resto "ossa" è spesso usato per indicare un legame stretto di parentela inalienabile come disse Adamo per la sua donna: "Questa è finalmente osso delle mie ossa e carne della mia carne". (Genesi 2,22s)

Una simile espressione ricorre varie volte nelle Scritture come in Giudici 9,2, in 2Samuele 5,1 e 19,2 e in 1Cronache 11,1.
Il libro della Genesi al capitolo 50,22 dopo aver precisato che "Giuseppe... visse centodieci anni" al versetto 23 aggiunge "Così Giuseppe vide i figli di Èfraim fino alla terza generazione e anche i figli di Machir, figlio di Manasse, nacquero sulle ginocchia di Giuseppe."
Quei figli a Giuseppe gli nacquero prima dell'arrivo di Giacobbe, ossia prima del 1530 a.C. e si può ipotizzare a metà del periodo dell'abbondanza attorno al 1525 a.C..
Giacobbe affigliolò i due figli già nati a Giuseppe e dicendo: "Ora i due figli che ti sono nati nella terra d'Egitto prima del mio arrivo presso di te in Egitto, li considero miei: Èfraim e Manasse saranno miei, come Ruben e Simeone. Invece i figli che tu avrai generato dopo di essi apparterranno a te: saranno chiamati con il nome dei loro fratelli nella loro eredità." (Genesi 48,5s)

Giuseppe, quindi, rispetto agli altri fratelli ebbe 2 tribù in Israele, ma avrà avuto dopo altri figli visto che Giacobbe, anche lui profeta, presume di figli che gli verranno dopo.
Poi Giacobbe scelse Efraim (Genesi 48,13-20) come primogenito di Giuseppe, infatti, abbiamo visto che il nome indica "doppio frutto".
Dobbiamo perciò considerare che oltre Efraim e Manasse Giuseppe abbia avuto altri figli, maschi e femmine, almeno 8 in tutto pari al numero della pienezza che gli si addice.
Giuseppe, grazie alla sua influenza sul faraone, certamente non avrà mancato di provvedere per la migliore educazione possibile dei propri figli e nipoti presso le "Case della Vita", le università dell'epoca, per poi presentarli a corte per far avere loro degli incarichi.
Il secondo anno dall'uscita dell'Egitto dice il libro dei Numeri che fu fatto il censimento e risultò: "Figli di Giuseppe:

  • Figli di Efraim, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: i registrati della tribù di Efraim risultarono 40.500.
  • Figli di Manasse, loro discendenti secondo le loro famiglie, secondo i loro casati paterni, contando i nomi di quelli dall'età di vent'anni in su, quanti potevano andare in guerra: della tribù di Manasse i registrati risultarono 32.200." (Numeri 1,32-35)
In totale dalle tribù dei figli di Giuseppe nacquero 72.700 maschi abili.
Il censimento, infatti, riguardava gli uomini atti alla guerra, esclusi donne, vecchi e adolescenti fino ai 20 anni, perciò anche solo come numero di maschi quei dati dovrebbero venire incrementati.
Un individuo maschio che sposandosi pur giovane, 20 anni, che nei primi 40 di vita dopo il matrimonio procreasse 4 maschi e 4 femmine per arrivare a numeri complessivi di individui maschi adulti compatibili con l'ordine di grandezza dei dati censiti dal libro dei Numeri occorrerebbero almeno 7 generazioni di 40 anni, ossia complessivamente un periodo di 7x40+20 = 300 anni.

Accade, infatti, che in tale ipotesi avverrebbe:


È da tener conto che questo numero va quadruplicato avendo ipotizzato per Giuseppe 4 maschi e non solo i 2 affigliolati da Giacobbe, quindi, si perverrebbe a quantità congruenti con i dati complessivi del censimento per Efraim e Manasse.
Ecco che, allora, seguendo tale traccia si giungerebbe a giustificare un tempo di 300 anni e l'inizio dell'esodo sarebbe collocabile attorno al 1225 a.C. = 1525 - 280 - 20, epoca con buona approssimazione vicina all'ipotizzata uscita del popolo ebraico dall'Egitto ai tempi del faraone Merneptah.
Nel frattempo il popolo prosperava e aumentava di numero e i migliori tra gli Israeliti poterono crescere nella scala sociale.
Seguendo le vicende dei discendenti di Giuseppe, come avevo accennato, si comprende che molti ebbero ad intraprendere soprattutto carriere militari.
In particolare precisa Giosuè 17,1: "Quanto a Machir, primogenito di Manasse e padre di Galaad, poiché era guerriero, aveva ottenuto Galaad e Basan."

Anche dei figli di Efraim è detto che erano arcieri valorosi nel Salmo 78,9.
Poi, nella successiva divisione della Transgiordania da parte di Mosè Manasse ricevette anche una parte nella Transgiordania, infatti: "Mosè dunque diede ai figli di Gad e ai figli di Ruben e a metà della tribù di Manasse, figlio di Giuseppe, il regno di Sicon, re degli Amorrei, e il regno di Og, re di Basan: il territorio con le sue città comprese entro i confini, le città del territorio che si stendeva all'intorno. I figli di Machir, figlio di Manasse, andarono nella terra di Gàlaad, la presero e ne cacciarono gli Amorrei che vi abitavano. Mosè allora diede Gàlaad a Machir, figlio di Manasse, che vi si stabilì. Anche Iair, figlio di Manasse, andò e prese i loro villaggi e li chiamò villaggi di Iair. Nobach andò e prese Kenat con le dipendenze e la chiamò con il proprio nome, Nobach." (Numeri 32,33-42)

Con la conquista dei territori della terra promessa ai tempi di Giosuè, poi, quelli di Manasse ebbero anche una grossa parte oltre il Giordano, tanto grande che per andare da sud a nord e viceversa della Palestina non si poteva non passare attraverso il territorio di Manasse.


Mosè scelse dalla tribù di Efraim come proprio aiutante, guardia del corpo e "suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun" e questi "non si allontanava dall'interno della tenda" (Esodo 33,11), uomo fedele e guerriero, e tale evidentemente era anche prima in Egitto.
In Esodo 17,13, infatti, è detto che "Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada".
Quel ricordare "figlio di Nun", visto che Nun era il nome del dio origine di tutti gli dei egizi creatori, fa intuire come i figli di Efraim fossero profondamente incardinati nella cultura egizia e come avessero essenzializzato la cosmogonia egizia nel loro credo verso il Dio Unico.
Nel Libro dei Morti del "Papiro di Nu", con evidente riferimento a Nun, conservato al British Museum di Londra che risale proprio agli inizi della XVIII Dinastia-Nuovo Regno realizzato da un certo Nu "Primo Cancelliere, Supervisore del Palazzo" prima della sua morte tra l'altro si legge: "Io sono il vostro Signore. Venite a prendere posto tra le mie file. Io sono il figlio del vostro Signore e voi mi appartenete per mezzo del padre divino che vi ha creato. Io sono il Signore della Vita" che ben poi si adatteranno a un monoteismo più spinto di quello quello di Akhenaton.
Il giovane Giosuè fu poi inviato con altri 11 delle altre tribù in esplorazione della terra di Canaan e solo lui, con Caleb della tribù di Giuda, tornò entusiasta.
Allo stesso Giosuè poi Dio affidò la guida del popolo per la conquista della terra promessa.
Dopo la conquista il territorio assegnato alla tribù di Efraim occupava la parte centrale di Canaan, a Ovest del Giordano, confinava a Nord con Manasse e a Sud con Beniamino e Dan (Giosuè 16,1-9).
A Silo, in Efraim, fu eretto il tabernacolo (Giosuè 18,1).

In Appendice al libro di Giosuè, con versetti analoghi a quelli in Giudici 2,6-10, si trova che come Giuseppe, pure: "Giosuè figlio di Nun... morì a centodieci anni e lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Serach, che è sulle montagne di Efraim, a settentrione del monte Gaas." (Giosuè 24,29s)

Il penultimo versetto del libro di Giosuè, infine, precisa "Le ossa di Giuseppe, che gli Israeliti avevano portate dall'Egitto, le seppellirono a Sichem, nella parte della montagna che Giacobbe aveva acquistata dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuta in eredità." (Giosuè 24,29)

Il racconto di tale acquisto si trova in Genesi 33,19.
Da secoli a Nablus, vicino Sichem, un luogo ritenuto tomba di Giuseppe è sede di visite da parte di fedeli delle religioni abramitiche. Questi 110 anni paiono più di una coincidenza con l'età alla morte del nostro Giuseppe e su ciò tornerò più avanti.

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