BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2017  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheLettere ebraiche e codice Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

RICERCHE DI VERITÀ...

 
SACERDOTE PER SEMPRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

    parti precedenti:

IL SACERDOTE »
IL "SACRO" »
IL SACRO E IL SANTO NELL'EBRAISMO »
IL SANTO E I SUOI OPERAI »

SANTITÀ E IMPURITÀ
L'ebraismo biblico ha termini che usano anche altre culture, ma spesso con senso nuovo; inizio con un esempio semplice.
Voglio ricordare il commento del Signore al profeta Samuele che era andato su suo comando a Betlemme per ungere re il figlio di Iesse, Davide.
Il commento si trova in 1Samuele 16,7b "L'uomo vede l'apparenza, il Signore vede il cuore", ove è tradotto con "cuore" il termine ebraico "lebab" .

Lì dal Signore stesso è messa in evidenza l'importanza del cuore, "leb" o "lebab" , termini che nei libri della Bibbia ebraica si trovano ben 858 volte.
È bene chiarire che con "leb" l'ebraico definisce una pluralità di concetti: cuore, mente, coscienza, interiore, intimo, intimità, animo, memoria attenzione, intelligenza, raziocinio, ragione, comprensione, consapevolezza, volontà.
C'è pure l'organo fisico del cuore, la pompa che mette in movimento la circolazione sanguigna e rende possibile la vita, ma tra le citazioni ove si trovano quelle lettere di "leb" poche sono quelle riferite proprio al cuore fisico.

Nel pensiero biblico è ovvio che la vita, quindi, anche il funzionamento del cuore viene da Dio che conosce bene in tal senso il cuore dell'uomo, ma ciò che Dio più scruta, è quanto può venire da frutto della libertà che gli ha lasciato, quindi, guarda l'uomo per vedere cosa agita i suoi sentimenti, insomma l'interiorità che s'è costruito, e questa non è nel cuore fisico, ma è il suo "io".
(Ad esempio che negli aeroporti dello Stato d'Israele si trova la scritta "shit leb" che non significa "mettici il cuore", bensì "poni attenzione", stai attento, ragionaci.)

Dico ciò perché con la storia del "cuore" spesso si cade in moralismi con i sentimenti che sono intuitivi, ma fallaci, piuttosto rispetto a solidi ragionamenti come se Dio, che chiama gli stolti all'intelligenza, rifuggisse dai sapienti e dagli intelligenti... ed è così, se quelli lo sono solo di cose umane senza trarre le debite conseguenze per l'uomo nella sua interezza, carne, mente e spirito.
Le due lettere di "leb" suggeriscono che in tale ambito detto "cuore" c'è qualcuno, in particolare una lettera "lamed" , che vi sta di casa , lo abita e comanda da lì dentro; del resto questa rispetto a tutte le altre dell'alfabeto ebraico è l'unica lettera che ha un elemento che esce in alto fuori dal quadrato ideale in cui possono iscriversi le altre e pare definire qualcuno che ha la testa "rosh" che sta nel quadrato ideale, incoronata da una "iod" , quindi, uno superiore, un potente, o in assoluto l'Onnipotente Dio o chi vuole erigersi a più grande di altri quale "Il serpente era la più astuta bestia..." (Genesi 3,1)

Seguendo questi pensieri l'intimo dell'uomo può produrre questioni che rivelano di essere timorosi, pii e comandati dalla volontà del Signore, o di essere falsi, empi, sotto il dominio del serpente tentatore di cui al "midrash" di Genesi 3.
Non certamente a caso tale "midrash" è stato posto a preambolo di tutta la successiva storia di salvezza che Dio fa con l'uomo nelle Sacre Scritture che ebrei e cristiani considerano da Lui ispirate.
È al riguardo da ricordare l'insegnamento di Gesù in Matteo 15,18-20: "...ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo , ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo".

Un'altra questione che può sorprendere un non ebreo, proprio perché per fede secolare è saldamente ritenuto che in quei libri circola lo Spirito che porta alla mente e ai cuori che accolgono la vera parola di Dio, è che nel linguaggio talmudico, vale a dire nella terminologia rabbinica, è in uso dire che "la Torah sporca le mani", e poi tutti i libri del canone ebraico, che nascono da quella, sporcano le mani, mentre un testo pagano "non sporca le mani", perché sono testi sacri, e nel mondo ebraico è invalso l'uso di manipolare le Sacre Scritture con attenzione; in pratica per leggerle si aiutano con un puntatore, lo "yad" o "mano", come del resto usavano i maestri a scuola e in sinagoga lo usa il "segan" (rappresentante della congregazione) per aiutare il lettore alla lettura.

Nel manipolarle si viene a toccare un lembo di un supporto di una realtà che non è di questo mondo, come fosse l'Arca della Testimonianza su cui il Signore è seduto sui cherubini, quindi, sono da trattare con estrema attenzione, perché capaci di produrre effetti non noti, per cui è da andare con piedi di piombo.
Effetti strani certamente sono portati da droghe e dal vino che fanno vedere doppio e possono estraniare dalla realtà e confondere le idee.

Si trova nel libro del Levitico il centrale della Torah: "Il Signore parlò ad Aronne dicendo: Non bevete vino o bevanda inebriante, né tu né i tuoi figli, quando dovete entrare nella tenda del convegno, perché non moriate. Sarà una legge perenne, di generazione in generazione. Questo perché possiate distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è impuro da ciò che è puro, e possiate insegnare agli Israeliti tutte le leggi che il Signore ha dato loro per mezzo di Mosè." (Levitico 10,8-11)

Quel parallelismo in Levitico 10,10 sorprende, in quanto, è messo in parallelo il santo con l'immondo e il profano con ciò che è mondo, come se "santo" avesse effetti come l'impuro e "profano" come il puro, mentre la nostra sensibilità occidentale si attende il viceversa, in quanto si è abituati a collegare l'impuro con l'ingiusto, l'immorale e il malvagio.
Non è certamente non voluto, visto che lo stesso concetto e con eguali precisi termini, lo riprende il profeta Ezechiele in 44,23 quando parla dei sacerdoti che "Indicheranno al mio popolo ciò che è sacro e ciò che è profano, e gli insegneranno ciò che è impuro e ciò che è puro" ove, in effetti, questo sopra postato è il testo C.E.I. 2008, ma quello del 1975 traduceva invertendo i termini "Indicheranno al mio popolo ciò che è santo e ciò che è profano e gli insegneranno ciò che è mondo e ciò che è immondo", in quanto, evidentemente sembrava un'inversione impropria.

In questi versetti: santo è "qadosh" , profano è "chol" , immondo è "tam'a" , mondo è "tahor" .
(In Appendice riporto decriptato l'intero capitolo Ezechiele 44.)

Commento brevemente la parola "profano" "chol" che, secondo i nostri termini, indica anche ciò che è laico o secolare.
È da tenere conto che quelle due lettere fanno parte del radicale del verbo relativo ad ammalarsi, cadere ammalato, stare male, soffrire di una malattia, tanto che "chali" è malattia, infermità, malessere.
Anche qui chi la fa da padrone è la lettera "lamed" che nel caso specifico è certamente una potenza negativa, quella che si è nascosta - chiusa in questo mondo, evidentemente, per sfuggire a Dio e, spiegazione in termini "biblici", è che la malattia, l'ammalarsi, quindi il deperire e il finire sono eventi collegati al fatto che si è "chiuso il serpente - una potenza nel mondo " quindi, nel pensiero biblico il profano si può considerato malato.

La malattia, come l'invecchiare, porta alla morte e tutto ciò che è morto fa certamente presente che si è in pieno contatto col "profano", ossia del mondo dove si nasconde il serpente, e si sta palesemente in stato di impurità anche se il morto e un parente stretto, fosse pure il padre o la madre.
Il che è inammissibile per i sacerdoti che addirittura nei cimiteri ebraici hanno un posto separato, in modo che i familiari chi li vanno a trovare non sono soggetti a impurità passando vicino a una tomba con qualche morto di recente.
Viene in tal modo costatato che il mondo, di fatto, appartiene a un'altra potenza incompatibile con la santità che è la realtà solo del Dio d'Israele, mentre il resto, il profano, è realtà in mano ad altra potenza.
In definitiva a ogni uomo si propone la scelta tra due mondi, la stessa che fu proposta ai progenitori, quella tra santità e profano.
Il mondo della vita fu separato con la morte da quello dell'esistenza eterna.
In questo mondo ove esiste anche la morte si è tutti investiti d'impurità, mentre la santità è la caratteristica del diverso, ossia del mondo della vita vera e ciò è mancante finché sia a venire la grazia e il superamento della morte.

L'entrata nel mondo della potenza del serpente delle origini , il "no" = , corrispondente al negativo in ebraico, ha provocato l'impurità e l'immondo "tam'a" , è quanto nel "cuore dei viventi ha originato ", sottinteso, quella potenza spuria, il serpente del peccato originario del racconto di Genesi 3.
L'essere mondo, la purità, invece, è "tahor" , quando "un cuore aperto si porta nel corpo ", e per essere tali occorre almeno un atto esterno liturgico di purificazione che dimostri la disponibilità a non avere un cuore doppio, ossia ad averlo aperto, vuoto, quindi, disposto a evitare l'influsso del no.

Lo stato di purità è per l'ebraismo atto cultuale necessario per avere potenzialmente a disposizione tutte le forze come deve avere chi parte per un viaggio, per la guerra o del sacerdote che s'appresta a compiere il proprio servizio e degli sposi che si uniscono in matrimonio.
Nel concetto ebraico d'impurità non v'è un giudizio morale, ma l'impurità indica una condizione per cui non si è adatti ad avvicinarsi al "sacro".
L'ebraismo pone in evidenza che il santo come l'impuro, può portare una carica di pericolosità per la vita e che il rischio può essere addirittura mortale, insomma, il QDSh, il Santo, è una realtà di un'esistenza diversa e il suo incontro può anche risultare letale se non si è nelle "giuste" condizioni.
Non necessariamente occorre essere buoni e giusti, secondo l'ebraismo, occorre invece "fare", cioè compiere atti esterni di purità, quali il bagno rituale o astenersi da rapporti sessuali e dal contatto con donne mestruate o di cadaveri.
Tutto ciò, filtrato poi come purità interiore, è passato nel cristianesimo come sacramento della penitenza o del perdono, ma il cristiano pur se peccatore resta appartenente nel corpo Santo di Cristo, a meno di scomunica.
Per sottolineare quanto dicevo sul timore per la divinità ricordo i seguenti fatti:

  • Esodo 3,6 - ove Mosè si velò il viso, perché aveva paura di guardare verso Dio.
  • Esodo19,12-13 - ove Dio avverte che nessuno - uomo o animale - doveva avvicinarsi al monte Sinai su cui si sarebbe manifestato, altrimenti pena l'abbattimento senza toccarlo, per lapidazione o con frecce, in quanto, durante la teofania si sarebbe manifestata una sacralità potenzialmente mortale che chi vicino avrebbe potuto trasmettere alla comunità in attesa.
  • Esodo 33,20 - Dio a Mosè soggiunse, "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo".
  • Giudici 13,22 - ove Manoach, il padre di Sansone disse alla moglie dopo aver parlato con un angelo: "Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio".
  • 2Samuele 6,7 - relativo all'episodio di un certo Uzzà che tocco l'Arca della Testimonianza che gli sembrava stesse cadendo, perché per quella strada il carro con cui la trasportavano traballava troppo, rimase fulminato.
Ecco, allora, il proverbio di non prendere alla leggera le cose serie, in quanto si può scherzare con cose profane, ma non con e sacre o prendere confidenza con le persone alla buona, ma non con quelle superiori: Scherza con i fanti e lascia stare i Santi.

In definitiva, il "sacro" ha funzione di mediazione per portare alla santità, capace di cambiare lo stato di ogni singolo uomo e aprirgli vie inesplorate.
Altra questione importante da evidenziare è che al momento della "Creazione" secondo Genesi 1,4 il primo elemento proposto da Dio fu la luce e:

"...vide che la luce era cosa buona..."
"...separò la luce dalle tenebre".

Ove "...separò "lì, in ebraico è "viibeddel" dal radicale , ossia "distinguere".

L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, di conseguenza, per doverosa imitazione, deve anche lui "separare", vale a dire "distinguere" in modo che non vi siano questioni variegate, ma fare in modo che vi sia sempre "bad" = solo - soltanto una potenza .
È questo l'invito ad avere idee chiare e a non mescolare cose opposte tra loro come luce e tenebre... e torniamo così al sacro e al profano.
Il primo comandamento per l'uomo, infatti, fu di non mangiare di un albero che dava frutti indistinti e mescolati, come quello della conoscenza del bene e del male, ossia di non banalizzare, il che accadrebbe qualora si facesse di tutte le erbe un fascio, "unificando tutto " (In ebraico ?? = "kol" = "tutto"), perché così facendo si formerebbe in noi la falsità di un cuore doppio e diviso.
Del resto Gesù parlando di satana disse "Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi." (Marco 3,24s) proponendo il dividere come salvezza dal male.
Mescolare è venire meno al principio di distinzione, di separazione che presiede alle norme di purità - impurità.
Ecco che all'ebreo osservante, ad esempio, non è permesso di:
  • mangiare assieme alla carne alimenti provenienti dal latte;
  • indossare abiti di stoffe intessute con materiali diversi;
  • seminare nello stesso campo semi diversi;
  • aggiogare a un aratro un bue e un asino insieme;
  • mangiare degli animali ritenuti impuri come esseri che strisciano sulla terra.
Una prescrizione poi per non cadere in impurità grave impone di guardarsi dal sangue di cui assolutamente l'Israelita non si può alimentare, ovviamente di uomini, ma anche di animali, pur se puro.
Prescrive, infatti, al riguardo la Torah, pena la morte:
  • Deuteronomio 12,23s - "Astieniti tuttavia dal mangiare il sangue, perché il sangue è la vita; tu non devi mangiare la vita insieme con la carne . Non lo mangerai. Lo spargerai per terra come l'acqua."
  • Levitico 17,10-14 - che dispone: "Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò il mio volto e lo eliminerò dal suo popolo. Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull'altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita. Perciò ho detto agli Israeliti: Nessuno tra voi mangerà il sangue, neppure lo straniero che dimora fra voi mangerà sangue. Se qualcuno degli Israeliti o degli stranieri che dimorano fra di loro prende alla caccia un animale o un uccello che si può mangiare, ne deve spargere il sangue e coprirlo di terra; perché la vita di ogni essere vivente è il suo sangue, in quanto è la sua vita. Perciò ho ordinato agli Israeliti: Non mangerete sangue di alcuna specie di essere vivente, perché il sangue è la vita di ogni carne; chiunque ne mangerà sarà eliminato."
Questo comandamento, peraltro, è un assoluto e appartiene alle leggi"universali" ricordate a Noè dopo il diluvio, valide per tutti i popoli, infatti, l'uomonon può disporre della vita, Dio solo è il padrone della vita e l'uomo ne puòdisporre solo per sua delega: "Quanto striscia sul suolo e tutti i pesci del maresono dati in vostro potere. Ogni essere che striscia e ha vita vi servirà di cibo: vido tutto questo, come già le verdi erbe. Soltanto non mangerete la carne con lasua vita, cioè con il suo sangue." (Genesi 9,2-4)

Gli Atti degli Apostoli confermano che tale comandamento fu adottato anche dalla prime comunità cristiane:
  • Atti degli Apostoli 15,28s - "abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altroobbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenetevi dalle carni offerte agliidoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dall'impurità";
  • Atti degli Apostoli 21,25 - "quanto ai pagani che sono venuti alla fede abbiamo deciso ed abbiamoloro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, da ognianimale soffocato e dall'impurità".
Tertulliano scrittore romano e apologeta cristiano di Cartagine (155-230 d.C.) in "Apologia del Cristianesimo", IX, 9-15 scrive "noi cristiani... non consideriamoammesso nei pranzi il sangue degli animali";
Clemente Alessandrino, scrittore romano e apologeta cristiano (150-215 d.C.) ricorda il divieto di nutrirsi di sangue animale. ("Il Pedagogo", II, 7 e "Stromata", IV, 15)

Ciò per la Chiesa Cattolica rimase valido fino al Concilio di Basilea, quandonella Sessione XI del 4 febbraio 1442 fu decretato: "La sacrosanta Chiesa Cattolica, quindi, dichiara apertamente che, da quel tempo, tutti quelli che osservano la circoncisione, il sabato e le altre prescrizioni legali, sono fuori della fede di Cristo, e non possono partecipare della salvezza eterna, a meno che non si ricredano finalmente dei loro errori. Ancora, comanda assolutamente a tutti quelli che si gloriano del nome di cristiani, che si deve cessare dal praticare la circoncisione sia prima che dopo il battesimo perché, che vi si confidi o meno, non si può in nessun modo praticarla senza perdere la salvezza eterna... Crede fermamente, confessa e predica che ogni creatura Dio è buona e niente dev'essere respinto quando è accettato con rendimento di grazie (1 Timoteo 4,4); poiché, secondo l'espressione del Signore non ciò che entra nella bocca contamina l'uomo (Matteo 15,11). E afferma che la differenza tra cibi puri e impuri della legge mosaica deve considerarsi cerimoniale e che col sopravvenire del Vangelo è passata e ha perso efficacia. Anche la proibizione degli apostoli delle cose immolate ai simulacri, del sangue e delle carni soffocate (Atti 15,29) era adatta al tempo in cui dai giudei e gentili, che prima vivevano praticando diversi riti e secondo diversi costumi, sorgeva una sola chiesa. In tal modo giudei e gentili avevano osservanze in comune e l'occasione di trovarsi d'accordo in un solo culto e in una sola fede in Dio, e veniva tolta materia di dissenso. Infatti, ai Giudei per la loro lunga tradizione potevano sembrare abominevoli il sangue e gli animali soffocati, e poteva sembrare che i gentili tornassero all'idolatria col mangiare cose immolate agli idoli. Ma quando la religione cristiana si fu talmente affermata da non esservi più in essa alcun Giudeo carnale, ma anzi tutti d'accordo erano passati alla chiesa, condividendo gli stessi riti e cerimonie del Vangelo, persuasi che per quelli che sono puri ogni cosa è pura (Tito 1,15), allora venne meno la causa di quella proibizione, e perciò anche l'effetto. Essa dichiara, quindi, che nessun genere di cibo in uso tra gli uomini deve essere condannato, e che nessuno, uomo o donna, deve far differenza di animali, qualunque sia il genere di morte che abbiano incontrato, quantunque per riguardo alla salute del corpo, per l'esercizio della virtù, per la disciplina regolare ed ecclesiastica, molte cose, anche se permesso, possano e debbano non mangiarsi. Secondo l'apostolo, infatti, tutto è lecito, ma non tutto conviene (1Corinzi 6,12 e 1Corinzi 10,22)."

Perché la Torah chiede d'astenersi dal sangue?
Ritengo che ciò sia strettamente connesso al termine stesso di "sangue" che in ebraico si dice "dam" e si scrive relativo a un elemento strettamente legato al ciclo della vita, nascita e morte.
Alla nascita il bambino ha tutto il corpo sporco di sangue della placenta della mamma, ed è manifestazione tipica della donna il ciclo mestruale onde dalla cavità uterina produce sangue per sfaldamento dello strato superficiale dell'endometrio, segno di morte potenziale di un embrione, comunque del marcire di un ovulo, quindi dell'impossibilità momentanea di fertilità.

Il Levitico 15,19 dispone: "Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, per sette giorni resterà nell'impurità mestruale; chiunque la toccherà sarà impuro fino alla sera", come del resto sono impure tutte le cose su cui si fosse sdraiata o seduta.
Quelle due lettere di sangue "dem" rispettivamente indicano, la "dalet" "una porta" e = vita, acqua, madre, ed ecco che se con un eufemismo si definisse "porta" l'organo esterno femminile quelle due lettere del sangue in ebraico, usate come icone, possono ben alludere al sangue che esce dalla porta della vita, la stessa porta da cui esce l'acqua quando nasce il bambino che, in definitiva, viene al mondo dalla porta della madre.
Del resto partorire, dare alla luce ha il radicale e "oeloed" sta per neonato, le cui lettere dicono "è guizzato dalla porta ".

In caso poi di morte violenta in genere vi è fuoriuscita di sangue come fu nel primo omicidio fratricidio di Caino nei riguardi di Abele in Genesi 4.
Ed ecco che il sangue comunque è legato a qualcosa su cui l'uomo religioso e pio deve delegare all'autore della vita che produsse il sangue nel primo uomo.

La parola "uomo", in ebraico "'adam" , e radicale di "essere rosso" hanno intimo nel proprio termine anche il bi-letterale come "originato dalla porta della vita ".
Tenuto conto che il radicale riguarda sia il "somigliare, uguagliare, imitare" oltre che al "cessare e soccombere", ovviamente per il "sangue uscito ", seguendo il pensiero del libro della Genesi, "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" (Genesi 1,26) ecco che "'adam" l'uomo può venire definito "all'Unico somigliante ()".
In quel versetto di Genesi 1,26 però vi sono due parole da commentare:
  • "immagine" "tzoeloem" che si può considerare quanto "si alza guizzante dall'acqua " quando fa da specchio o anche che contiene un "ombra del vivente ".
    (Nel cristianesimo questa "immagine" si fa concreta quando lo Spirito Santo "come ombra" (Luca 1,35) scese su Maria che concepì Gesù.)
  • "somiglianza" "demut" in cui s'intravedono, sia il sangue "dem" , sia la morte "mut" che viene superata in e per Gesù Cristo grazie "al sangue portato dalla croce ".
Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 6 ai discepoli scandalizzati per il linguaggio usato, esplicitamente contrario ai dettami della Torah, Gesù propone col versetto 54 "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Giovanni 6,54) e molti degli uditori, infatti, da allora si allontanarono da Lui come poi segnala Giovanni 6,66.
In tale occasione Gesù di fatto propone una lettura radicale rivolta a Dio Padre del verbo ebraico di mangiare ossia "l'Unico" è (sottinteso com'è consentito in ebraico) "il tutto" = "kol" quindi occorre "mangiare" di Lui.

Dice Gesù non si può mescolare mangiando di tutto assieme, ma ci si può nutrire di Dio che è il tutto e fa una proposta provocatoria per dire che occorre nutrirsi di Santità e per far ciò occorre cibarsi di quanto certamente Santo, ossia solo di quanto viene dal Padre, infatti, al versetto 57 mette in evidenza: "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me", poi chiarì: "È lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e vita" (Giovanni 6,63); in definitiva Gesù pone al centro la questione della Santità.

La purità e l'impurità non si pongono come tema, in quanto, comunque, l'impurità ha una causa interiore, invincibile per l'uomo per quanti sforzi faccia, né è un problema magico, occorre un cambiamento alla radice impossibile all'uomo da solo.
Il problema, quindi, non è esteriore, ma interiore, di "spirito e vita" risolvibile solo attraverso di Lui mandato nella carne e nel sangue dal Padre, tutto il resto non serve per la vita eterna.

vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2017 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  RICERCHE DI VERITÀ...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy