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LA BIBBIA E LO SPOSO
Ciò premesso, nell'articolo "Il Padre di Gesù Cristo" che ho postato in Internet nel novembre 2016, al primo paragrafo ho messo in evidenza che sin dalle prime lettere e parole con cui in ebraico inizia la "Torah" con Genesi 1,1 rivela che tali scritti sono un messaggio d'amore di chi li ha ispirati, ossia di Dio stesso, visto che quelle Sacre Scritture sostengono che proprio Lui ha scritto direttamente col proprio dito le tavole con le 10 Parole, dette anche Comandamenti, infatti: "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 30,18)
Questo aver recepito che la premessa motrice è un messaggio d'amore, apre la comprensione di tutta la Bibbia in quanto poi tutta dalla Torah procede e si sviluppa.
Era stata, infatti, pur se tante sono state le risposte, sentita e non ancora soddisfacentemente esaurita la seguente domanda logica che si fanno da secoli i rabbini.
Perché il sacro rotolo della "Torah" comincia con la seconda lettera dell'alfabeto, la lettera "bet"
e non con la prima, la lettera " 'alef"
?
Un'interpretazione rabbinica è che la "Torah" dalla prima all'ultima lettera riguarderebbe il Nome di Dio, nel senso che lo fa conoscere intimamente assieme a tutta l'opera della creazione, il tutto presentato in parole separate.
Considerato che la prima lettera in Genesi 1,1 è la "bet"
(vale anche come numero 2) di "Ber'eschit"
e l'ultima in Deuteronomio 34,12 è la "lamed"
(vale anche come numero 30) di "Kal Ishr'ael"
si ottiene il bi-letterale "lev" =
= "cuore, intelletto" le cui lettere hanno come somma il valore di 32 corrispondente secondo la Qabalah ebraica al numero delle vie della sapienza costituito dalle 22 lettere dell'alfabeto sommate alle 10 "sefirot" delle emanazioni divine.
Ora, in "ber'eschit"
vi sono anche le lettere di "r'osh" =
= "testa", per cui gli stessi rabbini intendono che Dio creò con la propria "testa" costituita dalle prime tre "sefirot", "corona", "sapienza" e "intelligenza", e l'ultima parola con cui si conclude la Torah è Israele che sarà il popolo che rivelerà Dio al mondo e in cui tutti confluiranno.
Israele, cioè il Popolo di Dio, perciò era nel pensiero di Dio fin dalla creazione del mondo e il fine di questa creazione sarebbe che tutta l'umanità sia a divenire il Suo Israele.
I rabbini, peraltro, ritengono che le parole della "Torah" hanno anche messaggi da interpretare e che pure la singola pur piccola lettera come la "iod" =
è un insegnamento non messo a caso, il che, peraltro, si ritrova nel pensiero di Gesù nel "discorso della montagna" ove dice: "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,18)
Del resto Aqiva del 1° secolo, grande saggio e autore di parti del Talmud, sostiene in "Pesachim 22b" che aveva imparato nuove leggi da ogni "'et"
della Torah pur se sembrava che quello in quel frangente nella normale lettura fosse presente solo per indicare il caso accusativo.
Ecco, allora la risposta che mi sono dato.
Dal Dio Unico, dal numero 1 =
c'è una "apertura"
per il numero 2 =
e se 1 si apre al 2 con le lettere ebraiche scritte da destra verso sinistra
viene tracciato il termine
che appunto in ebraico significa "amore, amare".
Quella "Torah", allora, con questo retro pensiero, anche con le stesse lettere d'inizio si presta a essere interpretata proprio come una lettera d'amore per l'umanità e, addirittura, l'enunciazione del patto d'alleanza o matrimoniale per le nozze del "Figlio" di Dio con l'umanità.
Il Dio Unico, "l'alef"
il numero 1 per antonomasia, si è poi rivelato in Esodo 3 avere il nome IHWH
,
l'ineffabile Tetragramma sacro, in cui fa mostra di sé ben due volte la lettera "he"
.
Ora, tra le tante letture possibili con i significati grafici di quelle lettere
si può immaginare anche che vogliano dire "il mio Essere
nel mondo
porterò
ad aprirsi - entrare
".
Porterà in definitiva un'uscita per l'umanità, che è la massima manifestazione del creato perché a Lui a immagine e somiglianza, da questa realtà del mondo, creato come scenario per la scuola dell'uomo stesso, ove esiste finitezza e il morire; ossia nel pensiero di Dio ci sarebbe stato di portare per questa umanità una "he"
vale a dire un'apertura.
San Paolo nella Lettera ai Colossesi riassume in questi termini la storia di salvezza che Dio ha portato avanti con l'umanità stessa e di cui parla l'Antico Testamento: "È lui infatti che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto...Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose." (Colossesi 1,13-18)
Del resto la Bibbia inizia in Genesi 1,1 con "Bereshit bar'a"
le cui lettere in sintonia con San Paolo, e con le conclusioni del paragrafo di quel mio articolo sono da completare aggiungendo all'inizio una lettera "he"
e una "'alef"
in quanto l'Unico - l'Uno si apre al Due ossia
che, come detto, in ebraico stanno a dire amare, amore e allora la "Torah", ripeto, sarebbe una lettera d'amore o, meglio la "ketubah" il documento scritto sulla cui base Dio potrà concludere il matrimonio con l'umanità.
Si avrebbe:
e si potrebbe leggere: "per amore
il corpo
di una Donna
()
fu
a scegliere
di creare
",
o anche "per amore
il corpo
di una Donna
()
fu
a scegliere
per il figlio
Unigenito
",
cioè la finalità della creazione è una sposa per il "Figlio" che è lo "Sposo" e quel corpo della Donna è la Chiesa come precisa San Paolo: "Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa"...
Il fatto che poi tutto della Torah si concluda con le parole
"kol Isra'el" "tutto Israele", può far ritenere che proprio Israele, il Popolo di Dio, allargato alla fine dei tempi a tutta l'umanità delle varie generazioni, ossia a quanti liberamente lo vogliano accogliere come "sposo", sarà la "sposa", l'Assemblea, i convocati, la Chiesa Cattolica, appunto Universale.
Il messaggio totale allora sarebbe:
...
"Per amore
il corpo
di una Donna
()
sarà
alla fine
a creare
...
(di una storia di salvezza)... la sposa
()
Israele
".
I puntini intermedi la parte centrale di tutta la "Torah" stanno, così, a rappresentare tutta la storia di salvezza in essa iniziata e profetizzata.
Il promesso sposo, lo sposo stesso e il marito in ebraico si dicono tutti
"chatan", dal radicale del verbo usato per "imparentarsi".
"Choten" e "chotoenoet" poi sono il suocero e la suocera, mentre le nozze sono dette "chatunnah"
(Cantico dei Cantici 3,11).
Il radicale
peraltro, è del verbo "tirare fuori, strappare via" e le lettere suggeriscono "il chiuso
indica
aprirsi
".
Ecco che lo sposo "chatan"
è colui che "tira fuori
()
con energia
"...
la sposa dalla casa del padre e la porta con sé.
In quel termine con la lettera
c'è l'idea di stringere, ossia uno "stringere
la prescelta
con energia
",
vale a dire un aderire completamente.
La sposa, moglie, fidanzata invece è la "kallah"
da
,
verbo usato per dire "completare", ossia la moglie è quella che completa.