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ATTESA DEL MESSIA...

 
ECCO LO SPOSO! ANDATEGLI INCONTRO!

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GLI INVITATI ALLE NOZZE
Tutti e quattro i Vangeli canonici, Matteo, Marco, Luca e Giovanni, pur se con alcune variazioni, introducono poi la funzione dello "sposo" riferita a Gesù di Nazaret, ma sempre con collegamento direttamente a Giovanni Battista o indirettamente ai suoi discepoli.
Perché Giovanni Battista?
Il Battista sta per la "voce" ultima dell'ebraismo sulla storia di salvezza che riassume tutte quelle dei profeti dell'Antico Testamento e collega l'ebraismo con la nuova creazione o rigenerazione (Vedi: Matteo 19,28 secondo C.E.I 1975 e 2008) portata da Cristo, il Messia, che non viene solo per l'ebraismo, ma per redimere gli uomini di tutti i popoli e costituisce una svolta radicale per l'umanità.
Gesù, infatti, ebbe a dire di lui: "In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui" e poi precisa "Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda." (Matteo 11,11-15)

Le parole "violenti e violenza" fanno trapelare una prima redazione in ebraico del testo, come del resto è autorevolmente riconosciuto per il Vangelo di Matteo; infatti, violenza è "ionah" che significa anche "colomba", figura dello Spirito Santo, ossia dell'amore divino che, "Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora", praticamente dal battesimo nel Giordano, è sceso in modo palese, appunto in forma di colomba, quindi, con violenza, su Gesù stesso (Matteo 3,16-17) e tramite Lui investiva i chiamati, essendo iniziato il regime della grazia.
Le lettere dell'alfabeto ebraico di "ionah" , del resto, lette con riferimento a Dio con i loro insiti significati grafici dicono che di Lui: "è a recare l'energia nel mondo ?".
(Vedi: "Parlano le lettere" e le schede delle lettere a destra delle pagine di questo mio Sito)

Era iniziato il tempo dell'istaurazione del Regno di Dio con l'invito a entrarvi e i "violenti", ossia quanti accoglievano la colomba, cioè la chiamata dell'amore divino, erano gli uomini nuovi.

I tre sinottici - Matteo, Marco e Luca - sono concordi nel riferire un episodio in cui i discepoli di Giovanni provocano una risposta diretta da parte di Gesù ove Lui stesso parla dello sposo e come tale, in effetti, si definisce.
Il testo di Matteo 9,14-17, ma gli sono paralleli Marco 2,18-22 e Luca 5,33-39, così riferisce: "Allora gli si avvicinarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano? E Gesù disse loro: Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l'uno e gli altri si conservano."

Ecco che Gesù connette strettamente la propria funzione di sposo all'effetto sui propri discepoli che, rispetto all'ebraismo tradizionale portato avanti fino al Battista, divengono otri nuovi per un vino nuovo e stoffa appena tessuta per un vestito nuovo e non per rattoppi del vecchio.
L'episodio è avvenuto durante il pranzo che aveva dato Matteo il pubblicano, evidentemente poco "religioso", infatti, prima il Vangelo dice: "Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli." (Matteo 9,9s)

Quel giorno, invece, era di digiuno per gli osservanti della religione ebraica come segnalano i discepoli di Giovanni.
Yom Kippur o Giorno dell'Espiazione, ad esempio, è la festività più sacra e importante del calendario ebraico di digiuno e preghiera, celebrato il 10 di Tishrei, 10 giorni dopo Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico, ma vi sono molti altri giorni che prevedono il digiuno, come 10 Tevet per il ricordo dell'assedio di Gerusalemme, il 17 di Tamuz per la distruzione del primo tempio nel 586-587 a.C. da parte dei Babilonesi e il 13 di Adar, digiuno precedente alla festa di Purim.
In definitiva, i discepoli di Gesù sono gli invitati alle nozze e Lui è lo sposo; siamo nel periodo di formazione del primo nucleo da cui verrà la Chiesa.

Il Vangelo di Giovanni nell'ambito del capitolo 3, invece, fa introdurre il titolo di "sposo" nei riguardi di Gesù direttamente da parte dello stesso Giovanni il Battista.

Dice, infatti, quel testo: "Andarono da Giovanni e gli dissero: Rabbì, colui che era con te dall'altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui. Giovanni rispose: Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: Non sono io il Cristo, ma: Sono stato mandato avanti a lui. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e l'ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire. Chi viene dall'alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio rimane su di lui." (Giovanni 3,26-35)

Il Vangelo di Giovanni in definitiva ripete lo stesso concetto: Gesù è lo sposo, Giovanni è solo amico dello sposo e chi partecipa al matrimonio di questo Figlio di Dio con l'umanità ha la vita eterna.
Ne risulta che evidentemente l'arrivo dello "sposo" era pensato nell'ebraismo di allora in stretta relazione con la figura del Messia, cioè dell'Unto o Cristo; del resto scriverà poi San Paolo in 2Corinzi 11,2 ai cristiani di quella comunità: "vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta."

Le vergini sono i battezzati nella morte e risurrezione di Cristo, perché ormai, uomini nuovi, senza peccato originale entrati a far parte degli invitati del Regno.
Quelle vergini poi sono anche caste se si mantengono tali restando legate a colui che le ha chiamate, grazie all'aiuto dello Spirito Santo, l'olio dell'unzione e dell'elezione del Cristo, che procede da Lui e che passa attraverso la predicazione profetica, il "kerigma" degli apostoli in grado di rigenerare continuamente e di sciogliere dai peccati.

Il Vangelo di Matteo, infatti, riprende il discorso sullo "sposo" al capitolo 25,1-13 con la parabola di Gesù detta delle 10 vergini, ove per 4 volte la parola "sposo" viene ripetuta come evidenziato nel testo seguente: "Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: Ecco lo sposo! Andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Le sagge risposero: No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità io vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora."

La saggezza è dono dello Spirito Santo e ha suggerito a cinque delle dieci vergini di prendere olio anche nei piccoli vasi per una lunga attesa, per tutto il tempo della durata tra il fidanzamento e il matrimonio, tempo che serve perché arrivi a piena maturità la sposa di Cristo.
San Paolo spiega cosa sono questi vasi nella stessa lettera 2Corinzi 4,6s: "E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi."

Questi vasi di creta sono i corpi dei fedeli che contengono l'olio dello Spirito Santo che mantiene accese le lampade della fede in quanto solo con quelle accese si può seguire lo sposo.
Le vergini sagge che hanno una fede del genere, di fatto, risultano avere interesse e sono quindi vitate alle nozze, mentre le altre restano fuori in attesa del giudizio finale.
Le sagge saranno invece esonerate dal giudizio, in quanto, già intervenuto a loro favore, grazie al loro premunirsi per una venuta dello sposo in qualsiasi tempo, il che ha fatto loro trovare la porta aperta; infatti, in ebraico giudizio è "din" e dice "la porta dove sono gli angeli ", sottinteso per il giudizio.
I battezzati fedeli, gli eletti, avranno parte attiva nel giudizio finale e saranno tra gli angeli seduti attorno al trono come dicono questi passi dei Vangeli che riportano la diretta voce di Gesù:

  • Matteo 19,28 - "E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele."
  • Luca 22,28 - "Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele."
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