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ATTESA DEL MESSIA...

 
ECCO LO SPOSO! ANDATEGLI INCONTRO!

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LO SPOSO IN SINAGOGA
Nell'uso sinagogale è dato il titolo di , "chatan Torah", "Sposo delle Torah" alla persona chiamata alla "a'liyah", ossia alla salita, vale a dire a salire i gradini dell'ambone, detto "bimah" o "almemar", cioè la piattaforma elevata in genere al centro dell'assemblea, da cui in sinagoga viene letto il "Sefer Torah", per recitare le benedizioni sulla lettura della parte finale della Torah.
È invece chiamato , "chatan Ber'eshit", "Sposo della Genesi" chi recita le benedizioni dopo la lettura finale di questa parte di Pentateuco.

In origine la stessa persona leggeva sia il brano di Sacra Scrittura, sia recitava le benedizioni, mentre oggi la lettura la fa un lettore ritenuto abilitato, considerato che il testo liturgico non ha i puntini di vocalizzazione e occorre che chi legge sia ben uso a far ciò, altrimenti potrebbe incappare in errori.

"A'liyah", "salita" è il termine usato anche per i ritorno nella terra di Israele e ricorda la "A'liyah laReghel" o "salita a piedi" che significa "pellegrinaggio", chiamato in tal modo per la salita da fare per arrivare a Gerusalemme per le tre festività principali fissate nella "Torah" di "Pesach", "Shavuot" e "Sukkot" in cui è prescritto il pellegrinaggio.
L'essere chiamati alla "a'liyah", ossia avere il ruolo di "maftir", cioè di "chi conclude" la celebrazione, è considerato onorevole tanto che dai fratelli dell'assemblea viene salutato con un augurio particolare, "yeyashar koechekha", vale a dire "possa la tua forza essere resa retta" ed è poi uso che entrambi questi "sposi" della "Torah" o della Genesi offrano un rinfresco dopo il servizio religioso.
Questi appellativi di "sposo" sono ovviamente connessi all'idea del matrimonio fra Israele e il Signore tramite la Torah.
Si dice, peraltro, che anticamente ci fosse l'uso di incoronare questi sposi e di portarli in sinagoga sotto un baldacchino nuziale, la "Kuppah".
In genere il compito di leggere è affidato ai sacerdoti e ai leviti e poi agli altri, ma vi sono occasioni particolari in cui uno dell'assemblea può essere chiamato alla "a'liyah":

  • lo sposo nel sabato che precede il matrimonio;
  • il ragazzo che celebra a 13 anni il proprio "bar mitzvah";
  • chi celebra un anno dalla morte di un parente stretto;
  • il padre di un bambino appena nato.
In occasione della celebrazione della "bar mitzvah" quegli tra i giovani interessati al rito che è chiamato alla recitazione delle benedizioni viene chiamato "sposo di tutti i giovani".
E infine da dire che il termine "chatan" "sposo" è usato in modo allusivo ed onorifico anche per i bambini sottoposti alla circoncisione e per i giovani che vanno alla "bar mitzvah".

Nelle comunità di ebraismo riformato, le donne chiamate alla lettura della Torah sono chiamate "spose della Torah".
Letto il rotolo della Torah o di altro della Sacra Scrittura si procede alla "gelilah" o "arrotolamento" e in età talmudica l'ultima persona chiamata alla "a'liyah" per recitare le benedizioni arrotolava anche il rotolo.

A questo punto m'è venuto alla mente il ricordo dell'episodio di Gesù nella sinagoga di Nazaret raccontato al capitolo 4 del Vangelo di Luca dopo che Gesù, ricevuto il battesimo da Giovanni e i 40 giorni di tentazioni nel deserto tornò in Galilea pieno di Spirito Santo.

Questo è il racconto in Luca 4,16-21: "Venne a Nazaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato."

Tutti e tre i Vangeli sinottici riportano l'episodio, Matteo in 13,53-58 e Marco in 6,1-6, ma mentre per questi due il fatto fu più avanti a missione inoltrata, ed è raccontato più sinteticamente e senza la citazione di Isaia, Luca l'inserisce subito dopo il ritorno dalle tentazioni.
Gesù si alzò a leggere, vale a dire fu chiamato o si propose per la "a'liyah".
L'inserviente gli dette il rotolo del profeta Isaia; certamente era una lettura del giorno, e Gesù lesse.
Era un Rabbi, così era chiamato dai suoi discepoli, del resto conosceva bene il testo pur se senza le vocali.
Lesse Isaia 61 di 11 versetti di cui Luca riporta soltanto i due primi.
(In Appendice presento decriptati gli 11 versetti di Isaia 61)

Poi provvide alla "gelilah", ossia riavvolse il rotolo.
Evidentemente era l'ultimo che concludeva la liturgia.
A questo punto parlò da "seduto", quindi, con autorità.
Di fatto annunciò di essere il Messia.

Quella parola che aveva letto e che dichiarava compiuta, infatti, diceva: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione"; quindi, io sono il consacrato, l'unto, il Messia, ossia il Figlio atteso di Davide, come dice lo stesso rotolo di Isaia in altra parte: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore..." (Isaia 11,1s)

Lui, Gesù, è il virgulto, il "natser" che a Nazaret - "Natseret", appunto, annuncia d'essere il Messia.
Era lo "Sposo" il "Chatan"!

Del resto la lettura stessa lo dice quando dopo, al versetto 8 di Isaia 61 dichiara che "...io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l'ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un'alleanza eterna."

È lui, quindi, che procederà all'alleanza, al matrimonio, alle nozze eterne.
Poi al versetto 10 di Isaia 61, ecco che lo dice chiaramente: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli.

Dicendo degli usi sinagogali si è visto anche che il compito di leggere in sinagoga è affidato allo sposo nel sabato che precede il matrimonio, ed ecco viene affidato a Gesù che è proprio lo sposo che annuncia il tempo di "grazia del Signore " ossia del matrimonio di cui si parla in quella lettura il profeta Isaia.

Concludo questo paragrafo con una notazione su una decriptazione particolare delle lettere ebraiche del termine di "chatan" riferendole alla lettura e allo scrutare le Sacre Scritture: "il nascosto con - dai segni promana - emette ".

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