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LA SPOSA DELL'APOCALISSE
Il libro dell'Apocalisse,
,
"apokálypsis", termine greco che significa "rivelazione", l'ultimo del Nuovo Testamento, ove l'autore presenta sé stesso come Giovanni, esiliato a Patmo, isola dell'Egeo a circa 70 km da Efeso, a causa della parola di Dio (1,9) e la tradizione, a cominciare da Giustino, l'ha attribuito all'apostolo Giovanni che l'avrebbe scritto in tarda età, è importante per il modo con cui presenta le "nozze dell'Agnello", titolo questo particolare che riserva per Gesù Cristo.
Dei 404 versetti che costituiscono tale libro i biblisti hanno trovato che ben 278 di quelli contengono o ricordano una citazione dell'Antico Testamento dai Profeti - Daniele, Ezechiele, Isaia, Zaccaria - dai Salmi o dall'Esodo.
Questo libro poi dedica tutto il capitolo 21 alla visione dello sposo e della sposa e del loro matrimonio escatologico nei cieli.
"Vidi... la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
È la città di Dio, la Chiesa, la sposa dell'Agnello, definita come "la tenda di Dio con gli uomini".
Il racconto inizia con "E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima, infatti, erano scomparsi e il mare non c'era più."
E prosegue asserendo "non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate."
Avviene poi la dichiarazione "Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Principio e la Fine."
Lui è "Io sono", IHWH, quello che è
l'
e il
ossia Quegli descritto dalle Sacre Scritture che viene,
,
di nuovo alla fine dei tempi per sposare la fidanzata che s'era preparato in terra e a convocare tutti gli amici raccolti dagli apostoli per la festa.
Dalla morte e risurrezione di Gesù di Nazaret e con l'invio dello Spirito Santo nella Pentecoste ha avuto inizio il periodo del fidanzamento e gli amici dello sposo diramano gli inviti per il matrimonio che ci sarà al Suo ritorno.
"A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte."
Ecco che un angelo mostrò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello.
"L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello."
Dodici sono le porte come 12 sono gli apostoli di Cristo e attraverso la loro predicazione si entra, ma la predicazione, la porta, è la stessa, il "Kerigma" che è paragonato ad una perla, infatti, "le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla."
La descrizione procede con: "In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce... Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte... Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette orrori o falsità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello."