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RICERCHE DI VERITÀ...

 
LA STRAGE DEGLI INNOCENTI E LA FUGA IN EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

SUI VANGELI CANONICI "DELL'INFANZIA" DI GESÙ
Mi riferisco ai Vangeli di Matteo e di Luca, gli unici due dei quattro canonici che riportano episodi della vita di Gesù tra la nascita e il suo ministero pubblico, con inizio dal battesimo nel Giordano.
Il presente articolo prende spunto e costituisce appendice del mio precedente "Gesù il virgulto, il germoglio, di Davide", alla cui lettura ovviamente rimando.
Al proposito, però, subito ricordo che quel titolo di "virgulto" riferito a Gesù prende spunto dalla nota profezia messianica del profeta Isaia che nel testo della Tenak, recita: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici". (Isaia 11,1)

Dall'ebraismo è detta TeNaK, acronimo TNK di, "Torah" o Legge, "Nevi'aim" o profeti e "Ketuvim" altri scritti, l'insieme delle tre parti delle Sacre Scritture canoniche ebraiche scritte in ebraico con alcune parti in aramaico, testi tutti integralmente inseriti nella Bibbia canonica cristiana nella parte detta Antico Testamento assieme ad altri scritti detti deuterocanonici prodotti a suo tempo in greco.

Nel testo ebraico di Isaia 11,1 quel "virgulto" è scritto come "netzoer" , termine che inequivocabilmente ricorda il nome della città di Nazaret.
Ecco che "virgulti" erano detti i discendenti di Davide, tra cui potenzialmente, prima o poi, si sarebbe trovato il "Virgulto" promesso, ossia il Messia, l'Unto, il Cristo, il Re atteso da Israele che Dio promise a Davide stesso per bocca del profeta Natan, per questo detto "il figlio di Davide".

La profezia si trova in 2Samuele 7,12-16 e recita: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno... Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio... La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre."

Questa promessa di un trono stabile per sempre non si verificò e alla morte del diretto successore al trono di Davide, ossia del figlio Salomone, il regno di questi si divise in quello del Nord e in quello del Sud.
Tali regni poi, in tempi diversi, trovarono il loro termine ad opera degli Assiri, quello del Nord, e dei Babilonesi, quello del Sud, per cui gli ebrei osservanti, certi che le promesse da Dio sono mantenute, attendono ancora il compiersi della profezia con la venuta del Messia che instaurerà il nuovo eterno regno di Davide.

Quel termine "netzoer" in definitiva spiega l'aggettivo di "Nazareno" dato a Gesù e scritto anche sul "titulus" fatto apporre da Pilato sulla croce - sintetizzato in INRI - ossia - Gesù Nazareno Re dei Giudei - attribuitogli non perché fosse un nazireo, cioè avesse fatto voto di nazireato di cui in Numeri 6,1-21, né per riferimento a Nazaret, il villaggio della Galilea delle genti ove abitò da fanciullo, ma perché era un discendente davidico, quindi sospetto di essere antiromano e di rivendicare un regno, quindi di voler essere Re come dice il titolo stesso, motivo di per sé già sufficiente per giustificarne agli occhi dei filo-romani l'uccisione per crocifissione, se qualche maggiorente avesse voluto inquisire il procuratore Ponzio Pilato per renderlo inviso all'imperatore.
Ne consegue anche che quel villaggio di Nazaret, ricordato nei Vangeli, come residenza dell'abitazione di Gesù fanciullo, potrebbe essere stato chiamato con quel nome proprio perché sede di "virgulti" davidici lì insediatisi al ritorno dall'esilio di Babilonia a nord della Galilea e in altre città vicine come Gamala nel Golan, ove nacque il movimento zelota per l'indipendenza del regno giudaico dai Romani e favorire l'insediamento di un nuovo regno davidico.
(A Gamala, peraltro, sono state trovate monete ivi coniate con l'iscrizione "Per la salvezza... di Gerusalemme la Santa").

Nel I secolo a.C. la città di Gamala, infatti, sotto un certo Ezechia, già di parte asmonea ossia dei Maccabei (da Asmon bisnonno di Mattatia, padre dei Maccabei), aveva assunto l'egemonia sulla zona, ma Erode il Grande volendo essere lui il governatore, come vedremo, catturò e poi uccise quell'Ezechia nell'anno 47 a.C. come riporta nella propria opera Antichità Giudaiche, 2 libro XIV 159 lo scrittore di origine ebraica Giuseppe Flavio. già capo di ribelli ebrei, antiromano preso prigioniero e fatto schiavo dagli stessi romani e divenuto "ammiratore" di chi aveva combattuto. (Il nome completo di Giuseppe Flavio era "Titus Flavius Iosephus" che assunse al momento che fu affrancato e ricevette cittadinanza romana da parte dell'imperatore Tito Flavio Vespasiano, mentre il proprio nome d'origine ebraico era "Yosef ben Matityahu" - "Giuseppe figlio di Mattia".)
Nel 22 a.C. l'imperatore Augusto ampliò il potere di Erode annettendogli le regioni di Traconitide, Auranitide e Batanea e due anni dopo vi aggiunse pure la Gaulanitide ove c'era appunto anche Gamala.
Ciò premesso, dei quattro Vangeli canonici soltanto quello di Matteo racconta i seguenti fatti avvenuti in occasione della nascita di Gesù:
  • in Matteo 2,1-12 - la venuta dei Magi a Gerusalemme;
  • in Matteo 2,16-18 - la successiva strage degli innocenti a Betlemme, città dove doveva nascere l'atteso "virgulto" di Iesse, strage ordinata da Erode il Grande;
  • in Matteo 2,13-15; 2,19-23 - la fuga in Egitto della Sacra Famiglia e il suo ritorno.
Entrambi i Vangeli di Matteo e di Luca certificano che Gesù nacque a Betlemme, ma quello di Matteo non riporta l'episodio dell'Annunciazione a Nazaret dell'angelo a Maria, per contro racconta di un sogno di Giuseppe in cui un angelo gli disse di prendere in moglie la fidanzata Maria, custodita in attesa di sposarla e che in un primo momento intendeva ripudiare.
L'angelo, di fatto, asserì che la fidanzata era pura e incolpevole di tradimento, perché il figlio che attendeva era frutto dello Spirito Santo.

È il Vangelo di Luca, invece, che precisa che i due sposi prima della nascita di Gesù abitavano già a Nazaret e che s'erano portati a Betlemme per soddisfare alla richiesta di presentarsi per un censimento, essendo Betlemme la città d'origine dello sposo che era un 'virgulto" discendente dalla famiglia di Davide, originaria, appunto, di quella città.
La strage degli innocenti bambini di Betlemme, di cui quindi presumibilmente molti davidici, ordinata dal re Erode il Grande, sarebbe avvenuta per il timore da parte di questi che s'avverasse la profezia sul re Messia della casa di Davide con la conseguente intronizzazione di questi a danno dello stesso Erode.

Il racconto sui Magi nel Vangelo di Matteo 2,1-12 è il seguente: "Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo. All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo. Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese."



Giotto - La strage degli innocenti

(Vedi: "I re Magi: un parallelo con la storia d'Abramo" e "Personaggi enigmatici. I Magi incontrano il Messia")

Questo episodio dell'adorazione del bambino Gesù da parte dei Magi è il motore della festa della "Epifania" o "manifestazione" del Signore al mondo, dal greco "epiphàneia", dal verbo "epiphànein", composto di "epì" dall'alto e "phànein" apparire.

Dal III secolo le comunità cristiane del Vicino Oriente associarono il termine Epifania ai primi tre segni rivelatori di Gesù Cristo, vale a dire:
  • l'adorazione dei Magi riportata dal solo Vangelo di Matteo,
  • il battesimo di Gesù al Giordano riferito da tutti e quattro i Vangeli canonici,
  • il miracolo di Gesù alle nozze di Cana narrato dal solo Vangelo di Giovanni.
La Chiesa Cattolica il 28 dicembre di ogni anno celebra la festa dei Santi Innocenti martiri, ossia dei bambini che a Betlemme di Giuda furono uccisi dall'empio re Erode, perché insieme a loro morisse il bambino Gesù che i Magi avevano adorato.
Questi bambini sono onorati come martiri fin dai primi secoli, primizia di tutti coloro che avrebbero versato il loro sangue per Dio e per l'Agnello.

Ora i Magi a Gerusalemme avevano detto: "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo."

Certamente furono ben indelicati quei Magi nel presentarsi a Erode parlando di un Re dei Giudei da adorare e per conseguenza minimizzarono lui, Erode il Grande, re dei Giudei, ma, invero, vassallo dei Romani.

Le parole "adorare" e "stella" ben tre volte, come ho evidenziato in grassetto, sono presenti nel racconto, perché quel Re dei Giudei che cercavano i Magi era il Cristo che attendevano e ancora attendono i fedeli alla religione ebraica, ossia il Messia preannunciato da una nota profezia che si trova nella Torah, e che per i cristiani è il figlio del Dio Unico, il salvatore di ogni uomo a qualsiasi popolo appartenga.
Del resto "...ogni uomo saprà che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe." (Isaia 49,26)

Il brano dei Magi di Matteo peraltro fa comprendere che tutta una frangia dell'ebraismo dell'epoca, contrariamente a quello odierno, riteneva che il Messia fosse proprio "Figlio di Dio" e "Figlio dell'uomo".
Per un ebreo, infatti, la parola adorare può essere accettata solo nei confronti di Dio, quel Dio Unico, anche se ignorato da tutti i popoli, gli ebrei dicevano che s'era loro rivelato e, Erode il Grande, che si professava ebreo, non poteva parlare di adorazione come chiaramente il testo di Matteo dice avrebbe fatto con i Magi, senza cadere in grave eresia, se quegli, il Messia non fosse stato ritenuto proprio anche Dio stesso dall'idea comune dei praticanti l'ebraismo in quel tempo.
Del resto che solo il Signore IHWH sarebbe stato il "Salvatore" l'aveva detto ben chiaramente il profeta Osea.
Si trova scritto, infatti, in Osea 13,4: "Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d'Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c'è salvatore fuori di me."

Il Messia, quindi, col suo Regno eterno non poteva che essere Figlio di Dio.
I Magi, peraltro, ricordano i re venuti a cercare la Terra Promessa in Genesi 14 e i profeti pagani, come Balaam in Numeri 22-24 cui è attribuita la profezia della "stella", "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (Numeri 24,17b), stella ricordata come guida dai Magi stessi, quella che è la cometa della tradizione.

Il termine "stella", che in ebraico si dice "kokab" , che appunto ricorda quella profezia di del libro dei Numeri, in seguito fu fatto proprio da Simon Bar Kokeba, "Simone Figlio della Stella", che nel 132 si proclamò Messia, quindi pretendente al trono davidico, e si pose a capo di una rivolta contro i Romani provocando la III guerra giudaica che si concluse con la sconfitta definitiva dei rivoltosi.
I "Magi" venuti dall'Oriente seguendo la stella, che ricorda quella profezia, per rendere omaggio al "re dei Giudei" appena nato, raggiungono Gesù e gli donano mirra, oro e incenso.
Tali doni profetici dai Padri è stato riconosciuto che stanno a significare con:
  • la mirra la natura umana, l'uomo che come tale dovrà morire,
  • l'oro che sarà re,
  • l'incenso incarnazione, la natura divina da adorare appunto con l'incenso.
Il bambino che trovarono in braccio a sua madre in definitiva era proprio il re giusto profetizzato dalla figura di Melkitzedeq in Genesi 14,17-20 cui tramite Abramo fu pagata la decime anche del bottino conseguito con la sconfitta dei re stranieri.

Il re Erode era rimasto molto turbato da quel loro dire, ma conoscendo poco le Sacre Scritture s'informò da sacerdoti e scribi sul luogo in cui doveva nascere il Messia, vale a dire il Cristo, e prese atto della profezia che si trova nel libro del profeta Michea in 5,1-3: "E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra."

Betlemme, infatti, era la città della Giudea dove era nato Davide, l'ottavo dei figli maschi di Iesse, e dove il profeta Samuele l'aveva consacrato re con l'unzione. (1Samuele 16,1-13)

In quei tempi l'avvento del Messia, il re Figlio di Davide, peraltro, era intensamente atteso del popolo d'Israele che si trovava senza un regno indipendente, da anni sotto dominazione straniera, vassalli dei Romani dal primo ingresso nel 63 a.C. di truppe romane in Gerusalemme sotto il comando di Pompeo.

Il racconto di Matteo dice che i Magi, cui Erode aveva chiesto di riferirgli dove avessero trovato il bambino, dopo l'incontro tornarono a casa loro per un'altra via, ma Erode quando "...si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi." (Matteo 2,16)

Questo dire "da due anni in giù" fa trapelare un'incertezza di Erode sulla precisa data di nascita del bambino annunciato, quindi, anche un certo indeterminato periodo di tempo trascorso tra l'incontro con i Magi e la decisione dell'eccidio.
Il sanguinario Erode, comunque, si comportò proprio come il Faraone d'Egitto nei riguardi dei fanciulli ebrei al tempo dell'Esodo.
In definitiva le questioni dei Magi e della strage degli innocenti erano strettamente connesse alla conoscenza della Torah e all'ebraismo, quindi ricordate ai lettori da Matteo che come vedremo, in una prima sua edizione scrisse in aramaico soprattutto per gli ebrei del suo tempo.

I Vangeli di Marco e di Giovanni non parlano dell'infanzia di Gesù, ma il primo scrive essenzialmente per i provenienti dai pagani e il secondo, che ebbe una redazione più tardiva rispetto agli altri, non nega i fatti narrati dai Vangeli precedenti, ma in genere fornisce ulteriori precisazioni con una visione teologica ampliata da anni di meditazione da parte delle comunità cristiane.
Secondo vari studiosi gli sviluppi della produzione dei quattro Vangeli canonici sarebbero i seguenti:
  • vi fu, evidentemente, una prima raccolta di appunti immediati presi dai primi ascoltatori dei detti di Gesù o brogliacci di prime catechesi che gli studiosi hanno chiamato raccolta Q, dal tedesco "Quelle", ossia "fonte";
  • la seconda tappa fu il Vangelo di Marco datato attorno al 70 d.C.;
  • la terza, verso gli anni 80-90, fu la composizione indipendente dei Vangeli di Matteo e di Luca aventi, per molti studiosi, come supporto proprio quello di Marco con aggiunte e varianti proprie colte da testimoni allora ancora viventi;
  • l'ultima tappa fu la redazione del quarto vangelo, databile alla fine del I secolo che si sarebbe avvalso di una tradizione originale diversa da quella dei sinottici, forse attribuibile a un testimone oculare, identificato dalla tradizione con l'apostolo Giovanni.
Matteo, secondo la tradizione scrisse la prima edizione del suo Vangelo in aramaico destinata essenzialmente alle comunità d'origine ebraica.
L'esistenza di un Vangelo in aramaico dell'apostolo Matteo è sostenuta da:
  • Papia in Esegesi dei detti del Signore, citato da Eusebio, Hist. Eccl. 3,39,19;
  • Ireneo in Adv. Haer. 1,26; 3,1;
  • Clemente Alessandrino in Stromata 1,21;
  • Tertulliano Adv. Marc. 4,2;
  • Origene, citato da Eusebio, Hist. Eccl. 6,25,3-4;
  • Panteno, citato da Eusebio, Hist. Eccl. 5,10,3;
  • Eusebio in Hist. Eccl. 3,24,5-6;
  • Epifanio in Panarion 29,9,4;
  • Girolamo in De viris ill. 3.
Ora, la questione di quella strage degli innocenti e poi come vedremo dell'esilio in Egitto della Sacra Famiglia con i sogni di Giuseppe per Matteo erano importanti per evidenziare la veridicità della profezia in Osea 11,1 "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio" che legava Gesù, il Cristo, alla storia precedente degli ebrei, con i sogni di Giuseppe vice-faraone, con l'uscita dall'Egitto e la morte di tanti bambini innocenti nel Nilo per ordine del faraone.
In definitiva l'episodio pone in evidenza che Erode il Grande, come il faraone d'Egitto dei racconti della Torah, era un nemico di Dio.
Del resto serviva per porre in evidenza che la vita di Mosè adombrava quella salvifica del Cristo.
Il prospetto seguente ne sintetizza il confronto.


Per Marco e Luca, assistenti di apostoli, rispettivamente di Pietro e di Paolo, che scrivevano essenzialmente per riferire ai provenienti dei pagani gli eventi della vita di Gesù, invece, era meno importante addentrarsi in spiegazioni che avrebbero comportato addentrarsi nella tradizione ebraica in quanto li avrebbero allontanati dal filo principale dell'annuncio della Buona Notizia e non avrebbero avuto pronta presa sui lettori.

La differente impostazione dei Vangeli dell'infanzia in Matteo e Luca e una mancanza di riscontro di quella strage nei libri "Antichità Giudaiche" e "Guerra Giudaica" dello storico Giuseppe Flavio (37-100 d.C.), libri da molti ritenuti una base principale di notizie valutate come certificate sulle vicende giudaiche di quei tempi, ha sollevato in vari studiosi dubbi sulla veridicità di quei racconti dell'infanzia del Vangelo di Matteo.
Questo mio articolo intende esaminare aspetti e questioni su questo tema per portare elementi che aiutino a chiarire le idee al riguardo.

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