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LA STRAGE DEGLI INNOCENTI E LA FUGA IN EGITTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SUI VANGELI CANONICI "DELL'INFANZIA" DI GESÙ »
VESCOVI AFRICANI E LA PREDICAZIONE SUI SANTI INNOCENTI »
LA FUGA IN EGITTO DELLA SACRA FAMIGLIA »
IL PROTOVANGELO DI GIACOMO »
ERODE IL GRANDE 37-4 a.C. »
TEUDA E GIUDA IL GALILEO »

EUSEBIO SUI "DAVIDICI"
I Vangeli parlano di parenti stretti di Gesù e di "fratelli" "adelfoi", termine corretto in cugini dai Padri della Chiesa, Eusebio compreso, considerato che in ebraico fratello o cugino sono chiamati nello stesso modo.
Questi "adelfoi" erano quattro maschi e i Vangeli Marco 6,3 e Matteo 13,55s ne riportano i nomi - Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda - e un numero non precisato di "sorelle" restate anonime.
Eusebio di Cesarea (265-340), vescovo, padre della Chiesa consigliere e biografo addirittura dell'imperatore Costantino, nella sua Storia ecclesiastica (libro III,12 e 20-1) parla in questi termini della famiglia del Signore, citando notizie che estrasse da dei Commentari sugli Atti della Chiesa di Egesippo, opera non pervenuta.
Egesippo (110-180) fu uno scrittore cristiano del II secolo e l'estratto che riporto si riferisce al periodo dal regno di Domiziano 81-96 e a quello di Traiano 98-117:

- III 12 - "Inoltre Vespasiano, dopo la presa di Gerusalemme, ordinò di perseguitare tutti coloro che discendevano dalla stirpe di Davide affinché tra i Giudei non restasse nessuno di discendenza regale; per questo motivo una grandissima persecuzione colpì nuovamente i Giudei."
- III 20-1 - "Dei congiunti del Signore, sopravvivevano ancora i due nipoti di Giuda, che era considerato suo parente carnale. Essi furono denunciati come appartenenti alla famiglia di Davide, ed Evocato (forse avvocato ufficiale giuridico amministrativo) li condusse davanti a Domiziano Cesare: perché quell'imperatore temeva l'avvento di Cristo, come era capitato a Erode. Egli chiese dunque loro se erano parte della famiglia di Davide; ed essi confessarono di esserlo. Quindi egli chiese loro che proprietà avessero o quanto denaro possedessero. Entrambi risposero che possedevano solo 9000 denari tra tutti e due, ciascuno di essi possedendo metà della somma; ma dissero anche che non li possedevano in liquidi, ma come stima di un terreno che essi possedevano, consistente in 100 'plethra' (pari a circa 9 ettari), dalla quale dovevano pagare le tasse e che mantenevano con il loro lavoro. A questo punto essi sporsero in fuori le loro mani mostrando, come prova del loro lavoro manuale, la ruvidezza della loro pelle e i calli cresciuti sulle loro mani a causa del loro costante lavoro. Richiesti quindi di parlare di Cristo e del Suo regno, quale fosse la sua natura, e quando e dove sarebbe apparso, essi dissero che esso non era di questo mondo, né della terra, ma appartenente alla sfera del cielo e degli angeli, e che avrebbe fatto la sua comparsa alla fine dei tempi, quando Egli sarebbe tornato in gloria, a giudicare i vivi e i morti, e a rendere a ciascuno secondo il corso della propria vita. A questo punto Domiziano non li condannò, ma li trattò con disprezzo, perché troppo poco degni di considerazione, e li mandò liberi. Contestualmente emise un ordine, e mise fine alle persecuzioni contro la Chiesa. Quando essi furono rilasciati essi divennero capi delle chiese, come era naturale nel caso di coloro che erano al contempo martiri e congiunti del Signore. E, dopo la restituzione della pace alla Chiesa, le loro vite si prolungarono fino al regno di Traiano."

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