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IL FRUTTO DELL'ALLEANZA
di Alessandro Conti Puorger

ALLEANZA
Il termine "alleanza" riguarda il sancire un legame per conseguire un interesse comune da parte di due o più che si associano per un mutualismo, cioè in una relazione per trarre un beneficio reciproco.
In linea generale la parola "alleanza" è usata nei campi:
  • storico, politico e militare, per un patto unitivo tra due o più stati, associazioni, federazioni o partiti di aiuto reciproco a un fine comune;
  • botanico, di raggruppamento di vegetali affini o con affinità ecologiche, per potenziare la riproduzione e le specie;
  • matrimoniale, vincolo di convivenza tra un uomo e una donna per l'utilità del pacifico mutuo aiuto e il cui frutto in genere è la prole;
  • araldico, con matrimoni, affiliazioni o altro, che lega alcune famiglie tra loro.
In biologia il termine più esatto è "simbiosi" in cui due diversi organismi beneficiano vantaggi da una particolare frequentazione a differenza di altri modi, come il parassitismo, in cui uno solo si avvantaggia, o il commensalismo in cui uno trae benefici del nutrimento o degli scarti dell'altro che non resta però disturbato.

In ambito teologico, per estrapolazione, è estesa anche a Dio la prerogativa d'essere soggetto atto a promuovere e presiedere ad alleanze con l'umanità, con un popolo e col singolo uomo, come sostengono le antiche Sacre Scritture ebraiche della Tenak, tutte accolte nel canone della Bibbia cristiana.

La Bibbia, con l'evidenziare che Dio adisce ad alleanze con gli uomini, implicitamente implica la fede di chi scrisse quei testi, che dicono di sé d'essere ispirati da Dio stesso, che il Creatore ha anche donato la libertà per accettarle o no.
Dio, che tutto può, in linea di principio non ha necessità di trarre dei vantaggi, per cui le Sue alleanze sono da ritenere solo spontanee offerte d'amore che interpellano e chiedono una risposta adeguata da parte dell'uomo.
Atti del genere di Dio si possono definire con la terminologia umana di "alleanza" solo pensando per allegoria a un matrimonio, ma elevato al livello massimo di perfezione e ne consegue che implicano l'intenzione di Dio di elevare l'uomo al proprio livello.

Nella parte della Bibbia detta dai cristiani Antico Testamento sono presentate le seguenti principali "alleanze" di Dio, con:
  • Noè, avente riflessi per tutta l'umanità;
  • Abramo e la sua discendenza, sigillata allora col patto della circoncisione;
  • Mosè e col popolo d'Israele, con la consegna delle Tavole della Legge;
  • Davide, con la promessa di un discendente su un trono che durerà in eterno.
La - le "alleanza - alleanze" teologiche nelle religioni giudeo-cristiane sono questioni di gran rilevanza, come provato dalla frequenza dell'uso di tali termini.
Ad esempio, la traduzione della Bibbia C.E.I del 1975 li riporta 365 volte, 84 nella Torah, 250 negli altri libri dell'Antico Testamento e 31 nei libri del Nuovo Testamento).

In ebraico, la "alleanza" è la "berit" dal radicale BRH del verbo usato per "mangiare, dare da mangiare" (2Samuele 12,17; 13,6.10 e 2Samuele 3,35; 13,5).
La prima volta che tale parola si presenta in Genesi 6,18, Dio la propone a Noè.
Molto vicino a "alleanza" "berit" è il termine "biriah" (in 2Samuele 13,5.7.10) che sta per un qualcosa da mangiare, quindi, "cibo o alimento".

Ecco che, infatti, per sugellare il comune intento d'alleanza, gli uomini condividono quale simbolico un cibo, elemento importante per la vita di entrambi i contraenti.
Del resto l'alleanza comporta un atto di comunione e il mangiare assieme n'è segno ed espressione concreta, in quanto, l'esperienza insegna, che non si mangia con i nemici, onde il dividere il cibo è volontà comune d'inizio di una possibile amicizia.

Il significato grafico insito nelle lettere ebraiche spiega perché il radicale BRH è usato per "mangiare"; infatti, la lettera B = indica "dentro, interno, casa" e simili, la R = propone l'idea di "un corpo, una testa (di profilo)", mentre la H = sta per "aprire, entrare, uscire", per cui di BRH si può dire: "dentro il corpo entrare ", quindi... anche far entrare il cibo... mangiare.
(Vedi: "Parlano le lettere" il metodo e regole di decriptazione e, cliccando sui loro simboli a destra delle pagine di questo mio Sito, le schede delle 22 lettere ebraiche viste come icone con i loro significati grafici)

Nei tempi antichi c'era l'uso, ricordato in Genesi 15,8-18, di sigillare il patto di alleanza con un banchetto, preceduto da un rito in cui si dividevano gli animali grossi uccisi per la festa e i contraenti passavano tra le due parti invocando ciascuna su di sé la stessa sorte di quelle vittime se avesse trasgredito al patto.

Con quegli animali grossi squartati, proprio aperti in due parti, la definizione del radicale BRH è ancora perfetta, in quanto, la lettera B = è anche il numerale 2, per cui si ha "in 2 = (sottinteso parti) i corpi aprire ".
In ebraico, inoltre, per "venire a patti, stringere un'alleanza, un accordo o un patto" è usato il verbo KRT del "tagliare" e "dividere", onde "concludere un'alleanza" è "karet berit" (Genesi 21,27; Esodo 34,10.12.15; Deuteronomio 7,2 e in Giosuè 9,6.7.15.16), pari a "spartire - con-dividere un cibo () Completamente ".
Nel verbo KRT trapela l'idea di "un agnello - ariete "kar" finire ", quindi, il pensiero va spontaneo a spartire un agnello da mangiare assieme da parte dei due contraenti: "un agnello scelto mangiato () sarà alla fine ".
Dalle lettere di "concludere un'alleanza" "karet berit" viene:
  • con un agnello , segnate le case , i corpi vi saranno di prescelti ;
  • dell'agnello segnato - scelto in casa il corpo sarà finito .
Di fatto, sono queste pari alle prescrizioni date da Dio agli Israeliti la notte di Pasqua quando passò in Egitto per l'ultima piaga, quella della morte dei primogeniti, ma saltò le case segnate col sangue dell'agnello, prova di una sancita alleanza con loro, infatti, Dio disse: "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco". (Esodo 12,3.9s)

Quel "segnate le case " porta alle parole:
  • "tevah" "segnare la casa fuori ";
  • "tevat" "indicare la casa con segni ".
"Tevah" e "tevat" sono termini che l'Antico Testamento usa solo per l'arca di Noè e per la cesta di vimini che salvò dalle acque del Nilo Mosè:
  • Genesi 6,14 il Signore disse a Noè: "Fatti un'arca ("tevat" ) di legno di cipresso; dividerai l'arca ("tevah" ) in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori."
  • Esodo 2,1-3 "Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello ("tevat" ) di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo."
    (Vedi: il paragrafo "L'Arca" di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?")
Guardando ai segni ebraici della parola "arca" "tevat" è conclamato che il messaggio grafico della lettera "bet" è una "casa" e della lettera "taw" è una "croce" +, come del resto è la sua grafia in corsivo, per cui per tracciare la parola "tevat" si può disegnare una casa in pianta e due croci ai lati.


   

Ciò porta ancora al racconto dell'Esodo quando Mosè dette disposizioni per prepararsi alla notte in cui doveva passare lo sterminatore, che uccise i primogeniti dei potenti egiziani e del Faraone e, secondo l'ordine del Signore, chiese che gli Israeliti segnassero gli stipiti delle proprie case con il sangue dell'agnello pasquale: "Preso un po' del suo del sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case..." (Esodo 12,7) per distinguere le case ebree da quelle degli egiziani.

In altre parole "indica che vi abita un prescelto " e ciascuna di quelle case segnate si comportò proprio come un'arca di salvezza.

LE ANTICHE ALLEANZE
Ricordo le antiche alleanze proposte da Dio agli uomini riportate nella "Torah".

L'alleanza del Signore con la prima coppia
Col dire '"Facciamo l'uomo ('Adam) a nostra immagine, a nostra somiglianza"... "Dio creò l'uomo ('Adam)... maschio e femmina li creò" (Genesi 1,26s), ossia creò "'Adam" la prima coppia di esseri umani, quindi fu loro padre e loro madre, poi la pose nel paradiso terrestre - "Il Signore Dio prese l'uomo ('Adam) e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse" (Genesi 2,15) - e strinse con lei un'alleanza perché fosse custode e collaboratrice nel creato.
Quell'unione supera il sesso, proprietà comune alle creature del regno animale e fu un'evoluzione che fece passare da un maschio e una femmina a un uomo-marito e a una donna-moglie, legati da un'alleanza particolare secondo quanto in Genesi 2,21-24: "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo ('Adam), che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne."

Ove costola sta per lato o parte della coppia "'Adam" formata da maschio e femmina.
Che sia una vera e propria alleanza, come vedremo, è palese per l'uso di quella parola con cui in ebraico è scritto quel "si unirà", usata in altre alleanze col Signore.
Tale alleanza perfetta, che avrebbe dato luogo per i figli di quella coppia alla piena comunione con Dio, quindi essere anche "figli" di Dio, come erano i genitori terreni, fu interrotta per un rifiuto dagli antichi avi al Signore con la trasgressione sigillata con l'atto del mangiare di cui al "midrash" dell'albero della conoscenza del bene e del male per cui la singola persona nasce per:
  • l'ebraismo con la duplice opposta inclinazione, la "yetzer ha-tov" o impulso a fare il bene e la "yetzer hara" o impulso a fare il male;
  • il cristianesimo con il peccato originale, vale a dire è costretto a fare il male anche se non vorrebbe, come chiarisce la lettera di San Paolo ai Romani in 7,18-24: "Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?"
L'alleanza con Noè
In occasione dell'episodio del "diluvio" nel libro della Genesi 6,13-18 si legge che Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra... Ecco io manderò il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli".

Come ho evidenziato in grassetto per due volte è ripetuta l'intenzione di Dio di distruggere l'umanità con tutte le creature create a causa degli uomini violenti che ormai avevano invaso la terra con omicidi, sopraffazioni e guerre.
Non ci dobbiamo far ingannare; del resto sappiamo che Dio è amore, infatti: "Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l'avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all'esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita." (Sapienza 11,25s)

La giustizia terrena per fatti del genere, invero, comporterebbe la punizione, come fu nel processo di Norimberga del 1946 verso gerarchi nazisti, ma in Dio, il motore primo del tutto è l'amore e questo trapela subito pur se velato.

Il verbo usato nel testo ebraico per "distruggere" è , da cui viene pure la parola "shechit" tomba, sepolcro e sepoltura: "la luce della vita finisce ".
Ora, lì in Genesi 6,13 per "li distruggerò" si trova scritto in ebraico "mashechitam", ove è un pre-formativo, mentre in Genesi 6,17 "per distruggere" si trova "leshachet" , ove la prima lettera la sta per il "per".

Senza la segnatura vocalica, come del resto erano privi quei testi sacri, in quel "li distruggerò" trapelano vicine tra loro, e nella successione giusta, le tre lettere che sono le stesse del termine "Meshiach" ossia di Messia.
Chi scrisse il "midrash" del diluvio, visto che l'ultima redazione del Genesi viene dopo l'esilio a Babilonia, ritengo pensasse proprio alla speranza del Messia per la redenzione finale e ciò non può è sfuggito agli antichi commentatori.
(Prima di Cristo nella Torah i segni di vocali non c'erano e le lettere si scrivevano tutte separate.)

Ecco che proprio per evitare la morte meritata degli uomini ribelli, in quello stesso momento Dio - che non odia, ma ama - prospetta la soluzione in modo velato, ma presente, del Messia, che prenderà su di sé la punizione e risorgerà tutti gli uomini morti di tutte le generazioni e di tutti i vivi che ci saranno alla sua venuta.
Quel "mashechitam" si può leggere, infatti, anche in altro modo e rivela che la divina misericordia risolverà la pretesa dalla giustizia di distruggere i viventi con il "Messia che sarà in croce per i viventi " e "per distruggere" quel "leshachet" dice "il Potente risorgerà dalla tomba tutti ".

Noè dopo il diluvio diviene il capostipite di una nuova umanità che godrà del patto che Dio stesso estende anche ai suoi figli Sem, Cam e Iafet: "Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutto nessun vivente dalle acque del diluvio... L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra". (Genesi 9,11-16) ossia davanti agli occhi di Dio più nessun uomo perirà... anche se pare agli uomini che muoia.
È questa un'alleanza con tutte le nazioni, mai abrogata, infatti, il Messia non riguarda solo gli ebrei, ma tutti gli uomini della terra; riprenderemo questo discorso.

L'alleanza con Abramo
L'alleanza con Abramo si sviluppò in due tempi:
  • in Genesi 15,18 - dopo la vittoria contro i re venuti da lontano e aver ricevuto la benedizione di Melkitsedek "...il Signore concluse questa alleanza con Abram: Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate" e ne ho parlato con l'episodio degli animali divisi.
  • in Genesi 17,1-10 - in cui Dio stesso ripete 8 volte la parola "alleanza": "Quando Abram ebbe 99 anni, il Signore gli apparve e gli disse: Io sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò numeroso molto, molto. Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lu: Eccomi: la mia alleanza è con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò. E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio. Disse Dio ad Abramo: Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi."
È questa un'alleanza perenne con tutti i figli nella carne e nella fede di Abramo, circoncisi soprattutto nel cuore, alleanza che non è stata mai abrogata.

L'alleanza con Mosè e il popolo
Circa l'alleanza con i fatti uscire dalla schiavitù d'Egitto il libro dell'Esodo in 19,3-6 riferisce che il Signore chiamò Mosè dal monte dicendo: "Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti".

Mosè stette sul Sinai due volte 40 giorni e 40 notti davanti al Signore e ricevette due volte le tavole e le parole dell'alleanza e dopo il peccato del vitello d'oro le seconde Tavole furono consegnate al popolo e poste nell'Arca dell'Alleanza, "...prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: Quanto il Signore ha ordinato, noi lo faremo e vi presteremo ascolto!". (Esodo 24,7)

Mosè che aveva fatto "sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore" prese metà del sangue e la mise in tanti catini e versò l'altra metà sull'altare e dopo la lettura prese il sangue dai catini e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!"; tale alleanza, mai abrogata, di fatto, come asserirono i profeti, fu tradita.

Alleanza con Davide
Davide regnò su Israele e Giuda, il primo re in Gerusalemme del popolo di Dio.
Per bocca di Dio questa fu la profezia che il profeta Natan in 1Cronache e in 2Samuele, rivelò a Davide, unto re da Samuele al posto di Saul: "Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome come quello dei grandi che sono sulla terra... e ti annuncio: una casa costruirà a te il Signore. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e te ne andrai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e renderò stabile il suo regno. Egli mi edificherà una casa e io renderò stabile il suo trono per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio; non ritirerò da lui il mio amore, come l'ho ritirato dal tuo predecessore. Io lo farò stare saldo per sempre nella mia casa e nel mio regno; il suo trono sarà reso stabile per sempre" (1Cronache 17,7-14; 2Samuele 7,12-16).
Davide, quindi, è progenitore del Messia che sarà chiamato Figlio di Davide.

PROFEZIE DI UNA NUOVA ALLEANZA
L'alleanza da Dio annunciata a Noè aveva avuto una premessa nella mente del Signore, infatti, si era detto: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto." (Genesi 8,21)

Era un'alleanza eterna quella fatta con Noè, una promessa di Dio che prendeva atto della situazione di schiavitù dell'uomo che Dio aveva inteso creare libero, mentre, di fatto, è costretto a compiere il male per la presenza in lui di un tarlo, entrato per la prima errata scelta libera, di fare come se Dio non esistesse, errore che ne ha come mutato l'originario DNA sì da renderlo malato di una grave malattia che lo porta a morire, tarlo che poi verrà definito dal cristianesimo come "peccato originale".

Nell'ambito del Deutero-Isaia (capitoli 40-55), nell'esortazione al popolo oppresso, in quei brani detti "Del Servo di IHWH", che i biblisti considerano scritti nell'Esilio di Babilonia attorno al 550-539 a.C., al capitolo 54,9s si trova: "Ora è per me come ai giorni di Noè, quando giurai che non avrei più riversato le acque di Noè sulla terra; così ora giuro di non più adirarmi con te e di non più minacciarti. Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia."

E al capitolo 55,3 il Deutero-Isaia scrive: "Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide."

Si comprende bene che c'era l'attesa di una conclusiva alleanza di pace ed eterna che sarebbe sancita alla venuta del Messia, l'atteso Figlio di Davide, quello della profezia di Natan che ho già riportato nel secondo paragrafo e prevede che per Dio "La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre".

Il profeta Geremia, poi, in linea con tali pensieri, profetizza una "nuova alleanza" da parte di IHWH cui annette fondamentale importanza; infatti, in 4 versetti nel proporla proclama ben 4 volte "oracolo del Signore".

In sintesi il Signore dice: "Concluderò un'alleanza nuova", in ebraico: "karetti berit chadashah".

Scrive, infatti, il profeta Geremia: "Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore - porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: Conoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande - oracolo del Signore - poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato." (Geremia 31,31-34)
(Nell'articolo "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione" Geremia 31 si trova interamente decriptato.)

Nel libro deuterocanonico del profeta Baruk, segretario del profeta Geremia in Babilonia durante l'esilio, viene confermata: "farò con loro un'alleanza perenne: io sarò Dio per loro ed essi saranno popolo per me, né scaccerò mai più il mio popolo Israele dal paese che gli ho dato". (Baruc 2,35)

A queste profezie fa eco quella del profeta Ezechiele 36,24-28: "Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio."

PESCARE SU MANDATO DEL MESSIA
Tornando al racconto del diluvio universale, è evidente che quel "cataclisma" chiese di salire su una barca per essere salvati, segno della discesa dal cielo, da Dio amore, di un'acqua di grazia ove anche se si muore, è una morte da cui si può rinascere.
Secondo il racconto, ebbero a godere di quelle acque benefiche uomini scelti, Noè e la sua famiglia, 8 in tutto, numero della pienezza, foriera di una salvezza che verrà estesa nell'ottavo giorno, e coppie di animali; salirono sull'arca e furono salvati, meno che i pesci che non poterono salirvi e gli altri uomini simbolicamente affogati che rimasero in quelle acque sede di mostri marini, i biblici Leviatan e i Behamot, figura della schiavitù demoniaca in attesa della risurrezione finale.
Ora, "pesci, pescare, pesca, pescatore e rete - reti" sono termini che nella traduzione C.E.I. 1975 nel complesso si trovano con la seguente frequenza:
  • "pesce - pesci e pesciolini" 74 volte di cui 45 nell'Antico Testamento e 29 nel Nuovo Testamento;
  • "pescare", 2 volte, di cui 1 nell'Antico Testamento in Giobbe 40,25 e 1 nel Nuovo Testamento in Giovanni 21,3;
  • "pesca", 4 volte, 2 nell'Antico Testamento in Giobbe 40,30 e Amos 4,2 e 2 nel Nuovo Testamento in Luca 5,4.9;
  • "pescatore - pescatori" 10 volte di cui 3 nell'Antico Testamento, 1 in Isaia 19,8, 1 in Geremia 16,16 e 1 in Ezechiele 47,10 e 7 nel Nuovo Testamento Matteo 4,18-19 e 13,48; Marco 1,16-17 e Luca 5,2.10;
  • "rete - reti" per 48 volte, di cui 10 nel Nuovo Testamento.
Ritengo sia utile considerare come i termini principali sono definiti con le lettere ebraiche per cercare di entrare nei retro-pensieri che potevano nascere in chi viveva in quella cultura e capire come possono essere stati filtrati nella teologia dei Vangeli.

"Pesce" è "dag" , plurale "degim" e "degei" , inoltre "dagah" e "degat" è "pesce e pesci" in senso collettivo e "pescagione"; il radicale poi DGH sta per moltiplicarsi e proliferare.
Ora la lettera "dalet" è una mano aperta che suggerisce il dire "alt", può aiutare, può battere e ruotare come l'anta di una porta.
La "ghimel" indica un camminare, un percorrere, uno scorrere.
Ecco che per il "pesce" "dag" si propone il pensiero "si dibatte per camminare ", "batte (le pinne) per camminare " e, infine. "impedito a camminare " e questa idea pare avere a che vedere con l'allegoria dei Vangeli sugli uomini da pescare; sono quelli "impediti a camminare" con Dio, in quanto, schiavi del demonio.

Ecco che l'allegoria sul "pescare" si rivela con Giobbe 40,25 quando dice "Puoi tu pescare ("timashok" ) il Leviatan con l'amo...?", infatti, solo Dio può pescare il Leviatan, il mostro marino cui tutti i pesci del mare sono soggetti e schiavi.
Per "puoi tu pescare" è scritto "timashok" dal radicale di "tirare", appunto con l'amo, ma ecco per l'allegoria dei Vangeli si può leggere: "il Crocifisso (li) salva () con la rettitudine " e Gesù nei Vangeli rende gli apostoli pescatori di uomini, collaboratori per salvarli dal dominio del Leviatan, allegoria del male, e gli stessi salvati, saliti sull'arca del Messia, la barca di Pietro, possono divenire a loro volta "pescatori" di uomini.
Il "pesce", infatti, che vive nell'acqua, ricorda ai cristiani il Battesimo con cui hanno ricevuto la salvezza e al riguardo ricordo che in greco la parola "pesce", ossia Ictus, è l'acrostico , traslitterato, Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr, ossia "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore".


In effetti, i battezzati, in modo sacramentale sono morti con Lui nel battesimo, ma rinascono uomini nuovi salvati dal demonio per iniziare un cammino con il Salvatore.
Nel più antico Battistero monumentale cristiano che si conosca, quello paleocristiano ottagonale del IV sec risalente al Costantino, si trovano dei chiusini in bronzo di cui unisco una fotografia con la scritta: Nos pisciculi christi sumus, ossia, "Siamo piccoli pesci di Cristo".


Nei giorni in cui sto scrivendo (ottobre 2016) sono andato per il giubileo della misericordia alla porta santa della Basilica di San Nilo a Grottaferrata (RM), abazia monastico basiliana fondata dai Santi Nilo e Bartolomeo nel 1004 ove sono rimasto colpito dal coevo fonte battesimale sito nel nartece di cui riporto due fotografie.


È costituito da un'urna cilindrica in marmo provvista di coperchio, che reca il bassorilievo di un mare popolato di pesci e due fanciulli seduti su una roccia che li pescano, mentre dall'alto di una colonna si tuffa un terzo nelle acque del battesimo, (che veniva fatto per immersione), e viene ripescato, ma non come pesce del mare schiavo del male, ma come altro Cristo, in quanto tutti i battezzati sono unti della Sua unzione, quella dello Spirito Santo.
È, peraltro, evidente con l'urna cineraria la simbologia tra battesimo e morte e la connessa idea cristiana di nascita alla vita eterna.
Sul coperchio vi sono figure di delfini simbolo del Salvatore Gesù Cristo, perché nell'immaginario antico si pensava che i delfini potessero salvare i naufraghi.

Al proposito alcune traduzioni della Bibbia, quali la Luzzi riveduta, propongono delle pelli di delfino per la copertura ultima esterna dell'Arca della Testimonianza (Vedi ad esempio Numeri 4,6) "poi porranno sull'arca una coperta di pelli di delfino, vi stenderanno sopra un panno tutto di stoffa violacea e vi metteranno al posto le stanghe" quando veniva portava dai Leviti fuori dalla Tenda del Convegno, mentre la C.E.I sposa l'idea che trattasi di pelli di tasso.

In ebraico il termine "o'rot techashim" che vi si trova in Numeri 4,6 tradotto con pelli di delfino o di tasso riguarda la pelle di "techash" che si trova ripetuto anche in Esodo 25,5; 26,14; 35,7.23; 36,19; 39,34 e in Numeri 4,8.10.11.12.14.25.

Di fatto è la pelle di un animale ignoto tanto che il Talmud lo riferisce ad animale mitologico estinto (Shabbat 28 a.b) mentre Rabbi Avraham ben Harambam sostiene era che un cuoio nero impermeabile da cui anche la traduzione con "violetto", senza precisare chi fosse l'eventuale animale d'origine, infatti, nella traduzione greca dei Settanta fu ritenuto che quel termine indicasse non un animale, ma il colore turchino.

Per l'orientalista tedesco Wilhelm Gesenius (XIX secolo) quella dei Settanta "era" una congettura e per lui "techash" indicava la foca o il tasso.
Le lettere di "techash" suggeriscono comunque che "completamente nascondeva la luce " e sotto l'aspetto cristologico ci parlano del Risorto "il Crocifisso dalle tombe risorto ".

ALLEANZA E MATRIMONIO
Geremia 31,34 dicendo, "Conoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno", circa la nuova alleanza del paragrafo precedente, profetizza un diverso rapporto con Dio.

Ora è noto che nell'uso comune è entrata l'idea condivisa che il conoscere in senso biblico è un rapporto speciale che supera quelli sociali, mentali o di devozione, ma implica una completezza in parallelo a quello matrimoniale.
Ciò discende dai versetti seguenti del libro della Genesi:
  • Genesi 4,1 - "Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino";
  • Genesi 4,17 - "Ora Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc";
  • Genesi 4,25 - "Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio... Set".
Il che fa collegare Alleanza e Matrimonio e la "conoscenza" al produrre un frutto.
Pare allora conseguirne che la prima alleanza, quella del Sinai, stante che ne serviva ancora una nuova col popolo, non aveva portato il frutto atteso almeno dal Signore, tant'è che era necessario ancora un tempo perché questo frutto si manifestasse con l'avvento del Messia.
(Sull'alleanza di Dio con l'uomo e l'allegoria di un matrimonio ho trattato nei seguenti scritti:
In "Il primo matrimonio con il Signore" conclusi che il rotolo del Pentateuco o "Torah" al capitolo 2 del primo dei cinque libri che lo costituiscono, quello della Genesi, per l'ebraismo detto "Bere'eshit", con una narrazione in forma "midrashica", vale a dire di ricerca sapienziale e teologica in forma di parabola, presenta il prototipo del matrimonio secondo la volontà di Dio.
Tale matrimonio, di fatto, secondo l'ispirazione meditata dell'autore delle Sacre Scritture, costituì per il Creatore la desiderata santa unione cui s'ispira tutta la creazione espressione concreta del Suo amore gratuito.

L'amore, infatti, costituisce l'imput, la direttiva e l'impulso d'avvio assoluto del modo d'esistere desiderato da IHWH che volle rivelarsi in modo palese al massimo livello dello sviluppo gerarchico degli esseri che aveva inteso creare sulla terra, perciò all'umanità, perché liberamente lo scegliessero.
Per quanto sappiamo perciò in campo umano, propose attivamente l'unità creativa tra loro e col Signore stesso a una prima coppia di un maschio e di una femmina della razza umana, all'Adamo di Genesi 1,27.
Doveva essere quel matrimonio di lui con la prima coppia e della coppia stessa tra i due componenti l'atto costitutivo di tutta l'umanità che sarebbe stata poi da loro originata, i due avrebbero contribuito col corpo e a trasmettere la propria intelligenza e Dio con il soffio avrebbe contribuito col Suo Santo Spirito.
Voleva essere quello il patto fondante con l'umanità della terra per proseguire assieme un cammino meraviglioso.
Questo tentativo iniziale di matrimonio però, subito dopo le nozze, in una "location" particolare, il Paradiso Terrestre, fu rotto da parte degli umani alla prima prova, ma non fu rotto da Dio che ne ricercò sempre l'attuazione.
Dio, misericordia infinita, perciò l'ha di nuovo proposto nel cammino di salvezza che Lui stesso ha portato avanti nella storia con i noti eventi di cui è detto nella Bibbia e con gli sviluppi successivi dei due millenni d.C. trascorsi dalla Chiesa nel mondo, onde, tramite questa è riproposto in pienezza alle nuove generazioni.
Il tutto avvenne alla presenza di Dio che non fu un notaio passivo, ma attivo legante dell'evento, che ovviamente si può esplicare a pieno solo nella pienezza della libertà di ciascuno dei contraenti e che attende il si dell'uomo; se, infatti, non ci fosse libertà non ci potrebbe essere l'amore e se c'è l'amore di certo c'è anche libertà.
Tale unione fu il primo passo di un'alleanza totalizzante tra la coppia e Dio stesso, atta a dare la vita a figli che sarebbero stati anche figli di Dio e a favorire il donarsi l'uno all'altro onde testimoniare sulla terra l'amore del Signore, alleato e "sposo" della coppia, re e regina della terra, che dopo il superamento del necessario rodaggio sarebbe stata definitivamente elevata a dignità divina.

Un pensiero del genere, peraltro, si trova nel libro del profeta Malachia (2,14-16) quando scrive: "il Signore è testimone fra te e la donna della tua giovinezza, che hai tradito, mentre era la tua compagna, la donna legata a te da un patto. Non fece egli un essere solo dotato di carne e soffio vitale? (la coppia Adamo) Che cosa cerca quest'unico essere, se non prole da parte di Dio? Custodite dunque il vostro soffio vitale e nessuno tradisca la donna della sua giovinezza. Perché io detesto il ripudio, dice il Signore, Dio d'Israele, e chi copre d'iniquità la propria veste, dice il Signore degli eserciti. Custodite dunque il vostro soffio vitale e non siate infedeli."

Del resto propone San Paolo nella lettera ai Romani 8,22s: "Sappiamo, infatti, che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo."

Questi due umani prescelti sono il primo sposo e la prima sposa, figura del volere di Dio per i destini del mondo, uniti, appunto, per volontà di Dio che intendeva costituire così un nuovo essere, "una carne sola", un unico nuovo individuo, perché i due sarebbero stati nella libertà legati in modo inscindibile dal cemento dell'amore di Dio, cioè dallo Spirito Santo.
Sono poi da evidenziare alcune tracce importanti segnalate dal libro della Genesi che saranno riprese dai profeti sull'allegoria del matrimonio come alleanza e viceversa.

Si trova in Genesi 2,23-24 al momento del primo matrimonio: "Allora l'uomo ( "'adam") disse: Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna ("'ishah" ), perché dall'uomo ("'aish" ) è stata tolta. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà ("dabaq" ) a sua moglie ("'ashet" ), e i due saranno un'unica carne ("lebashar" "'oechad" )."

In questi versetti vi sono tre elementi importanti da tenere presente.

- uomo e donna sono due fuochi "'esh" sono che non si consumano se tra loro c'è IH , ossia se uniti con e dal Signore IHWH;

- quel verbo "si unirà" è DBQ "dabaq" ed è verbo che in senso religioso sta a indicare l'adesione per amore a Dio come in Deuteronomio 10,20 e 11,22; Giosuè 22,5 e 2Re 18,6; infatti, usando in ebraico quel verbo quei versetti dicono:
  • Deuteronomio 10,20 - "Temi il Signore, tuo Dio, servilo, restagli fedele e giura nel suo nome."
  • Deuteronomio 11,22 - "Certamente, se osserverete con impegno tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui."
  • Giosuè 22,5 - "Tuttavia abbiate gran cura di eseguire il comandamento e la legge che Mosè, servo del Signore, vi ha dato: amare il Signore, vostro Dio, camminare in tutte le sue vie, osservare i suoi comandamenti, aderire a lui e servirlo con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima."
  • 2Re 18,6 - dice del Re Ezechia "Aderì al Signore e non si staccò da lui; osservò precetti che il Signore aveva dato a Mosè."
- "i due saranno un'unica carne", in effetti, "i due" è un'aggiunta, ma in ebraico il testo letteralmente dice soltanto e "saranno un'unica carne" il che può anche leggersi "saranno per la carne dell'Unico" il che comporta che frutto di un matrimonio perfetto è un figlio perfetto; insomma quel dire può anche essere considerato profezia che Dio si incarna in un matrimonio perfetto.

Al riguardo si può leggere:
Le alleanze di Dio con gli uomini di cui parlano le più antiche Sacre Scritture della Bibbia, quelle della Torah, dai profeti, infatti, sono state messe proprio in parallelo a un rapporto matrimoniale.

Al proposito è da ricordare che nell'ebraismo parte integrante del matrimonio tradizionale è un atto scritto, la "Ketubah", firmato dallo sposo che l'impegna con la sposa; insomma un accordo nunziale che sancisce i diritti e le responsabilità in relazione alla sposa e sostituisce il ruolo del "mohar" biblico, ossia il prezzo pagato dallo sposo alla sposa, o ai suoi genitori, per il matrimonio di cui dicono Genesi 34,12; Esodo 22,16s; Deuteronomio 20,7 e 22,29; Osea 2,19s.

Nel matrimonio di Dio con il popolo e col singolo che gli aderisce proprio come "Ketubah" è considerato il documento delle Tavole o 10 Parole scritte dal dito di Dio (Esodo 31,18; Deuteronomio 9,10) e per estensione tutta la Torah che sancisce l'alleanza.

Osea - VIII secolo a.C. - il cui nome significa "il Signore salva", il primo dei profeti minori, autore dell'omonimo libro della Bibbia, riporta l'esperienza del proprio matrimonio e presenta il rapporto di Dio con il popolo d'Israele come allegoria di un matrimonio in cui il marito innamorato cerca di riconquistare la propria moglie infedele che l'ha tradito.

Questa allegoria si trova in sintesi espressa in Osea 3,1 nel seguente modo: "Il Signore mi disse: Va' ancora, ama la tua donna: è amata dal marito ed è adultera, come il Signore ama i figli d'Israele ed essi si rivolgono ad altri dei e amano le schiacciate d'uva. Io me l'acquistai per quindici pezzi d'argento e un homer e mezzo d'orzo e le dissi: Per molti giorni starai con me, non ti prostituirai e non sarai di alcun uomo; così anch'io mi comporterò con te. Poiché per molti giorni staranno i figli d'Israele senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza efod e senza terafìm. Poi torneranno i figli d'Israele, e cercheranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni."

Il profeta Geremia, VII e VI secolo a.C., nel libro omonimo, molti capitoli prima del capitolo 31 in cui parla di un'alleanza nuova, in 13,1-11 presenta questo episodio: "Il Signore mi disse così: Va a comprarti una cintura di lino e mettitela ai fianchi senza immergerla nell'acqua. Io comprai la cintura, secondo il comando del Signore, e me la misi ai fianchi. Poi la parola del Signore mi fu rivolta una seconda volta: Prendi la cintura che hai comprato e che porti ai fianchi e va subito all'Eufrate e nascondila nella fessura di una pietra. Io andai e la nascosi presso l'Eufrate, come mi aveva comandato il Signore. Dopo molto tempo il Signore mi disse: Alzati, va all'Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi. Io andai all'Eufrate, cercai e presi la cintura dal luogo in cui l'avevo nascosta; ed ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla. Allora mi fu rivolta questa parola del Signore: Dice il Signore: In questo modo ridurrò in marciume l'orgoglio di Giuda e il grande orgoglio di Gerusalemme. Questo popolo malvagio, che rifiuta di ascoltare le mie parole, che si comporta secondo la caparbietà del suo cuore e segue altri dei per servirli e per adorarli, diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla. Poiché, come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse ("idebaq" ) a me tutta la casa d'Israele e tutta la casa di Giudaoracolo del Signore, perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria, ma non mi ascoltarono."

È questa una pagina particolare in cui il popolo con cui Dio ha fatto alleanza, cioè con cui si è legato, è paragonato a una cintura di lino che marcisce, il che trapela dal verbo aderire DBQ usato per l'unione tra uomo e donna in Genesi 2,23.24 e di cui ho già detto.
In Appendice presento decriptati questi 11 versetti di Geremia 13,1-11.

Pure il profeta Ezechiele riprende la similitudine matrimoniale per l'amore divino, spesso non corrisposto o mal ripagato, da Israele.
Ezechiele al capitolo 16 del suo libro, si rifà agli inizi, riandando al tempo della nascita del popolo, poi a quello del fidanzamento e infine al matrimonio.
Israele è paragonata a una neonata abbandonata, non curata, viene trovata, lavata e fasciata, e riceve affetto, calore, protezione e salvezza, da parte di Dio e in età di poter essere sposata Dio dice "Divenisti mia" (16,8), stese il lembo del mantello e lei ne divenne la prediletta sposa.
Lo stendere il lembo del mantello indica la decisione di fidanzarsi con una donna, infatti, Rut ad esempio dice a Booz: "stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto" (Rut 3,10).

La sposa ricevette doni preziosi, abiti ricamati, gioielli, cibi prelibati, ma ingrata, divenne infedele e lo tradì con amanti.
Il Signore però ha nostalgia per lei, aspetta che si converta e che torni fedele, perciò conclude: "Io mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna." (Ezechiele 16,60)

LA NUOVA ALLEANZA
Nella celebrazione della Santa Messa, memoriale del mistero pasquale di Gesù Cristo, il momento centrale è quello eucaristico in cui il Signore si fa presente anche fisicamente sull'altare con la propria vera carne e il proprio vero sangue, trasfigurati dalle specie del pane e del vino.
Il pane e il vino stanno proprio a ricordare la Nuova Alleanza che Lui, il Messia, ha inaugurato con tutta l'umanità nell'ultima cena prima della sua passione.

Abbiamo visto che era stato profetizzato da parte di Dio: "Concluderò un'alleanza nuova" "karetti berit chadashah".
Una lettura possibile, utilizzando i valori grafici delle lettere, fornisce il pensiero: "Agnello crocifisso sarà il Figlio mio . Finito nella tomba l'aiuterò ; da risorto ne uscirà ", pensieri che riguardano fatti di cui parlano i Vangeli.

I Vangeli, infatti, annunciano che la Nuova Alleanza è intervenuta con l'incarnazione, morte in croce e risurrezione del Figlio Unigenito di Dio, l'uomo Gesù di Nazaret, il Cristo, l'atteso Messia che ha perdonato tutti e ha sposato la sua Chiesa (Apocalisse 21,2), chiamata a convocare ogni uomo (2Corinzi 11,2) con l'annuncio della Nuova Alleanza nel suo sangue fino al suo ritorno nella gloria, alla fine dei tempi, per la risurrezione e il giudizio finale di tutti.
Del resto, 15 volte nei Vangeli si trova il riferimento a Gesù come lo "sposo".

L'Alleanza "berit" è interpretata alla lettera da parte di Dio: "Dentro un corpo sarò in croce ", vale a dire condividerò con voi le stesse vostre sofferenze.
Ecco che Gesù, nel momento culminante del proprio testamento spirituale, nell'ultima cena, esplicitò la Nuova Alleanza in modo sacramentale ai suoi apostoli con queste parole che sono la formula nel sacramento dell'Eucaristia:
  • Matteo 26,26-28 - "Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati."
  • Marco 14,22-24 - "E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: Prendete, questo è il mio corpo. Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti."
  • Luca 22,19-20 - "Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi."
Analoga formulazione si trova nella 1a lettera ai Corinzi, indirizzata alla comunità cristiana della città greca di Corinto, scritta a Efeso (1Corinzi 16,8) nel 53-54 d.C., che è uno dei primi testi del Nuovo Testamento che la tradizione cristiana e la quasi unanimità degli studiosi attribuisce a San Paolo.
Il testo in 1Corinzi è il seguente:
  • 1Corinzi 10,16s - "...il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all'unico pane."
  • 1Corinzi 11,23-26 - "Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me. Ogni volta, infatti, che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga."
L'alleanza è tra Gesù-Dio e la Chiesa nascente dagli apostoli, tutti presenti, anche Giuda il traditore, e per "concludere l'alleanza" "karet berit" sarà spezzato un Agnello "kar" , Gesù-uomo di carne e di sangue che verrà crocifisso e sarà mangiato dai contraenti, e dagli apostoli stessi.
Quei brani, infatti, sono concordi nel certificare che Gesù:
  • spezzò il pane e disse questo è il mio corpo;
  • ebbe a dire le parole "nuova alleanza nel mio sangue".
Nel verbo KRT abbiamo visto trapela l'idea "dell'agnello - ariete "kar" finire ", quindi, ecco il pensiero di spartire l'agnello e di mangiarlo da parte dei contraenti la Nuova Alleanza: "un agnello scelto mangiato () sarà alla fine ".
Quello spezzare è volutamente evidenziato proprio per sottolineare il dividere, il tagliare la vittima sacrificale nel banchetto di alleanza e per precisare che quella vittima è lo stesso con cui ci si allea il , "l'Agnello che in croce sarà " a cui in croce con un'asta spezzarono il cuore.
Gesù del resto è definito Agnello ben 40 volte nel Nuovo Testamento di cui:
  • 2 volte nel Vangelo di Giovanni: "Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29) "Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: Ecco l'agnello di Dio!" (Giovanni 1,35s);
  • 1 volta in Atti 8,32 ove cita il passo di Isaia 53,7: "come agnello condotto al macello";
  • 1 volta in 1Pietro1,19: "...il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia";
  • 36 volte nell'Apocalisse di San Giovanni.
Nel Vangelo di Luca l'atto dello spezzare il pane è posto in evidenza nell'episodio detto dei discepoli di Emmaus (24,35) quando dice: "Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane."
Fin dai primi momenti della Chiesa quello spezzare il pane indicava sinteticamente il memoriale della Nuova Alleanza, come riferisce Atti 20,7: "Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte."

La lettera agli Ebrei in 9,18 pone in evidenza che neanche la prima alleanza, quella del Sinai, fu inaugurata senza sangue e in 9,12 ricorda che Gesù: "non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna."

Gesù in definitiva incarna la profezia del Salmo 40,7-9: "Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo."

Il sangue in ebraico è "dam" e le stesse lettere si trovano nel radicale di "essere simile" DMH , tanto che somiglianza si dice "demut" .
Abbiamo acquisito a pieno la sua somiglianza "demut" oltre che per l'incarnazione, dal "sangue portato dalla croce ".

Ora in Lui in Gesù è incarnata la divinità, prova ne è la sua risurrezione che sino a allora nessun uomo aveva conseguito.
Con la sua venuta nella carne ha reso tutti gli uomini suoi fratelli distruggendo la separazione che li aveva divisi da Dio, come coglie la stessa lettera agli Ebrei in 2,14 quando proclama: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo".

Il sangue portato dalla croce da Gesù Cristo, è la sua somiglianza "demut", il potere "d'impedire (porta chiusa davanti o per) la morte " prova ne è la risurrezione di chi ha recato quel sangue, che pur se morto è risorto; quindi, anche se non la fisica, in cui passò, impedisce la morte dell'essere, la seconda morte di cui dice in più riprese il libro dell'Apocalisse di San Giovanni:
  • Apocalisse 2,11 - "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte."
  • Apocalisse 20,6 - "Beati e santi sono coloro che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte..."
  • Apocalisse 20,14s - "Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco."
  • Apocalisse 21,8 - "Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte."
SUL MATRIMONIO
Nelle traduzioni in italiano dell'Antico Testamento la parola "matrimonio" appare solo nel testo greco deuterocanonico di Tobia 6,13 e 7,14 e mai in quelli della Tenak in ebraico.
Il termine "matrimonio", infatti, viene dal diritto romano relativo a un negozio giuridico tra persone, parola composta che deriva dal latino "matrimonium", unione di due parole, "mater", madre, genitrice e "munus", compito, dovere.
Il "matrimonium", infatti, era un "compito della madre" mentre sull'altro piatto della bilancia c'era il "patrimonium" "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia e il corretto rispetto di tali compiti costituiva il vincolo matrimoniale.
Divenivano, quindi, "coniugi", da "coniugo" unire e da "iugum" giogo, per tirare assieme lo stesso carro della "familias", unione ove i figli nati erano legittimi.
L'unione di solito si sanciva in una festa nuziale o nozze, dal latino "nuptiae", derivato da "nubere" "prendere marito" da nube, in quanto, questa vela il cielo, e di nubile, cioè che si deve ancora velare, per la tradizione delle spose romane di coprirsi con un velo giallo durante la cerimonia.

In ebraico, invece, come vedremo, si parla di nozze, di sposo e di sposa, d'imparentarsi e di prendere moglie e di prendere marito.
L'unione tra un uomo e una donna, quando volontaria per entrambi, ossia se non c'è violenza o forzatura di qualsiasi genere, è un vero e proprio patto d'alleanza tra i due che si forniscono aiuto, affetto, protezione, cure e sostentamento.
È allora normale pensare che il frutto dell'unione, da questi in genere desiderato e atteso, sia un figlio, quindi, la prole che nel pensiero della Bibbia è un dono del cielo e non solo il mero risultato fisico di un accoppiamento.
Del resto Dio delega agli uomini, suoi alleati o che lo diventeranno, il carisma di educatori di persone che siano a sua immagine e somiglianza.
I figli, in effetti, sono una benedizione e un'eredità da parte del Signore come risulta dai seguenti versetti della Bibbia:
  • Genesi 1,27s - "E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi."
  • Genesi 9,1 - "Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra."
  • Salmo 127,3-5 - "Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo. Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza. Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici."
Quando però l'alleanza non è sancita solo dai due coniugi, ma in tre, vale a dire se al momento delle nozze della coppia umana formata da un maschio e da una femmina è invocata la partecipazione attiva del Signore stesso, in senso completo e non di solo invitato, tenuto conto che ministri sono gli sposi, si ha il matrimonio sotto la protezione e la cura del Signore che non opera solo da testimonio.
Un matrimonio del genere è considerato necessario dall'ebraismo per dotare il popolo di Dio di famiglie aderenti al Signore e il rito si svolge sotto un baldacchino nuziale "Kuppah", che simboleggia la protezione divina.
Eppure il matrimonio ebraico e le norme che lo regolano tratte dal combinato della Tenak e dalla tradizione, presentano varie falle maschiliste.

Il promesso sposo, lo sposo e il marito si dicono "chatan" , dal radicale usato per "imparentarsi"; "choten" e "chotoenoet" poi sono il suocero e la suocera, mentre le nozze sono dette "chatunnah" (Cantico dei Cantici 3,11).

In quel termine con la lettera c'è l'idea di stringere, ossia uno "stringere la prescelta - con energia ", vale a dire un aderire completamente simile al "dabaq" di cui ho detto in altro paragrafo.
La sposa, moglie, fidanzata invece è la "kallah" da , verbo per dire "completare", ossia è quella che completa.
Per "prendere moglie" si usa il radicale che fa trapelare un'idea errata di un corretto rapporto a due, perché oltre che a sposare quel verbo è usato anche quando si vuol significare "essere signore, essere padrone e possedere" quindi mettere un giogo che è "meu'llo" "sui viventi sopra si porta ": il marito è, allora, il "ba'l" che è la stessa parola usata per indicare un idolo e in particolare il dio Baal.

Gesù critica un unirsi del genere quando nel Vangelo di Luca (20,35) dice: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito"; direi che non critica lo sposarsi, ma l'usare del marito o della moglie come oggetti di proprietà o addirittura di farne idolo.
Già nell'enunciazione delle Tavole in Esodo 20,17 e in Deuteronomio 5,21 c'è una scelta maschilista col rivolgersi solo agli uomini col dire di non desiderare la moglie dell'altro, come se la donna non fosse degna di ricevere i comandamenti.

Addirittura poi Esodo 20,17 prescrive: "Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo" e la moglie è enumerata tra le "proprietà" del prossimo.

Solo più tardi è rettificato in Deuteronomio 5,21 col dire: "Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo".

In definitiva nella prassi di quel matrimonio:
  • c'era un peso diverso dato ai due con evidente sfavore per il sesso debole e predominio dell'uomo sulla donna;
  • non erano escluse la bigamia e la poligamia;
  • la possibilità del ripudio era solo nelle mani del marito (Deuteronomio 24,1ss);
  • l'adulterio era diversamente valutato per i due, infatti, la donna è adultera se infedele al fidanzato o allo sposo, mentre l'uomo fidanzato o sposato è adultero solo se viola un altro fidanzamento o matrimonio (Levitico 20,10 e Deuteronomio 22,22ss), ma nulla dice di eventuali rapporti con altra donna libera.
Il matrimonio ebraico ha però subito nel corso dei secoli una maturazione e oggi le norme rabbiniche mitigano sempre più il divario tra uomo e donna.
C'è senz'altro del buono visto che il termine tradizionale in ebraico per descrivere il matrimonio è "Qiddushin" dal radicale QDS relativo alla santità che si consegue in un buon matrimonio (Pirke' di Rabbi Eliezer 12 Midrash Tehillim 59) in cui la presenza divina si stende sulla coppia che potrebbe vivere nel mondo della benedizione, della gioia, della felicità e della pace.
Quel matrimonio, pur senza costituire un sacramento, dall'ebraismo è considerato sacro ed eterno allo stesso titolo della "Berit", ossia dell'alleanza tra Dio e Israele, come si trova in Geremia 2,2; Ezechiele 16,6-8 e Osea 2,2-20 e l'alleanza, invita gli sposi rendere la loro casa un Tempio, luogo di serenità e di scambio privilegiato ove i figli possano avere amore e venire introdotti alla progressiva conoscenza del Signore che continuerà per tutta l'esistenza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica depositaria e annunciatrice delle rivelazioni ricevute della Nuova Alleanza ha elevato l'alleanza del matrimonio a dignità di sacramento in cui il Signore, invocato ad avere parte attiva, l'assume a sé, infatti dice il Catechismo:

1660 - L'alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un'intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all'educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

1661 - Il sacramento del Matrimonio è segno dell'unione di Cristo e della Chiesa. Esso dona agli sposi la grazia di amarsi con l'amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa; la grazia del sacramento perfeziona così l'amore umano dei coniugi, consolida la loro unità indissolubile e li santifica nel cammino della vita eterna.

Fa poi una considerazione importante sul matrimonio nel disegno di Dio.

1602 - La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio e si chiude con la visione delle "nozze dell'Agnello" (Apocalisse 19,9). Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento "nel Signore" (1Corinzi 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa. La coppia, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità, esprime la decisione di unirsi in Matrimonio per ricevere il sigillo dello Spirito Santo, sorgente dell'amore fedele e inesauribile.

È Cristo che rende la coppia degli sposi partecipi dello stesso amore con cui egli ha amato la sua Chiesa, fino a dare se stesso per lei.
Avviene come in Genesi 2,23 per cui, di fatto, ci fu un'alleanza a tre, quando ad opera del Signore, la donna uscì dal costato dell'uomo, per cui ci fu una divisione netta nella carne (in ebraico un CRT ), un'alleanza intima nella coppia, per cui dalla coppia maschio-femmina si passò a un uomo-marito "'ish" e a una donna-moglie "'isha" e il Signore, di fatto, fu lo sposo della prima coppia, in quanto certamente li ebbe a cementare con lo Spirito Santo che li divise, passando in mezzo a loro.
I figli di quella prima coppia, però, nacquero tutti dopo il peccato, quando, nella libertà che era stata data, rifiutato l'amore del Signore, lo Spirito Santo se n'era andato, ossia non erano più aderenti all'alleanza che era stata rotta ed erano sotto l'influenza di uno spirito estraneo portato dal biblico serpente che li aveva resi adulteri rispetto al legame col Signore stesso.
Tutta l'umanità da loro discesa così è come nata in una relazione adultera, incestuosa e non ha le caratteristiche che desiderava il Creatore.

Dopo il peccato di Genesi 3 e l'uccisione di Abele di Genesi 4, in 5,1-3 è detto: "Dio creò l'uomo (Adam), lo fece a somiglianza di Dio" poi "Adamo... generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set" e l'immagine e somiglianza con Dio, non ricordata, è come cancellata dal peccato che non fa parte di Dio.

Di fatto, per questa prima alleanza non rispettata tra uomo - donna e il Signore, i figli nati dalla coppia sono tutti dei "mamzerim" , plurale di "mamzer" , ossia "un vivente che vive da estraneo ", che nell'ebraismo è il figlio di una donna sposata che vive con un altro uomo generalmente "straniero", un figlio non correttamente generato, ma da un seme estraneo.

Nel caso dell'alleanza della prima coppia uomo - donna e Dio, i figli dopo l'allontanamento del peccato sono come figli di una coppia straniera, pur se provengono correttamente, secondo la carne, della coppia stessa; insomma sono figli bastardi per l'alleanza e non per la coppia.
Se fossero bastardi anche per la coppia di ebrei circoncisi, non potrebbero far parte della congregazione, "qahal" , del Signore, come del resto precisa Deuteronomio 23,3: "Il bastardo ("mamzer" ) non entrerà nella comunità del Signore; nessuno dei suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore."

In effetti, il radicale ZRH porta al verbo "ventilare, sparpagliare, disseminare" onde ad esempio i "mazarim" sono gli uragani causati dai venti del nord in Giobbe 37,9 e "mizret" è il ventilabro e "mazmerot" è roncola o falce.

Il ventilabro e ricordato nei Vangeli da parte di Giovanni Battista che ai convenuti per il battesimo diceva che in pratica erano dei "mamzer" se non si convertivano, infatti: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile." (Matteo 3,11s; Luca 3,16s)

Nel primo matrimonio, la coppia umana che aveva fatto alleanza con Lui, era di fatto sposa del Signore, quindi, in linea di principio tutti i figli, per quell'alleanza sono bastardi, perché generati quando per scelta sigillata dal peccato la coppia s'era divisa dal Signore e non sono anche Suoi figli, ma solo creature di Dio.
Nell'età messianica, però, secondo la tradizione ebraica, i "mamzerim" saranno purificati. ("mamzer" in Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman-Laterza 1994)

C'è un interessante versetto in Qoelet 4,9-11 che parla di una coppia, ma poi fa il parallelo con una corda a tre capi e non con soli due, in cui pare proprio reso esplicito sinteticamente quanto stavo dicendo: "Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi; ma uno solo come fa a riscaldarsi? Se uno è aggredito, in due possono resistere: una corda a tre capi non si rompe tanto presto."

In definitiva il modello cui i coniugi cristiani devono tenere rivolto lo sguardo è l'unione tra Cristo e la Chiesa, e non quello della prima coppia Adamo da cui uscì Eva madre di tutti i viventi... peccatori.
Il commento di San Paolo nella lettera agli Efesini 5,31-32 al versetto costitutivo di quell'alleanza del matrimonio della prima coppia fu: "Per questo l'uomo lascerà padre e madre e (DBQ) à a sua moglie, e i due saranno una carne sola. Questo mistero è grande: io lo riferisco a Cristo e alla Chiesa".

Quel matrimonio perfetto è profezia di quello di Cristo con la Chiesa che effonde carismi agli sposi nel sacramento.
Dice Gesù: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". (Matteo 11,28-30)

È la proposta di aderire alla sua alleanza, di prendere il suo giogo, ossia di sposarsi con Lui affinché divenga lo sposo della vita di ciascuno e della coppia.
Il suo giogo certamente è il suo braccio di protezione, quello che ricorda il Cantico dei Cantici 2,6, "La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."

I PRIMOGENITI DI GIACOBBE
Giacobbe, chiamato da Dio Israele, depositario delle promesse fatte ad Abramo, attendeva una grande discendenza e si era dato da fare per ottenere con l'aiuto della mamma, Rebecca, la primogenitura da Isacco suo padre avanti con gli anni, sottraendo del diritto il gemello Esaù pur se partorito per primo dalla madre.

In ebraico "essere primogenito" ha il radicale BKR da cui "primogenito" "bekor" e "primogenitura" "bekorah" in cui (in modo analogo al verbo KRT) c'è l'idea di un agnello o meglio di un ariete "kar" , ossia il primogenito è della "casa l'ariete ", facendo trapelare la speranza di una discendenza numerosa.

Israele, poi, com'era gli era accaduto, lo vedremo più avanti, ripeterà il gesto di scegliere un secondo nato per dargli la primogenitura.
Del resto la lettera B = in ebraico è anche il numerale 2 per cui con una lettura criptica e "profetica" delle lettere di "bekor" si ha: "il 2 (è) l'ariete ".

Giacobbe era un profeta e leggiamo in San Paolo: "Le ispirazioni dei profeti devono essere sottomesse ai profeti" (1Corinzi 14,32) e nel Prologo al commento del Profeta Isaia San Girolamo dice «Della profondità di tali misteri dà testimonianza lo stesso autore quando scrive: "Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere, dicendogli: Leggilo. Ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere, dicendogli: Leggi, ma quegli risponde: Non so leggere" (Isaia 29,11-12) . Si tratta dunque di misteri che, come tali, restano chiusi e incomprensibili ai profani, ma aperti e chiari ai profeti. Se perciò dai il libro di Isaia ai pagani, ignari dei libri ispirati, ti diranno: Non so leggerlo, perché non ho imparato a leggere i testi delle Scritture. I profeti però sapevano quello che dicevano e lo comprendevano.»

Quella scelta del numero 2 da parte di Giacobbe-Israele ci fu quando affigliolò i due nipoti, figli dell'amato Giuseppe, primogenito della diletta moglie Rachele di cui aveva tanto sofferto la sterilità.
Sapeva però bene che i figli sono dono di Dio, come dirà poi il Salmo 127: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori", tanto che aveva detto a Rachele, in quel momento sterile, che desiderava un figlio dal marito: "Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?" (Genesi 30,2)

Quel "frutto del grembo" nel testo ebraico è il "peri" "batoen" , ove:
  • "perì" discende dal radicale di "essere fecondo, essere prolifico"; quindi, risultato dell'essere fecondo è il frutto, quello che "per la bocca il corpo è " e il risultato di essere prolifico è la prole, ossia un figlio.
  • "batoen" , è "seno, grembo", e dal punto di vista grafico delle lettere è la gemma, il bocciolo, in pratica l'utero, da cui viene il figlio "ben" .
Nel testamento profetico o "benedizioni" ai 12 figli, sul primo figlio di Rachele, Israele aveva detto: "Germoglio di ceppo fecondo è Giuseppe; germoglio di ceppo fecondo presso una fonte, i cui rami si stendono sul muro." (Genesi 49,22)

Il ripetere due volte "Germoglio di ceppo fecondo", ossia "ben porat" , sta a significare che Israele lo considera il figlio importante, come con doppio valore, tanto che la tribù di Giuseppe di fatto varrà in modo doppio rispetto alle tribù degli altri 11 figli e sarà ricordata con i suoi due frutti "'Efraim e Manasse".



Le 12 tribù: mosaico in una sinagoga di Gerusalemme

Il primogenito poi, nell'ebraismo, avrà diritto a eredità doppia.
Per quanto riguarda quei due nomi commento:
  • "'Efraim" , nome profetico che a Giacobbe evidentemente suggerì di benedirlo per primo in quanto significa "il primo dei frutti ".
  • "Manasse" , nome dal radicale ebraico di "dimenticare".
Israele in occasione delle "benedizioni" sta profilando per via profetica la storia del popolo che da lui discenderà; occorreva, infatti, che il capostipite Israele definisse e delegasse per la storia futura del popolo i ruoli di comando.
Doveva nascere era un popolo diverso da tutti gli altri e doveva essere guidato e governato in modo speciale, paradigma di come deve essere la guida di ogni uomo che sia speciale, ossia Santo e l'uomo è un'unità di anima - spirito, intelletto e corpo.

Del resto, la preghiera d'Israele, lo Shemà da Deuteronomio 6,4-7 lo ricorda: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore ("levev" ), con tutta l'anima ("noefoesh" ) e con tutte le forze ("m'od" ). Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai."

Il cuore, in ebraico "lev" o "levev" , in effetti, non è solo il cuore fisico, ma anche l'intelligenza, il raziocinio, la comprensione, la consapevolezza nel vivere personale, sociale, politico e familiare.

L'anima è il "noefoesh" , il desiderio, l'aspirazione, la persona, quindi, con tutti gli atteggiamenti della propria vita, quello etico, l'attaccamento religioso, l'aderire a Dio e l'essere nella purità.

Le forze, lì in ebraico sono dette "m'od" ; rappresentano quelle fisiche, il vigore, il potere economico e anche militare, quindi, il corpo.

Ed ecco che Giacobbe-Israele distinse la primogenitura politica dalla economica e militare; infatti, i figli Giuda, da cui verranno i Re di Gerusalemme, avranno la politica e i figli di Giuseppe la economica e militare.
La funzione religiosa, poi, servendo per tutto il popolo, la delegò a Levi e ai Leviti che saranno disseminati in tutti i possedimenti delle tribù, come l'anima che pervade tutto il corpo e i sentimenti e le idee stesse.
Il diritto di primogenitura insomma Giacobbe non lo passò a Ruben il suo primo nato in ordine di tempo dalla prima moglie Lia; Ruben, soggetto alla passione, instabile e mancante di controllo s'era reso inidoneo a essere un capo, perché l'aveva disonorato con la concubina Bila serva di Rachele e in quelle "benedizioni" disse: "Ruben, tu sei il mio primogenito, il mio vigore e la primizia della mia virilità, esuberante in fierezza ed esuberante in forza ! Bollente come l'acqua, tu non avrai preminenza, perché sei salito sul letto di tuo padre, hai profanato così il mio giaciglio." (Genesi 493s)

Giuda, "gur Ariè", il giovane leone, soprattutto, dicono in Israele, per il suo coraggio di fare "teshuvà" come nell'episodio di Tamar, ossia per la sua capacità di pentirsi e riconoscere il proprio peccato, sarà il capo politico, da lui verranno i Re e il Messia.
(Vedi: "Tamar si traveste per essere antenata di Giuseppe")

Giuseppe, invece era il primo figlio della vera unica moglie desiderata da Giacobbe, ed ecco che questi lo fa "bekor", ossia il primogenito, rendendolo erede di una parte doppia dei propri beni economici; infatti in Genesi 48,1-22, benedice Giuseppe e i figli di lui, Efraim e Menasse e in pratica lo sostituisce con due tribù, i figli di lui, che complessivamente avranno doppia parte di eredità al momento della conquista della Terra Promessa, cioè di territorio nella Terra d'Israele, rispetto agli altri figli.
Scelse Efraim come primogenito forse perché:
  • Efraim, il più giovane dei due, quindi con meno sovrastrutture di diversa origine, aveva potuto risentire in modo più diretto dell'educazione ebraica di Giacobbe rispetto a Manasse che l'aveva appresa da sua madre Asenat, quando il padre era tanto impegnato;
  • Giacobbe sa quali meriti avrà la discendenza del nipote, sarà numeroso e guerriero, infatti, come accennato, dalla sua discendenza verrà Giosuè, figlio di Nun della tribù di Efraim che conquisterà la Terra Promessa;
  • - perché il nome Efraim dice d'essere "il primo dei frutti ".
Questo pensiero del dividere in definitiva i ruoli di comando del popolo futuro lega la primogenitura alle componenti - anima, raziocinio e corpo - di un essere umano per avere un giusto, uno "tzadiq", e cercare il Santo e la Santità.
A tal fine non basta la sola rivelazione, rappresentata da Mosè che è l'apparecchio telefonico che mette in comunicazione da e con IHWH, ma questa comunicazione deve essere voce di tutto l'uomo interiore, con cuore puro, ossia da parte di un intelletto sapiente, raffigurato da Giuda, da zelo religioso per compiere il bene, come Levi e dall'essere disponibile con tutte le proprie forze fisiche, come Efraim, ed essere, quindi, sempre con la totalità di se stessi uniti al Signore.

Tutto questo è il tema che pare provato dall'episodio che capitò in Esodo 17,8-13 a Refidim al popolo d'Israele appena uscito dall'Egitto: "Amalek venne a combattere contro Israele a Refidìm. Mosè disse a Giosuè: Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio. Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l'altro dall'altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada."

Amalek, più esattamente "A'maleq" , ha un nome allusivo, "il mio Dio è oro sopraffino", figlio di Elifaz e della sua concubina Timna, nome che pare derivi da un verbo che significa "impedire", nipote di Esaù, il fratello gemello di Giacobbe (Genesi 36,2) fu il primo nemico ad attaccare gli Israeliti dopo l'uscita dall'Egitto e l'attacco non era stato preceduto da nessuna provocazione da parte dei figli d'Israele.
Il nome Amalek, cioè "affanno si rovescia " ha lo stesso valore gimatrico di "sapeq" che significa anche "dubbio":

= ( = 100) + ( = 30) + ( = 40) + ( = 70) = 240
= ( = 100) + ( = 80) + ( = 60) = 240

Il primo attacco di Amalek contro Israele è a Refidim nome legato alla radice che indica "debolezza, essere debole, infiacchire" e "yadim" "le mani"; Refidim quindi può tradursi "mani fiacche".
(Vedi: "Ritorno al Sinai" in particolare il paragrafo "L'opera delle nostre mani")

Il popolo aveva levato le tende da un "luogo dove ci si lascia cadere le braccia".
Era accaduto che lì il popolo aveva protestato e là pure si verificò il miracolo della roccia che battuta dal bastone di Mosè scaturì acqua.
Accadde poi che pure là subito dopo gli Amaleciti li attaccarono.
La battaglia risultava a favore d'Israele solo quando Mosè, seduto sulla cima di un colle, teneva sollevate le braccia in preghiera, aiutato da Aronne e da Cur.
Il Midrash Mechiltà interpreta il nome "Refidim" come "Rafu Yedeem Min HaTorà" ossia in Refidim indebolirono le loro mani verso la Torah.
Per tale interpretazione la guerra contro Amalek e la sfiducia per mancanza d'acqua derivano da un indebolimento nello studio e nell'osservanza della Torah detto "indebolimento delle mani", perché queste non compiono più le "mizvot", ossia i precetti prescritti, quando ciò che conta è la loro attuazione e non la pia intenzione.

Nell'ebraismo, infatti, conta l'azione e sono le mani che compiono le "mizvot" ed è inutile proclamarsi favorevoli alla Torah a parole, pensiero anche cristiano: "Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità." (1Giovanni 3,18)
La guerra con Amalek è vinta, infatti, per un "rafforzamento" delle mani di Mosè che le tiene, appunto, alte con l'aiuto di due del popolo che poi lascia lo stato d'abbandono morale di Refidim e si pone nel deserto e "si accampò Israele di fronte al Monte" in grado così di ascoltare la Voce dell'Eterno che proclama la Legge.
Il popolo, infatti, a Mosè che proponeva le parole del Signore disse: "Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!" (Esodo 19,8)

Dubbio, attaccamento al denaro e affanno, sono veri impedimenti al cammino spirituale dell'uomo, quindi, anche del popolo d'Israele, e tali nemici si vincono rimanendo attaccati, ossia in continua comunicazione o preghiera attiva col Signore, cioè nel caso specifico attraverso Mosè e per i cristiani col vero salvatore, il Cristo.
Stretto è il collegamento con quanto accennavo prima circa le primogeniture; infatti, quel "pregare" non è atto di superstizione, ma di fede in Cristo, sempre sostenuto da pio-raziocinio, qualità entrambe rappresentate da Aronne - figura di anima, spirito, desiderio - e da Cur, figlio di Giuda (1Cronache 4,1) - raziocinio e posizione sociale.
Gli antenati di Cur, infatti, erano Giuda, Perez e Chezron (Genesi 46,12) e Cur fu nonno di Besalel (Esodo 31,2) l'artigiano, costruttore nel deserto della Tenda dell'Alleanza.

Il libro del Deuteronomio infine prospetta Amalek come il prototipo del nemico da non dimenticare che colpisce lungo il cammino, infatti, in 25,17-19 propone: "Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalek lungo il cammino quando uscivate dall'Egitto: come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito, e non ebbe alcun timor di Dio. Quando dunque il Signore tuo Dio ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all'intorno nel paese che il Signore tuo Dio sta per darti in eredità, cancellerai la memoria di Amalek sotto al cielo: non dimenticare!"

IL FRUTTO DEL MATRIMONIO
La Bibbia presenta anche figli che non potrebbero nascerebbero secondo le leggi fisiche che conosciamo; al riguardo basta pensare a Isacco, nato da madre sterile in età molto avanzata, e a Gesù, nato da una vergine che non ha conosciuto uomo.
Sarai, infatti, aveva 10 anni meno del marito Abram che la sposò quando erano nella città di Ur, ma Sarai a 75 anni visto che era sterile, come si usava, dette la schiava Agar al marito perché partorisse per lei un figlio, cui fu messo il nome di Ismaele.
Quando Abram aveva 99 anni e Sarai 89 Dio si ripresentò, rinnovò l'alleanza con lui, gli cambiò il nome da Abram in Abramo e alla moglie da Sarai in Sara e gli promise un figlio proprio da lei e la Bibbia annota: "Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: A uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di 90 anni potrà partorire?" (Genesi 17,17)

Ecco che San Paolo prende spunto da questi eventi e pone in evidenza la differenza sostanziale delle Alleanza del Sinai e la Nuova Alleanza e lo fa nella lettera ai Galati scritta tra il 54 e il 57 d.C. per controbattere una predicazione fatta ai Galati (Turchia centrale) da ebrei cristiani che avevano convinto alcuni che la salvezza richiedeva il rispetto della Legge di Mosè e la circoncisione.

Paolo condanna questa posizione e proclama la salvezza per mezzo della fede in Cristo Gesù e della Nuova Alleanza da lui sancita in particolare con gli argomenti:

"Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa. Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne, infatti, rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar - il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti: Rallegrati, sterile, tu che non partorisci, grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. (Isaia 54,1) E voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. Ma come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera." (Galati 4,22-31)

Isacco è figura di Gesù, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio.
Nel matrimonio cristiano, come si evince dal Catechismo della Chiesa Cattolica (Vedi: 1660 e 1661 riportati nel precedente paragrafo) il frutto atteso è rendere perfetto l'amore dei coniugi che diviene palese e visibile nei figli, quando vengono, che dovrebbero crescere ed essere educati sotto l'egida del loro amore mantenuto acceso per l'adesione a Cristo che rende il matrimonio come un roveto che se pur infuocato non si consuma.
A questo punto, alla luce di quanto esposto è ora lecito domandarsi nel "matrimonio" desiderato da Dio con l'umanità quale sarebbe il frutto atteso?
La risposta è l'amore e questo si fa carne nella prole.

Il Cristiano sa che "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato." (Giovanni 1,18) e il Figlio è colui che è il Verbo, di cui lo stesso Vangelo dice: "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Giovanni 1,1); Lui è il volto di Dio per noi.

Ora, la 17a lettera dell'alfabeto ebraico, la si chiama "peh" come "bocca" che si scrive e l'icona della lettera proprio come tale appare in quanto vi s'intravede un volto di profilo; del resto il volto è "panim" o "penei" , sempre al plurale, perché è l'insieme dei due profili della faccia.
Ecco che il frutto, il "perì" , con quelle lettere ebraiche assume un significato cristologico, infatti, riferendo il discorso al Cristo la si può proprio immaginare come espressione del concetto di "Verbo", che esce dalla bocca di Dio, l'Essere supremo, e questo pensiero rende particolarmente viva la massima benedizione di iom "kippur" riportata in Numeri 6,24-26 che recita: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace."

Con questo ragionamento il "perì" , il frutto, assume il significato profetico di "il Verbo nel corpo sarà ", alludendo così all'incarnazione.
Nella traduzione C.E.I. del 1975 della Bibbia "frutto" si trova 154 volte di cui:
  • 104 nell'Antico Testamento, 33 nella Torah o Pentateuco e 71 negli altri libri;
  • 50 nel Nuovo Testamento, 33 nei Vangeli, di cui 23 nei sinottici e 10 in quello di Giovanni.
È da ricordare che l'atto d'uscita dalla comunione con Dio della prima coppia fu quando "prese del suo frutto", dell'albero della conoscenza del bene e del male "e ne mangiò", ma Dio poi per riprendere il contatto con l'umanità, propose a Israele l'alleanza del Sinai e in Deuteronomio 7,11-13 si legge: "Osserverai dunque i comandi, le leggi e le norme che oggi ti dò, mettendole in pratica. Per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservate e messe in pratica, il Signore tuo Dio conserverà per te l'alleanza e la benevolenza che ha giurato ai tuoi padri. Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo", benedizioni di cui parla il capitolo Deuteronomio 28, ma per l'alleanza non rispettata, caddero sotto le maledizioni profetizzate dallo stesso capitolo.

Dai profeti dell'ebraismo, come abbiamo visto, era però atteso che comunque Dio facesse altri passi d'avvicinamento con una Nuova Alleanza.
Il popolo d'Israele, dopo l'alleanza del Sinai, di cui ha goduto in prima fase i vantaggi, per le proprie mancanze ha vissuto duramente sulla propria pelle l'allontanamento dell'esilio, ma ha avuto anche un ritorno che pareva foriero di rapida conclusione con l'avvento del Messia per il Tempio ricostruito a Gerusalemme dopo Ziorobabele, come pare da vari "Tehillim" vale a dire i Salmi in cui canta lodi al Signore.

Il Salmo 67 è un esempio in cui è invocata la benedizione da parte del volto del Signore in quanto così canta: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra."
(Salmo decriptato in "Lettere ebraiche segni celesti della Torah")

In effetti, la parola che li in Salmo 67,7 è tradotta con frutto non è "perì", bensì "ibulah" "frutto, cibo, provento, prodotto".
La lettura delle icone delle singole lettere fornisce il pensiero che "è da dentro portata la potenza fuori ", ma ancora, con riferimento all'attesa messianica, profeticamente dice " sarà dentro a portarsi il Potente nel mondo ".

Sì, dalla terra tramite il popolo ebraico si elevava la lode di un primogenito tra le nazioni al Dio Unico che s'era loro rivelato, ma era una lode che non provocava ancora tutti gli effetti; ritenevano, infatti, d'essere solo loro il frutto atteso da Dio come rivelano quelle parole del Salmo "La terra ha dato il suo frutto", ma in effetti il frutto era altro e il Salmo era una profezia che si doveva compiere.

L'intero versetto 7 di quel Salmo: "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio " scritto in ebraico è da commentare.



Scritto senza i segni vocalici, appare quel "ha dato" che fa ricordare il profeta Natan (ove = ) con un "da Natan uscì ".

È come se si riferisse a Natan che riferì la menzionata profezia a David in 1Cronache 17,7-14 e in 2Samuele 7,12-16 sul Messia, Figlio di Davide, figlio di Dio, quando Dio stesso disse: "il tuo trono sarà reso stabile per sempre."

Quel prodotto o frutto che deve dare la terra secondo quel Salmo, quindi, sarà proprio il Messia e quel versetto Salmo 67,7 s'è realizzato con la venuta nella carne della divinità, in un uomo spuntato in terra, ma venuto dal cielo, nel vero uomo e vero Dio, Gesù di Nazaret, come del resto ho trovato già nella primitiva decriptazione di cui ho detto.

Con tale nuovo pensiero però provo ora a ri-decriptare quel versetto e ottengo:

"L'Unigenito in un corpo scenderà (come) da Natan uscì (ossia disse). Sarà dentro a portarsi il Potente nel mondo . Ci sarà dentro un corpo la rettitudine da rifiuto per il serpente . A uscire sarà dai viventi il maledetto che l'opprimere () reca ."

In linea con questi pensieri fu la stessa decriptazione proprio del brano della Nuova Alleanza in Geremia 31 che ho presentato in "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione" e che qui di seguito riporto:

Geremia 31,31 - Entrerà l'energia nel mondo nei giorni in un vivente. Dentro l'Unigenito dalla destra dell'Unico vi vivrà. Il Signore si porterà da agnello per scelta. Verrà in un tempio in Israele e verrà nella casa ch e fu a scegliere in Giuda. Dentro il corpo sarà per scelta nel mondo. Aiuterà con la risurrezione che uscirà.

Geremia 31,32 - Il serpente dell'origine spento nei corpi sarà alla fine dall'Unico con la risurrezione dei corpi. La rettitudine nei corpi alla fine ci risarà. Verrà dall'Unico da dentro a portare uno integro in una casa un giorno. Gli uscirà dal petto (la risurrezione), sarà a rovesciare una forza da dentro, sarà dal sangue la potenza ad uscire, la porterà giù. Sarà un primo Vivente che vivrà in terra che dalla vita sceso il corpo sarà a rivivere. L'Unico ne risorgerà il corpo, riuscirà vivo nel mondo. Nel mondo il Verbo nel corpo si porterà. Verrà per l'alleanza. Sarà a portare in un primogenito l'energia della rettitudine. Sarà dentro ad agire il Potente che sceglierà di stare dentro a vivere, invierà l'originaria vita il Signore.

Geremia 31,33 - La rettitudine sarà da Questi a venire da dentro il corpo che gli starà in croce. Di quel primo risorgerà il corpo l'Unico per la rettitudine. Dal corpo del Crocifisso verrà da dentro stando in croce la forza della risurrezione dei corpi. Dio di un fratello nel corpo stava. Entrerà nei giorni a vivere. Entrerà nel mondo la vita degli angeli. In quel primo vivrà il Signore che invierà a tutti alla fine la forza. Verrà col Crocifisso la Torah alla fine a stare dentro versata nelle moltitudini dei viventi. La porterà l'innalzato nei cuori dei viventi. L'Unico la rettitudine col Crocifisso figlio al mondo recherà. Al mondo sarà a stare in tutti. Sarà il serpente ad uscire dai viventi per il rifiuto del Potente che al mondo sarà stato nei viventi a recare. Rientrerà la vita nell'esistenza che fu a portare il Potente. Sarà la potenza a agire nei viventi.

Geremia 31,34 - Portato il rifiuto, sarà il serpente nei viventi, con l'essere impuro che pecca, sbarrato. Gli uomini verranno dal male fuori portati e gli uomini diverranno fratelli. Essendo portato il rifiuto all'essere ribelle alla conoscenza condotti verranno dal Signore. Con la rettitudine che ci sarà arderà il serpente nei viventi. Sarà sbarrato il peccare, l'Unico lo porterà a finire. Sarà la potenza nei viventi a versarsi nei cuori l'energia nei viventi che li porterà all'eterna gloria. Oracolo del Signore: per la rettitudine saranno perdonate dal Potente le iniquità. Nei viventi si riporterà il vigore. Nei cuori riverrà la pienezza delle origini, innocenti dal male per il portato aiuto.

Questi discorsi messianici portano a ricordare come iniziò Gesù la propria predicazione a Nazaret (Luca 1,18ss) leggendo nella sinagoga dal libro del profeta Isaia il Cap 61 formato da 11 versetti in cui oltre alla parte iniziale citata in quel Vangelo vi si dice anche di "un'alleanza eterna", di uno sposo e di una sposa.
Di questo Isaia 61 in Appendice riporto la decriptazione completa.

Infine, ancora un altro modo c'è in ebraico per dire frutto, pur se poco usato e viene dal radicale NWB di "crescere, prosperare, far crescere sviluppare" come in Salmo 92,14-15, proverbi 10,31 e Zaccaria 9,17 si ha il frutto "nib" ed è da intendere per "energia reca dentro " e per "energia è dentro ".
Questo dire per frutto "nib" si trova in:
  • Isaia 57,19 - "io pongo sulle labbra: Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io li guarirò", ma in effetti dice "io pongo da frutto ("nib" ) delle labbra".
  • Malachia 1,12 - "Ma voi lo profanate quando dite: La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che v'è sopra, il suo cibo", ma in ebraico è scritto "spregevole il frutto ("nib" ) che v'è sopra, il suo cibo".
In definitiva, il frutto è ciò che spunta buono o cattivo dalla pianta o anche in modo figurato, dalle labbra come in Isaia 57,19 o dall'altare come in Malachia 1,12.

Nel brano di Genesi 3 quello della trasgressione dei progenitori il frutto citato 3 volte nei versetti 2, 3 e 6 è un "perì" , ma evidentemente il frutto conteneva un'energia, cioè il suo frutto era anche un "nib" e questa energia era dell'albero della conoscenza del bene e del male per cui "l'angelo della ribellione era dentro ".
I due progenitori mangiarono un "perì" , ossia di quell'angelo ribelle "il soffio nei corpi fu " con i risultati di cui abbiamo detto.
Ricordando infine il Vangelo di Giovanni ove Gesù suggerisce come portare frutto e lo fa nel parallelo di Lui con la vite buona.

Dice, infatti, Gesù in Giovanni 15,5-8: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."

Tre volte vi si ripete di "rimanere in me" e questo dire pare proprio che richiami un collegamento stretto, un'adesione, il famoso "dabaq" di cui ho parlato, quello che allude ad un'alleanza e un matrimonio, ove "aiuto reciproco in casa - dentro si versa " e nel caso specifico l'energia di Lui entra nei tralci che danno frutto e porta a pensare al "nib" di cui ho detto.

APPENDICE - DECRIPTAZIONE GEREMIA 13,1-13
Di nuovo riporto il testo C.E.I. di Geremia 13,1-13, questa volta però con la numerazione dei versetti ed evidenziando in grassetto alcune parole.

Geremia 13,1 - Il Signore mi disse così: Va a comprarti una cintura di lino e mettitela ai fianchi senza immergerla nell'acqua.

Geremia 13,2 - Io comprai la cintura, secondo il comando del Signore, e me la misi ai fianchi.

Geremia 13,3 - Poi la parola del Signore mi fu rivolta una seconda volta:

Geremia 13,4 - Prendi la cintura che hai comprato e che porti ai fianchi e va subito all'Eufrate e nascondila nella fessura di una pietra.

Geremia 13,5 - Io andai e la nascosi presso l'Eufrate, come mi aveva comandato il Signore.

Geremia 13,6 - Dopo molto tempo il Signore mi disse: Alzati, va all'Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi.

Geremia 13,7 - Io andai all'Eufrate, cercai e presi la cintura dal luogo in cui l'avevo nascosta; ed ecco, la cintura era marcita, non era più buona a nulla.

Geremia 13,8 - Allora mi fu rivolta questa parola del Signore:

Geremia 13,9 - Dice il Signore: In questo modo ridurrò in marciume l'orgoglio di Giuda e il grande orgoglio di Gerusalemme.

Geremia 13,10 - Questo popolo malvagio, che rifiuta di ascoltare le mie parole, che si comporta secondo la caparbietà del suo cuore e segue altri dei per servirli e per adorarli, diventerà come questa cintura, che non è più buona a nulla.

Geremia 13,11 - Poiché, come questa cintura aderisce ai fianchi di un uomo, così io volli che aderisse a me tutta la casa d'Israele e tutta la casa di Giuda - oracolo del Signore - perché fossero mio popolo, mia fama, mia lode e mia gloria, ma non mi ascoltarono.

L'importanza del messaggio di tale pagina è assicurata dal fatto che di sé dice che trattasi di "oracolo del Signore", "n'um IHWH" , come precisa al versetto 11.

Nel testo vi sono queste due parole ripetute più volte:
  • "cintura", 7 volte, "'ezor" , dal radicale che si usa per "cingere, fissare" necessaria per portare un attrezzo legato al corpo, una spada o anche solo per lavorare visto che le ampie tuniche che si portavano potevano impacciare. Le lettere di "'ezor" parlano di "unire qualcosa da portare sul - al corpo ".
    La prima volta è precisato che la cintura, che idealmente è figura del popolo infedele all'alleanza e per traslato di una sposa adultera è di lino "pishettim" , ma "pash" significa anche arrogante, superbo insolente, come a dire che ciò cui allude quella cintura ha tali caratteristiche.
  • "Eufrate", 4 volte, "Fratah" o "Frat" , fiume ricco d'acque che rende i terreni circostanti particolarmente fecondi.
Quando nei passi della Tenak si riscontrano ripetizioni che potrebbero essere evitate con pronomi, è mia esperienza che spesso il testo della pagina nascosta di secondo livello da decriptare è certamente sul Messia e sarà particolarmente pregnante.
Altre ripetizioni, ciascuna solo di 2 volte, sono: "ai fianchi", "buona a nulla", "orgoglio", "aderire" e il concetto di "marcire".

Provo a rivolgere il pensiero al Messia e a come potrei leggere tutte quelle lettere di quelle parole da sole con i significati grafici delle stesse:
  • "cintura", "'ezor" , da questa sposa infedele sceglierà una donna fedele e in tal caso nel "primogenito di questa si porterà nel corpo ";
  • "Eufrate" "Fratah" "Il Verbo in un corpo scelse di entrare ";
  • "ai fianchi", "a'l matenai" "dall'alto nel morto l'energia rifù ";
  • "buona a nulla" o "non riuscirà in tutto" "l'o itselach lakkol", si legge "per il rifiuto sarà a scendere il vigore del Potente in tutti ";
  • "orgoglio", "ga'on" "nel cammino l'Unigenito si riporterà con gli angeli ";
  • concetto di "marcire", "nishechat" e "'ashechit" "il primo a risorgere dalla tomba fu il Crocifisso ".
Scelgo il versetto Geremia 13,6, riporto il testo in italiano e in ebraico, ma senza i segni delle vocali che furono posteriormente aggiunti, poi per mostrare il metodo che uso giustifico la decriptazione parola per parola.

Geremia 13,6 - Dopo molto tempo il Signore mi disse: Alzati, va all'Eufrate e prendi di là la cintura che ti avevo comandato di nascondervi.




Geremia 13,6 - A recare fu nel mondo la forza onde la putredine scendesse dall'esistenza dei viventi . Un cambiamento dentro fu ai viventi a recare , al primo ribelle la calamità della maledizione () fu a riversare . Portò ai viventi del Potente il perdonare dalla croce , fuori io portò a riversare dalla quinta costola con l'acqua . Venne originata da una ferita - colpo portata al corpo una Donna () che un corpo - popolo - Chiesa ad alzare porterà . Sarà del Crocefisso la forza della rettitudine del Potente dal cuore con l'acqua a inviare portata per risorgere i viventi .

Riporto ora tutta di seguito la decriptazione degli 11 versetti da cui si evince un sintetico, ma incisivo, racconto sul Messia che trova riscontri nei Vangeli.

Geremia 13,1 - La rettitudine uscì alle origini per l'essere ribelle. Dal Signore maledetto fu. Uscito dal Potente, bastonato per la rettitudine che reca a rovesciare, l'angelo (ribelle) fu alla fine nel cammino. Iniziò a traviare con la superbia tutti, fu ad allontanare gli uomini e agendo da serpente i viventi da dragone fu a colpirli. Per riportare dentro i viventi a ristare la pienezza, scelse dentro l'Unico nel mondo di portarsi.

Geremia 13,2 - Per portare l'Unico a rovesciare l'angelo (ribelle) dal mondo venne nel mondo in primogenito questi a portare nel corpo la rettitudine. La Parola di IHWH portò una donna in vita. Dall'alto, in un uomo, inviata fu la rettitudine.

Geremia 13,3 - E fu nel mondo a stare per aiutare. Da cibo portò nel mondo la divinità, forza per riaccendere l'energia. Ci sarà in tutti il rifiuto per l'essere ribelle.

Geremia 13,4 - Versato di nascosto venne nel mondo in quel primogenito portandosi nel corpo e la Donna il corpo versò. Inviata fu completa la beatitudine dall'alto in un uomo. L'energia fu della rettitudine portata e l'atteso Re, Il Verbo nel corpo finalmente al mondo si portò. Per amore la vita angelica nel mondo recò. Il Nome il Figlio riversò obbediente nel mondo con pienezza per il Potente agire.

Geremia 13,5 - E di Dio la rettitudine portava il Primogenito nel cuore. La manna al mondo recava dentro per fruttificare onde per tutti per la rettitudine la felicità giù si riportasse nell'esistenza e nel mondo a desiderarla tutti erano.

Geremia 13,6 - A recare fu nel mondo la forza onde la putredine scendesse dall'esistenza dei viventi. Un cambiamento dentro fu ai viventi a recare, al primo ribelle la calamità della maledizione fu a riversare. Portò ai viventi del Potente il perdonare dalla croce, fuori lo portò a riversare dalla quinta costola con l'acqua. Venne originata da una ferita - colpo portata al corpo un Donna che un corpo - popolo - Chiesa ad alzare porterà. Sarà del Crocefisso la forza della rettitudine del Potente dal cuore con l'acqua a inviare portata per risorgere i viventi.

Geremia 13,7 - Porterà la divina rettitudine a far frutto per finire la perversità. Ai fratelli il soffio nel corpo riporterà delle origini, rovescerà il nascosto, verrà dall'Unico colpito chi portò il verme dell'angelo (ribelle) da cui uscì la putredine recata ai viventi. L'Unico risorgerà il corpo che per amore dei viventi inviato fu in croce. Sarà a portare il Risorto una viva calamità per l'angelo nel mondo. L'energia della risurrezione nelle tombe alla fine uscirà. Dell'origine questa riporterà nei corpi la potenza. dell'origine sarà a scendere il vigore in tutti del Potente.

Geremia 13,8 - Si portò a stare nel mondo. La forza d'aiuto da cibo recò. Entrò con la divinità ed esistere il rifiuto all'essere ribelle.

Geremia 13,9 - Spengerà il primo ribelle che nel mondo si recò. Nel mondo la rettitudine lo spengerà. Dall'Unico con la risurrezione la vita per tutti riverrà. In cammino l'Unico porterà l'energia. Ci sarà lo splendore di Lui in tutti a riscorrere. L'Unico porterà l'energia da Gerusalemme a uscire per le moltitudini.

Geremia 13,10 - Uscirà in azione per i viventi del mondo. Per questa (risurrezione) uscita, uscirà il cattivo fuori. Uscirà dalle centinaia l'angelo (ribelle) che sta nei viventi dalla potenza bruciato che i viventi (invece) avrà riportato in azione. Verrà dalla Parola la forza che uscirà. Uscirà la potente rettitudine che sarà a reciderlo dentro bruciandolo nei corpi. Dal corpo porterà il Crocifisso dal cuore la vita e sarà la potenza della rettitudine a recare ai fratelli. Con il corpo fu tra i viventi il Potente da servo e la potenza della risurrezione entrerà in tutte le tombe e tutti potenti n'usciranno i viventi, ma sarà ad uscire essendone afflitto da questa chi si portò nei corpi ad entrare. Questi uscirà dall'Unico bruciato, dai corpi rifiutato. Sarà a scendere il vigore del Potente in tutti.

Geremia 13,11 - Da bruciature afflitto, arso nei corpi sarà chi vi s'insinuò. Si riverserà fuori quel primo essere estraneo, maledetto, che tra i morti a inviare era. Gli uomini retti per l'energia entrata, attaccati al Crocifisso saranno, da cui la divinità sarà venuta in tutti. Dentro saranno tutti retti per la divinità portata. Verranno cosi nel cuore a stare del Crocifisso, il Signore che l'aiutò nel mondo. Tra gli angeli dell'Unico sarà dal mondo a portare gli entrati. Dal Potente usciranno. Saranno portati tutti di notte i popoli e dal Potente Nome i condotti guizzeranno dal Crocifisso, entreranno dal Potente. Dal mondo del Potente entreranno portati nella gloria. Completamente avrà portato il rifiuto, risorgendo i viventi, al peccare.

APPENDICE - DECRIPTAZIONE DI ISAIA 61
Riporto il testo C.E.I. 2008:

Isaia 61,1 - Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri,

Isaia 61,2 - a promulgare l'anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti,

Isaia 61,3 - per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore, per manifestare la sua gloria.

Isaia 61,4 - Riedificheranno le rovine antiche, ricostruiranno i vecchi ruderi, restaureranno le città desolate, i luoghi devastati dalle generazioni passate.

Isaia 61,5 - Ci saranno estranei a pascere le vostre greggi e figli di stranieri saranno vostri contadini e vignaioli.

Isaia 61,6 - Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Vi nutrirete delle ricchezze delle nazioni, vi vanterete dei loro beni.

Isaia 61,7 - Invece della loro vergogna riceveranno il doppio, invece dell'insulto avranno in sorte grida di gioia; per questo erediteranno il doppio nella loro terra, avranno una gioia eterna.

Isaia 61,8 - Perché io sono il Signore che amo il diritto e odio la rapina e l'ingiustizia: io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un'alleanza eterna.

Isaia 61,9 - Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore.

Isaia 61,10 - Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo ("chatan" ) si mette il diadema e come una sposa ("kallah" ) si adorna di gioielli.

Isaia 61,11 - Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti."

Mi sono già interessato di questo brano in "Sette sigilli e sette trombe - Il giorno del Signore" e in "Tetragramma Sacro nella Torah" ove ho decriptato i versetti Isaia 61,1-3 e ora riporto il risultato esteso all'intero capitolo 61.

Isaia 61,1 - Dallo Spirito dell'Unico giudicata è stato che è una perversità l'agire del serpente. C'è stato un consiglio, da Messia il Signore venuto è dal serpente nella carne, per i miseri è in vita, sorge del Potente la grazia. È la virtù dentro alla luce, del Potente il soffio in un corpo esiste, il cuore potente ha versato alla vista, degli schiavi è all'abitazione col corpo. Porterà il serpente delle origini a rimuovere dagli esseri viventi. La Parola verserà la legge portandola ai chiusi/prigionieri.

Isaia 61,2 - Il Potente ha versato nel corpo di una Donna la benevolenza. La potenza il Signore ha portato, è stata recata dalla Madre l'energia, si versa in vita, al serpente la maledizione è ad inviare, si porta dal serpente per la sposa consolare, inizia a casa del serpente ad essere in vita.

Isaia 61,3 - Dal serpente il fuoco porta in pienezza per la distruzione. Giù s'è portato per finirlo completamente. Appesa per i viventi la Parola dell'Unico col corpo in croce nella tomba finirà. L'Unico col soffio il corpo risorgerà, in vita invierà la risurrezione ai simili sotto per il Padre, perché si veda l'amore nel mondo. La stoltezza finirà lo spavento, lo Spirito per spegnerlo porterà, verserà il serpente fuori dai viventi, inizierà ad esistere del Potente al mondo la giustizia, nei viventi la carità agirà del Signore, con potenza al mondo la croce glorificherà.

Isaia 61,4 - Ed il Figlio reca una spada, la reca per finire il malvagio, per liberare i viventi dalla morte. Un corpo, che da Donna è stato inviato in vita, sarà risorto. A vivere si riporterà e di nuovo si recherà ad agire col corpo. Sarà dalle tombe le moltitudini a risorgere in vita dalla morte, generazioni e generazioni.

Isaia 61,5 - Sul posto si reca, colpi nei corpi è dei viventi a portare al male e giù l'Unico ha inviato la rettitudine ai viventi portando da casa il Figlio con la rettitudine nel corpo. L'Unigenito, l'Agnello, è stato così ai viventi portato. Che la rettitudine nei corpi riviva è ad anelare.

Isaia 61,6 - E un primo, integro, retto, al mondo inviato è da IHWH. Finalmente si versa alla vista, si porta i viventi a servire. La forza della maledizione è inviata. Recata è dall'Unigenito l'amarezza, del Potente la rettitudine in un vivente vive. Il serpente in cammino la porterà agli uomini per mangiarlo e dentro a spegnere lo porterà dal sangue, tutta finita sarà l'amarezza che reca.

Isaia 61,7 - Completamente lo spavento, il culto degli idoli anela con l'errore e la vergogna di far uscire la forza dai corpi. L'energia reca all'ammalare. A sorgere in cammino invia dentro la luce. Porta i viventi a liberare dai lamenti. Sarà nei corpi la gioia. Dalla vita la paura del malvagio per gli uomini uscirà. Sarà il Potente a rientrare nei viventi.

Isaia 61,8 - Così è per incontrare il Signore per amore i viventi. Sorge col volto la carità che odia rapina e ingiustizia. In casa dell'iniquità a entrare si porta e l'energia alla fine a una prescelta bella dall'alto la purezza da casa per la fedeltà si porta per l'alleanza. In azione al serpente porta in vita l'Unico il Figlio. Lo reca per finire il serpente dal mondo dei viventi.

Isaia 61,9 - Un angelo ha portato alla conoscenza in una casa. Dentro tra i popoli vive la stirpe in una madre, portata giù dall'Unico. Giù l'Unigenito è uscito in vita. Dentro finalmente si porta così al mondo in azione. Per i viventi è la perfezione in vista. È al mondo da Madre a esistere. Il Potente si è alzato, così è uscito tra i viventi a colpire il male dentro con un corpo con la rettitudine il Signore.

Isaia 61,10 - Per giovare sorge dell'Unico il dono. Alla luce dentro il Signore finalmente rivela l'anima. È di casa Dio al mondo. È così a stare nel mondo il Potente. Dentro è sorto il frutto nel cammino. Gesù vive. Si vede esistere del Potente la giustizia. È in azione il cuore inviato. Esiste così lo sposo, è un sacerdote che la corona porta della rettitudine alla sposa. Tutto dell'Eterno esce il fior di frumento.


Isaia 61,11 - Così è la rettitudine in terra. Tutta portata giù è stata dall'Unigenito. Il germoglio al mondo si reca. Da casa dal giardino (dell'Eden) il seminatore è uscito. Finalmente giù in vita è l'amo inviato del Signore. IHWH è sceso tra i viventi, sarà a imprigionare per la giustizia la perversità. Si porta per finire dal mondo il serpente. Rientrerà lo splendore in tutti i popoli.

In definitiva l'Alleanza di Dio con l'umanità è un matrimonio il cui frutto è il "Figlio di Dio" e il "Figlio dell'uomo": Gesù Cristo, il Messia.
Del pari, nei matrimonio delle coppie che sacramentalmente si sposano con Dio, si verifica la nascita di figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo per adozione.

a.contipuorger@gmail.com

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