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DALLA BIBBIA: BENEDIZIONE E MALEDIZIONE
di Alessandro Conti Puorger

I MATTONI DELLA CREAZIONE
Mi accingo a sondare il tema della "benedizione" e della "maledizione" che le Sacre Scritture della "Tenak" dell'ebraismo, accolte interamente nella Bibbia cristiana, propone in definitiva quali scelte per l'uomo di ogni tempo.
Al riguardo nella "Torah", in modo immaginifico, precisamente in Deuteronomio 11,29 si trova dichiarato: "Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizim e la maledizione sul monte Ebal."

I nomi di quei monti, già grazie alle sole le lettere che li costituiscono, sono tali da spiegare perché la scelta:
  • della benedizione, con "Garizim" , in quanto, da li "scorre , il mistero dell'esistenza della vita ";
  • della maledizione, con "Ebal" , in quanto, vi si possono alla fine trovare "rovine e consunzione ()".
(Vedi: "Parlano le lettere" e le schede dei significati grafici di ogni icona delle lettere cliccando sui simboli della colonna a destra delle pagine di questo mio Sito)

Ora, l'odierna Nablus in Cisgiordania a 60 km a nord di Gerusalemme, già "Sichem" in ebraico o "Sicar" in aramaico, città della antica Samaria in cui c'era il pozzo di Giacobbe, ove poi Giosuè convocò le tribù d'Israele per ratificare l'alleanza fra Dio e il popolo (Giosuè 24) e, infine, dove Gesù incontrò la samaritana (Giovanni 4,23), si trova, appunto, tra il monte Garizim che gli sta a oriente e il monte Ebal che gli sta a occidente.
Certamente quella dei due monti fu un'allegoria per far presente la situazione opposta tra l'est e l'ovest, la benedizione, ove il sole sorge, e la maledizione ove il sole pare morire.

Tutto poi però esce dall'allegoria e si apre in Deuteronomio 30,15-20 quando viene detto esplicitamente per bocca di Mosè: "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe."

La benedizione discende, quindi, dall'amare Dio, mentre la maledizione risulta la condizione di chi purtroppo vive negandolo in quanto, senza speranza alcuna, non resta che aspettarsi solo rovine e consunzione.
Ciò introdotto, passo allo sviluppo di considerazioni sul tema delle benedizioni e maledizioni tratte dell'esame dei Sacri Testi, a partire dai racconti detti della "Creazione" che sono nei primi capitoli del libro d'inizio delle Sacre Scritture o "Tenak" in ebraico, chiamato "Ber'eshit", e anche all'esordio della Bibbia cristiana.

Ora, il primo libro della "Torah" o Pentateuco, in italiano detto del Genesi, ci propone un Ente Creatore, che nomina come "'Elohim" , il quale si accinge a tale prodigiosa e meravigliosa opera che, com'è noto, fa sviluppare in 7 tappe, di durata non precisata, ognuna chiamata giorno "iom" .

Dal punto di vista del valore grafico delle lettere ebraiche è comunque certo che in ciascuno di quei giorni "iom" "fu portata vita ".
(Vedi: "La durata della Creazione")

Al bi-letterale "'El" che in ebraico definisce ciò in italiano è tradotto col termine "Dio" o un dio e che, peraltro, era il nome di un dio della terra di Canaan, quel nome "'Elohim" aggiunge la lettera "he" e lo fa terminare con la desinenza "im" .

Questo ideale plurale, allora, ha eccitato l'immaginazione dei biblisti.
Il fatto che tale desinenza è usata grammaticalmente in quella lingua per indicare un plurale, ha fatto nascere il sospetto in alcuni che quel nome possa riguardare una pluralità, anche perché al versetto Genesi 1,26 questo "'Elohim" parla al plurale dicendo "Facciamo l'uomo...".

Vi sono però anche tanti altri casi nella stessa Bibbia in cui il verbo che esplica l'azione di "'Elohim" non è al plurale, ma al singolare, come creò, disse, ecc..
Il plurale di "'El" poi, invero, è "Elim" "gli dei" e, allora, in effetti, "'Elohim" è alquanto strano.
Appare, comunque, un "dio" "'El" con altre inclusioni sia pure della stessa sostanza o Sue emissioni e viene tradotto da alcuni con le "divinità", ma è usato anche per termini profani come giudici, gli idoli, ad esempio per gli dei Egiziani.
Un Dio non unico è però un pensiero contrario alla fede d'Israele e dello stesso cristianesimo che lo considera comunque Uno solo, pur se nella Sua Trinità.
In modo allegorico, allora, per "'Elohim" si può pensare eventualmente all'assemblea di Dio con i suoi angeli.

Si può ritenere con un raddoppiamento della lettera "yod" che il singolare di "'Elohim" sia "'Elohi" che, se lo si considera scritto - , sta ad asserire che quel "'El" è vero, cioè esiste essendo il radicale del verbo essere, come a dire il "Dio esistente ()", il "Dio che esiste", ovviamente, in contrapposizione all'idolo cananeo "'El".

Quel "im" , oppure, potrebbe essere un superlativo, come "tamim" che vuol dire "senza difetto" lo è di "tam" "integro" e il seguente versetto del Deuteronomio sembra proprio dare ragione a tale tesi: "...il Signore (IHWH) vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali..." (Deuteronomio 10,17) in quanto conferma cheIHWH e il capo di "'Elohim", il capo della sua corte angelica, in quanto, dice:
  • "il Signore vostro Dio" ed ecco poi la formasuperlativa;
  • "Dio degli dei"
  • "il Signore dei signori"
A questo punto, comunque, per quel "'Elohim" come lo si configuri, stante l'unicità di Dio conclamata dalle religioni monoteiste la conclusione è che la creazione pare atto operata sotto il patronato di esseri celesti, con a capo IHWH, in assemblea, quella degli angeli creati da Dio stesso, per reggere i vari ministeri del regno dei cieli e fungere da ambasciatori in una visione di un mondo celeste costruito alla stregua dei regni umani, come del resto può essere compreso un regno del genere nella mentalità umana.

La creazione inizia in questo modo: "Dio (con la sua assemblea "'Elohim" ) disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo." (Genesi 1,3-5)

Quel "disse" è "veiiomer" dal verbo "dire", il cui radicale ebraico è .
Dio "dice" e le cose vengono all'esistenza, il che porta alla conclusione che la parola di Dio è efficace e che crea.
La parola di Dio è il suo stesso volere personificato, perciò, è la Parola, ossia il suo "Verbo" e in stretta conseguenza il Vangelo di Giovanni inizia proprio con la stessa parola "In principio" come inizia il libro "Ber'eshit": "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio." (Giovanni 1,1)

La Tradizione Orale ebraica che ha portato al Talmud definisce le 22 lettere del proprio alfabeto come gli "'avanim" , ossia le "pietre", il materiale di base per la costruzione con cui "'Elohim" avrebbe creato il mondo, per semplificare al massimo simili a elementi strutturali di un "meccano".

Ora accade che il "dire" si esprime con "parole" e il termine ebraico "davàr" che significa "parola", è usato anche per dire la "cosa", quindi, nel pensiero ebraico v'è un'intima correlazione tra la "cosa" creata e la "parola".

Secondo quella Tradizione o "Qabbalah", ossia quanto è sostenuto come il "ricevuto" dagli antichi padri e che ha dato luogo a un metodo esegetico per l'interpretazione della "Torah", definito in ebraico "Sod" ossia "segreto", Dio, all'atto della creazione, combinò e permutò le singole lettere dell'alfabeto ebraico.
Quelle lettere sarebbero, appunto, i "mattoni" della creazione, capaci di trasformare in realtà il volere divino, come se ciascuna avesse un'energia interna capace d'esplicarsi in un processo per fornire le proprie potenzialità intrinseche al fine di sviluppare quanto voluto da chi le emette come pezzi di un DNA dell'intero cosmo e del suo contenuto.
Tale pensiero per certo ha a base quanto avviene proprio con la parola umana che se pronunciata crea le idee nella mente dell'uomo che le ascolta, per cui, se chi pronuncia la parola è lo stesso Dio, crea la realtà che vuole annunciare.
Dal punto di vista del risultato non ha rilevanza se la creazione sia opera o meno del potere dato da Dio stesso alle lettere o no, ma è comunque certo che la creazione è opera di Dio che sussiste e dura mutandosi nel suo divenire per permanente volontà del "Creatore" il quale non solo ha creato il mondo e tutto ciò che esiste, ma lo crea e lo creerà finché non vorrà ritirarlo a sé.

In merito alle parole di Dio, così propone il profeta Isaia in 55,11: "...la parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." Profezia di "Parola" personalizzata è inviata come ambasciatore con pieni poteri.

Ancora, i 10 comandamenti sono detti le "10 parole" che furono scritte con lettere di fuoco direttamente dal dito di Dio sulle tavole:
  • Esodo 31,18 - "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio."
  • Deuteronomio 9,10 - "...il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea."
Sono queste, nello stesso tempo, sia una proposta, sia il risultato che sarà donato per grazia all'uomo quando sarà in pieno a Sua immagine e a Sua somiglianza per la fratellanza con Cristo, vero Dio e vero uomo.

È stato detto, infatti: "La Torah che il Signore diede a Mosè fu data come fuoco bianco inciso con fuoco nero. Essa è fuoco, composta di fuoco, spaccata dal fuoco, data dal fuoco, dalla sua destra, una legge di fuoco per loro." (Talmud - Rabbi Pinhas, in nome di rabbi Šim'on ben Laqiš)

Del resto in base ai Vangeli - Matteo 3,11 e Luca 3,16 - il Cristo con la sua venuta assicura che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Indipendentemente dal credere che le lettere ebraiche, scritte sul trono di Dio secondo quella tradizione, abbiano o meno provocato la creazione è comunque certo che sono proprio loro che la creazione l'hanno descritta e la esplicitano e l'originano nella nostra mente alla lettura della "Torah".
(Vedi: "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia")

Ci si rende conto da tali Scritture che le parole hanno in loro delle proprietà.
Come in chimica, infatti, la materia si descrive con la formula degli elementi che la compongono, così le parole ebraiche, proprio per le lettere considerate elementi che le costituiscono, sono in grado di far dedurre le essenze specifiche che quelle parole stanno definendo e creando, come, peraltro scrive, infatti, Rabbi Tzvi Imbal: "Il rapporto esistente tra l'alfabeto ebraico e le parole della lingua ebraica è uguale a quello che lega gli elementi chimici alle loro formule."

Secondo la tradizione, l'ebraico, peraltro, era lingua parlata da tutta l'umanità fino a alla costruzione della Torre di Babele, dopo si divise in settanta lingue.
Ora ciascuna di quelle 22 lettere, oltre che essere una consonante che prende però suono diverso a seconda della vocale che gli si assegna, è sia un numero, sia la schematizzazione, tipo icona, che ricorda mnemonicamente una stretta rosa di significati che la riguardano come ho schematico riportato sulle schede delle lettere ebraiche della colonna a destra delle pagine di questo mio Sito.

In questo senso il bi-letterale "'El" si può considerare come una definizione deducibile dalla lettura dei suoi due componenti e .
Il primo è il numerale 1, il primo, l'origine ecc. e è un potente con la corona in testa , per cui si ottiene per "'El" "il numero 1 dei potenti " ossia "il primo dei potenti "; quindi, "'El" sarebbe un termine relativo, vale a dire definisce il più potente dei potenti della zona e solo se si parla in senso assoluto, allora, diviene veramente Dio.
A questo punto nel caso specifico si può ritenere che quel nome "'Elohim" sia usato non per indicare un plurale, ma per asserire che è il "Dio che apre l'esistenza della vita " o che "da Dio a uscire è la vita ", atto che implica una continuo permanere di tale volontà finché lo voglia.

Ecco che allora ogni parola della "Torah", considerata tutta ispirata da Dio stesso, ha un peso specifico nel testo, lo stesso che secondo la "Qabbalah" Dio avrebbe usato per creare.
La lettura possibile, quindi, si allarga non solo al risultato grammaticale, ma si possono evincere idee molteplici dallo stesso passo che leggendolo e rileggendolo non avrà mai dato il suo esaustivo risultato, ma solo scintille autentiche che sprizzano dalla roccia.

Si trova, infatti, nel libro del profeta Geremia in 23,29: "La mia parola ("davàr" ) non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?".

Si passa, quindi, da un testo costituito da una scrittura inerte a una fonte di vita in grado di forgiare lo spirito dell'uomo quando questi cerca di mettersi in comunicazione col Creatore della sua esistenza che ha ispirato quegli scritti.

Ora, "dire" è e, tenuto conto che le prime due lettere , ove = , sono le stesse di "'em" = = madre che è "origine della vita ", ne discende che il "dire" è "madre di corpi " e in tal senso, se colui che "dice" è Dio, crea i corpi, le cose, ossia ciò che Egli dice diviene realtà.
Del resto, considerato che = "vita, acqua", da cui anche madre e = "corpo, testa", il "dire" si autodefinisce come, "origina di vita nelle testa ", ma se appunto chi parla è Dio "origina per i viventi i corpi ", ed in tal modo tutto l'esistente.
"Creare", in ebraico ha il radicale , verbo il cui soggetto è sempre e solo Dio; allora, a questo punto si può pensare "da dentro un corpo Inizia ".
Sulla stessa scia, "parola" "davàr" ha la proprietà di compiere l'azione di "aiutare dentro la mente - testa " o "s'insinua () nella testa ", e se intesa "davàr" come "cosa" creata da Dio diviene come la porta di una casa ove abitano i corpi che pronuncia o meglio ancora, di cui Dio combina le lettere.

A questo punto con lo stesso criterio vediamo cosa dice di sé il termine di cui ho detto, "pietre" "'avanim" , i ritenuti mattoni ossia le lettere delle parole.
Pensando a tutto quanto detto sussiste una conferma: "'avanim" "originano da dentro energia per l'esistenza della vita ".

Conclusione: certamente le lettere ebraiche contengono un sapere superiore a quello di semplici elementi fonetiche, in quanto sono anche delle icone che consentono di andare a fondo nei concetti sottesi dalle parole, perché ne danno la descrizione visiva dei componenti e consentono di vedere le parole stesse quali rebus che aprono la mente e danno cibo allo spirito dell'uomo se si avvicina con fede alla lettura della "Torah" ove circola lo Spirito Santo.
Ecco che "fede" e "pietra" sono i doni che dall'Essere assoluto, madre e padre veri dell'uomo riceve, il cultore della "Torah".

In ebraico, "madre" è "'em" (ove = ) e "padre" è "'ab" ed entrambi al figlio della "Torah" donano energia = :
  • la fede "'amen" con la luce del Dio Unico;
  • la pietra "'aven" per costruire la propria vita in modo solido.
Il profeta Isaia parla di una roccia e di una cava:
  • Isaia 26,4 - "Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna";
  • Isaia 51,1-2 - "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti".
La cava dei nostri progenitori fu Dio, Padre e Madre, come lucidamente ebbe a dire papa Luciani.
Per far comprendere meglio come le lettere ebraiche aiutano, accompagnano e spesso, sono a supporto ispiratore ai testi, presento questo pensiero.

In ebraico cielo è "shamaim" il luogo de "i nomi", in quanto "shem" ( = ) è "nome" e il Nome per eccellenza è quello di Dio e spesso per evitare di citare l'ineffabile Tetragramma IHWH lo si definisce anche come "il Nome".

Ora i cieli "shamaim" della Bibbia si possono considerare come fuoco che sta sull'acqua "maim" e non si spenge e l'acqua "maim" , con quelle due lettere "mem" = tra cui c'è la "iod" dell'essere, porta a pensare a Dio, l'Essere assoluto, colui che ha il Nome sulle acque e che dividerà poi le acque di sopra da quelle di sotto nel 2° giorno della creazione.

Il Nome dei nomi, il Dio vero, - "il primo dei potenti che esiste ()", l'Esistente, quindi, aprì i cieli "shamaim" come - e sostituì il Nome , quindi, volteggiò sulle acque - - o sul mare "iam" - - come dice in Genesi 1,2.

Riporto, a conferma di quanto sinora detto, il seguente brano tratto da "La rivelazione di Dio" di Sant'Ippolito (170-235): "Uno solo è Dio, fratelli, colui che noi non conosciamo per altra via che quella delle Sacre Scritture. Noi dobbiamo quindi sapere tutto quanto le divine Scritture ci annunziano e conoscere quanto esse ci insegnano. Dobbiamo credere al Padre, come lui vuole che gli crediamo, glorificare il Figlio come vuole che lo glorifichiamo, ricevere lo Spirito Santo come desidera che lo riceviamo. Procuriamo di arrivare a una comprensione delle realtà divine non secondo la nostra intelligenza e non certo facendo violenza ai doni di Dio, ma nella maniera in cui egli stesso volle rivelarsi nelle Sacre Scritture. Dio esisteva in sé perfettamente solo. Nulla c'era che fosse in qualche modo partecipe della sua eternità. Allora egli stabilì di creare il mondo. Come lo pensò, come lo volle e come lo descrisse con la sua parola, così anche lo creò. Il mondo cominciò a esistere, perciò, come lo aveva desiderato. E quale lo aveva progettato, tale lo realizzò. Dunque Dio esisteva nella sua unicità e nulla c'era che fosse coeterno con lui. Niente esisteva se non Dio. Egli era solo, ma completo in tutto. In lui si trovava intelligenza, sapienza, potenza e consiglio. Tutto era in lui ed egli era il tutto. Quando volle, e nella misura in cui volle, egli, nel tempo da lui prefissato, ci rivelò il suo Verbo per mezzo del quale aveva creato tutte le cose... Pronunziando una prima parola, e generando luce da luce, presentò alla stessa creazione come Signore il suo stesso Pensiero, e rese visibile colui che egli solo conosceva e vedeva in se stesso e che prima era assolutamente invisibile per il mondo creato... Dice Giovanni: 'In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, senza di lui nulla è stato fatto' (Giovanni 1,1.3)." (da "Contro Noèto")

Del resto, sono proprio le Sacre Scritture, che Gesù sostiene in Giovanni 10,35 che non si posso abolire, a riportare le rivelazioni agli antichi padri.
Queste annunciano il Messia e si sono aperte nella pienezza dei tempi con la venuta nella carne del "Figlio" di Dio in Gesù di Nazaret e hanno portato alla predicazione degli apostoli che vi hanno attinto a piene mani in quanto, ben sappiamo che Gesù insegnava loro come leggere le Scritture; si veda ad esempio l'episodio dei discepoli di Emmaus in Luca 24.

IL SIGNORE CONTINUA A CREARE
Il 1° capitolo del libro della Genesi termina con queste parole: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno." (Genesi 1,31)
Questo dire "essere cosa buona" è, in definitiva, costatare anche che è bella, stante il doppio significato della parola ebraica usata, "tov" .
Questo è un gioire di Dio sul "funzionale" dell'opera fatta, un'esclamazione che fa trapelare la soddisfazione del Sommo Artefice.
Le lettere di quel "tov" rivelano che "il cuore - l'amore , portò dentro " a ciò che aveva fatto.
Tale esclamazione in quei 31 versetti del capitolo 1 è ripetuta ben sette volte, precisamente:
  • una volta ai versetti 4 della 1a tappa, 18 della 4a e 21 della 5a;
  • due volte ai versetti 10 e 12 della 3a e 25 e 31 della 6a;
  • nessuna volta nella 2a tappa.
Nella "Torah", nulla è scritto senza motivo, quindi, certamente quella è un'informazione da interpretare.
Perché quel commento è evitato nella 2a tappa quando furono separate dal firmamento, chiamato da "'Elohim" cielo, le acque di sopra da quelle disotto?
Quella divisione forse era un qualcosa di necessario, non evitabile, un atto doveroso di pura giustizia.
Per contro quella considerazione è riportata due volte per la:
  • 3a tappa, sia quando apparve dal mare l'asciutto, chiamato terra, sia quando questa produsse i primi semi, germogli, erbe e alberi da frutto;
  • 6a tappa, sia quando furono prodotti gli esseri viventi, bestiame, rettili e bestie selvatiche, sia quando fu fatto l'uomo che fu l'apice di quella creazione, definita molto buona.
Accade che tutto quello che "'Elohim" aveva fatto "era buono".
Ecco che, allora, i mostri marini tra cui poi apparirà il Leviatano (Giobbe 3,8; 40,25; Salmo 74,14, Isaia 27,1), i rettili, tra cui vi sarà il serpente tentatore (Genesi 3,1) e ogni bestia selvatica, ivi compresi altri mostri del male quali Raab (Isaia 51,9) o il Behamot (tradotto come ippopotamo in Giobbe 40,15-24), come creati da Dio erano buoni, ma conclude il pensiero apocalittico ebraico, sono evidentemente divenuti sede di esseri intrufolatisi per altra via.
In quell'immaginario sono tali esseri pensati quali incarnazioni di un innominato dell'assemblea celeste, contrario al progetto divino, precipitatosi per fuggire e opporvisi nelle acque di sotto.
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa")

Era accaduto che nella 1a tappa era stata creata la luce "'or" ; di conseguenza erano state separate le tenebre "choshoek" il cui rebus di base potrebbe alludere al "chiudere la luce (degli occhi) col palmo delle mani ".
(Vedi: "Tempo-eternità")

Era l'inizio del progetto "l'Unico avrebbe portato un corpo ", insomma Dio stava preparandosi a creare l'uomo perfetto, a Sua immagine e somiglianza, se questa creatura avesse accettato di venire adeguatamente formata.

Si deve concludere però che alcuni angeli, mossi da un capo ribelle, si sarebbero opposti non volendo risultare poi essere inferiori a quel nuovo essere progettato e, prendendo spunto dell'esistenza delle tenebre, vi si nascosero e, appena possibile, nella 2a tappa della creazione, potrebbero essere fuggiti nascondendosi nelle acque che avvolgevano la terra.

Dopo il 1° capitolo del libro della Genesi ove sono descritte le 6 tappe della creazione, definite come i 6 giorni, pare terminare l'atto creativo e inizia il 2° capitolo Genesi 2,1-3 con le seguenti parole: "Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e CESSÒ nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso AVEVA CESSATO da ogni lavoro che egli aveva fatto creando."
(Vedi: "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico ")

Sono quelli i versetti dell'istituzione dello "Shabbat" , ossia del "cessare", quello definito come il giorno del riposo, il Sabato, tanto importante per l'ebraismo e non solo, il giorno della gratuità.

È questa invero la 7a tappa tutt'ora in corso, il giorno della creazione che l'umanità sta vivendo fino alla fine dei tempi.
Da quel momento, dal versetto Genesi 2,4 che recita "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo" nella Bibbia inizia ad apparire il nome "Signore Dio", come "IHWH 'Elohim" e non più solo Dio come "'Elohim", tanto che, per questo fatto, nell'ottocento nacque l'ipotesi di una tradizione Elohista e una Jahvista da parte dello studioso biblico tedesco Julius Wellhausen per spiegarsi la formazione del Pentateuco.
Pare, comunque, doversi ritenere che il mandato della creazione che aveva coinvolto l'intera assemblea celeste ebbe a terminare e la 7a tappa è portata avanti dal presidente dell'assemblea celeste in persona, IHWH, servendosi ovviamente dei suoi angeli, secondo il proprio insindacabile giudizio.
In questa tappa però qualcosa doveva ancora essere portata a termine e ancora non è conclusa.
Due azioni, infatti, dovevano essere portate a compimento, ma entrambe coinvolgevano la volontà di una creatura che era stata dotata di "libero arbitrio" per cui l'esito veniva a dipendere anche dalle decisioni dell'uomo.
In questo senso sono anche da capire queste parole di Gesù che parlano appunto di un compimento: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,17s)

Vi si parla di lettere come se appunto anche la singola lettera abbia importanza dando valenza a una lettura non ancora completa delle Sacre Scritture che però debbono compiersi appieno anche lettera per lettera.

Si legge peraltro nel Talmud (Eruvin 13): "R. Meir raccontava: Quando incontrai R. Yshmael questi mi domandò: Qual è la tua occupazione? Risposi: Lo scriba. E il Maestro: Fai bene attenzione al tuo lavoro che è opera divina. Se tu aggiungessi o togliessi una sola lettera dal testo, potresti causare la distruzione dell'universo".

Quanto è da approfondire in proposito è quel "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò" ove appaiono quei due verbi ebraici:
  • benedire ;
  • consacrare, che è pari a santificare .
Sono queste parole pronunciate dal Creatore che non torneranno a Lui senza aver prodotto quanto desiderato, come abbiamo appreso da Isaia 55,11.
Quei due verbi sono il programma da sviluppare nel Sabato della creazione, in questo settimo giorno dello "Shabbat" in corso.
Si tratta, in definitiva, dell'opera che deve essere portata avanti dalla più alta di tutte le creature ossia da parte dell'uomo, ovviamente sotto l'occhio vigile del Signore Dio.

Dopo i racconti della creazione, dal capitolo 3 del libro del Genesi, ove in forma di parabola sapienziale o "midrash" è narrata la libera, ma errata, scelta fatta da Adamo, la coppia dei progenitori, caduti nell'inganno di un essere che li mise alla prova, tutta la Bibbia riguarda la storia degli interventi del Signore per redimerlo, ossia per santificarlo, rendendo completa la consacrazione della creazione tutta, fino a circa 2000 anni fa, quando, secondo la buona notizia dei Vangeli, fu partorito il Santo e si è entrati nel tempo finale.
Questo essere tentatore nell'immaginario ebraico, accolto dal cristianesimo, è considerato essere un angelo ribelle che ha avuto il ruolo di presentare l'opportunità di esercitare una scelta al primo uomo: Dio o la non esistenza.
L'uomo avendo scelto di vivere come se Dio non ci fosse o come se non lo amasse restò schiavo di quel parassita negativo che viveva succhiando la vita dagli uomini non avendone più di propria essendosi allontanato da Dio.
Dio, allora, per non perdere definitivamente la creatura che amava, altrimenti non l'avrebbe creata, scelse la strategia di porre un fine, ma solamente momentaneo, alla sua vita onde la schiavitù venisse a cessare e non fosse perenne.
Del resto risultò chiaro che il mondo era divenuto il regno del male, terra ormai di conquistare da parte del Signore per salvare le sue creature rese impure per il servaggio subito.
Narra Genesi 2, che l'uomo, evidentemente per poter crescere nella conoscenza del Signore, fu posto dal Signore stesso in un giardino, il "Gan Eden" o Paradiso terrestre, separato dagli altri territori invasi dal male, e sotto controllo del Signore che lo avrebbe addestrato e santificato.
Adamo stava crescendo nella conoscenza del Signore, protetto da influenze negative che erano evidentemente esistenti ecco che, infatti, entra nell'orizzonte del testo biblico la parola "male".
Essendogli stato proibito di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del "male", è da concludere che tra Dio e l'uomo era stato fatto un patto e se questo fosse stato rispettato l'uomo veramente sarebbe stato il Viceré della terra, da conquistare per conto e con l'aiuto di Dio.
Ecco che un estraneo s'intrufolò, forse proprio attraverso le acque che erano in comunicazione col mondo esterno, rifugio del fuggitivo e il Signore lasciò che venisse provata la iniziazione della coppia Adamo, ma questa fece la scelta sbagliata.
Secondo il pensare della Bibbia di conseguenza accadde che questa creazione, in cui s'era rifugiato il germe della ribellione al proprio Creatore fu investita da invecchiamento e morte.

La morte si riversò su tutti gli esseri viventi come ricorda San Paolo nella lettera ai Romani 8,19-23: "L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione, infatti, è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo."

In definitiva, partorito il Santo, il Cristo, il Messia, la creazione è ora nel tempo della gestazione dell'umanità, tempo lungo, ma definito, in cui si sviluppa la consacrazione che s'attuerà a pieno con la santificazione, cioè con la creazione dell'umanità santificata quando gli uomini, superata la caducità, saranno come figli di Dio.
In questo settimo giorno il Signore, di fatto, non si riposa, ma porta avanti il Suo disegno di salvezza ricreando l'uomo con il consenso dell'uomo stesso.

Scrisse Sant'Agostino in Sermo CLXIX, 13: "Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te."
La storia di salvezza ha comportato la venuta nella carne della divinità stessa.

Scrive San Tommaso d'Aquino in Summa Teologica: "Nulla si oppone al fatto che la natura umana sia stata destinata a un fine più alto dopo il peccato. Dio permette, infatti, che ci siano i mali per trarre da essi un bene più grande."
Viene così definita "beata" la colpa di Adamo, perché essa portò agli uomini Gesù Redentore ed è celebre il "Beata colpa, che meritò tale e così grande Redentore" che si canta nell'Exultet o Preconio pasquale.
Questa colpa ha assicurato all'uomo, tramite Cristo, di vivere nei cieli con Lui.
Il Signore sarà ad agire fino a rendere compiuto il Suo Santo Nome , IHWH, scelto proprio per l'uomo, cui fu rivelato nell'episodio di Mosè al roveto ardente (Esodo 3), in quanto, invero, come dicono le lettere, "sarà dal mondo a portarlo fuori ".
L'umanità redenta sarà la sua sposa come ci rivela il libro dell'Apocalisse.

CONSACRARE
Tanto sarebbe da dire al riguardo del santificare e del consacrare, intendo però andare diritto allo scopo finale del compiersi di quanto il Signore, quando benedì e consacrò lo "Shabbat", ha annunciato che avverrà in questi ultimi tempi della 7a tappa della creazione.
Il Signore, infatti, nel settimo giorno della creazione, dopo la morte di Adamo e il primo fratricidio - Caino uccise Abele - porta avanti un'altra tappa della creazione, quella dello "Shabbat", la più importante.
È un periodo d'istruzione e d'educazione che il Signore sta portando avanti con l'uomo, tempo in cui lo porterà alla fede.
Dio in persona, andando alla ricerca della pecora perduta, risvegliando la dignità nell'umanità, intende liberare l'uomo dalla schiavitù del negativo che l'aveva conquistato e farlo passare dall'indifferenza, al timore e finalmente all'amore.
È questo il tempo in cui occorre la collaborazione dell'uomo stesso che, in una storia di salvezza, viene benedetto e consacrato, tempo in cui si lasci santificare, ossia acconsenta di essere invaso dallo Spirito Santo per passare al livello in cui lo vuole inserire il suo Creatore, ossia a livello del Figlio e non di semplice creatura, come del resto suggerisce la lettera di San Paolo ai Galati 3,23-29: "Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa."

Dopo la santificazione dello "Shabbat", di cui si è detto, la prima volta che nella "Torah" si ritrova il verbo "consacrare" è in Esodo 13,1s, quando: "Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me."

"Consacrato" inteso come lasciare riservato a Lui.
Quel "consacrami" che dice il Signore è "qadosh li", cioè sarà "santo per me ", ossia sarà considerato diverso per me e da considerare in modo diverso dagli altri, cioè appunto, è da riservare per Lui.
Ecco che nell'ebraismo il primo figlio, il primogenito, il "bekor" , colui che per primo apre l'utero "roechoem" , viene ad assumere una dignità particolare, diverso da ogni altro.
Quelle lettere "roechoem" in ebraico però indicano anche la "misericordia", e questo dire ha certamente un senso profetico e portano alla mente il grembo materno, le viscere di misericordia del Creatore da cui discende la nostra inalienabile dignità.
Il consacrare porta al concetto dell'unto con l'olio santo come avveniva per re e sacerdoti e il "consacrato" per eccellenza è l'unto, il Cristo in greco, il Messia in ebraico "Meshiach" o , l'atteso figlio di Davide che ripristinerà il regno eterno a Gerusalemme.

Il libro del profeta Isaia al capitolo 61 riporta la seguente profezia: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri...", pagina letta da Gesù nella sinagoga di Nazaret in Luca 4.
Consacrare con l'unzione è "mashach" le stesse lettere di Messia.
È di Questi che l'ebraismo attende la venuta nella tappa dello Shabbat mentre per il cristianesimo è venuto e tornerà nella gloria.

Il Salmo 45, poi, che certamente riguarda il Messia, dice:
  • Salmo 45,3 - "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.
  • Salmo 45,7 - "Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno.
  • Salmo 45,8 - "Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali."
Un primogenito, Gesù il Cristo, nato dalla Vergine Maria fu il primo uomo, dopo il peccato di Adamo, ad aprire la misericordia di Dio nei riguardi della condizione umana e fu a meritare la grazia per tutti i fratelli.
Questi sarà un primogenito, "bekor" , oltre che fisicamente perché primogenito di madre anche nel proprio intimo, in quanto, Lui "dentro la rettitudine recherà nel corpo " e per i suoi meriti l'umanità sarà messa in grado di godere della risurrezione dai morti e la sua eredità.
San Paolo coglie questi aspetti dicendo in:
  • Romani 8,28-30 - "Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati." e il giustificare e rendere giusti quindi santificati.
  • Tito 3,5-7 - "egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna."
Nell'articolo "Veglia di Pasqua; le due metà del passar oltre perenne" tra l'altro ho inserito decriptato Esodo 13,1-16 e ne riporto i primi 4 versetti che palesano esaurientemente la profezia.

Esodo 13,1 - A portarsi fu la Parola del Signore per salvare dal serpente origine dell'essere ribelli.

Esodo 13,2 - Si versò in aiuto per bruciare il serpente che sta in tutti, dentro l'arderà per guarire i cuori fiacchi per il serpente. Per misericordia dentro un figlio fu d'Israele, si portò in una famiglia, per abitare nel mondo da madre uscì. Il Potente fu in Lui!

Esodo 13,3 - E fu a iniziare a vivere nel corpo tra i viventi la luce del mondo. Dio entrò in azione in un vivente. Questi la rettitudine recava nel corpo, veniva la forza a riportare ai viventi del mondo. Questi entrato nella donna nel corpo era sceso nel primogenito in modo puro. A vivere in Egitto la madre con la famiglia fu confinata con chi la serviva che retto era. Dentro, di nascosto, a questi riversato fu l'aiuto per rientrare, si riportarono. Sceso era nel primogenito il Signore. Venuto, anelava tra i viventi questi entrare per portare al serpente guai. Dal primogenito con la rettitudine il vigore nei viventi scenderà.

Esodo 13,4 - Un giorno il primogenito in croce dai viventi fu innalzato. L'Unico che era a vivergli dentro nella tomba l'aiutò. Risorto uscì per il Padre. Rifù a casa.

Nelle prime 6 tappe fu creata la creatura uomo con tutte le potenzialità necessarie per essere a immagine e somiglianza di Dio e nella 7a tappa queste, con l'aiuto del Signore, saranno portate a compimento.

IL VERBO BENEDIRE
Il verbo ebraico benedire è costituito dalle tre consonanti BRK da cui viene "benedizione" "berakah" e "benedetto" "baruk".
In italiano benedire con tutti i sui modi e tempi verbali si trova tradotto nella Bibbia 577 volte di cui:
  • 519 nell'Antico Testamento, con la frequenza di 157 volte nella Torah (Genesi 84; Esodo 7; Levitico 3; Numeri 14; Deuteronomio 49), 241 negli altri libri e 81 volte nei Salmi.
  • 58 volte nel Nuovo Testamento, delle quali 26 nei Vangeli e 32 negli altri libri.
È veramente istruttivo seguire la sequenza delle citazioni nel libro della Genesi di quel verbo.
Prima della santificazione dello "Shabbat" all'inizio di Genesi 2, in effetti, nel capitolo 1 il verbo "benedire" appare due volte:
  • nella 5a tappa, creati i mostri marini e gli esseri delle acque e dell'aria al versetto 22: "Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra".
  • nella 6a tappa, creati gli animali della terra e l'uomo, al versetto 28: "Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra..."
Questo benedire riappare in Genesi 5,2 quando presenta la genealogia di Adamo che ebbe figli e figlie.
Poi in Genesi 9,1: "Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra."
E in Genesi 9,26 a sua volta Noè benedì il Signore: "Benedetto il Signore, Dio di Sem, Canaan sia suo schiavo!"

Dio poi chiamò il patriarca Abramo e gli promise la benedizione: "Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra." (Genesi 12,2s)

Già a questo punto pare chiaro che la benedizione è strettamente connessa con l'essere fecondi e col moltiplicarsi.
Il benedire da parte di Dio traccia come una sorte dall'alto che si attuerà perché rientra nella volontà del Signore.
La benedizione, infatti, come parola pronunciata, ossia che discende da Dio, non rimarrà senza effetto.
Alla benedizione di Dio l'uomo pio e giusto, qual è Noè, risponde col dire-bene del Signore che a sua volta benedice.
Noè, peraltro, la benedizione verso Dio la fa come profezia su Sem (Genesi 9,26) che sarà appunto il proprio continuatore nella fede nel Dio Unico.
Si può asserire, alla luce del poi, che questa benedizione verso Dio per contrappasso è un'invocazione al Signore onde fosse anche Lui prolifico con Sem e fosse a concedere la grazia della nascita di figli di Dio da quella stirpe.
Proseguiamo in quella disanima per avere delle conferme.

Ecco che in Genesi 14,18-20 accade che un personaggio misterioso, "Melchìsedek", riconosciuto come profezia di Cristo, unico sacerdote tra Dio e l'uomo, benedice per conto del Dio Altissimo.
Ciò che è particolare è che la benedizione che elargisce questo personaggio è duplice, verso Abram e nel contempo verso Dio, infatti, dice: "Intanto Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici."

Il Cristo, infatti, è l'unico ponte che in grado di unire in modo efficace le benedizioni di Dio verso l'uomo e dell'uomo verso Dio.
La benedizione verso Dio è ringraziamento per la vittoria conseguita e implica, del pari, la richiesta di salvezza dai nemici.

Al riguardo viene alla mente il Salmo 127,3-5, là dove recita: "Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici."

Proseguono nel libro della Genesi le citazioni che implicano sempre benedizione come discendenza:
  • Genesi 17,15s - "Dio aggiunse ad Abramo: Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. 1Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei."
  • Genesi 17,20 - "Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici prìncipi egli genererà e di lui farò una grande nazione."
  • Genesi 18,17-19 - c'è un commento istruttivo che viene direttamente di Dio sulla benedizione: "Il Signore diceva: Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso."
La benedizione di Dio verso l'uomo è, quindi, una promessa che manterrà.

In Genesi 22 la benedizione promessa viene espressa in modo definitivo, infatti, disse il Signore ad Abramo che aveva testimoniato fede nei suoi riguardi:

Genesi 22,16-18 - "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e rendere molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce."

Questa promessa per contraccambio implica il sacrificio del Figlio "unigenito" che si proporrà a Dio da sacrificio espiatorio per gli errori dell'umanità.

Genesi 24,1-5 Qui c'è un episodio molto istruttivo sul benedire: "Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: Metti la mano sotto la mia coscia e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco."

In ebraico i "genitali" maschili sono detti "iarek", tradotto in modo allusivo come "sotto la coscia", sono "discendenti" in Genesi 46,26, le persone nate da Giacobbe in Esodo 1,5 e si trova in Giudici 8,30 "Gedeone ebbe settanta figli che gli erano nati..."

Il toccare i genitali per giurare era evidentemente un uso del tempo, infatti, un evento analogo che comporta un giuramento toccando i "genitali" è riferito al capitolo 47,29-31 che riguarda Giacobbe - Israele e Giuseppe: "Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall'Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro. Rispose: Farò come hai detto. Riprese: Giuramelo! E glielo giurò. Allora Israele si prostrò sul capezzale del letto."

Del resto, anche in latino c'è un collegamento tra "testicolo" dal latino "testis", ossia "testimone", inteso come "testimone di virilità" e l'atto di questi di giurare in un processo.
Da sole, le due lettere "rek" indicano "tenero, delicato, debole, fine, finezza", come in Deuteronomio 28,56.
È evidente che vi è una connessione tra "iarek" e "rek", i genitali delicati e... facili a rompersi... e la parola ebraica che ricorda il benedire, , insomma riguarda qualcosa che ha a vedere con i genitali, quindi con i figli.
Del resto in aramaico le due lettere "bar" riguardano il "figlio", la lettera di "kaf" "palmo di una mano" poi è simile a una coppa, un vaso = (a fine parola), quindi, effettivamente il può alludere ad avere "figli nel vaso = ", promessa che si concretizza con la nascita di figli, e allora è promessa di avere "dentro corpi nel vaso ".
Il benedire può poi ricordare l'atto del padre che nel benedire il figlio pone la destra sulla testa del figlio "dentro la testa nel palmo della mano ".
Nello stesso modo che aveva fatto con Abramo, Dio poi benedì:
  • Genesi 25,11 - Isacco: "Dopo la morte di Abramo, Dio benedisse il figlio di lui Isacco."
  • Genesi 28,13-15 - Giacobbe: "Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: "Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto."
IL "BENEDIRE" NEI SALMI
I versetti che nel libro dei Salmi contengono il termine benedire nei vari tempi, o la parola benedizione sono i seguenti: 3,9; 5,13; 16,17; 18,47; 21,4.7; 24,5; 26,12; 28,6.9; 29,11; 31,22; 34,2; 37,22.26; 41,14; 45,3; 62,5; 63,5; 65,11; 66,8.20; 67,2.7.8; 68,20.27.36; 72,15.17.18.19; 84,7; 89,53; 96,2; 100,4; 103,1.2.20.21.22; 104,1.35; 106,48; 107,38; 109,17.28, 112,2; 113,2; 115,12.13.15.18; 118,26; 119,6; 128,4.5; 129,8; 132,15; 133,3; 134,1.2.3; 135,19.20.21; 144,1; 145,1.2.10.21; 147,13.

Questo benedire scende da Dio verso gli uomini e provoca una risposta di benedizione che sale verso Dio.
Di seguito riporto la citazione solo dei versetti che riguardano il benedire di Dio verso gli uomini, versetti che ho evidenziati in grassetto nell'elenco di cui sopra:
  • Salmi 3,9 - "La salvezza viene dal Signore: sul tuo popolo la tua benedizione." La parola salvezza in ebraico e ieshua' come il nome di Gesù; attraverso di Lui scende la benedizione su tutti i popoli.
  • Salmi 5,13 - "tu benedici il giusto, Signore, come scudo lo circondi di benevolenza."
Ora è da ricordare che "Non c'è, infatti, sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non pecchi." (Qoelet 7,20 richiamato in Romani 3,10. Vedi: Romani 3,10)

L'unico considerato giusto da Dio nell'Antico Testamento è Noè, capostipite di una nuova generazione, figura profetica del Messia che aprirà il via alla stirpe della donna che schiaccerà il capo al serpente secondo la profezia in 3,15.
  • Salmi 21,4.7 - "Gli vieni incontro con larghe benedizioni, gli poni sul capo una corona di oro puro... poiché gli accordi benedizioni per sempre, lo inondi di gioia dinanzi al tuo volto."
La benedizione è la corona sul capo del Messia, Re per sempre.
  • Salmi 24,4-5 - "Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno. Egli otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza."
Solo il giusto otterrà la benedizione in pienezza gli altri che cercano di comportarsi da giusti chiamati da Dio hanno la promessa della benedizione, che si esplicherà con l'avvento del Messia.
  • Salmi 28,8-9 - "Forza è il Signore per il suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato. Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre."
Il suo consacrato il Messia è il pastore che benedice la sua eredità.
  • Salmi 29,11 - "Il Signore darà potenza al suo popolo, il Signore benedirà il suo popolo con la pace."
È Lui, il Messia, che benedirà il suo popolo con la pace come dice il profeta Isaia 9,5: "Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace..."
  • Salmi 37,22.26 - "Quelli che sono benedetti dal Signore avranno in eredità la terra, ma quelli che sono da lui maledetti saranno eliminati... ogni giorno egli ha compassione e dà in prestito, e la sua stirpe sarà benedetta.
La benedizione del Signore garantisce l'eredità della terra promessa.
  • Salmi 45,3 - "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, perciò Dio ti ha benedetto per sempre."
È il Messia, il più bello dei figli dell'uomo, figlio di Dio perché era il fine della creazione come sintetizza San Paolo nella lettera ai Colossesi 1,15-18 "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti..."
  • Salmi 65,10-11 - "Tu visiti la terra e la disseti, la ricolmi di ricchezze. Il fiume di Dio è gonfio di acque; tu prepari il frumento per gli uomini. Così prepari la terra: ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle, la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli."
Nel verbo benedire le prime due lettere sono anche nel radicale BRH che ricorda il verbo usato per "mangiare, dare da mangiare" (2Samuele 12,17; 13,6.10 e 2 Samuele 3,35; 13,5) e anche la "alleanza" la "berit" .
La prima volta che tale parola "alleanza" si presenta in Genesi 6,18, Dio la propone a Noè.
Molto vicino a "alleanza" "berit" è il termine "biriah" (in 2Samuele 13,5.7.10) che sta per un qualcosa da mangiare, quindi, "cibo o alimento".

Ecco che la benedizione è il cibo che da il Signore per i suoi fedeli.
Con questo commento si comprendono meglio quei versetti.
  • Salmi 67,2.7 - "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto... La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio..."
La benedizione porta il suo frutto e il frutto è il Messia e tramite Lui la benedizione scende su tutti gli uomini.
  • Salmi 84,6-7 - "Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente; anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni."
Chi lo cerca con cuore sincero inizia un cammino di conversione che apre a ricevere la benedizione.
  • Salmi 107,38 - "Li benedisse e si moltiplicarono, e non lasciò diminuire il loro bestiame."
Conferma che la benedizione porta il dono di essere prolifici il che implica non solo figli nella carne, ma avere molti figli nella fede come i patriarchi.
  • Salmi 112,1-2 - "Beato l'uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta."
È la stirpe figlia della donna che schiaccia il capo al serpente di cui alla profezia in Genesi 3,15.
  • Salmi 115,12-15 - "Il Signore si ricorda di noi, ci benedice: benedice la casa d'Israele, benedice la casa di Aronne. Benedice quelli che temono il Signore, i piccoli e i grandi. Vi renda numerosi il Signore, voi e i vostri figli. Siate benedetti dal Signore, che ha fatto cielo e terra."
Ancora su benedizione ed essere prolifici.
  • Salmi 128,4-5 - "Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!"
La benedizione del Signore è garanzia di stare per l'eternità nella Nuova Gerusalemme di cui Apocalisse 3,12.
  • Salmi 132,14-15 - "Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l'ho voluto. Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri."
Conferma che nella Nuova Gerusalemme sarà il luogo del suo riposo per sempre e i poveri, gli uomini che hanno sofferto per la sua mancanza vivranno con Lui.
  • Salmi 133,3 - "È come la rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion. Perché là il Signore manda la benedizione, la vita per sempre."
La benedizione sulla Gerusalemme del cielo vale in eterno.
Del pari queste altre due citazioni si riferiscono a tale pensiero.
  • Salmi 134,3 - "Il Signore ti benedica da Sion: egli ha fatto cielo e terra."
  • Salmi 147,12-13 - "Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli."
LA BENEDIZIONE NELL'EBRAISMO
La benedizione di IHWH discende sul popolo solo attraverso i sacerdoti come esplicitamente stabilisce il Signore stesso e ordina a Mosè nel seguente brano del libro dei Numeri: "Il Signore parlò a Mosè e disse: Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: Così benedirete gli Israeliti, direte loro..." (Numeri 6,22-23)

La benedizione prescritta è la seguente: "Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace." (Numeri 6,24-26)

Nella benedizione tre volte si fa presente il nome Signore IHWH.
Due volte viene citato il suo volto "panaiu" e la lettera "pe" lo fa presente.
Il Signore oltre a benedire custodisce e il radicale di "custodire" è .
Questo custodire, di fatto, leggendo i significati grafici delle lettere di è come avere un sigillo col suo nome sulla fronte, "il Nome sulla testa " essere insomma pecora del suo pascolo e come tale si è conservati con cura dal Buon Pastore.
Questo volto di Dio deve risplendere , fare grazia , volgersi verso colui che viene benedetto e concedergli pace .
I cristiani sanno che Gesù Cristo è il volto del Padre.
Lui stesso, infatti, l'asserì nel Vangelo di Giovanni:
  • Giovanni 1,18 - "Nessuno mai ha visto Dio. Il Figlio unico, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato."
  • Giovanni 14,9 - "...Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: mostraci il Padre?"
Negli Atti degli Apostoli nella sua predicazione San Pietro a Gerusalemme al portico di Salomone ebbe a dire agli Israeliti "Voi siete i figli dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità." (Atti 3,25s)

San Paolo conferma che Gesù ha portato sulla terra agli uomini la benedizione di Dio Padre e al riguardo, ad esempio, scrive ai:
  • Romani 15,29 - "...giungendo presso di voi, verrò con la pienezza della benedizione di Cristo"
  • Galati 3,6-11 - "Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede."
  • Efesini 1,3-6 - "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà."
La benedizione sacerdotale, in definitiva, è la concretizzazione per Israele della benedizione fatta ad Abramo e Gesù Cristo, il volto del Padre, l'ha portata a tutti i popoli, tramite la Sua Chiesa, il nuovo Israele di Dio.
Ecco che questa benedizione, allora, spesso è usata anche dai genitori cristiani sui propri figli; il testo di quella benedizione, infatti, conclude il capitolo Numeri 22 con queste parole: "Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò." (Numeri 6,27) e i cristiani fanno parte del nuovo Israele di Dio.

È una promessa perennemente aperta.
Questa benedizione, in effetti, è la trasmissione dell'impronunciabile Nome divino, ossia del Tetragramma sacro IHWH sugli Israeliti che diventano per questo "santi", ossia appartenenti a Lui e si chiama "benedizione sacerdotale", ma il sacerdote, come ho chiarito, è solo un tramite.
Tale benedizione è pronunciata in sinagoga, ogni giorno, ogni sabato o festa.
Il sacerdote si pone davanti l'Arca Santa della sinagoga o "aron", si toglie le scarpe, si fa lavare le mani e canta la benedizione, ovviamente in ebraico.
Si leva le scarpe, perché fa presente il venire invaso dallo Spirito di Dio che deve trasmettere agli astanti.
Essendo presente Dio il luogo diviene sacro e come fece Mosè al roveto ardente il sacerdote, come detto, si deve scalzare (Esodo 3,5).
Le mani poi del sacerdote sono pulite e il palmo delle due mani è quindi senza sporcizia per trasmettere la rettitudine di Dio che passa da quelle mani su chi viene benedetto.


Benedizione sulla tomba di un sacerdote

Il sacerdote nell'atto del benedire si presenta con le mani alzate verso l'assemblea, i pollici riuniti e le dita delle mani unite due a due come si vede scolpito sulla tomba di un sacerdote ebreo morto nei primi dell'ottocento nella foto che presento qui sopra.
Le 4 coppie di dita riunite due a due fanno presente idealmente le 4 lettere del Tetragramma IHWH e il triangolo che si forma come si vede nella foto rappresenta il concetto di Dio con i suoi doni "Keter","Chokmah" e "Binah", ossia corona, sapienza e intelligenza.
Al momento della benedizione gli astanti si coprono la testa con lo scialle da cerimonia, il "Tallit", in quanto la benedizione implica proprio la presenza del volto di Dio che disse a Mosè in Esodo 33,20: "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo".
Le mani del sacerdote che benedicono sono come una grata attraverso cui Dio guarda il fedele e l'anima di questi viene ristorata, simile per allegoria a quanto espresso nel versetto 2,9 del Cantico dei Cantici: "L'amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate", per cui il muro sarebbero le spalle del sacerdote e le inferriata le sue mani.
Con tale benedizione i genitori benedicono i figli il venerdì sera all'inizio dello "Shabbat" e i rabbini benedicono lo sposo e la sposa sotto il baldacchino, detto "kuppah", e i ragazzi e le ragazze rispettivamente al "Bar" e alla "Bat Mitzvah".

Vi sono poi nell'ebraismo benedizioni liturgiche che iniziano in genere con "Benedetto sei Tu nostro Signore, re del mondo...
Chi le ascolta usa dire dopo il nome di Dio "Benedetto Egli sia e benedetto sia il Suo Santo Nome" e alla fine si dice "Amen".
Le benedizioni più importanti sono quelle:
  • previste nella liturgia sinagogale;
  • sui cibi e le bevande con cui si ringrazia Dio, fonte del sostentamento;
  • recitate prima di compiere delle "mitzvot".
Vi sono poi benedizioni per il pericolo scampato "birkat ha gomel" esempio dopo la traversata del mare o del deserto, la liberazione da una prigionia e per la guarigione da una malattia, dopo la nascita di un bambino.

Vi sono poi benedizioni per ogni occasione per ogni atto che si compie la mattina nell'alzarsi fino a quando si vede un arcobaleno.
La recitazione di benedizione prima e dopo il pasto sono obbligatorie e trovano il loro fondamento in Deuteronomio 8,10: "Mangerai, sarai sazio e benedirai il Signore, tuo Dio...", del resto mangiare senza ringraziare Dio, re del mondo, sarebbe una appropriazione indebita come rubare del cibo.

L'intero capitolo Numeri 6 l'ho riportato decriptato in " Gesù il virgulto, il germoglio di Davide" e i 6 versetti che riguardano la benedizione sacerdotale sono i seguenti:

Numeri 6,22 - A portarsi fu in aiuto. Da cibo si recò nel mondo Dio per salvare dal serpente, origine dell'essere ribelli.

Numeri 6,23 - La Parola di Dio, l'Unigenito, entrò in un corpo per rifiutare il serpente. Il Figlio fu a portargli il rifiuto a vivere in un corpo. Per spengerlo scelse, dentro un corpo, la rettitudine di recare. Venne in un figlio a stare in Israele. Da primogenito tra i viventi si portò. La potenza entrò nella madre.

Numeri 6,24 - E dentro la casa di un capo retto così il Signore si recò; era (infatti) il custode (di quella casa) un retto.

Numeri 6,25 - Fu del primogenito nel corpo il Signore, nella persona fu a recare la divinità, fu così a recare a esistere la grazia della rettitudine.

Numeri 6,26 - Fu una luce, per quel primogenito, a esistere nel mondo. Recò nel mondo, il Verbo, l'energia. Fu a recare la divinità. Fu la rettitudine a portare. Fu a sorgere il Re che della risurrezione reca la potenza ai viventi.

Numeri 6,27 - E, risorto in vita, si porterà quel primogenito dalla croce e con la risurrezione dai viventi spazzerà il serpente che vi abita. L'angelo ribelle che ci sta, sarà bruciato nei corpi dalla divinità. Portati a incontrare saranno il Padre con il corpo i retti viventi.

NEI VANGELI: VENITE, BENEDETTI DAL PADRE MIO
Vediamo come nei Vangeli è citato il benedire e i termini a questo collegati per percepire qualche ulteriore apertura sul concetto secondo il pensiero di Gesù.
Indico con commenti i versetti dei Vangeli ove ricade il termine col benedire.

Vangelo di Matteo
Matteo 14,19 - In occasione del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci viene detto "E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini." (Matteo 14,19-21; Marco 6,41 e 8,7; Luca 9,16)

Gesù evidentemente da buon ebreo recitò la benedizione, in quanto, l'ebreo osservante recita una benedizione per ogni atto della vita e in particolare prima di prendere del cibo.

Matteo 21,9 - Si è al momento dell'episodio dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme ove da molti, osannanti, viene accolto come Messia, l'atteso Figlio di Davide: "La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!" (Marco 11,9; Luca19,38) ove è citato il Salmo 118,26, "Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore..."

"baruk habb'a beshem IHWH"
"berakenukoem mibit IHWH"

Il Figlio di Davide è peraltro che doveva venire secondo la profezia per Giuda contenuta nelle benedizioni di Giacobbe in Genesi 49,10: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli."

Una decriptazione col metodo di "Parlano le lettere" di Salmo 118,26 fornisce questo pensiero:

Dentro un corpo si riporta la rettitudine nel mondo ad abitare . Il Padre l'ha accesa in un vivente . Dal Signore per la benedizione () anelata () tra i viventi dentro è stato prescelto ; sarà dal mondo a recarli fuori .
Sotto l'aspetto delle icone delle lettere ebraiche definisco immagine della rettitudine la lettera "kaf" = .
La rettitudine, infatti, può essere pensata come l'essere lisci, senza peli, intonsi, come il palmo della mano, pulita e netta, simile all'interno di un vaso pregiato appena uscito dal forno del vasaio.
Del resto quando in Genesi 2,7 "il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" per quel "plasmò" il testo in ebraico della Torah scrive "iitsoer" e il radicale è proprio il verbo specifico che descrive l'operare di un vasaio che "è a tirar su un corpo ".

Ora il vaso dell'uomo che contiene il suo spirito che, quindi, era pulito e netto come uscito dalla mano del Vasaio, fu inquinato per effetto del maligno e tutto fu a scapito della nettezza interna, la rettitudine, che fu persa all'origine per il peccato appunto detto originale.

Questa rettitudine è riportata in dono dal Messia il "Benedetto" che "dentro i corpi riporta la rettitudine " e benedice in quanto è l'Unico, come Maria sua Madre, "dentro un corpo retto ".

Matteo 23,39 - Il versetto del Salmo 118,26 che cantava la folla osannando Gesù che su un asinello entrava in Gerusalemme viene nuovamente citato, questa volta da Gesù stesso, profilando il ritorno nella gloria in cui si compirà quanto promesso: "Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è lasciata a voi deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più, fino a quando non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! " (Matteo 23,37-39; Luca 13,35)

Matteo 25,33 - Siamo al momento in cui Gesù presenta una parabola sul giudizio finale in cui il "Figlio dell'uomo" verrà nella gloria e I benedetti dal Padre gli staranno alla sua destra. Questi benedetti e sono quelli che hanno aiutato il Figlio dell'Uomo, e i suoi fratelli nella carne, infatti: "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi." (Matteo 25,31-36)

Matteo 26,26 - Siamo all'istituzione del sacramento dell'Eucaristia durante l'ultima cena quando Gesù istituisce la nuova alleanza nel suo sangue.
La rituale benedizione sul pane viene ad assumere un significato nuovo È il momento in cui concretamente Gesù, il "Benedetto" dal Padre passata la rettitudine che è nella propria persona, corpo e sangue del Signor Gesù, ai discepoli che di fatto benedice, per riversarla poi tramite la Chiesa a chi vorrà riceverla.
Benedire in pratica è far "mangiare () la rettitudine ", il che equivale a mangiare l'essenza che come cibo viene da un uomo veramente retto: "Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono, dei peccati." (Matteo 26,26-28; Marco14,22; Luca 22,19 non dice "recitò la benedizione", ma "rese grazie")

Vangelo di Marco
Cito soltanto i versetti relativi al benedire che non hanno paralleli in Matteo.

Marco 10,15-16 - "In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso. E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro."

Forse perché il Regno dei Cieli deve essere accolto come da essere rinato. Non sappiamo quale parola Gesù abbia in aramaico per "bambini": in ebraico si parla di bambini da poco nati a dopo svezzati come "iloed" altrimenti come "taf" .
Il fatto che Gesù li prendeva tra le braccia fa venire in mente una lettura possibile del termine "sono al Potente in mano " e di come "amati dal Verbo ".

- Marco 14,61 - Durante il processo di Gesù nel sinedrio, il sommo Sacerdote cita il "Benedetto", infatti: "...egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? Gesù rispose: Io lo sono. E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo."

Il "Benedetto" nell'ebraismo è un nome che viene dato a IHWH per evitare di dire il suo Nome ineffabile.
Recita, infatti, il Salmo 72: "E benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen."

Vangelo di Luca
Cito soltanto i versetti relativi al benedire che non hanno paralleli in Matteo.

Luca 1,42 - Maria, dopo aver detto "si" al concepimento di Gesù, da Nazaret in Galilea, andò in Giudea a trovare, secondo la tradizione a Ain Karem a 8 km di Gerusalemme, la cugina Elisabetta, moglie del sacerdote Zaccaria, che l'angelo aveva detto essere incinta; infatti, tre mesi dopo assistita da Maria da Elisabetta nascerà Giovanni detto il Battista. All'arrivo di Maria, "Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?" (Luca 1,41-43)

Lo Spirito Santo suggerisce a Elisabetta che il futuro frutto del grembo di Maria sarà "Il Benedetto", quindi Lei, Marie, è la Benedetta, la madre del Benedetto.

Luca 1,64.68 - Nasce Giovanni il Battista, finalmente Zaccaria il padre può parlare di nuovo e le prime parole sono di benedizione a Dio con il Cantico del "Benedictus" che acclama al Benedetto che è venuto a redimere gli uomini. "Egli (Zaccaria) chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome. Tutti furono meravigliati. All'istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: Che sarà mai questo bambino? E davvero la mano del Signore era con lui. Zaccaria, suo padre, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo..." (Luca 1,62-68)

Luca 2,27.34 - Rispetto all'antico Antico Testamento dove solo Noè in pratica è detto giusto, nei Vangeli i giusti dichiarati tali e chiamati per nome oltre Gesù in Luca 23,47 sono il giusto Abele, dichiarato tale da Gesù stesso in Matteo 24,35, Giuseppe in Matteo 1,19, Zaccaria ed Elisabetta in Luca 1,56, Simeone in Luca 2,25. "Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione e anche a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori." (Luca 2,25-35)

Simeone, il cui nome significa "Dio ha ascoltato" che rappresenta l'antico Israele riconosce la venuta del Benedetto e che la Sua famiglia, la Santa famiglia di Nazaret è benedetta.

Luca 6,27-28 - "Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male."

L'amore al nemico è tema legato strettamente alla benedizione, perché Dio non manda il suo Figlio Benedetto solo per i buoni e i giusti ma soprattutto per gli uomini che gli sono nemici.

Dice, infatti, Gesù "Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori." (Matteo 9,13)

Luca 13,35-36 - Gesù profetizza la conversione degli ebrei alla fine dei tempi al suo ritorno, ossia alla venuta del "Benedetto" nella gloria. "Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! "

Luca 24,28-32 - Siamo all'episodio detto "dei discepoli di Emmaus", ecco che "Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?"

Lo riconobbero alla frazione del pane.

Alla fine del Vangelo di Luca, al momento dell'Ascensione, Gesù benedice tutti i suoi discepoli. che saranno la Chiesa nascente.
Questi dovranno poi evangelizzare.
La benedizione evidentemente vale come programma efficace perché risultare prolifici, facciano frutto e si moltiplichino.
Questa promessa come sappiamo bene che si compirà con la discesa dello Spirito Santo, che discese sulla Chiesa nascente dieci giorni dopo nella Pentecoste.

Luca 24,30-31 - "Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo."

Vangelo di Giovanni
Nel Vangelo di Giovanni l'unica volta che si trova una parola come "Benedetto" è in occasione del racconto dell'entrata di Gesù a Gerusalemme accolto come Messia dagli apostoli che inneggiano con "Benedetto colui che viene..."
Per tre volte invece si trova che Gesù rese grazie:
  • Giovanni 6,11 - in occasione del miracolo della moltiplicazione dei pani, "Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano."
  • Giovanni 6,21 - viene ricordato il precedente episodio, "Altre barche erano giunte da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie."
  • Giovanni 11,41 - in occasione del miracolo della risurrezione di Lazzaro, "Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato."
Il rendere grazie si trova nel Salmo 118,19 quando recita "Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore." ove quanto in grassetto è "'odeh Iah" che in effetti significa "a motivo di IaH".

CHIAMATI PER ESSERE BENEDIZIONE
Il contrario di benedire ovviamente è maledire.
Se Dio, che tutto può, non volesse una certa realtà per Lui sarebbe stato sufficiente non crearla; allora che senso avrebbe crearla e poi maledirla?
Eppure una maledizione certa è stata da Lui proclamata nei riguardi del serpente, in cui era incarnato evidentemente un angelo ribelle, il Lucifero della tradizione.

Ciò Dio lo fece quando in Genesi 3,14 disse al serpente: "Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto ("'arur" ) ...per tutti i giorni della tua vita.", quindi per il sempre di lui, senza possibilità di rimedio.
Anche all'uomo in Genesi 3,17 disse: "...maledetto ("'arurah" ) sia il suolo per causa tua!", ma non la persona, la maledizione ci fu soltanto per il serpente.

Per l'uomo da parte di Dio, invero, ci fu solo la costatazione anticipata delle difficoltà che avrebbe incontrato sulla terra avendo perduto, rifiutandola, la certezza della finalità della propria esistenza in vita.
Del resto, il "negativo", il "non essere", Dio evidentemente l'aveva pensato per un tempo, quindi destinato alla fine, perché doveva garantire la libertà all'uomo della possibilità di una scelta.

Il verbo ebraico per "maledire" usato in Genesi 3,14 e 17 ha il radicale e, tenuto conto che ''luce'' in ebraico è "'or" = , con i segni delle lettere quel radicale pare indicare che il maledetto del suo corpo nella luce rimane solo un corpo senza luce e "maledetto" "'arur" sia da leggere "la luce si porti (via) dal corpo ".

Lucifero era un angelo portatore di luce e perse il suo splendore e divenne opaco, rossastro, come un tizzone di brace, destinato a spengersi, del pari, l'umanità perse il suo vestito di gloria.
(Vedi: "Tempo-eternità" e "Il vestito d'Adamo")

Con la ribellione nei riguardi di Dio ovviamente l'uomo ha perduto l'illuminazione che viene da Lui.
Dice il profeta Isaia 60,2a, "...ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni".
Solo una nazione aveva ricevuto la rivelazione del Dio Unico, Israele, come del resto lo stesso Isaia in 60,2b asserisce, "ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te". infatti, Isaia, infatti, inizia il capitolo 60 con "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te."

I versetti da 1 a 10 di Isaia 60 li ho presentati decriptati in "Personaggi enigmatici. I Magi incontrano il Messia" e in Appendice presento decriptati con le stesse regoli gli altri 12 versetti.

Altri radicali di verbi usati in ebraico per maledire sono:
  • esempio in Numeri 22,11 e 17, come dire divenga "leggera la tua potenza ";
  • esempio in Isaia 65,20, come dire, sei da vomitare, ossia sei un vomito vale a dire proprio quanto c'è "nello stomaco dentro ";
  • esempio in Deuteronomio 29,19 e 20, come dire "l'origine della potenza ti esca ".
Se si va a verificare quante volte nella Bibbia si trova tradotto in italiano "maledire, maledetto, maledizione e simili" si trova 200 volte, di cui 73 nella Torah, comunque 182 volte nell'Antico Testamento, ma solo 18 volte nel Nuovo Testamento, ma ben 8 di tali 18 frequenze sono un richiamo a maledizioni presenti nell'Antico Testamento come in:
  • Galati 3,10 - (2 volte) ove è citato Deuteronomio 27,26, "Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterla in pratica!"
  • Galati 3,13 - (3 volte) ove è citato Deuteronomio 21,23, "...l'appeso è una maledizione di Dio."
  • Romani 3,14 - ove si cita Salmo 10,7 "la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza."
  • Marco 7,10 e Matteo 15,4 - ove è citato Esodo 21,17, "Colui che maledice suo padre o sua madre sarà messo a morte."
Queste frequenze nettamente a sfavore dell'Antico Testamento dimostrano come l'avvento della benedizione di Gesù Cristo annunciata dal Nuovo Testamento ha annullato ogni maledizione.
Si può poi anche ritenere che varie parti dei libri della tradizione ebraica risentono di problemi umani di difesa della comunità dai popoli stranieri e di una visione radicale che verrà smontata dalla misericordia portata dal cristianesimo.

Si pensi, ad esempio, all'annotazione che si trova in Giovanni 7,47-49 in cui è asserito che "...i farisei replicarono loro: Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!"

Del resto il libro dell'Apocalisse in 22,3 nella visione della Nuova Gerusalemme profetizza: "E non vi sarà più maledizione."
Proviamo a vedere le altre citazioni di maledire che si trovano nel Nuovo Testamento:
  • Matteo 25,41 - Nella parabola del giudizio finale in cui da Dio saranno divise le pecore dai capri Gesù dice: "Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli."
  • Marco 11,21 - "Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: 'Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato'" non portava frutti, ma come dice in Marco 11,13 non era stagione; quella maledizione che pare illogica, in effetti poiché tra i due episodi del fico è introdotto l'episodio della cacciata dei venditori dal Tempio potrebbe essere interpretata, come costatazione che l'ebraismo ormai non portava frutti.
  • Luca 6,28 - "...benedite coloro che vi maledicono..."
  • Romani 12,14 - "Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite."
Queste ultime due citazioni, peraltro, concordi, esprimono chiaramente il vero spirito del cristianesimo in cui fu profondamente radicato lo spirito dell'amore profuso da Cristo.
Vi sono poi due citazioni che sono chiare spiegazioni e monito per tutti.

La prima citazione, sulla lingua irrefrenabile dell'uomo che spesso dimostra la schiavitù dell'uomo stesso per l'aver mangiato di un albero che produce frutti ambigui del bene e del male, è la seguente: "La lingua nessun uomo la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. È dalla stessa bocca che esce benedizione e maledizione. Non dev'essere così, fratelli miei! Forse la sorgente può far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? Può forse, miei fratelli, un fico produrre olive o una vite produrre fichi? Neppure una sorgente salata può produrre acqua dolce." (Giacomo 3,8-12)

La seconda citazione, in 1Pietro 3,9-14 riguarda la condizione dell'uomo vecchio che fugge dalla conversione e dalla grazia di Cristo profusa nel battesimo per cui resta un essere inquinato dal serpente, figli di maledizione, ossia stirpe del serpente di cui in Genesi 3,15.

La citazione è la seguente: "Il Signore sa liberare i pii dalla prova e serbare gli empi per il castigo nel giorno del giudizio, soprattutto coloro che nelle loro impure passioni vanno dietro alla carne e disprezzano il Signore. Temerari, arroganti, non temono d'insultare gli esseri gloriosi decaduti, mentre gli angeli, a loro superiori per forza e potenza, non portano contro di essi alcun giudizio offensivo davanti al Signore. Ma costoro, come animali irragionevoli nati per natura a essere presi e distrutti, mentre bestemmiano quel che ignorano, saranno distrutti nella loro corruzione, subendo il castigo come salario dell'iniquità. Essi stimano felicità il piacere d'un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione!" (1Pietro 3,9-14)

I "figli di maledizione", in definitiva sono "la razza di vipere" di cui dice:
  • il Battista in Matteo 3,7 e in Luca 3,7;
  • Gesù in Matteo 12,34 e 23,33.
APPENDICE - DECRIPTAZIONE ISAIA 60,11-22
Nel libro del profeta Isaia, nel cosiddetto Trito-Isaia (capitoli 56-66), scritto da anonimi che si rifacevano alla scuola di quel profeta dopo il ritorno dall'esilio babilonese, si trova una profezia sulla futura pienezza della città di Sion, poi ripresa dal libro dell'Apocalisse nella visione della Nuova Gerusalemme.
In pratica con questa la benedizione del Signore, moltiplicatevi e fate frutto, sarà attuata appieno.
Riporto il testo C.E.I. di Isaia 60,11-22.

Isaia 60,11 - Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti e i loro re che faranno da guida.

Isaia 60,12 - Perché la nazione e il regno che non vorranno servirti periranno, e le nazioni saranno tutte sterminate.

Isaia 60,13 - La gloria del Libano verrà a te, con cipressi, olmi e abeti, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi.

Isaia 60,14 - Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno Città del Signore, Sion del Santo d'Israele.

Isaia 60,15 - Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l'orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni.

Isaia 60,16 - Tu succhierai il latte delle genti, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe.

Isaia 60,17 - Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia.

Isaia 60,18 - Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte.

Isaia 60,19 - Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore.

Isaia 60,20 - Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto.

Isaia 60,21 - Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria.

Isaia 60,22 - Il più piccolo diventerà un migliaio, il più insignificante un'immensa nazione; io sono il Signore: a suo tempo, lo farò rapidamente.

Presento a titolo esemplificativo la dimostrazione della decriptazione del versetto Isaia 60,18.

Isaia 60,18 - "Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte."




Il Potente in un uomo vive in azione da testimonio della violenza . Dentro la terra la rettitudine al demonio reca . Della speranza (sorge il Figlio ) dentro per chi cammina il prodotto si è così portato . Si chiamerà Gesù ; nella prigione si porta tra gli uomini . È così a portare il fuoco al nemico , l'esistenza retta alla stoltezza .

Ed ecco la decriptazione tutta di seguito dei 12 versetti.

Isaia 60,11 - E per liberare si reca col fuoco dal nemico. E la retta perfetta esistenza che in aiuto è recata ai viventi. A recidere sarà il serpente dal mondo, Il 'no' è in pienezza in cammino in un corpo portatogli. Dal serpente esce in casa, gli è originato da Dio. È il vigore a esistere del Potente ai popoli. La Madre porterà il Re. Sarà al mondo consegnato, portato in cammino per stare dai viventi.

Isaia 60,12 - Così sarà al mondo in cammino. Porterà la forza a uscire ai viventi per la vita del serpente spegnere. Da Donna in un corpo il 'no' gli esisterà. Il servo porterà, cosi a esistere del Padre la mano che porterà il bastone a uscirgli sul dorso. È la Madre che chiusa nel corpo dentro sta una spada per portargliela.

Isaia 60,13 - Così dentro porta per aiutare nel mondo il Potente ad abitare. Il Figlio di Dio è in modo retto a esistere, in una casa portato. Un padre un povero ha scelto per proteggerlo. Di partorire reca il segno la Donna, porta nel corpo colui che è l'Uno, reca la Potente Parola dell'Unico. In un corpo la vita a sorgere per i viventi. Il Santo è a condotto ai viventi. A versarlo lo porterà la Madre che nel del corpo ha rivelato che è iniziato il peso (essendo incinta).

Isaia 60,14 - E al mondo in cammino si porta Dio. L'Essere si è così abbassato, il Figlio è in vita da dei miseri retti. Si porta nel mondo una luce da segno. Per annunciarlo si reca in vista a chi cammina. La Parola si porta finalmente col corpo a rivelare l'esistenza della rettitudine. Da una sposa, in vita, bello giù si è così portato al freddo. Inizia a portarsi a chi cammina in vista col corpo il Signore. Giù è stata portata l'energia della santità in Israele.

Isaia 60,15 - Sotto nel mondo si è portato finalmente così in vista. Questi si porta da casa al mondo ed a sorgere l'energia porta dell'Unico. In campo si porta, inizia a essere inviato in azione portato in una casa di un povero uomo che è retto. Dal serpente in cammino l'Unigenito reca l'energia in un fanciullo che i viventi a salvare si porta. Dal demonio si reca, in corpo si porta ad abitare.

Isaia 60,16 - Ed è stato inviato, versato finalmente alla prigione del serpente. Dentro in cammino portato è stato dalla Madre. Si porta dal demonio da vivente. Dal serpente così c'è un uomo che è puro. A portare è la conoscenza completa. Così è 'Io sono' il Signore, il salvatore per ardere nel cammino il primo serpente, per affliggerlo. In un pozzo è in azione per rovesciarlo dentro.

Isaia 60,17 - Finalmente lo spavento al serpente completamente gli inizia a casa; è l'Unigenito! Questi in campo da casa portato per finirlo chiuso totalmente al mondo dentro ad un corpo per colpire il 'no'. Da casa è stata dell'Unico dal trono la Parola portata. Sotto esce l'albero che è della Vita. L'energia racchiude della risurrezione dalla croce. La porta ad indicare agli spaventati del mondo. Dal Padre inviato è stato alla Madre il Figlio. Questi la potenza reca della risurrezione dei morti. È a punire l'oppressione. La pace reca con lo splendore a ri-sorgere con l'esistenza di una retta della giustizia.

Isaia 60,18 - Il Potente in un uomo vive in azione da testimonio della violenza. Dentro la terra la rettitudine al demonio reca. Della speranza (sorge il Figlio ) dentro per chi cammina il prodotto si è così portato. Si chiamerà Gesù; nella prigione si porta tra gli uomini. È così a portare il fuoco al nemico, l'esistenza retta alla stoltezza.

Isaia 60,19 - Il 'no' dell'Unico è uscito. È al mondo in cammino il testimonio in campo sorto, per liberare dal serpente si porta col corpo. Si è portato tra i viventi per reciderlo. Inviato per guarire è i corpi dall'infermare. Si è l'Unigenito gettato in cammino; col bastone in campo è uscito dal serpente così il Signore. Il 'no' gli porta dal corpo un fanciullo la Madre, gli reca la maledizione. Sarà la rettitudine il serpente a finire glorificando in croce un retto.

Isaia 60,20 - Al serpente nemico reca l'inizio della rovina. Sorge da un vivente un fuoco per ardere chi si è nei corpi nascosto. Così il serpente l'Unigenito è a togliere via con la rettitudine. È una calamità a esistergli. Nel mondo è uscita al serpente. Con la rettitudine il 'no' reca col corpo al perverso per strapparlo via, perché (per questo è stato) portato in un vivente ad esistere dal Padre in cammino.

Isaia 60,21 - Si porta in azione dai viventi così alla vergogna. All'insidia sorge dal serpente perverso. Con la Madre è, alla (ri)conquista si portano della terra. Inviato al nemico, ai viventi la carità in azione reca in seno per illuminare il mondo. È d'aiuto; dall'esistenza il serpente al mondo finirà, soffiato via dai corpi.

Isaia 60,22 - Nel mondo si versa l'amore, che l'energia è dell'Essere. Il Potente Dio la Parola lo porta nel mondo. Giù si vede essere col corpo il Potente, in cammino. Si reca nell'esistenza l'albero che porta la Vita. Dall'Unico inviato è il Signore, dentro al tempo. Esce dall'Unigenito la vita. Sorge l'energia al mondo.

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