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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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PROFEZIE DA SCRUTARE
San Paolo in 1Corinzi 10,1-6 riassume la storia di salvezza d'Israele narrata nella Torah come un battesimo, "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi..."

Un evento con una teofania analoga che aprirà il cielo ci sarà al battesimo di Gesù, il nuovo Israele, e di questo poi parleremo.

Quelle nubi forse alludono a dove "a cantare () gli angeli stanno ", visto che può riguardare anche il cantare e in tal senso è usato in 1Samuele 18,7, in Esdra 3,11 e nel Salmo 119,172.
Quel simile a figlio d'uomo, in aramaico, "kebar 'oenash" poi è particolare rispetto al "Figlio dell'uomo" "ben 'adam" che in questa forma in ebraico si trova ripetuto 90 volte nel libro del profeta Ezechiele vissuto al tempo dell'esilio dei giudei a Babilonia nel VI secolo a.C..

Il libro omonimo, con 13 visioni divine in cui cieli si aprono e ogni volta indica il tempo dall'inizio dell'esilio, inizia proprio in questo modo: "Nell'anno trentesimo, nel quarto mese, il cinque del mese, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del fiume Chebar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine." (Ezechiele 1,1) e subito è proposta la teofania di un carro di fuoco per cui il pensiero va a quello che porta in cielo di Elia (2Re 2,11).
(Vedi: "Il carro di fuoco d'Ezechiele: UFO e/o macchina del tempo?" con Ezechiele 1,1 - 2,9 decriptato)

Quel carro, detto la "merkabah", poteva andare in ogni direzione e portava la figura di un essere con sembianze umane stava ad annunciare la fine dell'esilio e la possibilità di ritorno degli esuli nella Terra Promessa ai loro padri.
Al tempo di sofferenza d'Israele, per mancanza d'autonomia (II secolo a.C.), il messaggio di speranza di Ezechiele lo ripropose Daniele che accese l'attesa escatologica dell'avvento del regno messianico con la profezia al capitolo 9 detta delle 70 settimane di anni, preceduta dalla visione (capitolo 7) del Vegliardo e del Figlio dell'uomo. (Il libro, detto di Daniele, come quello di Ezechiele si riferisce a vicende dell'esilio babilonese, ma è ritenuto opera scritta solo nel II secolo a.C. e attribuita a un certo Daniele, figura di un giudice saggio citato in alcuni testi ugaritici; prova indiretta di ciò è che nella Tenak il libro di Daniele è inserito tra degli altri scritti e non nella parte dei profeti.)

Lungo il fiume Chebar (citato 8 volte in Ezechiele), ramo di collegamento tra i fiumi Tigri ed Eufrate, nei villaggi che vi s'affacciavano era stata insediata la gran parte degli esuli del regno di Giuda deportati (1° deportazione 6 marzo 597 a.C. e 2° del luglio-agosto 587) al tempo della caduta Gerusalemme in mano all'esercito babilonese del re Nabucodonosor, ed evidentemente era "il vaso dei figli " del resto dell'Israele di Dio, i pochi che allora riconoscevano IHWH per loro Padre, come lo definisce Isaia in 63,16b "Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore".

Quel "kebar" è formato dalle stesse lettere che in aramaico usa Daniele in 7,13 per dire "simile a un figlio d'uomo", il , "kebar 'oenash" che letta in altro modo usando il significato grafico delle lettere, annuncia:

  • l'arrivo "della rettitudine in un figlio d'uomo ";
  • questo "retto figlio , Unigenito , invierà la risurrezione ".
Con Lui perciò c'è il carro di fuoco per il ritorno finale a Lui dell'umanità tutta intera che entrando nel suo corpo glorioso sarà trasferita nei cieli ormai aperti.
Ecco che quel testo di Daniele proprio perché è in aramaico è una perla rara essendo al tempo di Gesù parole comprese da tutto il popolo che parlava quella lingua, mentre l'ebraico, usato nelle liturgie sinagogali, era ben noto solo ai dotti; per gli altri c'erano i "targum", traduzioni delle Sacre Scritture in aramaico.

In "Il Dio Vivente" ho tra l'altro riportato decriptato il capitolo 7 del profeta Daniele e qui ecco la decriptazione di quei due versetti sul Messia, infatti:

Daniele 7,13 - Alla prigione di questi uscì, al mondo in un'arca chiuso, per colpirlo si portò all'esistenza di notte. Fu l'Unico a recare l'Unigenito nel corpo, portò in azione in un seno l'energia, inviato fu dal cielo, la rettitudine col Figlio in un uomo. Lui si portò dall'eternità, nel tempo fu versato all'esistenza, si portò dai viventi e inizio in un vivente il cuore ad uscire e lo versò, nel sangue portò l'essere, per la guerra portare nel mondo ad esistere.

Daniele 7,14 - Porterà al serpente a esistergli in casa un fuoco potente nel cuore, l'energia recherà, sarà a versarli dal corpo, li porterà ai viventi in cammino e li recherà a tutti i popoli. Nei viventi sarà il peccare che c'è nei corpi bruciato. L'energia che c'è del primo serpente uscirà. Sarà tagliato a pezzi ed estirpato, nei cuori l'energia entrata brucerà il serpente, dai cuori lo scalzerà dei viventi. Alla porta sarà il serpente, l'Unigenito lo porterà per sempre ad uscire, e dal regno fuori lo sbarrerà; il serpente verrà completamente distrutto.

Del resto Gesù l'aveva detto:
  • Giovanni 5,39-47 - "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono propri esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita... Se credeste, infatti, a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?"
  • Matteo 10,34 - "Non crediate che sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada."
  • - Luca 12,49 - "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!"
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