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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'AGNELLO CON LE CORNA
Nel libro dell'Apocalisse al 5,6 è inneggiato a chi apre il libro sigillato con 7 sigilli, descritto come "un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra."


Quelle corna sono come gli irraggiamenti di luce che apparivano sulla sua testa di Mosè (Esodo 34,29) dopo che aveva parlato col Signore Dio, infatti, raggio e corno sono rispettivamente "qaren" e "qoeroen" provenienti dallo stesso radicale di "irraggiare" e "essere con le corna", le cui lettere possono significare "rovesciano dalla testa energia ".
Nello stesso libro dell'Apocalisse si legge dei sette angeli che avevano le sette trombe da suonare prima della fine, le trombe del giudizio.
Ora, questo "giorno del giudizio" prende certamente spunto dall'idea del tempo particolare che l'ebraismo vive a "Rosh haShanah", il capodanno religioso ebraico che usano per il calcolo dell'anno sabbatico e del giubileo.

Nella Torah, in Levitico 23,24, nel settimo mese - Tishri - lo "shofar" è usato per proclamare Rosh haShana è chiamato "giorno del suono dello Shofar" - "Yom Terua'h", e dai rabbini anche "giorno del giudizio" - "Yom ha-Din", quando il Signore giudica e, se trova un ravvedimento adeguato, perdona i peccati dell'anno di ciascuno; i "midrashim" dicono, infatti, che Dio siede sul trono con i libri e ogni singola persona viene presa in esame per decidere se meriti il perdono, ma la decisione sarà ratificata solo in "Yom Kippur" dopo 10 giorni di penitenza, che ciascuno trascorrere al meglio ricucendo i torti fatti.

Ecco che esce il corno d'ariete, lo "shofar" che è il collegamento alle sette trombe del giudizio, ai setti sigilli del libro e alle sette corna dell'Agnello.
(Lo "shofar", è usato anche per annunciare la luna nuova e le feste solenni (Numeri 10,10; Salmo 81,4), per proclamare l'anno del Giubileo (Levitico 25;8-13) D'altronde ogni agnello se non è sacrificato diventa un ariete dotato di corna e Gesù, agnello senza macchia, pur se immolato, risorto nella gloria è ariete, "'ail" , quindi, con le corna, è Lui "il primogenito è del Potente " e da Lui al serpente provengono i 7 "'ai" ossia i "guai" di cui alla stessa Apocalisse per 14 volte (3 volte in 8,13 poi 2 volte in 9,12; 11,14; 18,10.16.19 e 1 volta in 12,2).

Questa tensione su un agnello e sulle corna di un ariete viene dall'Antico Testamento con l'ariete impigliato con le corna in Genesi 22, offerto da Dio in sostituzione di Isacco che Abramo stava per sacrificare e che fu sacrificato al suo posto.

In Esodo 12 si dice poi del sangue dell'agnello pasquale che fu posto come segno sulle case degli Israeliti e furono saltate dall'angelo della morte che uccise invece i primogeniti egiziani nella 10a piaga.
È, allora, da ritenere che l'idea del sangue dell'agnello posto sulle case degli israeliti abbia per motore proprio l'episodio del sacrificio d'Isacco, peraltro, precedente come tempistica, per indicare che quelli che vi abitavano erano figli di Abramo, discendenti d'Isacco che fu salvato dal Signore per la loro fede.

Nel versetto Genesi 22,13, infatti, si trova: "Abramo alzò gli occhi e vide un ariete ("'ail" ) impigliato con le corna () in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete ("'ail" ) e l'offrì in olocausto () invece del figlio Isacco."

Di quell'olocausto restarono le corna il cui suono gli Israeliti chiamano "shofar" e lo fanno risuonare come tromba con un foro sulla punta per "ricordare" al Signore i meriti e soprattutto la fede del loro padre Abramo e del figlio Isacco.
Gesù stesso lo ricorda quando in Giovanni 8,56 disse: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia."

Era profezia del sacrificio di Cristo che ha salvato tutti gli uomini facendosi agnello, innalzato (è come olocausto ) sulla croce, ma risorgendo da ariete di Dio ha distrutto la morte, ha abbattuto le mura del male e al comando della sua voce, il suono finale dello "shofar", recherà la risurrezione a tutti.

Le lettere di "ha" - "shofar" - parlano del suono della sveglia mattutina in un accampamento militare, infatti, all'uscita "del sole - luce si porta con la bocca da un corpo (la tromba)", ma le lettere in "shofar" sono radicale di un verbo usato solo 4 volte nella Tenak (in Giobbe 9,17 e Salmo 139,11) di cui due proprio nella profezia del libro della Genesi, versetto 3,15: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe questa ti schiaccerà ("ishupek" ) la testa e tu le insidierai ("teshupanu" ) il calcagno".
(Si trovano pure nel nome di un animale "ieneshuf", gufo o barbagianni, in Levitico11,17, Deuteronomio 14,16 e Isaia 34,11; di questo ultimo si veda versetto decriptato in Appendice.)

Lo è un "attaccare" mordendo come dicono le lettere, "fuoco - bruciore recare con la bocca "; ecco che lo "shofar" realizza la profezia "ti attaccherà la testa e tu le attaccherai il calcagno" quando il designato, l'erede prescelto, il primogenito della stirpe della Donna reca il finale attacco alla testa del serpente per cui la stessa risurrezione di Cristo è suono di tromba, un "bruciore portato dal Verbo al corpo " del serpente.

Il "Kerigma", l'annuncio del Cristo morto e risorto, infatti, è come il suono di tromba da parte di un araldo e arreca gravi danni al serpente e alla sua stirpe, perché porta al "battesimo" di fuoco e lo Spirito Santo ai cristiani, la stirpe della Donna di cui Gesù Cristo è il primogenito, poi ci sarà la risurrezione finale, con l'ultima tromba di cui dice San Paolo in 1Corinzi 15,52 "suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati".

Del resto implicito in "shofar" è il rendere "simili () al Verbo i corpi " e la risurrezione elimina da questi ogni influsso del serpente il cui verme che produce la morte è bruciato; per contro il serpente non può che portare nel fuoco con quanto reca dalla bocca ossia con il suo dire, infatti, ascoltandolo reca all'inferno per cui nell'immaginario medioevale ecco i draghi, esseri malefici che dalla bocca recano fuoco, morte e distruzione, figli del drago rosso dell'Apocalisse 12,3 con 7 teste e 10 corna che combatte contro la Donna e vomita contro di lei un fiume d'acqua in 12,5.

All'inizio della missione di Gesù il giorno dopo il battesimo al Giordano, il Battista esclamò: " Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29), poi chiarirà "Egli deve crescere e io diminuire" (Giovanni 3,30) e dire "agnello" implicitamente comporta che crescendo diventerà ariete.

Quando il Battista predicava al Giordano, peraltro, non era per la Pasqua, ma per il tempo del capodanno ebraico in cui c'erano i giorni del giudizio e si potevano espiare le colpe dell'anno... ecco il battesimo di penitenza. È il momento di fare una digressione su un termine particolare ebraico usato sia per "agnello" sia per "ariete" quale macchina da guerra impiegata anticamente negli assedi delle città dotate di mura; nelle traduzioni della Bibbia in italiano della C.E.I. è il termine "kar" , plurare "karim", che indica sia l'ariete quale macchina da guerra come in Ezechiele 4,2 e 21,27, sia l'agnello tanto che nelle aree semitiche è la base di un buon banchettare.
(Vedi: "I Cherubini annunciano la venuta dell'agnello")

Ecco che in contrasto con un'idea guerresca, però colta dalla guerra finale contro Gog e Magog dell'Apocalisse, si ha l'idea dell'immagine mite dell'agnello che ha grande sviluppo nel cristianesimo per cui la parola "agnello" appare 40 volte nel Nuovo Testamento, di cui ben 36 nel libro dell'Apocalisse e conferma la visione del Servo di IHWH su cui profetizzò il profeta Isaia: "Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca." (Isaia 53,7)

Al riguardo ricordo che la Pasqua si festeggia nel mese ebraico di Nisan retto dal segno zodiacale dell'Ariete e governato da Marte, il pianeta della guerra; nel nostro calendario quel segno regna dal 21 marzo al 20 aprile circa.

Questo biletterale "kar" poi si trova nella parola Cherubino, il "kerub", scritto ed il plurale è "kerubim" che formano la schiera angelica che sta attorno al trono celeste e loda Dio in eterno e riceve i suoi primi ordini.
Ora, il primogenito in ebraico è detto "bekor" ove la lettera B = è quella che graficamente significa "dentro, casa, abitazione" e per traslato famiglia - casata per cui il "bekor" è della casa il "kar" l'agnello - l'ariete quello cui è destinato a portare avanti nel futuro la famiglia - casata stessa.
Il sostenere nel Vangelo di Giovanni 1,29 che Gesù era l'agnello - ariete di Dio, implica che era il suo "bekor" Unigenito - primogenito, quindi, Figlio di Dio, e primogenito tra molti fratelli come poi dirà San Paolo in Romani 8,29.
In quel modo, dicendo dell'agnello di Dio, in Giovanni 1,29 in definitiva il Battista certifica che il cielo si era aperto, era nata la stirpe della Donna che appare nel Vangelo Giovanni subito dopo al capitolo 2 "alle nozze di Cana", così chiamata da Gesù proprio con riferimento alla Donna di Genesi 3 da cui doveva venire la stirpe che attaccherà il serpente, quella dei fratelli di Gesù.

Questo brano che riporto sul sacrificio di Isacco estratto dalle "Omelie sulla Genesi" di Origene, sacerdote, evidenzia la figura di Gesù ariete: «Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: Abramo, Abramo. Rispose: Eccomi. L'angelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio (Genesi 22,10-12). Confrontiamo queste parole con ciò che dice l'Apostolo riguardo a Dio: "Egli non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato alla morte per noi tutti" (Romani 8,32). Puoi vedere così che Dio gareggia con gli uomini nella sua straordinaria liberalità. Abramo offrì a Dio il figlio mortale, che però non sarebbe morto allora, mentre Dio consegna alla morte per tutti noi il suo Figlio immortale. "Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio" (Genesi 22,10-12). Abbiamo detto, in precedenza, mi pare, che Isacco prefigurava il Cristo; ma anche l'ariete sembra che in qualche modo sia figura di Cristo. Vale la pena riflettere un po' sul modo con cui ambedue si possono riferire a Cristo: Isacco che non fu immolato e l'ariete che fu offerto in sacrificio. Cristo è il Verbo di Dio, ma "il Verbo si è fatto carne" (Giovanni 1,14). Cristo dunque patisce, ma nella carne; e incontra la morte, ma nella carne, della quale l'ariete era una figura, come anche Giovanni diceva: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29) . Ma il Verbo conservò la sua impassibilità che è propria dello Spirito di Cristo, di cui Isacco è la figura. Perciò egli è vittima e pontefice secondo lo spirito poiché colui che offre la vittima al Padre secondo la carne, è lui stesso offerto sull'altare della croce.»

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