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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
NASCERE DALL'ALTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I PRIMI SEGNI DI GESÙ NEL VANGELO DI GIOVANNI
A seguito della negazione a Dio da parte della creatura uomo che con la propria Sapienza e la propria Parola gli stava costruendo la casa (Vedi: Proverbi 8 e 9) la creazione "è stata sottoposta alla caducità" e "geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi" (Romani 8,20.22)

Abbiamo, infatti, considerato, come questa "creazione" che Dio stava facendo esplodere si è come congelata e quanto era dello spirito e palesava l'energia del Creatore, essendo stato negato, fu come imbrigliato e impastoiato e parve che se la materia prendesse il sopravvento entrando sotto le rigide leggi fisiche che comportano però la trasformazione e il degradamento progressivo di tutte le forme d'energia in materia, essendo soggetta ormai nella spirale del "tempo", una specie di dragone assetato appunto di energia.
L'attesa era che Dio frenasse la propria "ira" e riprendesse in mano la creazione aprendo la stura alla "stirpe della Donna", ossia che vincesse quel serpente dragone e liberasse l'uomo, secondo la promessa profezia da Genesi 3,17 "la sua stirpe ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno".

Nel Vangelo di Giovanni i primi episodi paiono come voler indicare l'inizio di una nuova creazione, considerato che quella "Buona notizia" con Giovanni 1,1 inizia "In principio..." proprio con la stessa prima parola di Genesi 1,1.
Gli eventi principali si svilupparono con questa progressione:

  • il battesimo di Gesù;
  • le nozze di Cana;
  • l'incontro con Nicodemo.
Nel primo episodio, il battesimo di Gesù, riportato anche dai tre Vangeli sinottici viene evidenziato che Gesù si immerge nelle acque del fiume Giordano "E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento." (Marco 1,10s)

Tanti sono gli elementi da sottolineare:
  • Viene, in pratica, succintamente detto che è il "Figlio" atteso, quello della Donna, il Messia che doveva venire dal "diletto", l'amato, ossia da David.
  • Lo spirito scese come una colomba, in ebraico "ionah" , a indicare che in Lui c'era lo Spirito di Dio e a significare che iniziava una nuova creazione profetizzata con il Diluvio di Noè in Genesi 6-9.
  • Quella colomba "ionah" con le lettere ebraiche diceva anche che Lui da parte di Dio "era a recare l'energia nel mondo ", quella che occorreva per trasformare le acque in materia divina atta a riplasmare l'uomo a rimpastare la sua materia con lo spirito divino e farlo rinascere.
  • Emergendo col battesimo dalle acque del Giordano, con l'attestato della colomba che rendeva la testimonianza che Gesù era l'apportatore dell'energia divina, di fatto, fisicamente diveniva il nuovo Giordano da cui "sarebbe scesa l'energia " di Dio per ridare la continuità alle acque della creazione di tutto il mondo e soprattutto necessaria per dare la propria natura divina all'umanità.
Il secondo episodio da commentare è quello in Giovanni 2,1-11 detto delle "nozze di Cana" ove il Signore fece il primo segno.
Accadde, infatti, che per intercessione della "Donna", così Gesù in tale occasione definì la madre, mutò l'acqua in vino.
L'acqua che trasformò in vino fu veramente tanta, "sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri", complessivamente tra 480 a 720 litri, certamente molto di più della quantità' che poteva essere bevuta per terminare quel banchetto di nozze e volutamente quella quantità richiama un mare "iam" di acqua "maim"
I numeri inseriti in quella descrizione vanno valorizzati, in quanto, per certo non sono messi a caso:
  • "sei anfore". Ora, in ebraico, anfora è "kad" , come risulta dallo stesso libro del Genesi che cita tale parola per la prima volta in 24,14 nel racconto di Elizier, servo di Abramo, mandato in Anatolia a cercare moglie per il figlio Isacco. Nel numero 6 ricorda sia il 6° giorno della creazione in cui avvenne il patatrac, ossia si ruppe il vaso perfetto dell'uomo che Dio voleva costruire, sia la lettera "waw" di collegamento che significa anche "recare, portare, condurre". Le anfore che portano quest'acqua sono di pietra, in ebraico, quindi, "'oeboen" ed in tal modo allude all'energia = del Padre "'Ab" . Ecco, allora, che le anfore "kad" portavano acqua con l'energia di Dio Padre e in tal modo il racconto ha tratteggiato il "secondo la nostra somiglianza" "kidmutenu" di Genesi 1,26.
  • Ci si attende allora che venga anche espresso il concetto d'immagine citato assieme a somiglianza in quel versetto.
  • "da ottanta a centoventi litri", ovviamente di acqua. Ora 80 corrisponde alla 17a lettera dell'alfabeto ebraico, la "Pe" = di "bocca", avente anche il significato di "volto" e traslato di "Parola o Verbo". Il 120 poi è somma certamente del valore di due lettere che possono ben essere la 18a "la sade" = che ha valore di 90 e la 12a la "lamed" che ha valore di 30 per cui allora, con acqua = guarda caso, richiamano proprio il concetto d'immagine e così viene tratteggiato il concetto del Verbo immagine "tzalem".
  • "vino", in ebraico "iain" con i significati propri delle lettere si può leggere "c'è una forte energia ", perciò Gesù dotato di energia divina la manifesta trasformando l'acqua in vino. Questo fu il primo segno che fece, "manifestò la sua gloria" (Giovanni 2,11) e i suoi discepoli credettero in Lui.
    Anche la parola "gloria" pensata in ebraico "kabod" che sta per "peso", ossia manifestò quanto era importante, viene ad essere allusiva nei riguardi di tale discorso in quanto alle lettere di anfora o vaso "kad" , che era nella mente del lettore, inserisce le lettere come se riaprisse il vaso dell'uomo e dentro portasse... la propria energia che poi in definitiva è "la rettitudine che dentro reca in aiuto ".
Scrive, al riguardo, sant'Agostino nei "Trattati sulla prima lettera di Giovanni": «...per essere riempiti bisogna prima svuotarsi. Tu devi essere riempito dal bene, e quindi devi liberarti dal male. Supponi che Dio voglia riempirti di miele? Se sei pieno di aceto, dove metterai il miele? Bisogna liberare il vaso da quello che conteneva, anzi occorre pulirlo. Bisogna pulirlo magari con fatica e impegno, se occorre, perché sia idoneo a ricevere qualche cosa. Quando diciamo miele, oro, vino... non facciamo che riferirci a quell'unica realtà che vogliamo enunziare, ma che è indefinibile. Questa realtà si chiama Dio... Protendiamoci verso di lui perché ci riempia quando verrà. "Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è (1Giovanni 3,2)".»

Il segno che il Signore fa in detta occasione è proprio quello di indicare lo scopo della propria missione, cioè di passare alla fase finale formativa dell'uomo, il vaso di creta, e ripristinare quella divina in modo che si aggiunga alla natura umana e questa nuova creazione è sintetizzata nell'allegoria del tramutare l'acqua in vino per cui la stessa acqua assume la veste di natura umana e il vino quella della divina.

Tale fatto si ricorda anche nel rito eucaristico della Santa Messa quando il celebrante unisce alcune gocce d'acqua al vino nel Santo calice, gesto che la Chiesa antica ha visto quale simbolica unione a Cristo che salva.
Come il vino assimila l'acqua, così Gesù, unendoci a lui, ha preso su di sé i nostri peccati e passa al fedele la Sua natura.

Nella lettera di Cipriano di Cartagine a Cecilio si trova: "Se qualcuno offre solo vino, il Sangue di Cristo comincia a essere senza di noi, ma se offre acqua soltanto, il popolo comincia a essere senza Cristo."

Il terzo episodio è quello del colloquio di Gesù con Nicodemo Di questo personaggio, festeggiato come santo dalla Chiesa Cattolica il 31 agosto, conosciamo solo il nome in greco "Nikodemos", composto da = "nike", = vittoria e = "demos" = popolo ossia "vince fra il popolo".
Tale nome, sarà una combinazione, ma traslitterato in ebraico certamente avrebbe almeno queste lettere che alludono all'energia , all'uomo come vaso "ked" , alla somiglianza "demah" (), inoltre, tradotto in ebraico il suo nome ricorda la "teshua'h" "vittoria, salvezza e liberazione", simile a conversione "teshuba'h" che per i Vangeli è passo necessario per preparare la vittoria finale.
Era Nicodemo, "un capo dei Giudei", fariseo membro del Sinedrio, citato in tre occasioni nel Vangelo di Giovanni:
  • Giovanni 3,1-21 - in questo episodio, ove ascolta l'insegnamento di Gesù;
  • Giovanni 7,45-51 - quando difende Gesù quando i Farisei lo vorrebbero fare arrestare;
  • Giovanni 19,39-42 - quando aiuta a deporre il corpo di Gesù nella tomba.
Giovanni 3,1-2 racconta che: "Nicodemo andò da Gesù, di notte, e gli disse: Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno, infatti, può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui".

Gesù, infatti, dopo il segno a Cana, venuto a Gerusalemme per la Pasqua.
Lì aveva cacciato i mercanti dal Tempio, e quello fu il secondo segno e fu registrato da molti e il fatto evidentemente era sulla bocca di tutti.
Gesù in tale occasione aveva manifestato pubblicamente la propria energia e autorità.
La risposta di Gesù a Nicodemo fu: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio."
Gesù va al sodo della problematica, l'uomo non può entrare nel Regno di Dio, quindi, non può far parte dell'eternità, deve nascere dall'alto.
Il perché Gesù in quel momento lo dà per implicito, ma lo ricorda alla fine del colloquio nei versetti 3,16-21; in pratica l'uomo così com'è strutturato è portatore nell'intimo di un'invasione malefica; ha in sé un parassita che gli fa preferire le tenebre alla luce e ciò gli impedisce l'entrata nel Regno.
Nicodemo manifesta l'impossibilità per l'uomo da solo e chiede: "Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?"
Il Signore conviene e chiarisce: "Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito" e a insegnamento per tutti propone, "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio." e ciò non può certo farlo l'uomo da solo!

Ciò che è della terra e terra e anche l'acqua in questo discorso è un segno ed è l'acqua spirituale, l'energia divina, il soffio il "nishmat" con cui Dio plasmò il primo uomo.

Nicodemo: "Come può accadere questo?" e Gesù lo rimproverò: "Tu sei maestro d'Israele e non conosci queste cose? In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?"

Il Signore risponde con un plurale "noi" che rivela l'autorità della SS. Trinità al completo e in perfetta comunione.
Qui si apre un discorso particolare, qualcosa di simile al fatto che non viene creduto alla Sua testimonianza viene ripetuto in Giovanni 5,37-40 che peraltro conferma anche quel "noi", infatti vi dice: "E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita."

Stava dicendo che i grandi cultori della parola che scrutavano da centinaia di anni la Torah in cui vi sono estese profezie sul Messia se lette opportunamente, "scrutando" pur se capite non erano credute nemmeno dai dottori della legge, infatti, subito dopo a Nicodemo ricordò la profezia insita nell'episodio del libro dei Numeri del serpente di bronzo innalzato nel deserto che preannuncia l'evento per cui verrà passato agli uomini l'energia di Dio, "bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo" ossia occorre che il Messia sia crocifisso.

Nel mio articolo "Innalzare il Messia" ho riportato decriptato sia il capitolo 20 che il 21 del libro dei Numeri in cui c'è il famoso episodio di cui ho detto nel precedente paragrafo del serpente di rame innalzato da Mosè nel deserto da cui si evince una completa profezia sul Messia come appunto potevano leggere gli esperti della "Parola".

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