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IL PERDONO DI CAINO
di Alessandro Conti Puorger

LE PREMESSE DI GENESI 1,1-2
La sintesi di quanto compreso nel primo secolo d.C. sull'Autore della creazione di tutto ciò che esiste, dedotto dalle Sacre Scritture ebraico-aramaiche che servivano per i rituali del Tempio e delle sinagoghe, si trova nel prologo del Vangelo di Giovanni 1,1-5.

Tale brano recita: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta."

Per una scelta certamente intenzionale, quel Vangelo, pur se scritto in lingua greca, inizia col dire "In principio" per evocare la prima parola con cui esordisce il libro della Genesi, il primo dei cinque del Pentateuco o Torah: "In principio Dio creò il cielo e la terra". (Genesi 1,1)

Quel Dio creatore era il Logos , ossia il Verbo!
Stante i circa XX secoli ormai passati dal tempo degli apostoli della prima ora, tutti ebrei, che ebbero fede in Gesù di Nazaret, purtroppo è accaduto che oltre la Chiesa di Gerusalemme e solo in minima parte le altre Chiese che pur hanno continuato nel mondo pagano ad introdurre il battesimo e la fede nel Nome del Signore, di fatto si sono potute servire del bagaglio di pensieri e di idee antiche sedimentate per secoli nell'ebraismo pratico e dei rituali del Tempio e delle Sinagoghe a cui la Chiesa primitiva ha necessariamente attinto, ma mettendo al centro l'evento pasquale del Cristo.
Per l'uso della lingua, prima greco e latino e poi di tutte le altre lingue, è avvenuto che nella nuova teologia cristocentrica si sono potuti dimenticare gli apporti strettamente connessi a quelle Sacre Scritture che potevano venire dall'uso della lingua ebraica in quanto sin dall'origine fu data preferenze alla traduzione in greco a partire da quella detta dei Settanta che però ha fatto perdere i vantaggi che avevano i testi originali grazie alle lettere dell'alfabeto ebraico.
Questi si possono ancora cercare di attingere dai testi in lingua originale ebraico e aramaico dei libri della Bibbia ebraica o Tenak, peraltro, tutti inseriti in quella cristiana.

Ecco che, prima di proseguire è necessario ricordare nelle seguenti 22 lettere


dell'alfabeto ebraico-aramaico non vi sono vocali, ma sono tutte e solo consonanti ed hanno anche il valore numerico che sotto ciascuna ho riportato.
Quei 22 segni non sono però solo fonemi o numeri, ma hanno in sé anche un'identità di icone, cioè di segni che alla guisa di mini geroglifici trasmettono ciascuna una ristretta rosa di messaggi grafici.
Al riguardo, si vedano le sintetiche schede di quelle singole lettere cliccando sui vari simboli a destra delle pagine di questo mio Sito.
È mio uso utilizzare tali significati per aprire parole e ottenere significati di secondo livello versetti delle sacre scritture decriptandoli con le regole di "Parlano le lettere" e al proposito si vedano:
Ora, quello che il testo del Vangelo definisce il "Verbo", in ebraico è esprimibile graficamente con la 17a lettera ebraica il cui valore numerico è 80, la "pe" .
Questo segno, come si può intuire dalla sua forma, è il profilo di una bocca, di un volto, di una faccia, quindi di una parola che viene pronunciata e quando questa è riferibile a Dio, viene personificata in modo tale da rendersi percepibile all'uomo proprio come il Verbo o Parola.
Con ciò si chiarisce quel dire degli inizi del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio".

Dio in ebraico ha un nome ineffabile, definito dal Tetragramma Sacro IHWH, ma la "Halakhah" o Legge ebraica prescrive che quel nome durante le preghiere per rispetto sia da pronunciato "Adonai" vale a dire "Signore", mentre nel parlare quella legge chiede idi usare la forma impersonale "Hashem" ossia "il nome " (a fine parola = ).
Dire "il Nome" "Hashem" per un ebreo è, quindi, menzionare il Nome più alto che esiste!

Nel Vangelo di Matteo in 22,32 si trova che Gesù nel rispondere sul tema della risurrezione propone che il Dio d'Israele presentato dalle Scritture "non è il Dio morti, ma dei viventi!"
Tale dire equivale a quel "In lui era la vita" che si trova nei versetti prima citati del prologo del Vangelo di Giovanni.
Ora, la lettera numero 21 "sin" o "shin" (a seconda della puntatura se si appone sopra alla prima o alla terza fiamma di quel segno), è la lettera di "fuoco" "'esh".

Ora, il fuoco purifica, scalda e illumina per cui si può concludere che in quel dire "In lui era la vita e la vita era la luce" l'evangelista Giovanni, certamente di estrazione ebraica, sta leggendo le lettere di "Hashem" , infatti da Lui, da "il Nome", "esce la luce della vita ".
Questi pensieri aprono a una lettura non usuale anche il termine "'Elohim" con cui ai primi versetti del libro della Genesi è definito il Dio creatore: "Dio da cui esce l'esistenza della vita ".

Il cristianesimo riconosce che Gesù Cristo:
  • è "vostra vita" (Colossesi 3,4);
  • è "diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato" (Ebrei 1,4);
  • che ha il Nome che è "al disopra di ogni nome" (Filippesi 2,9) "il Signore dei morti e dei vivi", il Nome più alto che esista "Adonai", IHWH.
Sul perché dei primi due versetti del Genesi le conclusioni sono state le più svariate, ma in genere sono considerati un preambolo alla creazione vera e propria, una dichiarazione della sovranità assoluta di Dio sulla terra e nei cieli e della necessità che la terra fosse lavorata per rendere, ciò che era deserto e desolato, tutto come un paradiso.
Per cui Dio ne fece un esempio il Gan Eden, perché in terra si verificasse un'ombra del Regno dei Cieli, e in questo luogo pose la prima coppia.
Quei primi due versetti, insomma, preparano in modo enigmatico l'evento, in quanto, la creazione vera e propria del cielo e della terra si sviluppa poi, in modo ordinato, nei versetti che li seguono.
Il sacro testo della Torah Genesi 1,1 inizia con ciò che usualmente è tradotto in italiano come:

"In principio Dio creò il cielo e la terra"

"Ber'eshit bar'a 'Elohim 'et hasshamaim v'et ha'aroets"



Non basterà mai meditare e commentare questo versetto, perché sempre nuovi sono gli spunti che quelle lettere ebraiche possono dare alla mente.
È da tenere presente che Dio disse e tutto fu.
Dio pronunciava delle parole, certamente in ebraico perché per la tradizione biblica questa è la lingua sacra venuta da Lui che parlava faccia a faccia con Adamo, e quanto pronunciava diveniva esistente.
Proviamo a seguire proprio questo pensiero ed ecco che le lettere di Genesi 1,1 si aprono nel seguente discorso:

"In principio da dentro la testa - mente dell'Unico , da quel Dio da cui esce l'esistenza della vita le lettere (da a ) uscirono dai cieli e le lettere aprirono la terra ."

Dobbiamo ora interpretare cosa sono lì quei cieli e quella terra:
  • la parola cieli "shamaim" in quel momento iniziale si può leggere come "là - sham - vi sono i viventi ", infatti, in ebraico l'avverbio di luogo "là" "sham" ove ( = ) indica un posto.
  • le lettere aprirono la terra , insomma, "iniziarono come corpi a scendere ".
Quel "Ber'eshit" , infine, potrebbe celare qualcosa d'inatteso del tipo: "Dentro per i corpi per originare dei fuochi 10 confinò ".

Questi paiono proprio essere come 10 contenitori del Suo fuoco creatore, delle ampolle creatrici.
Tutto ciò può spiegare come sia nato il pensiero qabbalistico delle 10 "sefirot" emanate in principio da Dio, emesse per creare il mondo e tutto ciò che esiste; infatti, la lettera "iod" = che si trova in "Ber'eshit" corrispondere anche al numero 10.
(Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta")

Con questa visione il creato apre come due scenari o situazione o mondi :
  • i cieli dove c'è la vera vita;
  • la terra ove la vita è in formazione e non è ancora perfetta.
Ecco l'intervento insito potenzialmente nelle lettere IHWH del Tetragramma Sacro: "Egli è l'Essere assoluto che dal mondo del di qua , la terra, la scuola ove la vita è in formazione e non è ancora perfetta, ci condurrà nel mondo del di là, i cieli, dove c'è la vera vita.

A questo punto diviene chiaro quanto ha scritto San Paolo in 1Corinzi 15,44-50: "Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. Sta scritto, infatti che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l'incorruttibilità."

Il passaggio avverrà con la risurrezione di cui subito dopo parla lo stesso Paolo.
Non ci dobbiamo scandalizzare perciò se l'uomo ancora nel mondo vive nel peccato, da intendere come il non essere perfetto.
In vero il primo uomo non nacque, ma provenne da Dio che lo formò ed era potenzialmente perfetto, ma per sua scelta deviò e il sacro testo sottolinea che il primo uomo "nato" sulla terra di fatto fu Caino, un assassino.
Il disegno di Dio era di creare, grazie alla loro imprescindibile volontà, uomini nuovi tutti dotati di spirito vivente capaci di dare vita e non di essere contenitori limitati con scadenza determinata destinati a perire.
Ecco l'irruzione del Messia nella storia alla "pienezza dei tempi", vale a dire del Dio Unico e vero, venuto in forma di servo nella carne in Gesù di Nazaret.
Questi, grazie all'apporto dello Spirito Santo effuso dopo la sua morte e la sua risurrezione sta preparando l'umanità a una trasformazione.
L'uomo vecchio, nato in terra dal primo Adamo è invitato a prendere l'olio per l'illuminazione e per l'elezione necessarie per attendere con la lampada accesa lo Sposo Risorto che verrà nella gloria per il matrimonio, ossia per l'attuazione piena della nuova alleanza nel Suo sangue, cioè per la trasformazione finale con la risurrezione necessaria occorrente per il passaggio ai cieli nel Regno del Padre comune.

QUESTIONI APERTE CON CAINO
La Bibbia, con il libro della Genesi, il primo del Pentateuco o Torah, servendosi di un'elaborata e accurata ricerca ispirata da un particolare spirito di sapienza che ebrei e cristiani riconoscono venire dal Dio Unico, con dei "midrash", vale a dire con delle ricerche esplicitate in forma di racconti allegorici, presenta e propone al capitolo:
  • 1 e 2 la formazione o creazione del cielo, della terra e dei vari esseri viventi, ivi compresa la prima coppia di esseri umani;
  • 3 il rifiuto di questi progenitori a obbedire a Dio;
  • 4 l'apertura della storia dell'umanità con la nascita della prima coppia umana e con un omicidio, precisamente un fratricidio.
Ne consegue che tutta la successiva storia che Dio intesse con l'umanità, di cui la Bibbia indica i fatti salienti, palesa l'azione divina per salvare queste sue creature stante che ormai le loro vicende erano state segnate da quel rifiuto esistenziale dei progenitori, incarnatosi nella loro progenie, causa di malattia e morte per tutti.

Sappiamo bene chi è Caino, in ebraico detto "Qain" e scritto .
Caino, racconta la Bibbia, fu il primo uomo nato su questa terra da una prima coppia di esseri umani che però non aveva avuto un padre e una madre terreni, ma erano stati formati direttamente da Dio.

In Genesi 4,1 la madre, Eva, cosi chiamata dal marito, alla nascita del primogenito Caino ne spiega il nome dicendo "Ho acquistato un uomo grazie al Signore", in quanto, lo associa a , il radicale del verbo ebraico di "acquistare".
Altro radicale che evoca tale nome del verbo "fare il nido, annidarsi" per dire mettere radici.
Chi, invero, mise radici sulla terra, come rivela il comportamento dell'uomo Caino, fu il demonio che aveva tentato con successo i suoi genitori usciti per proprio volere dall'alleanza con Dio, per cui tutte le azioni successive portarono l'impronta di quel peccato.
Ecco che la lettura con i significati grafici delle lettere ebraiche del nome Caino "Qain" suggerisce che, di fatto, sulla terra "a rovesciarsi fu l'angelo (ribelle)".
Rashi (Rashi è l'acronimo di Rabbi Shlomo Itzhaqi) ben Eliezer, rabbino, famoso commentatore biblico, medievale dell'XI secolo, scrisse che Eva alla nascita di Caino commentò: "Quando HaShem (il Nome) ha creato 'Adam e me lo ha fatto da solo. Ora, invece, noi siamo suoi soci".

Questo dire pare confermare la convinzione di Eva e di riflesso di Adamo di voler essere come Dio come suggerì loro il tentatore quando in Genesi 3,5 disse "diventereste come Dio" e questa fu la base di motivazione del "peccato originale", ossia la ricerca d'indipendenza da Dio perpetrato dai progenitori e di riflesso inculcato con l'insegnamento nella progenie successiva.
Quei progenitori certo non nacquero come ogni uomo, ma stando ai "midrash" di Genesi 1 e 2 Dio non li fece passare dalla fase di neonati e di fanciulli, ma furono formati come "uomini" adulti in piena maturità sessuale.
Il Signore, infatti, parlava con loro alla pari e li unì in "matrimonio" elevando la coppia maschio-femmina dagli animali, la separò e ne fece una nuova creatura uomo e donna, ossia marito e moglie.
Ora, l'età di 20 anni è quella in cui secondo Numeri 1,3 per il censimento gli uomini sono adatti ad essere contati per la guerra, ma 30 è quella in Numeri 4,35 per il servizio dei Leviti nella Tenda del Convegno.
Dio, peraltro, pose l'uomo nel Paradiso terrestre perché lo coltivasse e lo custodisse (Genesi 2,15), ordine che non può certo essere stato dato a dei fanciulli che avevano un servizio di ponte, di tipo "sacerdotale", da compiere tra Dio e le creature che vennero loro sottoposte.
Il tempo di formazione in questo luogo protetto, il Gan Eden, fu perlomeno pari quanto alla durata dell'educazione familiare, come quella doppia di un fanciullo che al cospetto di Dio debba arrivare alla "bar mitzvah" 13 anni, ossia alla maturità della responsabilità "religiosa", momento in cui potrebbero essere stati uniti in matrimonio.
Subito dopo incapparono nel serpente tentatore che li fece cadere in peccato con la conseguente "cacciata" dal paradiso terrestre.
Tale fatto ebbe come conseguenza un tempo di crisi per quel matrimonio che comportò per entrambi un periodo di riflessione.
Ci volle, infatti, certamente del tempo perché si consolassero tanto più che come si capisce dal testo di Genesi 3 s'incolpavano l'uno con l'altra.
È, quindi, da presumere che Caino e Abele siano nati quando Adamo ed Eva avessero circa 60 anni e non si sa quando Caino uccise il fratello Abele che fu il secondogenito della coppia.
Caino fu il primo omicida-fratricida, mentre Abele fu il primo che morì e, appunto, il suo nome in ebraico significa "soffio, vuoto, vanità", come una nuvola che appare e svanisce, ossia "quello che svanisce" e le lettere spiegano "aprì la consunzione ".
O erano gemelli o Caino aveva un anno più di Abele; il testo non precisa, ma si propende sul fatto che fossero gemelli.
Il testo di Genesi 4,3 con "Trascorso del tempo" propone Caino e Abele non come fanciulli, ma come due uomini, formati e autonomi, adulti entrambi, Caino lavoratore del suolo e Abele allevatore.
Caino aveva un'età imprecisata quando divenne geloso del fratello, gelosia che evidentemente si era maturata nel tempo e che esplose nella maturità.
Anche qui le lettere ebraiche del radicale ebraico del verbo "essere geloso, ingelosirsi", da cui "geloso, invidioso" "qann'a", ricordano il nome di Caino e fanno comprendere come quegli stessi racconti si sviluppano meditando proprio sulle lettere delle parole in quell'idioma come fossero icone o mini geroglifici; del resto.
L'ebraismo, del resto, dice di sé d'avere avuto una formazione egizia, visto che Abramo vi si recò e i figli di Giacobbe e i loro discendenti, secondo la Torah, vi risiedettero per alcuni secoli.
Sì, quella di Caino fu una gelosia e un'invidia portata al massimo delle aberrazioni tanto che il fratricidio da parte di Caino fu perpetrato per motivi "religiosi"; riteneva, infatti, che Dio preferisse i sacrifici di Abele.
Dio guarda il cuore degli uomini e non gradisce chi opera con doppi fini come si deduce, invece, facesse Caino che valutava l'esito della risposta di Dio misurandola e confrontandola con offerte che faceva.
Ora, in sintonia col proverbio "nomen omen", ossia nel nome c'è il destino, il nome di Caino esplicitò tutto il valore delle lettere che lo formano in quanto è il radicale (ove = di fine parola) del verbo "opprimere", quindi, il portatore di quel nome "si rovesciò opprimendo ()" sul fratello Abele ed ecco che entrò la "morte" nel mondo.
Abele cosi fu il primo degli uomini che fu sotterrato, insomma fu il primo uomo che come un agnello fu sacrificato e morì, per cui... "La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo". (Sapienza 2,24)
Questo pensiero ritengo sia alla base del valore di 666 corrispondente al numero del demonio incarnato in una bestia che fu causa del primo morto.
Del resto dal punto di vista gimatrico la morte di un Agnello "l'Agnello primogenito morto " ha valore numerico di 666 come in appresso:
  • primogenito                                                               =    1
  • morto "met" = (400 = ) + (40 = )                        = 440
  • l'agnello "hakar" = (200 = ) + (20 = ) + (5 = ) = 225
In quel momento con l'uccisione di Abele ci fu il massimo del risultato del demonio tentatore che esplicò con tutto il suo vigore la propria azione rivelando il valore numerico 666 del proprio nome.
Questo numero però risente evidentemente di una carenza del valore di 334 rispetto alla pienezza del 1000.
Tale differenza 334 sarà quanto poi dovrà aggiungere aggiunse Dio per eliminare l'effetto del demonio e si ottiene tenendo presente i valori numerici delle lettere ebraiche "Dio Padre risorse " l'Unigenito che era l'Agnello morto, infatti:
  • Dio = (30 = ) + (1 = )   =   31
  • Padre = (2 = ) + (1 = ) =     3
  • lo risorse                            = 300
Accadde così che il maligno con il 666 sigillò la profezia dell'evento relativo al figlio Unigenito di Dio fatto uomo che il demonio voleva evitare, quindi, è da presumere che l'età di Caino al momento del fratricidio fosse proprio di 66 anni e 6 mesi e quella dei genitori Adamo ed Eva era forse 60 anni, onde è da immaginarsi che a quel momento si sarebbe pervenuti all'anno assoluto 60 + 66,5 = 126,5 e poi spiegherò il perché.

È da immaginarsi la disperazione dei nostri progenitori con il prendere atto dello sfacelo in cui erano caduti.
Entrarono certamente in un profondo stato di lutto e di depressione.

Sappiamo poi da Genesi 4,16-17 che:
  • "Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden;
  • "Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch...".
Non si sa però con chi si sposò e che età avesse Caino quando si sposò.
La Bibbia dà per certo che tutto ciò avvenne nei primi 130 anni di vita della prima coppia, come si deduce dal combinato dei seguenti versetti:
  • Genesi 4,25 - "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso".
  • Genesi 5,4 - "Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì" e 930 - 800 = 130.
Set fu concepito dalla coppia in sostituzione e per consolarsi della morte di Abele, consolazione che appunto Dio concesse loro, infatti, il nome Set di questo figlio maschio è appunto giustificato dal testo con quel "mi ha concesso".
Quelle due lettere , invero, con stessa vocalizzazione, sono usate in 2Samuele 10,4 e in Isaia 20,4 per "natiche, sedere", quindi 'fondamento", cioè una nuova colonna.
Si può però fare anche un collegamento col radicale del verbo di "bere" da cui "sheti" "il bere" in Qoelet 10,17 e "shetiiah" "bevanda" in Ester 1,8.

Unendo questo pensiero con quello della sparizione di Abele che passò nella vita come una nuvola che sparisce fa pensare come al sopraggiungere di una grande siccità nella coppia dei progenitori che sentirono la mancanza di vita, quindi, di acqua in sé e la consolazione del nuovo figlio in sostituzione di Abele fu presa come poter bere di nuovo dopo una spaventosa e lunga siccità.
Con i conteggi che ho dedotto vi furono allora 3 anni e mezzo di sofferenze tra la morte di Abele e la nascita di Set.
I progenitori presero atto che il cielo si era chiuso per loro e la durata di quel tempo di 3 anni e mezzo fa pensare alla siccità che si verificò dopo la profezia profetizzata da Elia in 1Re 17 e 18.
Non è detto però che nel lungo tempo intercorso tra la nascita di Caino e di Set la coppia dei progenitori non avessero avuto altri figli e figlie.
Mi pare poi di scorgere dal testo un segnale positivo grazie a quel numero di "ottocento" anni che visse Adamo dopo la nascita di Set, numero che ricorda la pienezza, in quanto il numero 8 ricomincia il ciclo settimanale, quindi, segnale e profezia di una rinascita che sarà piena con l'8° giorno, quello della risurrezione di Cristo.

Un altro personaggio, infatti, visse ottocento anni dopo la nascita del figlio ed è Iered - Genesi 5,19 - 4° nella catena dei primogeniti discendenti di Set, da cui nacque Enoc, personaggio allusivo per la vittoria sulla morte, infatti, la Bibbia di questi non dice che morì, ma che fu preso da Dio.
Il capitolo 4 di Genesi che riguarda Caino si conclude con questo versetto 26: "Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore."

Tale versetto segnala due eventi:
  • Enos, "'Enosh", che in effetti è un altro modo per dire uomo, un perituro, "uno che verrà meno " visto che con l'evento Caino-Abele è entrata in gioco la morte;
  • si comincia a invocare il nome del Signore, il che apre a una resipiscenza dell'umanità.
A questo punto andiamo alla reazione del Signore al momento del fratricidio.
Il Signore disse a Caino: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra. Disse Caino al Signore: Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi ucciderà. Ma il Signore gli disse: Ebbene, chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! Il Signore impose a Caino un segno, perché nessuno, incontrandolo, lo colpisse." (Genesi 4,10-15)

Molti pensieri vengono spontanei da questi versetti:
  • Il fratello morto... parla ancora, "La voce del sangue di tuo fratello grida" e fa pensare che la morte dell'uomo è tale solo per gli uomini, ma non è morte per Dio che in Lui continua a vivere.
  • Il "sii maledetto" di Genesi 4,11 è da associare con quello che Dio disse in Genesi 3,14 al serpente ed è un far costatare l'opera di questi.
  • Nel testo da parte di Caino è detta la parola perdono "Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono" le traduzioni ebraiche pongono alla fine questa frase un punto interrogativo; insomma il perdono a Caino come la giustizia e la vendetta del sangue sono questioni demandate solo a Dio.
  • Dal Signore, sensibile alla parola perdono, la risposta di fatto fu positiva con quel segno che pose sulla fronte di Caino.
Questo segno, in ebraico nel testo è "'ot" ossia "l'Unico portò una " su Caino e questa lettera in corsivo è una croce + ed è l'iniziale della parola Torah; vale a dire Dio lo difese con la Torah col comandamento "non uccidere" (Esodo 20,13 e Deuteronomio 5,17) proponendo agli uomini che Lui solo è il giudice e che la vendetta Gli appartiene: "Mia sarà la vendetta e il castigo" (Deuteronomio 32,35).

Ora Genesi 4,14 col dire "Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere", prospetta che i progenitori si erano dati da fare secondo il comando di Genesi 1,28 "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra..." e che, quindi, vi fossero già parecchie altre persone.

Il versetto Genesi 4,17 prima citato su Caino informa che Caino prese moglie.
Si agita allora la domanda chi era questa donna e quando si sposarono?
Quando si sposarono di certo non si sa, ma stando alla successione che propone il testo, pare avvenire dopo il fratricidio.
Alla domanda chi fosse la donna non si può che rispondere in un unico modo.
È evidente che la moglie di Caino non poteva che essere una sua sorella, figlia di Adamo ed Eva, non citata dalla Bibbia, e come sorella e moglie lo seguì nel suo vagabondare.
La Bibbia, infatti, specialmente nei brani relativi a quegli antichi tempi ricorda sovente solo il nome di figli che sono primogeniti maschi.
Del resto è da presumere che Adamo ed Eva ebbero altri figli e figlie in quei 130 anni della loro vita prima di Set, quindi, c'erano delle sorelle che a quei tempi necessariamente non potevano che diventare le mogli dei fratelli e di cugini.
Gli scritti midrashici della tradizione ebraica suggeriscono, peraltro, che Caino e Abele avrebbero avuto entrambi una sorella gemella, rispettivamente di nome Calmana e Deborah.
Evidentemente la sorella - sposa di Caino lo segui nella terra di Nod che in ebraico vuol dire nel suo vagabondare, errante nel mondo, quindi il primo di tutti i nomadi.

Un altro problema si apre su Caino e la sua discendenza.
Quale fu la sua sorte?
Questa discendenza c'è ancora sulla terra?
Questa sua discendenza sussiste ancora nel mondo?
Superò l'evento del diluvio che la Bibbia propone come "universale"?

TORNIAMO AD ADAMO ED EVA
In ebraico, com'è noto, uomo si dice "'adam" e si scrive .
Dalla Bibbia il primo uomo, anzi la prima coppia - maschio e femmina - della razza umana è chiamata uomo - "'adam" da cui discende il nome proprio Adamo, poi divenuto in pratica quello del maschio della coppia.
Che il nome Adamo fosse quello della prima coppia, si deduce da Genesi 5,1 ove, infatti, si trova: "Questo è il libro della discendenza di Adamo. Nel giorno in cui Dio creò l'uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati."

Dall'uomo stesso la donna fu poi chiamata:
  • prima del peccato 'isshah in Genesi 3,23 "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna ('isshah) perché dall'uomo ('aish ) è stata tolta".
  • dopo il peccato in Genesi 3,20 "L'uomo chiamò la moglie Eva ("Chavah") , perché essa fu la madre di tutti i viventi."
Dio non li chiamò mai per nome separatamente, ma sempre entrambi, cumulativamente, "uomo" 'Adam.
Quando dopo il peccato "il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: Dove sei?" (Genesi 3,9) dopo secoli di maschilismo e di prepotenze dell'uomo sulla donna siamo stati abituati a pensare che chiamò il maschio.
Per Dio, però, uomo o donna davanti a lui sono eguali e in effetti, non chiamò solo il maschio, bensì la coppia degli uomini "'adam", e rispose il maschio che prese la parola per entrambi.
Era iniziato il maschilismo!

Il peccato aveva provocato recriminazioni nella coppia, l'uno incolpava l'altro.
Questa situazione la segnala il fatto che l'uomo cambiò il nome della moglie in Eva, come per dire, ora sarai la madre di tutti i viventi che saranno condizionati dal tuo comportamento.

Parlo di condizionamento, in quanto, in ebraico tra "vita, vivere" e "esistere" dal punto di vista del grafismo delle lettere c'è la presenza nel vivere di una "chiusura" con quella lettera che è come una limitazione all'esistere che invece ha solo una lettere aperte .
Vita è insomma una "chiusa - imprigionata esistenza nel mondo ", mentre l'esistere "esce l'esistente dal mondo ".
Da Adamo ed Eva nacquero le generazioni di tutti gli uomini che non hanno in sé il potere di esistere, ossia vivere per sempre, ma hanno la limitazione della tomba , appunto una lettera chiusa.
Se si va ben a vedere prima del "Diluvio" il Signore Dio non chiamò nessun essere umano per nome, né uomo, né donna, nemmeno Noè, salvo Abele e Caino in questo modo: "Allora il Signore disse a Caino: Dov'è Abele, tuo fratello?". (Genesi 4,9)

Poi Dio stesso ancora dirà: "Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden." (Genesi 4,15-16)

Caino fu il primo figlio della coppia Adamo e Abele il secondo, nati dopo la cacciata dall'Eden.
Caino, quindi, è il primogenito di Adamo e di Eva, il primo essere umano che è nato in terra dal seno di una madre.
Eva, infatti, concepì una volta e partorì due volte come risulta da: "Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo dal Signore. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo." Come fossero gemelli.

Non sono segnalati ulteriori concepimenti, ma non è escluso che poi potessero essere nate anche delle femmine, le uniche donne del mondo di allora che non poterono che essere moglie di quei fratelli.
Caino fu il primo omicida-fratricida e il nome, come visto, glielo dette proprio la madre, mentre Abele fu il primo che morì.
Pare che la stessa Eva abbia messo il nome anche al terzo figlio maschio, infatti: "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set...". (Genesi 4,25)

Fino a questo punto nessun altro nome di donna diverso da Eva è apparso nel testo della Genesi.
Si può concludere che fino a quel momento tre furono i figli maschi della coppia, Caino, Abele e Set e per Abele non viene segnalata alcuna discendenza.
I figli potenziali di Abele erano nei suoi lombi, prova indiretta è che quando Dio disse a Caino "La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!" (Genesi 4,10) il testo per sangue "dam" usa il plurale "dami" come a sottolineare che uccise anche la possibilità del fratello di avere figli e figlie.

In definitiva, due sole furono le discendenze di Adamo, quella di Caino e quella di Set e il libro della Genesi le enumera:
  • al capitolo 4,17-24 quella di Caino;
  • al capitolo 5 quella di Set.
La conclusione è che tutti gli uomini di queste due discendenze sono preziosi e presenti nella mente del Signore.
Non è da dimenticare che entrambe tali dinastie sono riportate volutamente dal libro del Genesi e la corretta conclusione da trarre è che il progetto di salvezza di Dio riguarda entrambe quelle dinastie.
Grave errore sarebbe se si attribuisse a Dio la preferenza della seconda sulla prima, sono soltanto diverse, anzi Dio disse chiaramente che era da preservare Caino dalla vendetta e quindi anche la sua discendenza.
Del resto chi sa quanti della dinastia di Set ebbero poi a uccidere altri uomini, fratelli e sorelle.

Dopo aver generato Set, la coppia Adamo, come abbiamo visto, "...visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie..." (Genesi 5,4)
Questo "generò figli e figlie" si trova anche:
  • per Set in Genesi 5,7;
  • per Enos in Genesi 5,10;
  • per Enan in Genesi 5,13;
  • per Malaled in Genesi 5,16;
  • per Iared in Genesi 5,19;
  • per Enoc in Genesi 5,22;
  • per Matusalemme in Genesi 5,26;
  • per Lamech in Genesi 5,30.
Poi per Sem in Genesi 5,11 e per vari successori.

LA DISCENDENZA DI CAINO
Per la discendenza di Caino in Genesi 4 sono dedicati i seguenti 8 versetti:

Genesi 4,17 - Ora Caino conobbe sua moglie, che concepì e partorì Enoc; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoc, dal nome del figlio.

Genesi 4,18 - A Enoc nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamec.

Genesi 4,19 - Lamec si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Silla.

Genesi 4,20 - Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame.

Genesi 4,21 - Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.

Genesi 4,22 - Silla a sua volta partorì Tubal-Kain, il fabbro, padre di quanti lavorano il bronzo e il ferro. La sorella di Tubal-Kain fu Naamà.

Genesi 4,23 - Lamec disse alle mogli: Ada e Silla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamec, porgete l'orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido.

Genesi 4,24 - Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette.

In sintesi in tal modo viene propone la discendenza per sette generazioni successive ad Adamo prodotte da Caino: Adamo, Caino, Enoc, Ierad, Mecuiaèl, Metusaèl, Lamec e i figli di questi.
Ci si attenderebbe che Caino andasse errabondo, ma ecco subito la prima sorpresa, appena gli nacque il figlio lo chiamò Enoc e fondò una città.

Questo nome Enoc in ebraico è "Chenok" viene dal radicale verbo che si usa per "inaugurare, dedicare, inaugurare" da cui il termine "hanukkah" per "dedicazione, inaugurazione", usato per definire la nota festa ebraica istituita nel II secolo a.C. a seguito della purificazione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Maccabei.
Un altro Enoc si troverà poi al 6° posto nella discendenza di Set in Genesi 5,18-24, uomo particolare che camminò con Dio e scomparve perché Dio l'aveva preso, anche lui, allora, un fondatore particolare.
Sono entrambi, infatti, evidentemente fondatori di città di tipo diverso e in contrasto; il pensiero corre a una Babilonia antidiluviana e; alla Città di Dio futura.
Del resto, il radicale ben si presta a considerare di fondare una città del male o una città del bene in quanto si può considerare come formato da:
  • + , luogo che è assemblea - distretto di chi uccide () essendo = ;
  • + , luogo c'è la grazia per i retti .
Esaminiamo, ora, i nomi dei discendenti di Caino procedendo alla lettura dei quei nomi con l'uso della interpretazione dei messaggi grafici delle lettere:
  • Ierad, "I'rad" , nella parola appare sia rovine , sia città , sia il radicale di scendere, cadere... decadere.
  • Mecuiaèl, "Mechui'el" , un "vivente che una chiusura porta all'esistenza di Dio ".
  • Metusaèl, "Metush'el" , "uomo portato alla distruzione ( = ) dal serpente ".
  • Lamec, "Lamek" "piaga () del serpente ".
Insomma degenerarono completamente!
Prova di ciò è che questo Lamec, fu il primo uomo di cui nella Bibbia è segnalato che prese due mogli:
  • Ada, "A'dah" sono le stesse lettere che caratterizzano quella che in ebraico è definita "comunità";
  • Silla, "Tzillah" "si alza il serpente nel mondo ".
In definitiva, da Caino nasce una comunità che innalza il serpente, ossia il tentatore, nel mondo.
A questo punto nascono queste domande contrastanti, Dio:
  • non sopporterà oltre questa situazione?
  • andrà in cerca delle pecore perdute, ivi compresa tale comunità?
Da queste mogli nascono due discendenze:
  • da Ada, Iabal il padre di nomadi che pascolano bestiame e il fratello Iubal, padre suonatori di cetra e di flauto;
  • da Silla Tubal-Kain, il fabbro, padre di chi lavora il bronzo e il ferro e una sorella Naamà.
I nomi dei tre uomini indicati Iabal , Iubal , Tubal-Kain tutti contengono il bi-letterale usato per il "no", la negazione e è il radicale di "logorarsi, consumarsi, andare a male, imputridirsi, corrodersi.
Fino a Tubal-Kain che di "Caino completa porta la negatività ".

Appare poi inopinatamente il nome di una donna, Naamà, "Na'mah" , che significa "gradevole" dal radicale di "essere piacevole, essere gradito, essere buono, essere amabile".
Così termina la discendenza di Caino, evidentemente interrotta dal diluvio che fu "universale", di cui ai capitoli 6-9 del libro della Genesi.
In "Visione su Abele, il pastore gradito al Signore", tra l'altro, ho presentato decriptato Genesi 4,1-26.

DONNE PRIMA E DOPO IL DILUVIO
La generazione di Set, il quarto uomo dell'umanità, il terzo figlio maschio nato dalla prima coppia, sfora l'evento del diluvio grazie a Noè, il 10° della catena dei primogeniti con inizio da Adamo secondo la linea dello stesso Set.
Per via maschile, quindi, la linea di Caino, per quanto ci propone la Bibbia, si è estinta con il diluvio.
Scorrendo il testo del libro della Genesi ci si rende conto però che alcuni nomi di donne sono apparsi nel mondo biblico "antidiluviano".
Precisamente abbiamo incontrato Eva, Ada, Zilla e Naama:
  • Genesi 3,20 - "L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi".
  • Genesi 4,19 - "Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla".
  • Genesi 4,22 - "Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama."
Nulla in quel libro è scritto senza che poi ci sia una conseguenza, quindi l'averle citate deve avere un collegamento con gli eventi futuri.
Per i personaggi in questa genealogia non è indicato alcun dato della durata della vita, purtuttavia questa Naama che è citata a conclusione della catena discendente da Caino, deve essere stata una contemporanea col famoso diluvio universale descritto da quel testo a partire dal capitolo 6.

Il nome di questa donna, Naamà, "Na'amah" , che chiude l'elencazione della discendenza di Caino, all'interno ha le lettere che in ebraico definiscono il "popolo" "e'm" , in quanto = , per cui il complesso di quelle quattro lettere si potrebbe interpretare come "promana - emette un popolo nel mondo "; ...e come fa se poi ci sarà il diluvio?
Nessun altro nome di donna poi è citato nella Bibbia fino al capitolo 11 quando si comincia a parlare di Abramo.

A quel tempo, infatti, Genesi 11,29s propone: "Abram e Nacor si presero delle mogli; la moglie di Abram si chiamava Sarai e la moglie di Nacor Milca, ch'era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca. Sarai era sterile e non aveva figli."

Sono citate "Sarai" , cui poi il Signore stesso in Genesi 17,15 cambierà il nome in Sara, o meglio "Sarah" , e Milca, in effetti "Milkkah" , progenitrici Sara del primo patriarca Isacco e per via femminile della matriarca Rebecca, moglie di Isacco e quei due nomi significano:
  • Sarai "un principessa () è ";
  • Milca, "Milkkah" "regina".
La lettura dei due nomi Sarai e Milca è profetica "sorgerà un capo che sarà Re del mondo ".

Dai patriarchi e dalle matriarche, in effetti, nacquero dei principi come Giuseppe vice-faraone d'Egitto e i re d'Israele Saul, Davide, Salomone e tutti i suoi discendenti.
Dai loro discendenti per l'ebraismo deve nascere il Messia che i cristiani riconoscono in Gesù di Nazaret ucciso in croce nella Pasqua del 30 d.C, e risorto dopo tre giorni come testimoniano i Vangeli, festeggiato come Re dell'Universo.
Segnalo che un'altra Naama appare nella Bibbia; precisamente la madre di Roboamo, figlio di Salomone, un'ammonita come riferisce 2Cronache 12,13-14: "Il re Roboamo si consolidò in Gerusalemme e regnò. Quando divenne re, Roboamo aveva quarantun anni; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele per porvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama. Egli fece il male, perché non aveva applicato il cuore alla ricerca del Signore."

Dopo aver considerato quanto precede sugli uomini e sulle donne citati dal libro della Genesi prima e dopo il diluvio fino ad Abramo appare in modo eclatante un vuoto.
I salvati dall'arca dal diluvio furono 8 in tutto, 4 uomini e 4 donne, infatti, dice Genesi 7,13: "In quello stesso giorno entrarono nell'arca Noè, con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli".

Ora la moglie di Noè, ricordata cinque volte in Genesi 6,18; 7,7.13; 8,16.18 è senza dubbio una donne molto importante essendo come una nuova Eva, in quanto, attraverso di lei filtra tutta la successiva nuova umanità, eppure non viene indicato il suo nome.
Ma mentre Eva fu la tentatrice di Adamo e con la sua condotta fece entrare il peccato nel mondo la moglie di Noè, novella Eva, fu saggia e fedele al marito, che le diceva che Dio gli aveva parlato, lo sostenne nella scelta, per gli altri invero strana, di costruire l'Arca, e lo seguì senza protestare fidandosi della sua parola.

Ancora una volta però l'angelo ribelle aveva trovato il modo di camuffarsi ed entrare nel mondo nuovo del dopo diluvio e si palesò attraverso l'agire di Cam e del vino.
Al riguardo, si veda "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia" in particolare il paragrafo "Cam, Noè e Canaan".
Il vino dalla vigna piantata da Noè fece sì che tutti si ubriacarono e, come racconta il testo in Genesi 9,18-28, il figlio Cam vide la nudità del padre, cioè in senso biblico "conobbe" la madre, che era incolpevole, con le conseguenze dette in tale paragrafo.
Il commentatore Rashi quindi, a Bereshit 23,3 sostiene che Naama, sorella di Tubal-Cain fu la moglie di Noè.
Così tutto verrebbe a quadrare.

Del resto "N'ama" , grazie alle lettere si può anche vedere come da questa "con N (Noè) un popolo uscì ".
È giusto così; l'umanità tutta deve essere salvata.
I discendenti di Caino non sono diversi da quelli di Set, purtroppo tutti sono schiavi del maligno entrato nell'uomo con l'inganno delle origini.
L'uomo non può essere innalzato per i propri meriti pur grandi che siano, ma solo per grazia di Dio e la storia della salvezza tende a questo fine.

I KENITI O QENITI
Nel 4° libro della Torah, quello detto dei Numeri al capitolo 24,21s, tra gli "Oracoli di Balaam", si trova: "Poi vide i Keniti, pronunciò il suo poema e disse: Sicura è la tua dimora, o Caino, e il tuo nido è aggrappato alla roccia. Ma sarà dato all'incendio, finché Assur non ti deporterà in prigionia."

Essendo in forma di poema nel testo c'è tutto un gioco di parole che lega i Keniti a Caino e a nido "qen" .
Il poema, immediatamente prima, al versetto Numeri 24,20 ricorda Amalek un nipote di Esaù, il fratello gemello di Giacobbe (Genesi 36,2) che stava per comportarsi da Caino nei confronti del fratello e i cui discendenti furono sempre avversari degli Israeliti.
Ecco perché riappare il nome di Caino!
Ritengo, peraltro che non a caso la moglie di Esaù, segnalata da Genesi 36,2 si chiamava Ada come una delle due mogli di Lamech il 5° della discendenza dei maschi nati da Caino e che Esaù, come quel Lamech prese più mogli.

Si legge, infatti, in Genesi 36,1-5: "Questa è la discendenza di Esaù, cioè Edom. Esaù prese le sue mogli tra le figlie dei Cananei: Ada, figlia di Elon, l'Ittita; Oolibamà, figlia di Anà, figlio di Sibeon, l'Urrita; Basmat, figlia di Ismaele, sorella di Nebaiòt. Ada partorì a Esaù Elifaz, Basmat partorì Reuèl, Oolibamà partorì Ieus, Ialam e Core. Questi sono i figli di Esaù, che gli nacquero nella terra di Canaan."

Lì, al capitolo Genesi 36,9 sono elencati, infatti, i discendenti di Esaù: "Questa è la discendenza di Esaù, padre degli Idumei, nelle montagne di Seir. Questi sono i nomi dei figli di Esaù: Elifaz, figlio di Ada, moglie di Esaù; Reuel, figlio di Basemat, moglie di Esaù. I figli di Elifaz furono: Teman, Omar, Zefo, Gatam, Kenaz. Elifaz, figlio di Esaù, aveva per concubina Timna, la quale ad Elifaz partorì Amalek. Questi sono i figli di Ada, moglie di Esaù. Questi sono i figli di Reuel: Naat e Zerach, Samma e Mizza. Questi furono i figli di Basemat, moglie di Esaù. Questi furono i figli di Oolibama, moglie di Esaù, figlia di Ana, figlio di Zibeon; essa partorì a Esaù Ieus, Iaalam e Core. Questi sono i capi dei figli di Esaù: i figli di Elifaz primogenito di Esaù: il capo di Teman, il capo di Omar, il capo di Zefo, il capo di Kenaz, il capo di Core, il capo di Gatam, il capo di Amalek."

Molto prima, quando ancora Giacobbe non aveva carpito con un inganno la primogenitura al padre, si legge in Genesi 26,34s che: "Quando Esaù ebbe quarant'anni, prese in moglie Giuditta, figlia di Beerì l'Ittita, e Basmat, figlia di Elon l'Ittita. Esse furono causa d'intima amarezza per Isacco e per Rebecca."

Dopo in Genesi 28,6-9 Esaù pare voler essere compiacente verso i genitori rispetto alla scelta di mogli, infatti: "Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe e l'aveva mandato in Paddan-Aram per prendersi una moglie originaria di là e che, mentre lo benediceva, gli aveva dato questo comando: Non devi prender moglie tra le Cananee. Giacobbe, obbedendo al padre e alla madre, era partito per Paddan-Aram. Esaù comprese che le figlie di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco. Allora si recò da Ismaele e, oltre le mogli che aveva, si prese in moglie Macalat, figlia di Ismaele, figlio di Abramo, sorella di Nebaiòt."

Forse la Giuditta non gli dette figli, quindi non è nominata nell'elencazione della discendenza di Esaù.
In definitiva abbiamo una Giuditta, una Ada, forse due Basemat, una figlia di un ittita e una di Ismaele, figlio di Abramo e Agar, Oolibama e una Macalat, forse secondo nome di una Basemat.
Esaù, in definitiva, pare aver sposato due sorelle e avere avuto cinque mogli.
I nomi di alcune di queste poi sono allusivi di situazioni non condivise dall'autore del testo, infatti:
  • Macalat può significare "che balla, che danza", ma anche "malattia completa";
  • Besemat aroma, balsamo, ma anche "vergogna ( = ) per l'uomo ";
  • Oolibama "nella tenda sta del santuario " pare alludere a una prostituta "sacra" di un tempio pagano.
La Bibbia fa risalire a Caino l'origine della tribù dei Qeniti discendenti di personaggi, come abbiamo visto, costruttori di ricoveri fortificati, di nomadi allevatori di bestiame, di suonatori di strumenti musicali, di violenti, di fabbri forgiatori di armi, infine, di praticanti la poligamia.
Il che sta a confermare che la discendenza di Caino in qualche modo sforò l'evento diluvio universale.
In effetti, la prima volta che si trovano citati i Keniti o Qeniti è in Genesi 15,18-21 quando: "In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: Alla tua discendenza io do questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate; il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei."

I Keniti nel testo ebraico sono, infatti, i "Qiyny" in cui appare chiaro il nome di Caino, ma vi sono anche i Kenizziti, "Qenizzi" che potrebbero essere a quelli apparentati.
Si trova che 8 volte nei testi dell'Antico Testamento sono ricordati i Qeniti - Keniti, precisamente:
  • 2 volte nella Torah - indicati appunto in Genesi 15,19 e Numeri 24,21;
  • in Giudici 4,11 - nell'episodio della uccisione di Sisara da parte di Gioele che era moglie di Eber quando il testo precisa: "Ora Eber, il Kenita, si era separato dai Keniti, discendenti di Obab, suocero di Mosè, e aveva piantato le tende alla Quercia di Saannaim che è presso Kades";
  • 2 volte in 1Samuele 15 - Disse inoltre Saul ai Keniti: "Andate via, ritiratevi dagli Amaleciti prima che vi travolga insieme con loro, poiché avete usato benevolenza con tutti gli Israeliti, quando uscivano dall'Egitto. I Keniti si ritirarono da Amalek. Saul colpì Amalek da Avila procedendo verso Sur, che è di fronte all'Egitto."
  • 1Samuele 27,10 - "Quando Achis chiedeva: Dove avete fatto scorrerie oggi? Davide rispondeva: Contro il Negheb di Giuda, contro il Negheb degli Ierahmeeliti, contro il Negheb dei Keniti."
  • 1Samuele 30,29 - ove ricorda che Davide aveva fatto bottino presso i Keniti.
  • 1Cronache 2,50-55 - "Questi furono i figli di Caleb. Ben-Cur, primogenito di Efrata, Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, Salma, padre di Betlemme, Haref, padre di Bet-Gader. Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, ebbe come figli Reaia, Cazi e Manacàt. Le famiglie di Kiriat-Iearìm sono quelle di Ieter, di Put, di Suma e di Masra. Da costoro derivarono quelli di Zorea e di Estaòl. Figli di Salma: Betlemme, i Netofatiti, Atarot-Bet-Ioab e metà dei Manactei e degli Zoreatei. Le famiglie degli scribi che abitavano in Iabèz: i Tireatei, Simeatei e i Sucatei. Questi erano Keniti, discendenti da Cammat della famiglia di Recab."
Queste annotazioni sono da commentare.

In primo luogo è da ricordare che secondo Genesi 4,16 "Caino abitò nelle regioni di Nod, a oriente di Eden", ossia fu a vagabondare nei territori a oriente... della Terra Promessa, quindi nei territori a est, Negheb, Arabia, Madian che poi saranno i territori di Ismaele e dei figli che Abramo avrà con Chetura, quindi, i Qeniti assumono in questo modo soprattutto una connotazione geografica.
Si apprende poi che vi era un qualche collegamento con gli Amaleciti.
Le citazioni del resto confermano i loro insediamento anche nel Negheb dove risiedette per lunghi anni Isacco.
I Keniti o in Ebraico i "Qeiyny" o Qeniti sono da identificare con i pre-arabi Khanei insediati nella Siria fino al Libano nel nord Arabia, nel Negheb e nella penisola del Sinai.

Importantissima è la notazione di Giudici 4,11 che collega i Keniti al suocero Mosè, ossia a Ietro che lì chiama Obab e in altre parti Reul.
Ietro, padre di Zippora, moglie di Mosè ebbe una grande influenza su profeta, viveva non lontano dal monte Oreb ove Mosè ricevette la teofania, un monte sacro che forse non è quello della tradizione a sud del Sinai, ma nel Negheb.
(Vedi: "Attorno al Santuario vicino all'Oreb, la montagna di Dio")

La stessa tribù di Giuda, da cui l'ebraismo attende la venuta del Messia è imparentata con i Qeniti e Medianiti.
Si veda, infatti, in 1Cronache 2 ove si dice della discendenza di Giuda.
Vi si parla di un Caleb figlio di Chezron, nipote di Giuda avuto dal figlio di lui Perez, natogli dopo essersi congiunto con Tamar, moglie di un altro figlio morto che si era travestita da prostituta.
Questo Caleb ebbe poi un figlio Cur da Efrata, già sua matrigna, perché sposa di Chesron e Cur fu zio di un certo Betlemme figlio di un altro figlio di Efrata ed ecco che poi questo nome è ricordato per la città di Davide, ove nacque Gesù.
(Vedi: "Tamar si traveste per essere antenata di Giuseppe")

Caleb, in effetti, è un Qenizzita del sud della Palestina.
È da ricordare che c'è anche un altro importante Caleb, esploratore della terra promessa che ne tornò entusiasta assieme a Giosuè, figlio di Iefunne, questi ancora un Qenizita o Qenizeo, infatti, sottolinea Numeri 32,12: "Caleb, figlio di Iefunne, il Qenizzita, e Giosuè figlio di Nun, che hanno seguito il Signore fedelmente."

I Qenizziti e i Qeniti furono assimilati a Giuda attraverso matrimoni di figli di Giuda con donne discendenti... da Caino.
Si trova in Giosuè 15,21-25: "Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, verso il confine di Edom, nel Negheb, erano Kabseel, Eder, Iagur, Kina, Dimona, Arara, Kedes, Cazor-Itnan, Zif, Telem, Bealot, Caroz- Adatta, Keriot-Chezron, cioè Cazor..."

ESAÙ SALVATO DAL FRATRICIDIO - DECRIPTAZIONE GENESI 33
Esaù, fratello gemello di Giacobbe, primo partorito da Rebecca, moglie di Isacco, fu un uomo bellicoso.
Questo Esaù, già al momento della nascita è descritto come "abile nella caccia, un uomo della steppa" (Genesi 25,27)
Ora, la parola steppa in ebraico, che certamente non è messa a caso, è "sadoeh" e contiene il bi-letterale "shed" che definisce il "demonio".

Esaù insomma aveva tutte le tendenze a essere un uomo demoniaco come allude il testo.
Il commento, poi, di "abile della caccia" rimanda al primo cacciatore nominato dal Genesi (10,9-12), Nimrod, nipote di Cam, che come segnalano quei versetti regnò a Babele e a Ninive, territori di esilio degli Israeliti il che ventila episodi del tutto ostili nei riguardi del popolo di Dio.
Esaù era veramente incollerito verso il fratello dopo il famoso episodio della minestra di lenticchie e la sottrazione perpetrata con inganno da parte del gemello della primogenitura, madre consenziente, al padre Isacco pressoché ormai cieco.

Al capitolo 32 del libro del Genesi si trova un sorprendente episodio che riferisce di quando Giacobbe riesce ad accomiatarsi dal suocero Labano e, da Paddan Aram, con le mogli - Lia e Rachele - e le concubine - Bila e Zilpa - loro schiave con i figli e tutti i suoi averi si dirige verso Canaan ove teme di incontrare il fratello.

Appena si avvicinò al territorio della "Terra promessa", dice il racconto, "gli si fecero incontro gli angeli di Dio".
Giacobbe, per un'ambasceria di pace, incoraggiato evidentemente dalla fede nel Signore, "mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir, la campagna di Edom."
Questi messaggeri tornarono riferendo "Siamo stati da tuo fratello Esaù; ora egli stesso sta venendoti incontro e ha con sé quattrocento uomini".
Giacobbe ovviamente si spaventò e si rivolse al Signore chiedendo angosciato: "Salvami dalla mano del mio fratello Esaù".

Poi divise in due carovane tutto il suo seguito.
Mandò avanti mescolati nella prima di quelle carovane le concubine con i figli avuti da loro e nell'altra le mogli con i loro figli.
Lui rimase da sol, sulla sponda del torrente Iabbok ove a passò la notte.

Qui accadde una teofania.
Dio si presentò a Giacobbe in forma umana e gli cambiò nome in Israele, infatti, dice il testo di Genesi 32,25-31: "...un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: Lasciami andare, perché è spuntata l'aurora. Giacobbe rispose: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto! Gli domandò: Come ti chiami? Rispose: Giacobbe. Riprese: Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto! Giacobbe allora gli chiese: Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Penuel Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva".

Al nome Israele essendo SRH con la "sin" radicale del verbo "lottare", il testo dà il significato di "è colui che lotta () con Dio "; altri, suggeriscono "l'uomo "'ish" che vide "r'ah" () "'El" Dio .

Il racconto dell'incontro di Giacobbe col fratello "Esaù" si sviluppa nei 20 versetti di Genesi 33 che qui di seguito riporto secondo il testo C.E.I. 2008.
Quell'angelo del Signore presentatosi in forma umana dopo l'aspra lotta lo benedisse e fu la garanzia per Giacobbe della salvezza dall'ira del fratello.

Genesi 33,1 - Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave;

Genesi 33,2 - alla testa mise le schiave con i loro bambini, più indietro Lia con i suoi bambini e più indietro Rachele e Giuseppe.

Genesi 33,3 - Egli passò davanti a loro e si prostrò sette volte fino a terra, mentre andava avvicinandosi al fratello.

Genesi 33,4 - Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero.

Genesi 33,5 - Alzati gli occhi, vide le donne e i bambini e domandò: Chi sono questi con te? Giacobbe rispose: Sono i bambini che Dio si è compiaciuto di dare al tuo servo.

Genesi 33,6 - Allora si fecero avanti le schiave con i loro bambini e si prostrarono.

Genesi 33,7 - Si fecero avanti anche Lia e i suoi bambini e si prostrarono e infine si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si prostrarono.

Genesi 33,8 - Domandò ancora: Che cosa vuoi fare di tutta questa carovana che ho incontrato? Rispose: È per trovar grazia agli occhi del mio signore.

Genesi 33,9 - Esaù disse: Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!

Genesi 33,10 - Ma Giacobbe disse: No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito.

Genesi 33,11 - Accetta il dono augurale che ti è stato presentato, perché Dio mi ha favorito e sono provvisto di tutto! Così egli insistette e quegli accettò.

Genesi 33,12 - Esaù disse: Partiamo e mettiamoci in viaggio: io camminerò davanti a te.

Genesi 33,13 - Gli rispose: Il mio signore sa che i bambini sono delicati e che devo aver cura delle greggi e degli armenti che allattano: se si affaticassero anche un giorno solo, tutte le bestie morirebbero.

Genesi 33,14 - Il mio signore passi prima del suo servo, mentre io mi sposterò con mio agio, tenendo il passo di questo bestiame che mi precede e dei bambini, finché arriverò presso il mio signore in Seir.

Genesi 33,15 - Disse allora Esaù: Almeno possa lasciare con te una parte della gente che ho con me! Rispose: Ma perché? Basta solo che io trovi grazia agli occhi del mio signore!

Genesi 33,16 - Così quel giorno stesso Esaù ritornò per conto proprio in Seir.

Genesi 33,17 - Giacobbe invece partì per Succot, dove costruì una casa per sé e fece capanne per il gregge. Per questo chiamò quel luogo Succot.

Genesi 33,18 - Giacobbe arrivò sano e salvo alla città di Sichem, che è nella terra di Canaan, al ritorno da Paddan-Aram e si accampò di fronte alla città.

Genesi 33,19 - Acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, quella porzione di campagna dove aveva piantato la tenda.

Genesi 33,20 - Qui eresse un altare e lo chiamò El, Dio d'Israele.

Per intervento divino, come risulta dal versetto Genesi 33,4, Esaù corse incontro al fratello, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero.
Esaù era sinceramente commosso.
Era, infatti, anche lui comunque un nipote di Abramo.
Non era solo un egoista, violento, insomma, poteva mettere da parte la spada in favore di sentimenti umani.
Del capitolo Genesi 33 ho provveduto alla decriptazione con i criteri di cui ho parlato nelle premesse.
Inizio col dare la giustificazione del decriptato del primo versetto, di cui riporto il testo ebraico.

Genesi 33,1 - Giacobbe alzò gli occhi e vide arrivare Esaù, che aveva con sé quattrocento uomini. Allora distribuì i bambini tra Lia, Rachele e le due schiave.





Il decriptato di questo primo versetto pare prendere spunto dall'episodio di Esodo 17,1-7 e Numeri 20,1-13 dell'acqua scaturita dalla roccia.

Portò forte illuminazione l'Unico di esistere (quando) videro versare da dentro una fonte con la forza del bastone che (Mosè) portò . Furono le menti - teste a desiderare () che:
- uscisse l'angelo (ribelle) dal mondo ;
- in azione per il ritorno l'Unico si portasse alla vista dei viventi e l'insidia che agisce nella vita dall'origine portasse a finire ;
- in un uomo si portasse a stare a chiudersi , giù venendo nell'esistenza ; a nascere () per stare tra i viventi ;
- dall'alto il rifiuto nel mondo portasse in azione al serpente ;
- nei corpi l'ammalare () recato in azione dal serpente a bruciare completamente fosse ;
- entrasse della risurrezione il soffio che delle tombe portasse il finire .

La decriptazione con le regole accennate nelle premesse fornisce per Genesi 33 una densa pagina di secondo livello profetica sulle vicende del Messia come si può seguire dalla decriptazione tutta di seguito qui in appresso.

Genesi 33,1 - Portò forte illuminazione l'Unico di esistenza, (quando) videro versare da dentro una fonte con la forza del bastone che (Mosè) portò.
Furono le menti - teste a desiderare che:

- uscisse l'angelo (ribelle) dal mondo;
- in azione per il ritorno l'Unico si portasse alla vista dei viventi e l'insidia che agisce nella vita dall'origine portasse a finire;
- in un uomo si portasse a stare a chiudersi, giù venendo nell'esistenza; a nascere per stare tra i viventi;
- dall'alto il rifiuto nel mondo portasse in azione al serpente;
- nei corpi l'ammalare recato in azione dal serpente a bruciare completamente fosse;
- entrasse della risurrezione il soffio che delle tombe portasse il finire.

Genesi 33,2 - E saranno illuminati viventi a venire nel mondo per servire portando segni che porterà l'Unico, indicando che sarebbe nato per stare nel mondo dall'angelo (ribelle) il principe dell'Unico. Da inviato nel mondo si porterà per venire il rifiuto alla perversità a recare. Sarà per il serpente il "basta" ad uscire. In un fratello nel corpo l'energia sarà della vita a recare. Verrà in un corpo nascosta la potenza e verrà la forza a recare per far perire nei fratelli, nei corpi, l'angelo (ribelle) che sta a vivervi.

Genesi 33,3 - Si porterà Lui tra gli Ebrei dal serpente in persona. Sarà al mondo in un vivente a portarsi. E sarà la risurrezione finale dalla tomba a portare. Dalla terra usciranno il settimo (giorno) con il Verbo i popoli per stare a vivere nell'eternità. Cammineranno col Risorto tutti e all'Eterno i fratelli sarà a recare.

Genesi 33,4 - E sarà nel corpi a scendere in azione la risurrezione che porterà il serpente a rovesciare dai corpi. L'Unigenito a finire lo porterà e sarà dai ventri rovesciata la perversità che portò a stare con il soffio il serpente. Dall'alto il precetto dell'Unico con il corpo gli porterà. E sarà a bruciarlo, rovesciandolo per la perversità e sarà nel pianto a portarlo.

Genesi 33,5 - Portata sarà la distruzione. A venirgli portata sarà dal corpo dell'Unigenito; ne verrà l'energia che a bruciarlo sarà nei viventi. Portatala, riverranno fanciulli nell'esistenza a rivivere, ma sarà, per la prima ribellione onde fu maledetto, il serpente arso. Fu a dire (Dio) che:
- nel mondo fanciulli sarebbero stati i viventi felici per la grazia che invierà;
- la divinità a entrare sarà nei viventi;
- verrà da un Servo retto.

Genesi 33,6 - E l'indicazione in cammino del rinnovamento servi porteranno che finita nel mondo dell'angelo (ribelle) la perversità saranno a rinascere. Lo saranno per l'entrata energia che porterà a tutti la risurrezione; alla fine (quei servi) annunciano che saranno angeli.

Genesi 33,7 - E tutti, lo scorrere della risurrezione, beneficherà. L'Unigenito a entrare porterà la forza per rinascere. Sarà nel mondo a portarne l'essenza. Completamente l'annunciato si porterà. Porterà in un fratello nel corpo l'energia a scorrere della risurrezione che sarà a riportare la pienezza. La sorte a chi ammala porterà. Sarà il fuoco completo annunciato a portargli.

Genesi 33,8 - (Pare ricordare l'episodio di cui parlo in "La risurrezione dei primogeniti" ove tra l'altro ho riportato decriptato il racconto in Genesi 32,23-31 della teofania di Giacobbe che lotta contro quell'uomo misterioso ai guadi dello Iabbok) Riportatisi che furono i primogeniti agli Amari, vivi essendo, in cammino tutti uscirono dall'accampamento in campo aperto. Questi fuori felici incontrarono. Tutti che s'erano riportati furono a dire: per aver trovato grazia agli occhi del Signore, ci siamo.

Genesi 33,9 - E furono i primogeniti agli Amari a vedere i simili; era stata tranquilla la moltitudine. I primogeniti che vivi erano, usciti erano dagli Egiziani (serpenti-Faraone) che li affliggevano; liberi camminavano.

Genesi 33,10 - Ma erano stati i primogeniti agli Amari ad essere in azione versati dalle case per Dio, inviati per primi per fede nell'Unico alla prova vennero. Fu la grazia, per le preghiere che inviate erano state con rettitudine, a riportare. Accettò il dono completamente. Nei giorni ad aiutarli sarà. Così sarà dall'alto la rettitudine a inviare in un corpo; l'Unigenito sarà finalmente a stare in persona. Fu così l'Agnello a venire. In persona fu Dio nel mondo a stare in un vivente. E fu in un corpo giù un angelo a stare.

Genesi 33,11 - Per versare la grazia dell'Unico venne dentro un corpo la rettitudine completa a stare in una Donna. Nel corpo Le entrò dentro. Venne dal Potente la rettitudine così a esserle con la grazia inviata. Fu la divinità a entrare a stare nella Madre. E la rettitudine, che è l'essenza del Potente, fu nella sposa a portarsi. Fu il Verbo giù nel corpo dentro a recarsi. E per obbedienza si chiuse.

Genesi 33,12 - A recare fu l'Unico a vivere in un corpo l'energia in pienezza per agire (onde) la perversità finire. La rettitudine di Lui il serpente spengerà, lo splendore lo fiaccherà.

Genesi 33,13 - E fu l'Unigenito tra i viventi alla vista del serpente a portarsi, che dall'Unico giudicato è stato. Fu per aiutare in azione la rettitudine nell'esistenza a entrare. Da fanciullo fu nella Madre nel corpo così a stare, onde da vivente portarsi nel mondo. Fu da primogenito ad abitare in una casa per rovesciare il cattivo serpente, ma in croce l'innalzerà. Sarà a portare per aiutare il Verbo il risorgere. Un giorno dall'Uno porterà gli uomini e tutti entreranno su a incontrarlo.

Genesi 33,14 - Fu tra gli Ebrei inviato dall'Unico. Del Signore fu la potenza in una persona a stare. Da servo si portò e l'Unigenito dagli angeli fu a venire per guidare il mondo all'Unico. La potenza dell'amore che c'è nel Potente con il corpo fu a rivelare. Un angelo uscì da una donna col corpo. Il Potente in persona fu a recare la potenza in un corpo. La rivelò in un fanciullo ove entrò a stare a vivere l'Eterno. Da una donna il corpo, dal Padre Unico la divinità. Il Signore di Gesù fu nel corpo a entrare.

Genesi 33,15 - Portata fu all'origine ai viventi con il male la distruzione. Giù li afflisse nel mondo l'angelo (ribelle) che iniziò ad agire da piaga per i viventi. Lamenti dai popoli iniziarono: che a liberarli venisse nell'esistenza a portarsi colui che fu ad originarli! (Onde) l'amarezza dai viventi uscisse da Questi uscì la forza delle origini con la grazia dentro in azione. Dagli oppressi fu il Signore a stare!

Genesi 33,16 - Portò l'essenza in una casa- famiglia; dentro fu portato dalla Madre nel mondo. Per Lui si vide una luce portarsi alla nascita. Nel corpo la rettitudine in Gesù si lanciò.

Genesi 33,17 - E fu visto riversarsi sulla casa d'angeli un cerchio che la visione della capanna indicavano a chi da fuori si portava. Erano dal Figlio ad accompagnarli. Onde l'abitazione fossero a indicare li portò il Potente. Con il bestiame si portavano a vedere la luce uscita sulla capanna indicata. Vedevano coloro che camminavano il puro corpo da una donna Madre uscito in vita, sperato dai viventi, nella capanna su cui si portava il segno.

Genesi 33,18 - E fu della famiglia - casa il primogenito stare alla vista, versato dentro sano. Vedevano che era povero come la Madre. Dell'Unico il principe dentro la terra di Canaan abitò. Dentro l'Unigenito si portò a vivere per riscattare dall'aborrito verme. E fu di nascosto dell'angelo (ribelle) a venire in una persona che stava fuori d'una città.

Genesi 33,19 - E fu sugli steli (di grano) a venire, di nascosto dal serpente. Rovescerà alla fine del mondo il demonio che entrò di una donna nel corpo l'energia (onde) dai cuori usci il Nome. L'Unico al mondo l'energia ha recato in un vivente. La forza insinuata, per l'angelo (ribelle) sarà da veleno portata in un corpo dal Padre. Sarà a bruciarlo la rettitudine che in un vivente abita. Dai viventi per l'Unigenito uscirà; rovescerà bruciato chi è nei cuori entrato.

Genesi 33,20 - E fu giù ad abitare il Nome tra i viventi. In sacrificio si portò. Il diletto Unigenito al serpente recò la maledizione. Dio al mondo fu in Israele.

I FIGLI DI DAVIDE
Per l'ebraismo il Messia nascerà dalla discendenza Giuda, in particolare dalla discendenza dell'ottavo figlio di Iesse di Betlemme, Davide, per cui è detto anche "Figlio di Davide", come i Vangeli del resto chiamano Gesù ritenuto ai suoi tempi figlio del davidico Giuseppe carpentiere di Nazaret.
Davide, in effetti, ebbe varie mogli, concubine e figli.

Al riguardo 1Cronache 3,1-9 propone: "Questi furono i figli che nacquero a Davide a Ebron: il primogenito Amnon, nato da Achinòam di Izreèl; il secondo Daniele, nato da Abigàil di Carmel; il terzo Assalonne, figlio di Maacà, figlia di Talmài, re di Ghesur; il quarto Adonia, figlio di Agghìt; il quinto Sefatia, nato da Abitàl; il sesto Itreàm, nato da sua moglie Egla. Sei gli nacquero a Ebron, dove egli regnò sette anni e sei mesi, mentre regnò trentatré anni a Gerusalemme. I seguenti gli nacquero a Gerusalemme: Simeà, Sobab, Natan e Salomone, ossia quattro figli natigli da Betsabea, figlia di Ammièl; inoltre Ibcar, Elisamà, Elifèlet, Noga, Nefeg, Iafìa, Elisamà, Eliadà ed Elifèlet, ossia nove figli. Tutti costoro furono figli di Davide, senza contare i figli delle sue concubine. Tamar era loro sorella."

La genealogia in Matteo 1,6 pone Gesù tra i discendenti di Salomone e Luca 3,31 da Natam - Natan fratello di Salomone.
Il re Davide, pur se eletto da Dio perché secondo il suo cuore, com'è noto, si era macchiato le mani del sangue innocente di Uria perché restasse nascosto il rapporto adulterino che aveva in corso con la di lui moglie.
I figli di Davide, invero, poi non furono tutti stinchi di santi.
Sono, infatti, da ricordare l'incesto di Amnon con la sorellastra Tamar raccontato in 2Samuele 13 e il fratricidio di Assalonne, fatti che portarono vergogna e dolore a David.
A ciò si aggiunge che gli ultimi giorni di David furono turbati dall'ambizione al potere di Assalonne che fu ucciso da un generale di Davide e poi di Adonia, i cui piani per la successione furono resi vani da un accordo tra il profeta Natan e Betsabea, la madre di Salomone.
La tentazione del potere e di supremazia accese la gelosia e rese alcuni fratelli come Caino verso Abele.
Salomone stesso fece uccidere poi il fratello Adonia.
Questi, infatti, invero, dopo la morte dei fratelli più anziani Ammon e Assalonne, era l'erede al trono del Regno di Davide su Giuda e Israele, ma Davide gli preferì Salomone appoggiato dalla madre e dal profeta Natan.
Quando Davide era ormai moribondo, Adonia si fece proclamare re con l'appoggio del sacerdote Ebiatar, ma Betsabea perorò presso Davide la causa quale successore al trono del figlio Salomone e con l'appoggio di Davide Salomone fu unto re dal sacerdote Zadok, alla presenza di Natan.
A questo punto Adonia fu abbandonato dai suoi seguaci e impauritosi chiese la grazia a Salomone che apparentemente la concesse.
Questo fratellastro poi chiese alla madre di Salomone, Betsabea, di intercedere presso il figlio affinché gli concedesse in moglie Abisag la sunnamita concubina dell'harem di Davide, ma Salomone, saputolo, interpretando tale volontà come un ulteriore tentativo di usurparlo lo fece giustiziare.
In definitiva l'essere esente o meno dalla potenziale spinta "istintiva" alla violenza non dipende dall'appartenere o meno alla discendenza di Caino, ma all'essere uomo.
Il divenire omicida, infatti, purtroppo è possibile ad ogni uomo perché la fonte degli uomini fu inquinata all'origine.
Del resto "Non c'è nessuno che non pecchi" (1Re 8,46) e il migliore degli uomini posto in condizioni particolari potrebbe incorrere in omicidio.
Nell'episodio "dell'adultera", infatti, a chi la stava per lapidare Gesù disse "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Giovanni 8,7) e tutti se ne andarono.

GIUDA ISCARIOTA
Tutti e quattro i Vangeli canonici - Matteo, Marco, Luca, Giovanni - sono concordi nel riferire la scelta di Gesù di avere tra gli apostoli che aveva eletto anche quel Giuda che poi lo tradì.
I tre Vangeli sinottici - Matteo, Marco, Luca - poi sono concordi nell'indicare che gli apostoli che scelse furono 12 e riportano questi elenchi di nominativi:
  • Matteo 11,1-4 - "Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì."
  • Marco 3, 13-19 - "Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici - che chiamò apostoli - perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì."
  • Luca 6,12-16 - "In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda (fratello) di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Il Vangelo di Giovanni, infine, cita molti di questi apostoli, ma non ne fa un elenco completo, purtuttavia certifica che gli apostoli erano Dodici e che Giuda Iscariota fu il traditore e lo ripete in:
  • Giovanni 6,71 - "Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici."
  • Giovanni 12,4 - "Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo..."
  • Giovanni 13,2 - "Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo e..."
  • Giovanni 26,26 - "Rispose Gesù: È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota."
In definitiva dai dati del Nuovo Testamento si può dire succintamente che i "dodici" sono:
  • Simone, chiamato Pietro (nome romano) in greco Cefa e Andrea (nome greco), fratello di Pietro, pescatori di Cafarnao;
  • Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni, fratello di Giacomo, pescatori di Cafarnao ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono uomini decisi iracondi e risoluti, pare che la moglie di Zebedeo fosse Salome (Matteo 27,56);
  • Filippo (nome greco) di Betzaida, città sul lago di Tiberiade, ove secondo Giovanni 1,43-46 sono nati anche Pietro e Andrea;
  • Bartolomeo (nome greco) chiamato Natanaele nel Vangelo di Giovanni, nativo di Cana di Galilea;
  • Matteo da "MattiYah" "dono di IHWH", già Levi, pubblicano di Cafarnao, probabilmente anche usuraio come del resto era Zaccheo;
  • Tommaso, negli Atti sta accanto a Filippo e il Vangelo di Giovanni parla di lui più degli altri, definendolo Didimo, cioè gemello;
  • Giacomo figlio di Alfeo di Maria di Cleopa detto anche Giacomo il Minore (mentre Giacomo di Zebedeo viene detto il Maggiore), identificabile (secondo Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe e da Egesippo citato in Storia Ecclesiastica di Eusebio da Cesarea) in Giacomo il Giusto primo vescovo della Chiesa di Gerusalemme lapidato nel 62 d.C. e cugino di Gesù come precisa San Paolo in Galati 1,18-19 "Giacomo il fratello del Signore" (Vedi: introduzione alla Lettera di Giacomo);
  • Taddeo o Giuda di Giacomo o Giuda Taddeo Lebbeo fratello Giacomo identificato come Giacomo il Minore figlio di Maria di Cleofa e di Alfeo, che era fratello di Giuseppe, quindi Taddeo era anche lui cugino di Gesù;
  • Simone il Cananeo" o "lo Zelota" ove questi soprannomi hanno lo stesso significato, infatti cananeo viene dal "qan'" a ebraico "geloso, zelante" che indicava il movimento degli zeloti;
Giuda Iscariota. Su quest'ultimo mi dilungherò un poco.

I Vangeli canonici danno a pensare che Gesù sapesse in anticipo del tradimento di Giuda e che consentì che lo perpetrasse perché s'adempissero le scritture, che prevedevano l'evento; infatti, in Giovanni 13,18, nell'ultima cena durante l'episodio della lavanda dei piedi ebbe a dire: "deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno."

Di Giuda Iscariota si legge in Matteo 26,14-16 "Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo."

Come abbiamo visto Giovanni in 6,71 precisa: "Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici".

Un "diavolo" l'aveva definito nel versetto precedente, Giovanni 6,70: "Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo." Il Vangelo di Giovanni poi dice di lui in 12,6 "era ladro e siccome teneva la cassa prendeva quello che vi mettevano dentro."

Sulla fine di Giuda, vi sono due versioni:
  • il Vangelo di Matteo 27,3-10 che si impiccò: "Allora Giuda - colui che lo tradì - vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente. Ma quelli dissero: A noi che importa? Pensaci tu! Egli allora, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi."
  • il libro degli Atti degli Apostoli in 1,18-20, dopo il tradimento, dice che morì sfracellato cadendo da un dirupo.
Molti, per evitare contraddizioni tra le due narrazioni, suggeriscono che si sia rotto il ramo a cui s'era appeso.
Giuda comunque si pentì di quanto aveva fatto come risulta dalla esplicita confessione: "Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente."
Considerando quanto sopra, nell'udienza generale di mercoledì 18 ottobre 2006, Papa Benedetto XVI su Giuda concluse che spetta solo a Dio, nella sua Infinita Misericordia, misurare il suo gesto.

Il nome Giuda Iscariota in ebraico si può pensare come "" "" "" ossia Giuda uomo di Qariyyot ed è possibile che il luogo di nascita sia Qeriot Chetzron ricordata in Giosuè 15,25, una delle città Qenita all'estremità del territorio della tribù dei figli di Giuda posta, verso il confine di Edom, nel Negheb.

Se si leggono con i significati grafici le lettere di "" si ha che è l'uomo:
  • per cui a Gesù "accadrà () che sarà portato alla croce ";
  • che allude a Caino su cui Dio "rovesciatagli la testa , fu a portargli un segno ".
A questo punto si apre anche la concreta possibilità secondo cui anche questo Giuda fosse uno zelota come risulta nominato in alcuni manoscritti antichi, vedi: S.G.F. Brandon, Gesù e gli Zeloti, Rizzoli Editore, 1983, Milano e Novum Testamentum Graece et latine, E. Nestle, Stuttgart, 1957 in cui l'apostolo è definito .

Giuda avrebbe creduto fermamente che Gesù fosse il salvatore che avrebbe liberato Israele dai Romani e, allora, ne provocò l'arresto onde indurre Gesù a scatenare la rivolta contro i romani per ottenere l'inizio della ribellione che avrebbe condotto il Messia alla vittoria finale, non pensando mai che la redenzione che Questi intendeva portare era ancora più profonda.
Del resto a quei tempi la fede in un Messia-Liberatore era di tutte le principali correnti spirituali giudaiche, tra cui gli Zeloti che ritenevano che occorresse in ogni modo favorire l'avvento del Messia, anche con il ricorso alla violenza.

A quei tempi i combattenti messianisti erano detti:
  • in ebraico: Qanana e Bariona,
  • in greco: Zelotes e Lestes,
  • in latino: Sicarii, Latrones e Galilaei (Sicari, Ladroni e Galilei).
Ecco che Giuda assieme a Simone il Cananeo da "qana'" geloso zelante o Zelota, è apostolo da annoverare tra i chiamati, già della cerchia dei messianismi violenti.
Questo spiega la particolare ostilità dei Romani verso i Galilei tre cui erano soliti trovare dei sediziosi.
Gesù proprio grazie al loro zelo vedeva in loro un pregio che intendeva trasformare in carisma per annunciare il Vangelo, infatti:
  • recita il Salmo 69,10 "mi divora lo zelo per la tua casa" ricordato in Giovanni 2,17;
  • dice San Paolo negli Atti 22,3: "Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi."
  • si trova in Efesini 6,15 "...avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace."
Secondo il Vangelo di Giovanni il primo segno che Gesù fece fu a Cana di Galilea ove in una festa di matrimonio su invito di sua madre trasformò acqua in vino e i suoi discepoli credettero in lui.
Cana di Galilea in effetti si dovrebbe scrivere traslitterata dall'ebraico come Qana come si trova in Giosuè 19,28 ove è ricordata una Cana che nel testo ebraico è in effetti è scritta .

Oggi "Cana di Galilea" è identificata con "Kafr Kanna", cittadina a 6,5 km a Nord Est di Nazaret, favorita dalla tradizione essendo raggiungibile dai pellegrini provenienti da Nazaret rispetto "Khirbet Qana", circa 13 km a Nord di Nazaret sito delle rovine di un antico villaggio su una collina situata al limitare della pianura di Asochis.

Questa in arabo è ancor oggi chiamata "Qana el-Jelil", cioè Cana di Galilea.
Giuseppe Flavio, storico ebreo del I secolo nel libro della sua Vita ricorda "un villaggio della Galilea chiamato Cana" e successivamente menziona "la grande pianura, detta pianura di Asochis, dove abitavo".

Strati archeologici la fanno risalire al tempo di re Salomone (X secolo a.C.) e si sono trovate antiche cisterne, frammenti di vasi di terracotta e monete che vengono fatte risalire al I secolo e mostrano l'improvviso abbandono del villaggio come se tutto finisse con la disfatta degli zeloti da parte dei Romani a seguito della rivolta giudaica del 66 d.C., che culminò con la resistenza degli zeloti stessi a Masada.

Pare poi che lo zelo nel pescare ovviamente gli uomini con la predicazione con la parola della 'risurrezione" lo suggerisca il Risorto stesso nell'episodio della pesca miracolosa sul lago di Tiberiade in Giovanni 21.
In quell'occasione gli attori dell'episodio sono 8: Gesù risorto, Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli.
I discepoli, nonostante che fossero stanchi, all'alba si rimisero a pescare su suggerimento del Signore che non avevano riconosciuto e che gridò loro dalla riva di gettare la reti a destra della barca, questi, allora agirono , ossia "con zelo" e pescarono 153 grossi pesci.

E per la gimatria accade che:

= ( = 2) + ( = 100) + ( = 50) + ( = 1) = 153.

Gesù, del resto, era denominato "nazareno", non perché di Nazaret o perché avesse fatto voto di nazireato, ma per il fatto che era un "netzoer" ossia "un virgulto" della casa di Davide, da cui doveva venire il Messia, uno su cui potenzialmente si poteva avverare la profezia di Isaia 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici."
(Vedi: "Gesù il virgulto, il germoglio di Davide")

Attorno alla sua figura, visto che con la sua parola, miracoli, prodigi e segni aveva il carisma di attirare le folle, gli si avvicinarono anche focosi militanti attivi, tra cui forse anche dei parenti, che lo volevano utilizzare per poi agitare il popolo e creare una rivolta per scuotersi dalle spalle i Romani invasori.

Alcuni di tali attivisti entrarono addirittura tra gli apostoli e volevano farlo re... "Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo", alcuni passarono alla fede in Lui, ma fino all'ultimo erano ancora animati da sentimenti bellicosi.

In questo scenario purtroppo s'inquadra la figura di Giuda Iscariota che rimase stritolato dalla storia e interpretò la propria parte di guerrigliero fino alle estreme conseguenze, ritengo anche in buonafede.
Certo Gesù perdonò anche lui!
Sulla croce, infatti: "Gesù diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno." (Luca 23,34)

Accade, infatti, senz'altro è intercorso un rapporto unico e misterioso tra Gesù e Giuda, come pone in evidenza il Vangelo di Giovanni 13,26-30, quando dice: "E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariota. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Gli disse dunque Gesù: Quello che vuoi fare, fallo presto. Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: Compra quello che ci occorre per la festa, oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. E era notte."

Nei Vangeli poi vi è la prova della familiarità nella cerchia degli apostoli dell'uso di armi, tanto che al momento dell'arresto di Gesù al Getsemani tutti i Vangeli parlano di spade in possesso degli apostoli Matteo 26,51; Marco 14,47; Giovanni 22,10-11 e in particolare Luca in 26,49-51 dice: "Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: Signore, dobbiamo colpire con la spada? E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l'orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: Lasciate! Basta così! E, toccandogli l'orecchio, lo guarì."

Lo stesso Vangelo di Luca in 22,35-38 dopo l'ultima in prossimità del suo combattimento finale ebbe a dire agli apostoli "...Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?" Essi risposero: Niente. Ed egli disse loro: Ma ora, chi ha una borsa, la prenda; così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico che in me dev'essere adempiuto ciò che è scritto: Egli è stato contato tra i malfattori. Infatti, le cose che si riferiscono a me, stanno per compiersi. Ed essi dissero: Signore, ecco qui due spade! Ma egli disse loro: Basta!"

GESÙ CRISTO L'ABELE UCCISO DAI FRATELLI
L'umanità nei riguardi del "giusto" in assoluto, Gesù Cristo il Figlio di Dio, di fatto s'è comportata come Caino con Abele.
Questo è il tema del 4° Canto del Servo di IHWH in 52,13-53,12 del Deutero - Isaia (550-539 a.C. durante l'esilio di Babilonia) che ritengo che fosse noto a Platone (428-348 a.C.), visto che nel suo libro II della Repubblica (362a) tratta della sorte del "giusto" in questi termini: "il giusto verrà flagellato, torturato, gettato in ceppi, avrà bruciati gli occhi e infine, dopo avere sofferto ogni sorta di mali, verrà impalato (crocifisso)."

Dalle Sacre Scritture giudeo-cristiane sulle vicende dell'umanità nei rapporti col "Creatore" che ha cercato d'interloquire con questa si arriva a concludere questo in appresso.
Ad Adamo, la prima coppia, vale a dire i progenitori dell'umanità, dal Signore Dio era stato dato il compito di coltivare e custodire il giardino (Genesi 2,15), quindi, di portare a completamento la "creazione" sulla terra nel settimo giorno di questa, giorno che Dio stesso aveva benedetto e consacrato (Genesi 2,3) intendendo mettersi a riposo.
Tutta la terra del resto era tutta deserta, una steppa, invasa ancora dalle tenebre demoniache salvo quel posto speciale in cui stava l'uomo creato da Dio che aveva ricevuto illuminazione sulla vita.
Quella prima famiglia però ingannata, tentata dall'orgoglio e dal potere di onnipotenza, cadde nell'errore e non portò a termine il compito.
La terra, la mente e il cuore degli uomini, non è ancora uscita dalle tenebre, ma l'incarico per l'uomo di portare a termine quella missione non è mutato.
Avevano visto il modello del giardino e pur se usciti non era stato loro tolto il compito.
Come conseguenza del loro peccato anche se nel lavorare e fare figli avrebbero incontrato fatica e dolore, dovevano comunque trasformare la steppa circostante in terra lavorata.
I progenitori certamente si pentirono, fecero "teshuvah" come si deduce dagli 800 anni, numero della pienezza, che fu la durata della vita di 'Adam segnalata volutamente dal Sacro Testo dopo la nascita di Set (Genesi 5,4s).
Dio continuò ad avere fiducia nella creatura speciale che aveva creato cercando di risvegliare in loro almeno la buona inclinazione che era insita nell'aver mangiato dell'albero delle due conoscenze, ma il male impacciava l'attuazione del mondo perfetto.

Egualmente è da pensare che fecero "teshuvah" Caino e la sua discendenza in quanto Dio diede loro tempo per il pentimento e avrà avuto modo di rendere in loro attuato quanto dice il Salmo 90,12: "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore."

Dio esercitò la sua misericordia con le dieci generazioni antidiluviane anche se tutte, come avevano fatto i progenitori, pur con la sola eccezione di Enoch, continuarono a fallire lo scopo della loro vita non riuscendo a portare a compimento la missione.
Ecco che il Signore decise d'intervenire scegliendo un uomo Noè da cui discese Adamo, il padre della fede, perché nascesse un popolo, Israele, con cui fare alleanza e operare assieme in piena sintonia per conseguire il risultato positivo che l'uomo da solo non era riuscito a compiere.
Da questo popolo come da profezie nelle Sacre Scritture nascerà il Messia, l'uomo nuovo, dalla discendenza del re Davide, che porterà alla salvezza tutta l'umanità pregressa e futura risorgendo i morti, procurando loro il dono della divinità e della vita eterna per poi concludere la storia terrena con il trasferimento della nuova umanità redenta, sposa immacolata senza più ombra alcuna, alla pienezza del Regno dei cieli.
Al momento che Dio ritenne opportuno in quel popolo Dio scelse una coppia, un uomo di nome Giuseppe e una donna di nome Maria, della discendenza davidica, perché fossero in terra i genitori del Messia che nacque per diretto intervento divino.
Era questi Gesù di Nazaret l'uomo perfetto figlio di una donna e di Dio, vero Dio e vero uomo destinato ad elevare tutta la natura umana a quella divina per cui, essendo tutti gli uomini suoi fratelli, sarebbero stati coeredi con Lui del Regno celeste.
Le vicende sono note.
La risposta per questo "giusto" da parte dei fratelli fu la croce.
La risposta di questo "giusto" è stato il perdono e il dono della sua natura e a quanti "lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome..." (Giovanni 1,12)
Caino è stato perdonato!

a.contipuorger@gmail.com

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