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VANGELI E PROTOVANGELI...
DIO NASCOSTO
di Alessandro Conti Puorger
IL DONO DELLA LIBERTÀ
L'uomo, certamente, è la massima espressione di vita "animale" di questa terra.
È diverso da tutte le altre specie degli esseri che vivono essendo dotato di ragione al massimo livello conosciuto, se pure si possono chiamare forme di raziocinio alcune punte d'istinto intellettivo delle specie animali, questione sulla quale non intendo addentrarmi.
Nonostante questa dote preziosa che pare avvantaggiare l'uomo, i motivi dell'esistenza dell'universo e di come s'è formata la materia gli sono ancora oscuri, come pure è ignoto alle scienze il perché della vita che l'uomo non è in grado di creare partendo da zero.
Appare allora all'orizzonte delle origini un "big-bang" mosso da un'energia autogenerantesi col risultato di una materia eterna come scoria di un processo di trasformazione di un'energia creatrice personalizzabile in un soggetto creatore, ma che pare come non intervenire e non interferire più con l'opera creata, insomma, appare come presentarsi la figura di un dio "ozioso".
Una soluzione del genere comporta che quel dio era nell'impossibilità di non creare, ossia condannato a creare per forza, essendo il risultato non un impegno volontario, ma connesso alla proprietà dell'energia, quindi, dovuto per un automatismo dei processi successivi, il che sposta il problema a chi ha voluto tale energia e cioè a come si sarebbe formata.
La creazione invece è di più, implica un atto volontario e non uno stato di necessità o la ricerca di un piacere.
L'Essere creatore, infatti, è da pensare perfetto in sé senza bisogno di cercare apporto alcuno o svago di qualsiasi genere che non possa trovare in se medesimo.
L'ammissione di un Dio creatore, implicitamente, allora, comporta che Questi non ha avuto "bisogno" di creare, ma che ha fatto una scelta, non per il piacere, visto che era soddisfatto in sé, ma ha pensato il creare come un atto d'amore.
L'amore poi comporta la condizione di libertà altrimenti si entra nella sfera di ciò che è servile e dello sfruttamento.
Questo bisogno di assicurare libertà spiegherebbe perché Dio per scelta potrebbe apparire anche ozioso, onde consentire la libertà alla creatura amata, altrimenti il vivere di questa sarebbe irrimediabilmente condizionato dalla Sua presenza ingombrante che potrebbe essere indesiderata.
Ecco che si presenta la possibilità dell'esistenza di un Dio ignoto e da qui i tentativi dell'uomo di cercarlo con le religioni primitive, storiche o moti razionali di tipo filosofico e ideologico che sono tentativi di arrivare a Dio con la ragione.
Sono questi meritevoli pensieri, certamente non ignoti a Dio amore, ma da inquadrare cinicamente tra i "pii" desideri in quanto prodotti da quella stessa ragione che non riesce a spiegare i motivi dell'esistenza.
Il libro degli Atti degli Apostoli scritto da San Luca, collaboratore di San Paolo, riporta che l'apostolo ai contemporanei ateniesi fece questo discorso in cui ogni parola è pesata e da meditare: "Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l'iscrizione: A un dio ignoto. Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: Perché di lui anche noi siamo stirpe." (Atti 17,22-28)
Sono quindi nate le "religioni rivelate", che ovviamente lasciano all'uomo la possibilità di credervi o meno, in cui quel Dio a partire da 5000 anni orsono ha cominciato col manifestarsi ad Abramo, padre della fede, poi ha proseguito con i profeti d'Israele fino al giudaesimo e al cristianesimo.
Nella II parte del libro del profeta Isaia, detto "Libro della consolazione d'Israele" nella parte del Deutero-Isaia (capitoli 40-55) relativo al periodo 550-539 a.C. dell'esilio babilonese si trova: "Solo in te è Dio; non ce n'è altri, non esistono altri dei. Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio d'Israele, salvatore." (Isaia 45,14b.15)
È questa una vera professione di fede!
Come è mio solito, nel prosieguo dell'articolo mi servirò del potente mezzo della lettura delle lettere ebraiche del testo della Tenak - ossia della parte di libri dell'Antico Testamento scritti in ebraico o aramaico - come icone, con propri intrinseci significati grafici e della possibilità tramite queste di ricavare, per decriptazione, pagine di secondo livello da quei testi, tutte riferibili al Messia.
Al riguardo, si vedano schede delle lettere con i loro significati cliccando i loro simboli nella colonna a destra delle pagine di questo mio Sito e le regole di "Parlano le lettere" nonché il perché ciò sia possibile in ""Scrutatio" cristiana del Testo Masoretico della Bibbia"".
"Dio nascosto" è "'El"
"misettatter"
modo quest'ultimo "hithpael" del radicale ebraico
che riguarda "nascondersi, occultarsi, celarsi, coprirsi" da cui viene "setoer" per "nascondiglio, rifugio, riparo, asilo", quindi, un posto segreto.
Ora, i significati grafici delle lettere per
suggeriscono "avvolto
completamente
il corpo
"
o anche "in un buco
confinatosi
col corpo
".
(Vedi: "Ciro il Grande imperatore illuminato")
Pur se "nascosto" lo stesso capitolo 45 di Isaia più avanti di Dio afferma: "Io sono il Signore, non ce n'è altri. Io non ho parlato in segreto, in un angolo tenebroso della terra. Non ho detto alla discendenza di Giacobbe: Cercatemi nel vuoto!". (Isaia 45,18b.19)
In definitiva precisa che per la discendenza di Giacobbe il Signore è uscito dal segreto e ha parlato... e parla a chi lo cerca purché non sia un cercare nel vuoto, ma concreto, non nel vaneggiamento della mente, ma con un profondo anelito dell'anima.
Quel non "cercatemi nel vuoto" è un "tohu vaqqeshuni"
ove "tohu" tradotto come "informe" si trova proprio nel versetto 1,2 del libro del Genesi "Ora la terra era informe", quindi ricorda la "creazione".
La parola "tohu"
si può vedere anche come
()
+
,
quindi, "finita
la perversità
()",
e questa è la prerogativa o almeno l'intensione che è necessario deve avere l'uomo, facendosi umile, ritenendo cioè di avere un "Creatore", per cercare di avere una risposta da parte di Dio; del resto, dice il Salmo 138,6 "eccelso è il Signore e guarda verso l'umile ma al superbo volge lo sguardo da lontano."
Per "cercare" poi Isaia ha usato il verbo dal radicale
che può implicare tanti modi anche "aspirare, inquisire, pregare, chiedere".
Le lettere di
dicono "in casa - dentro
piegati
con la luce
".
Sembra questo l'atto rituale di chi prima di "Pesach" cerca in casa ogni briciola di lievitato o di fermentato, il che collega ancora il ricercare col fare pulizia nella propria vita, di darle un ordine e cominciare dal principio e il principio è che Dio c'è e l'uomo è la sua creatura.
Le seconde due lettere del tri-letterale
richiamano il termine
"qashah" "essere gravoso, difficile" quindi ad uno "affranto, afflitto, abbattuto" insomma a un momento difficile, quei momenti particolari in cui si cerca una salvezza, proprio un salvatore come dice Isaia 45,15.
Quel Dio nascosto in definitiva, in quei momenti, se desiderato si rivela.
Dice il Salmo 145, alfabetico, al versetto 18 che inizia appunto con la 18a lettera dell'alfabeto, la "qof"
,
recita: "Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero."
Anche questo cercare con cuore sincero evidenzia che la ricerca non deve essere mossa da un bisogno culturale, ma da un vero sentito bisogno esistenziale.
Per quel cercare nella seconda parte del versetto invero è usato lo stesso verbo di invocare
usato nella prima parte e spiega che il Signore è vicino a chi, lo invoca con verità "'oemoet"
,
sinceramente cercando "l'origine
dell'uomo
".
Questo modo, nella verità, è come opposto a nel vuoto "tohu"
ossia come accennato "segnato
da perversità
()"
quindi, un indagare per scopi perversi come ad esempio per lucro o per ingannare su cose sacre o per malefici.
Invocare
,
dicono le lettere, è "piegare - versare
la mente - testa
all'origine
";
perciò chi si sente oppresso, schiavo e imprigionato in questo mondo e cerca veramente lo scopo della propria vita s'interroghi sulla propria origine e invochi chi l'ha creato in verità e non vuotamente, Dio allora si piegherà verso di lui e in qualche modo diverrà parte della sua vita.
Del resto così in pratica inizia il libro della Sapienza 1,1.2: "...rettamente pensate del Signore, cercatelo con cuore semplice. Egli infatti si lascia trovare da quanti non lo tentano, si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui."
Nel Salmo 27,8 Davide nel momento del bisogno dice: "Di te ha detto il mio cuore: Cercate il suo volto; il tuo volto, Signore, io cerco", ove usa due volte cercate
e "volto" "fani"
.
Questo Salmo è stato cantato per secoli nelle liturgie e ha interpellato le menti e i cuori di generazioni e generazioni di Israeliti su cosa voglia significare cercare il Suo Volto che certamente non è solo andare nel Tempio o in Sinagoga, ma apre anche ad altre possibilità che Dio stesso può certamente offrire.
Sicuramente va cercato nella verità "'oemoet"
per comprendere "l'origine
dell'uomo
"
e allora farà vedere il suo volto, "fani"
,
quindi, "Il Verbo - il suo Volto
inviato
sarà
".
Se si scrutano le lettere del termine "fani"
si profilano poi due livelli di presentazione da parte del Volto:
- reale, "una persona
()
sarà
",
da uomo in carne ed ossa si farà presente, il che però implicava "l'incarnazione" e questa pur se sperata poteva essere una "temeraria" e non ammissibile idea in quanto non si accordava con un pensiero "razionale" del puro spirito di Dio tutt'altro dell'uomo.
- nella predicazione "del Verbo
inviati - apostoli - profeti
vi saranno
".
Può sembrare un'enormità che in quelle lettere "fani"
sia chiuso il "mistero" di Cristo, eppure nel Vangelo di Giovanni, versetto 5,39, c'è implicito l'invito importante di Gesù di "...scrutate le Scritture..."
Ora, scrutare sta per cercare bene con attenzione un qualcosa che alla prima vista può non vedersi, qualcosa di nascosto.
Del resto il radicale ebraico del verbo scrutare è
e la lettera "het"
sottende l'idea di un luogo chiuso, nascosto, per cui è necessario per trovare ciò che è "nascosto
curvare
la testa
",
ossia indagare con attenzione.
A questo punto il "cercate"
,
che abbiamo visto è ripetuto due volte nel Salmo 27,8 può sembrare il tentativo del cercare umano "dentro
piegarsi
con una luce
",
ossia guardate piegandovi con attenzione, ma ciò avrà successo solo se il Signore si vuol far trovare "dentro
verserà
la Sua luce
"
e questa luce è il Suo volto.
Dirà, infatti, Gesù:
- Giovanni 8,12 - "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita".
- Giovanni 9,5 - "Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".
Di conseguenza chi lo segue diviene luce come Gesù stesso dice ai sui discepoli nel "discorso della montagna": "Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli." (Matteo 5,14-16).
Accogliendo la Sua luce i discepoli, che erano tenebre, divengono dispensatori di bontà, giustizia e verità. (Efesini 5,8-11)
Poi Gesù in Giovanni 5,39 sulle Sacre Scritture aggiunge: "...sono proprio esse che danno testimonianza di me."
Nel Vangelo di Matteo poi Gesù stesso dice: "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,18)
A questo punto quelle tre lettere di scrutare
prendono nuova vita, in quanto, ciò che è scritto in ogni lettera delle Sacre Scritture sarà compiuto, "quanto nascosto
si compie
()",
perciò anche quanto si evince dalle lettere del suo volto, "fani"
.
Vedere il Suo volto implica il ritornare alle origini a quando l'uomo poteva stare "alla presenza del Signore" (Genesi 3,8), ossia nel Gan Eden, il paradiso perduto.
Il vedere il suo Volto e restare in vita di conseguenza implica il ricevere il perdono da parte di Dio.
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