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DIO NASCOSTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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CHIUDERSI E NASCONDERSI
Nelle traduzioni in italiano della Bibbia i termini relativi al "nascondere, nascondersi, nascosto, nascosti" e analoghe forme verbali si presentano circa 200 volte di cui solo poco più di 30 nel Nuovo Testamento.

A mio parere la chiave di tutta questa tematica si coglie proprio dalla prima volta che appare questo concetto il che avviene nel libro della Genesi, subito dopo il peccato della prima coppia.
Vi si legge: "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: Dove sei? Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto." (Genesi 3,7-10)

Il Signore lo chiamava dicendo: "dove sei?"
Certamente non perché non lo sapesse, infatti, la lettera agli Ebrei in 4,13 commenta: "Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto."

Quel "dove sei?" lo "'aiiakkah" ha lettere in grado di spiegare la situazione, sanciscono un fatto: "il serpente ha portato il guaio (per cui) la rettitudine uscì " o anche, che è la stessa cosa, "il serpente ha portato l'origine dell'Essere a spegnere ".

Il nascondersi nasce subito dall'aver mangiato dell'albero della conoscenza... del male e si vergognarono della loro nudità, che prima era normale, e si vestirono con foglie di fico.
Ecco che il vergognarsi comporta il nascondersi.
Già il vestirsi è un modo di nascondersi, di mascherarsi.

Del resto, "vestito" in ebraico "beghed", ha le stesse lettere con diversa vocalizzazione di "begad" che indica un tradimento e il traditore, per cui il testo con quel dire che i progenitori si coprirono sottolinea l'avvenuta rottura del patto col Signore il loro tradimento.

L'uomo e sua moglie, secondo il racconto del Genesi, vivevano nel giardino terrestre alla presenza del Signore, come dice "l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore" Genesi 3,8, e "alla presenza del Signore" è "miffenei" IHWH, , ossia vedevano certamente il suo volto "feni" .

Il testo vuol farci capire che fu l'uomo a nascondersi da Dio.
In quei tre versetti, infatti, si trova due volte il verbo nascondere nel versetto 8 "si nascose" e nel versetto 10 "mi sono nascosto".

Ora accade che nel complesso dei libri della Bibbia, come ci sono presentati ordinati, la prima volta in assoluto che si presenta il verbo "nascondersi, celarsi, rintanarsi", in effetti, il soggetto che compie l'azione non è Dio, ma si nascosero l'uomo e la donna che furono i progenitori dell'umanità.

In detta occasione il radicale usato in entrambe le volte per dire nascondersi in ebraico è quello del verbo da cui "chob" è "seno", la prima volta come "techabb'e", modo "niphal" e la seconda come "'echav'a", modo "hithpael".
Le lettere di quel radicale danno luogo "a chiudersi in casa inizia ", ma anche nel caso specifico di Genesi 3,8 da parte della prima coppia fu "un chiudersi dentro all'Unico ", un "chiudergli l'ingresso ()" nel loro cuore.

Alla fine di Genesi 2, in 2,25 della prima coppia viene detto: "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna."

Nudi è "a'rummim" plurale di e subito dopo all'inizio del capitolo Genesi 3 si presenta il serpente, "nachash" ove le lettere suggeriscono essere un tale con energia a scadenza il quale era il più astuto "a'rum" parola che salvo le vocali ha le stesse lettere di "nudo" che "agiva per saziarsi () di vita ", insomma "un nemico si portava ai viventi ".

Ecco che dopo aver detto sì alla sua catechesi contro Dio, i due della prima coppia si rendono conto di essere nudi "e'rim" , ma ora si vergognano e si intravede che in loro "ad agire è un verme ()".
La conseguenza fa dire ad Adamo queste parole che trascrivo in ebraico, "...perché sono nudo, e mi sono nascosto".


e le lettere suggeriscono il seguente pensiero: "la rettitudine ha spazzato (). È stato un verme () che ho incontrato (); della rettitudine che era stata portata all'origine ha chiuso l'ingresso ()".

L'uomo conferma che purtroppo è avvenuto quanto abbiamo visto è nell'intimo delle lettere di "Dove sei?" e sancisce che è avvenuta una separazione, in quanto, è caduto in un baratro esistenziale con esistenza a termine come del resto era la situazione del serpente in cui era incarnato il male.

Per riflesso, si deduce che ora accade che chi pare nascosto sia Dio, ma è invece che all'uomo un parassita gli si è attaccato come un verme tenia che lo rode dall'interno con la febbre dell'orgoglio di primeggiare senza rispondere a nessuno e, di fatto, gli chiude le imposte per evitare di fargli vedere Dio.

Del resto il serpente "nachash" è "l'angelo che nasconde la luce " e questo impedimento è divenuto parte sostanziale dell'uomo, quello che nella teologia cristiana è detto essere il peccato d'origine o originale.

Se si passa per il radicale a un significato assoluto, rivolgendo il pensiero al vero "'alef" che è il Dio Unico, si ha "nascosti dentro (si è) nell'Unico " o anche "nascosto dentro (c'è) l'Unico ".

Il disegno di ogni uomo, in effetti, come disse San Paolo agli ateniesi, è chiuso dentro, quindi, nel seno dell'Unico, questa è la verità: l'origine dell'uomo è nascosta dentro l'Unico e se non si entra in questa idea certamente Dio non lo si può trovare, cioè la sua negazione aprioristica è uno schermo che ne impedisce l'accoglimento.
Ognuno vi sta nascosto, in Lui "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo".
Come il feto di un bambino è collegato alla madre nella gestazione, così ogni uomo è collegato con Dio, con un cordone ombelicale noto solo a Lui, per venire preparato in questa vita, se lo richiede, ed essere portarlo alla vita eterna.
L'intimo dell'uomo, insomma, è via la che conduce a Lui e che Dio preferibilmente percorre per farsi cercare e trovare.
In seno ad ogni uomo, quindi c'è la via potenziale per trovarlo, ma è impedita dal diniego originario che pesa su ciascun uomo.

Cercando di conoscere l'essenza di se stessi si arriva a Lui, purché non lo si faccia a vuoto, ossia, se la creatura è veramente interessata, se prova a evitare colpe gravi e cerchi di emendarsi come dice Giobbe in 31,33 "Non ho nascosto come uomo la mia colpa, tenendo celato nel mio petto ("chob" ) il mio delitto..." per entrare nella dimensione di un rapporto filiale che il Signore desidera.

Avere qualcuno chiuso dentro nell'intimo come Dio ha l'uomo sta a significare che questi è proprio un essere amato, in quanto e un modo in ebraico per dire amare, "nel seno abita " di Lui.
C'è, infatti, il verbo ebraico usato in Deuteronomio 33,3 per dire che il Signore "Certo, egli ama i popoli..." ove "ama" è "chebeb" .
Si può, allora, concludere che l'uomo che in seno avesse il pensiero e il desiderio dell'Unico verrebbe ascoltato, il che risulta evidente in relazione a quanto dice Gesù stesso.

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