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RICERCHE DI VERITÀ...

 
DAL TORCHIO DEL GETSEMANI A QUELLO DELLA CROCE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL TORCHIO MISTICO
Il tema del presente articolo è centrato sulla "passione" di Cristo, intesa come travaglio di una puerpera che termina col parto, dopo la rottura delle acque, con la nascita di una nuova creatura.
Ora, in ebraico, sia "uomo" - "'adam", sia "rosso" - "'adom" ha le stesse lettere consonanti e l'uomo è pure detto il "rosso" apparendo così alla nascita, tutto rosso di sangue. (Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico sono solo consonanti e nei testi delle Sacre Scritture ebraiche le vocali sono state segnate con puntini solo d.C.)

Tra il vino, specie se rosso, e il sangue c'è un'allegorica corrispondenza tanto che in ebraico il vino è detto "sangue d'uva" in Deuteronomio 32,14 e nella profezia messianica delle benedizioni di Giacobbe in Genesi 49,10-11: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega la vite al suo asinello e a una vite scelta la figlia della sua asina, lava nel vino la sua veste e nel sangue dell'uva il suo manto..."

Quel sangue d'uva è "dam a'nabim" per i significati grafici delle lettere leggibile come: "protetta in seno () energia dentro c'è di vita (o di un vivente) " e per tale allegoria l'uomo "'adam" è come un chicco d'uva, che se spremuto, "origina sangue ", rosso come il vino.
Del resto un modo per indicare il "fruttificare e germogliare" è e "nib" è "frutto", e le lettere spiegano "energia si porta da dentro " o "energia c'è dentro ", da cui il nome Nabot (frutti) del proprietario della famosa vigna di cui si parla in 1Re 2,11-27 nel ciclo di Elia.
(Vedi: "Racconti messianici dalla "Vigna di Nabot")

Grande era l'attesa in Israele che s'era maturata per l'alleanza del Sinai frutto dell'incontro faccia a faccia con Dio, la teofania che aveva avuto Mosè, pur se dovette velarsi il viso ed essere nascosto nella cavità di una rupe (Esodo 33,21-23) per non restare abbagliato alla vista del grande fulgore.

Dio l'aveva detto a Mosè: "Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo" e aggiunse "Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere". (Esodo 33,20-23)

Dato che Dio non si può cogliere nelle nostre dimensioni nacque il desiderio che Dio si piegasse verso la creatura speciale che aveva creato e per amore assumesse la natura di uomo, incarnandosi per consentire di vederlo, parlarci, avere certezza della vita oltre la morte, insomma, era nata la speranza indicibile della nascita di un uomo nuovo e del passaggio all'umanità della natura divina onde l'uomo potesse assumere la nuova natura come da un chicco d'uva, che se spremuto, avrebbe passato da "bere" il suo sangue divino.

Questi pensieri sono il fondale di scena di Isaia 63,1-6, il noto brano che inizia con "Chi è costui che viene da Edom, da Bosra con le vesti tinte di rosso... sono grande nel salvare... Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me".

L'idea nasce coI racconto nel libro dei Numeri del grappolo d'uva portato da due degli esploratori inviati da Mosè per mostrare la ricchezza della Terra Promessa ove si legge: "Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga..." (Numeri 13,23)

Quel grappolo era profezia del Cristo e Gesù di Nazaret disse "Io sono la vite..." (Giovanni 15,5) e la "vite" è "goefoen" , ossia in senso cristologico vi "scorre del Verbo l'energia ".

Il nome di quel luogo, Escol, in ebraico , peraltro, significa proprio "grappolo", ove appare il radicale di "agire con successo", per cui il messaggio che recavano i due, Giosuè e Caleb, era come la prova che con l'Unico si sarebbero potuti impadronire del paese, ma gli Israeliti non lo credettero e per 40 anni restarono nel deserto finché la nuova generazione ebbe fede in Dio e ci provò, appunto con successo.

In Isaia 65,8s c'è poi una profezia collegata al tema di Isaia 63,1-6 quando: "Dice il Signore: Come quando si trova succo in un grappolo, si dice: Non distruggetelo, perché qui c'è una benedizione, così io farò per amore dei miei servi, per non distruggere ogni cosa. Io farò uscire una discendenza da Giacobbe, da Giuda un erede dei miei monti. I miei eletti ne saranno i padroni e i miei servi vi abiteranno."

Quel grappolo contiene una benedizione "berakah" , l'opposto della maledizione al serpente (Genesi 3,14) capace di assicurare una "discendenza", "un erede" per portare l'uomo alla primitiva dignità e ciò Dio lo farà, per amore, attraverso il Messia e i suoi "eletti".

Ora, la parola grappolo, "'oeshkol" se divisa in + dentro ha "tutto un fuoco ", ma aggiungendo delle lettere "he" , dato che spazio aperto e apertura sono i suoi significati grafici, la scritta diverrebbe () + () e alla spremitura del grappolo potrebbe uscire una donna - sposa ; del resto non c'è matrimonio senza sangue dell'uva e, non solo, anche di sangue vero se i due sono vergini!

E ciò quanto il Vangelo di Giovanni 19,34 propone con la testimonianza sul "sangue e acqua" uscito dal costato del Crocifisso... è nata la sposa che era nel cuore di Cristo!
Torchio in ebraico è "get" , "scorre il tutto ", ma la lettera in corsivo è una + "croce" e allora "scorre dalla Croce " ed ecco l'allegoria della Croce come torchio mistico da cui esce il succo di salvezza che è la Chiesa, i suoi eletti.

Tale allegoria è rappresentata in vare icone di cui la più conosciuta, di Ernst Van Schayck, è a Matelica (Macerata) nella chiesa di Sant'Agostino (il primo che paragonò il torchio alla croce dove Cristo fu spremuto) presenta un grande tino in cui Cristo sta pigiando l'uva che poi è il suo stesso corpo premuto dalla Croce.

Scrive sant'Agostino, riferendosi alla vigna piantata da Noè: "Fu Cristo a piantare la vigna, lui a bere il vino nella passione salvifica fino a ubriacarsi e a giacere scoperto in modo che apparisse la forza-debolezza della croce".
Egli fu grappolo spremuto e col Padre e lo Spirito Santo fu lo spremitore.

Anche in Germania, ad Ansbach nella chiesa di San Gumberto, c'è una tavola che presenta Dio Padre che manovra il torchio-croce sotto il quale sta Gesù.
Detto ciò sull'iconografia, m'inoltro nel tema dell'articolo e procedo a un esame sui Vangeli e ai testi dell'Antico Testamento scritti in ebraico o aramaico, approfondendo talune parole partendo dalle lettere ebraiche che le formano essendo i loro intrinseci significati grafici capaci di spiegare l'essenza delle parole stesse.


Torchio mistico di Van Schayck     Torchio mistico ad Ansbach  


Chiarimenti su tale modo di operare sono riportati:
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