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SAN GIUSEPPE...

 
DAL TRONCO DI IESSE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

LA "FAMIGLIA" DEI CRISTIANI
I cristiani, come gli ebrei, oltre che in un unico Dio che per amore ha creato l'universo e tutte le creature esistenti e ha stipulato con loro un'alleanza speciale dopo il dono di una particolare rivelazione che si legge nelle Sacre Scritture a seguito del quale sono state scritte le prime, a partire da XXXII secoli or sono, professano pure la fede nel Verbo, ossia nella Parola di Dio, ma rispetto ai fratelli ebrei, credono che è scesa nella carne e si è fatta uomo oltre XX secoli fa.
Questi, l'Unigenito di Dio, appunto, per amore e per non negare la libertà alla Sua creatura, si è lasciato uccidere una volta per tutti dai peccati degli uomini di tutto il mondo e di tutti i tempi, ma vinta la morte con il corpo risorto si è assiso quale primogenito dell'umanità, alla destra di Dio, ha perdonato tutti regalando a chi crede in Lui il divino Spirito Santo per cui i battezzati nel Suo Santo Nome nascono a vita nuova come suoi fratelli e godono della sua stessa eredità, la vita eterna nel Regno dei Cieli.
Quell'uomo - Dio per i cristiani è Gesù di Nazaret, nato per opera dello Spirito Santo nel matrimonio di una coppia eletta di ebrei, Giuseppe e Maria.
Gesù insomma fu un ebreo vissuto in Palestina nel I secolo della nuova era che, dopo essere stato condannato ingiustamente dai suoi correligionari e dai romani, nella Pasqua del 30 d.C. fu fatto crocifiggere da Ponzio Pilato, prefetto romano della Giudea.

Tutto ciò è avvenuto storicamente sotto l'ombra di profezie scritte nelle antiche Sacre Scritture ebraiche che tra le pieghe fanno intravedere la venuta del Messia, un liberatore inviato da Dio all'umanità decaduta a causa del male che in essa si vede operare con i danni che l'affliggono.

Il profeta Isaia, vissuto in Giuda nell'VIII secolo a.C., con "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici." (Isaia 1,1) profetizzò che il Messia sarebbe venuto dalla stirpe di Iesse, padre di Davide, il re ormai morto da oltre 200 anni.
Iesse è "Ishei" o "Ishai" e di per sé ha un nome profetico, infatti le lettere dicono che da lui ci "sarà un dono ".
In 1Cronache 2,13 si trova anche scritto come "'Ishai" e in questa forma fa intravedere che "un uomo è ", ma anche "dell'Unico ci sarà il dono "; guardando poi ai fatti della storia interpretata dai cristiani proprio Dio che si farà uomo sarà il dono che viene da Iesse.

Del resto profetizzò il Signore stesso a Natan in favore di quel Davide "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno... La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre". (1Samuele 7,12.16)

Gesù, come evidenziano i Vangeli di Matteo e di Luca, infatti, tramite Maria e Giuseppe, è un discendente della famiglia di re Davide vissuto tra il 1040 e il 970 a.C., re di tutto Israele per 7 anni ad Ebron e per 33 in Gerusalemme, figlio di Iesse di Betlemme della tribù di Giuda.

I cristiani, grazie al battesimo, essendo neonati alla realtà divina, appartengono nello spirito alla Santa Famiglia di Nazaret, quindi, sono figli di Maria e fratelli di Gesù Cristo, loro Signore che da Lui ricevono nella Chiesa, icona della Madre di Dio, la stessa carne e lo stesso sangue offerti da Lui come vero cibo e bevanda di divinità; sono in definitiva appartenenti al nuovo Israele, comunque della tribù di Giuda, facenti parte dell'albero nato dal germoglio e dal virgulto che era collegato al tronco di Iesse.

Nel I secolo dell'era moderna, circa XX secoli fa, infatti, dal ceppo dell'ebraismo spuntò un germoglio che si trasformò in un virgulto che per varie vicende e incomprensioni fu reciso e trapiantato si che i due alberi - ebraismo e cristianesimo - al primo sguardo, ormai appaiono indipendenti e diversi tra loro, il che è vero solo in parte.
Il terreno da cui sono nati è lo stesso e pescano entrambi lo stesso alimento. E Le radici e il tronco sono stati i medesimi.
Passa in loro la stessa linfa, lo spirito circolante nei testi della Torah e quanto da essa derivato ossia quello che anima le Sacre Scritture ebraiche; infatti, dopo l'evento della separazione quelle rimasero valide per entrambi gli alberi, eppure il risultato che c'è pervenuto è che allora non si riconobbero come veri fratelli e si respinsero.
Eppure, entrambi, fino a un certo momento attendevano la primavera di uno stesso evento, poi accadde un qualcosa che una parte interpretò come rivelazione, ma l'altra non comprese nello stesso modo e rifiutò in pratica l'interpretazione dei fatti dell'altra e la definì impropria e anomala.

Ora l'identità ebraica include caratteristiche etniche, culturali e religiose.
Secondo l'"halakhah", l'ebreo di nascita deve essere nato da madre ebrea, in quanto la sola accettazione dei principi e pratiche dell'ebraismo non rende ebrea la persona; coloro che sono nati ebrei o che sono convertiti secondo le regole dell'ortodossia, non perdono la loro condizione se cessano di essere osservanti.
Con il battesimo i cristiani si riconoscono rinati a nuova vita come figli di Maria madre di Gesù, quindi sotto tale aspetto potrebbero proprio definirsi ebrei.
Ecco che per quanto storicamente avvenuto senza animosità occorre aprire un serio confronto inteso a una più profonda conoscenza aiutati dalla lettura di quel comune patrimonio costituito dalla Sacre Scritture, proprio seguendo quei testi nei loro aspetti che anticamente ritengo non fossero nascosti.

Nel proseguimento del presente articolo cerco di presentare il mio parere circa il tentare anche letture nuove di passi controversi per le due posizioni.
È dal 1996 che ho verificato la ormai per me reale possibilità di estrarre pagine di secondo livello criptate sull'epopea del Cristo dalle Sacre Scritture, pagine di cui ho riportato l'indicazione per reperirle nell' Indice dei tanti articoli che ho presentato in questo mio Sito.
Qualcosa del genere è un supporto utile nel confronto visto che il modus operandi che propongo non può essere escluso a priori come modo di possibile lettura tipo "al tikrei" che adottano i tradizionalisti ebrei e di cui poi parlerò e aiuta a comprendere come di fatto vari Sacerdoti e Rabbi del I Secolo d.C.
potessero aderire al cristianesimo senza pensare di abiurare alla loro fede.

Riporta, infatti, il libro degli "Atti degli apostoli" in 6,7 che dopo la loro predicazione: "...la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede."

Del resto nella costituzione "Dei Verbum" del 18-11-1965 del Concilio Vaticano II si raccomanda agli studiosi d'avvalersi di tutti gli strumenti di ricerca che storia, archeologia - anche i geroglifici aggiungo io e il simbolismo delle lettere ebraiche - e la critica letteraria mettono a disposizione per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, tenendo conto dei modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo.

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