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SAN GIUSEPPE...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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Si farebbe confusione se si considerasse che la Torah essere solo l'insieme delle prescrizioni e dei decreti che pur vi si trovano, ma è molto di più.
Sono libri profetici e soprattutto vi circola lo Spirito Santo che spande i suoi doni anche alla semplice lettura e meditazione, tanto che il relativo rotolo nell'ebraismo è incoronato e rivestito con un mantello e portato addirittura in processione come fosse una persona nel giorno della "Simchat Torah" o "Festa della Torah".
Gesù, peraltro, in più occasioni discute alcune prescrizioni della Torah per portarle al senso che Lui propone qualebautentico, come se in essa fossero stati introdotti anche dei precetti solo "umani".

Il che è messo in evidenza quando Gesù, citando il profeta Isaia 29,13, in Matteo 15,7-9, dice: "Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto insegnando dottrine che sono precetti di uomini."

Del resto i fratelli ebrei non si devono considerare offesi se il "profeta" Gesù li incalza con durezza come d'altronde facevano con loro i profeti nei Sacri testi.
Qui di seguito ecco solo alcune delle fondamentali critiche portate da Gesù a prescrizioni della Torah come se, appunto, gli uomini che ne avevano avuto accesso, oltre Mosè, quali re e sacerdoti del regno del sud fossero intervenuti sui testi forzando in alcuni brani l'autentico volere divino:

  • contesta in Matteo 5,27ss l'atto di ripudio della moglie che si trova nella Torah e afferma che la deroga c'è solo ad opera di Mosè, ma è contrario al pensiero di Dio, infatti, in 19,8-9 confermò, "Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio".
  • s'oppone in Matteo 5,33-37 al giurare per il cielo e per Dio previsto come possibile nella Torah e in Matteo 5,38s s'oppone alla norma della vendetta, "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente..."
  • In Matteo 19,10s rende di fatto puri tutti gli alimenti che il Levitico 11 propone come immondi, "Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo."
  • contesta poi il lapidare, quindi, il mettere a morte per ordine di Dio come si evince chiaramente dall'episodio dell'adultera (Giovanni 8,1-11) il che è da estendere a tutte le prescrizioni di morte previste nella Torah, ed è da ritenere che quelle prescrizioni intendono solo asserire che il soggetto "sarebbe" passibile di morte per il suo peccato;
  • interpreta in modo estensivo il comandamento Levitico 19,18, "Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore" e allarga il concetto de i "figli del tuo popolo" anche ai nemici, essendo figli d'Adamo, potenzialmente tutti e non solo Israele chiamati a entrare nel Popolo di Dio, infatti
  • in Matteo 5,43ss precisa: "Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste."
Il dare compimento della Torah che Gesù dice di produrre è perlomeno duplice, riporta agli autentici comandamenti e attua l'annuncio contenuto nella Torah dell'avvento del Messia.
In modo esplicito sul Messia, peraltro, nella Torah è detto:
  • Genesi 3,15 - "E io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la sua stirpe e la tua stirpe. Questa ti schiaccerà la testa, e tu le insidierai il calcagno."
  • Genesi 49,10 - "Non sarà tolto lo scettro di Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà Lui (Shiloh) cui è dovuta l'obbedienza dei popoli."
  • Numeri 24,17-19 - "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino; una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele..." e quella "stella da Giacobbe" sarà il Messia secondo i Targum aramaici "Io lo vedo; ma non ora, io lo contemplo ma non da vicino; quando un re sorgerà da Giacobbe e il Messia promesso da Israele, Egli sconfiggerà i principi di Moab, e regnerà sui figli di tutti i popoli." (Targum Jonathan Targum Onkelos)
  • Deuteronomio 18,15.18 - "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un Profeta pari a me. A lui darete ascolto..." e "Io susciterò loro un Profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò". E Targum Jonathan osserva "Il Signore tuo Dio susciterà in mezzo a te un profeta per mezzo dello Spirito Santo che mi sarà pari... un profeta susciterò fra i tuoi fratelli, per mezzo dello Spirito Santo." (Santala, p. 58)
I Vangeli, dal più antico, forse il Vangelo per gli ebrei, ossia la prima edizione di Matteo, all'ultimo in ordine di tempo, quello di Giovanni, si propongono di rendere universale l'annuncio di Cristo.

Il Vangelo di Matteo, scritto essenzialmente per gli ebrei, tende in 3,8s a inculcare in questi, orgogliosi dell'elezione a popolo di Dio, di produrre "...frutti degni di conversione" e, chiarisce "non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre."

Con la "Buona Notizia", oltre la conversione, propone loro di riconoscere fratelli tutti i popoli aventi diritto alla stessa figliolanza.
I successivi Vangeli, di Marco e Luca, si rivolgono ormai anche e forse soprattutto ai proseliti e ai pagani di lingua romana e greca, fatto ormai in essere al tempo dell'edizione del Vangelo di Giovanni.

Al riguardo, in tale Vangelo è da ricordare l'episodio seguente che segnala obiettivo del Cristo era proprio allargare la Buona Notizia agli altri popoli, infatti: "Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: Signore, vogliamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato." (Giovanni 12,20-23)

Il Vangelo di Giovanni, insomma, pare così dare ormai per scontato l'avverarsi per la Chiesa di Cristo di quell'auspicata universalità.

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