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SAN GIUSEPPE...

 
DAL TRONCO DI IESSE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LETTERE E ICONE
È da pensare pragmaticamente che se il personaggio Mosè nel XIII secolo a.C. ha scritto qualcosa, lo ha fatto utilizzando la lingua ebraica e i segni Proto-Canaanei e Proto-Sinaitici derivati dai geroglifici, sul tipo delle iscrizioni trovate nelle miniere di turchese di Serabit-al-Khadim al Sinai, ove sono usati meno di 30 segni con un sistema consonantico.


Tentativi di semplificazione di geroglifici
iscrizione di Wadi el-Hol XIX secolo a.C.


Alcuni segni proto-sinaitici

Questi segni hanno veicolato oltre a fonemi per indicare suoni anche immagini per cui ogni lettera è polifunzionale con proprietà inconsuete rispetto ad altri alfabeti e tali segni ben si prestano a criptare dei messaggi che possono avere più facce.
Ogni lettera ha una rosa ristretta di significati e le parole ebraiche possono anche considerarsi come dei rebus con tante figure quante sono le lettere che compongono ciascuna.
Al riguardo, si veda "Le 22 Sacre Lettere - Appunti di un qabalista cristiano".

Vediamo ora se dalle Sacre Scritture possiamo ricavare qualche notizia sulle proprie lettere.
La Bibbia inizia con il libro detto del Genesi, il primo della Torah, che comincia con l'esporre la creazione e lo fa scrivendo quanto il Signore disse usando le lettere dell'alfabeto ebraico.
Le prime lettere del primo versetto "In principio Dio creò il..." (Genesi 1,1)

...

si prestano ad essere tradotta anche come:
  • "Ber'eshit" In principio
  • "bar'a" creò
  • "'Elohim" Dio
  • ... per primi i segni , ossia l'intera serie delle 22 lettere da a .
Ciò premesso, nasce la domanda: in che lingua la prima coppia dei progenitori dell'umanità parlava a faccia a faccia con Dio?
Dopo il diluvio, i superstiti della terra, 8 persone in tutto, Noè, i 3 figli - Sem, Cam ed Iafet - e le loro 4 mogli, parlavano ancora quella unica lingua della terra; risulta, infatti che: "Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole." (Genesi 11,1)

Al Capitolo 10 della Genesi (10,1 e 21) sono elencate le famiglie dei figli di Noè e la Bibbia pone in particolare evidenza Sem "fratello maggiore di Iafet" e padre di Eber, il cui nome evoca gli "Ebrei": "Anche a Sem, padre di tutti i figli d'Eber, fratello maggiore di Iafet, nacque una discendenza. I figli di Sem: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram." (Genesi 10,21s)

Per primo nacque Arpacsad "due anni dopo il diluvio." (Genesi 11,10), ne consegue che vuole dirci che la lingua di Eber, ossia degli ebrei, è inquadrabile tra le lingue semitiche come quelle di Elam, di Assur, della Lidia e di Aram.
Tutti i discendenti di Noè s'insediarono in una stessa località, la pianura di Sennar (Genesi 11,2) che per tradizione fu poi sede della città di Babilonia.
Lì stabiliti si verificò l'episodio "della torre di Babele" e la conseguente dispersione e la diversità delle lingue.
Ciò avvenne al tempo di Peleg figlio di Eber e questi nella linea dei primogeniti di Noè ovviamente avrà conservato la lingua di Noè che era quella d'Adamo, tanto più che "Noè visse, dopo il diluvio, 350 anni." (Genesi 9,28)

La Bibbia così porta a concludere che la lingua di Eber, progenitore degli ebrei, è quella parlata da Noè (prima del diluvio, della torre di Babele e della dispersione), perché Eber è nella linea dei primogeniti.
Eber, secondo la Bibbia (Genesi 11), nacque 67 anni dopo il diluvio e visse 464 anni; Abramo nacque 6 generazioni dopo Eber (Eber, Pelag, Reu, Serug, Nacor, Terach, Abramo), 292 anni dopo il diluvio ed aveva 58 anni quando mori Noè.
Facendo i conti morì prima Abramo che Eber; questi per la Bibbia morì 98 anni dopo Abramo, viventi Isacco e Giacobbe (cioè quando Giacobbe aveva 13 anni).
Il libro della Genesi assicura così che il passaggio della tradizione e d'una lingua di famiglia da Noè ad Eber ed ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.
La Bibbia in tal modo porta a concludere che l'ebraico è la lingua che parlava Dio con Adamo e che Lui ovviamente gli insegnò.

Ne consegue che quando "Il Signore impose a Caino un segno" e quel segno "'ot" come dicono le lettere "l'Unico portò un segno " e il segno che portò fu una .
Eber, in effetti (Genesi 10,25), oltre a Pelag ebbe un altro figlio, chiamato Joqtan - da essere piccolo, essere minore - che ebbe 13 figli (Genesi 10,26-29) tra cui Saba, Ofir ed Avila.
In Genesi 10,30 si trova: "La loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar."

Mesa è indicata poi solo in 2Re 3,4, ma come nome di un re di Moab che si ribellò a Joram re d'Israele attorno 850 a C. e forse alla sua capitale misero nome Mesa ora nel sito dell'antica "Dibone" oggi "Dhiban" ove fu trovata una stele, detta appunto di Mesa, con la più antica iscrizione disponibile con lettere palo-ebraiche sulla vittoria di quel re.
Dalle montagne dell'oriente in Numeri 23,7 indica la direzione da dove arrivò, provenendo da Aram, il profeta Balaam chiamato da un re di Moab per maledire il popolo d'Israele e com'è noto, non lo poté altro che benedire.
Di quel territorio si può conoscere di più considerando i nomi dei figli di Joqtan, Saba, Ofir e Avila; viene così indicato il limite dello spazio estremo di loro competenza verso il sud: Arabia, Sinai, Etiopia.
Le montagne di Sefar sono identificate con la catena orientale del Dhofar che nei tempi antichi bloccava la via dal Mare Arabico e dal golfo di Aden all'interno della penisola verso i favolosi campi d'incenso d'Arabia; tra tali monti, il più alto è lo Zufàr (poco diverso da Sefar) di 1678 m di altezza.
L'estremità sud-est della penisola arabica era il regno di Saba e in quel punto l'Arabia, attraverso lo stretto di Bab al Mangab, è estremamente vicina alla penisola etiopica.
Questo stretto è lo sbocco a sud del Mar Rosso ed è idealmente il prolungamento d'asse della valle del Giordano.
In questa zona vive il popolo di Ad che parla una lingua particolare, cinguettante ed armoniosa, che i primi esploratori definirono "lingua degli uccelli". (Vedi: Ubar di Nicholas Clapp-Mondatori 98).

Questo fatto e il nome del monte Zufàr fa venire a mente Zippora il nome della moglie di Mosè, che in ebraico vuole dire uccellino e come suono e scrittura è vicino a quello di Sefar.
Quel versetto Genesi 10,30 "La loro sede era sulle montagne dell'oriente, da Mesa in direzione di Sefar" nel testo ebraico è:



In effetti, da "Mesa in direzione di Sefar"
si può interpretare:                                 7    6        5    4  3  2   1

1       da dove (Cioè da Mesa in direzione di Sefar)
2    è stata tratta (dal radicale tirar fuori, e anche Mosè)
3       per la prima volta
4       con
5 certezza
6 la Scrittura
7       uscì.

È una traccia che con quel "Mesa in direzione di Sefar" suggerisce che: "da dove da Mosé per la prima volta con certezza la Scrittura uscì."

Se poi si decripta l'intero versetto si ha:

"E dove era a risiedere per vivere con la matrice Mosè (), dal padre (della matrice) con certezza la scrittura uscì , gli aprì la mente - testa nel mondo la riversò d'aiuto per i viventi ."

Suggerisce che quando Mosè stava in Madian, Ietro, il padre di sua moglie Zippora gli insegnò l'uso dei loro ideogrammi e Mosè che era addentro alla cultura dei geroglifici cominciò a usare fino a mettere a punto una efficace scrittura.
(Vedi: "Scrivere sulla pietra al Horeba" ove la parte essenziale del racconto che riporto, fu già oggetto dell'articolo "Le lettere dell'Eterno per gli uomini" nella rubrica "Racconti a sfondo biblico" uno dei primi scritti che produssi per sigillare impressioni iniziali alla ricerca dell'origine delle lettere ebraiche, molto vicino come tema ai miei "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici" e "Tracce di geroglifici nel Pentateuco - Prima Parte" e "Seconda Parte" nella rubrica "Lettere ebraiche e codice Bibbia".)

Il rebus della parola "libro" "sefoer" dal radicale di "contare, annotare, raccontare..." ci dice di un "rotolo che parla alla testa ", ma anche che "avvolge il Verbo con un corpo ".

Attraverso di quel rotolo il Verbo si fa corpo - carne; insomma le Sacre Scritture ebraiche sono una prima incarnazione del Verbo di Dio, sono Parola di Dio.
Quella scrittura fu proprio quella i cui segni furono usati da Dio per scrivere le tavole della legge, come si legge in:
  • Esodo 31,18 - "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio."
  • Deuteronomio 9,10 - "...il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea."
Con quei segni, poi, secondo la tradizione, Mosè scrisse la Torah.
In ebraico Ietro, "Yitr“" che significa "eccellenza", si scrive .
Era questi un sacerdote di Madian ed è chiamato anche Reuel o Obab.
La Genesi ci parla di un Madian figlio di Abramo e di Chetura da cui i "Madianiti" che colonizzarono il territorio a est del Giordano fino al Mar Morto e il deserto d'Arabia.
Madian fu dove Mosè, fuggito dall'Egitto dopo aver ucciso un egiziano che stava picchiando un ebreo, si rifugiò si sposò, ebbe due figli e vi trascorse 40 anni fino al suo ritorno per condurre gli Israeliti alla Terra promessa.

Ora, tra "Ietro" e "ha-Torah" - con i valori numerici delle lettere ebraiche si ha una equivalenza che li lega, significativa secondo le proprietà che annette la tradizione ebraica alla gimatria; infatti, entrambi quei nomi hanno lo stesso valore somma:

= ( = 6) + ( = 200) + ( = 400) + ( = 10) = 616
- = ( = 5) + ( = 200) + ( = 6) + ( = 400) + ( = 5) = 616

Per il discorso che sto portando avanti, queste parole sulle lettere o segni sono allusivi:
  • Ietro = fu i segni nella mente - testa a recare .
  • la Torah - = escono segni per portarsi nelle menti entrare .
Infine, un ulteriore pensiero: la Torah è il campo aperto a destra e a sinistra in cui circola la tortora "tor" = in Levitico 1,14; 5,7.11; 12,6 in Numeri 6,10 associata alla colomba "ionah" che "è a recare l'energia angelica nel mondo " ed è rappresentativa dello Spirito del Signore che circola in quegli scritti .

In definitiva da quel rotolo della Torah esce lo Spirito Santo.
Del resto nel cantico dei Cantici 2,12 il versetto che recita "...i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna" è allusivo alla Torah.

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