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IL SIGNORE COSTRUISCE LA CASA
di Alessandro Conti Puorger

IL "CREARE" E LE LETTERE EBRAICHE
Le Sacre Scritture - "Torah", libri dei Profeti, dei Salmi, storici e sapienziali - quelle prodotte in origine con i 22 "segni" dell'alfabeto ebraico e aramaico, dette Tenak, riconosciute dall'ebraismo e dal cristianesimo inserite nella Bibbia, opera di autori ispirati dallo Spirito Santo, propongono come primo fondamento che Dio è l'origine, in greco l'"alfa" , in ebraico l'"alef" , il "Creatore", ossia Colui che ha dato inizio all'universo e a tutto quanto vi esiste.
I Vangeli e gli scritti successivi del "Nuovo Testamento" ne manifestano i prodigi, le opere e le rivelazioni secondo gli sviluppi "cristiani" dell'evento Gesù di Nazaret che ha costituito un vero spartiacque nella storia dell'umanità.
Il "creare", in ebraico definito dal radicale , è il primo atto compiuto da Dio che la Bibbia fin dal versetto d'apertura Genesi 1,1, dà per avvenuto per opera dello stesso progettista, il "Creatore, pronunciando parole che producono la realtà voluta - ad esempio "Sia la Luce e la Luce fu" (Genesi 1,3) - parole riportate nel testo usando quei 22 segni dell'alfabeto ebraico che in tal modo risultano costituire veri mattoni della creazione stessa.


Tra quei 22 segni e la creazione, quindi, evidentemente c'è uno stretto legame.

La Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) nel 2008 per il versetto d'inizio della "Torah", Genesi 1,1, propone la seguente traduzione:
  • "In principio Dio creò il cielo e la terra"
  • "Ber'eshit bar'a 'Elohim 'at hashemaim v'at ha'aroetz"
Tale modo di tradurre comporta da parte del traduttore l'aver preso varie decisioni e condizionamenti sul come leggere quei segni.
Premetto che tali segni non sono solo lettere e numeri, ma anche icone col loro apporto informativo grafico, poi, in origine, quei testi erano con lettere tutte separate e senza le cinque lettere finali "maiuscole" - ( = ); ( = ); ( = ); ( = ); ( = ) - che aiutano a far capire quando chiude una parola.
Tra i tanti modi possibili di interpretare quei segni, perciò, già il suddividerne la sequenza in quelle parole della lingua ebraica e l'aver preferito una particolare vocalizzazione di quelle lettere che, peraltro, viste in tal modo sono solo consonanti, indirizza a una scelta particolare, rispetto alla rosa potenziale dei significati che può offrire il testo non tradotto.
Del resto è noto che quelle Scritture sono molto più complesse e non escludono altre possibilità di lettura; infatti, dice il Salmo 62,12s "Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: la forza appartiene a Dio, tua è la fedeltà, Signore; secondo le sue opere tu ripaghi ogni uomo." e che non si può escludere che in esse vi siano parti nascoste e sigillate come spiega Isaia in 29,11-12.

Apro una parentesi precisando che è mio uso nello scrutare le Sacre Scritture dei libri originari scritti in ebraico spezzare le relative parole secondo i significati grafici delle 22 lettere di quel alfabeto che, di fatto, sono icone in grado di trasmettere messaggi ed al riguardo si vedano:
Sappiamo che quel primo versetto ha dato luogo a domande e incertezze con tante interpretazioni, in quanto, il suo contenuto pare una ripetizione visto che la descrizione della creazione del cielo e della terra fisici si trova nel prosieguo del racconto, quindi, quei "cielo" e "terra" potrebbero significare altro.
Del resto, Dio immaginativamente abita un luogo inaccessibile, non terreno, comunque chiamato "i cieli" "shamaim" che in quel caso non sono da confondere con i cieli fisici, ma sono dove "Lui, il Nome sta a vivere ".
Quel primo versetto, quindi, potrebbe parlare di questo "cielo" spirituale e allora quella terra "'aroetz" sarebbe qualcosa che viene da quei cieli per produrre la creazione, tipo "dall'Unico corpi scesero ".

Ecco che con questi pensieri vado a scrutare con attenzione le lettere di quel versetto Genesi 1,1.
In ebraico per il "creare", che si dice "barà" e si scrive , i significati grafici delle lettere suggeriscono, "dentro corpi origina " e oltre a "originare" c'è anche il senso del far "vedere", verbo che in ebraico ha per radicale .
Il tutto si apre con quel "In principio" "ber'eshit", e il testo non inizia con la prima della serie dell'alfabeto ... , ossia con la "'alef" = 1, ma con la seconda = 2, la lettera di "casa", in ebraico "bait".
Questa parola "ber'eshit" altre che in sé ha anche le lettere del verbo creare si presta a pensare a una casa "bait", a un figlio , a una moglie "'issha" (), proprio come se Dio creasse un luogo per un matrimonio da cui attende figli.
Stante l'attenzione dell'ebraismo per le lettere, che il tutto non inizi con la lettera "'alef" sorprende; forse vi è un perché da spiegare con le lettere stesse.
Nell'ebraismo è raccontato il seguente "midrash" che ha per soggetto proprio la lettera "'alef" :

"Per ventisei generazioni la "'alef" protestò al cospetto del trono divino e disse alla presenza di Dio: Signore del mondo, io sono la prima delle lettere, eppure tu non hai creato il tuo mondo cominciando da me. Rispose Dio: Il mondo intero e tutto ciò che esso contiene è stato creato solo per merito della Torah, come è scritto (Proverbi 3,19 - Il Signore ha fondato la terra con la sapienza, ha consolidato i cieli con intelligenza), ma verrà il giorno in cui io verrò sul monte Sinai a elargire la Torah e allora la farò cominciare con te. Perché è scritto: Io sono ("'Anoki" ) il Signore, tuo Dio! (inizio dei 10 "comandamenti" Esodo 20,2-17)"

Ora, la Torah, che per la tradizione fu scritta da Mosè e divenne la "Legge" per Israele, il popolo di "salvati" dalla schiavitù dell'Egitto, dà per implicita la fede del lettore (la "'amunah" che inizia con la "'alef" ) nell'esistenza di Dio, autore della storia e del rotolo stesso che riporta le Sue parole e la Sua alleanza.
È da pensare che il Creatore, tramite l'autore ispirato, in pratica stia informando il proprio popolo sulle vicende più antiche dai primi momenti della creazione, che l'autore racconta riportando le parole che ha suggerito Dio stesso.
È la Sua lingua "shafah" , vale a dire è quanto viene alla luce, ossia sorge dalla Sua bocca "feh" e che in quel rotolo è stato sigillato , ossia quanto è "shafet" la Sua Legge che va insegnata; quindi, ecco la parola "insegnamento" vale a dire "Torah" con i "segni portare nella testa ad entrare ".
Ossia a monte di tutto il rotolo, prima della lettera di inizio del versetto, c'è da immaginare è da presupporre un "Dice IHWH" - "'amer" IHWH - e, allora, la lettera = 1 risulta implicita, è il soggetto che parla, Dio, l' che appare anche come prima lettera di - "'amer".


Del resto, le lettere di "'amer" con i loro significati grafici si prestano a suggerire il pensiero "origina di vita nei corpi " il Signore... che a questo punto si propone quale "'em" "Madre" ( = ) di tutto il creato.
Da Dio viene il dono della vita e ha senso di considerare l'Essere assoluto alla stregua di una sorgente, un utero "roechoem" che ama e contiene una vita in gestazione e poi crea, "barà" , vale a dire "figli Origina ".

È da ricordare che il rotolo della "Torah" è il testo dell'alleanza che s'ispira a un legame stretto simile a quello matrimoniale e entrambi implicano sentimenti profondi, "amore" e "fedeltà".
Per l'Israelita che apriva quel rotolo, implicito e scontato, sussisteva il pensiero che stava per investirlo lo Spirito uscito dal Dio Unico, l'"alef" , che era lo "sposo" che aveva contratto con lui l'alleanza per cui quel libro stesso era in grado di recare vita.
Il numero = 1, infatti, non era restato chiuso in se stesso, ma si era aperto , ed ecco che l'Uno, la bocca che aveva provocato lo scritto da cui escono le parole del rotolo, era esordito con un B = = 2 del primo versetto di quel "ber'eshit" .
L'Uno = = 1 si apriva al 2 = e ciò si ripete come creazione individuale ogni volta qualcuno si approccia con cuore sincero al testo stesso in quanto questo è capace di trasmettere il dono della fede.
Dal Creatore di tutto, anche dello stesso rotolo, dall'"Alef" , esce così la lettera 2 ed inizia la creazione, il .
Si possono allora pensare lettere in questa sequenza, di cui le prime due e non scritte, ma sottintese:


In questo primo versetto le tre lettere di "creare" invero si trovano due volte, sia nella prima parola "In principio" "Ber'eshit" sia nella successiva come ho evidenziato ... , separate dalle tre lettere .
La motivazione della creazione in questo modo diviene esplicita; infatti, a monte risulta tratteggiato il radicale quello che definisce il verbo ebraico di "amare", per cui Dio "per amore creò e l'Ente che creò fu proprio lo "'Alef" , ossia, "dell'Unico il potente Verbo " o di "Dio la Parola ".
Con è come se "l'Unico aprisse una casa " come se si volesse sposare e volesse una famiglia.
Nei pensieri rabbinici, peraltro, c'è che quel "Ber'eshit" sia da ritenere scritto proprio come "Barà" "shit" , onde ne deducono che "(Dio) creò il fondamento ", stante che il radicale di "porre, collocare" è proprio .
Concludono perciò che creò "la (pietra) fondamentale", la "shethiyah", la roccia su cui giaceva in Sion il Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme.
Ci sono altri modo per dividere quelle lettere che aprono ad ulteriori pensieri:
  • da cui "Per amore il Principe - il Capitano fu a scegliere di creare ";
  • da cui "Per amore il corpo della moglie () fu a scegliere di creare ".
Ecco che in questo modo si apre l'idea che chi opera la creazione sia il Verbo, il Principe di Dio, quegli che nella sua "testa - mente origina la luce " il cui intento, per l'amore creativo che esplode dall'Essere Assoluto, è aprire all'eternità e alla vita piena un altro essere, l'1 passa al 2, e questi diviene il Suo amore personificato... la moglie in senso terreno... l'umanità perfetta che si concretizzerà come tale alla fine dei tempi della creazione, al termine dei famosi sette giorni, la durata dell'esecuzione dell'intero progetto.
Del resto, siccome B = indica sia il numero 2 che, come icona, un posto, "la casa" o "dentro", il creato diviene "la casa del corpo dell'Unigenito " del "Figlio dell'Unico " e concretizza quanto detto per ogni coppia umana che si ama e metter su famiglia: "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,24)

L'IDEA DELLE "SEFIROT" E DELLA ROTTURA DEI VASI
Dopo quelle di "bar'a" proviamo a vedere come prosegue quel messaggio di Genesi 1,1 leggendo con l'uso delle loro proprietà grafiche le lettere successive di "'Elohim 'at" ... ... che si possono interpretare come: "dall'Unico la potenza uscì dell'esistenza della vita con l'alfabeto (le lettere)".
Proseguendo si trova... "hashemaim v'at ha'aroetz" e si può leggere: "(quei segni) uscirono dai cieli (spirituali, ossia dove il Nome sta a vivere ) e vennero () fuori dall'Unico per i corpi alzare " e, allora, con queste considerazioni il primo versetto sosterrebbe l'importanza dei segni - lettere del testo ebraico e di conseguenza avvertirebbe di stare attenti a ogni loro particolare.

Ciascun versetto, quindi, è come una cava da approfondire, da scrutare, in quanto, si possono estrarre insegnamenti essenziali, perché quelle Scritture contengono i pensieri di Dio che superano di gran lunga quelli umani, infatti "...i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. Come, infatti, la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 55,8-11)

Ecco che, appunto, a ogni lettura meditata delle Scritture si può ricevere qualcosa d'inatteso il che li amplia e arricchisce e li rende ancora più proficui sempre che ci si rivolga al testo con i segni originali dei libri della Tenak ebraica inseriti nella parte di Bibbia detta dai cristiani Antico (non Vecchio) Testamento.
Seguendo tali pensieri procedo qui di seguito a una "scrutatio" orientata all'idea dei "segni" anche del secondo versetto, Genesi 1,2, che fa parte con l'1,1 della promessa generale a preambolo prima della descrizione dei 7 giorni che come detto ha incuriosito gli esegeti.

Genesi 1,2 - "La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque."




(Quei segni) portati fuori dall'Unico da corrieri aprirono l'esistenza della totalità del mondo . I segni ad aprirsi si portarono e (quanto) dentro fuori recarono e la nascosta luce di quei vasi in cui agiva la potenza dal Verbo Inviata fu . I segni aprendosi portarono vita recando i corpi che portavano chiusi . Dalla divinità uscì l'esistenza della vita . La vita nella mente - testa nascosta dal Verbo con i segni , dall'alto parlando inviata fu per aprire la vita agli esseri viventi .

Riporto evidenziato in color ocra il risultato di questa decriptazione particolare dei primi due versetti del libro della Genesi che sono a monte della creazione vera e propria, su cui riferirà poi il testo.

Questi paiono stiano a spiegare che: "Per amore il Principe fu a scegliere di creare. Dall'Unico la potenza uscì dell'esistenza della vita con l'alfabeto (le lettere, dell'Unico i segni ) uscirono (quei segni) dai cieli (spirituali) e vennero fuori dall'Unico per i corpi alzare. (Quei segni) portati fuori dall'Unico da corrieri aprirono l'esistenza della totalità del mondo. I segni ad aprirsi si portarono e (quanto) dentro fuori recarono e la nascosta luce di quei vasi in cui agiva la potenza dal Verbo inviata fu. I segni aprendosi portarono vita recando i corpi che portavano chiusi. Dalla divinità uscì l'esistenza della vita. La vita nella mente nascosta dal Verbo con i segni, dall'alto parlando inviata fu per aprire la vita agli esseri viventi."

Il tema è veramente stuzzicante e si collega in modo sorprendente con il filone di spiritualità giudeo "qabbalista" dell'Adam Kadmon e dell'Albero Sefirotico di cui scrissi in "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta".
Scrivevo poi in "Il perdono di Caino" che la parola iniziale del Genesi "Ber'eshit" potrebbe celare qualcosa d'inatteso del tipo: "Dentro per i corpi poriginare fuochi 10 confinò ", che si può così anche interpretare in quanto la lettera "jod" corrisponde anche al numero 10.
Al riguardo ricordo che Gershom Sholem nel testo "Le grandi correnti della mistica ebraica" fa risalire a Luria, Maestro di "Qabbalah" del XVI secolo il concetto del "Tikkun" collegato l'idea della "Shevirat ha-Kelim", la "rottura dei vasi" e con quella delle "Sefirot".
Ora quel numero = 10 pare alludere alle 10 ampolle creatici contenitrici del divino fuoco creatore appunto dalla Tradizione o "Qabbalah" definite "Sefirot" di cui le prime 3 contengono la "Testa, il Capo, la Mente" dell'Adamo Sefirotico e le altre 7 ampolle, il Corpo, si sono aperte dopo la loro emissione apportando alla creazione nei 7 giorni, ampolle i cui nomi sono attribuiti dalla Qabbalah stessa secondo quanto dice il versetto 1Cronache 29,11 quando "Davide benedisse il Signore sotto gli occhi di tutta l'assemblea. Davide disse: Benedetto sei tu, Signore, Dio d'Israele, nostro padre, ora e per sempre. Tua, Signore, è la grandezza ("Ghedullah"), la potenza ("Ghevurah"), lo splendore ("Tiferet"), la gloria ("la vittoria Nezak") e la maestà ("Hod"): perché tutto ("Kol" - che evoca "Yessod"), nei cieli e sulla terra, è tuo. Tuo è il regno ("Mamlachah" o "Malkhut"), Signore: ti innalzi sovrano sopra ogni cosa." (1Cronache 29,10-11)

   
     4.  "Chesed", l'amore nel creato;
     5.  "Gevurà" o "Din", le forze giudicanti;
     6.  "Rachamim" o "Tiferet", la misericordia che media le precedenti;
     7.  "Netzach", obra dell'eternità divina;
     8.  "Hod", la maestà divina;
     9.  "Yesod", il fondamento di tutte le forze divine;
   10.  "Malkhut", il regno di Dio.

Del resto "Sefirot" deriva da "scrivere" ove la lettera pare proprio una "ampolla - piena con la parola del corpo recata dal segno ".
("Il tikkun olam nella concezione mistica" - Tullio Levi)

Così IHWH apre il creato con due scenari o situazione o mondi :
  • L'Essere;
  • apre i cieli dove c'è la vera vita;
  • e, reca;
  • ad aprire la terra ove la vita è in formazione e non è ancora perfetta in attesa che il potenziale dei doni nel mondo di quelle "Sefirot" "pienamente fruttifichino () e lo completino ".
L'Essere assoluto, "Jod" , l'Essere dell'esistere , "Colui che è" ha portato i due mondi e l'esistenza dal mondo di sopra l'ha recata a quello di sotto , e con l'incarnazione, venuto nella carne come Gesù, consegna alla carne stessa il dono della risurrezione con la promessa che sarà dal mondo disotto a portare nel mondo dei cieli l'umanità perfettamente formata descrivendo così il segreto delle lettere che lo definiscono.

San Paolo nella lettera agli Efesini nei riguardi di Cristo scrive: "A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose." (Efesini 4,8-10)

In estrema sintesi, quindi, il Verbo, la Parola viene nel mondo, collega e intercede come Figlio verso il Padre presentando a riscatto le piaghe ricevute.
I vasi-ampolle delle prime 3 "Sefirot", in effetti, riguardano doti della SS Trinità:
  • Padre = "Keter" o corona;
  • Figlio con "Binah" le cui lettere ricordano il costruire e l'architetto - carpentiere;
  • Spirito Santo la Sapienza "Chokhmà".

L'IDEA DEL PROGETTO
Nella descrizione della "creazione" il libro del Genesi in 1,3 riferisce che Dio, per "creare", pronuncia "parole"; infatti: "Dio disse: sia la luce. E la luce fu".

A monte certamente c'è la lingua che Dio parlava con Adamo, e le parole sono emesse dalla bocca "peh" con i suoni dell'alfabeto ... con cui quella "lingua", detta in ebraico "shafah" - ciò che viene "alla luce dalla bocca " - può essere traslitterata.
Tutto avviene in una visione antropomorfica di Dio, in quanto, la Sua bocca si apre "patach" - "la bocca finisce la chiusura " - emettendo fiato, il Suo respiro "nefesh" - "energia dalla bocca sorge " - per cui esce il vento di Dio, ossia il "ruach" di IHWH e grazie a questo Suo Santo Spirito produce la creazione.

Chi opera è la "Testa", il "Capo" , temine che indica anche... il capo di una costruzione, l'eccelso "Capomastro", l'Architetto, in pratica quanto in greco si definisce il "Tecton", il sommo Carpentiere, mestiere che i Vangeli attribuiscono a Gesù definito "figlio del carpentiere" Matteo 13,55, infatti, Dio il vero Padre era proprio il Carpentiere celeste e Giuseppe era il carpentiere terreno.
L'opera cui il Creatore si accingeva era stata da Lui pensata e soppesata, in quanto, proprio come fa un provetto ingegnere, certamente è da ritenere che avesse preparato un progetto, secondo cui sviluppare la costruzione.
Lui, l'Alef , infatti, apre il tutto con quel "In principio" "ber'eshit" e allora, seguendo questi pensieri, sempre ritenendo, appunto, la lettera "'alef" a monte, il testo suggerisce che a: "Iniziare la casa - costruzione il Capo - Carpentiere fu con la ".
Fu, insomma, con i segni che poi portò ad attuare quanto è il creato: infatti, il radicale di "tracciare segni", quindi, anche un disegno, è e la , peraltro, è l'iniziale della parola "Torah" .

Questo è anche un pensiero rabbinico, infatti, nel Talmud, all'inizio di "Bereshit Rabba'" si trova un "midrash" che riferisce che: "Come un re che desidera costruire un palazzo consulta il progetto di un architetto, così Hashem (Il Nome) guardò la Torah e creò il mondo."
Del resto, la stessa lettera è quella che, quale segno "'ot" - "l'Unico portò la " - fu portato da Dio sulla testa di Caino, come riferisce Genesi 4,15.
Nella Torah allora è "tracciato il disegno () dei corpi che usciranno ".
Le lettere poi in ebraico designano una "tortora", uccello della famiglia dei columbidi, ossia dei colombi e colomba "ionah" è il termine che richiama nella Bibbia lo Spirito Santo di Dio che circola nei libri della Torah e poi in tutta la Bibbia, perché tali scritti contengono la parola di Dio venuta dalla Sua bocca e riferita da autori ispirati.

Si trova nel Cantico dei Cantici 2,12 "...i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna" e prosegue al 2,14: "O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole."

Quei versetti con la tortora e la colomba alludono proprio alla Torah, come la tortora torna in primavera ai tempi di "Pesach" e esce come colomba dalle fenditure della roccia.
La "Roccia" è Dio, e la fenditura della roccia allude alle sue labbra.

Del resto, dice il libro del Deuteronomio 32,3s: "Voglio proclamare il nome del Signore: date gloria al nostro Dio! Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto."

La traccia di un'allusione della preesistenza della Torah all'atto della creazione si trova nella Bibbia nel libro dei Proverbi quando in 8,22s: "Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all'origine. Dall'eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra."

Joshua ben Levi narrò questa storia nel Talmud Babilonese "Shab". 88b-89a: "Quando Mosè ascese all'alto (per vedere il modello della tenda del convegno Esodo 25,9), il ministero degli angeli (protestò) al Santo, che Egli sia benedetto. Cosa ci fa tra noi un nato da donna? Rispose, È venuto a ricevere la Torah. Essi dichiararono davanti a Lui: Desideri veramente elargire a carne e ossa un prezioso tesoro che Tu hai tenuto caro da 974 generazioni prima che il mondo fosse creato! (974 più le 26 da Adamo a Mosè sono le "1000 generazioni" del Salmo 105,8)... Il Santo, che Egli sia benedetto, disse a Mosè: Dà loro risposta! Signore dell'Universo, rispose Mosè, temo mi inceneriscano con l'afflato delle loro bocche! Allora (Dio disse) Afferra il Mio trono di gloria e rispondi loro!... (Mosè disse:) Cosa sta scritto nella Torah che mi dà il Signore dell'Universo? Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto. (Voi angeli) siete forse discesi in Egitto? Foste schiavi del Faraone? Cosa volete dalla Torah? Che altro c'è scritto? Non avrai altri dèi di fronte a me! (Voi angeli) vivete forse tra nazioni che adorano idoli? Che altro c'è scritto? Ricordati del giorno di sabato per santificarlo. Lavorate voi forse, così da aver bisogno di riposare? E che altro? Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio! Fate commercio forse (sì da aver necessità di fare giuramenti)? E che altro? Onora tuo padre e tua madre. Avete padri e madri? E che altro? Non uccidere, Non commettere adulterio, Non rubare. Siete forse gelosi l'uno dell'altro? Vi fate prendere da impulsi malvagi?"

La Torah, quindi, è il progetto per l'uomo voluto da Dio.
Quando il libro della Genesi in 1,3 dice "Dio disse: sia la luce. E la luce fu" quel "disse" in ebraico si legge "vai'omoer" ed è scritto "portò a stare l'Unico in vita i corpi ".
Quanto poi è tradotto come "luce" è "'or" , ossia "inizia a portare i corpi " è da considerare la decisione presa nel primo giorno, quella di attuare il disegno della Torah che viene completato alla fine del settimo giorno, nello "shabat" , ormai "illuminato dentro completamente " dalla Torah stessa e vide che la decisione di portare in porto la Torah era cosa buona, il resto era solo tenebra.
Le 22 lettere ... pronunciate dal Signore secondo la traccia di quel progetto formano tutto quanto è il creato e... portano i corpi in campo .
L'opera si scandisce nelle seguenti tappe:
  • segna il 1° giorno - tappa, esce come luce "'or" <... ;
  • ...
  • segna il 6° giorno - tappa esce l'uomo , il fine del progetto, ma pensato per collaborare a completarlo in libertà, infatti, questi, dopo = 1 e = 4, ossia dopo il giorno - tappa 5° esce in vita = e nella prima parte del 7° giorno - tappa è consegnata la Torah a Mosè definito dall'ebraismo, "rabbenu", nostro, e inizia la Torah orale della tradizione rabbinica;
  • segna il 7° giorno - tappa, seconda parte, c'è il completamento della Torah grazie a un Maestro <... . Questo "Rabbenu" e Maestro è Gesù (così chiamato, ma in greco, circa 50 volte nei Vangeli) che "acqua, vita , portò dal corpo a uscire " e "dalla madre portò un corpo a uscire " con la nascita della Chiesa composta di uomini che accettano la verità di Cristo e in modo completo la Torah, solo allora il disegno di Dio, ossia la Torah < può andare in porto ed essere completata.
In tal modo è tracciato il percorso ... ... della verità .
Quel Maestro "moroeh" evidentemente è un eccelso istruttore, il Rabbi che insegna all'uomo la Torah in modo completo.
Dio stesso s'incarica di questa missione come dicono:
  • Matteo 23,10 - "E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo."
  • Giobbe 36,22 - "...Dio è sublime nella sua potenza; quale maestro è come lui?"
  • Isaia 30,20 - "Anche se il Signore ti darà il pane dell'afflizione e l'acqua della tribolazione, non si terrà più nascosto il tuo maestro; i tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: Questa è la strada, percorretela, caso mai andiate a destra o a sinistra."
Profezia quest'ultima di Dio incarnato che darà compimento e con la propria vita insegnerà la Torah e donerà lo Spirito per seguirla.
Questo Maestro è la stessa via da percorrere, infatti, asserisce: "io sono la via".
Un "midrash" propone che il feto umano in gestazione trascorre 9 mesi nel seno materno come con una candela accesa in testa; è l'arcangelo Gabriele che insegna tutta la Torah, orale e scritta, e quando si è pronti si esce alla luce.
Prima della nascita l'angelo con un soffio spegne il lumicino e il bimbo dimentica tutto; tutta la sua vita dovrà essere dedicata allo studio della Torah, a cercare di ricordarsi quello che aveva già imparato, infatti, il neonato alla nascita piange perché... non sa più, ha dimenticato tutto, e per tutta la vita cercherà di ricollegarsi al sapere perduto.
(Vedi: "Ritorno al Sinai")

La Torah, in definitiva non solo è il progetto per essere uomo nella dimensione pensata da Dio, ma è anche il libretto d'istruzione per i genitori, per una società ordinata e per ciascuno, su come completare il montaggio per concludere la costruzione dell'uomo che Dio ha fatto nascere e che deve collaborare alla propria formazione perché, come dice Sant'Agostino in Sermo CLXIX, 13: "Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te...".
L'uomo di ossa, nervi e carne è un marchingegno assai delicato e va nutrito "...di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Matteo 4,4); insomma, il suo cibo spirituale è lo Spirito Santo altrimenti non funziona e resta solo e comunque un animale più dotato di altri, ma che vive comunque nelle tenebre.

La sintesi del progetto e che: "Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi." (1Giovanni 5,4-7)
Una Ferrari da corsa, insomma, non può andare a gasolio.

LA "SETE" NELLA BIBBIA
Con le necessità fisiologiche di "fame" e "sete", il cui soddisfacimento è essenziale per la vita animale, la Bibbia, infatti, spesso allude ai bisogni spirituali, egualmente vitali per l'uomo essendo spirito oltre che carne e tale posizione è trasversale nell'Antico e nel Nuovo Testamento.
A chi ha iniziato un percorso con Lui Dio, infatti, dice: "Ricordati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant'anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l'uomo non vive soltanto di pane, ma che l'uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore" (Deuteronomio 8,2s)

Questo pensiero lo ripete Gesù nell'episodio delle tentazioni di Matteo 4,1-11.

Si trova, poi, in Amos 8,11: "Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese; non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore."

Questo poi è l'insegnamento di Gesù riferito nel Vangelo di Giovanni 6,63: " È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita."
Del resto, l'uomo senza lo spirito è proprio un morto che cammina come allude nella Bibbia l'episodio detto delle "ossa inaridite" in Ezechiele 37,1-14.

I fedeli ebrei, che fin dai tempi di Davide, quando hanno iniziato a pregare con i Salmi, si rivolgono a Dio, appunto, come la sorgente della vita:
  • Salmo 42,2s - "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?"
  • Salmo 63,2 - "O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne, in terra arida, assetata, senz'acqua."
Il profeta Isaia in 49,10 propone l'avvento del tempo della misericordia con: "Non avranno né fame né sete e non li colpirà né l'arsura né il sole, perché colui che ha misericordia di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d'acqua."

Nel "Discorso della montagna" dei capitoli 5,6 e 7 del Vangelo di Matteo che inizia con le famose "Beatitudini", Gesù propone "Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati". (Matteo 5,6)

Questi, assieme ai poveri di spirito, a chi è nel pianto e nella sofferenza, ai miti, ai misericordiosi, agli operatori di pace e ai perseguitati a causa della giustizia o proprio per la fede in Gesù, di fatto, nel tempo della propria vita sono in un cammino di esodo nel deserto del mondo in cui manca cibo e acqua spirituale, ne sentono bisogno e la cercano con tutti se stessi, attendono insomma la piena concretizzazione nel regno di Dio che sta sopraggiungendo con l'avvenuta incarnazione e gli eventi che ha comportato l'avvento del Cristo.

L'ultimo libro del Nuovo Testamento l'Apocalisse, in 7,16, infine, propone i bisogni di fame e sete soddisfatti da Dio nella vita piena raggiunta dai fedeli con Cristo: "Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta" (Apocalisse 7,16)

La prima volta che la Torah parla di "sete" è nell'episodio dell'acqua scaturita dalla roccia a Refidim, prima dello scontro con Amalek, ove il versetto Esodo 17,3 informa: "In quel luogo il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: Perché ci hai fatto salire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame".

Questo episodio è lo stesso (vedi Esodo 17,7) di quello detto di Massa e Meriba, poi, più ampiamente narrato in Numeri 20,1-13.
Questa "sete", ripetuta due volte in Esodo 17,3 è "tzama'" dal radicale avere - provare - soffrire sete e essere assetato.
Quelle tre lettere suggeriscono "a calare - scendere l'acqua inizia " intesa come avviso del cominciare di siccità e di mancanza di acqua.
(Vedi: "La Roccia che scaturisce acqua viva")

In quel caso raccontato dall'Antico Testamento il popolo è all'Oreb, "Choreb" , monte inciso, davanti a una roccia "tzur" che Mosè percuote con un bastone e esce acqua.
L'acqua era "choreb" "chiusa nel corpo dentro " e "tzur" "giù si portò dal corpo " per Mosè le cui lettere sono anche quelle del radicale di "salvare", quindi per la salvezza, e Deuteronomio 32,4 definisce Dio come la Roccia "Egli è la Roccia ("tzur" ): perfette le sue opere..."
Questa scena di un popolo davanti a uno inciso da un'asta dal cui corpo si vede uscire acqua, che "a scendere portò dal corpo ", e che salva, è anche quanto in merito a Gesù narra il capitolo 19 del Vangelo di Giovanni, l'unico dei quattro canonici che sottolinea con enfasi in 19,34s l'uscita da quel costato trafitto di "sangue e acqua", segni di salvezza recati dal Crocefisso colpito dalla lancia.

Lo stesso Vangelo è ancora l'unico dei quattro canonici a segnalare che Gesù, dopo aver consegna la madre al discepolo e il discepolo alla madre, esclama "Ho sete" in questo modo: "Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: È compiuto! E, chinato il capo, consegnò lo spirito." (Giovanni 19,28-30)

I Vangeli di Marco 15,34 e Matteo 27,46s raccontano che in quel momento: "Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lamà sabactànì? che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia."
Questo episodio spesso è citato per porre in risalto come in quel momento Gesù era così angosciato che avrebbe lanciato questo grido quasi di disperazione.

È questo sì un grido di reale e umana sofferenza, ma non è di disperazione.
Tutt'altro! In effetti. Gesù sulla croce, in effetti, stava pregando e recitava un salmo profetico, il 22, proprio sul servo sofferente.
(Vedi: "I Salmi, conforto del Crocifisso")

Essenziale con quel "Ho sete" è il sottolineare del Crocefisso della necessità primaria per l'uomo della vita eterna, vale a dire che scendesse la vita dell'Unico , quindi, in quel momento anche per se stesso, vero Dio, ma anche vero uomo, invoca che avesse a scendere dall'alto quella vita per sé e per tutti gli uomini.

Con quel dire profetico in croce prima di consegnare lo Spirito al Padre ricorda sinteticamente in quel modo il perché della Sua missione profetizzata, dalle Scritture, e che ora è compiuta, quella per l'uomo di riavere a disposizione la vita delle origini che le lettere ebraiche dell'invocazione al Padre di "sete" "tzama'" ben interpretano, in quanto, chiedono che "scenda la vita delle origini ", quella dell'Unico che Adamo ha negato; per questo, infatti, lo Spirito Santo si era incarnato in Gesù, sceso in terra e si è proposto come misericordia del Padre quale agnello redentore.

Venire in ebraico ha il radicale e la lettera = sta per acqua e vita per cui chi ha sete è invitato a venire ad abbeverarsi... di Cristo che è la "Verità" "'Oemoet" in quanto "origina acqua dalla croce ".
Il libro del Cantico dei Cantici in 4,7s propone: "Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia. Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! ".
Il libro dell'Apocalisse in 22,17, infine conclude: "Lo spirito e la sposa dicono Vieni! E chi ascolta ripeta Vieni! Chi ha sete venga; chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita."

LA VERITÀ
Per restare nel tema caro alla Qabbalah, per i seguaci dell'ebraismo quelle 3 ampolle della "Testa", di fatto, si sono aperte e hanno presentato il loro contenuto che i cristiani possono individuare col momento dell'incarnazione del Figlio, morto in croce per l'amore dell'umanità, e risorto per la giustificazione.
Questi ha fatto conoscere il Padre e ha inviato lo Spirito Santo per portare alla conclusione il divino disegno.

Cosa è accaduto con la rottura del vaso del Crocefisso?
Certamente, come riferiscono i testimoni del tempo di cui parlano i Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento quell'evento ha portato il dono della risurrezione di cui come uomo il Cristo fu a beneficare per primo.
Al momento che Gli fu aperto il costato dal vaso spruzzò acqua "maim" e sangue "dam" , ossia vita per i suoi "simili", "damut" in ebraico, "il sangue portato dal Crocefisso " quindi, ha recato vita eterna.
Certamente, infatti, l'acqua da Lui scesa allude alla vita del Risorto, quindi, scese proprio la vita eterna resa possibile per tutti gli uomini.
Da Lui, l'Unigenito in Croce , il primo e l'ultimo , l'Alfa e l'Omega, scese la vita = , quindi si tracciò la parola verità "'oemoet" per tutti gli uomini.


Dalla croce "originò la vita il Crocefisso ".
È, quindi, da concludere:
  • la verità "'oemoet" ... Dio "Unico viveva nel Crocefisso "
  • ed è risorto, "il primo dai morti ".
Se si cerca quale sia la frequenza dell'uso della parola "verità" nelle traduzioni in italiano della Bibbia si trova che tale termine viene usato meno di 290 volte, di cui però ben 200 nel Nuovo Testamento, il che dimostra la particolare tensione verso questo aspetto connesso con la "buona notizia" della prima venuta del Messia.

Del resto, il Salmo 452-5 sul Messia recita: "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia."
Ed ecco che Gesù nel vangelo di Giovanni al 14,6 si definisce: "Io sono la via, la verità e la vita".

Altro modo per dire in ebraico "verità" oltre che "'oemoet" è "'amen" .

Questo secondo termine serve per asseverare ciò che è affidabile dal radicale che qualifica appunto l'essere saldo, solido, resistente, quindi, qualcosa di cui ci si può fidare in quanto duraturo quindi "verace" e "fedele" e da esso viene la parola fede "'emunah" e il tutore, il precettore che sostiene nell'insegnamento è "'omen".

Affidabile, stabile e che non abbandona è "Dio fedele" che si trova così definito in Deuteronomio 7,9, nei Salmi 31,6 e 86,15 e per due volte nel brano 65,15-19 del trito - Isaia: "Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome. Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il ( ) Dio fedele; chi vorrà giurare nella terra, giurerà per il ( ) Dio fedele, perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi. Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia".

Questa visione apocalittica di Isaia fu certamente ripresa dall'autore dell'Apocalisse cristiana, in quanto, si parla:
  • di un nome nuovo come in Apocalisse 2,17 e 3,12;
  • nel versetto 16 di si trova due volte;
  • viene detto di una nuova creazione con cieli nuovi e terra nuova come in Apocalisse 21,1;
  • della nuova Gerusalemme come in Apocalisse 21,2;
  • del popolo che passerà alla gioia senza più pianti e lamenti, come in Apocalisse 21,4.
Per asseverare il proprio discorso era d'uso nel parlare dire appunto "in verità", modo che si trova 11 volte nell'Antico Testamento, ma 30 nel Vangelo di Matteo, 13 in Marco, 10 in Luca e 25 in Giovanni in quest'ultimo sempre come "in verità, in verità" di cui 20 come "in verità, in verità io vi dico".

Da un esame nei Vangeli dell'uso del termine tradotto dal greco come "verità" e "veritiero", risulta che quello di Giovanni fa la parte del leone, infatti, si presentano le seguenti frequenze: Matteo 39 volte, Marco 17, Luca 11 e Giovanni 79.
Questi dati sono congruenti col pensiero che l'elaborazione teologica della nascente comunità cristiana delle prime generazioni dopo gli eventi narrati dai Vangeli canonici - Matteo, Marco e Luca - evidentemente ha portato avanti la meditazione e ricerca ed ha valutato con crescente consapevolezza la verità dell'irruzione nella storia di Gesù Cristo.

La parola "verità" nel Vangelo di Giovanni la troviamo collegata al "Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" 1,14 e il versetto 1,17 precisa "...la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo."
Alcuni detti importanti di Gesù in quel Vangelo sono:
  • Giovanni 4,23 - alla Samaritana al pozzo di Sichem: "...viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità."
  • Giovanni 8, 32 - "...conoscerete la verità e la verità vi farà liberi."
La verità secondo il Vangelo di Giovanni perciò è venuta, e s'identifica con una persona concreta, e si trova se s'incontra proprio Gesù, che davanti a Pilato, in 18,37 asserì: "sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce."
Pilato che aveva davanti a sé la verità, non la riconobbe e sarcastico in 18,38 disse "Che cos'è la verità?" e la risposta che implicava quella domanda era che per Pilato certamente la verità era un'utopia... eppure giudicava.
Poi, fatto flagellare Gesù, Pilato lo presentò alla folla dicendo in 19,5 "Ecco l'uomo!" e quell'uomo era la verità in persona.

La "verità", per i Romani "veritas", era una dea che si nascondeva in fondo ai pozzi, figlia di Saturno, madre della giustizia e della virtù, sorella di Giove; aveva capacità profetiche ed era interpellata nel giudizio che spettava agli dei.
"Cercare la luna nel pozzo" per dire chi cerca illusioni è idea legata ai riti di quella dea e il detto intende dire di qualcosa veramente rara per cui la possibilità di trovarla e evento pressoché irraggiungibile.
Era rappresentata da una donna con un secchiello in una mano e con una cornucopia nell'altra con in testa una ghirlanda d'ulivo.
C'erano pozzi sacri a lei dedicati con monasteri di sacerdotesse che quando interpellate attingevano dal pozzo sacro e davano da bere al richiedente che dopo aver dormito riportava il sogno avuto e loro l'interpretavano e... davano il responso... vero.
Qui s'innesta evidentemente il sogno della moglie di Pilato di cui riferisce Matteo 27,19 e forse si può trovare qualche parallelo nel racconto della Samaritana.

Tornando ai libri del Nuovo Testamento, già le lettere di San Paolo avevano fornito un grande contributo e in esse la parola "verità" o "veritiero" appare 48 volte, ma è negli scritti Giovannei - Vangelo 79 volte, Apocalisse 4 volte e Lettere 1,2 e 3 per 22 volte - con complessive 105 presentazioni che si ha il massimo della elaborazione attorno a tale pensiero.
Al riguardo, si consideri che nei 15 versetti dell'intera 3a Lettera di Giovanni, vi sono 7 cenni al concetto di verità e uno alla fedeltà.

"Io, il Presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. Carissimo, mi auguro che in tutto tu stia bene e sia in buona salute, come sta bene la tua anima. Mi sono molto rallegrato, infatti, quando sono giunti alcuni fratelli e hanno testimoniato che tu, dal modo in cui cammini nella verità, sei veritiero. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità. Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri. Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani. Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità. Ho scritto qualche parola alla Chiesa, ma Diotrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando di noi con discorsi maligni. Non contento di questo, non riceve i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio. A Demetrio tutti danno testimonianza, anche la stessa verità; anche noi gli diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è veritiera. Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce. La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno."

IL "GIUSTO" E LA GIUSTIZIA
L'essere "giusto" e "la giustizia", comporta l'esistenza di due parti che si sono legate con un patto di alleanza che è "giusto" osservare.
Ora, se una di queste parti è Dio, "giustizia" assieme ad "amore", "misericordia", "onestà", "rettitudine"... in effetti, sono sfaccettature di una stessa qualità peculiare della divinità, sintetizzabile nella Sua "Santità".

Del resto nella Torah, precisamente in Levitico 11,44 e 45, Dio stesso si definisce "...io sono santo" e in 19,35 con l'alleanza che propone chiede: "Non commettete ingiustizie..."
Questa come luce riverberata si suddivide in vari colori per cui l'uomo che ne è investito la riflette in diversa misura, secondo la propria opacità, come fa la luna quando è illuminata dal sole.
In estrema sintesi, parlando di Dio, l'Essere Assoluto, che è "Santo" non ha senso parlare di quelle qualità singole, mentre queste separate assumono senso soltanto se si parla dell'uomo.
Lui è la fonte della bontà e dell'amore e dell'eternità:
  • 1Cronache 16,34 - "Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre."
  • Deuteronomio 32,4 - "Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto."
Tutte quelle "qualità" provengono da Dio e l'uomo è un vaso che se si dispone per attingerne può goderne un riflesso in misura varia comunque solo ombra della sorgente; del resto così precisano i Salmi:
  • Salmi 71,16 - "Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto."
  • Salmi 145,17 - "Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere."
Il "Santo" sancisce il "Sakros", che implica il rendere "altro" e "diverso" rispetto all'ordinario, al comune, ossia al profano.
È da ricordare il Salmo 143,2 che esclama "...nessun vivente davanti a te è giusto", ove "essere giusto" è "itzaddiq" .
Come insegna il "midrash" della caduta di Genesi 3, è accaduto che l'uomo ha voluto fare a meno di Dio per cui si è come nascosto impedendo d'essere raggiunto dalla luce divina per cui i suoi atti non hanno più la luce della santità, quindi, sono ingiusti.
La generazione di Adamo ha fallito e nell'Antico Testamento l'unica volta che Dio definisce giusto qualcuno è nel "midrash" del "diluvio" Noè, figura di un uomo con cui rinnoverà il patto atto a essere il capostipite di una nuova generazione.
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?")

Di conseguenza la giustizia è prerogativa di Dio ed ecco che il Vangelo di Matteo poi riconosce come "giusto" Giuseppe che non ripudia Maria incinta e accoglie come proprio il figlio che attende.
Abramo, l'uomo con cui Dio comincia a intessere la storia salvezza con cui fa l'alleanza che porterà alla generazione nuova dei figli di Dio, nell'episodio della distruzione decisa da parte di Dio delle città di Sodoma e Gomorra, intercede a favore dei giusti e tratta col Signore propone "Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" (Genesi 18,25)
In tale occasione, invero, non fu trovato che il merito dei giusti fosse sufficiente.

L'uomo pio, che in qualche modo cerca di essere giusto e che teme Dio si rende però conto dei propri limiti e del fatto che non è in grado di fare la piena giustizia, che è demandata a Lui solo; infatti, dicono i Salmi:
  • Salmi 7,10 - "Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto ()", il vero "tzadiq" .
  • Salmi 58,12 - "C'è un premio per il giusto, c'è Dio che fa giustizia sulla terra!"
  • Salmi 116 5 - "Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso."
  • Salmi 119,137s - "Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande."
Del resto. dice il Signore tramite il profeta Isaia 45,23s: "Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!"
Dio, insomma è il solo giudice pienamente giusto:
  • Salmo 7,12 - "Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno."
  • Salmo 9,4s - "... siedi in trono giudice giusto."
  • Isaia 30,18 - "...un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui."
  • Isaia 45,21s - "...Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c'è altro dio; un dio giusto e salvatore non c'è all'infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi..."
  • Geremia 19,20 - "Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente..."
Tra quei due campi, infatti, c'è un vallo colmabile solo se dall'alto discende il potere di elevazione ai valori divini dell'animale uomo che nel frattempo si dibatte nei suoi istinti e soffre dilaniato da sofferenze, guerre, malattie, vecchiaia e morte.
Occorre una nuova creazione!

Giusto, in effetti, significa essere amico di Dio.
La giustizia implica "fare cose corrette", "non arrecare danno ad alcuno".
Implica essenzialmente di fare la volontà di Dio.
Il Giusto rivolgendosi a Dio con l'attributo di "giusto giudice" esprime il desiderio che sia "ristabilita la giustizia", infranta dall'uomo con il peccato.

Il Salmo 11 in cui chi tende alla giustizia parla della prostrazione che prova nei confronti dell'empietà, con queste parole: "Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi: Fuggi come un passero verso il monte? Ecco, gli empi tendono l'arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire nel buio i retti di cuore. Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare? Ma il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli. I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo. Il Signore scruta giusti ed empi, egli odia chi ama la violenza. Farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo, vento bruciante toccherà loro in sorte; Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto."

Chi tende alla giustizia sa però che non l'uomo non può fare la vera giustizia, perché troppo spesso i suoi tentativi hanno l'odore di vendetta; soltanto Dio, infatti, può essere chiamato a "vendicare" con giustizia le ingiustizie che gli uomini perpetrano verso gli altri uomini, come suggerisce il Salmo 94,1-2: "Dio vendicatore, Signore, Dio vendicatore, risplendi! Alzati, giudice della terra, rendi ai superbi quello che si meritano!"

"Impara a fare del bene" invoca il profeta Isaia 1,17 e "giustizia" è la parola che i profeti propongono assieme all'amare la pace con spirito umile e contrito e lo chiamano l'uomo a solidarietà, fraternità e carità per i bisognosi per emarginati, deboli, indifesi, stranieri e prigionieri, invocando di "sciogliere le catene inique", "dividere il pane con l'affamato", "introdurre in casa i miseri, senza tetto" (Isaia 58,6-12; Michea 3,9-12)

Hillel il Vecchio (60 a.C. - 7 d.C.) aveva proposto: "Ciò che è odioso a te, non fare agli altri" che fa eco a Tobia 4,15: "Non fare a nessuno ciò che non piace a te" e le discussioni rabbiniche sul corretto comportamento di chi vuol essere perfetto nell'adesione all'alleanza erano in pieno svolgimento nel I secolo.

Se ne trova, infatti, riscontro nei Vangeli ad esempio con la domanda di un fariseo a Gesù: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge? Gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti." (Matteo 22,36-40)

Akiva (40-137 di poco successivo a Gesù), dichiarò anche che il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso" in Levitico 19,18 è il più grande comandamento della Torah: "Ciò che è odioso fare a te stesso, non farlo al tuo prossimo; pertanto non fargli del male, non parlare male di lui e non rivelare i suoi segreti ad altri; fai che il suo onore e la sua proprietà ti siano cari quanto i tuoi propri." (Midrash Avot deRabbi Natan.)
Rabbi Simlai (III secolo) sosteneva:
  • "Seicento tredici comandamenti furono dati a Mosè".
  • poi venne Davide e li ridusse a undici nel Salmo 15: "Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna? Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al su vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se ha giurato a proprio danno, mantiene la parola; non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l'innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre."
  • Isaia in 33,15s li ridusse a sei: "Colui che cammina nella giustizia e parla con lealtà, che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male: costui abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata."
  • Michea 6,8 li riassunse in tre: "Praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio."
  • Isaia 56,1 li contenne in due: "Osservate il diritto e praticate la giustizia."
  • Abacuc 1,4 concluse con uno: "Il giusto vive per la sua fede."
Del resto tutta la storia della redenzione ha inizio con il merito del padre Abramo; infatti: "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia." (Genesi 15,6)

Nell'ebraismo, invero, il giusto era valutato il pio ebreo che metteva in pratica tutti i precetti, prescrizioni e decreti di cui molti formali, che si trovano nella Torah, ma Gesù darà un significato più intenso: "Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 5,20)

Il Giusto sarà come Gesù, colui che ha compassione e che perdona.
Al riguardo basta ricordare che il Vangelo definisce "giusto" Giuseppe, infatti "...sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto." altrimenti sospettata di adulterio sarebbe stata lapidata.

Nella Torah però e nei libri della Tenak o Bibbia ebraica da questa discesi ivi compresi profeti e salmi, non è questo l'essenziale, ma l'annuncio della venuta in terra del Messia che recherà la pace e la giustizia di Dio.

Il profeta Isaia in 45,8 invoca: "Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia (); si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo" ove in pratica è invocato che piova dall'alto il giusto Gesù .

Del pari il Salmo 45,8 pare rispondere con il consacrato, il Messia "Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato () con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni."

Il Salmo 67,7s profetizza che "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra." E questo frutto è "ievulah" "si è dentro portato il Potente nel mondo " e prefigura un'attesa incarnazione.

Nel Salmo 64,11 "Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria" pare esservi un distinguo tra il Giusto che si sta attendendo e "i retti " di cuore, ossia i figli di Israele e "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano". (Salmo 92,13)

I profeti ne parlano e ne profilano il sacrificio come servo di IHVW:
  • Isaia 53,11 - "Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità."
  • Geremia 11,19-20 - "Ero come un agnello mansueto che viene portato a macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: "Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato".
Era attesa, l'avvento della profezia della stirpe della Donna di cui in Genesi 3,15, che avrebbe schiacciato la testa al serpente, ricordata nell'Apocalisse come "la Donna vestita di sole" secondo la profezia fatta a Natan proverebbe della famiglia di Davide.

LA "DONNA" DELLA NUOVA CREAZIONE
Disse Gesù a Nicodemo: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". (Giovanni 3,3)

La creazione è in corso, sono in atto contrazioni e dolori e si avvicina il momento del parto.
Del resto Gesù ebbe anche a dire: "Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo." (Giovanni 16,20s)

Il libro dell'Apocalisse, che chiude gli scritti neotestamentari della Bibbia, riporta la visione della donna incinta che partorisce e l'episodio, che sintetizza l'attesa dell'umanità degli ultimi eventi annunciati dal Cristo, inizia in 12,1-2 con: "Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto."

Questa donna è "vestita di sole"; ossia è rivestita della luce del sole e splende completamente e, allora, è da pensare quel "sole" col suo nome in ebraico "Shoemoesh" che è "luce per cui la vita si accende - sorge ", ma soprattutto se riferita a Cristo è rivestita del "Risorto che salva ()", quindi, della Sua salvezza e giustificazione, insomma è riconosciuta "giusta".
Su di Lei si è riversata la luce in aiuto ossia la "Santità" di Dio ha rivestito quella donna, la Chiesa, sposa di Cristo.
Ormai lo splendore della luna, ossia la luce riflessa dal sole per Lei è solo un ricordo, infatti, la luna sta sotto i suoi piedi; Lei è come il suo sposo, emette la stessa santità e partorisce figli di Dio.

È evidente il voluto riferimento dell'Apocalisse di Giovanni a Isaia 54,12 l'unico versetto in cui c'è il termine "shimshotaik" che è tradotto come "tua merlatura" in cui sono usate le tre lettere della parola ebraica di sole "shoemoesh" .

Quel versetto 54,12 di Isaia recita: "Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore..." e riguarda proprio la descrizione della futura Gerusalemme descrizione molto importante ripresa in quella dell'Apocalisse nel Nuovo Testamento della Bibbia.

Si trova, infatti, in Apocalisse:
  • Apocalisse 21,2 - "E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
  • Apocalisse 21,23 - "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."
La merlatura "shimshotaik" di quella citta, infatti, è il "sole del Crocefisso che è la rettitudine ".
La sposa è la nuova Gerusalemme, la Chiesa vestita dal vero sole, il Crocefisso retto, l'Agnello senza macchia.

Nel Cantico dei Cantici che canta l'amore del Signore per Gerusalemme che considera sposa e sorella nella traduzione C.E.I. 2008 si trova tradotto con merlatura nel versetto 8,9 un altro termine ebraico.
Parla il Signore al plurale e poi risponde la sposa matura: "Una sorella piccola abbiamo, e ancora non ha seni. Che faremo per la nostra sorella nel giorno in cui si parlerà di lei? Se fosse un muro, le costruiremmo sopra una merlatura d'argento; se fosse una porta, la rafforzeremmo con tavole di cedro. Io sono un muro e i miei seni sono come torri! Così io sono ai suoi occhi come colei che procura pace!" (Cantico 8,8-10)

Quella merlatura è "trita" lettere che lette come merlature di una fortificazione parlano di arcieri che "con un occhio tappato lancia () a segno , mentre con riferimento alla Nuova Gerusalemme, città dell'Agnello "amore lancia () il Crocefisso ".

La nudità dell'umanità che si manifestò evidente dopo il peccato originale di cui parla Genesi 3,7 quando "...si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi" è stata superata per intervenuta grazia di Dio con un vestito splendente fornito da Dio stesso.
Dio, infatti, ha fatto giustizia "shafat" , ha giustificato il peccato della prima coppia che ha investito tutta la progenie.
Le lettere di giustizia "shafat" parlano di "illuminare il volto - un aspetto sigillato - occulto " e le prime due lettere danno luogo al radicale di "essere nudo, essere scoperto", in quanto, "alla luce il volto aprire " fa pensare alle donne che si velano il volto o che lo scoprono.
Dio ciò che era () nudo Dio ha tappato - sigillato ; ha acceso il Verbo l'amore nell'umanità redenta e nascono figli di Dio.
Ora la "giustizia" "shafat" viene dal potere di Dio che in alcuni casi demanda a giudici da Lui costituiti (Antico Testamento) e costituisce quello che legalmente è un diritto cui si assoggetta l'uomo che vuole fare la volontà di Dio.

Ecco che il comando di osservare la giustizia per l'uomo diviene un obbligo sia morale sia legale, una legge da osservare.
In uno stato d'impostazione teocratica com'erano allora i regni d'Israele e di Giuda la giustizia di Dio e dello stato si confusero e questa assunse quello che in italiano è il significato leguleio di "diritto", per cui l'uomo che non aveva da Dio tale mandato - re, sacerdote o di giudice - non era chiamato a fare giustizia che è compito divino, ma era chiamato solo a "osservare il diritto", per cui il termine "shafat" ecco che in ebraico assume appunto anche il significato di "diritto".

Nella Bibbia comunque la parola "giustizia" ha significato diverso da quello nel diritto romano del rispetto delle leggi dello stato, ma comporta rettitudine morale e uniformarsi alla volontà di Dio.
Il profeta Isaia 56,1, infatti, aveva annunciato "Osservate il diritto praticate la giustizia" e fa distinzione tra il diritto "shafat" e la giustizia da praticare da parte dell'uomo che invece è chiamata "tzedaqah" .

Andiamo a vedere le parole di quel versetto anche nel testo in ebraico:

"Così dice il Signore:
Osservate il diritto
praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi."

Questo versetto con tutto il capitolo 56 di Isaia in "Filippo e il carro della prima evangelizzazione" lo presentai decriptato, e il risultato è una profezia estremamente interessante perché' si trova attuata con i Vangeli ossia con la "Buona notizia" di Gesù Cristo.

Isaia 56,1 - "Così al mondo inizia a vivere col corpo il Signore. Da custode si porta per liberare. La Parola la carità porta ad operare. Si reca il Giusto al mondo. La rettitudine il diletto porta ad abitare nel mondo. Con Gesù, tutto è stato il cuore portato dell'Unico. E giù alla polvere completamente (a finire) è dal - il serpente del mondo. A rivelarsi si porta finalmente."

Ora fornisco a dimostrazione giustificativa di quella decriptazione:

Isaia 56,1 - Così al mondo inizia a vivere col corpo il Signore . Da custode si porta per liberare - salvare (). La Parola la carità porta ad operare (). Si reca il Giusto al mondo . La rettitudine il diletto porta ad abitare nel mondo . Con Gesù , tutto è stato il cuore portato dell'Unico . E giù alla polvere a finire è il serpente del mondo . A rivelarsi () si porta finalmente .

Era attesa la nascita di un vero giusto, Giusto pienamente gradito al Signore.
Del resto nell'Antico Testamento un solo uomo sulla terra corrotta fu riconosciuto da Dio nella sua generazione, Noè che salvò dal diluvio, come si trova in Genesi 6,9.11: "Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio... Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza."

Nella parola "giusto" "tzadiq" viene da essere giusto è importante quella lettera iniziale la "sade" o "tzade" = che manifesta una tensione a sollevarsi, a alzarsi.

Secondo il racconto di Genesi 2 gli uomini, plasmati da Dio con polvere del suolo, accettando in Genesi 3 per verità le false dichiarazioni del serpente, avendo rifiutato il soffio dello spirito divino, sono venuti ad essere come questo loro padre nella fede, insomma degli esseri striscianti nella polvere della terra e polvere sono costretti a tornare con la morte.

Ora in le lettere "daq" parlano di una polvere minuta di un pulviscolo.
Ecco che l'uomo che pratica la giustizia "tzedaqah" "si alza dalla polvere minuta del mondo " ponendo in essere attitudini per staccarsi dalla polvere animalesca degli istinti e con il suo alzarsi essere preso in considerazione di Dio come fosse l'aroma di un prezioso profumo; del resto quella parola "daq" è usata per i profumi da bruciare nel Tempio davanti a Dio, infatti, "Il Signore disse a Mosè: Procurati balsami: storace, onice, galbano e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l'arte del profumiere, salata, pura e santa. Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta ( "daq") e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta." (Esodo 30,34-36)

La giustizia come un aspetto della qualità intrinseca di Dio implica essenzialmente di fare la Sua volontà, quindi, di "fare cose corrette" e di "non arrecare danno ad alcuno", anzi "fare del bene".
Ora tale volontà si può subire e limitarsi a tentare di applicare quanto fissato dalle sue Leggi o cercare invece di fare quanto il nostro spirito si sente che a Lui faccia piacere o sia suo desiderio.

Questo secondo modo implica un rapporto confidente e di fiducia e alleanza pressoché' matrimoniale un rapporto nascosto, velato con Lui come quello ricevuto nel talamo e nell'alcova "chuffah" e nello stesso tempo innocente "chap" .
Tale tipo di rapporto comporta il piacere e supera il mero dovere ed è quanto definibile in ebraico col termine "chafetz" usato circa 50 volte nell'Antico Testamento che riguarda, appunto, il gradimento, il compiacimento e l'affetto oltre che la volontà.

Il profeta Isaia in particolare lo citano 8 volte in 44,28; 46,10; 48,14; 53,10; 54,12 (il già citato versetto di Isaia sulla Nuova Gerusalemme); 58,3.13; 62,4.

Che il termine "chafetz" richiama il rapporto matrimoniale viene evidente da questo versetto di Isaia: "Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia ("chafetz" ) e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia ("chafetz" ) e la tua terra avrà uno sposo." (Isaia 62,4)

Particolarmente significativi per spiegare l'aspetto della volontà di Dio che è disegno d'amore per l'uomo sono i versetti:
  • Isaia 46,10 - "Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: Il mio progetto resta valido, io compirò ogni mia volontà! ("chafetz" )".
  • Isaia 53,10 - quando parla del servo di IHWH "Ma al Signore è piaciuto ("chafetz" ) prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà ("chafetz" ) del Signore."
Vi sono in Isaia critiche sul modo di molti di trasformare lo spirito delle feste o di eludere i desiderata del Signore, in quanto, uscite per i vostri piaceri, ivi compresi i vostri affari, e non per il piacere del Signore, infatti:
  • Isaia 58,3 - "Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai? Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari ("chafetz" ), angariate tutti i vostri operai."
  • Isaia 58,13 - "Se tratterrai il piede dal violare il sabato, dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro, se chiamerai il sabato delizia e venerabile il giorno sacro al Signore, se lo onorerai evitando di metterti in cammino, di sbrigare affari ("chafetz" ) e di contrattare..."
I Salmi, infine, sottolineano:
  • Salmi 5,13 - "Signore, tu benedici il giusto: come scudo lo copre la tua benevolenza."
  • Salmi 14,5 - "...Dio è con la stirpe del giusto."
  • Salmi 17,1 - "Accogli, Signore, la causa del giusto, sii attento al mio grido."
All'azione disgregatrice del peccato il Giusto attende l'opera di ricostruzione di Dio che fa nuova ogni cosa, e l'apostolo Pietro il primo apostolo della Chiesa del Giusto ricorda alla stirpe del Giusto "Noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali abita la giustizia." (2Pietro 3,13)

Ecco, allora, che la conclusione "Il giusto vive per la sua fede" cui era pervenuto il profeta Abacuc è la stessa cui perviene San Paolo nella lettera ai Romani quando scrive: "Ora, noi sappiamo che quanto la Legge dice, lo dice per quelli che sono sotto la Legge, di modo che... il mondo intero sia riconosciuto colpevole di fronte a Dio... si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono... È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati... Noi riteniamo infatti che l'uomo è giustificato per la fede... Forse Dio è Dio soltanto dei Giudei? Non lo è anche delle genti? Certo, anche delle genti! Poiché unico è il Dio che giustificherà i circoncisi in virtù della fede e gli incirconcisi per mezzo della fede..." (Romani 3,19-31)

PARLIAMO DEL COSTRUIRE
Il libro dell'Esodo 26,30 narra che il Signore chiese l'aiuto di Mosè e gli fece vedere il modello di quanto doveva far costruire nel pellegrinaggio dall'Egitto alla terra promessa: "Costruirai la Dimora secondo la disposizione che ti è stata mostrata sul monte."



Quel "Costruirai" piuttosto è un "Innalzerai" dal radicale .

Quanto tradotto "Dimora" è "mishkkan" dal radicale di "dimorare", ma trattandosi di una tenda è ove Dio per stare col popolo si accamperebbe, poi col Tempio fisso di Gerusalemme fu inteso come luogo della Sua "presenza", definita appunto la "Shekinah".

La disposizione che hai visto sul monte fa poi capire che ci fu una visione in cui "dentro Mosè () il Verbo - la Parola per amore condusse ".

Quelle lettere si prestano a dare corpo al seguente pensiero.
Dio parla e dice: "mi porterò nel mondo , mi verserò tra gli uomini .
Verrò () a salvarli () con la rettitudine che invierò . Un casa tra i viventi sorgerà dal Verbo - Parola , per amore vi porterà la moglie () che un corpo - popolo - Chiesa partorirà (). L'Unico sarà a sceglierla da casa - famiglia per generare () (figli di Dio)."

Venne il Messia riconosciuto dai cristiani come il Verbo, la Parola incarnata in Gesù di Nazaret e a Pietro che aveva dichiarato: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" ebbe a dire "...tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa." (Matteo 16,18)
Questa pietra "'oeboen" è proprio che Lui, è l'Unigenito figlio dal Padre inviato .

Il Salmo 127, attribuito a Salomone, è uno "Shir hamma'lot" "Canto delle salite", uno dei 15 nell'intero libro dei Salmi dal 120 al 134 che cantavano i fedeli in pellegrinaggio verso il Tempio di Gerusalemme nelle feste di Pasqua, Pentecoste e delle Capanne.

Del resto dice il Salmo 48,2s: "Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re." e i pellegrini salivano a Sion cantando.

Il primo versetto del Salmo 127, dopo "Canto delle salite. Di Salomone", recita: "Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella."

Questo testo mette in parallelo la casa "Bait" di IHWH, ossia il Tempio, e la Sua città, Gerusalemme, alla costruzione della casa di una famiglia con i figli.
Del resto le lettere ebraiche si prestano proprio, in quanto, quel "costruisce la casa" è "ibenoeh bait" dal radicale che vuol dire "costruire, edificare, fondare" mentre "ben" ove ( = ) è figlio "della casa energia ", ma anche mattoni "benim" e i "costruttori" poi sono i "bonai" .

Sapevano bene però che quelle costruzioni, il Tempio e Gerusalemme con le sue mura, erano opera del Signore, infatti, il profeta Isaia in 66,1s propone: "Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore."

Altre parole importanti ebraiche che si trovano quando si parla di una costruzione di un edificio sono:
  • la pietra "'oeboen" che richiama il padre "'ab" e il figlio "ben" ;
  • le misure, in particolare il cubito "'ammah" , che richiama il concetto di madre "'em" ove = unità di misura lineare, quanto un bambino neonato, circa 50 cm, "uno in vita uscito ".
Quando Dio parla con Giobbe tra l'altro in 38,4-7, infatti, parla di misure e della pietra angolare e gli propone: "Dov'eri tu quand'io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Chi ha fissato le sue dimensioni, se lo sai, o chi ha teso su di essa la misura? Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?"

Quella "pietra angolare" è "'oeboen pinnatah"
(Vedi: "L'anima del creato e la pietra angolare")

Seguendo il pensiero del creato come preparazione della casa per la sposa e per i figli di Dio che debbono nascere da questa, che come ho tratteggiato, è apparso come un sogno velato dalle prime parole del libro della Genesi, si ha che quanto è li apparso come "il fondamento" , la "shethiyah", è la roccia su cui giaceva in Sion il Santo dei Santi del Tempio di Gerusalemme.

Al riguardo si trova in Isaia 28,16 "...così dice il Signore Dio: Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non si turberà."

Questa pietra di fondamento fa pensare al Salmo 118 della liturgia della festa delle Capanne che al versetto 22 recita:

"La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo".



Quella pietra "'oeboen" collega il Padre "'ab" al figlio "ben" ed è anche profetica dell'incarnazione, infatti, da quel verdetto 22 del Salmo 118 si può lanche leggere: "Dell'Unico dentro l'energia della vita l'Unigenito in pienezza portò nel mondo ; dentro recò l'energia per cui fu da madre ad uscire . Fu a scegliere di entrare il Potente nel corpo di una donna () che il Verbo inviò nel mondo ."

"La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo" è versetto citato da Gesù, che l'applica alla sua missione di morte e di gloria, dopo aver narrato la parabola dei vignaioli omicidi (Matteo 21,42) ed è ricordata anche da San Pietro negli Atti degli Apostoli 4,11-12: "Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è, infatti, altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".

Cirillo di Gerusalemme nelle sue 'Catechesi" commenta: "Uno solo diciamo il Signore Gesù Cristo, affinché la filiazione sia unica; uno solo diciamo, perché tu non pensi che ve ne sia un altro... Infatti è chiamato pietra, non inanimata né tagliata da mani umane, ma pietra angolare, perché colui che avrà creduto in essa non rimarrà deluso."

La pietra scartata è ricordata anche da Matteo in 21,42 dopo la parabola dei vignaioli omicidi.
Anche il Talmud riferisce la pietra d'inciampo al Messia: "Il figlio di Davide non può apparire alle due case d'Israele prima che venga la fine... ed egli (Messia) sarà un santuario, una pietra d'inciampo e un sasso d'intoppo per entrambe le case d'Israele." (Sanhedrin 38a)

Il libro dello Zohar, citando il Salmo messianico 118 per il versetto 22, così commenta: "La pietra scartata - cioè quella che si è staccata dal trono di Dio ed è precipitata nell'abisso - dai costruttori - cioè dalle Sefirot dell'edificio cosmico - è diventata pietra d'angolo - cioè fondamento del mondo."

Ancora più esplicito è Rashi, acronimo di Rabbi Shalomon ben Isaac, di discendenza davidica che in Francia (1040-1105) scrisse commenti basilari sui testi ebraici, commentatore richiamato spesso nell'esegesi rabbinica, nel commento del versetto di Isaia 28,16 e di Michea 5,2 dopo la profezia su Betlemme conferma che la pietra scelta, rigettata del salmo 118, è il Messia, inizialmente rifiutato nonostante il suo essere la pietra angolare della storia della salvezza.

Questo commentatore cade però in contraddizione proprio sul servo di IHWH di cui in Isaia 43 che non riferisce al Messia, ma al popolo che aveva subito e stava subendo gravi sofferenze; pur tuttavia vari rabbini dopo Rashi hanno creduto che Isaia parlasse del Messia come Servo Sofferente:
  • "Ora procederò a spiegare questi versi del nostro Messia, che Dio volendo verrà presto ai nostri giorni. Io sono sorpreso che Rashi e Rabbi David Kimchi non hanno, con i Targum, applicato il passo al Messia" (Rabbi Naftali ben Asher Altshuler, ca. 1650).
  • "Ho il piacere d'interpretarlo in accordo con i nostri rabbini, al Re Messia, e avrò cura di aderire al senso letterale: così sarò libero dalle interpretazione di cui altri hanno preferito rendersi colpevoli." (Rabbi Moshe Kohen Ibn Crispin di Cordova e Toledo in Spagna, ca. 1350)
  • "I nostri rabbini di benedetta memoria con una sola voce hanno accettato e affermato che il profeta parla del Re Messia. Ed anche noi aderiremo alla stessa opinione." (Rabbi Moshe Le Sheich, seconda metà del XVI° secolo)
  • "Ma egli è stato fiaccato... significa che il Messia porta le nostre iniquità le quali sono causa delle sue lividure, questo significa che il Messia non solo soffre per le nostre iniquità, ma egli deve portarle su di sé e soffrire per esse." (Rabbi Elijah de Vidas)
Quel Salmo 118 era proprio cantato in occasione della festa di Succot, festa messianica per eccellenza.
(Vedi: "Le feste ebraiche della venuta del Messia").

A questo punto tutto è pronto per una lettura "cristiana" delle lettere di "'oeboen pinnatah" come "Il Padre ha inviato il Verbo , l'opprimeranno () in croce nel mondo " o "dell'Unico dal Figlio , il Verbo , sarà l'energia dalla Croce ad uscire ".

C'è poi il già citato versetto 54,12 di Isaia: "Farò di rubini la tua merlatura, le tue porte saranno di berilli, tutta la tua cinta sarà di pietre preziose. Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore..." relativo alla descrizione della futura Gerusalemme che è molto importante comparata a quella dell'Apocalisse nel Nuovo Testamento che tratterò più avanti.

In "Da discepoli della Parola ad apostoli del Verbo" questo versetto l'ho presentato decriptato e ora fornisco la dimostrazione del risultato.

Il testo in ebraico è:




Isaia 54,12 - Portata la resurrezione dai morti è stata così agli oppressi . L'aiuto della risurrezione per salvare () dal Crocifisso è stato così portato . A sorgere si vede un corpo ; sono tutti dell'Unico figli a essere . All'Unico la verserà per mano il Crocefisso , porterà la sposa () in alto (), la porterà dal Potente . Tutta unita con i figli sarà la diletta .

Tutto è pronto per la costruzione della casa di Dio in terra e questa volta deve compartecipare l'uomo che diviene pietra viva e mattone della sua casa, figlio della sua Famigli, la Chiesa.

Il testo de "Il Pastore" di Erma che il "Canone Muratoriano" (dell'VIII secolo la più antica lista conosciuta dei libri del Nuovo Testamento) afferma essere stato scritto nella città di Roma quando Pio, il fratello di Erma, era assiso sulla cattedra di Roma il che avvenne tra 142-155, coglie questa allegoria.
Fu scritto in greco e presto tradotto in latino nel III secolo "Il Pastore" risulta composto da tre parti: le Visioni, i Precetti, le Similitudini.
Interessa la terza visione quella della torre, la cui costruzione diversamente dalla torre di Babele avviene per decisione del "Cielo" e questa torre è la Chiesa del Signore che parla in figura di giovinetta ad Erma.
Tre donne la costruiscono e sono la Fede, la Speranza e la Carità.

"Ascolta, dunque, i simboli della torre. La torre, che vedi costruire, sono io, la Chiesa, che ti sono apparsa ora e prima. Domandami ciò che vuoi riguardo alla torre e te lo farò sapere, perché tu gioisca con i santi... Le domandai: Signora, per qual motivo la torre viene innalzata sulle acque? Essa mi rispose... la nostra vita fu salva e sarà salva mediante l'acqua. La torre è stata innalzata con la parola del nome onnipotente e glorioso ed è retta dalla potenza invisibile e infinita."

Quelle tre donne raccolgono pietre che lavano nel fiume - allegoria dei cristiani e del battesimo - e con esse costruiscono la torre - simbolo della Chiesa, formata dalla comunità dei credenti.

"Le pietre quadrate, bianche e che combaciano con le loro congiunture sono gli apostoli, i vescovi, i maestri e i diaconi, che camminando nella santità di Dio hanno governato, insegnato e servito con purezza e santità gli eletti di Dio, quelli che sono morti e quelli che sono ancora vivi. Vissero sempre in armonia tra loro, stando in pace e l'uno ascoltando l'altro. Per questo nella costruzione della torre le loro congiunture sono giuste. E quelle tratte dal fondo e poste nella costruzione, che combaciano con le connessure delle altre pietre già ordinate, chi sono?. Sono quelli che hanno patito per il nome del Signore... Quelle che si mettono nella costruzione, senza essere tagliate, le ha valutate il Signore perché camminarono nella sua rettitudine e ubbidirono ai suoi comandi... Quelle che venivano scartate e gettate, chi sono? Sono coloro che hanno peccato e vogliono pentirsi; non furono gettati lontano dalla torre, poiché saranno utili alla costruzione se si pentiranno. Quelli che stanno per pentirsi, se faranno penitenza, saranno forti nella fede, purché facciano penitenza, ora che la torre è in costruzione. Quando la costruzione è finita, non avranno più posto e resteranno tagliati fuori. Ottengono soltanto di rimanere vicino alla torre... Interrogandola sui tempi, se fossero compiuti, essa a gran voce mi gridò: Stolto, non vedi che la torre è ancora in costruzione? Quando la torre sarà terminata, si avrà la fine. Ma presto sarà compiuta. Non chiedermi più nulla."

EZECHIELE 37,1-14 - DECRIPTAZIONE
Motore di questo paragrafo è il versetto in Giovanni 6,63 ove Gesù afferma: " È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita."

Ora, "spirito e vita" in ebraico è "ruach vechai" , lettere che in tale sequenza si trovano nel libro del profeta Ezechiele scritto nella lingua originaria al capitolo 37, nel brano 1-14 detto "delle ossa inaridite", precisamente nei versetti 5 e 6 nelle parole che ho indicato in grassetto:
  • Ezechiele 37,5 - "Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete."
  • Ezechiele 37,6 - "Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore."
Del resto, l'uomo senza lo spirito è un morto che cammina, come allude l'episodio, infatti, "Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.", ma quando il Figlio dell'uomo profetizzò "Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano" lo Spirito entrò in essi e tornarono in vita.
Il testo C. E. I. 2008 di Ezechiele 37,1-14 comunque è il seguente:

Ezechiele 37,1 - La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa;

Ezechiele 37,2 - mi fece passare accanto a esse da ogni parte. Vidi che erano in grandissima quantità nella distesa della valle e tutte inaridite.

Ezechiele 37,3 - Mi disse: Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere? Io risposi: Signore Dio, tu lo sai.

Ezechiele 37,4 - Egli mi replicò: Profetizza su queste ossa e annuncia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore.

Ezechiele 37,5 - Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete.

Ezechiele 37,6 - Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete. Saprete che io sono il Signore.

Ezechiele 37,7 - Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente.

Ezechiele 37,8 - Guardai, ed ecco apparire sopra di esse i nervi; la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro.

Ezechiele 37,9 - Egli aggiunse: Profetizza allo spirito, profetizza, figlio dell'uomo, e annuncia allo spirito: Così dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano.

Ezechiele 37,10 - Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato.

Ezechiele 37,11 - Mi disse: Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la casa d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti.

Ezechiele 37,12 - Perciò profetizza e annuncia loro: Così dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d'Israele.

Ezechiele 37,13 - Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.

Ezechiele 37,14 - Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò. Oracolo del Signore Dio."

Riporto decriptato col metodo di "Parlano le lettere" tutto il brano, ma prima presento la decriptazione giustificata del versetto 5 in cui come nel successivo ci sono le lettere ebraiche di "spirito e vita" ; poi tutta di seguito riporto la decriptazione dei 14 versetti.

Ezechiele 37,5 - "Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete."




Ezechiele 37,5 - La rettitudine uscirà da quel primogenito con l'acqua dal corpo . Originata d'aiuto l'energia sarà dal Signore . La potenza dall'albero della vita porterà il Crocifisso . Uscirà la divinità nel mondo . Ecco che "Io sono" nei viventi a riabitare sarà . Il Padre per la rettitudine nei viventi lo Spirito riporterà . I viventi risaranno integri .

Ezechiele 37,1 - Nel mondo fu a scegliere di entrare l'Altissimo per essere d'aiuto. Il Signore a portarsi fu e recò giù in un primo l'energia. Fu dentro il corpo a portarsi a vivere per bastonare la perversità che c'è per l'angelo (ribelle) che si era nascosto nel frutto che scelse di portarsi ad affliggere, dentro versando nell'agire la perversità. Fu l'originaria pienezza a uscire, si vide scendere la morte.

Ezechiele 37,2 - Ma a entrare in azione dentro fu. In un corpo l'energia che è dell'Altissimo entrò nella madre. La riempì, dentro la pienezza abitò. Si era a casa portato a entrare un angelo. Dell'entrata nel corpo ad abitare recò l'indicazione. Nella madre da primogenito la conoscenza del Potente nella persona fu. Entrò dentro, si versò per agire nel mondo, ed ecco fu dentro ad un simile l'integrità delle origini di aiuto.

Ezechiele 37,3 - E fu da primogenito a vivere nel corpo Dio che fu figlio di un uomo uscito dalla prescelta in vita. Fu l'energia a entrare nel mondo. L'albero della vita si portò per finire nel mondo la maledizione che ci fu all'origine per l'essere ribelle che dall'Unico giudicato era stato. Sarà una calmata' a venirgli, ne sarà impedito l'agire.

Ezechiele 37,4 - E sarà l'origine dell'essere ribelle che maledetto fu a uscire per l'energia dentro quel primogenito dall'alto entrata. In azione scese la morte nel mondo per il maledetto. Lui l'essere ribelle finirà, la divinità sarà a rientrare nei viventi. Uscirà dal legno la vita, portato in croce, uscirà. Sarà da dentro alla luce a portare dalla croce il fuoco dal seno e l'aiuto da dentro al corpo sarà ad uscire, lo recherà al mondo.

Ezechiele 37,5 - La rettitudine uscirà da quel primogenito con l'acqua dal corpo. Originata d'aiuto l'energia sarà dal Signore. La potenza dall'albero della vita porterà il Crocifisso. Uscirà la divinità nel mondo. Ecco che "Io sono" nei viventi a riabitare sarà. Il Padre per la rettitudine nei viventi lo Spirito riporterà. I viventi risaranno integri.

Ezechiele 37,6 - A recare l'energia dalla croce il Crocefisso sarà. Dall'innalzato sarà la rettitudine con l'acqua a scorrere. Sarà una mano con forza l'acqua per un'asta a uscire dall'innalzato in croce. Sarà in azione a guizzare la forza. La rettitudine con l'acqua nella carne si porterà rovesciandosi dal corpo. La vita del Crocefisso sarà a spazzare il serpente; risaranno retti i viventi. Il peccare nel corpo recato dall'angelo (ribelle) finito dal Crocefisso sarà. Dentro la rettitudine nei viventi lo Spirito riporterà. La vita che c'era a tutti i viventi porterà in aiuto il Crocefisso dalla piaga. Ci risarà l'originaria energia che è del Signore.

Ezechiele 37,7 - E l'energia dentro riverrà a stare con la rettitudine dell'Unico che accendeva i corpi. Giù portata a riesistere dal Crocefisso fu da un'asta che fu ad aprirlo. Furono a riversarla portandola in cammino per il mondo gli apostoli che da casa del primogenito furono a portarsi fuori. L'energia uscita dal corpo in azione che a risorgere aveva portato il Crocefisso a riversarla alle moltitudini recarono, agirà rialzando i morti. Si rivedranno rialzarsi vivi. La divinità dal legno (della croce) con l'acqua avrà portato.

Ezechiele 37,8 - E nei corpi i guai saranno finiti essendo portata a entrare l'energia che uscì. Dall'innalzato sarà uscita l'acqua, scorrendo sarà stata d'aiuto, sarà stata in vita a riportare alla carne. Per l'azione del serpente la perversità sarà stata rovesciata dai corpi. Dal seno il serpente sarà uscito. In seno si riporterà nei corpi la vita del Potente dal seno del Potente uscita e lo Spirito annullerà il bestiale.

Ezechiele 37,9 - Portato sarà stato l'essere ribelle per la divinità a essere fuori. Per l'energia dentro originata di Dio rientrerà lo Spirito che uscì. Lo invierà da dentro quel primo "Figlio dell'Uomo" che avrà portato a originare acqua dal corpo in croce. Di Dio uscirà lo Spirito. La rettitudine uscirà originata con l'acqua alla vista per una mano energica che sarà con forza ad averlo aperto con un'asta. Uscirà la vita delle origini per le moltitudini. Agendo lo Spirito portato dal Crocefisso dentro per l'Unico sarà a rigenerarli e nelle tombe porterà il soffio di vita. Da dentro usciranno i corpi che si riporteranno in cammino. Saranno a rivivere per l'entrata divinità. La perversità che c'era fuori sarà stata portata.

Ezechiele 37,10 - E usciranno angeli per l'ingresso in tutti della forza della rettitudine. Beati su li porterà tra gli angeli a stare. Li condurrà il Crocifisso. A casa li porterà dal Padre. Vi entreranno vivi rigenerati e nell'assemblea li condurrà saranno dal mondo a essere condotti. Portati saranno i popoli, li aiuterà e in alto col corpo si rivelerà che era entrato in un vivente. La vita col Potente nella gloria vivranno gli uomini sulla nube.

Ezechiele 37,11 - Portati saranno da quel primogenito, vivi, a vedere il Potente. Saranno da figli gli uomini a entrare. Per vederlo saliranno i viventi portati dal Crocifisso. Dal mondo in Dio entreranno retti di cuore essendo stati tutti a essere risorti i corpi dalla divinità entrata. I viventi del mondo entreranno tra gli angeli. Entrata l'originaria vita nei corpi nei giorni dentro al Risorto si porteranno; lo vedranno, rialzandosi dalla morte saranno ad abitarvi, e dal Padre li aiuterà ad entrare. Tutti li verserà, porterà tutti ad abitare. L'angelo (ribelle) sarà stato estirpato dall'energia portata dal potente che l'angelo avrà bastonato.

Ezechiele 37,12 - Dal Potente, retti, tra gli angeli entreranno, inviati a casa dal primogenito, portati all'Unico per vivervi con i corpi tutti degli dei. Saranno entrati dalla piaga che avrà originato la vita dal corpo del Signore Dio. Aperta uscì l'energia fuori da "Io sono". Il Verbo crocefisso nella tomba venne versato dentro il corpo portato dalla croce. Fu la rettitudine che in vita lo riportò, Riuscì l'Altissimo nel Crocifisso stava. Venne per la rettitudine a rivivere. Vivo dal sepolcro si riportò il Crocefisso, fu così vivo visto dai viventi. Fu a riportarsi, entrò a casa. Il primo, il Crocifisso fu che rivenne per la rettitudine a rivivere. La divinità nell'uomo crocifisso stava. Risorto si vide potente.

Ezechiele 37,13 - E sarà stato di aiuto nel tempo ai viventi. La rettitudine fu da "io sono" a essere nel mondo portata. Uscì da dentro il soffio dal Crocefisso in cui nascosto si portava l'Unico. Dalla croce, nel sepolcro portato, il Crocefisso essendo retto in vita si riportò. A casa entrato, si vide potente portarsi. Il Crocefisso fu a rivenire così in vita. La vita nel sepolcro si riportò. Per il Crocefisso sarà la rettitudine della vita nei popoli stare.

Ezechiele 37,14 - Donerò il mio spirito e rivivrete; riposerete nella vostra terra, mi conoscerete, io sono il Signore. L'ho detto e lo farò. Oracolo del Signore Dio.

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