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ATTESA DEL MESSIA...

 
LO SPOSO DELL'ALLEANZA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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PROMESSA DIVINA: "ALLEANZA" »
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ALLEANZA CON I PATRIARCHI DELL'EBRAISMO »
IL SANGUE DELL'AGNELLO »

SU I MATRIMONI EBRAICI E CRISTIANI
Per parlare di matrimonio occorre partire da tale istituto nell'ebraismo.
Il matrimonio ebraico è alleanza fra i due sotto l'invocazione di Dio e s'ispira al patto tra Dio e il Popolo ebraico, infatti, il legame che unisce l'uomo alla propria donna è definito nel Talmud come "Qiddushin", da "Qadosh" sacro, santo.
Nel parallelo di matrimonio e alleanza tra Dio e Israele, la parte maschile essendosi arrogata la funzione di Dio ne soffre la parità dei due della coppia, perché mentre Dio è capace di piegarsi verso l'umanità, sia maschile, sia femminile, per il maschio non è altrettanto facile e sono possibili abusi.
Del resto la possibilità del ripudio della moglie, tutto in favore maschile secondo il dettato di Deuteronomio 24,1-4, è un elemento spurio come fa presente il Signore Gesù i Matteo19,8. Il rito nondimeno s'è consolidato nel tempo e fa trasparire la ricerca del mitigamento dell'atavico maschilismo, infatti, con riferimento a quei versetti di Osea riferiti all'uomo, viene commentato:

  • per sempre, perché non si fidanzi col pre - intento di ripudiare la donna;
  • nella giustizia, onde non dica calunnie per poterla cacciare;
  • nel diritto, restandovi pur se la donna mancasse nei suoi riguardi;
  • nell'amore, non secondo il rigore della legge, ma con la dolcezza;
  • nella benevolenza, cercando di capirla e soddisfarla prima che si esprima;
  • nella fedeltà, col cuore non rivolto verso altre donne.
È poi da ricordare che a un ebreo o a un'ebrea era vietato di sposare stranieri, che avrebbero potuto sviarli verso i loro idoli (Deuteronomio 7,3s); eccezione poteva aversi con donne prigioniere di guerra (Deuteronomio 21,10-14).

Rabbi Moses ben Maimon detto il Maimonide (1135-1204) nei riguardi del matrimonio ebraico scrive: "Prima della promulgazione del decalogo, quando un uomo incontrava una donna per la strada ed avevano intenzione di sposarsi, ella veniva portata in casa di lui e posseduta carnalmente senza testimoni e diveniva così per lui sua moglie. Però, dopo l'accettazione della legge data da Dio sul monte Sinai, è stato comandato a Israele che se un uomo voleva sposarsi, egli prima doveva acquistare la sua donna davanti a testimoni e dopo possederla..."

L'acquisto della promessa moglie poteva avvenire con denaro, con un documento, davanti a due testimoni validi, o con il rapporto.
Come poi vedremo, "la prese", nei riguardi di una donna in genere è detto per dire di possederla, purtroppo entrato nel dire normale per sposarla.
L'iniziativa del matrimonio in genere era presa dall'uomo o da suo padre in un incontro, seguito da una festa, ove dava ai genitori della promessa sposa un valore per "acquistare" la futura moglie che da quel momento gli "appartiene", ma non può averla in suo "possesso" se non dopo il matrimonio e il versato è un obbligo dello sposo nei riguardi della famiglia di lei a compenso dell'opera che la ragazza avrebbe potuto compiere in casa o nei campi.
Ecco allora che la procedura del matrimonio si è consolidata in due fasi:
  • "Qiddushin", consacrazione, santificazione, dedicazione, detto anche "erusin" cioè essere legati, di fatto, una formale promessa di matrimonio, ossia il fidanzamento;
  • "Nissuin", matrimonio, quando la coppia inizia la propria vita comune, preceduto dalla firma dal "contratto matrimoniale" "Ketubah", che fissa gli obblighi del marito nella realizzazione della vita coniugale e familiare e prevede la costituzione della dote per la donna, documento, firmato da due testimoni, seguito dalla cerimonia detta "Chuppah" dei due sotto un baldacchino per alludere alla coabitazione sotto la protezione divina e da una grande festa.
Sotto la "Chuppah" la sposa si trova alla destra dello sposo; poiché è scritto "Alla tua destra è in piedi la tua regina, in ori di Ofir" (Salmo 45,10)

Nel periodo intercorrente tra gli Erusin e il matrimonio, la promessa sposa rimaneva sotto la protezione della casa paterna e il promesso sposo non poteva avere rapporti con lei.
Solo dopo sposata, diveniva parte integrante della famiglia del marito e vi rimaneva anche dopo l'eventuale morte dello sposo.
Una volta che la coppia ha deciso di sposarsi, il primo passo è organizzare un incontro tra i rispettivi genitori.
Secondo le usanze l'uomo fa un regalo di fidanzamento alla donna (ora solitamente un anello con diamante) e una donazione in favore alla sua futura sposa, somma versata dal "fidanzato" per acquistare la sposa dalla famiglia paterna, prezzo nuziale chiamato "mohar", , il prezzo per generare, infatti, deriva dal radicale "generare" che in ebraico appunto è .
Spesso, il fidanzamento è formalizzato dalla firma delle Condizioni di Fidanzamento, denominate "Tenaim" nel quale sono stabiliti, la data del matrimonio, gli impegni finanziari che i genitori prenderanno nei confronti dei coniugi e una clausola con penali nel confronto dell'inadempiente.
Il rito si compie durante un ricevimento cui partecipano le due famiglie, i parenti stretti, e gli amici della coppia.
Il fidanzamento dura circa un anno; nel frattempo lo sposo prepara la casa e la sposa con la sua famiglia prepara le celebrazioni nuziali e i propri abiti, a al riguardo in 2,32 commenta: "Dimentica forse una vergine i suoi ornamenti, una sposa la sua cintura?"

Il fidanzamento si poteva rompere solo in caso d'infedeltà per mezzo di un atto formale, in pratica un divorzio.
Nell'antichità anche il fidanzamento interrompeva gli obblighi militari come si deduce da Deuteronomio 20,7: "C'è qualcuno che si sia fidanzato con una donna e non l'abbia ancora sposata? Vada, torni a casa, perché non muoia in battaglia e un altro la sposi" mentre lo dice chiaramente nei riguardi del matrimonio in Deuteronomio 24,5: "Quando un uomo si sarà sposato da poco, non andrà in guerra e non gli sarà imposto alcun incarico. Sarà libero per un anno di badare alla sua casa e farà lieta la moglie che ha sposato."

In caso di morte del fidanzato, la ragazza era considerata vedova anche se non era intervenuta la seconda fase dell'iter matrimoniale con la cerimonia del matrimonio.
Il giorno prima del matrimonio la sposa era accompagnata da parenti e amiche sposate alla vasca rituale "Miqve'" per eseguire il bagno di purificazione "Tevila'".
La cerimonia del "Nissuin", accompagnata da festeggiamenti e dalla benedizione dei genitori segnava il passaggio della sposa dalla casa paterna a quella dei suoceri.
La sposa si presenta allo sposo col viso velato, come ricorda il Cantico dei Cantici che la ricorda per tre volte con un "dietro il tuo velo" "mibba'd letsammatek" :
  • Cantico dei Cantici 4,13 - "Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono come un gregge di capre, che scendono dal monte Gàlaad. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli. Come nastro di porpora le tue labbra, la tua bocca è piena di fascino; come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo."
  • Cantico dei Cantici 6,7 - "Come spicchio di melagrana è la tua tempia, dietro il tuo velo."
Quel modo per indicare il "velo" è anche in Isaia 47,2. Senza preposizioni e pronome finale il velo è o "tzama - tzammah" - "tzammat" ed è come una lama d'acqua che esce da una vasca, "scende acqua fuori " e si vede e non si vede attraverso.
Si pone sul volto del morto come sudario lo , "scende sul morto " e alla sposa lo "solleva l'uomo (l'uomo = al mortale)".
Quel gesto con il sollevamento del velo comporta la discesa di una vita nuova per i due che saranno nuova creatura: "scende della vita (nuova) il segno ".

Il velo anticamente era tolto nella camera nuziale.
Fu questo del velo lo strattagemma che usò Labano per far sposare a Giacobbe la prima figlia, Lia; lo sposo, infatti, non si accorse della sostituzione e credeva di aver sposato Rachele per la quale come "moher" aveva lavorato già sette anni, e invece aveva consumato il rapporto con Lia.
Anche lo sposo vestiva con abiti eleganti, si adornava con gioielli ed era accompagnato dall'amico dello sposo.
Giunto il tempo stabilito per le nozze, la sposa usciva dalla casa paterna e arrivato il momento del matrimonio era il padre della sposa che organizzava un il sontuoso banchetto.
La festa può essere protratta per sette giorni, durata suggerita da quanto disse Labano a Giacobbe che dopo la prima notte gli contestava che sotto il velo della sposa c'era Lia e non Rachele e questi rispose: "Finisci questa settimana nuziale, poi ti darò anche quest'altra per il servizio che tu presterai presso di me per altri sette anni. Giacobbe fece così: terminò la settimana nuziale e allora Labano gli diede in moglie la figlia Rachele." (Genesi 29,27s)

Il matrimonio era consumato fin dalla prima notte e si conservava il lenzuolo sporco di sangue, a riprova della verginità della sposa.
Alcune comunità ebraiche preferiscono celebrare i matrimoni nella settimana che precede la festa di Sukkot, onde gli sposi, conclusa la settimana matrimoniale, continuare a festeggiare i sette giorni di Sukkot.
Il cristianesimo pur associando il matrimonio all'alleanza che lega il popolo di Dio a Dio, insegna che è un'alleanza nella parità uomo - donna.
Al riguardo il Catechismo della Chiesa Cattolica sostiene:

1602 - La Sacra Scrittura apre con la creazione dell'uomo e della donna a immagine e somiglianza di Dio e chiude con la visione delle "nozze dell'Agnello" (Apocalisse 19,9). Da un capo all'altro la Scrittura parla del matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento nel Signore (1Corinzi 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa.

1605 - Che l'uomo e la donna siano creati l'uno per l'altro, lo afferma la Sacra Scrittura: "Non è bene che l'uomo sia solo" (Genesi 2,18). La donna, "carne della sua carne", sua eguale, del tutto prossima a lui, gli è donata da Dio come "aiuto", rappresentando così Dio dal quale viene il nostro aiuto. "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Genesi 2,24). Che ciò significhi un'unità indefettibile delle loro due esistenze, il Signore stesso lo mostra ricordando quale sia stato, "da principio", il disegno del Creatore: "Così che non sono più due, ma una carne sola" (Mateot 19,6).

Del resto la parità è affermata chiaramente nel Nuovo Testamento; infatti, nella lettera ai Galati si trova: "Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. Se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa." (Galati 3,23-29)

Del Vangelo apocrifo di Tommaso in lingua copta, la cui redazione è dibattuta dagli studiosi tra il 60 e il 140 d.C., quindi agli albori del cristianesimo e che riporta 114 apoftegmi di Gesù cito la 22a massima in quanto a mio parere si collega bene al tema del matrimonio: "Gesù vide alcuni neonati che poppavano. Disse ai suoi discepoli: Questi neonati che poppano sono come quelli che entrano nel Regno. E loro gli dissero, Dunque entreremo nel regno come neonati? Gesù disse loro, Quando farete dei due uno, e quando farete l'interno come l'esterno e l'esterno come l'interno, e il sopra come il sotto, e quando farete di uomo e donna una cosa sola, così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna, quando avrete occhi al posto degli occhi, mani al posto delle mani, piedi al posto dei piedi, e figure al posto delle figure allora entrerete nel Regno."

In tale apoftegma colpisce quel farete dei due uno e farete di uomo e donna una cosa sola, che pare ricordare il matrimonio primigenio in cui Dio unì il maschio e la femmina e fece dei due una carne sola.
Quel farete dei due uno, ossia, quando da 2 uscirà 1, se lo si scrive con le lettere ebraiche 2 = , uscirà - entrerà = , 1 = si ottiene che in ebraico è il radicale del verbo "amare".
Provo a scrivere la parola "amore" "'ahabah" e con tale idea leggo:

da destra a sinistra, 1 esce, 2 entrano
da sinistra a destra, entrati 2, esce 1 e così il concetto che viene tratteggiato è quello dell'unità che in ebraico è "'ached" .

Ora "amare" implica parità e nessuna superiorità altrimenti ne resta condizionata la libertà.
Questi pensieri portano a collegare i due vincoli sacri che sono fondamentali in un'alleanza secondo Dio, amore e unità , che abbiamo visto in definitiva si ottengono leggendo opportunamente da sinistra e da destra le lettere ebraiche di "amore".
Tra l'altro attribuendo i valori numerici alle lettere amore "ahabah" e "'ached" hanno lo stesso valore numerico di 13 e per i criteri della gimatria allora debbono avere qualcosa d'importante in comune.

= ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) = 13
= ( = 4) + ( = 8) + ( = 1) = 13

Osservo che la somma di amore e unità è pari a sommare due volte "amore" essendo un rapporto di uno verso l'altro e viceversa e 26 è proprio il valore numerico somma delle lettere Tetragramma Sacro IHWH in quanto:

= ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26

Con ciò si conclude che IHWH è amore, un amore corrisposto, il che implica che in se stesso trova soddisfazione, ama ed è amato restando uno.

Nel Vangelo secondo Filippo, altro apocrifo, pure scritto in copto, della seconda metà del II secolo d.C., perduto per la fine dello gnosticismo, non menzionato dai Padri della Chiesa di cui fu ritrovata una copia databile al IV secolo tra i codici di Nag Hammaddi, che contiene 17 detti di Gesù di cui 9 dei Vangeli canonici e 8 "agrapha" a Lui attribuiti, vi si parla in particolare di un sacramento gnostico detto della "Camera Nuziale" celeste, conclusione di un cammino d'iniziazione.
Questa camera è il Santo dei Santi in cui si diventa una carne sola con lo sposo, il "Figlio dell'Uomo", l'Unico vero Figlio di Dio.
Vi si trova, peraltro, un'eco del Vangelo di Tommaso con: "Quando di due farete uno, sarete figli dell'uomo, e quando direte a un monte allontanati, si allontanerà."

Ancora 2 1 ossia quindi, chi viene iniziato al vero amare da Lui che è il vero amore i due come due sposi divengono un solo corpo, una creatura nuova.
Scrive San Paolo per i chiamati a questo rapporto: "Provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo." (2Corinzi 1,2)

Del resto sull'amore che lega Cristo al suo corpo scrive ancora San Paolo in Efesini 5,32: "Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa."

Lo Spirito Santo che viene sulla sposa nel Santo dei Santi è il sigillo dell'amore corrisposto.

Solo una volta dalla traduzione C.E.I. dei libri della Tenak dell'Antico Testamento, ove sono esclusi i testi deuterocanonici scritti in greco, una parola è tradotta "matrimonio" ed è in Daniele 2,43 quando il profeta interpreta il sogno al re: "Il fatto d'aver visto il ferro mescolato all'argilla significa che le due parti si uniranno per via di matrimoni , ma non potranno diventare una cosa sola, come il ferro non si amalgama con l'argilla fangosa."

Qui, è tradotto matrimonio "'enash'a" e si parla di aderire, divenire una cosa sola, "dabeqin" come quando si dice in Genesi 2,24 del primo matrimonio: "Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne."
Per le lettere suggeriscono "aiuto i 2 Riversano ".

Ora o "'enosh" in ebraico viene usato anche per definire un uomo; tra l'altro Enosh è il nome del primo nipote di Adamo, figlio di Set: "Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore" (Genesi 4,26), insomma, fu il primo uomo che diede segni di pentimento e di ricerca di un avvicinamento col Signore dopo il peccato volontario con cui i progenitori si erano staccati dal Signore.

Rabbi Eleazar in Talmud Babilonese, Jevamoth 63a afferma: "Un uomo che non ha moglie non è un vero uomo, poiché è detto: Maschio e femmina li creò li benedisse e dette loro nome Adamo." (Genesi 5,2)

Ora, se si va al versetto Genesi 1,27: "E Dio creò l'uomo (Adamo) a sua immagine; a immagine di Dio lo creò ("bar'a 'oto "): maschio e femmina li creò." ("bara' 'otam ") è evidente che "lo creò" come essere unico in cui vi erano le qualità maschili e il femminili.

Adamo, quindi, in effetti, è completo ed è chiamato uomo da Dio secondo Genesi 5,2 solo dopo l'unione sacramentale del matrimonio che Dio, infatti, propone, e dai due maschio e femmina, produce una creatura nuova, l'unità perfetta, indivisibile che si ama, di un marito e di una moglie, il vero Adamo. Evento che però fu vanificato dal peccato della prima coppia, e che ruppe il patto con Dio per cui si perse la figliolanza adottiva con Lui.

Questo pensiero dell'uomo unico perfetto pensato come tale solo se unito in matrimonio secondo la volontà di Dio, pare cogliersi in quel termine in Daniele 2,43 di "matrimonio", "'enash'a" , letto come - "uomo unico - unito " e pare proprio chiarire quanto in quel apoftegma 22° del Vangelo di Tommaso.

L'alleanza matrimoniale, peraltro, come anche patti di amicizia e collaborazione sono atti sacri, patti di YHWH, come ad esempio tra Gionata e David in 1Samuele 20,8.15 e tra Salomone e Hiram in 1Re 5,26.
Il patto - "berit" avvicina due persone fino a farle divenire "parentela di sangue", tanto che come nei due casi sopracitati si chiamano "fratelli" e come tali si comportano (2Samuele 1,16 e 1Re 9,13).
Ecco che allora un patto con Dio rende figli di Dio!
Anche se le due persone sono in armonia tra loro il patto alla presenza di YHWH comporta una pace, "shalom" , che supera la semplice "pace", ma crea un aura di armonia, ordine, giustizia, inviolabilità, protezione e salvezza su di loro da parte del Signore che aiuta a costruire la casa (Salmo 127,1), ossia favorisce quanto loro desiderano, se nel bene, insomma "accende una potenza nel vivente ".

Del resto Gesù afferma: "In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro." (Matteo 18,19-20)
Ancora una volta 2 uniti in 1... c'è amore e unità, c'è Lui!

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