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L'UMILE MOSÈ
Nel rotolo della Torah, che la tradizione attribuisce come scritta da Mosè, nel IV libro, quello dei Numeri, in 12,3 si trova nelle traduzioni C. E. I. del:

  • 1975, "Ora Mosè era molto più mansueto di ogni uomo che è sulla terra."
  • 2008, "Ora Mosè era un uomo assai umile, più di qualunque altro sulla faccia della terra."
(Si veda "L'acqua di Miriam" in cui tra l'altro si trova la decriptazione di Numeri 12)

Quel termine tradotto come umile o mansueto nel testo in ebraico è .
Con ciò in pratica è asserito che la rivelazione di Dio avvenne tramite la persona, Mosè, che fu ritenuto il più idoneo a riceverla essendo il più umile o mansueto.
Del resto IHWH, il Signore "Dei beffardi egli si fa beffe e agli umili concede la sua benevolenza." (Proverbi 3,34) I beffardi qui sono i "letsim" e le lettere portano di per sé con la propria grafica del "serpente che si alza sugli esseri viventi ", mentre l'umile e il mansueto, di fatto, è uno che non s'inorgoglisce, insomma tiene bassi i toni ed è un evangelico "povero di spirito" che si affida solo al sostegno di Dio.
Questo inciso di Numeri 12,3 poi prova che nel testo originario della Torah furono apportate delle aggiunte, visto che nessuno può autodefinirsi in quel modo, considerato che la dichiarazione di grande umiltà annulla di per sé l'asserzione stessa.

L'annotazione di Numeri 12,3 è preceduta da due versetti che intendono chiarire l'episodio: "Maria e Aronne parlarono contro Mosè, a causa della donna etiope che aveva preso. Infatti, aveva sposato una donna etiope. Dissero: Il Signore ha forse parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato anche per mezzo nostro? Il Signore udì." (Numeri 12,1-2)

La donna etiope è Zippora, la figlia di Ietro sposata da Mosè in terra Madian, infatti, i madianiti erano insediati sulle due sponde del Mar Rosso, quindi, oltre che nel Sinai anche in terra di Kush o Etiopia.
In sostanza, il fratello e la sorella di Mosè, dicevano male di lui, perché aveva sposato una straniera, ma invero pare proprio che fossero diventati gelosi del suo ruolo di capo.
Per questo motivo il testo di Numeri commenta circa la mitezza di Mosè, che certamente era a conoscenza dei loro discorsi, ma sopportava e restava in silenzio.
Il versetto 3 fa comprendere tutto ciò con quel "Il Signore udì", ossia pur se Mosè faceva finta di non sentire il Signore era attento.
E il Signore prese l'iniziativa, infatti: "Il Signore disse a un tratto a Mosè, ad Aronne e a Maria: Uscite tutti e tre verso la tenda del convegno. Uscirono tutti e tre." (Numeri 12,4)

Lui, il Signore, prese direttamente in mano la questione e difese l'umile come del resto sostengono i testi sapienziali nella Bibbia.
Nei seguenti versetti i poveri e miseri sono gli lo stesso termine usato per definire la dote di Mosè che non era certamente né povero, né bisognoso:
  • Proverbi 22,22b-23a - "...non affliggere il misero in tribunale, perché il Signore difenderà la loro causa "
  • Salmo 140,13 - "So che il Signore difende la causa dei poveri , il diritto dei bisognosi ."
Una colonna di nube che segnalava la "Shekinah" o presenza del Signore scese davanti alla porta della tenda del convegno e chiamò Maria e Aronne.
Nei tre versetti successivi Numeri 12,6-8 il Signore disse loro le seguenti parole: "Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia ("Amen" ) in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non per enigmi, ed egli contempla l'immagine del Signore.

"Perché non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?"
Non negò che anche Aronne e Maria fossero profeti, ma chiarì che il Suo rapporto con Mosè era speciale e parlava con lui faccia a faccia, insomma Mosè era il suo uomo di fiducia l'"Amen" , quindi, figura dell'uomo finale, appunto Amen, che doveva venire come coglie l'Apocalisse, ove tale termine è ricordato 8 volte.
Del resto la decriptazione del testo ebraico del versetto 7, "Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa " suggerisce:



"il Potente affermò che invierà un Servo che sarà a salvare a casa tutti , dentro stando in croce sarà a inviare l'originaria vita angelica di Lui ."

Ciò detto si accese l'ira del Signore, se ne andò e Maria divenne lebbrosa. Se si guarda il testo ebraico del versetto Numeri 12,1 "Maria e Aronne parlarono contro Mosè..." ci si rende conto che in verità è solo Miriam, che viene nominata per prima parla per tutti e due, infatti, per il verbo è usata la forma singolare, onde se ne deve dedurre che Aronne si nascondeva dietro a Miriam.
Questo fatto spiega il perché, poi, solo Miriam fu punita, divenendo "lebbrosa come neve" mentre Aronne ne rimase indenne.

C'è anche la tesi che, essendo Aronne sacerdote, per esercitare il suo compito non poteva diventare lebbroso, onde la sua vera punizione sarebbe stata di guardare Maria e condannarla lui stesso come lebbrosa facendola uscire dall'accampamento come da regola.
Quel versetto 12,1 poi non dice parlarono a Mosè, ma contro Mosè, il che fa intuire che non fu un colloquio faccia a faccia tra fratelli, ma una lite che ebbe altri testimoni e ciò, ritengo, sia il motivo della reazione del Signore, in quanto infrangeva l'unità del cerchio di comando davanti al popolo, già soggetto a tanti dubbi e propri tentennamenti.

A questo punto Aronne si rivolse al fratello, intendendo attraverso di lui parlare col Signore, visto che ne era la bocca, e riconobbe e confessò il proprio peccato: "Aronne disse a Mosè: Ti prego, mio signore, non addossarci il peccato che abbiamo stoltamente commesso!" (Numeri 12,11) e chiese al fratello d'intercedere verso Dio affinché la guarisse.

Il confrontarsi tra fratelli non è peccato, ma lo è il mettere in cattiva luce con gli altri un fratello e Aronne con quel dire confessa il suo peccato.
Mosè provvide immediatamente all'intercessione per Maria "Ti prego, Dio: guariscila!" (Numeri 12,13)
Ecco, che questa richiesta suscitò una risposta strana del Signore Dio: "Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe lei vergogna per sette giorni?" (Numeri 12,14)

Come a dire non preoccuparti Mosè io amo Maria e le sono per padre, ma occorreva una palese punizione.
Nel caso specifico c'è una chiara connessione tra una punizione, sia pure momentanea da parte di Dio, con un ammonimento paterno, quindi una questione che resta in famiglia, il che rafforza l'idea che in tali termini il Signore voleva fosse contenuta la questione.
Maria rimase dunque isolata, fuori dell'accampamento, per sette giorni.
Il popolo però non riprese il cammino finché Maria non fu riammessa il che fa trapelare per lei, da parte della sua gente l'ammirazione e il rispetto rimasero integri.

Al riguardo, osservano i rabbini, che Miriam ha meritato di essere "aspettata" quale ricompensa per avere aspettato sulle rive del Nilo, finché la vita di Mosè non fosse in salvo nelle mani della figlia del faraone, infatti "Miriam attese un'ora... e Dio fece attendere a causa di lei, nel deserto, l'arca e la Shekinah (la Presenza divina), i sacerdoti, i leviti e tutto Israele, con la nube della gloria per sette giorni".

In quella occasione per Mosè si fece concreta questa esclamazione che si trova nel libro del profeta Geremia: "Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere". (Geremia 20,11)

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