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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
L'UOMO È COME UN ALBERO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'ALBERO CHE CAMMINA »

IL PROGETTO HA INIZIO
L'insieme dei libri chiamato Bibbia, che per i credenti giudeo-cristiani contiene la rivelazione di Dio agli uomini, esordisce attribuendo in 7 fasi o giorni "la creazione" di tutto ciò che esiste al "Creatore", chiamato dal testo ebraico di Genesi 1,1 "'Eolohim", , termine che viene tradotto "Dio", le cui lettere suggeriscono quale "Origine della potenza per l'apertura dell'esistenza della vita ".

La descrizione della "creazione" viene proposta in questo modo: "In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Genesi 1,1-2)
Sinteticamente con quei due primi versetti il testo afferma come avvenuta da parte di tale Ente Primo la "creazione" di quanto è definito il "cielo" - "shamaim", la "terra" - "'arets", ma ricoperta di "acque" - "maim" in un abisso tenebroso su cui aleggiava lo "spirito = vento", "ruach" di Dio.

In effetti questi due versetti sono la prima parte della descrizione della creazione del 1° giorno, fase che termina al versetto 5 in cui "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo." (Genesi 1,3-5)

Tra quei 7 giorni si trova che nel:

  • 1°, 4° e 5° viene detto che Dio "vide che... era cosa buona";
  • 2° tale valutazione è omessa;
  • 3° il "vide che era cosa buona" è detto per l'asciutto e poi ripetuto per gli alberi, quindi, per due volte come nel giorno 6°;
  • 6° esprime il "vide che era cosa buona " per l'aver fatto gli animali (Genesi 1,25) e per aver creato l'uomo si trova ancora "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno." (Genesi 1,31) come nel giorno 3°, ma in tale seconda volta aggiunge "molto".
  • 7°, il giorno di Dio e del Suo riposo, in cui "benedisse" e "consacrò" il lavoro che aveva fatto. (Genesi 2,1-3)
Quel "vedere da parte di Dio" che in ebraico è , in definitiva si ripete 7 volte in Genesi 1 ai versetti 4, 10, 12, 18, 21, 25 e 31.
Nessuna parola in questo testo è a caso, quindi, senza dubbio c'è differenza sostanziale tra "Dio creò" del versetto 1 e "Dio disse" del versetto 3.
Creò lì è "bar'a" e le lettere spiegano: "dentro - da dentro corpi originò " e in Genesi il "creò" è usato solo 5 volte, per:
  • il cielo e la terra, versetto 1;
  • i mostri marini, i pesci e gli uccelli, versetto 21;
  • 3 volte quando creò l'uomo, versetto 27.
Tale versetto 27 recita in questo modo:
"E Dio creò l'uomo a sua immagine"... qui ha valore di "umanità"; "a immagine di Dio lo creò"... la coppia è immagine di Dio "maschio e femmina li creò"... quindi li creò separati.

In definitiva il creare da parte di Dio riguarda:
  • l'universo sensibile;
  • la vita animale che inizia;
  • la coppia dei progenitori che, oltre la vita animale, avevano una particolare impronta del Creatore, a sua immagine e somiglianza, dice nel precedente 26. Per tutto il resto che c'è in cielo e in terra le azioni promosse dal Creatore in Genesi 1 si esplicano con i verbi del "dire" e del "fare" che stanno ad indicare uno sviluppo voluto da Dio con le leggi che ha inserito nell'universo.
Per l'uomo, essere particolare, il testo usa tutti e tre i verbi, dire, fare, creare:
  • 26 - Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza..."
  • 27 - "E Dio creò l'uomo..."
Disse - Ben 10 volte, come le 10 "parole" del Decalogo, Dio "disse", in ebraico , vale a dire "inizi vita al corpo ...", precisamente ciò si verifica nei versetti seguenti, quando chiamò all'esistenza:
  • 3, la luce, nel 1° giorno;
  • 6, il firmamento, nel 2° giorno;
  • 9, raccolse le acque e apparve l'asciutto, nel 3° giorno;
  • 11, la terra dia germogli, nel 3° giorno;
  • 14 fonti di luci nel firmamento, nel 4° giorno;
  • 20 le acque brulichino e uccelli volino, nel 5° giorno;
  • 24 esseri viventi, animali, nel 6° giorno;
  • 26 l'uomo, nel 6° giorno;
  • 28 siate fecondi e moltiplicatevi, nel 6° giorno;
  • 29 ancora nel 6° giorno, "Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo."
Fare - Quattro, volte invece il testo attribuisce a Dio il verbo "fare", tre volte come "fece" "iaa's" e una volta come "facciamo" "naa'soeh" e ciò avviene nei seguenti versetti per:
  • 7 il firmamento nel 2° giorno;
  • 16 i due grandi luminari nel 4° giorno;
  • 25 ogni animale della terra nel 6° giorno;
  • 26 l'uomo nel 6° giorno.
Altri verbi che nel testo descrivono l'agire del Creatore sono i seguenti:

chiamò "iqera'", ripetuto 5 volte
  • luce = giorno, al versetto 5;
  • tenebre = notte, pure al 5;
  • firmamento = cielo, al versetto 8;
  • asciutto = terra, al 10;
  • massa delle acque = mare, pure al 10.
separò , "iaveddel", ripetuto 2 volte
  • la luce dalle tenebre al versetto 4;
  • le acque di sotto da quelle di sopra al versetto 7.
benedì , "evaroek", ripetuto 2 volte
  • la prima vita animale al versetto 22, la coppia umana al versetto 28
pose , "itten", parla delle fonti di luce che "Dio pose nel firmamento..." (Genesi 1,17)
  • il 4° giorno e le lettere dicono che "ci fu il segno dell'energia " o "fu ad indicare gli emettitori ".
Dal versetto 3, con cielo e terra creati, nel testo di Genesi 1 prosegue la narrazione dei sette "giorni - tempi - fasi" della "creazione" e inizia la descrizione di come fu fatta nascere la vita sul pianeta che ci ospita.
La terra, che le tenebre ancora coprivano, è detta "'arets" e le lettere spiegano che è da lei che poi... "iniziano corpi ad alzarsi ".
Le tenebre che la coprivano, ecco che iniziano a essere squarciate dall'aleggiare del vento di Dio che lascia trapelare qualcosa di nuovo.

Nel 1° tempo, infatti, per esplicita Sua volontà, la "luce", "'or" , pronunciata dalla Sua Parola, "disse" "'omoer" , "iniziò la vita dai corpi ", forò quell'alone tenebroso e questa "luce" che da Lui proviene, nel cielo che aveva creato finalmente "bar'a" "dentro si vide ()", ossia divenne esplicita e da "dentro dei corpi iniziò ", era la luce emessa dagli astri che iniziò a operare con la propria energia sulla terra in formazione, coperta da acque e da caligine.

Nel 2° giorno ecco che parve acceso il firmamento per cui "disse e fece", nascosto dalle nubi del cielo fisico che incombevano sulla terra e definì un sopra e un sotto separando e distinguendo le acque della terra, "maim", da quelle del cielo, "shamaim" ove si trovano anche le lettere di acque, e si può leggere, nel Suo Nome ( = ) ci sono le acque quelle di una madre che genera, acque del suo utero di misericordia.

A questo punto i primi esseri che spuntarono sulla terra, furono erba e alberi e ciò avvenne nel 3° dei sette "giorni" della creazione.
Alberi o legno in ebraico sono definiti come "e'ts" e le lettere suggeriscono il perché: questo "si vede alzarsi ".
Gli alberi che sono generati da un seme, con le loro radici piantate nelle tenebre che sono certamente sotto il suolo nella terra e con le loro chiome slanciate verso il cielo parlano di un desiderio, quello di tendere alla luce, quindi, al Creatore che gli alberi esprimono alzandosi verso il cielo.
Gli alberi in questo capitolo sono ricordati tre volte, ai versetti 11,12 e 29.

Dal racconto sembrerebbe che questi fossero a spuntare prima del sole e la luna di cui è detto nel 4° giorno, in modo irreale rispetto alle nozioni scientifiche. A spiegazione di tale apparente incongruenza fisica si può argomentare che gli astri, in effetti, furono fatti assieme al primitivo cielo nel 1° giorno e definitivamente furono definitivamente formati col firmamento del 2° giorno, ma a causa della caduta di meteoriti, delle eruzioni vulcaniche sulla terra e ai gas e ai vapori per il calore della lava eruttata nei primi giorni della creazione non erano percepibili, perché l'atmosfera formatasi era densa di pulviscolo e vapori le cui nubi coprivano sole, la luna e stelle e non facevano intravedere la loro luce che comunque nel 3° giorno cominciò a filtrare e questa fu vita per la vegetazione.
Del resto "...le tenebre ricoprivano l'abisso..." (Genesi 1,1) per cui il Signore iniziò a far diradare la coperta tenebrosa che impediva il passaggio della luce creata appunto nel 1° giorno e nel 4° giorno dissipò in modo definitivo quelle spesse coltri ed accadde che gli astri che interessano più da vicino la vita sulla terra, in effetti, parvero come creati in quel tempo, infatti, li "pose" , ossia "furono il loro segno a inviare ".
In quel 4° giorno, insomma, divennero soltanto visibili e poterono esplicare a pieno tutta la loro funzione ed ecco che in quel giorno furono creati quelli come segni, ma gli emettitori erano stati già fissati in cielo.

Il testo per questi astri al versetto 16 non dice Dio creò, ma fece "iaa's" e questo dire preso alla lettera porta a pensare: "furono visti sorgere ".
C'erano nel 3° giorno, insomma, bagliori tra le nubi, ma non era visibile l'emettitore principale, nella fattispecie il sole, purtuttavia per l'energia solare che filtrava cominciò a nascere la vegetazione sulla terra che poi col diradarsi della caligine e l'affermarsi dei cicli dei giorni - notte e delle stagioni ebbero il loro definitivo sviluppo.

Il testo in 1,9-13, infatti, precisa che: "Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto . E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: La terra produca germogli , erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie. E così avvenne. E la terra produsse germogli , erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno."

"Rashbam", acronimo di Rabbi Shmuel Ben Meir (1085-1158), commentatore della "Torah", scrive " la terra era stata creata il primo giorno, ma non era né visibile, né asciutta finché non fu comandato alle acque di radunarsi nei luoghi a essa designati."

In quei versetti ho evidenziato alcuni termini in cui appare evidente l'azione dell'illuminazione e del calore che traspare di "shin" iniziale in ebraico della parola "sole" "shoemoesh" lettera che si rinviene nei termini di:
  • asciutto, "iebashah" , "fu dentro il sole a entrare ";
  • germogli, "doesh'oe" , "l'aiuto del sole originò ";
  • erbe, "e'shoeb" , "agì il sole dentro ".
Ecco che appaiono gli alberi da frutto in ebraico "e'ts peri" letteralmente "albero frutto" e precisa "albero frutto per fare frutto". Attenzione, tutto è al singolare, ogni albero ha un solo tipo di frutto.

Poi al versetto 29 alla coppia dei progenitori "Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo."

Il capitolo 1 della "creazione" si arricchisce del "midrash" del capitolo 2.
Da questo si apprende che il Signore formò "iiatser", l'uomo, lo modellò come un vaso perché quello è il verbo usato dal vasaio, infatti, commenta Rashi: "Ciò ricorda l'opera di un modellatore d'argilla che prima versa l'acqua e poi lavora l'impasto".

Adamo, insomma, da Dio fu formato "iiatser" , ossia "fu sull'esistenza a crescergli - alzargli la mente - testa ", e tale formazione implicava una scuola, un posto separato e protetto rispetto al circostante mondo in evoluzione ancora arido, incolto e pieno di pericoli d'ogni genere su cui Adamo doveva essere istruito.

Il Creatore, inoltre, voleva che l'uomo divenisse a Lui simile per cui doveva anche lasciargli la libertà di scegliere di rifiutarlo e di aderire al contrario di Dio, in estrema sintesi a un non essere.
Dio, quindi, in 2,8 piantò "itta'" un giardino in Eden, "gan ba'doen", e "'doen" vuol dire "delizie", infatti, si legge in Genesi 2,9 che "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ("'adamah" ) ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare ("tob le maa'ka"l )" e "l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male."

In definitiva, gli alberi erano tutti buoni da mangiare, anche l'albero della conoscenza del bene e del male, e questi stava... con l'albero della vita in mezzo al giardino!

Nella visioni dell'Apocalisse di San Giovanni della nuova Gerusalemme del cielo, ove entra l'uomo di nuovo radicato in Dio, non si trova più l'albero della conoscenza del bene e del male, ma solo quello della vita.
Se ne deduce che era l'albero che serviva per la scuola dell'uomo e perché l'uomo facesse scelte oculate, potendo avere effetti diversi a seconda del soggetto che ne mangiava?
Era necessario per far esercitare il dono della libertà e guidarla sulla via dell'amore, quindi, al bene.
Per l'uomo ben radicato in Dio la conoscenza del bene e del male è necessaria per restare attaccato alla vita che da Lui proviene, ma alla fine è superata quando sarà per l'eternità a stare con Lui, ma se l'uomo è radicato alla terra, il mangiarne comporta l'eventualità di assorbire l'erronea valutazione del male come buono.

L'uomo era ancora in sospeso, era un fuscello tenero che stava crescendo, un neonato che doveva ancora cibarsi del latte della madre e non poteva ancora digerire cibi solidi che la madre avrebbe sconsigliato e che gli avrebbe più avanti cucinato come doveva per renderli digeribili.

Ciò fatto "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse." (Genesi 2,15) il che fa rilevare che l'uomo non era destinato a essere radicalizzato, ossia piantato nella terra, perché, di fatto, aveva le sue origini nel cielo.

In Midrash Kohelet Rabba VII-28 si trova che in tale occasione: "...Dio disse all'uomo: guarda le mie opere come sono belle e degne di lode, tutto quanto l'ho creato per te, ma stai attento a non rovinare o distruggere il mio mondo, perché se farai così non ci sarà dopo di te chi potrà porre rimedio ai tuoi danni..."

Ed ecco che subito dopo ai versetti 2,16-17 il patto di alleanza che Dio, ossia suo padre e sua madre, fece con Adamo, il maschio e la femmina di 1,27: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo ("'Adam"): Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire."

Il testo invero dice "Dio comandò", in ebraico è "itsav" "fu a sollevare il bastone ", cioè con autorità genitoriale disse ciò che disse.

Ragioniamo: l'uomo doveva coltivare e custodire tutti quegli alberi compresi gli ultimi due anche quello della conoscenza, poteva mangiare di tutti, ma dell'albero della conoscenza non doveva mangiare.
Adamo, insomma, pur se doveva coltivare l'albero della conoscenza, non ne doveva mangiare; perché?

La conoscenza era necessaria e doveva essere coltivata, ma se fosse stata mangiata senza discernimento, avrebbe potuto portare anche al male.
Quel giardino, appunto, era una scuola e chi avrebbe modellato l'intelletto e riempito il cuore dell'uomo voleva essere lo stesso vasaio, il Creatore che avrebbe istruito Adamo sulla conoscenza che pur doveva avere, visto che l'albero era stato piantato, ma la conoscenza doveva essere utile e non nociva. Dio stesso, in definitiva, gli avrebbe dato i rudimenti necessari per la conoscenza ossia gli avrebbe dato da mangiare di quella pianta in Sua presenza, perché Adamo era destinato a essere a immagine e somiglianza del Signore che tutto conosce.

Il capitolo Genesi 3 racconta come ci fu il momento in cui Adamo fu chiamato a esprimere la propria scelta volontaria.
Accolse i suggerimenti della "altra parte", favorendo motivi dell'istinto animaleschi - il serpente - ma erronei per acquisire la sapienza senza l'aiuto di Dio di cui scelse di fare a meno, quindi, uscì dal cammino con Lui.
Iniziò a vivere senza l'Eterno che non poté che rispettare la volontà di Adamo pur sperando nella sua resipiscenza e preparando i piani per il ritorno.

La scelta di Adamo fu proprio di radicarsi in terra assorbendo tutto da questa come gli animali nati su di lei, ed ecco che subito dopo appare il nome di un albero, non ricordato prima, il "fico", "t'enah" , delle cui foglie i progenitori si coprirono.
Erano diventati come un albero della terra, coperti di foglie, ossia interpretarono in tal modo la loro esistenza, non erano più esseri pensati per essere del cielo e "termino - fini dell'Unico l'energia a entrare ", così si possono interpretare le lettere "t'enah" di fico.
L'uomo aveva fatto un incontro, è il radicale di "incontrare", che l'aveva sradicato, segato dalla origine e trapiantato in terra, destinato, quindi, a morire.


Poi, fino all'evento del "diluvio", in cui con i suoi 3 figli e le mogli, 8 persone in tutto Noè, nuovo Adamo, diviene il progenitore di una nuova umanità, s'incontrano i seguenti alberi:
  • il cipresso, "gofoer" , il legno che Dio in 6,14 comandò a Noè per fare l'arca;
  • l'ulivo, "zait" , che in 8,11 la colomba portò a Noè che stava nell'arca;
  • la vite, "goefoen" (Genesi 15,13), in quanto, in 9,20, "Noè , coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna", ossia un "karoem" .
Con quei termini, "coltivatore" e "piantare", è volutamente sottolineata una continuità tra quanto era stato comandato ad Adamo in 2,15 e quanto aveva fatto Dio in 2,8 preparando un giardino. Vediamo com'è scritto quel versetto in ebraico che provo a decriptare in base ai significati grafici suggeriti dalle icone delle lettere:



Ma si era nascosto il serpente . L'energia aveva racchiuso . Dell'Unico era la luce uscita dall'uomo . La perversità () era nel cuore ; aveva rovinato la vita .

Questo del decriptato è un commento che tende a spiegare come, nonostante ogni buona intenzione l'uomo metta nelle proprie azioni, accade che compie il male, come del resto scrive San Paolo in Romani 7,21-23: "...io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti, nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra."

Prima e dopo l'evento del "diluvio" si trova, infatti, nel libro del Genesi:
  • Genesi 6,5 - "Il Signore, vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra, e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre."
  • Genesi 8,21 - "Il Signore ne odorò il profumo gradito e disse in cuor suo: Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto."
Viene perciò a risultare che il diluvio, invero, fu una pioggia di grazia che non sanciva ancora un cambiamento nell'uomo, ma intendeva far presente l'intenzione di Dio verso l'umanità, il Suo impegno, tradotto in alleanza di Dio verso l'uomo salvato dall'arca, per portarlo a ri-innestare in cielo.

Ci fu l'arco nel cielo, un "qoeshoet" , la promessa che s'attuerà la Sua alleanza: "verserà la risurrezione alla fine " il cui valore è = 100, = 300, = 400, totale 800, onde viene ad alludere all'8° giorno e alla vita centuplicata, ossia all'eternità, ma si può anche leggere "verserà la risurrezione da uno in Croce ".

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