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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
LA GRANDE PESCA PER IL REGNO DEI CIELI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

QUESITI
Gli anni della vita, tanti o pochi, sono pur sempre nulla rispetto all'eternità, certo pochi rispetto al desiderio di prolungare il permanere sulla terra per allontanare lo spettro della morte e hanno breve durata nei confronti del trascorso dall'apparire indicato dalla scienza per gli antenati dell'uomo sul pianeta Terra.
Si trovano, infatti, le seguenti valutazioni:
  • 13 miliardi di anni dal big bang, momento origine, tutto da esplorare;
  • 4 miliardi e 550 milioni di anni fa, formazione del sistema solare e dei pianeti;
  • 500 milioni di anni fa, comparsa delle prime forme di vita nei nostri mari;
  • 65 milioni di anni fa, comparsa dei primati sulla terra;
  • 4 milioni di anni fa i primi ominidi;
  • 2,2 milioni di anni fa l'"Homo Abilis";
  • 1,5 milioni di anni fa l'"Homo erectus";
  • 200 000-150 000 anni fa l'"Homo neanderthalensis" e l'"Homo sapiens".
La memoria storica dell'umanità però riesce a estendere lo sguardo solo per tempi che non superano i 10.000 anni, e non è dato conoscere se e quante generazioni umane, forse anche più evolute della nostra, ci siano state; comunque il numero di individui che hanno vissuto dall'"Homo Abilis" in poi, pur se tra grandi incertezze, sono valutati in 60-100 miliardi.

Quante tensioni e sforzi e quante domande si saranno posti, eppure tutto è ormai nel silenzio, come se fosse stato inutile.

Nella Bibbia, Antico Testamento, il libro del Qoèlet 1,1-4 o Ecclesiaste del III-IV secolo a.C. propone: "Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re di Gerusalemme. Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità. Quale utilità ricava l'uomo da tutto l'affanno per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa."

L'uomo sulla terra è simile a una pulce, svanisce come ogni vissuto, eppure, per l'individuo la vita e ciò che in essa fa è tutto e solo ciò che conosce e può conoscere dell'esistenza e della verità di quanto esiste.

Com'è avvenuto che un "io" ha realizzato d'esistere in un corpo nella persona che è cresciuta ed è diventata l'uomo che è? È un mistero, ma è certo che, pur senza essere stati interpellati, per decisione non propria, si vive questa vita, ma non si sa quando dovrà finire, salvo che l'individuo non decida di togliersela.
Il fatto che il tasso dei suicidi sia relativamente basso - media mondiale 11,4 suicidi all'anno ogni 100 mila abitanti - se ce ne fosse bisogno, dimostra che è alto l'attaccamento alla vita, perché, ritenuta brutta o bella, lunga o corta, è tutto e solo il bene che ciascuno ha, e questo in fondo anche da parte dei pessimisti è un grazie esistenziale a ciò che li ha portati alla vita.

Eppure che senso ha la vita? Perché si vive? Nati da una donna, siamo stati a lei legati da un cordone ombelicale, ma dove è radicato il nostro vero ombelico? Ognuno, nel tempo di vita incerto che ha a propria disposizione, ha degli ambiti ove muoversi con alcuni margini di libertà, in cui fa scelte le più disparate che indirizzano il proprio procedere, tutte ovviamente secondo il ritenuto personale interesse che gli è dato d'intendere, tese al soddisfacimento in primo luogo dei bisogni primari - mangiare, bere, ripararsi, riposarsi - poi volte a desideri egoistici e a privilegi, comandare, affermarsi e per esigenze più nobili - familiari, sociali etiche, religiose o spirituali.

Ecco che i percorsi di vita si presentano assi vari con grandi filoni similari, il vivere da single, il farsi una famiglia, il dedicarsi a un percorso di elevazione, facendosi monaco o frate, studiare, avere un lavoro manuale o intellettuale, nel terziario, in agricoltura, nell'industria, fare il maestro o il professore, il sacerdote, avere un mestiere o una professione, dedicarsi all'arte e così via.

La domanda che certamente ciascuno nella vita s'è posta, è: perché sono qui?
Rispondere a tale domanda è fondamentale per indirizzare la traiettoria del propria percorso, ma se viene data non è la stessa per tutti e, sovente, resta senza una risposta esplicitata per cui in pratica la vita poi è guidata solo da condizioni esterne, ma non da una strategia che la diriga.

Per l'uomo che si ritiene un essere razionale, il vivere alla "giornata" senza un indirizzo per molti è inconcepibile e il procedere in tal modo col tempo reca sofferenza esistenziale, abulia, assuefazione e induce a vivere la vita come un "dejà vu", con noia e pessimismo crescente man mano che passano gli anni. L'uomo ha necessità di socializzare e di vivere con simili che condividono le stesse scelte ed ecco che nella storia umana hanno avuto buon gioco filosofie di vita, ideologie e religioni, quindi, associazioni, club, nazioni, partiti, ecc..
Pur se la storia ha tratto bilanci sugli aspetti favorevoli e negativi di certe scelte, oggi, per chi s'affaccia al vivere, restano molti degli stessi problemi degli antichi, con un cresciuto senso d'impotenza, in quanto, le scelte note fatte da molti che sono vissuti prima non hanno portato l'effetto che si sperava dalla storia che Cicerone definì "magistra vitae" e come tale fu riconosciuta per molti secoli.

Dalla storia, invece, pare che l'umanità abbia imparato ben poco.
Guerre, dittature, tirannie, genocidi, sopraffazioni, odi, deboli e minoranze schiavizzate, demagogie deleterie sono all'ordine del giorno in tutte le parti del globo e l'umanità intera è piagata da problemi gravi d'inquinamento che tendono all'autodistruzione e minano la sopravvivenza e la conservazione della vita sulla terra, per cui accade che la convivenza e la fiducia reciproca tra gli uomini ha subito gravi colpi.

Un'altra domanda che si pone e si è posta l'uomo è: c'è una causa prima intelligente in Cielo che s'interessa della storia e di ogni uomo o il tutto è il risultato di qualcosa di simile al fato degli antichi, in definitiva, al puro "caso"?

A questa domanda seguono una serie di altri quesiti:
  • è indifferente o meno che nella vita ci si comporti in un modo o in un altro?
  • la vita, che finisce con la morte, è tutto ciò che è riservato all'uomo, o c'è altro oltre la morte che colpisce tutti indistintamente?
Mentre si fanno queste domande, ecco che davanti c'è una situazione di generalizzata scontentezza delle masse con un incremento generalizzato di povertà, con alcune punte di ricchezza spropositate che fanno fremere per il livello d'ingiustizia sociale che si profila, il tutto unito a una perdita di valori e alla diffusa spinta verso un immorale gestione da una parte sempre più consistente di chi è delegato alla cosa pubblica, il che provoca sfiducia e allontanamento d'interesse dalla politica e minore partecipazione alla vita della "democrazia".

Per il futuro, con oltre 7,6 miliardi di popolazione mondiale alla fine del 2017, si profila un vicino "tutto esaurito" - 10 miliardi di persone nel 2100 - per cui si sente il bisbiglio di limitazioni della proprietà privata, di orientamenti a limitazioni delle nascite, di scelte mirate delle stesse con interventi sui DNA e su fine vita facilitati, insomma a cambiamenti radicali della vita rispetto a quella che conosciamo come finora vissuta.

Nello stesso tempo, da parte di varie nazioni c'è in atto la spinta al possesso di armi di distruzioni di massa e crescono timori terrificanti sul loro impiego.

Si diffonde poi un generalizzato scontento dei giovani per carenza di prospettive di lavoro stante l'incremento della tecnologia e l'impiego di memorie artificiali e robot, e il pessimismo crescente provoca svolte pestifere e criminali che come cellule tumorali si diffondono nel tessuto dell'umanità senza che si vedano soluzioni capaci di evitarle.

Eppure a quelle domande che sono di tutti gli uomini nati in questo mondo, tante sono state le risposte nei secoli passati e vari sono i cammini che sono stati proposti e intrapresi da varie frange di umanità.

Uno importante, è il cammino dei figli di Abramo - che da circa 60 secoli ha inciso in modo crescente e decisivo sulla storia dei popoli del bacino del Mediterraneo prima, poi dei vari continenti, pur se in misura diversa con le "religioni" abramitiche - l'ebraismo, poi il cristianesimo e, infine, l'islam.
Mentre sono tante le masse che hanno seguito quel cammino per cui quelle religioni sono cresciute fino a coprire nominalmente 1/3 della popolazione mondiale attuale, se si va a stringere pare ci sia ovunque un momento di stasi che non profila un buon futuro perché pare esista un generale sfaldamento e i praticanti sono in numero sempre più contenuto rispetto a quei valori massivi e le percentuali tendono a non superare le due cifre.

Molte, a parole, sono le buone intenzioni, ma pochi sembrano i risultati, visto il panorama di cui si è detto.

Con l'idea mondiale della globalizzazione che si va affermando emerge il profilo di una persona tipo che si crede libera da condizionamenti, ma invero è assai condizionata, perché in definitiva sta vincendo l'ideale di un vivere borghese con un senso piatto di vita in cui il "Cielo" è chiuso.

Ora, quelle "religioni" delle famiglie abramitiche si basano su "rivelazioni" divine, cioè affermano che sono nate per diretta manifestazione dello stesso Creatore che in qualche modo, come si può leggere nelle Sacre Scritture indotte per Sua ispirazione, si è rivelato all'uomo e l'ha messo in "cammino" verso di Lui.

Stringendo il campo, quelle rivelazioni che sono riportate nei Vangeli e negli scritti detti del Nuovo Testamento che caratterizzano il "cristianesimo" annunciano che Dio stesso è nato da una donna che ha prescelto, in una famiglia che ha reso Santa, e si è incarnato in un vero uomo, Gesù di Nazaret, lasciatosi crocifiggere e uccidere per passar all'umanità tutta intera, se la volesse, la propria divinità, attestandola con un fatto, avvenuto e testimoniato, la risurrezione dai morti.

Dopo circa 2000 anni da quegli eventi, se la finalità di tutto questo fosse stato l'intento di migliorare le sorti della storia del mondo per recare tutti al bene e alla pace, appare ormai chiaro che è stato un fallimento, vista l'oggettiva situazione dell'umanità; quell'annuncio è come se le masse l'avessero accantonato.
L'annuncio però fu chiaro, il mondo finirà e Lui, il Risorto, il Figlio dell'uomo tornerà a terminare la storia di questo mondo nel "giorno del Signore".

Tante sono le Scritture che confermano ciò, come tra l'altro dicono:
  • Matteo 24,37-41 - "Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata."
  • 2Pietro 3,10-13 - "Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta. Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi, infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia."
I Vangeli parlano a ognuno personalmente, lo enuclea dall'anonimato, lo chiama per nome col Battesimo, gli chiede di dare una risposta personale e non di nascondersi nelle masse ritenendosi giustificato se il proprio comportamento in fondo è come quello di tanti, in definitiva, per chi riceve in qualche modo l'annuncio dei Vangeli quanto è da fare, non è un problema di quello che fanno le masse che saranno giudicate da Dio, ma come lui stesso risponde nella vita alla chiamata del Suo Creatore che certamente in qualche modo c'è stata, infatti, "uno sarà preso e l'altro lasciato" (Matteo 24,40).

La chiamata comporta una risposta con la propria vita!
Ecco allora che col tempo che passa, con le vite di tanti santi testimoni, martiri e confessori di quella fede, diviene sempre più inescusabile il non cogliere quella luce, perché quell'annuncio splende nel mondo come "Lumen Gentium", "Luce per i popoli".

La Chiesa di Cristo è, infatti, sacramento di salvezza che rivela il disegno salvifico universale del Padre, il regno di Dio, ma solo alcuni si avvicinano per restarne illuminati e riscaldati da quel calore.
Non è un problema delle masse, ma individuale e serio; ognuno è chiamato a capire cosa vuol dire amare veramente se stesso, quindi, amarsi facendo quel che serve prima a sé, poi forse riuscirà ad amare Dio e il prossimo!

È però da riconoscere un fatto: l'uomo ha trovato e trova grande intralcio a porsi in relazione con Dio e a camminare con Lui, pur se ciascuno a Lui certamente pensa, anche solo per negarlo, o l'ha anelato.

Avverto che come m'è usuale nel prosieguo uso la proprietà insita nelle 22 lettere dell'alfabeto ebraico che sono anche icone con un loro messaggio grafico.
Al riguardo, si vedano le relative schede con i significati che si ottengono cliccando sui loro simboli a destra delle pagine di questo mio Sito.
Nei miei personali commenti, studi e meditazioni sulle Sacre Scritture, uso poi anche un personale strumento per me di grande aiuto, un mio metodo di regole di decriptazione per ottenere pagine di 2° livello sull'epopea del Messia di cui è detto in "Parlano le lettere" e in "Le 22 sacre lettere, appunti di un qabalista cristiano" e ciò in base ai su menzionati significati grafici delle lettere ebraiche.

Al riguardo, perché utili sull'argomento, segnalo anche:
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