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SAN GIUSEPPE...

 
CONOSCERE IL PADRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LE CATECHESI SUL "PADRE" AI ROMANI
Vari ebrei giunti come mercanti vivevano a Roma durante la tarda epoca repubblicana, ma i primi ebrei attestati in Italia furono gli ambasciatori inviati nel II secolo a.C. a Roma ai tempi dei Maccabei, quando la Giudea chiese al senato romano un'alleanza nella guerra contro i Seleucidi.
Nella fase finale poi della guerra tra Giulio Cesare e Pompeo gli ebrei di Giudea sotto il dominio di Pompeo diedero un fattivo contributo al partito di Giulio Cesare che nel 47 a.C. restituì il potere politico a Ircano re di Giudea e concesse poi a Ircano II il diritto di giudicare le dispute religiose tra gli ebrei fuori dalla Giudea, quindi, assicurò la libertà religiosa dei loro concittadini ebrei.
Sin dai tempi di Giulio Cesare, quindi, a Roma si stanziò una fiorente comunità ebraica presso la quale ci furono i primi annunci del nascente cristianesimo e ben presto nacque a Roma anche una comunità cristiana.

La tradizione indica San Pietro, col suo segretario e discepolo Marco autore dell'omonimo Vangelo, tra i primi padri che catechizzò di quella comunità; questi, infatti, secondo la tradizione abitavano vicino l'attuale Piazza Venezia, ove ora c'è la chiesa di San Marco.
A quella comunità poi San Paolo ebbe a scrivere la nota "lettera ai Romani".
Visto come in tali scritti è limitata all'essenziale la citazione del termine "Padre", ho ritenuto interessante verificare in quali momenti e perché viene usato.
Ecco le 4 volte che "Padre" si trova in Marco e le 4 nella lettera ai Romani.

Vangelo di Marco
Si legge nel Vangelo di Marco:

  • Marco 8,34-38 - "Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi."
    È la chiamata, "Se qualcuno vuol venire dietro a me", fatta a persone forti che cercano di guadagnare il mondo intero, e qui leggo in particolare "i romani" che erano nel pieno della espansione del loro impero di cui Roma era il fulcro che gestiva il tutto.
    È chiamato chi vuol salvare la propria vita.
    Per salvare la propria vita occorre salire sul carro di chi alla fine dei tempi riceverà il trionfo, quindi, "combattere" la guerra con lui, ossia è da salire sul carro del Figlio, Gesù Cristo che tornerà glorioso con gli angeli e quel carro è la "merkabah", il carro della evangelizzazione, che riporta gli esuli alla città; di Dio, la nuova Gerusalemme.
  • Marco 11,24-25 - "Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe."
    È in pratica l'iniziazione al pregare che in Matteo inizia con "Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole" (Matteo 6,7) e porta al contributo della preghiera insegnata da Gesù, detta del "Padre Nostro", in cui si trova "rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debiti" (Matteo 6,12), pensiero analogo a quello che si ritrova qui in Marco.
  • Marco 13,28-32 - "Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre."
    Gesù qui nel capitolo Marco 13 annuncia eventi verificabili sull'avvento del Regno dei Cieli e chiede di vegliare.
    Sentiranno parlare "guerre e di rumori di guerre", il Vangelo "proclamato a tutte le nazioni", avverrà la distruzione di Gerusalemme "vedrete l'abominio della devastazione presente là dove non è lecito" e "non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga".
    Il tutto è molto pratico e pragmatico calzante con lo spirito dei romani del tempo.
    Vi sarà la guerra di Roma guidata da Vespasiano e dal figlio Tito contro i giudei, cui seguirà la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
    L'epicentro del Regno quindi prese possesso e sede in Roma, grazie a tanti martiri.
  • Marco 14,32-36 - "Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate. Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu."
    Siamo al racconto della "passione".
    Mistero grande!
    Il Padre, "Abba'", come Gesù lo chiama teneramente, consenta che il Figlio subisca il tremendo supplizio della croce che i romani conoscevano bene.
    L'amore del Padre per gli uomini lo consente per la loro salvezza.
    Il Vangelo di Marco chiuderà poi quell'episodio della croce con l'annotazione che certamente colpiva i romani: "Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!" (Matteo 15,39)
Lettera ai Romani
Nella lettera ai Romani si legge:
  • Romani 1,1-7 - "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.-, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!"
    San Paolo entra subito nel vivo. Quelli che sono a Roma sono amati da Dio, chiamati da Gesù Cristo alla santità con l'ascolto del Vangelo, ossia della buona notizia della risurrezione dai morti del Figlio da parte di Dio, Padre nostro.
  • Romani 6,4-7 - "Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se, infatti, siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. Lo sappiamo: l'uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti, chi è morto, è liberato dal peccato."
    Il battesimo è figura efficace dell'entrare nella morte di Cristo da parte dell'uomo vecchio per ricevere una nuova natura, la stessa di Cristo, l'uomo nuovo che, per mezzo della gloria del Padre, porta alla risurrezione.
    San Paolo pone in evidenza la schiavitù del peccato ai romani, presso cui la schiavitù era ben nota e tra cui molti schiavi e liberti partecipavano alla comunità cristiana, per svegliare in loro, particolarmente sensibili, il desiderio di libertà, annunciando come questa sia ottenibile in modo radicale col battesimo.
  • Romani 8,14-17 - "...tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria."
    Il battesimo porta il dono dello Spirito Santo che reca con sé la natura divina e fa divenire eredi di Cristo e figli adottivi di Dio per cui anche il battezzato sente in sé l'uomo nuovo che chiama e grida Abbà! Padre!
  • Romani 15,4-6 - "Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo."
    San Paolo tende ad accende il desiderio di approfondire le Sacre Scritture per tenere viva la speranza, cioè l'attesa che è capace di destare le profezie in esse contenute sul ritorno nella gloria dell'Unigenito Figlio di Dio.
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