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CONOSCERE IL PADRE
di Alessandro Conti Puorger

DA "PADRE" A "PADRE"
Il nome "padre" evoca una pluralità di funzioni, da padre genetico, alla paternità adottiva, educativa e spirituale.
Anche se si dice che l'etimologia di "padre" deriverebbe dal Sanscrito "Pa", la probabile origine del termine è onomatopeica, perché pare proprio alludere al suono dei primi balbettii del bambino che con "ma-ma", "ba-ba" o "pa-pa" indica i genitori, sì che per "padre" in termini familiari è usata la parola affettuosa di "papà", in Toscana di "babbo" e in ebraico e aramaico di "'abbà".

Il primo gradino funzionale di "padre" è quello genetico.
Il "padre genetico" di un uomo è l'individuo maschio che col proprio sperma unito all'ovulo di una donna, dopo una gestazione, contribuisce alla nascita di un figlio che, se tutto è regolare, si presenta alla luce dopo 40 settimane, ossia 280 giorni o 10 mesi lunari.

In giurisprudenza vale il criterio "Mater semper certa, pater numquam", vale a dire "È sempre certo chi sia la madre, non chi sia il padre", questione ormai risolvibile con il test del DNA.
In assenza di tale accertamento sono ancora in vigore regole sociali - matrimonio e riconoscimento - atte a indicare chi debba essere ritenuto il padre.
In genere, tale onere, responsabilità e incarico sono attribuiti al marito della madre, criterio che comporta una testimonianza tacita dei due "genitori", quindi da parte del marito la convinzione d'essere il "padre" o comunque l'accettazione silente di tale ruolo, se per prova diretta o indiretta sapesse di non esserlo.
Di certo in un matrimonio non è padre genetico di un bambino il marito se non era possibile che fosse presente al momento del concepimento, perché in viaggio o per altro motivo; quindi, uno tornato dalla moglie dopo un anno di assenza non può essere il padre del bambino che stia per nascere o sia neonato.
Ecco che un fidanzamento che comporti per circa un anno la responsabile custodia di una donna da rapporti con altri uomini, dà certezza, allo sposo d'essere il padre biologico.
Questa in genere era una cautela restata nelle tradizioni dell'ebraismo per cui il tempo di custodia decorre dalla prima fase del matrimonio, detta "Erusin", che avviene di solito 300-360 gg. Prima del rito finale, detto "Nissu'in" che apre alla coabitazione degli sposi.

Alle origini dell'umanità in tempi protostorici, secondo i miti, sarebbero vissuti esseri straordinari con capacità prodigiose, eroi ritenuti semidei, frutto d'immaginifici rapporti sessuali tra dei ed esseri umani.
Tra questi si annoverano capostipiti, padri di popoli, fondatori di città e demiurghi delle prime legislazioni che avrebbero insegnato coltivazione, metallurgia, scrittura, ecc., per cui sono chiamati "padri" anche gli ideatori, promotori o attuatori di progetti, di opere, di scoperte scientifiche e di riforme sociali o politiche.
Un'eccezione al riconoscimento biologico della paternità è l'istituto giuridico dell'adozione, grazie al quale i genitori adottivi sono considerati dalla legge a tutti gli effetti e a pieno titolo, padre e madre cui restano, quindi, tutti gli obblighi del nutrimento e di educazione del figlio adottato.
Ecco che il ruolo del padre è di proteggere e nutrire non solo il corpo, ma anche la mente e lo spirito.
Viene così relativizzata l'importanza della paternità strettamente biologica e assume valore quella educativa e nutrizionale che poi aprono ad altri tipi di paternità, ai maestri e professori e la paternità spirituale.

In varie culture e religioni erano e sono detti padri i re, "padri della patria" e i sacerdoti, "padri spirituali" della comunità che assistono.
Il genitore, "caput familiae", era il titolo dei Senatori romani e chiamavano Giove "joves pater", quindi "Juppiter".

Accadrà anche in questo mio articolo di trovare interpretazioni di parole ebraiche con l'uso dei significati grafici delle 22 lettere di quel alfabeto e tale modo di operare apre la comprensione di aspetti non immediati.
Tali lettere, infatti, sono anche icone in grado di trasmettere messaggi.
Al riguardo, si vedano:
Tenendo presente tale peculiarità delle lettere ebraiche, si possono ottenere seconde facce d'interi versetti e capitoli, sempre relative al Messia, finalità nascosta di tutta la Sacra Scrittura giudaica, come si può trovare nei miei numerosi articoli tutti nel mio sito.
Andando alle logiche conclusioni, è da cercare la causa prima dell'esistenza, l'Ente Creatore.
Ecco che andando a vedere tra le varie proposte che offre il ventaglio delle religioni, al Dio della Bibbia spetta invero il nome di "Padre", inteso come colui da cui tutto proviene, ma non come termine generico, ma vero e per vari motivi.
Se l'Essere da cui tutto proviene avesse compiuto l'atto di creare "una tantum" non avrebbe la pienezza del titolo di "Padre" che, invece, Gli spetta in pienezza, in quanto, come insegna la stessa Bibbia, non è solo Creatore, ma s'interessa, nutre, educa e porta alla maturità la propria creatura per dargli la dignità di Figlio.

Accade che nel testo della Tanak o Bibbia ebraica, in Genesi 1,1, la parola di inizio, tradotta con "In principio", , "Ber'ashit", non inizia con la 1a, bensì con la 2a lettera di quell'alfabeto, che è pure il numero 2, la B = "bet" , il cui nome ha il significato di "casa" e il cui segno è un'icona ha pure il significato di un luogo ove stare, "tenda, abitazione, abitare, dentro, famiglia".

Queste prime lettere di , "Ber'ashit", divise in ++, lette opportunamente, sembrano essere il titolo del progetto.
Le prime tre di quelle lettere , infatti, sono quelle che definiscono il verbo "creare", poi c'è , che significa "dono" e di "tutto - completo" e viene il pensiero che il Creatore "creò in dono il tutto !"

In termini profetici e teologici le stesse lettere si prestano a far sorgere anche l'idea che Dio "una casa per il corpo di una Donna () fu a segnare - disegnare ".
Le lettere qui sono portatrici della parola creatrice e se l'Unico Dio, che esisteva quando nulla era ancora esistente, pare aprirsi per costruire una casa nuova e fa il suo esordio con il numero 2 è implicito che Lui è il numero 1, la lettera "'alef", , la 1a dell'alfabeto; così si spiega perché il tutto non inizi con la prima lettera, in quanto Lui, il numero 1 è colui che è anche l'autore ispiratore del testo.

Del resto alla lettera "'alef" , appunto la 1a dell'alfabeto, il numero 1, è attribuibile il significato di "origine, Uno, Unico, primo" e si presta bene a definire l'origine del tutto, Lui, il Creatore, l'Architetto, l'Essere supremo che tutto ha creato con la Parola, come risulta dai racconti della creazione.
Il nome "'alef" in ebraico ha il significato "bue" e si dice che il segno sia derivato dalla forma stilizzata di una testa di toro il dio Api, o del falco Horus degli Egizi e, dirà il Vangelo Giovanni 1,1 del il Verbo che tutto crea con la parola.
Ecco che lettere della parola "'alef" con i loro segni, peraltro, confermano:
  • "l'Unico potente parla ";
  • "Dio parla ".
Ora, in ebraico "padre" si dice "'ab" e si scrive , mentre "madre" si dice "'im" e si scrive , ove la lettera "mem" = a fine parola, è la 13a dell'alfabeto ebraico, vale come numero 40 e le è attribuibile il significato di "vita, acqua, madre".
Si ha, quindi, che:
  • il "padre" "'ab" è "origine della casa - della famiglia ", il titolare di "una casa ", ha in sé vigore per moltiplicare, infatti, con i numeri da "uno due ";
  • la "madre" "'im" è "origine di vita ", ha in sé le acque e il figlio nascerà dopo 40 settimane, ossia, "origina in 40 (settimane)".
Il padre ha in sé l'idea del dare vigore, infatti, Abib pronunciato in ebraico "aviv" , "il padre è in casa " allude alla primavera e indica l'orzo che inizia a spuntare; era il nome antico del 1° mese dell'anno, marzo - aprile, del calendario religioso e 7° del calendario civile, poi prevalse il nome di "nisan" a imitazione del babilonese "nisanu".

Tel Aviv "collina della primavera" fu la città dove risiedevano gli esiliati ricordata in Ezechiele 3,5; con tale nome fu chiamata poi la città più grande e popolosa israeliana situata sulla costa del Mar Mediterraneo.

Il figlio, è l'ulteriore passaggio che procede dal vigore del padre.
Dall', dopo la , unitosi alla madre, esce l'energia = , ed ecco il "figlio" in ebraico "ben" , ossia "della casa energia ".
Il figlio dentro ha l'energia del padre ed è creato un legame stretto, una catena che li lega per sempre, solida come la "pietra", "'oeboen", parola che viene tracciate da quelle tre lettere in ebraico.

Nel figlio entra anche l'energia della madre "'im" (ove = ) e viene tracciato , altro termine importante, la "fiducia" e la "fede" in ebraico, "'amen" , che segna per sempre il figlio.

Secondo la Bibbia per avere un uomo secondo il cuore di Dio occorre una comunione del padre con la madre che forniscano ai figli fede e saldezza nelle tradizione; ed ecco i patriarchi e le matriarche.
La prima volta che, infatti, nella Bibbia si trova il termine di "padre" è con quello di "madre" in 2,21-24 del libro del Genesi, il primo dei cinque del Pentateuco o Torah.

Quel brano recita: "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo ("'Adam" ), che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo ("'Adam" ), una donna () e la condusse all'uomo ("'Adam" ). Allora l'uomo ("'Adam" ) disse: Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna (donna ). Per questo l'uomo (marito ) lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie (moglie ), e i due saranno un'unica carne."

Accadde che sulla coppia cadde un "torpore" che Genesi 2,21 definisce "tareddemah" .

Grande attenzione è da porre a questi versetti che certamente nascondono un grande mistero come s'intravede in Efesini 5,25-33 in cui cita Genesi 2,24: "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa... chi ama la propria moglie, ama se stesso... la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!"

Il Vangelo di Giovanni poi ci presenterà Gesù, come il nuovo Adamo, da cui, addormentato dalla morte, il costato fu colpito da una lancia: "Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua." (Giovanni 19,33s) materie queste allusive dei sacramenti della sua Chiesa.

Accadde come se il Suo costato avesse partorito una Donna, emettendo sangue ed acqua, la sposa che poi l'Apocalisse ci fa vedere gloriosa.

Del resto lo stesso Vangelo al "lato", al "fianco", "accanto" alla croce presenta la madre, icona della Chiesa, consegnata al discepolo che amava e Gesù la chiama appunto Donna: "Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell'ora il discepolo l'accolse con sè." (Giovanni 19,26s)

Su Cristo cadde il velo della morte e uscì dal Suo costato la Donna e su Adamo cadde un "torpore", e fu come morto, e da lui si svegliò un uomo nuovo... vediamo.

Tornando a quei versetti Genesi 2,21-24, attenzione, "'Adam" è lo stesso nome che Genesi 1,27 dà alla coppia dei progenitori, un maschio e una femmina .
"'Adam", infatti, non è il nome proprio del maschio, ma dell'essere umano, quindi anche della femmina che poi, come in italiano, diviene sinonimo di maschio.
Sulla coppia "'Adam" cala un torpore profondo, come una morte, e la coppia si sveglia come una creatura nuova.

Osservando il testo ebraico e non la traduzione, in effetti, chi lascia la casa del padre e della madre, pur se scritto "uomo" non è "'Adam", ma "'ish", definito con un nome non usato fino a quel momento, quindi nuovo, perché ora, appunto, è divenuto una creatura nuova, come pure è nuovo sono i due nomi "'ishah" e "'ishet" per quella che fino ad allora era chiamata femmina, .

Il Signore aveva completato nei corpi la sua somiglianza, in quanto i due potevano ora "amarsi" accadde che sulla coppia cadde quel "torpore" che Genesi 2,21 ha definito "tareddemah" , ossia "completò nei corpi l'essere simili " ovviamente a Lui.

La storia della salvezza assume così l'aspetto del racconto delle vicende incontrate dai due futuri sposi, Dio e l'umanità, ove la finalità, l'intento di Dio palesato fin dal "Principio" fu quello di creare la sposa per un matrimonio perfetto in cui avrebbe partecipato come "sposo" e Figlio.

Quella costola è "tsela'" , ma oltre che "costola" significa "lato", in quanto, è accanto e come "ombra si vede ", pertanto si può parlare di "fianco", più che di costola, come del resto interpreta allusivamente il Vangelo di Giovanni che pone "la Donna" accanto alla croce.

I due, il maschio e la femmina, erano separati e pur se erano uno al lato dell'altro, evidentemente non si aiutavano, come non si aiutano a pieno tra loro.
Dio allora fece un'unione.
Del resto si trova questo pensiero di Dio in Genesi 2,18: "Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" che va interpretato nel senso che la coppia 'Adam non era collaborativa, in quanto, esisteva il predominio del forte sul debole, della parte maschile sulla femminile.
Dio intendeva evitare tale divisione, e creare un'unione collaborativa, ispirata a uno stesso pensiero, a uno stesso fine comune, un'alleanza con Lui che è "amore".

Per contro, si trova invece il pensiero immaginifico che i due fossero attaccati di spalle e il Signore li avrebbe divisi.
A diffondere questa teoria forse ha influito Platone che nel dialogo il "Convivio" o "Simposio" scrive: "Un tempo, dunque, l'androgino era un unico essere vivente, formato dagli altri due sessi insieme riuniti, maschio e femmina... Che vigore, che potenza di forza presentava questa duplice creatura e quale sterminato orgoglio! Decise, allora, di tentare una scalata al cielo con l'intento di far violenza agli dei... Zeus pensò a lungo e alla fine si decise: Taglierò in due ciascun uomo (androgino). Saranno così più deboli e nello stesso tempo ci potranno servire meglio perché il loro numero sarà più grande."

Adamo come androgino all'origine è idea accolta nel Talmud in Bereshit Rabbà.
Quanto in Genesi 2,21 è tradotto "e richiuse la carne al suo posto", essendo scritto .

Ora nell'ultima parola si trovano le lettere che essendo = quelle tre lettere separate in ebraico significano "sposo" e allora, grazie alle lettere può anche interpretarsi "e sarà a chiudersi nella carne indicò (Dio) da sposo vi entrerà ", il che è come un avviso d'incarnazione.

C'è, nei testi dell'Antico Testamento infatti, una tensione del Messia come "sposo" originata dall'idea del matrimonio fra Israele e il Signore tramite la Torah, pensiero ripreso dai Vangeli in cui importante è l'accostamento di Gesù allo sposo che viene.

Del resto in quel momento in Genesi 2,21-24 si celebrava il primo matrimonio di Dio che sposava in tutti i sensi la coppia "'Adam" per Lui divenuta la Sua carne da cui prima o poi doveva nascere il Figlio a immagine e somiglianza del Padre, quindi la coppia "'Adam " era la Sua Donna.
Questa, poi, pur se in Genesi 3 ruppe il fidanzamento, da parte di Lui non cadde l'intenzione di riprenderla.
(Vedi: ""Lo sposo dell'Alleanza - il Messia")

Sul tema dello sposo accenno solo che si trova in Isaia:
  • Isaia 54,55 - "Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome".
  • Isaia 62,4-5 - "...il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te...".
Pur essendo Unico e onnipotente, quindi, senza bisogno ci alcunché, Dio s'è aperto per l'esistenza di altro, di un secondo, che vuole simile a sé, ossia "1 si apre al 2 ", e in ebraico è così tratteggiato il verbo "amare" .

Desiderava, quindi, che la creatura per cui creava il tutto fosse a Lui simile nell'amore.
Dio, infatti, prese un "lato" della coppia Adamo e la presentò all'altro lato della coppia Adamo e, illuminati entrambi da Dio, si guardarono in modo nuovo e si creò una fattiva collaborazione di carne, mente e spirito, insomma, nacque una creatura nuova.

Le lettere di "'ish", infatti, suggeriscono anche le letture:
  • "dall'Unico è acceso ";
  • "dall'Unico è stato illuminato ".
In questo consiste l'elezione, un uomo di questa terra è acceso, illuminato, da Dio e allora la vita non è la stessa di prima, perché non si è più solo e ha un compagno fedele.

L'altro lato di "'Adam", della "'ishah" , la "Donna si può dire che in Lei "dell'Unico la luce entra " e profeticamente in Lei entrerà" e poi si troverà "vestita di sole" in Apocalisse 12,1.

Non a caso anche il Vangelo di Giovanni inizia con "In principio", e apre i miracoli del Cristo con le nozze di Cana, come inizia la storia di Adamo ed Eva e chiama la madre "Donna", figura della vera sposa, "la Chiesa" che poi sarà appunto quella Donna vestita di sole nell'Apocalisse, che genera l'umanità redenta.

A questo punto quel "Ber'ashit" assume un ulteriore aspetto se si pensa come + + () + + : l'Unico "una casa per il corpo - popolo - Chiesa della Donna () sarà a completare ".

Il primo atto, che secondo la Bibbia l'uomo deve compiere con lo sposarsi è lasciare il padre e la madre, in quanto, per divenire, simile a Dio, quindi, essere anche lui un padre , deve iniziare anche lui a "originare una (altra) casa ".

Il testo ebraico alla fine del versetto Genesi 2,24 non dice "e i due saranno un'unica carne"; invero, "i due", è inserito nella traduzione, ma il testo ebraico scrive "saranno della carne ", poi riporta "echad" che leggo "Unico" e lo riferisco a chi effettivamente è Uno Solo come si trova nella preghiera detta dello "Shema'": "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo ("echad" )." (Deuteronomio 6,4)

In quel momento, in effetti, non erano nemmeno in due, ma in tre: il marito, la moglie e il Signore!
Gesù poi dirà: "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro." (Matteo 18,19-20)

e = - -

Le loro lettere dicono che tra uno - una illuminato e uno - una illuminato - illuminata c'è "Iah ", , ossia Lui, IHWH, e i due fuochi "'esh" non si consumano.

In tal modo si presenterà poi il Signore a Mosè nell'episodio del roveto ardente in Esodo 3; tra fiamme c'è IHWH.

Il matrimonio di un uomo e di una donna, senza colpa, vale a dire senza peccato originale, cui il Signore si è rivelato, matrimonio desiderato come patto attivo tra loro e col Signore è tale che il marito () e la moglie (), sono "della carne per l'Unico", il terzo partecipante al patto, che a questi alleato delega, infatti, la nascita di figli di Dio e di farli crescere portandoli alla fede.
Del resto, solo da Dio può venire la paternità di figli di Dio.

Calza bene al riguardo quanto scrive San Paolo in Romani 12,1-2: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpo come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto."

Accade in tal modo che quella coppia umana avrebbe dovuto prestare i corpi, l'intelletto e la vita come dice lo stesso "Shema'" con "Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Deuteronomio 6,4) con il proposito di voler essere padri e madri terreni, per generare nella carne e nello spirito per il vero Padre e Madre, il Creatore, che s'è sposato con loro.

Quello fu il primo e unico matrimonio col Signore, prima del peccato originale.
Poi ci fu la caduta, di cui è detto nel "midrash" di Genesi 3 e tutti gli uomini nacquero fuori da quel patto.
I progenitori rifiutarono la paternità divina e si trovarono fuori dalla Sua grazia.
Uscirono dalla casa del padre, ma non cessò l'amore di Dio nei loro confronti.

Attendeva il pentimento loro e dei loro figli e come la parabola del "figliol prodigo" (Luca 15,11-32) continuò ad amare , quindi, teneva "l'Unico aperta la casa " e attendeva il ritorno di quella sua creatura speciale che era suo figlio anche se lo negava.
Non potendo esercitare la paternità genetica essendo stata rotta la prima alleanza matrimoniale e non potendo conservare in loro il proprio spirito assieme al peccato, scelse un'altra via, quella della paternità educativa e spirituale e iniziò a parlare con loro servendosi di uomini da lui eletti, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè.

Elesse, quindi, un popolo che camminando davanti a Lui ricordasse agli uomini del mondo che Lui c'è e proponesse loro la Sua via; "Fu in loro la mente ad aprire ", ossia iniziò a istruirli. Infatti, il radicale ebraico di istruire è , quindi, con la Sua parola diede la sua istruzione, vale a dire la "Torah" , con "i segni la portò nelle teste - menti a entrare ".
Mosè, insomma, diede per il popolo d'Israele il dono della scrittura e dei segni dell'alfabeto, scrisse per loro con quei segni e col proprio dito le due Tavole con le dieci parole di vita e diede loro la "Torah" , il libretto d'istruzioni, con il Suo disegno per l'apertura all'umanità tutta intera del Regno dei Cieli.

Doveva compiersi la profezia di un matrimonio Santo che offrisse la carne (Genesi 2,24) per accogliere il Figlio della promessa, dalla Sua "casa inviato ", il Suo Figlio, "ben" , l'Unigenito, il Messia, colui per cui è scritto nella Torah: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

UNA CASA PER IL SIGNORE
Nei libri storici della Bibbia si legge dell'elezione da parte di Dio del giovane Davide, figlio di Iesse o "Yshai" , che da Samuele fu unto re d'Israele.
Il nome Iesse vorrebbe dire "è - sarà un dono ".

Il "dono" ci sarà dalla sua discendenza quando verrà il Re per sempre, il Messia, secondo la promessa che attraverso il profeta Natan Dio fece a Davide figlio di Iesse.

Altra idea sul nome di Iesse è che sia caduta una "'alef" iniziale e fosse e, allora, da Iesse uscirebbe l'uomo nuovo l' intravisto in Genesi 2,24.
Ci fu questa profezia su Davide:
  • 2Samuele 7,12-14 - "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio."
  • 1Cronache 17,11-14 - "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e te ne andrai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e renderò stabile il suo regno. Egli mi edificherà una casa e io renderò stabile il suo trono per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio; non ritirerò da lui il mio amore, come l'ho ritirato dal tuo predecessore. Io lo farò stare saldo per sempre nella mia casa e nel mio regno; il suo trono sarà reso stabile per sempre."
Il profeta Isaia al capitolo 11 del suo libro ripropone questa profezia e esplicita le caratteristiche messianiche del futuro personaggio, il virgulto il "netsoer" per cui poi verrà chiamato "nazareno": "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici."

La profezia di Natan al re Davide ci fu dopo che il re, ormai nella pienezza del proprio regno, pensò di erigere una casa, un Tempio, per il Signore, infatti, riporta 2Samuele 7,1-2: "Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all'intorno, disse al profeta Natan: Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda".

La riposta di Natan prima fu possibilista, poi, sentito il Signore, la rettificò in "una casa farà a te il Signore". (2Samuele 1,11)

Al riguardo, vale questo commento di Isaia: "Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?" (Isaia 66,1), ricordato da S.Stefano negli Atti degli Apostoli 7,48-49.

E quella riportata in 2Samuele 7,12-14 fu la risposta di Dio a Davide, attraverso Natan: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti... assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere... Egli edificherà una casa al mio nome".

Chi avrebbe costruito una casa perenne al Suo Nome non è, quindi, Salomone, il cui regno poi si divise e non fu perenne, ma chi l'avrebbe eretta sarebbe nato in futuro, dalle viscere, ossia dalla carne di Davide.

Il testo ebraico riporta "lui costruirà la casa al Suo Nome ", ma leggendo in modo diverso le lettere si ha "al mondo si porterà l'Unico , sarà in un figlio a entrare , dentro sarà crocifisso dai potenti - serpente , la risurrezione ai viventi recherà ".

La tradizione propone una discendenza davidica per Maria, ma l'essere sposa di Giuseppe, certamente davidico, essendo una carne sola con lui pur senza unione carnale, rende anche Lei certamente davidica.

Dirà poi Gesù parlando del proprio corpo "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Giovanni 2,19) poi c'è il commento Gesù, "Egli parlava del tempio del suo corpo." (Giovanni 2,21)

In Esodo 25,40 Dio dice a Mosè: "Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte".

Quel "modello" nel testo ebraico è chiamato "tabenit" da cui Mosè fece la Tenda del Convegno o della Testimonianza, ove pose le due tavole con le "dieci parole" nell'arca della alleanza, il primo Tempio mobile.

Quelle lettere di "tabenit" profeticamente suggeriscono "indicava il Figlio che sarà crocefisso " e Mosè fece la Tenda del Convegno o della Testimonianza" e il Tempio è detto "Casa", "Bait" per cui "Dentro c'è il Crocefisso ", che parla delle vicende della passione di Gesù.

Dal costato di Cristo uscì la Donna, la nuova Eva, madre dell'umanità redenta.
I due e costituiscono una carne sola.
La sua risurrezione assicura la risurrezione di Lei e di tutti i suoi figli.
Lui, "Da primo sarà a risorgere ".
Lei "il primo risorto uscirà ".

IL "PADRE" NELL'ANTICO TESTAMENTO
La parola "padre" nella Bibbia si presenta con la frequenza di oltre 1150 volte, 790 nell'Antico Testamento e 360 nel Nuovo Testamento.
È conclamato che chiamare con l'appellativo di "Padre" il Signore Dio trova la sua radice nell'Antico Testamento, pur se in quei Sacri testi quel modo di chiamarlo è usato con grande parsimonia.

Vediamo dove e come ciò si verifica.

Nei libri della Torah si trovano i seguenti passi:
  • Numeri 12 - è presentato l'episodio di Maria, sorella di Mosè che diviene lebbrosa, allora il fratello prega il Signore di guarirla e al versetto 14 si trova che Dio gli risponde "Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe lei vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell'accampamento sette giorni; poi vi sarà riammessa", con il che il Signore si propone come padre per Maria.
  • Deuteronomio 32,6 - "Così tu ripaghi il Signore, popolo stolto e privo di saggezza? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?"
    Tale pensiero è basilare: il Signore è padre non solo perché ha creato, ma soprattutto perché ha cura, ha formato ed è pronto a costituire, ovviamente se lo si vuole, si viene eletti come testimoni.
  • Deuteronomio 32,18-20 - "La Roccia, che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato! Ma il Signore ha visto e ha disdegnato con ira i suoi figli e le sue figlie. Ha detto: Io nasconderò loro il mio volto; vedrò quale sarà la loro fine. Sono una generazione perfida, sono figli infedeli."
Nei libri storici oltre quanto riportato circa la profezia di Natan sulla paternità divina che scenderà dalla casa di Davide, si trova che quando fu riconosciuto come re Salomone 1Cronache 29,10 riporta: "Davide benedisse il Signore sotto gli occhi di tutta l'assemblea. Davide disse: Benedetto sei tu, Signore, Dio d'Israele, nostro padre, ora e per sempre."

Verifichiamo cosa dicono i profeti:

Isaia
  • Isaia 8,23-9,5 - "In passato umiliò la terra di Zabulon e la terra di Neftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse... Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace."
  • Isaia 63,15-16 - "Non forzarti all'insensibilità, perché tu sei nostro padre, poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi. Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore."
  • Isaia 64,7 - "Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani."
Geremia
  • Geremia 3,4 - "E ora gridi verso di me: Padre mio, amico della mia giovinezza tu sei!"
  • Geremia 3,19-20 - "Io pensavo: Come vorrei considerarti tra i miei figli e darti una terra invidiabile, un'eredità che sia l'ornamento più prezioso delle genti! Io pensavo: Voi mi chiamerete: Padre mio, e non tralascerete di seguirmi. Ma come una moglie è infedele a suo marito, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me. Oracolo del Signore."
  • Geremia 31,9 - "Erano partiti nel pianto, io li riporterò tra le consolazioni; li ricondurrò a fiumi ricchi d'acqua per una strada dritta in cui non inciamperanno, perché io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito."
Malachia
  • Malachia 1,6 - "Il figlio onora suo padre e il servo rispetta il suo padrone. Se io sono padre, dov'è l'onore che mi spetta? Se sono il padrone, dov'è il timore di me? Dice il Signore degli eserciti a voi, sacerdoti che disprezzate il mio nome."
  • Malachia 2,10 - "Non abbiamo forse tutti noi un solo padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri?"
  • Malachia 3,17 - "Essi diverranno - dice il Signore degli eserciti - la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve."
Libro dei Salmi
  • Libro dei Salmi 68,6 - "Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora."
  • Libro dei Salmi 89,27 - "Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza".
  • Libro dei Salmi 103,13-14 "Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono, perché egli sa bene di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere."
Libri deuterocanonici
  • Sapienza 2,16 - "Siamo stati considerati da lui moneta falsa, e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure. Proclama beata la sorte finale dei giusti e si vanta di avere Dio per padre."
  • Siracide 23,4 - "Signore, padre e Dio della mia vita, non darmi l'arroganza degli occhi..."
  • Tobia 13,3-4 - "Lodatelo, figli d'Israele, davanti alle nazioni, perché in mezzo ad esse egli vi ha disperso e qui vi ha fatto vedere la sua grandezza; date gloria a lui davanti a ogni vivente, poiché è lui il nostro Signore, il nostro Dio, lui il nostro Padre, Dio per tutti i secoli."
LA FAMIGLIA DI NAZARET
San Paolo nella lettera ai Galati 4,4 scrive "...quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge...".
Propone che quando fu ritenuto il momento opportuno, il Signore in un matrimonio che aveva preparato da secoli si fece presente, per garantirlo in modo pieno e intervenire in modo attivo.

A tale proposito nel Vangelo di Luca si legge: "...l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria." (Luca 1,26-27)

Fu Dio che Li fece fidanzare; davanti a Lui si giurarono fedeltà per sempre tra loro e col Signore.
Dio stesso, infatti, aveva scelto, secondo la promessa che aveva fatto a Davide tramite Natan quel marito, Giuseppe, e quella moglie, Maria, per una famiglia nuova e la rese Santa come aveva fatto intravedere agli Israeliti "...siate santi, perché io sono santo" (Levitico 11,44 e 45).

Fu un patto perfetto di alleanza a tre, Dio, Giuseppe e Maria.
Dio li mise sotto il baldacchino della Sua gloria; li adombrò, vale a dire li coprì con la Sua ombra e furono sposi promessi l'uno all'altra, come era uso nel tempo, pur se non ancora entrati nella fase della coabitazione.

Nei matrimoni ebraici l'ombra di Dio o protezione divina è ricordata appunto dal baldacchino "chuppah", una tenda propiziatoria stesa su di loro sotto la cui ombra avviene il rito conclusivo.
La parola "ombra", in ebraico "tsel" per le lettere che la formano è allusiva del fatto che "scenderà la potenza ", sottinteso, di Dio, invocata nei matrimoni.
Quella ombra vista ricorda "tsela'" la "costola", "il lato", "il fianco", "accanto", sotto la sua ombra si videro e si riconobbero marito e moglie.

Icona del matrimonio di Giuseppe e Maria

L'angelo che annuncia a Maria, specificato col nome, è Gabriele e le lettere indicano "nel cammino dentro il corpo ci sarà la divinità ".

Questi, infatti, annunciò a Maria, "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine." (Luca 1,30-32)

Il fatto è confermato dal Vangelo di Matteo 1,18, i due erano fidanzati, ossia avevano già iniziato il matrimonio con il rito detto "Erusin", appunto il fidanzamento e, com'era uso, attendevano di completare quel rito con l'inizio della convivenza, infatti, "Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto."

Il Signore che partecipava come cemento della coppia a quel patto, intendeva prendere parte attiva in quel matrimonio in cui avevano fatto alleanza piena con Lui e prima d'agire mandò il suo messaggero a Maria.
Le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine." (Luca 1,30-33)

L'angelo, in definitiva, annunciò che da lei sarebbe nato il Messia. Maria allora chiese: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo? Le rispose l'angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio." (Luca 1,34-35)

Con quel "la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra" la parola "ombra", ricorda il matrimonio e quel baldacchino che fa presente la comune adesione degli sposi a sottoporsi alla volontà di Dio e accettarne ogni decisione nel proprio matrimonio.
In quel preciso momento in Maria sia l'amore tra lei e Giuseppe, sia la sua fede in Dio, furono messi alla prova.

Rifiutare la parola dell'angelo per non rischiare il disonore di un divorzio da parte del promesso sposo, o accogliere le parole dell'angelo, quindi, la volontà di Dio e accettare la gestazione fidando in Lui che il suo promesso sposo credesse alle sue parole e mantenesse il giuramento di fedeltà davanti al Signore, nonostante l'evidenza di quello che, in termini terreni era da valutare come tradimento.
Questa fu la prova per Maria cui pose la parola "fine" con il proprio "sì" per cui rispose all'angelo: "avvenga per me secondo la tua parola".

A seguito dell'adombramento del patto avvenuto a conferma del suo "sì", scese su di lei in modo concreto l'ombra di Dio, lo Spirito Santo, "scese il Potente in azione ", tratteggiando la parola "tsela'" , e si trovò incinta.

Il Signore rassicurò Giuseppe, perplesso in quell'arcano.
A Giuseppe in sogno apparve un angelo del Signore; gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati." (Matteo 1,20-21)

L'amore di Giuseppe per Maria e la sua giustizia davanti a Dio e davanti al prossimo furono messi a dura prova; accettare la parola dell'angelo e prendere Maria per sposa o far vincere il proprio orgoglio di maschio.
Questa fu la tentazione superata da Giuseppe; infatti, vinsero la fede nel Signore e l'amore per Maria ed ebbe fiducia in lei.

Pure su Giuseppe scese l'ombra dello Spirito Santo, infatti, "Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa: senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù." (Matteo 1,25)

Giuseppe era un "tecton", , un architetto capace, e quale davidico, un buon conoscitore delle Sacre Scritture a cui educò, Gesù uomo, che pur se Figlio di Dio per giustizia lo riconobbe come padre e fu educato a cercare in quelle le profezie sulla sua casa.

Giuseppe in quel momento vide Maria alla luce nuova del Signore e la riconobbe come propria "costola", "tsela'" , insomma grazie "all'ombra di Dio la vide ", com'era accaduto ad Adamo nel paradiso terrestre.

Giuseppe certamente fra sé disse le parole del Genesi: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta"; quindi, ora io Giuseppe sono "'ish " e Maria è la mia "'ishah" e assieme, pur vergini, furono carne dell'Unico.

Da quel matrimonio, dalla carne di Maria, vergine prima, durante e dopo il parto, nacque un figlio pur se i due Giuseppe e Maria non contribuirono con un rapporto, quindi, vergini entrambi.
Dio, da parte sua, contribuì con la natura divina.
I due fornirono il loro richiesto contributo terreno.
Maria con la propria carne e Giuseppe, davidico, diede la paternità legale.

Davide nel deserto di Giuda col Salmo 63,2 cantava: "O Dio, tu sei il mio Dio dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua."
Desidera che Dio venga nella carne.

Le lettere di aurora qui in ebraico fanno pensare a una donna () che ha qualcosa nascosto nel corpo .

Il Salmo messianico 110 al versetto 3 tra l'altro dice: "A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell'aurora , come rugiada , io ti ho generato", qui l'aurora ha un seno, un utero .

I cieli di sopra hanno fornito la rugiada, in ebraico "tel" che allude "all'amore del Potente ", e "La terra ha dato il suo frutto". (Salmo 67,7).
La "terra" il cui nome in ebraico è "'arets" con le lettere che formano tale termine si spiega come il luogo ove "iniziano i corpi ad alzarsi ", ma in modo profetico dicono che ivi "l'Unico in un corpo scenderà ".

"Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza." (Salmo 85,11-14)
Sono tutte profezie d'incarnazione che fanno intuire che c'era una tensione speciale a un evento del genere.

"PADRE" NEL NUOVO TESTAMENTO
Nei libri che formano il Nuovo Testamento scritto dopo le vicende storiche di Gesù di Nazaret, abbiamo visto che per circa 360 volte si presenta la parola "padre".
Di queste 360 volte, 260 sono nei quattro Vangeli canonici e 100 negli altri scritti del Nuovo Testamento.
Nei Vangeli sono da riferire al "Padre" celeste 184 di quelle 260 volte e si ripartiscono in questo modo:


Nei Sinottici, quindi, "padre" si trova per 129 e "Padre" 67 volte per cui in pratica c'è parità tra le 131 in Giovanni e le 129 dei Sinottici riuniti.
Ci si rende conto come nel Vangelo di Giovanni in modo plateale la citazione di "Padre" presenta una frequenza superiore, ben il 175%, rispetto a quella che si presente nell'insieme dei Sinottici, infatti, si ha 117 rispetto a 67.
Emerge poi che il Vangelo di Matteo ha una frequenza di "Padre" assai ridotta, solo 4 volte, rispetto agli altri due Sinottici - Matteo e Luca.
Credo che ciò possa essere spiegato con la considerazione che il Vangelo di Marco, in pratica, è il testo delle catechesi di Pietro ai Romani ed è considerato il primo per edizione dei Vangeli; fu scritto quando le comunità cristiane stavano elaborando la propria teologia e l'annuncio era ancora asciutto.

Il termine "padre", inoltre, tra i romani era inflazionato in quanto agli imperatori, considerati divini, era attribuito quel titolo onorifico di "Pater Patriae" - "Padre della Patria" - (PP sulle monete) che l'antica Roma conferiva ai personaggi che avevano servito con onore la Repubblica.

Per quanto poi riguarda gli altri scritti del Nuovo Testamento si ha che delle 100 volte che si cita la parola "padre" 73 volte riguardano il "Padre" che sta nei cieli, il Padre di Gesù Cristo.


Se poi si va nel particolare, si ha per le:

Altre lettere:



Lettere di San Paolo:


In conclusione, gli scritti detti Giovannei - Vangelo di Giovanni (117), Apocalisse (5) e le lettere di Giovanni (16) - presentano complessivamente 138 volte la parola "Padre" rispetto alle 184 che si trova citato negli scritti dell'intero Nuovo Testamento, cioè nel 75% delle volte.

Veramente a tali scritti spetta il primato di tale riconoscimento che tanto ha influito negli sviluppi teologici del cristianesimo.
La motivazione è semplice: sono quei testi, specialmente il Vangelo, scritti per ultimi del Nuovo Testamento, per cui le comunità cristiane avevano elaborato e rivisitato i discorsi di Gesù e grazie allo Spirito Santo avevano preso atto dell'avvenuta elezione da parte del Padre per i meriti di Cristo, il Figlio Unigenito.

San Paolo ha il merito di aver chiarito il rapporto di figliolanza adottiva di Dio in Efesini 1,3-7.11 "Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia... In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà..."
Stesso pensiero si trova in Romani 8,14-17.

LE CATECHESI SUL "PADRE" AI ROMANI
Vari ebrei giunti come mercanti vivevano a Roma durante la tarda epoca repubblicana, ma i primi ebrei attestati in Italia furono gli ambasciatori inviati nel II secolo a.C. a Roma ai tempi dei Maccabei, quando la Giudea chiese al senato romano un'alleanza nella guerra contro i Seleucidi.
Nella fase finale poi della guerra tra Giulio Cesare e Pompeo gli ebrei di Giudea sotto il dominio di Pompeo diedero un fattivo contributo al partito di Giulio Cesare che nel 47 a.C. restituì il potere politico a Ircano re di Giudea e concesse poi a Ircano II il diritto di giudicare le dispute religiose tra gli ebrei fuori dalla Giudea, quindi, assicurò la libertà religiosa dei loro concittadini ebrei.
Sin dai tempi di Giulio Cesare, quindi, a Roma si stanziò una fiorente comunità ebraica presso la quale ci furono i primi annunci del nascente cristianesimo e ben presto nacque a Roma anche una comunità cristiana.

La tradizione indica San Pietro, col suo segretario e discepolo Marco autore dell'omonimo Vangelo, tra i primi padri che catechizzò di quella comunità; questi, infatti, secondo la tradizione abitavano vicino l'attuale Piazza Venezia, ove ora c'è la chiesa di San Marco.
A quella comunità poi San Paolo ebbe a scrivere la nota "lettera ai Romani".
Visto come in tali scritti è limitata all'essenziale la citazione del termine "Padre", ho ritenuto interessante verificare in quali momenti e perché viene usato.
Ecco le 4 volte che "Padre" si trova in Marco e le 4 nella lettera ai Romani.

Vangelo di Marco
Si legge nel Vangelo di Marco:
  • Marco 8,34-38 - "Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Infatti quale vantaggio c'è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi."
    È la chiamata, "Se qualcuno vuol venire dietro a me", fatta a persone forti che cercano di guadagnare il mondo intero, e qui leggo in particolare "i romani" che erano nel pieno della espansione del loro impero di cui Roma era il fulcro che gestiva il tutto.
    È chiamato chi vuol salvare la propria vita.
    Per salvare la propria vita occorre salire sul carro di chi alla fine dei tempi riceverà il trionfo, quindi, "combattere" la guerra con lui, ossia è da salire sul carro del Figlio, Gesù Cristo che tornerà glorioso con gli angeli e quel carro è la "merkabah", il carro della evangelizzazione, che riporta gli esuli alla città; di Dio, la nuova Gerusalemme.
  • Marco 11,24-25 - "Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe."
    È in pratica l'iniziazione al pregare che in Matteo inizia con "Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole" (Matteo 6,7) e porta al contributo della preghiera insegnata da Gesù, detta del "Padre Nostro", in cui si trova "rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debiti" (Matteo 6,12), pensiero analogo a quello che si ritrova qui in Marco.
  • Marco 13,28-32 - "Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre."
    Gesù qui nel capitolo Marco 13 annuncia eventi verificabili sull'avvento del Regno dei Cieli e chiede di vegliare.
    Sentiranno parlare "guerre e di rumori di guerre", il Vangelo "proclamato a tutte le nazioni", avverrà la distruzione di Gerusalemme "vedrete l'abominio della devastazione presente là dove non è lecito" e "non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga".
    Il tutto è molto pratico e pragmatico calzante con lo spirito dei romani del tempo.
    Vi sarà la guerra di Roma guidata da Vespasiano e dal figlio Tito contro i giudei, cui seguirà la distruzione del Tempio di Gerusalemme.
    L'epicentro del Regno quindi prese possesso e sede in Roma, grazie a tanti martiri.
  • Marco 14,32-36 - "Giunsero a un podere chiamato Getsemani ed egli disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate. Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu."
    Siamo al racconto della "passione".
    Mistero grande!
    Il Padre, "Abba'", come Gesù lo chiama teneramente, consenta che il Figlio subisca il tremendo supplizio della croce che i romani conoscevano bene.
    L'amore del Padre per gli uomini lo consente per la loro salvezza.
    Il Vangelo di Marco chiuderà poi quell'episodio della croce con l'annotazione che certamente colpiva i romani: "Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!" (Matteo 15,39)
Lettera ai Romani
Nella lettera ai Romani si legge:
  • Romani 1,1-7 - "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.-, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!"
    San Paolo entra subito nel vivo. Quelli che sono a Roma sono amati da Dio, chiamati da Gesù Cristo alla santità con l'ascolto del Vangelo, ossia della buona notizia della risurrezione dai morti del Figlio da parte di Dio, Padre nostro.
  • Romani 6,4-7 - "Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se, infatti, siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione. Lo sappiamo: l'uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti, chi è morto, è liberato dal peccato."
    Il battesimo è figura efficace dell'entrare nella morte di Cristo da parte dell'uomo vecchio per ricevere una nuova natura, la stessa di Cristo, l'uomo nuovo che, per mezzo della gloria del Padre, porta alla risurrezione.
    San Paolo pone in evidenza la schiavitù del peccato ai romani, presso cui la schiavitù era ben nota e tra cui molti schiavi e liberti partecipavano alla comunità cristiana, per svegliare in loro, particolarmente sensibili, il desiderio di libertà, annunciando come questa sia ottenibile in modo radicale col battesimo.
  • Romani 8,14-17 - "...tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria."
    Il battesimo porta il dono dello Spirito Santo che reca con sé la natura divina e fa divenire eredi di Cristo e figli adottivi di Dio per cui anche il battezzato sente in sé l'uomo nuovo che chiama e grida Abbà! Padre!
  • Romani 15,4-6 - "Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché, in virtù della perseveranza e della consolazione che provengono dalle Scritture, teniamo viva la speranza. E il Dio della perseveranza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti, sull'esempio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendiate gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo."
    San Paolo tende ad accende il desiderio di approfondire le Sacre Scritture per tenere viva la speranza, cioè l'attesa che è capace di destare le profezie in esse contenute sul ritorno nella gloria dell'Unigenito Figlio di Dio.
IL "PADRE" NEL VANGELO DI MATTEO
La prima delle 44 volte in cui nel Vangelo di Matteo si trova la parola "Padre" è nel discorso della montagna, pronunciato sopra Cafarnao, con cui Gesù in pratica iniziò la predicazione, annunciando il Regno di Dio.
Come primo atto come fece IHWH sul Sinai, Gesù diede compimento e piena luce alla "Legge" che i discepoli sono chiamati a portare per illuminare il mondo e quale sapienza per insaporire le genti.
Ivi, infatti, al riguardo dice: "Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo... risplenda la vostra luce davanti agli uomini... e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli." (5,13-16)

In quel discorso che si sviluppa nei capitoli 5-7, basilare per la vita cristiana con cui è presentato l'uomo nuovo, per 7 volte è detto "Padre vostro", 5 volte "Padre tuo che vede nel segreto", 3 volte "Padre vostro celeste", 1 volta "Padre nostro" e ancora, conclude Gesù con "Padre mio che è nei cieli".

In tutto il Vangelo Gesù per 16 volte dice "Padre mio", di cui 7 volte come "Padre mio che è nei cieli", 2 volte "Padre mio celeste" e 14 volte "Padre Vostro" 1 volta "Padre nostro", 1 volta "Padre loro", 1 volta "Padre, Signore del cielo e della terra", 4 volte solo "Padre", 1 volta "Padre suo" riferito al Figlio dell'uomo che verrà alla fine nella gloria.
Ecco alcuni insegnamenti sul Padre.
Quando invia i 12, come pecore in mezzo ai lupi, insegnamento che vale per chiunque stia per evangelizzare, Gesù disse e dice:
  • Matteo 10,19-20 - "non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: infatti, non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi."
Gesù mette in evidenza che è Lui solo la via per arrivare al Padre:
  • Matteo 11,27 - "Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo."
Chiarisce poi chi sono i suoi fratelli:
  • Matteo 12,50 - "...chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre."
Abbiamo un solo Padre:
  • Matteo 23,9 - "E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste."
Gesù annuncia la sua Pasque nell'ultima cena e istituisce il sacramento eucaristico come segno dell'alleanza nel suo sangue, promessa del banchetto eterno nel Regno del Padre:
  • Matteo 26,26-30 - "Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d'ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio. Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi."
Chiarisce, infine, quale sia la missione del cristiano:
  • Matteo 28,19.20 - "Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo."
IL "PADRE" NEL VANGELO DI LUCA
Il Vangelo di Luca apre la sequenza delle volte che da Gesù parla del "Padre" con un episodio, che si trova solo in questo Vangelo.
Gesù, ancora fanciullo, colloquia con i dottori del Tempio:
Luca 2,41-50 - "I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo. Ed egli rispose loro: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"

Questa pagina fa capire che Gesù, essendo un vero uomo, alla sua età, come ogni altro fanciullo ebreo, doveva acquisire conoscenza delle Sacre Scritture per entrare a 13 anni con il rito della "bar mitzvah" nell'assemblea degli adulti della comunità pur se la sua divinità restò velata fino alla discesa dello Spirito Santo come colomba al momento del battesimo al Giordano atto con cui diede inizio al Suo ministero terreno.

"Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento." (Luca 3,21)
Ci fu poi la conferma al momento della trasfigurazione: "E dalla nube uscì una voce, che diceva: Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!" (Luca 9,35)

Gesù a Nazaret era stato attento e metteva a frutto gli insegnamenti ricevuti ovviamente da Giuseppe sia sulla Torah, sia sulle altre Sacre Scritture, sia sul mestiere paterno.
Sappiamo che nell'Antico Testamento, cioè nelle Sacre Scritture ebraiche, disponibili ai tempi di Gesù, che annunciano il compimento della rivelazione di Dio in Cristo, vi sono tutte le indicazioni per cogliere la verità della paternità divina.
Questo era stato assodato dal fanciullo Gesù che aveva preso sul serio le parole del maestro e credeva in pienezza e semplicità alle Scritture che portavano nettamente alla conclusione che era figlio di Dio.
Nello stesso tempo s'intuisce che quel dire della paternità divina dalla masse era considerato più come un modo di dire che una verità assoluta; di ciò si trova traccia nelle reazioni degli ascoltatori durante la predicazione di Gesù.

Nelle varie Pasque passate dalla viva voce di Giuseppe aveva sentito i racconti di come Dio aveva aiutati la famiglia e li aveva guidati salvandoli da tante peripezie.
L'amore e la gratitudine per Dio, inculcato dai santi genitori. si faceva carne in quell'animo umano ben predisposto, in perfetta armonia con lo spirito che Dio aveva infuso alla nascita.
Ciò evidentemente combaciava perfettamente con quanto che aveva nel cuore.
Erano state quelle sue parole dette ai genitori al momento del ritrovamento una profezia sul suo futuro ministero.
I genitori al momento non la compresero in quel senso.
Lui comunque dopo quell'episodio rientrò nei propri ambiti di figlio soggetto ai genitori, e il Vangelo precisa: " Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini." (Luca 2,51-52)

In questo Vangelo si trova 1 volta "Padre, Signore del cielo e della terra", 4 volte "padre mio", 10 volte "Padre", 3 volte "Padre vostro".
Estraggo poi alcuni versetti specifici che parlano del "Padre".

La prerogativa di Dio che Gesù predica è quello della misericordia:
  • Luca 6,36 - "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso."
Dice Gesù che la richiesta che certamente Dio vuole soddisfare è quando si chiede che invii il Suo Santo Spirito:
  • Luca 11,13 - "Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!"
Sulla croce Gesù chiede al Padre perdono per gli uomini e si consegna per la morte, come Isacco si consegnò al padre Abramo sulla legna pronta per l'olocausto:
  • Luca 23,34 - "Gesù diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno."
  • Luca 23,46 -"Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito. Detto questo, spirò."
Le Sacre Scritture dell'Antico Testamento che molti trovano difficili e diverse dal Nuovo Testamento risultano sigillate, ossia contengono un segreto che solo Cristo può aprire e renderle pienamente conciliabili; esse annunciano i tempi messianici che sono venuti con Lui, infatti:
  • Luca 24,46-51 - "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto. Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo."
Per aprire quei libri sigillati e occorre credere in Gesù Cristo, che ne apre i sigilli.
Il libro dell'Apocalisse poi in 5,1-5 chiarisce: "E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli? Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. Uno degli anziani mi disse: Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli."

IL "PADRE" NEL VANGELO DI GIOVANNI
Com'è noto, questo Vangelo apre con un "Prologo" che collega l'annuncio della "buona notizia" di Gesù di Nazaret ai fatti avvenuti "In principio", cioè con Genesi 1,1, quindi, con gli eventi dei giorni della creazione.
Vi viene affermato:
  • Giovanni 1,14 - "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 1,18 - "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato."
Dopo le nozze di Cana, essendo prossima la Pasqua, da Cafarnao Gesù con gli apostoli si portò a Gerusalemme. Qui cacciò i venditori dal Tempio e per la prima volta questo Vangelo dice che parlò di Dio come suo Padre: "disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!" (Giovanni 2,13).

Fu in tale occasione che ai Giudei che gli chiedevano "Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere." (Giovanni 2,18-19)

Poi Giovanni il Battista testimoniò ai suoi discepoli: "Colui, infatti, che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna..." (Giovanni 3,34-36)

Nell'incontro con la samaritana per tre volte Gesù parla del "Padre": "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza (ossia Gesù) viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità." (Giovanni 4,21-24)

Per due volte ripete "spirito e verità" e annuncia la Trinità, assieme a Dio Padre lo Spirito Santo e il Figlio che si ricava dalla "verità", in ebraico, "'oemoet" "l'Unigenito uomo ".
Al Capitolo 5, dopo aver guarito il paralitico alla piscina detta Betzatà l'accusarono che aveva operato di sabato "Ma Gesù disse loro: Il Padre mio agisce anche ora e anch'io agisco. Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio." (Giovanni 5,17-18), poi fa un lungo discorso in cui per 10 volte parla del Padre e, dopo aver detto "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole".
In particolare, sostiene che se "scrutassero" bene le Scritture si renderebbero conto che Mosè parla di Lui, ma li accusa, voi non credete a Mosè (Giovanni 5,39-47). L'uso delle lettere ebraiche consente da ogni versetto di quella Scritture d'estrarre profezie sul Messia.
Nel capitolo 6, che inizia col il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e prosegue con l'episodio della tempesta sedata, Gesù poi nella sinagoga a Cafarnao insegna e per 11 volte si trova la parola "Padre", di cui fornisco una sintesi incompleta:
  • Giovanni 6,27 - "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo."
  • Giovanni 6,40 - "Questa, infatti, è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 6,44 - "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 6,57 - "Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me."
  • Giovanni 6,65 - "E diceva: Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre."
Al capitolo 8, dopo l'episodio in cui Gesù evita la lapidazione dell'adultera, mentre insegnava nel Tempio disse ai farisei:
  • Giovanni 8,15-19 - "Io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me. Gli dissero allora: Dov'è tuo padre? Rispose Gesù: Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio".
Quel dire "la vostra legge" è da intendere che di fatto non credevano a un Padre concreto come "persona", ma a un ente astratto, mentre per Gesù, ovviamente il Padre è persona come lo è il Paraclito che poi annuncerà.

Qui ebbe poi ebbe a dire:
  • Giovanni 8,24.27s - "Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati"... "Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato."
Nacque una discussione in cui ancora per quattro volte - versetti 38, 40, 49 e 54 - Gesù parla del Padre a quelli che controbattevano dicendosi figli di Abramo, replicò:
  • Giovanni 8,44 - "Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna."
Al capitolo 10 per 13 volte troviamo il "Padre".
Gesù si paragona alla porta delle pecore e dichiara:
  • Giovanni 10,14-18 - "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio."
Erano i giorni della festa della Dedicazione e a Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone quando gli fecero la domanda esplicita "Se tu sei il Cristo?"
Gesù rispose loro:
  • Giovanni 10,25-30 - "Ve l'ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola."
Ai Giudei che lo volevano lapidare:
  • Giovanni 10,32 - "Gesù disse loro: Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?"
poi:
  • Giovanni 10,35-38 - "Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio - e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: Tu bestemmi perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre."
Alla risurrezione di Lazzaro:
  • Giovanni 11,41-44 - "Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato. Detto questo, gridò a gran voce: Lazzaro, vieni fuori! Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: Liberatelo e lasciatelo andare."
Al capitolo 12 si trova:
  • Giovanni 12,48-50 - "Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!" (12,26-28) poi "Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me."
Al capitolo 13, siamo al momento dell'ultima cena e della "lavanda dei piedi" e il Vangelo precisa;
  • Giovanni 13,1-4 - "Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita."
Il Testamento Spirituale
Il "testamento spirituale di Gesù è riportato nei capitoli 14-17 e sono le sue parole di commiato agli apostoli dopo l'ultima cena in cui "Padre" viene pronunciato per 48 volte.

Capitolo 14 - 21 volte "Padre".
  • Giovanni 14,2 - "Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto?"
  • Giovanni 14,6-14 - "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto. Gli disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò."
  • Giovanni 14,16 - "...io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre..."
  • Giovanni 14,21 - "Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui."
  • Giovanni 14,24 - "Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato."
  • Giovanni 14,26 - "...il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto."
  • Giovanni 14,28 - "Vado e tornerò da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me."
  • Giovanni 14,31 - "...bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco."
Capitolo 15 - 10 volte "Padre".
  • Giovanni 15,1 - "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore."
  • Giovanni 15,8-10 - "In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore."
  • Giovanni 15,15-17 - "...vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri."
  • Giovanni 15,23-24 - "Chi odia me, odia anche il Padre mio. Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio."
  • Giovanni 15,26-27 - "Quando verrà il Paraclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio."
Capitolo 16 - 11 volte "Padre".
  • Giovanni 16,2-3 - "...viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me."
  • Giovanni 16,10 - "...vado al Padre..."
  • Giovanni 16,15 - "Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà."
  • Giovanni 16,17 - "Io me ne vado al Padre..."
  • Giovanni 16,23 - "...se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà..."
  • Giovanni 16,25-28 - "Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l'ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre."
  • Giovanni 16,32 - "Ecco, viene l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me."
Capitolo 17 - 6 volte "Padre".
  • Giovanni 17,1 - "Così parlò Gesù. Poi, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te."
  • Giovanni 17,5 - "E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse".
  • Giovanni 17,11 - "Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi."
  • Giovanni 17,20-21 - "Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato."
  • Giovanni 17,24-25 - "Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato."
Passione e Risurrezione
Da questo punto in poi nel Vangelo di Giovanni si trovano ancora 5 citazione del termine "Padre", precisamente:
  • Giovanni 18,11 - Al momento del suo arresto al Getsemani disse a Pietro: "Gesù allora disse a Pietro: Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?"
  • Giovanni 20,18 - A Maria di Magdala dopo la risurrezione Gesù disse: "Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro".
  • Giovanni 20,21-23 - Gesù la sera si presentò agli apostoli riuniti e disse loro: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati."
"PADRE" NEGLI ALTRI SCRITTI "GIOVANNEI"
Oltre il Vangelo di Giovanni gli altri scritti Giovannei - l'Apocalisse e le due lettere dette di Giovanni - complessivamente presentano per 21 volte il termine di "Padre", come in appresso.

Apocalisse - 5 volte.
Nel libro dell'Apocalisse la prima volta che si trova "Padre" è:
  • Apocalisse 1,4-6 - "Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen."
In tre delle volte che rivolgendosi alle sette Chiese parla del "vincitore", si trova il termine "Padre":
  • Efeso, Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro, dice in 2,7: "Al vincitore darò da mangiare dall'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio".
  • Smirne, il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita, dice in Apocalisse 2,11: "Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte".
  • Pergamo, Colui che ha la spada affilata a due tagli, dice in Apocalisse 2,17: "Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve".
  • Tiatira, il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente, dice in Apocalisse 2,27-28: "Al vincitore che custodisce sino alla fine le mie opere darò autorità sopra le nazioni: le governerà con scettro di ferro, come vasi di argilla si frantumeranno, con la stessa autorità che ho ricevuto dal Padre mio; e a lui darò la stella del mattino."
  • Sardi, Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle, dice in Apocalisse 3,5: "Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli."
  • Filadelfia, Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide che quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre, dice in Apocalisse 3,12: "Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo".
  • Laodicea, l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio dice in Apocalisse 3,21: "Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono."
Questo termine "vincitore" allude certamente a quanto in 2Samuele 8,6 e 8,14 e in 1Cronache 18,6 e 18,13 ove dice che: "Il Signore rendeva vittorioso Davide dovunque egli andava" o "Il Signore rendeva vittorioso Davide in ogni sua impresa."

In tutti questi la parola ebraica per "vittorioso" o "vincitore" è "'isha'" che altri non è che il nome di Gesù, quindi, il vincitore diviene come Lui.
D'altronde "Un discepolo non è più grande del maestro; ma ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro." (Luca 6,40)

Il "Vincitore" è, quindi, un discepolo di Gesù che ha ascoltato e messo in pratica quanto ha compreso in un cammino di santità in cui lo Spirito Santo gli ha fornito grazia su grazia per divenire simile alla volontà del Padre.
Del resto Lui è: "Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9b) in cui per "vittorioso" scrive "nosha'" .

L'ultima volta poi che è citato il "Padre" è in 14,1: "E vidi: ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui cento quarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo."

Quel numero merita una spiegazione che certamente allude all'ebraico, infatti, poi indica una motivazione di un 12.000 per ciascuna delle 12 tribù d'Israele.
La spiegazione di quel 144.000 che ho riportato in ""L'uomo è come un albero" è semplice:



In analogia a Isacco che: "...fece una semina in quel paese e raccolse quell'anno il centuplo. Il Signore infatti lo aveva benedetto." (Genesi 26,12)

Prima lettera di Giovanni - 12 volte.
La prima lettera di Giovanni come il suo Vangelo allude a "In principio" di Genesi 1,1 e si sviluppa in 5 capitoli.
  • Prima lettera di Giovanni 1,1-3 - "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi - quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo."
Con tutte le sue forze e come ha visto attraverso tutti i sensi, afferma che in Gesù la Parola di Dio si è fatta carne.
  • Prima lettera di Giovanni 2,1-2 - "Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo."
  • Prima lettera di Giovanni 2,14-15 - "Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre... Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo - la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita - non viene dal Padre, ma viene dal mondo."
  • Prima lettera di Giovanni 2,22-24 - "Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre. Quanto a voi, quello che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quello che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre."
Nel capitolo 4 poi si trova:
  • Prima lettera di Giovanni 4,1 - "Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui."
  • Prima lettera di Giovanni 4,14-16 - "E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui."
Seconda lettera di Giovanni - 5 volte:
  • Seconda lettera di Giovanni 1,3-4 - "...grazia, misericordia e pace saranno con noi da parte di Dio Padre e da parte di Gesù Cristo, Figlio del Padre, nella verità e nell'amore. Mi sono molto rallegrato di aver trovato alcuni tuoi figli che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre." il comandamento è che ci amiamo gli uni gli altri.
  • Seconda lettera di Giovanni 1,9 - "Chi va oltre e non rimane nella dottrina del Cristo, non possiede Dio. Chi invece rimane nella dottrina, possiede il Padre e il Figlio."
"PADRE" NEGLI ATTI, IN EBREI E IN ALTRE LETTERE CATTOLICHE
Proseguo con le citazione di "Padre nei seguenti scritti del Nuovo Testamento.

Atti - 3 citazioni
  • Atti 1,3-8 - Gesù: "...si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo. Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele? Ma egli rispose: Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra."
  • Atti 2,32-33 - "Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal B>Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire."
Ebrei - 1 citazione
  • Atti 12,9 - "Del resto noi abbiamo avuto come educatori i nostri padri terreni e li abbiamo rispettati; non ci sottometteremo perciò molto di più al Padre celeste, per avere la vita?"
1Pietro - 3 citazioni
  • 1Pietro 1,1-4 - "Pietro, apostolo di Gesù Cristo, ai fedeli che vivono come stranieri, dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, scelti secondo il piano stabilito da Dio Padre, mediante lo Spirito che santifica, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi dal suo sangue: a voi grazia e pace in abbondanza. Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un'eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce."
  • 1Pietro 1,17 - "E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri."
2Pietro - 1 citazione
  • 2Pietro 1,17 - "Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento."
Giacomo - 3 citazioni
  • Giacomo 1,17 - "ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento."
  • Giacomo 1,27 - "Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo."
  • Giacomo 3,9 - "Con essa (la lingua) benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio."
Giuda - 1 citazione
  • Giuda 1,1-2 - "Giuda, servo di Gesù Cristo e fratello di Giacomo, a coloro che sono prediletti, amati in Dio Padre e custoditi da Gesù Cristo, a voi siano date in abbondanza misericordia, pace e carità."
"PADRE" NELLE LETTERE DI SAN PAOLO
Abbiamo già visto le citazioni di "Padre" nella lettera ai Romani, quindi ne restano 36 nelle altre 12 lettere di San Paolo.
Di queste 19 volte si trovano nella introduzione di indirizzo della lettera precisamente: 1 in 1Corinzi, 3 in 2Corinzi, 2 in Efesini, 1 in Tito, 3 in Galati, 1 in Filemone, 2 in Colossesi, 2 in 1Tessalonicesi, 2 in 2Tessalonicesi, 1 in 1Timoteo e 1 in 2Timoteo.

1Corinzi - 3 citazioni
  • 1Corinzi 1,2-3 - "alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!"
  • 1Corinzi 8,6 - "per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo grazie a lui."
  • 1Corinzi 15,24 - "Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza."
2Corinzi - 4 citazioni
  • 2Corinzi 1,2-3 - "grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!"
  • 2Corinzi 11,31 - "Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mento."
Efesini - 8 citazioni
  • Efesini 1,2-3 - "grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo."
  • Efesini 1,17.19 - "affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l'efficacia della sua forza e del suo vigore."
  • Efesini 2,18 - "Per mezzo di lui, infatti, possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito."
  • Efesini 3,14 - "Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell'uomo interiore mediante il suo Spirito."
  • Efesini 4,6 - "Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti."
  • Efesini 5,18-20 - "siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo."
  • Efesini 6,23 - "Ai fratelli pace e carità con fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo."
Tito - 1 citazione
  • Tito 1,4 - "a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore."
Galati - 4 citazioni
  • Galati 1,1-5 - "Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati al fine di strapparci da questo mondo malvagio, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, 5al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen."
  • Galati 4,6-7 - "E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio."
Filippesi - 3 citazioni
  • Filippesi 1,2 - "grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo."
  • Filippesi 2,9-11 - "Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: Gesù Cristo è Signore! a gloria di Dio Padre."
  • Filippesi 4,20 - "Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen."
Colossesi - 4 citazioni
  • Colossesi 1,2-3 - "ai santi e credenti fratelli in Cristo che sono a Colosse: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro. Noi rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, continuamente pregando per voi."
  • Colossesi 1,12 - "ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce."
  • Colossesi 3,17 - "E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre."
Filemone - 1 citazione
  • Filemone 1,3 - "grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo."
1Tessalonicesi - 3 citazioni (4 se si contala ripetizione in 3,13)
  • 1Tessalonicesi 1,1-3 - "Paolo e Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace. Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro."
  • 1Tessalonicesi 3,11-13 - "Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro cammino verso di voi! Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi."
2Tessalonicesi - 3 citazioni
  • 2Tessalonicesi 1,1-2 - "Paolo e Silvano e Timoteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo."
  • 2Tessalonicesi 2,16 - "E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene."
1Timoteo - 1 citazione
  • 1Timoteo 1,2 - "a Timoteo, vero figlio mio nella fede: grazia, misericordia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù Signore nostro."
2Timoteo - 1 citazione
  • 2Timoteo 1,2 - "a Timoteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro."
"Padre" e "Figlio" ovviamente sono termini umani che gli uomini non possono fare a meno di usare per rappresentarsi il mondo del divino.
Il tutto porta a ritenere che la Santa Famiglia di Nazaret, rivelata dai Vangeli, è tutto e soltanto quanto è dato di conoscere agli uomini di Dio.
Questa Famiglia è lo scopo della creazione.
In essa cresce il Figlio, coeterno al padre ma nato nella carne per volere di Dio e creatore di tutto e di tutti da una coppia di esseri umani, una madre e un padre vergini, quindi, per opera dello Spirito Santo, ossia dell'amore che lega tra loro e verso l'umanità le due persone del Padre e del Figlio.
La Santa Famiglia di Nazaret in conclusione è immagine e somiglianza del mistero la SS. Trinità.

Questo è un arcano che per essere minimamente colto non si può far a meno di parlare di famiglia, paternità, maternità, fratellanza e amore.
Questa Santa unità chiama e desidera conglobare in sé tutta l'umanità e portarla a essere erede a pieno titolo della cittadinanza celeste.
I miei genitori al battesimo, mi fecero iscrivere nel "Libro della Vita" con i nomi di: Alessandro, Giovanni, Giuseppe, Maria.

a.contipuorger@gmail.com

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