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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
POPOLO IN DIASPORA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA RICOSTRUZIONE DEL TEMPIO
Secondo il libro di Esdra, in effetti, appena vennero da Babilonia i reduci nell'autunno del 538 a.C. avevano ripristinato nel vecchio Tempio l'altare degli olocausti (Esdra 3,3) e avevano celebrato la festa delle capanne poi l'anno dopo misero la prime pietre per le fondazioni del Tempio (Esdra 3,3 e 5,16) ma 17 anni dopo i lavori erano restati a quello stadio.
La carovana dei reduci giunta in patria si era, infatti, messa, subito al lavoro per la sistemazione individuale, ma comunque nel settimo mese dall'arrivo in mezzo alle rovine del tempio rialzarono l'altare per il culto.
La mole del lavoro, i costi e ostilità, invidie e incomprensioni dei rimasti in Giuda residenti e vicini portarono, di fatto, a sospendere i lavori per la ricostruzione del Tempio e così rimasero per oltre per circa 16 anni, allorché la parola dei profeti Aggeo e Zaccaria riaccesero il fervore di Zorobabele e dei reduci.
Esdra al capitolo 4 del suo libro al riguardo, infatti, segnala l'intenzione dei Samaritani di assieme il nuovo Tempio, proposta respinta dai reduci Giudei, e la conseguente ostruzionismo dei Samaritani stessi nei riguardi della nuova opera nel tempo dei regni di Ciro, Serse ed Artaserse.
I reduci Giudei di fatto, sia per problemi economici, sia impegnati nella sistemazione delle proprie case e dei propri bisogni sia anche per l'ostracismo e la gelosia di stranieri ormai residenti, tralasciarono di proseguire col Tempio.
Il profeta Aggeo apre il libro omonimo rivolgendosi a Zorobabele "governatore della Giudea" e a Giosuè "sommo sacerdote" e mette in evidenza che i reduci avrebbero dovuto pensare, prima di ogni altra cosa, a ricostruire la casa del Signore ridotta a un cumulo di rovine (2Re 25,9), e che ormai finalmente era il tempo propizio per la ricostruzione.
Se riflettete, dice in pratica Aggeo ai reduci, tutti i vostri patimenti non sono forse venuti dalla mancanza di fede nel Signore e alla trasgressione della legge?

Se Israele vuol essere benedetto dove preoccuparsi prima di tutto del suo rapporto con il Signore, si trova, infatti, in Aggeo 2,18-23: "Considerate bene da oggi in poi, dal ventiquattro del nono mese, cioè dal giorno in cui si posero le fondamenta del tempio del Signore: ebbene, manca ancora grano nei granai? La vite, il fico, il melograno, l'olivo non hanno dato i loro frutti? Da oggi in poi vi benedirò! Il ventiquattro del mese questa parola del Signore fu rivolta una seconda volta ad Aggeo: Parla a Zorobabele, governatore della Giudea, e digli... oracolo del Signore: ti porrò come un sigillo, perché io ti ho eletto. Oracolo del Signore degli eserciti."

I Giudei finalmente compresero che era prioritario porre Dio al primo posto per la ricostruzione del Tempio, infatti: "Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta." (Matteo 6,33)
Intanto i reduci avevano preparato materiali per la ricostruzione e i responsabili locale dell'amministrazione centrale dei persiani, un certo Tattenai e i suoi colleghi, funzionari di Oltrefiume, viste le opposizioni locali, scrissero al re Dario per avere direttive (Esdra 5).

Esdra riferisce al capitolo 6,1-5 che la soluzione venne dallo stesso re Dario, infatti: "Allora il re Dario ordinò che si facessero ricerche nell'archivio, là dove si depongono i tesori a Babilonia, e a Ecbatana, la fortezza che è nella provincia di Media, si trovò un rotolo in cui era scritta la seguente annotazione: Nell'anno primo del suo regno, il re Ciro prese questa decisione riguardo al tempio di Dio a Gerusalemme: il tempio sia ricostruito come luogo in cui si facciano sacrifici; le sue fondamenta siano salde, la sua altezza sia di sessanta cubiti, la sua larghezza di sessanta cubiti. Vi siano nei muri tre ordini di pietre squadrate e un ordine di legno. La spesa sia sostenuta dalla reggia. E anche i vasi del tempio di Dio, d'oro e d'argento, che Nabucodonosor portò via dal tempio che è a Gerusalemme e trasferì a Babilonia, siano restituiti e vadano al tempio che è a Gerusalemme, al loro posto, e siano deposti nel tempio di Dio."

Con l'assenso pieno ormai dei persiani la ricostruzione fu ripresa e terminata nel 515 a.C. quando v'immolarono la Pasqua come precisa Esdra 6,19-22: "rimpatriati celebrarono la Pasqua il quattordici del primo mese. Infatti i sacerdoti e i leviti si erano purificati tutti insieme, come un sol uomo: tutti erano puri. Così immolarono la Pasqua per tutti i rimpatriati, per i loro fratelli sacerdoti e per se stessi. Ne mangiarono gli Israeliti che erano tornati dall'esilio e quanti si erano separati dalla contaminazione del popolo del paese, unendosi a loro per cercare il Signore, Dio d'Israele. Celebrarono con gioia la festa degli Azzimi per sette giorni, poiché il Signore li aveva colmati di gioia, avendo piegato a loro favore il cuore del re d'Assiria (che allora comandava l'Assiria), per rafforzare le loro mani nel lavoro per il tempio di Dio, il Dio d'Israele."

Nell'anno 515, quindi, fu consacrato il nuovo Tempio e, mancando il re, l'unico centro di potere fu la classe sacerdotale e i sapienti maestri di studio portatori di innovazioni culturali e teologiche vissute in esilio.
Il V secolo a.C. è l'epoca d'oro per la Bibbia in quanto di questa vedono la luce nuovi libri ed edizioni finali di opere più antiche revisionate quali:

    profeti, Isaia capitoli 56-66, Aggeo, Zaccaria capitoli 1-8, Malachia, Abdia;
  • i Proverbi; il libro dei Salmi; il Cantico dei Cantici;
  • opere originali: il libro di Rut; il libro di Giona;
  • il Pentateuco, infatti, "Secondo l'idea tradizionale i libri biblici sono stati scritti nell'epoca dei fatti narrati; secondo la critica sono molto più tardi, ma in ogni caso la scrittura dei libri del Pentateuco e delle opere profetiche avrebbe avuto il suo compimento all'inizio del secondo Tempio." (Riccardo di Segni Rabbino capo di Roma)
Sta il fatto, comunque, che dopo ciò i Sacri Testi non forniscono più notizie su Zorobabele il che ha aspetti misteriosi, perché troppo netta è la "dimenticanza" come qualcosa di studiato, una specie di "colpo di Stato".
Non sono, infatti, più menzionati, Zorobabele, e la casa reale di Davide con ruoli di governo, ma in Giudea assurge a massima autorità solo la figura del solo Sommo Sacerdote per cui dei tempi mitici e del ripristino del regno di Davide restò solo il ricordo e il pio desiderio.
Ai davidici però fu conservata l'istituzione di Esilarca a Babilonia e la menzione per funzioni onorifiche o di rappresentanza come presidente onorario o vice presidente, il Nasi, del Sinedrio, uno aggiunto ai 70 fino ai tempi di Gesù.
A questo punto nel libro di Esdra - 10 capitoli - è evidente una dicotomia, di fatto, prima tale testo propone il ministero di Zorobabele, capitoli 1-6, poi dal 7° al 10°, senza ricordare nulla di quegli, presenta il ministero Esdra, sacerdote della tribù di Levi, scriba esperto in Sacre Scritture che dopo 60 anni dalla ricostruzione del Tempio, per ordine del re Artaserse, ebbe l'incarico di portare a Gerusalemme gli arredi per il servizio nel Tempio e d'informarsi sulle condizioni di vita dei reduci e guidò un secondo gruppo di Ebrei.
Nel contempo, Neemia, giudeo, coppiere di Artaserse = Serse, ebbe il permesso di recarsi a Gerusalemme - nel 445 a.C., 21° anno del regno - per ricostruirne le mura; nel frattempo secondo la tradizione, una giovane ebrea, Ester, quella dell'omonimo libro era divenuta moglie dal re Assuero e regina di Persia.
Il re, quindi, quotidianamente era in contatto con Neemia che verificava che il vino che serviva non fosse avvelenato e aveva vicino la regina ebrea, quindi, si spiega il suo atteggiamento che favorì gli ebrei.


Chiesa di Nimis - Ester

Nel racconto di Neemia sul permesso che gli diede Artaserse si vede la mano di Dio e trapela l'intervento della regina Ester: "Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui. Ma il re mi disse: Perché hai l'aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un'afflizione del cuore. Allora io ebbi grande timore e dissi al re: Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco? Il re mi disse: Che cosa domandi? Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re: Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla. Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai? Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data. Poi dissi al re: Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell'Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare. Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me." (Neemia 2,1-8)

Dopo aver operato da governatore in Giuda per 12 anni e ricostruite le mura di Gerusalemme Neemia tornò in Persia ove ottenuto un nuovo mandato tornò a Gerusalemme per continuare la restaurazione morale ed insegnare al popolo ad abbandonare le infedeltà e cominciare ad osservare la Parola di Dio e fu governatore di Giudea fino a che morì.
Nell'anno 432 a.C., Neemia riparte per la seconda missione e provvede:
  • a purificare il Tempio dal magazzino di derrate permesso del sommo sacerdote Eliasib (Neemia 13,4-9);
  • riforma e il riordinamento della condizione disagiata dei leviti e dei cantori (Neemia 13,10-14);
  • osservanza del riposo sabbatico in città (Neemia 13,15-20);
  • divieto di matrimoni misti tra giudei e donne straniere che educavano i figli nell'idolatria (Neemia 13,23-27).
Il giudaismo, di fatto, nato in esilio, pur se considera ancora necessario il Tempio si sposta verso un approccio del singolo inserito attivamente in una comunità nei riguardi di IHWH che sgorga dall'ascolto della parola della Torah e apre a un culto non più riservato ai soli sacerdoti, ma a tutti i membri del popolo che assumono veste sacerdotale e sono chiamati a metter in pratica i comandamenti valutati più dei sacrifici e degli olocausti.
La pietà e le celebrazioni incentrati sulla lettura della parola di Dio, insomma, paiono primeggiare sui sacrifici del Tempio.
Alla Torah scritta sono unite tradizioni, altre norme religiose e civili, istituzioni sociali e penali, costumi domestici, una vera Torah orale, con "Targumin" per chi non comprende più l'ebraico e "midrash" e parabole per far comprendere i testi.
Capisaldi della pietà giudaica postesilica rispetto ai sacrifici del Tempio come asseriscono poi i profeti divengono preghiera, l'elemosina e il digiuno.
Si apre così la via al movimento dei farisei nato dopo l'evento dei Maccabei e agli insegnamenti dei Vangeli, echeggiano, infatti, le parole di Gesù alla samaritana: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre... viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così, infatti, il Padre vuole che siano quelli che lo adorano." (Giovanni 4,21-23)


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