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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA FEDE NELLA "VITA ETERNA"

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'ATTESA ESCATOLOGICA »
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GLI ESSENI E DANIELE »
LA PRIMA VISIONE DI DANIELE »
LA VENUTA DEL REGNO DEL MESSIA »

LE PROFEZIE DI DANIELE E GESÙ
Gesù nel Vangelo di Matteo 24,15 cita esplicitamente Daniele e lo definisce "profeta", il che spiega perché dal cristianesimo il libro di Daniele è posto tra i profeti, mentre l'ebraismo lo inserisce tra gli altri scritti della Tenak.

Le parole esatte di Gesù in Matteo 24,15-18 sono: "Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l'abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele - chi legge, comprenda - allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello."
Ciò lo fa quando profetizza la distruzione del Tempio, l'inizio dei dolori e la tribolazione di Gerusalemme ricordando la profezia delle settanta settimane e brani successivi di Daniele:

  • Daniele 9,27 - "Egli stringerà una solida alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di metà settimana, farà cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del tempio porrà l'abominio devastante, finché un decreto di rovina non si riversi sul devastatore".
  • Daniele 11,31 - "Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio devastante."
  • Daniele 12,11 - "Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l'abominio devastante, passeranno mille duecento novanta giorni."
A prescindere dall'identità dei singoli personaggi storici, chi produrrà tutto ciò, vero autore e motore, è quel "Egli" di Daniele 9,27, lo stesso di Daniele 9,26, ossia il "principe" di questo mondo, Satana, Lucifero, Sammaele, l'angelo del male, quello che si incarnò nel serpente delle origini che fa guerra al principe del popolo d'Israele, l'arcangelo Michele e che sarà vinto dal Messia, la Parola di Dio, secondo l'Apocalisse e secondo il pensiero Esseno.

Nel Vangelo di Giovanni 12,20-36 c'è il seguente brano che si chiarisce bene proprio alla luce della profezia delle settanta settimane di Daniele: "Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c'erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli domandarono: Signore, vogliamo vedere Gesù. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l'anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora! Padre, glorifica il tuo nome. Venne allora una voce dal cielo: L'ho glorificato e lo glorificherò ancora! La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: Un angelo gli ha parlato. Disse Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Allora la folla gli rispose: Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come puoi dire che il Figlio dell'uomo deve essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo? Allora Gesù disse loro: Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce. Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro."

Dopo la risurrezione di Lazzaro e l'entrata trionfale a Gerusalemme accolto come Messia, ecco che s'attendono che attui le attese promesse, per cui quel "vogliamo vedere Gesù" che in pratica sta significando "vogliamo vedere la salvezza" provoca la risposta di Gesù che pare sorprendente, invece è strettamente conseguente in quanto conclude è:"È venuta l'ora".
Ormai il sentiero da percorrere per Gesù è preciso, è venuta la sua ora.
Lui, di fatto, è un principe davidico.
È Lui che i sommi sacerdoti e i potenti del tempo stanno cercando d'incolpare per farlo morire ingiustamente.
È stato accolto come Messia, l'unto, quindi è il consacrato che deve morire senza colpa, quello della profezia di Daniele 9,26, "un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui."
Subito dopo conferma che sta leggendo mentalmente quella profezia aggiungendo è l'ora che "Figlio dell'uomo sia glorificato".
Questo figlio dell'uomo deve essere innalzato fino al cielo secondo la profezia in Daniele 7,13-14: "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai e il suo regno non sarà mai distrutto". (Daniele 7,13-14)

Per Gesù questo innalzamento si disegna in modo pratico si presenta con un primo passo evidente; sarà innalzato sulla croce!
Quello sarà il modo di morire e la croce con Lui sopra sarà una spiga di grano nata da Lui, e allora il "chicco di grano, caduto in terra" morendo, "produce molto frutto".
Secondo la profezia delle settanta settimane il Suo innalzamento e l'entrata nei cieli provocherà la vittoria sul principe devastatore; quindi, Gesù dice "il principe di questo mondo sarà gettato fuori".
Lui, il Crocefisso, sarà la via per cui tutta l'umanità sarà salvata e potrà essere accolta con Lui in seno al Padre ed ecco che esclama: "E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" e con Lui, alla sua destra, staranno tutti, i Figli della luce coloro che credono in Lui.
Le settanta settimane con quel 70x7 fa ricordare la risposta di Gesù a Pietro quando gli chiese "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette." (Matteo 18,21s) il che suggerisce che quel tempo di settanta settimane alludeva proprio al perdono di Dio verso il suo popolo e all'intera umanità che si sarebbe realizzato con la Sua venuta che fu annunciata a Maria proprio dall'angelo Gabriele.
Lo stesso Gesù nei Vangeli ricordò l'oracolo di Daniele annunciando l'imminente distruzione del Tempio e di Gerusalemme (Matteo. 23,38-39; 24,1-2; 24,15-25) e annunciò, come abbiamo visto secondo da profezia di Daniele, la propria uccisione - da consacrato Messia - e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio (Luca 19,41-44; 21,22) e citò le parole del libro di Daniele (Luca 21,24 e Matteo 21,22), s'identificò con il "Figlio dell'uomo" di Daniele (Luca 21,27), e su Gerusalemme ricordò, come visto, in Matteo 24,15-16 la profezia delle "Settanta settimane" come prossima a realizzarsi.
L'Apocalisse di Giovanni, poi, ha tanti riferimenti al libro di Daniele, motore diffuso in quelle visioni e senza pretesa d'essere esaustivo segnalo i seguenti:
  • dei primi 6 capitoli di Daniele in Apocalisse almeno sei volte: Daniele 1,12 in Apocalisse 2,10, di 2,28 in 4,1, di 3,5-7 in 13,15, di 4,31in 4,9, di 5,4 in 9,20 e di 6,10 in 12,4.
  • del capitolo 7 di Daniele, precisamente: Daniele 7,13 in Apocalisse 1,7 e 1,13, di 7,9 in 1,14, di 7,10 in 5,11, di 7,25 in 11,3 e 12,14, di 7,21 in 11,7 di 7,14.27 in 11,15, vari sulla "bestia" nel capitolo 13 di Apocalisse, poi 7,13 in 14,14, indi 7,24 in 17,11, ancora 7,11 in 19,20, 7,22 in 20,4 e 7,10 in 20,12.
  • degli altri capitoli 8-12 di Daniele, 8,18 e 10,15.19 in 1,17, di 8,26 e 10,4.9 in 10,4, di 12,7 in 10,5, di 10,13 e 12,1 sulle tribolazioni in 7,14 e in 12,7, di 12,1 in 16,18, di 8,26 in 21,5 e 22,6, infine di 12,10 in 22,10.
La "inondazione" di cui dice la profezia di Daniele 9,26 si trova nella profezia di Apocalisse 12 relativa alla "Donna vestita di sole": "Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente. Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca. Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù." (Apocalisse 12,13-17)

I figli della Donna sono salvati dalle acque come Mosè ed escono "risorti" dalle acque del Battesimo.
Il popolo dei "salvati", uomini di ogni popolo, è ora ancora anche lui tra due acque, non più tra Eufrate e Nilo, ma tra le acque del battesimo e quelle spirituali dell'energia che esce dal costato di Cristo, che illuminati e risorti, bevono spiritualmente dal fiume che sgorga dalla sorgente del Suo costato.

A sostenere tale confronto viene in soccorso San Giovanni Crisostomo con questa "Catechesi" su Mosè e Cristo: «I Giudei videro dei miracoli. Anche tu ne vedrai di maggiori e di più famosi di quelli che essi videro all'uscita dall'Egitto. Tu non hai visto il faraone sommerso con il suo esercito, ma hai visto il diavolo affondare con le sue schiere. I Giudei attraversarono il mare, tu hai sorpassato la morte. Essi furono liberati dagli Egiziani, tu dai demoni. Essi lasciarono una schiavitù barbara, tu la schiavitù molto più triste del peccato. Osserva come tu sei stato favorito con doni più grandi. I Giudei non poterono allora contemplare il volto splendente di Mosè, benché fosse ebreo e schiavo come loro. Tu invece hai visto il volto di Cristo nella sua gloria. Anche Paolo esclama: "Noi a viso aperto contempliamo la gloria del Signore" (2Corinzi 3,18). I Giudei erano seguiti dal Cristo, ora invece egli segue noi in modo più vero. Essi dopo l'Egitto trovarono il deserto, mentre tu dopo la morte troverai il cielo. Essi avevano come guida e capo Mosè, noi invece un altro Mosè, lo stesso Dio che ci guida e comanda. Quale fu la caratteristica del primo Mosè? Mosè, dice la Scrittura, "era l'uomo più mite della terra" (Numeri 12,3). Questa caratteristica si può senz'altro attribuirla al nostro Mosè, che era assistito dal dolcissimo e a lui consustanziale Spirito. Mosè levava le mani al cielo facendone scendere la manna, pane degli angeli. Il nostro Mosè leva le mani al cielo e ci procura un cibo eterno. Il primo percosse la pietra, facendone scaturire torrenti d'acqua. Questi tocca la mensa, percuote la mistica tavola e fa sgorgare le fonti dello Spirito. Ecco il motivo per il quale la mensa è posta al centro, come una sorgente, perché i greggi accorrano da tutte le parti a essa e si dissetino alle sue acque salutari. Possedendo pertanto una simile sorgente, una tale fontana di vita, una mensa così carica di beni e così ridondante di favori spirituali, accostiamoci con cuore sincero e coscienza pura per ottenere grazia e perdono nel tempo opportuno.»

Secondo la "Lettera a Diogneto", scritto attribuito al II secolo d.C., i cristiani, di fatto, sono un popolo in diaspora, infatti: "Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera." (V,5)

a.contipuorger@gmail.com

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