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ATTESA DEL MESSIA...

 
LA NOSTRA GIOIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SULLA "GIOIA" »
LA SORGENTE DELLA GIOIA »
LA GIOIA NELLA BIBBIA PRIMA DI CRISTO »
I VANGELI E LA "GIOIA" »
LA "GIOIA" NEGLI ALTRI TESTI DEL NUOVO TESTAMENTO »
LA GIOIA, PROFUMO DI CRISTO »

IL CAMMINO DELLA GIOIA
L'uomo sulla terra è il più alto essere senziente e ricettore della realtà, ma la ragione gli impone d'avere prove inconfutabili prima di dare per vera una qualsiasi tesi.
Ora per la ragione umana è una tesi che deve essere provata quella che dall'essenza di Dio Creatore s'irradi la "creazione" da cui grazie allo Spirito Santo proviene un'iride di apporti, ossia di doni, tra i quali fanno parte amore, gioia e pace.
Eppure, nonostante ogni ragionamento tentato per provarla non si riesce ad avere una dimostrazione esaustiva dell'esistenza di Dio tant'è vero che al riguardo anche tra filosofi e scienziati non c'è una convergenza di pensiero.
Per contro sussiste la considerazione che un Essere Assoluto del genere per consentire l'esistenza di altri con le sue stesse caratteristiche, tra cui essenziale è quella della "libertà", il Dio Creatore, dovrebbe necessariamente nascondersi, altrimenti la libertà del nuovo essere sarebbe gravemente compromessa dalla disparità tanto che si potrebbe adombrare un potenziale "abuso di potere".
(Vedi: "Dio nascosto")

Del resto, un re innamorato di una ragazza del popolo per essere certo dell'amore di lei, agli inizi, quando le si propone non potrà certo presentarsi nella sua vera veste, altrimenti resterebbe sempre nel dubbio del perché lei gli corrispondesse poi il suo amore.
Ecco che "timidamente" e con ogni delicatezza il Creatore potrebbe vivere, in ombra della ragione e non contro ogni ragione, sperando che la creatura che ama s'accorga e inizi a interessarsi di Lui fino a che non nasca tra i due l'amore vero corrisposto.
In questo modo, come tra due fidanzati l'amore, la gioia e la pace, sono un percorso di vita, un cammino esistenziale che essendo con un soggetto eterno vuole che sia eterno.
Primo passo importante, direi fondamentale, è l'incontro.
In definitiva, la prova della verità della tesi che Dio esista, che è amore e che l'unità con Lui da gioia, da questione universale basata su un ragionamento si trasferisce a una ricerca personale cui ognuno ha da dare una risposta.
E come se l'uomo dovesse scoprire di riuscire a respirare anche nell'acqua come i pesci, ossia oltre ai polmoni della ragione occorre che in lui nasca un altro organo per respirare la dove per lui ci sarebbe solo la morte, e tale organo quando nasce è la fede per cui riesce così a respirare ove c'è morte sicura.
Nella propria vita ciascuno ovviamente s'interroga su tale questione e nel prosieguo del rapporto con l'idea hanno modo di svilupparsi delle esperienze che gradualmente possono accendere proprio quell'altro modo di respirare, appunto quello dell'ambito della fede, non intesa nel credere ad una serie di dogmi, ma come il disvelarsi di un mistero che affascina, per cui ha senso vivere in modo diverso da quello che implica la ragione se non ci fosse stato un incontro.
Ecco che a questo punto la gioia è un cammino.
Lui, il Signore la dona alla creatura a piene mani nel crescere del rapporto e la creatura risponde a proprio modo nella misura che ha compreso.
Ciò, peraltro, provoca nuova gioia anche nel Creatore pur se questa ovviamente diviene una goccia d'infinito nel Suo infinito, gioia di cui parla Luca 15,5, quella che chiama: "gioia in cielo per un peccatore convertito".

La gioia del cristiano, quindi, non è allegria di un momento come ha confermato Papa Francesco nell'Omelia in Santa Marta il 10 maggio 2013 di cui riporto alcuni passi: "Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera speciale. Che cosa è, questa gioia? È l'allegria? No: non è lo stesso. L'allegria è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un'altra cosa. È una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda. È un dono. L'allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza cristiana, ci fa un po' scemi, ingenui, no?, tutto è allegria... no. La gioia è un'altra cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come una unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre... La gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada... È il dono che ci porta alla virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo. E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti, ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo. È una grazia che dobbiamo chiedere al Signore, la gioia... Quanto più grande è il tuo desiderio, tanto più grande verrà la gioia. Il cristiano è un uomo, è una donna di desiderio: sempre desiderare di più nella strada della vita. Chiediamo al Signore questa grazia, questo dono dello Spirito: la gioia cristiana. Lontana dalla tristezza, lontana dall'allegria semplice... è un'altra cosa. È una grazia da chiedere."

Il Cantico dei Cantici che l'ebraismo e poi il cristianesimo ha riconosciuto come testo da inserire nelle Sacre Scritture in quanto allusivo dell'amore di Dio per il suo popolo e del Creatore con la sua creatura che risponde, proprio al suo inizio contiene i verbi "gioire", "rallegrarsi", "atti d'amore", concetti che danno intonazione a tutto il tema che, allora, riguarda l'amore eterno:

  • Cantico dei Cantici 1,1-4 - "Cantico dei Cantici, di Salomone. Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore. Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome: per questo le ragazze di te si innamorano. Trascinami con te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo ("nagilah" ) e ci rallegreremo di te ("nusmechah" ), ricorderemo il tuo amore "dodoeikah" ) più del vino. A ragione di te ci si innamora ("ahebuka" )!"
Alcuni anni fa nel paragrafo "Dialogo immaginario tra Mosè e Ietro davanti a Salomone" dell'articolo "Cantico e Tempio di Salomone: inni al nome ineffabile" ho proposto il pensiero che il modo di farsi conoscere del Signore IHWH indicato dal testo del Cantico dei Cantico fosse in sintonia e si sviluppasse proprio secondo l'indicazione insita in quelle quattro lettere del Tetragramma Sacro del Suo Santo Nome in ebraico e proprio in quello scritto, alquanto criptico, proponevo dei pensieri che cercavano di far comprendere come il conoscer-Lo è un progressivo entrare a scoprir-Lo già nelle lettere dell'ineffabile Nome, quindi, poi nella Sua Sacra Scrittura, attraverso cui rivela a ciascuno il Suo amore che, invero, rivela nella vita di ciascuno, ma per accorgersene occorre dotarsi di occhiali adatti, perché quelli fisici, come ho accennato, non sono adeguati a cogliere certe sfumature delle sue radiazioni, inusuali per il mondo.
Ecco che a chi ha cominciato ad avere un'esperienza di Lui da quelle quattro lettere che iniziano con l'essere , proseguono con due lettere e rappresentati un campo aperto e il mondo con in mezzo un legno, un bastone , nasce un pensiero.

Lui, il Signore, proprio per me:

"fu a entrare (per amore) in croce = nel mondo ".
"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna." (Giovanni 3,16)

Ripercorro allora quelle lettere proponendo:

- Ci sei?

La prima domanda che pone l'amata del "Cantico dei Cantici a chi sarà il "suo diletto" è (1,7) "Dimmi, o amore dell'anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?"

La risposta è semplice (1,8) "Se non lo sai tu, bellissima tra le donne, segui le orme del gregge e pascola le tue caprette presso gli accampamenti dei pastori"; segui i pastori... "mutatis mutandis", quindi... segui la Chiesa anche se prima magari non lo facevi, forse capirai di più, da fede all'amato e scoprirai ciò che non hai mai compreso.

"Mentre il re è sul suo divano..." (1,12), quando parla dalla cattedra, allora se attraverso il sacerdote o chi legge o fa catechesi riesci a intravedere il Re dei re ecco che nelle eucarestie (1,14) "L'amato mio è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi" ecco che nasce il rapporto (1,15s) "Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe. Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!"

- si apre
Nel parallelo di un amore terreno che inizia la prima gioia si consegue in quello che si può definire il primo incontro, il momento magico in cui inizia ad accendersi un quid che apre a una speranza di qualcosa che possa concretizzarsi, l'inizio del conoscersi; i due iniziano a corrispondersi, ed ecco, pensieri, sguardi, i primi discorsi impacciati, la prima Pasqua... il primo passaggio, (2,4) "Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore."

Ora lo attende, aspetta la prossima volta, sa che tornerà, infatti (2,10) "Ora l'amato mio prende a dirmi: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!", ma lei è ancora debole, la fede vacilla, forse pensa che si è inventata tutto e che si è illusa, allora si mette sulla difensiva si chiude un po' in se stessa... voglio proprio vedere quanto è seria l'intenzione di lui che dice di amarmi.
La speranza regge, ma il tempo della vita di questo mondo non è eterno e allora la richiesta perentoria di lei: tieni conto che... posso morire (2,17) "Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, ritorna, amato mio..."

Le vicende in quel Cantico si rincorrono.
Lui cerca lei e lei cerca lui, ma s'interpone una seria d'equivoci e d'incomprensioni, quelli della vita, finché all'alba di un certo giorno lei non fa tempo ad aprire, eppure lui ha ha bussato 5,2: "Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto; perché il mio capo è madido di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne."

- sofferenza - bastone
Era una notte di Pasqua!
Lui aveva passato fuori tutta la notte!
Lei però teneva chiusa la porta!
Quando lei finalmente apre non Lui non c'è più, se ne andato.
Ormai lei è certa lui la ama ed esce a cercarlo.
Va in cerca di lui per Gerusalemme annuncia che lui la ama, trova persecuzioni e irrisione, (5,7) "Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città; mi hanno percossa, mi hanno ferita, mi hanno tolto il mantello e guardie delle mura. le finche avviene l'incontro."

- si amano
Ora finalmente avviene l'incontro... eterno.
(8,3) "La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."
(8,6) "Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l'amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!"
Anche lei ha vinto la morte grazie al suo amato.

Passando al campo spirituale, l'incontro ha delle premesse, fatti vissuti in sofferenza reale o sentiti come di oppressione e schiavitù e la prima gioia si sperimenta, quando si riceve la Parola di Dio e si crede che possa venirne una soluzione positiva di salvezza che poi in un modo o nell'altro si vede come realizzata.
Si trova ad hoc per un'occasione del genere il seguente versetto del profeta Geremia: "Quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché il tuo nome è invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti." (Geremia 15,16)

È proprio da allora che si apre il tempo dell'esperienza di una gioia nuova e nasce la certezza che vi sarà un seguito; insomma si apre il cuore all'attesa di altri fatti concreti, insomma per quegli da quel momento Dio appare come realtà che assume una concretezza, appare come il bandolo di una matassa che potrebbe svolgendosi rivelare il mistero, insomma la teoria inizia a presentare degli addentellati nella pratica.

È iniziato per quell'uomo o per quella donna il dono della rivelazione. La gioia è una caratteristica del Regno di Dio, infatti, si trova in Romani 14,17: "il regno di Dio non è mangiare e bere, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo".

Ecco che nasce l'amore come osserva 1Pietro 1,8: "Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa..."

La gioia cresce e fa partecipare alle sofferenze di Cristo, ossia alla Sua missione, infatti, si trova in 1Pietro 4,13: "...nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare."
La gioia, quindi, dipende dalla rivelazione ricevuta.

Avevo
sempre
pensato
che il vero amore avesse
la forma di un cuore fino
al giorno
in cui ho
scoperto
che Gesù
è morto
in croce
per me
.

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