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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
UN TESTIMONE DEL RISORTO - SAN TOMMASO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'APOSTOLO TOMMASO »
TOMMASO NEL VANGELO DI GIOVANNI »
IL RISORTO NEL CENACOLO SECONDO I SINOTTICI »
TOMMASO - APOSTOLO DELLA TRADIZIONE »

TOMMASO - APOSTOLO DELLA FEDE
Tommaso è l'apostolo cui Gesù dice "...hai creduto..." (Giovanni 20,29), per questo si può definire apostolo della fede.
E sappiamo che chi crede ha la vita eterna.

Dice il Vangelo di Giovanni 1,18: "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato."

Lui vede, e per essere certo che non fosse un fantasma, tocca un uomo in "carne e ossa".
Sì, vede e tocca un risorto, come del resto certamente lo stesso Tommaso aveva visto e abbracciato anche il risorto Lazzaro, ma il fatto del vedere e toccare nel cenacolo viene a risultare travalicato e trasfigurato; infatti, questa volta Tommaso vede qualcosa che non si può vedere, vede un uomo, ma di fatto "vede" quanto era stato impossibile fino allora agli uomini, infatti, vede Dio.

Gesù dicendogli "hai creduto" sottolinea che quanto è avvenuto a Tommaso non è un fatto umano ma sottolinea che proprio... Lui lo ha rivelato. "Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna." (Giovanni 6,46s)

San Tommaso ha visto il Padre con gli occhi della fede, quindi, ha creduto, ha la vita eterna.
L'apostolo Tommaso, infatti, aveva proclamato quella che Sua Santità Benedetto XVI ha riconosciuto e definisce come: "la più splendida professione di fede di tutto il Nuovo Testamento: Mio Signore e mio Dio!" (Giovanni 20,28)

San Gregorio Magno, con riferimento proprio al fatto che Tommaso volle toccare con mano, osserva: «Che cosa, fratelli, intravvedere in tutto questo? Attribuite forse a un puro caso che quel discepolo scelto dal Signore sia stato assente, e venendo poi abbia udito il fatto, e udendo abbia dubitato, e dubitando abbia toccato, e toccando abbia creduto? No, questo non avvenne a caso, ma per divina disposizione. La clemenza del Signore ha agito in modo meraviglioso, poiché quel discepolo, con i suoi dubbi, mentre nel suo maestro toccava le ferite del corpo, guariva in noi le ferite dell'incredulità. L'incredulità di Tommaso ha giovato a noi molto più, riguardo alla fede, che non la fede degli altri discepoli. Mentre, infatti, quello viene ricondotto alla fede col toccare, la nostra mente viene consolidata nella fede con il supermercato di ogni dubbio. Così il discepolo, che ha dubitato e toccato, è divenuto testimone della verità della risurrezione. Toccò ed esclamò: "Mio Signore e mio Dio! Gesù gli disse: Perché mi hai veduto, hai creduto" (Giovanni 20,28-29). Siccome l'apostolo Paolo dice: "La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono", è chiaro che la fede è prova di quelle cose che non si possono vedere. Le cose che si vedono non richiedono più la fede, ma sono oggetto di conoscenza. Ma se Tommaso vide e toccò, come mai gli vien detto: Perché mi hai veduto, ha creduto? Altro però fu ciò che vide e altro ciò in cui credette. La divinità, infatti, non può essere vista da uomo mortale. Vide dunque un uomo e riconobbe Dio, dicendo: "Mio Signore e mio Dio! Credette pertanto vedendo. Vide un vero uomo e disse che era quel Dio che non poteva vedere.» (Dalle Omelie sui vangeli)

Tommaso, insomma, vide un uomo tornato in vita e grazie allo Spirito Santo vide ciò che non è possibile vedere.
San Tommaso apostolo pare dotato di grande intelligenza, è abile nelle attività che gradisce e pare prediligere le attività con le dita, quindi, oggi sarebbe pronto ad attività innovative e digitali.
Me lo sento congeniale, infatti, non ha particolare predisposizione a lavorare in gruppo e risulta fermo nelle proprie scelte, ma rivela la gioia dall'aver avuto in qualche modo un incontro reale con il Risorto, incontro che non può nascere solo dalla via intellettuale, ma ha per radice una rivelazione.
Questo del credere, infatti, è un mistero, un dono dello Spirito Santo.
La vicinanza, l'insegnamento e soprattutto la grazia che Gesù "autore e perfezionatore della fede" (Ebrei 12,2) dona, consentono di intuire che la Sua realtà è più totalizzante del solo vedere.
Aldilà delle complicazioni celebrali di ciascuno e dei dubbi che umanamente possono nascere, come in modo esemplificativo per tutti era accaduto a Tommaso, l'episodio chiarisce che la fede si riceve quando si è riuniti nel "memoriale" della morte e risurrezione del Signore che si fa sacramentalmente presente col soffio dello Spirito Santo a chi, senza porre barriere, vuole riceverlo con umiltà e semplicità di cuore.
Del resto la "fede" non è un deposito che si riceve una volta per sempre, ma è un dono che ha bisogno di un particolare cibo giornaliero come di norma ogni giorno ci si nutre del pane quotidiano.
San Tommaso l'insegna; aveva seguito il Signore, aveva ricevuto la fede, quello era il cibo ricevuto dalle parole del Signore che passava ai discepoli col Suo Spirito, aveva mangiato il Suo corpo e bevuto il Suo sangue come gli aveva assicurato il Suo Gesù nell'ultima cena, ma ora per Tommaso il Signore era morto, non poteva ritenerlo vivo, non riusciva a superare la prova che gli chiedevano l'intelligenza e la conoscenza delle cose fisiche.
Tutto ciò gli impediva di credere.
Del resto l'uomo è un insieme indivisibile di corpo, anima e spirito e come ogni giorno ha bisogno del pane per vivere anche l'anima e lo spirito hanno bisogno di un cibo che non perisce e lui Tommaso stava spiritualmente per perire.

Del resto il popolo d'Israele per 40 anni approssimandosi al Sinai ricevette come dono da Dio il "pane dal cielo" che li nutriva nella carne e nello spirito, la "manna" che durò a inviare fino alla conquista della terra promessa ai tempi di Giosuè.
Questo dono raffigurava la fede "'amunah" che appunto contiene e = con cui Dio li cibava ogni giorno.

Al riguardo disse Gesù in Giovanni 6,32s: "In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo" e prosegui in 6,48-51: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."

E più avanti, per due volte, dice:

  • Giovanni 6,54 - "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 6,56 - "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui."
Ora quel "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue" in ebraico è "ha'okel baseri vehashit dami" le cui lettere sottintendono con i significati grafici "Nel mondo primo tra tutti gli abitanti risorgerà il corpo mio e aprirò la risurrezione finale ai simili () a me ".

Poi al versetto 6,63 conclude: "È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita."

In sintesi "le mie parole (sono) spirito e vita" e in "si insinuerà () nei corpi il mio Spirito , porterà la vita mia ai viventi ."

La fede deve essere alimentata giornalmente, altrimenti l'uomo nuovo, l'uomo spirituale, quello destinato alla vita eterna non può crescere e rischia di morire.
La fede è un cammino!

Al riguardo, scrive sant'Ireneo, vescovo (130-202) nel trattato "Contro le eresie": "Se la carne non viene salvata, allora né il Signore ci ha redenti col suo sangue, né il calice dell'Eucaristia è la comunione del suo sangue, né il pane che spezziamo è la comunione del suo corpo. Il sangue, infatti, non viene se non dalle vene e dalla carne e da tutta la sostanza dell'uomo nella quale veramente si è incarnato il Verbo di Dio. Ci ha redenti con il suo sangue, come dice anche il suo Apostolo: in lui abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati per mezzo del suo sangue (Efesini 1,7). Noi siamo sue membra, ma siamo nutriti dalle cose create, che egli stesso mette a nostra disposizione, facendo sorgere il suo sole e cadere la pioggia come vuole. Questo calice, che viene dalla creazione, egli ha dichiarato che è il suo sangue, con cui alimenta il nostro sangue. Così pure questo pane, che viene dalla creazione, egli ha assicurato che è il suo corpo con cui nutre i nostri corpi. Il vino mescolato nel calice e il pane confezionato ricevono la parola di Dio e diventano Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. Da essi è alimentata e prende consistenza la sostanza della nostra carne. E allora come possono alcuni affermare che la carne non è capace di ricevere il dono di Dio, cioè la vita eterna, quando viene nutrita dal sangue e dal corpo di Cristo, al quale appartiene come parte delle sue membra? Lo dice l'Apostolo nella lettera agli Efesini: Siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa (Efesini 5,30), e queste cose non le dice di un uomo spirituale e invisibile - uno spirito infatti, non ha né ossa né carne (Luca 24,39) ma di un uomo vero, che consta di carne, nervi e ossa, e che viene alimentato dal calice che è il sangue di Cristo e sostenuto dal pane, che è il corpo di Cristo. Il tralcio della vite, piantato in terra, porta frutto a suo tempo, e il grano di frumento caduto nella terra, e in esso dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi dalla sapienza è messo a disposizione dell'uomo, e, ricevendo la parola di Dio, diventa Eucaristia, cioè corpo e sangue di Cristo. Così anche i nostri corpi, nutriti dall'Eucaristia, deposti nella terra e andati in dissoluzione, risorgeranno a suo tempo, perché il Verbo dona loro la risurrezione, a gloria di Dio Padre. Egli ci circonda d'immortalità questo corpo mortale, e largisce gratuitamente l'incorruzione alla carne corruttibile. In questa maniera la forza di Dio si manifesta pienamente nella debolezza degli uomini."

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