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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
UN TESTIMONE DEL RISORTO - SAN TOMMASO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'APOSTOLO TOMMASO »
TOMMASO NEL VANGELO DI GIOVANNI »
IL RISORTO NEL CENACOLO SECONDO I SINOTTICI »
TOMMASO - APOSTOLO DELLA TRADIZIONE »
TOMMASO - APOSTOLO DELLA FEDE »
GLI APOCRIFI ATTRIBUITI A TOMMASO »
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LÀ MI VEDRANNO
Nel Vangelo di Matteo alla tomba vuota, come abbiamo visto, l'angelo aveva detto alle due Marie (Matteo 28,7): "Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete" quindi (Matteo 28,16s): "Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano."

È assodato: in Galilea e su un monte!
Quale è questo monte?
Si è pensato che potesse essere il monte delle beatitudini che si trova in Galilea, in pratica quelle che sono la pendici del lago di Genezaret, detto anche di Tiberiade, sopra Cafarnao!

Marco, infatti, al capitolo 3,7.13 cita un monte in Galilea là dove chiamò i dodici: "Gesù intanto si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea... Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle..."

Il Vangelo di Marco parla anche lui di un invito a due Marie e a Salomè: "...andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". (Marco 16,7)

Si aveva detto proprio detto: "...dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea". (Marco 14,28)

L'idea che sia la Galilea delle genti a nord della Palestina ha avuto grande riscontro perché assicura che il Cristo nella catechesi alle genti li precederà preparando i cuori a ricevere l'annuncio degli apostoli.
Questo è verità ed è l'esperienza di chi annuncia il Vangelo andando là ove le genti non lo conoscono.
Sotto tale aspetto, ecco che il nostro Tommaso accolse pienamente l'invito, andò verso oriente dalle genti che non conoscevano la luce di IHWH.

Il Vangelo di Marco poi però non parla oltre della Galilea e ricorda: "Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato" (Marco 16,14) e la mensa fa andare il pensiero al Cenacolo e a Gerusalemme.

Il Vangelo di Luca poi non solo non parla di Galilea, ma dice: "voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto". "Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia..." (Luca 24,48-52)

Luca in tal modo mette in evidenza che quel monte era verso Betania, quindi, coincideva col Monte degli Ulivi.

Il Vangelo di Giovanni, infine, al capitolo 21 ci porta in Galilea delle genti con l'episodio del Risorto che si presenta a "Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli" sulla riva del mare di Tiberiade, nella località chiamata Tabga che indica la tradizione, ma ciò, sottolinea, solo dopo le apparizioni a Gerusalemme e non in Galilea delle genti, infatti dice il Vangelo di Giovanni 21,14: "Era la terza volta che Gesu' si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti."

Del resto, il monte su cui agli ebrei attendevano che sarebbe venuto il Messia era il monte Sion.
Sul monte di Gerusalemme secondo la tradizione ci fu l'episodio del sacrificio di Isacco sulla legna da lui portata e fu là che IHWH provvide in sua sostituzione un ariete impigliato in un roveto, figura profetica del Cristo sul Golgota sul legno della croce, agnello senza macchia incoronato di spine.
In tale occasione Abramo fece una profezia.

L'ultima traduzione C.E.I. del Genesi 22,14, la più aderente al testo ebraico, dice:
"Abramo chiamò quel luogo"
"Il Signore vede" ;
"perciò oggi si dice"
"Sul monte il Signore (IHWH) si fa vedere" ."

La traduzione del testo ebraico della Tenak che si trova in Sefer Bereshit, cioè Genesi, Edizione Avisahay Namdar di Mamash, è "Avraham chiamò quel luogo Hashem Yiré , da cui oggi si dice: Sul monte Ha-Shem apparirà."
I cristiani hanno riconosciuto che IHWH apparve come Gesù di Nazaret sul legno della croce su quel monte.
Quel monte è il Golgota che sta sul monte Sion e lì, sul quel monte di Gerusalemme, alla fine dei tempi, tornerà Cristo risorto secondo Apocalisse 14,1: "Poi guardai ed ecco l'Agnello ritto sul monte Sion".

Dice il profeta Zaccaria 14,4s: "In quel giorno i suoi piedi si poseranno sopra il monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme verso oriente...Verrà allora il Signore, mio Dio, e con lui tutti i suoi santi."

Gli Atti degli Apostoli in 1,4-5 conformemente al Vangelo di Luca attestano che: "Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, quella - disse - che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo."

Al momento dell'ascensione di Gesù sul monte degli Ulivi accadde che gli astanti "...stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo." (Atti 1,10-11)

Furono solo gli apostoli che l'hanno visto salire al cielo?
Egli altri discepoli i 72?
Erano almeno 120: "In quei giorni (dell'Ascenzione) Pietro si alzò in mezzo ai fratelli - il numero delle persone radunate era di circa centoventi..." (Atti 1,15)

All'evento dell'ascensione peraltro pare sia da riferire quanto dice San Paolo in 1Corinzi 15,3-8: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me..."

Perché allora quel dire "uomini di Galilea"?
L'evento stava accadendo nei pressi di Gerusalemme ed è da ritenere che non fu un fatto privato per i soli apostoli provenienti dalla regione del nord della Palestina.
Quei due in vesti bianche con questo discorso ci portano nel filone generale delle attese del compimento delle promesse di Israele che avverranno col ritorno del Messia proprio su quel monte e non in Galilea, ma in galilea = circondario di Gerusalemme sul monte degli Ulivi.
D'altronde Gerusalemme è il luogo del Tempio da cui secondo i profeti doveva uscire acqua, come di fatto uscì dalla costato di Cristo, il cui corpo è il vero Tempio di IHWH, come Lui stesso ha sottolineato nei Vangeli.

Questo ci porta alla profezia di Ezechiele: "Mi condusse poi all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quella acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare." (Ezechiele 47,1)

Ora nel libro di quel profeta, più avanti si trova: "Mi disse: Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell'Araba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque." (Ezechiele 47,8)

In quel versetto Ezechiele scrive "'oel haggelilah haqqademonah" ove la C.E.I. traduce "verso la regione orientale" e potrebbe essere anche che dal Tempio scorrono "verso il circondario orientale" di Gerusalemme.

La parola o , infatti, vuol dire circondario, distretto, regione, contrada, anello, dal radicale di rotolare, rivolgere, volgere.

Ora, il circondario, ossia Galilea, che anticamente era composto di 20 città della tribù di Neftali è quello più noto e quel termine diventò il nome con cui lo chiamavano i numerosi pagani che vi abitavano, il circondario dei gentili o delle genti, che poi passò a definire la Palestina settentrionale.
Ci possono però essere anche altre contrade o circondari come quello dei Filistei, la contrada del Giordano, cioè le sue rive e c'era anche un circondario est di Gerusalemme o del Tempio e si poteva dire... ci vedremo sul monte del circondario est... ed era una "galilea", ma non la Galilea che siamo usi a pensare.
In questo senso si potrebbero interpretare le parole di Gesù, "Rimanete in città"... ci vedremo in "galilea", ossia sul monte dove andiamo sempre.

Nel circondario est del Tempio, la zona a oriente della spianata del Tempio di Gerusalemme ove c'era anche il sito detto Betania, il villaggio ove erano andati tante volte, vicino a Gerusalemme (Giovanni 11,18), sul pendio est del Monte degli Ulivi, sulla via per Gerico.
(Vedi: "L'amico Lazzaro e il riposo di Betania")

In definitiva, se si considera quella Galilea una galilea = territorio, una periferia attorno a Gerusalemme, la questione viene a quadrare.
Dirò di più, ancor meglio se indicasse una periferia o circondario est!

Ancora una volta le lettere ebraiche vengono in aiuto in quanto Galilea si può considerare formata da + ove indica la parola "notte" e la 3a lettera dell'alfabeto, la "ghimel" , che pare proprio un piede che fugge, corre, scappa, quindi per + calza bene "fugge la notte ", quindi, un modo allusivo per indicare l'est.

Gesù, peraltro, passava molte le notti sul monte degli Ulivi che essendo a oriente di Gerusalemme e più elevato era il luogo da cui al sorgere del sole pareva fuggire la notte.
Gesù, d'altronde, è il vero sole che fa fuggire le tenebre!

Scriveva Sant'Ippolito di Roma (170-235) in "De paschate, 1-2" ricordato dal Catechismo della Chiesa Cattolica all'articolo 1165: "La vita si è posata su tutti gli esseri e tutti sono investiti da una grande luce; l'Oriente degli orienti ha invaso l'universo, e Colui che era "prima della stella del mattino" e prima degli astri, immortale e immenso, il grande Cristo, brilla su tutti gli esseri più del sole. Perciò, per noi che crediamo in lui, sorge un giorno di luce, lungo, eterno, che non si spegne più: la Pasqua mistica".

Cristo è proprio l'Oriente e nel rito del battesimo il catecumeno si volge a Oriente ove si pone il presbitero che battezza e reca la luce di Cristo significata dal cero pasquale che immerge, benedicente, nel fonte battesimale.

In ebraico "Oriente", "Est" è "qidemah" come in Genesi 2,14 e 4,16 e in Ezechiele 39,11 o "qidemon" , termini che provengono dallo stesso radicale di "andare incontro, andare avanti" da cui "davanti", ma anche "origine di tempo" e "spazio davanti", quindi, antico, primordiale.
A Oriente c'è il "vertice della vita", Cristo pensato da Dio nella carne, il suo figlio primogenito , origine d'ogni somiglianza "demut" da "essere somiglianti - simili" il cui radicale è da cui viene anche la parola "dem" sangue; per cui Cristo è il modello vero di Adamo di cui poi parla Genesi1 e Genesi2 "il primo col sangue ".

Il sangue di Cristo è la luce che dalla croce investe l'uomo e lo rende simile a Lui regalandogli la sua natura e il potere di risorgere.
Lui sulla croce versa il sangue dal suo costato.
Colui che era l'Origine dell'origine, l'Oriente di ogni oriente, lo riversa dalla destra, da , infatti, è da lì che "versa il sangue ", ossia regala la Sua somiglianza per cui l'uomo, così, può godere il dono della natura divina. Tommaso aveva visto sorgere dalla destra del Suo costato la luce vera.
Sentì perciò la chiamata di andare ad annunciare il Vangelo a oriente, almeno fin dove poté, in India e in Cina.

a.contipuorger@gmail.com


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