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SAN GIUSEPPE...

 
IL VANGELO DELLE LETTERE DI SAN PAOLO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SAN PAOLO E "CRISTO" »

DA TRADIZIONE A "SCRITTURA"
È da considerare attentamente quanto asserisce Atti 9,20: Paolo "Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio", quindi, dopo la conversione, già nel 36 d.C., pur senza che vi fosse ancora nulla di scritto che ne parlasse, in base alla visione di Cristo e alle parole di Anania e degli altri discepoli, da buon conoscitore che era delle Sacre Scritture, Paolo fu in grado di predicare la "Via" di Gesù e solo più tardi, tre anni dopo per Atti 9,25-28, come dice lui stesso in Galati 1,15-19, quindi nel 38-39 d.C., andò a Gerusalemme.

Scrive, infatti: "Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore."

Quel "non vidi nessun altro" conferma che in tale occasione non conobbe altri dei "dodici" di cui deve aver saputo che c'era stata l'istituzione.

Papa Benedetto XVI nell'udienza generale in Piazza San Pietro di mercoledì 24 settembre 2008 ebbe a domandarsi e a rispondersi: «Quale genere di informazioni Paolo ebbe su Gesù Cristo nei tre anni che succedettero all'incontro di Damasco? Nella prima Lettera ai Corinzi possiamo notare due brani, che Paolo ha conosciuto a Gerusalemme, e che erano stati già formulati come elementi centrali della tradizione cristiana, tradizione costitutiva. Egli li trasmette verbalmente, così come li ha ricevuti, con una formula molto solenne: "Vi trasmetto quanto anch'io ho ricevuto". Insiste cioè sulla fedeltà a quanto egli stesso ha ricevuto e che fedelmente trasmette ai nuovi cristiani. Sono elementi costitutivi e concernono l'Eucaristia e la Risurrezione; si tratta di brani già formulati negli anni trenta. Arriviamo così alla morte, sepoltura nel cuore della terra e alla risurrezione di Gesù. (1Corinzi 15,3-4). Prendiamo l'uno e l'altro: le parole di Gesù nell'Ultima Cena (1Corinzi 11,23-25) sono realmente per Paolo centro della vita della Chiesa: la Chiesa si edifica a partire da questo centro, diventando così se stessa. Oltre questo centro eucaristico, nel quale nasce sempre di nuovo la Chiesa - anche per tutta la teologia di San Paolo, per tutto il suo pensiero - queste parole hanno avuto un notevole impatto sulla relazione personale di Paolo con Gesù. Da una parte attestano che l'Eucaristia illumina la maledizione della croce, rendendola benedizione (Galati 3,13-14), e dall'altra spiegano la portata della stessa morte e risurrezione di Gesù. Nelle sue Lettere il "per voi" dell'istituzione eucaristica diventa il "per me" (Galati 2,20), personalizzando, sapendo che in quel "voi" lui stesso era conosciuto e amato da Gesù e dell'altra parte "per tutti" (2Corinzi 5,14): questo "per voi" diventa "per me" e "per la Chiesa" (Efesini 5,25), ossia anche "per tutti" del sacrificio espiatorio della croce (Romani 3,25). Dalla e nell'Eucaristia la Chiesa si edifica e si riconosce quale "Corpo di Cristo" (1Corinzi 12,27), alimentato ogni giorno dalla potenza dello Spirito del Risorto.»

Paolo poi per poter predicare subito il "Cristo" fu certamente aiutato anche dalla sua preparazione nel giudaismo che l'aveva portato a una completa conoscenza della Sacre Scritture, sia in greco e soprattutto in ebraico.
Gli mancava soltanto l'imput che gli fu rivelato in un istante dalla visione avuta. Ecco che passi incerti e letture per lui fino allora improbabili divennero pieni di significato alla luce di Cristo.
Del resto Luca in 24,13-35 con i discepoli di Emmaus (Luca) pone in evidenza come tutte le scritture vanno riviste alla luce di Cristo risorto e Gesù stesso parla:

  • dell'importanza di ogni singola lettera nella stessa Torah: "In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,18)
  • della necessità di scrutare le scritture per trovare Lui "Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me". (Giovanni 5,39)
Ecco che passi della "Scrittura" "sigillati" si aprono alla luce dell'evento di Cristo ricavandone continui annunci sull'epopea del Messia, in quanto, "Per voi ogni visione sarà come le parole di un libro sigillato: si dà a uno che sappia leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non posso, perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggere dicendogli: Per favore, leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere." (Isaia 29,11s) per cui vi sono almeno due modi di leggere il normale e il sigillato, il "sod" di cui ho detto.

Il richiamo di Paolo alle Scritture è significativo; si trova ben 7 volte nella lettera ai Romani, 3 in 1Corinzi, 4 in Galati, 1 in 1Timoteo e 2 in 2Timoteo.
Era cambiato in Paolo l'atteggiamento.
Ciò che era celato alla sua mente divenne palese, l'intelligenza delle Scritture.

Queste, infatti, lette e "scrutate" con accortezza usando il testo ebraico, hanno il potere di rivelare quanto sarebbe accaduto a Gesù nella sua vita, come del resto Gesù stesso disse a Pietro al Getsemani, "Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? In quello stesso momento Gesù disse alla folla: Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti. Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono." (Matteo 26,54-56)

Ecco che Paolo fu subito in grado a Damasco di predicare Cristo senza apprendere nulla dai Vangeli ancora non scritti e avendo avuto solo notizie essenziali dai discepoli prima ancora di incontrare Cefa e Giacomo.
Aveva incontrato Gesù risorto e annunciava che Quegli era proprio il Cristo, morto e risorto secondo i fatti che Gli dovevano accadere, "secondo le Scritture"!
E annunciava questi fatti, infatti, scrive:
  • Romani 16,25-27 - "A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen."
  • 1Corinti 1,11-24 - "Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. Voi avete certamente sentito parlare della mia condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com'ero nel sostenere le tradizioni dei padri. Ma quando Dio, che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia, si compiacque di rivelare in me il Figlio suo perché lo annunciassi in mezzo alle genti, subito, senza chiedere consiglio a nessuno, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco. In seguito, tre anni dopo, salii a Gerusalemme per andare a conoscere Cefa e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. In ciò che vi scrivo - lo dico davanti a Dio - non mento. Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma non ero personalmente conosciuto dalle Chiese della Giudea che sono in Cristo; avevano soltanto sentito dire: Colui che una volta ci perseguitava, ora va annunciando la fede che un tempo voleva distruggere. E glorificavano Dio per causa mia."
Gli anni tra il 30 e il 51-52 d.C. erano quelli della prima semina dell'annuncio della Buona Notizia, il "lieto annuncio", "" - "eu anghélion", ossia del Vangelo, passando dalle sinagoghe dei giudei in diaspora, ma riscontrate in più occasioni chiusura e opposizione di facinorosi giudei, Paolo si rivolse ai pagani.

Al riguardo, dopo alcuni anni San Paolo in Romani 15,20 precisa: "Ma mi sono fatto un punto di onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui, ma, come sta scritto: Coloro ai quali non era stato annunciato, lo vedranno, e coloro che non ne avevano udito parlare, comprenderanno."
A tutti i popoli conosciuti fu proposto essenzialmente un fatto: un uomo, un ebreo, di nome Gesù, senza colpa alcuna condannato, al supplizio della croce, è stato risorto dai morti; è tornato dal cimitero, è riuscito vivo dalla tomba.

La divinità ha fatto irruzione nell'umanità e Questi, il Risorto, è il redentore, il Messia annunciato nelle Sacre Scritture degli ebrei ed ecco che Paolo in 1Corinti 1,17-18 sintetizza "Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio."

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