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PROFETISMO DONO DEL CIELO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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UNA BUONA NOTIZIA
Nel 4° libro della Torah, i Numeri, in ebraico detto "Bamidbar" "nel deserto" che è la prima parola di quel del testo nella Tenak, il capitolo 1,1 articolato in 35 versetti riguarda numerosi fatti e abbiamo visto che nel brano 25-29 per ben 4 volte si trova "profeti" e "profetare", per cui l'intero capitolo potrebbe reca una profezia sui tempi a venire.

Come ho riferito in "Un seme della Torah nella Torah!", alla cui lettura rimando trattandosi di una vera e propria "Apocalisse", ove ho riportato decriptato anche tale intero capitolo 11, in effetti questo capitolo è come l'inizio di un libro nuovo, infatti, il libro dei Numeri è ritenuto diviso in tre parti, la prima e la terza separate alla fine del capitolo 10 dai versetti 35 e 36 che per alcuni rabbini sarebbero da indicazione di un libro perduto o ancora da scrivere, versetti, peraltro, indicati nella Tenak separati dal restante testo da due grandi lettere "Nun", ma ribaltate.
Tale capitolo 11 che sarebbe allora l'esordio di un nuovo libro presenta 5 parti:

  • Numeri 11,1-3 - Per le lamentele del popolo si accese l'ira del Signore e divampò un grande fuoco e quel luogo fu chiamato Taberà;
  • Numeri 11,4-9 - i lamenti riguardavano la manna e chiedevano "dacci da mangiare carne";
  • Numeri 11,10-23 - ne seguì un colloquio tra Mosè e il Signore;
  • Numeri 11,24-30 - ci fu l'effusione dello Spirito sui 70 anziani;
  • Numeri 11,31-35 - ci fu l'invio delle quaglie.
Cerchiamo il filone essenziale che li collega seguendo nel dettaglio tali parti.

Numeri 11,1-3 - "Ora il popolo cominciò a lamentarsi aspramente agli orecchi del Signore. Li udì il Signore e la sua ira si accese: il fuoco del Signore divampò in mezzo a loro e divorò un'estremità dell'accampamento. Il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore e il fuoco si spense. Quel luogo fu chiamato Taberà, perché il fuoco del Signore era divampato o fra loro."

È menzionata per tre volte la parola "fuoco", come ho evidenziato.
Accade un qualcosa che ricorda l'evento del "roveto" di Esodo 3 di cui si è detto.

In mezzo a un grande fuoco appare il Signore che parla e ascolta Mosè e in tal modo fa ricordare la "iod" , iniziale del Tetragramma sacro di IHWH in mezzo al fuoco "'esh" , il che reca alla mente la parola uomo, il marito dell'Alleanza o "Berit" , termine che di fatto "due in un corpo sta a indicare ", ossia due si uniscono e fanno un corpo unico, la cui figura più immediata, appunto, è il matrimonio "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne."(Genesi 2,24)

Si accese l'ira "'ap" del Signore e divampò , ripetuto tre volte, un grande fuoco per cui quel luogo fu chiamato Taberà ove appunto c'è il terzo "divampò".
Il motivo dell'ira fu che il popolo iniziò a "lamentarsi aspramente", nel testo ebraico "kemit 'onenim ra'" , per cui appare il termine "male", ossia "ra'" , onde si arguisce che Dio "anelava () finire l'origine dell'energia dell'angelo (ribelle) essenza nei viventi del male ".
Ecco che Taberà, ossia "tabe'rah" , è la risposta del Signore a tale problematica, vale a dire pensò di "finire dentro il nemico nel mondo " e per far ciò "scelse di abitare per agire in un corpo entrandovi ", ossia decise la futura "incarnazione".
Del resto l'accendersi dell'ira "'ap" fa trasparire che "sarà a chiudere in un corpo l'Unigenito Verbo ".

Peraltro, una lettura di Numeri 11,3 è congruente con questo pensiero, infatti: "Il luogo fu chiamato Taberà, perché il fuoco del Signore era divampato fra loro".



Si ricava che: "A recarsi sarà per rovesciare dai corpi il colpevole . La putredine porterà dai viventi a uscire . Di Lui completa dentro in azione in un corpo entrerà la rettitudine , sarà dentro ad agire nei corpi , entrerà dentro i viventi il fuoco del Signore ."

Numeri 11,4-9 - "La gente raccogliticcia, in mezzo a loro, fu presa da grande bramosia, e anche gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto... Ora la nostra gola inaridisce; non c'è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna. La manna era come il seme di coriandolo e aveva l'aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l'olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull'accampamento, cadeva anche la manna."

La manna, dice in questo brano, aveva il sapore di "pasta con l'olio", "lishad hasshamoen" e le lettere possono spiegare: "un potente fuoco in aiuto entrerà , il Nome l'invierà " e "per il Potente il demonio uscirà bruciato nei viventi dall'energia ".

La manna era come la rugiada che in ebraico si dice "tal" e si scrive , entrambe vengono dal cielo che per un ebreo egizio era NUT da cui proviene l'energia N.
(Vedi: "La rugiada luminosa che viene dal Messia")

Accade, infatti, che il geroglifico di NUT, dagli egizi considerato una dea, è come un tavolino , la volta celeste, con sopra l'orcio NU e il pane T .


L'orcio NU è formato da N+U = II ossia due Iod; quindi l'orcio si può immaginare pieno di energia N dell'Essere Iod, pieno dell'energia divina , come un'acqua non materializzata, che è essenza del primo di tutti, il NUN.

Ora in ebraico due Iod e una N è IIN, che in ebraico che scritto da destra a sinistra diviene "iain" e corrisponde alla parola "vino", perciò per traslato l'orcio è pieno d'un vino spirituale.
Ecco che in definitiva, per gli Egizi il cielo si può immaginare come una mensa su cui sono offerti un vino celeste in un orcio e il pane T .
Così quella immagine dell'orcio-vino e della pagnotta su nel cielo era per un ebreo - egizio il segno del Dio Altissimo e tale pensiero è ben atto a suggerire spunti all'incontro di Abram con Melchisedek, in cui "Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo." (Genesi 14,18)

Echeggiano le parole di Gesù: "Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: Prendete, mangiate: questo è il mio corpo. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati." (Matteo 26,26-28)

Tornando al brano di Numeri 11 la domanda essenziale non detta che fanno gli usciti dall'Egitto è: tutta questa storia come finirà?

Intanto si domandano al versetto 4: "Chi ci darà carne da mangiare?", in ebraico "mi ia'ekilenu basar" richiesta che Dio prende alla lettera per cui si legge anche "tra i viventi sarà a stare l'Unico ? A tutti l'energia recherà nella carne ?"

Quelle parole furono rivolte a Gesù:

Giovanni 6,48-56 - "Come può costui darci la sua carne da mangiare? Gesù disse loro: In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda...." e prima aveva detto: "Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo."

Gesù alla mensa dell'ultima cena mette in stretta relazione:
  • il pane del cielo di NUT con il pane terreno "loechoem" e con la propria carne "bashar" ;
  • il vino del cielo di NUT con il vino "iain" della terra e con il proprio sangue "dam" .
Il termine "basar" , la carne in ebraico, pere i significati delle lettere che la compongono si può leggere "dentro brucia nel corpo ", ma le stesse lettere sono sono anche il radicale del verbo "dare, portare, riferire, proclamare annunciare buone notizie" quelle che "dentro illuminano la testa - mente ".
Il termine ebraico di "pane" "loechoem" filtrato attraverso il pensiero egizio fa venire in mente del Potente "il servo HM ", infatti HM = servo .

Numeri 11,10-23 - C'è il colloquio tra Mosè e il Signore e l'argomento essenziale è il dare a mangiare la carne al popolo!
Mosè tra l'altro è a chiedere di essere alleggerito almeno di parte dal peso che porta e in 16 e 17: "Il Signore disse a Mosè: Radunami settanta uomini tra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo e come loro scribi, conducili alla tenda del convegno; vi si presentino con te. Io scenderò e lì parlerò con te; toglierò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro, e porteranno insieme a te il carico del popolo e tu non lo porterai più da solo."

L'anziani in ebraico è "zaqen" e le stesse lettere suggeriscono "a questi verserò l'energia ".
Il Signore poi al versetto 23 conclude: "...Il braccio del Signore è forse raccorciato? Ora vedrai se ti accadrà o no quello che ti ho detto."



"Uscirà il forte aiuto del Signore a tutti lo verserà giù nel corpo nel tempo del mondo . In un prescelto corpo l'Unico entrerà . Nel mondo sarà a versare dal corpo la rettitudine . La Parola che è dell'Unico nei viventi la potenza originerà ."

Numeri 11,24-30 - Sono i versetti in cui ci fu l'effusione dello Spirito sui 70 anziani.
"Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell'accampamento, uno chiamato Eldad e l'altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell'accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: Eldad e Medad profetizzano nell'accampamento. Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: Mosè, mio signore, impediscili! Ma Mosè gli disse: Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!"

L'ultimo di quei versetti profila il desiderio che in effetti tutto il popolo fermenti grazie allo spirito di Dio e divengano tutti profeti.

Numeri 11,31-35 - Ecco l'invio delle quaglie; questo è il racconto: "Un vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie dal mare e le fece cadere sull'accampamento, per la lunghezza di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall'altro, intorno all'accampamento, e a un'altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. Il popolo si alzò e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno dopo raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno ne ebbe dieci homer; le distesero per loro intorno all'accampamento. La carne era ancora fra i loro denti e non era ancora stata masticata, quando l'ira del Signore si accese contro il popolo e il Signore percosse il popolo con una gravissima piaga. Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taavà, perché là seppellirono il popolo che si era abbandonato all'ingordigia. Da Kibrot-Taavà il popolo partì per Caseròt e a Caseròt fece sosta."

In questo racconto il Signore pare proprio spietato, promette la carne, manda le quaglie, di fatto induce il popolo a mangiarne e lo punisce gravemente.
Per poter capire c'è sicuramente un arcano da risolvere.

Guardiamo intanto alla parola quaglia "selav" e alle prime parole "Un vento si alzò per volere del Signore e portò quaglie" in ebraico:



Contiene una promessa: "Si porterà in un corpo . Porterà a chiudervi l'energia per riempire i popoli . Verrà () IHWH a recare a stare in cammino , in questi accenderà la potenza e saranno a rivivere ."

Ecco che comincia avere senso la carne "basar" che reca con le quaglie, in effetti, non è la carne in sé bensì una buona notizia .

Gli uomini pensano a mangiare e a bere, ossia alle cose della carne, ma il Signore parlava delle cose del cielo.
Nel libro del Genesi peraltro si trova questa profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

Ora nel testo ebraico quel "colui al quale" è "shilo" ed è considerato uno dei nomi del Messia.

Ora le lettere ebraiche sono 22 e non 23 mentre vi sono due nomi per la 21a lettera, "shin" o "sin" distinguibili solo per un punto che tardivamente, comunque dopo il primo secolo d.C., che viene posto sulla 3a o sulla 1a fiamma.

Ecco che indipendentemente dalla vocalizzazione e possono ritenersi interscambiabili.
Si può allora ritenere che l'invio delle quaglie sia l'annuncio della profezia dell'avverarsi di una buona notizia; verrà il Signore nella carne e passerà l'energia divina a tutti gli uomini.
Per inquadrarlo in questa profezia di Numeri 11 appare ora necessario chiarire il versetto Numeri 11,34 che riporto in ebraico senza i segni di vocalizzazione.
Qui si parla più volte di "sepolcri", in ebraico "qoeboer" , il posto dove, dicono le lettere "si riversano dentro i corpi ".

Il versetto 34, infatti, recita:

"Quel luogo fu chiamato Kibrot-Taavà,



perché là seppellirono il popolo che si era abbandonato all'ingordigia"



Pensando ai fatti dei Vangeli e del Nuovo Testamento, passando alla decriptazione si ottiene qualcosa del genere: "Recheranno il prezioso Unigenito dell'Unico in croce . Risorgerà vivo nel mondo . Dalla putredine porterà i viventi fuori . Lui dai sepolcri recherà tutti ad uscire . In tutti dell'Unico porterà a entrare la rettitudine da forza per risorgere i viventi . Dai sepolcri porterà a venire i popoli fuori dai morti . All'Unico li condurrà per starvi a vivere ."


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