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LA "LUCE"
Tornando alla "Torah" il versetto Genesi 1,3 propone un fatto nuovo.
Descrive un intervento di Dio su quanto esistente descritto sommariamente nei precedenti due versetti, non si sa da quanto tempo.
Si apprende che "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu."
Fatto eccezionale, al popolo che segue la "Torah" Dio si rivolge con fare umano, "dice"
come se avesse una bocca, "peh", il cui segno è
.
La "luce" in ebraico lì è detta "'or" ed è scritta con queste lettere:
.
Questa però non è la luce fisica, ma qualcosa di completamente diverso e la luce fisica ne è solo una allegoria.
Del resto la creazione di materia e energia necessarie per la formazione di tutto ciò che dice nei versetti 1 e 2 che poi verrà da Lui stesso nettamente ben distinto nelle "fasi" successive aveva certamente comportato anche un grande lampo di luce visibile tra le varie gamme delle frequenze emesse.
Nello spazio sconfinato, il cielo fisico, che si stava definendo, ove avveniva l'espansione dell'atto iniziale creativo, certamente un gran fuoco, "'esh"
in ebraico, che nessun occhio umano vide, esplose e ancor oggi gli scienziati ne vanno alla ricerca dietro nel tempo con i mezzi d'investigazione moderni seguendo la velocità della luce inseguendo a ritroso quei primi bagliori.
Nella parola "Ber'eshit"
di Genesi 1,1 che apre il "big bang" invero si trovano le lettere di creare
,
di fuoco "esh"
,
di dono
e quella di segno, indicazione
.
Nella parola "cielo" "shamaim"
,
creato da Dio si trova, infatti, traccia di quel fuoco per la presenza della lettera "shin"
e tale irradiazione espandendosi si fa strada nelle tenebre "choshoek"
dell'abisso "tehom"
che come una cappa esterna cercava di opporsi all'espansione.
Ecco che il versetto Genesi 1,3 informa che su tale realtà che pareva andasse avanti come incontrollata Dio prese una decisione e la definì "'or"
.
Questa è la svolta che ha colto l'uomo di fede ispirato che ha scritto quella pagina e riferì che aveva compreso che finalmente ci fu un tempo in cui nella mente dell'uomo si comprese e si accese una luce nel senso del prendere atto che Dio guida la storia che fino allora pareva andasse avanti per proprio conto.
Iniziò insomma la luce del monoteismo, la fede in un Dio Unico che si aprì il varco in un mondo di tenebre ove si agitavano miti e dei.
Di fatto quella luce propone l'intenzione di Dio di rivelarsi all'uomo in modo diretto, rivelazione che poi sarà l'oggetto di tutto il rotolo della "Torah".
Tale intenzione era l'apertura del "progetto", quindi, lo dette alla luce, lo lanciò, e iniziò a dargli compimento.
Al riguardo segnalo il mio "Spirito creato in 7 tappe-Genesi codice egizio-ebraico" ove con una lettura commentata ho avanzato l'idea che l'autore del libro del Genesi con la creazione fisica della terra e dei suoi abitanti, intendesse alludere a un cammino per tappe per l'ordinato sviluppo psico-fisico spirituale dell'uomo.
Provo a seguire il significato delle lettere di
come se fosse un rebus di tre immagini da scorrere da destra verso sinistra:
- la prima è la
"'alef", la 1° lettera dell'alfabeto ebraico che è anche il numerale 1 e ben sta per indicare l'Unico
l',
che appunto è il n° 1 di tutto ciò che esiste;
- la seconda è la
"waw", la 6a lettera dell'alfabeto ebraico che è anche il numerale 6, indica un bastone che serve per appoggiarsi quando ci si porta da un luogo all'altro e in ebraico è la lettera che serve da collegamento;
- la terza lettera è la
"resh", la 20a lettera dell'alfabeto ebraico che è il numerale 200 e con la sua grafica rappresenta il profilo di una testa e può ben alludere, appunto, a una testa e a tutto un corpo.
Ecco allora che quel rebus pare potersi risolvere come interpreta l'Antico Testamento, con l'atto iniziale per cui "l'Unico
si porta
un corpo - popolo
"
che avrà la "luce" del Dio Unico tra le tenebre del paganesimo e poi, com'è risolto dalla rivelazione di Gesù di Nazaret, c'è l'incarnazione, ossia "l'Unico
si porta
in un corpo
"
che diviene il titolo e programma del progetto il quale si sviluppa in varie fasi.
Ogni fase nel testo ebraico della Genesi, come vedremo, è definita col tri-lettere
,
pronunciate "iom", che in italiano è tradotto come "giorno".
Ecco che
assume significati diversi tra di loro, precisamente:
- O come "luce", versetto 1,5 e tutto il periodo della creazione 2,4b;
- A "giorno" come fase di creazione;
- B "giorno solare" di circa 24 ore, il periodo di tempo che il pianeta terra impiega nella propria rotazione attorno al proprio asse tra due culminazioni consecutive del sole su di un determinato meridiano terrestre, periodo che ingloba sia le ore notturne, sia diurne;
- C "giorno" o "giornata" il tempo tra il sorgere e il tramontare del sole quello delle ore diurne ossia di piena luce solare, anche se 51 volte, di cui 10 nella Torah e mai nel libro della Genesi, la Tenak o Bibbia ebraica usa il termine "iomam"
,
ossia il "giorno
dei viventi
",
ossia quello che chiamano "giorno" di luce i viventi.
Alle lettere singole di
si può far corrispondere le seguenti letture:
- "sono
a portarsi
i viventi
",
quindi, ecco il giorno di luce solare quando i viventi escono dalle loro case;
- come soggetto Dio, e sono possibili due risultati, "sarà
a portarsi
ai viventi
"
secondo l'Antico Testamento con la rivelazione e la Torah e "sarà
a portarsi
in un vivente
"
secondo il Nuovo Testamento.
"Giorno" e "giorni", in effetti, sono termini che inflazionano la Bibbia, sia Nuovo, sia Antico Testamento, infatti, vi si trovano 2300 volte.
La prima volta le lettere
si trovano in Genesi 1,5, ove nella prima parte del versetto dice: "Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte."
Chiamare in quel contesto è "qara'"
per cui Dio a "versare
nelle menti - teste
iniziò
"
che "luce"
,
ossia "l'Unico
si porterà
in un corpo
"
equivale a
"giorno", cioè "sarà
a portarsi
in un vivente
",
mentre "tenebre"
,
"il nascondere
la luce fisica - fuoco
con il palmo della mano
"
allude all'azione di chi tenta di nascondere la luce e si oppone al progetto del Creatore, vale a dire chi vuole apparire, alzando la testa come fa rispetto alle altre 21 la 12° lettera la "lamed"
figura del serpente, per cui ecco l'allegoria con le lettere di "notte" "lilah"
,
equivalenti a quanto produce "il serpente
per essere
potente
nel mondo
".
Alla domanda del perché i tempi della creazione son definiti "giorno", la mia opinione è che esiste omonimia tra una descrizione per icone del fatto "sarà
a portarsi
in un vivente
"
e la lettura grammaticale ebraica
come "giorno".
La seconda parte del versetto Genesi 1,5 aggiunge:
"E fu sera e fu mattina: giorno primo."
tutte parole importanti su cui torneremo.
Quel tri-lettere
nel brano della creazione da Genesi 1,1 a 2,4 è usato 14 volte, e una volta al plurale, "giorni" "iamim"
,
in 1,14 nei seguenti versetti e nei seguenti modi:
- Genesi 1,5 - per 2 O, "giorno" parallelo a "luce" e "giorno" della creazione (ove O = A);
- Genesi 1,8 - secondo giorno di creazione, tipo A;
- Genesi 1,13 - terzo giorno della creazione, tipo A;
- Genesi 1,14 - per 2 volte C "per separare il giorno dalla notte"... "per i giorni B e per...";
- Genesi 1,16 - "...la fonte di luce maggiore per governare il giorno C..."
- Genesi 1,18 - "...per governare il giorno C e la notte e per separare la luce dalle tenebre."
- Genesi 1,19 - quarto giorno della creazione, tipo A;
- Genesi 1,23 - quinto giorno della creazione, tipo A;
- Genesi 1,31 - sesto giorno della creazione, tipo A;
- Genesi 2,2 - per 2 volte A per settimo giorno e "cessò nel settimo giorno..."
- Genesi 2,3 - "Dio benedisse il settimo giorno A e lo consacrò..."
- Genesi 2,4 - "Nel giorno O in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo..."
In definitiva 3 O, 7 A, 1 B e 4 C, e occorre stare attenti per evitare equivoci.