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IL GRANDE GIORNO DI DIO
di Alessandro Conti Puorger

IN PRINCIPIO
La Bibbia, il libro più letto al mondo, non esisterebbe se non ci fosse stata la "Torah", in ebraico , chiamata anche "Legge" o Pentateuco, i 5 libri - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - in un unico rotolo, che sono la fonte da cui sono nate tutte le Sacre Scritture giudaico-cristiane.
Le parti più antiche si trovano certamente in Esodo, con la chiamata di Mosè, seguito da Levitico, Numeri e Deuteronomio, poi dalla Genesi, pur se pare essere il primo.
Gli ultimi aggiornamenti di quel complesso di scritti ci furono nel VI-V secolo a.C. al ritorno dei Giudei dall'esilio babilonese ai tempi di Esdra e Neemia.

Ora, la "Torah", che in ebraico significa "insegnamento" dal radicale del verbo "istruire, insegnare", non sarebbe esistita se qualcuno, appunto il profeta Mosè, ispirato da Dio, secondo la tradizione, o la sua scuola, non avesse riportato la rivelazione con una particolare scrittura, fornita dalle indicazioni di Dio stesso (Esodo 31,18 e 34,28; Deuteronomio 9,10) su tavole di pietra.
La rivelazione che aveva sapore di verità per la prova che a "un popolo non popolo" (1Pietro 2,10), XXXIV secoli fa, seguendo Dio che si rivelava, aveva visto aprirsi il mare e si trovarono liberati dalla schiavitù del potente Egitto.

Nel XIII secolo a.C. come avrebbe potuto scrivere in ebraico qualcosa il Mosè ebreo-egizio della tradizione visto che le più antiche iscrizioni con tale alfabeto risalgono solo (stele di Mesa) a IX secolo a.C., almeno 4 secoli dopo?
Per il nucleo originario della "Torah", indipendentemente da redazioni e ampliamenti successivi, è da dedurre che poterono essere impiegati solo segni tipo icone come del resto era in uso allora nell'area sinaitica e tale uso restò nella mente dei sapienti di quel popolo che meditando su quelle Scritture continuarono a produrle e ampliarle con i criteri del linguaggio e dello scrivere del loro tempo, ma usando lettere, peraltro tutte consonanti, che conservavano anche i significati grafici dei segni originari, la cui interpretazione aiuta a avvicinarsi al pensiero più autentico degli antichi estensori.

Per fare interessanti ricerche in quelle Scritture ho indagato sui significati grafici originari delle 22 icone di quell'alfabeto e li ho sintetizzati nella colonna a destra delle pagine di questo mio Sito.
Provo a fare assaporare qualche risultato riferendomi al capitolo della "creazione" in Genesi1,2-2,4 e molte questioni appariranno con aspetti nuovi, ma non fuori dal seminato della retta fede dei cristiani.

La prima volta nel libro più antico, l'Esodo, in cui si trova la parola "Torah" è in Esodo 12,49, un passo che riguarda proprio la Pasqua di liberazione: "Tutta la comunità d'Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi. Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono. Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere." (Esodo 12,47-51)

Nel libro della Genesi invece quel termine si trova in 26,5 quando Dio afferma: "Abramo ha obbedito alla mia voce e ha osservato ciò che io gli avevo prescritto: i miei comandamenti, le mie istituzioni e le mie leggi " ed ecco perché "tutte le nazioni della terra si diranno benedette nella tua discendenza." (Genesi 26,4)

Gesù di Nazaret nel discorso della montagna in merito alla legge o ebraico ebbe a dire: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,17s)

Con tale dire si ricava che Gesù avvisa e conferma:
  • la "Torah" è più di quanto credevano, è un progetto in corso di compimento;
  • Lui stesso, Gesù, è l'attuatore del progetto;
  • in quegli scritti sono importanti le singole lettere.
In definitiva, stante i significati grafici delle lettere di cui ho detto e richiamo, la "Torah" ebraico data da Dio, da semplice "indicazione che si porta nella testa a entrare " viene a essere il manuale d'istruzione, titolo del progetto dell'alleanza stabilita con l'uomo per cui per l'alleanza stessa, Lui, Dio, verrà nella carne, quindi, quella "Torah" è "indicazione che si porterà in un corpo nel mondo ".

Il nocciolo della "Torah" di fatto è l'alleanza "berit" che Dio ha fatto col popolo d'Israele, cresciuto poi sotto la guida di tale "insegnamento" fino a divenire un regno, ma quella "berit", presa alla lettera, come si è poi bencompreso con l'evento di Gesu' di Nazaret, comportava anche l'impegno "dentro al corpo sarò di un prescelto ".
Tutto ciò per dire che la Bibbia non è un libro scientifico o di propaganda religiosa per dimostrare che Dio esiste, ma il suo precipuo scopo è insegnare al fedele nato da quel popolo o comunque raggiunto dalla sua luce sul come rapportarsi con Dio che l'ha chiamato a interessarsi di Lui e ad attendere l'attuazione dei Suoi piani che inesorabilmente si compiono nei suoi tempi.

La pagina della "creazione" del primo capitolo del primo libro della Bibbia, detto della Genesi, il cui titolo in ebraico è "Ber'eshit" , la prima parola del testo, esordisce senza dilungarsi, ma da per scontata l'esistenza di Dio, in quanto, subito, senza fronzoli alcuno, precisa:

"In principio Dio creò il cielo e la terra."

Quanto si traduce "Dio" nel testo in ebraico, infatti, è "'oelohim", comunemente detto "Elohim", e dimenticando tutto ciò che viene detto su tale nome, proviamo a vedere cosa possano dire i significati grafici delle lettere:
  • le prime due dicono "il primo dei potenti ", "l'origine della potenza ", appunto Dio, "'El" in ebraico;
  • poi prosegue: "l'origine della potenza aprì l'esistenza della vita ".
Il verbo creò poi è "bar'a" di cui si può dire "da dentro i corpi originò " o "dentro i corpi originò " tanto che San Paolo in Atti 17,26-28 sostiene: "Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..."

Il testo su fasi e modi della creazione non da informazioni, ma subito precisa: "La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque."

Non si sa nemmeno quando fu l'inizio, ma ci fu un "principio".
Del resto, non era necessaria una spiegazione su ciò, chi leggeva, infatti, non aveva dubbi, tutto quanto esiste non è per caso, ma è opera del Creatore che con la "Torah" lo stava istruendo per un giusto cammino nella vita come del resto sostiene San Paolo in 2Timoteo 3,16s: "Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona."

Tutta l'esposizione successiva del creare, descritta da 1,3 fino a 2,4, allora pare essere, e non è poco, il mettere ordine da parte di Dio stesso a quanto aveva fatto al versetto n° 1, ma che era nella situazione descritta dal versetto n° 2, su cui comunque vigilava il Suo Spirito.

Ora, cielo "shamaim" , terra "'arets" , tenebre "choshoek" , abisso "tehom" e acque "maim" sono realtà tutte date per create con l'atto ancestrale citato dai primi due versetti, il tutto ancora in "nuce", in forma indistinta, in definitiva alla stato in embrione, realtà in divenire in forma evolutiva sotto gli impulsi del Creatore.

I primi due versetti, allora, fanno pensare alla teoria del "Big Bang" che prova a descrivere come l'universo si sta evolvendo, ma non dice come ha avuto inizio.
Il tutto con cui inizia il versetto 3, insomma, pur se in una situazione incomprensibile per il pensiero dell'uomo, non era il caos secondo l'accezione concettuale ormai data ai nostri tempi a questo termine, ma un universo definito, ma non finalizzato.
Togliendo gli dei e con ogni rispetto attribuendo il tutto al Dio Unico, si può pensare a qualcosa di simile alla situazione determinata a valle dell'entità primigenia, della materia disorganizzata secondo il:
  • Nun Egizio, da cui Geb terra e Nut cielo;
  • "" "Chaos", dei miti greci.
Riguardo al "Chaos", la "Teogonia" di Esiodo (VIII-VII secolo a.C.) in 116-125 dice:

"Dunque, per primo fu il Chaos e poi Gaia Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che tengono le vette dell'Olimpo nevoso, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampi strade e poi Eros, il più bello tra gli dei immortali, che rompe le membra, e tutti gli dei e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio. Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx. Da Nyx provennero Etere e Hemere Che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore."

Gaia o Gea era la dea primordiale o potenza "divina" della terra.
Tartaro era personificazione del tenebroso e del sotterraneo.
Eros era il principio divino che spinge alla bellezza.
Erebo, fratello di Nyx o Notte, erano le personificazioni di penombra e oscurità, nella cui sfera d'influenza entrano gli Inferi.
Emera il giorno e Etere il cielo ove c'è la luce pura, erano figli di Erebo e Nyx.

LA "LUCE"
Tornando alla "Torah" il versetto Genesi 1,3 propone un fatto nuovo.
Descrive un intervento di Dio su quanto esistente descritto sommariamente nei precedenti due versetti, non si sa da quanto tempo.
Si apprende che "Dio disse: Sia la luce! E la luce fu."
Fatto eccezionale, al popolo che segue la "Torah" Dio si rivolge con fare umano, "dice" come se avesse una bocca, "peh", il cui segno è .
La "luce" in ebraico lì è detta "'or" ed è scritta con queste lettere: .
Questa però non è la luce fisica, ma qualcosa di completamente diverso e la luce fisica ne è solo una allegoria.
Del resto la creazione di materia e energia necessarie per la formazione di tutto ciò che dice nei versetti 1 e 2 che poi verrà da Lui stesso nettamente ben distinto nelle "fasi" successive aveva certamente comportato anche un grande lampo di luce visibile tra le varie gamme delle frequenze emesse.
Nello spazio sconfinato, il cielo fisico, che si stava definendo, ove avveniva l'espansione dell'atto iniziale creativo, certamente un gran fuoco, "'esh" in ebraico, che nessun occhio umano vide, esplose e ancor oggi gli scienziati ne vanno alla ricerca dietro nel tempo con i mezzi d'investigazione moderni seguendo la velocità della luce inseguendo a ritroso quei primi bagliori.

Nella parola "Ber'eshit" di Genesi 1,1 che apre il "big bang" invero si trovano le lettere di creare , di fuoco "esh" , di dono e quella di segno, indicazione .
Nella parola "cielo" "shamaim" , creato da Dio si trova, infatti, traccia di quel fuoco per la presenza della lettera "shin" e tale irradiazione espandendosi si fa strada nelle tenebre "choshoek" dell'abisso "tehom" che come una cappa esterna cercava di opporsi all'espansione.
Ecco che il versetto Genesi 1,3 informa che su tale realtà che pareva andasse avanti come incontrollata Dio prese una decisione e la definì "'or" .

Questa è la svolta che ha colto l'uomo di fede ispirato che ha scritto quella pagina e riferì che aveva compreso che finalmente ci fu un tempo in cui nella mente dell'uomo si comprese e si accese una luce nel senso del prendere atto che Dio guida la storia che fino allora pareva andasse avanti per proprio conto.
Iniziò insomma la luce del monoteismo, la fede in un Dio Unico che si aprì il varco in un mondo di tenebre ove si agitavano miti e dei.
Di fatto quella luce propone l'intenzione di Dio di rivelarsi all'uomo in modo diretto, rivelazione che poi sarà l'oggetto di tutto il rotolo della "Torah".
Tale intenzione era l'apertura del "progetto", quindi, lo dette alla luce, lo lanciò, e iniziò a dargli compimento.
Al riguardo segnalo il mio "Spirito creato in 7 tappe-Genesi codice egizio-ebraico" ove con una lettura commentata ho avanzato l'idea che l'autore del libro del Genesi con la creazione fisica della terra e dei suoi abitanti, intendesse alludere a un cammino per tappe per l'ordinato sviluppo psico-fisico spirituale dell'uomo.
Provo a seguire il significato delle lettere di come se fosse un rebus di tre immagini da scorrere da destra verso sinistra:
  • la prima è la "'alef", la 1° lettera dell'alfabeto ebraico che è anche il numerale 1 e ben sta per indicare l'Unico l', che appunto è il n° 1 di tutto ciò che esiste;
  • la seconda è la "waw", la 6a lettera dell'alfabeto ebraico che è anche il numerale 6, indica un bastone che serve per appoggiarsi quando ci si porta da un luogo all'altro e in ebraico è la lettera che serve da collegamento;
  • la terza lettera è la "resh", la 20a lettera dell'alfabeto ebraico che è il numerale 200 e con la sua grafica rappresenta il profilo di una testa e può ben alludere, appunto, a una testa e a tutto un corpo.
Ecco allora che quel rebus pare potersi risolvere come interpreta l'Antico Testamento, con l'atto iniziale per cui "l'Unico si porta un corpo - popolo " che avrà la "luce" del Dio Unico tra le tenebre del paganesimo e poi, com'è risolto dalla rivelazione di Gesù di Nazaret, c'è l'incarnazione, ossia "l'Unico si porta in un corpo " che diviene il titolo e programma del progetto il quale si sviluppa in varie fasi.
Ogni fase nel testo ebraico della Genesi, come vedremo, è definita col tri-lettere , pronunciate "iom", che in italiano è tradotto come "giorno".
Ecco che assume significati diversi tra di loro, precisamente:
  • O come "luce", versetto 1,5 e tutto il periodo della creazione 2,4b;
  • A "giorno" come fase di creazione;
  • B "giorno solare" di circa 24 ore, il periodo di tempo che il pianeta terra impiega nella propria rotazione attorno al proprio asse tra due culminazioni consecutive del sole su di un determinato meridiano terrestre, periodo che ingloba sia le ore notturne, sia diurne;
  • C "giorno" o "giornata" il tempo tra il sorgere e il tramontare del sole quello delle ore diurne ossia di piena luce solare, anche se 51 volte, di cui 10 nella Torah e mai nel libro della Genesi, la Tenak o Bibbia ebraica usa il termine "iomam" , ossia il "giorno dei viventi ", ossia quello che chiamano "giorno" di luce i viventi.
Alle lettere singole di si può far corrispondere le seguenti letture:
  • "sono a portarsi i viventi ", quindi, ecco il giorno di luce solare quando i viventi escono dalle loro case;
  • come soggetto Dio, e sono possibili due risultati, "sarà a portarsi ai viventi " secondo l'Antico Testamento con la rivelazione e la Torah e "sarà a portarsi in un vivente " secondo il Nuovo Testamento.
"Giorno" e "giorni", in effetti, sono termini che inflazionano la Bibbia, sia Nuovo, sia Antico Testamento, infatti, vi si trovano 2300 volte.

La prima volta le lettere si trovano in Genesi 1,5, ove nella prima parte del versetto dice: "Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte."

Chiamare in quel contesto è "qara'" per cui Dio a "versare nelle menti - teste iniziò " che "luce" , ossia "l'Unico si porterà in un corpo " equivale a "giorno", cioè "sarà a portarsi in un vivente ", mentre "tenebre" , "il nascondere la luce fisica - fuoco con il palmo della mano " allude all'azione di chi tenta di nascondere la luce e si oppone al progetto del Creatore, vale a dire chi vuole apparire, alzando la testa come fa rispetto alle altre 21 la 12° lettera la "lamed" figura del serpente, per cui ecco l'allegoria con le lettere di "notte" "lilah" , equivalenti a quanto produce "il serpente per essere potente nel mondo ".
Alla domanda del perché i tempi della creazione son definiti "giorno", la mia opinione è che esiste omonimia tra una descrizione per icone del fatto "sarà a portarsi in un vivente " e la lettura grammaticale ebraica come "giorno".

La seconda parte del versetto Genesi 1,5 aggiunge:

"E fu sera e fu mattina: giorno primo."



tutte parole importanti su cui torneremo.

Quel tri-lettere nel brano della creazione da Genesi 1,1 a 2,4 è usato 14 volte, e una volta al plurale, "giorni" "iamim" , in 1,14 nei seguenti versetti e nei seguenti modi:
  • Genesi 1,5 - per 2 O, "giorno" parallelo a "luce" e "giorno" della creazione (ove O = A);
  • Genesi 1,8 - secondo giorno di creazione, tipo A;
  • Genesi 1,13 - terzo giorno della creazione, tipo A;
  • Genesi 1,14 - per 2 volte C "per separare il giorno dalla notte"... "per i giorni B e per...";
  • Genesi 1,16 - "...la fonte di luce maggiore per governare il giorno C..."
  • Genesi 1,18 - "...per governare il giorno C e la notte e per separare la luce dalle tenebre."
  • Genesi 1,19 - quarto giorno della creazione, tipo A;
  • Genesi 1,23 - quinto giorno della creazione, tipo A;
  • Genesi 1,31 - sesto giorno della creazione, tipo A;
  • Genesi 2,2 - per 2 volte A per settimo giorno e "cessò nel settimo giorno..."
  • Genesi 2,3 - "Dio benedisse il settimo giorno A e lo consacrò..."
  • Genesi 2,4 - "Nel giorno O in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo..."
In definitiva 3 O, 7 A, 1 B e 4 C, e occorre stare attenti per evitare equivoci.

UN VERSETTO CHIAVE - GENESI 2,4
In questo paragrafo esamino in particolare un versetto, Genesi 2,4, che in italiano secondo la traduzione C.E.I. del 2008, si presenta in questa forma: "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo".

Per la prima volta per definire Dio, accanto al nome di Elohim , è usato il Tetragramma sacro IHWH la cui la lettera iniziale, la "iod" , riguarda l'esistenza, quindi, il verbo "essere" il cui radicale ebraico è che allude a quella lettera da sola in un capo aperto a destra e a sinistra.

l'Essere

Di profilo è come un pugno, quindi, allude anche a una forza.
La forma è di un punto impresso da una penna impregnata d'inchiostro nero poggiata su una pergamena pronta a scrivere qualsiasi cosa; Dio, infatti, è l'Essere, origine di tutti gli esseri.
Gli ebrei sostituiscono la lettura del Tetragramma sacro formato dalle quatto consonanti IHWH , che per rispetto non pronunciano, di cui peraltro non è certa la lettura, con quanto si traduce in Italiano come il "Signore".

È questo di Genesi 2,4 un versetto chiave, molto discusso, perché vari biblisti aderirono al pensiero del tedesco Julius Wellhausen che in "Prolegomena zur Geschichte Israels" (1878) avanzò l'ipotesi detta "documentale o documentaria" o teoria delle quattro fonti che, per quanto riguardala la "creazione" nel libro della Genesi assocerebbe due racconti provenienti da due diverse tradizioni:
  • il primo, Genesi 1,1 - 2,4a, detto Eloista per il nome "Elohim" ivi dato a Dio;
  • il secondo, Genesi 2,4b - 2,25, detta Iavista per il nome IHWH dato a Dio.
Per tale ipotesi, quel Genesi 2,4, perciò, è un versetto cerniera ove due diverse scuole avrebbero posto mano per fare una sintesi di due tradizioni.
Quel pensiero andò per la maggiore, ma di recente da più parti sono state avanzate varie contestazioni su cui non mi addentro.
Preciso solo che così non è ritenuto nel mondo ebraico ove la presenza del secondo di quei nomi di Dio è giustificato e chiarito in ben altro modo.
Il mondo fu creato con giustizia e per l'ebraismo Dio quando, si riveste di tale veste, assume il nome di Elohim, mentre adotta il nome IHWH quando sale sul trono della misericordia per perdonare agli uomini le loro colpe.
Non esiste pertanto un secondo racconto della creazione, ma dopo Genesi 2,4 come in un film c'è una dissolvenza che entra nel dettaglio a precisare le vicende dell'uomo per preparare il discorso in Genesi 3 della decisione d'essere indipendente, per cui Dio, si premunì nell'eventualità trasgressione dell'uomo, e si vestì di pazienza passando dal trono della giustizia a quello della misericordia e si presentò col nome IHWH.

Questo versetto Genesi 2,4 quando nella seconda parte dice "Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo" pare proprio essere una conferma su quanto ho detto su l'uso delle tre lettere per definire la durata della creazione; infatti, tutto il processo delle 6 fasi o giorni della creazione in pratica è un solo, un unico tempo o giorno diviso in 6 fasi più un giorno di riposo, il giorno del Signore IHWH.

Ora, mentre dal testo in sequenza ciascuno dei giorni diversi da quello in cui fu creata la "luce" è stato chiamato "secondo giorno", "terzo giorno"... ecc, in Genesi 1,5 per quello in cui disse sia la "luce" sussiste ambiguità per l'uso delle lettere che significano sia "giorno uno", sia "unico giorno", sia anche "primo giorno".
Accade però che ora, con il versetto 2,4, la questione si dirime in favore di "unico giorno", e con i miei criteri dice anche "sarà a portarsi in un vivente , l'Unico si chiuderà per aiutarli ".

In definitiva, il tempo della creazione, quei "sei giorni", sono proposti come un giorno solo ed è tutto e solo il tempo disposto da Dio per preparare la casa dell'uomo e l'uomo, poi inizi l'ultima fase, il settimo periodo per portare a compimento la finalità della creazione che pare proprio essere di rendere attuabile il desiderio di Dio di donare la propria pienezza a un essere, da Lui creato per amore che, se consenziente, renderà santo, degno per un matrimonio con Lui stesso nello spirito.
Occorre quindi un tempo per la conoscenza come per il fidanzamento che precede la comunione completa; questo è il settimo giorno in cui nell'ebraismo c'è una particolare cura dedicata alla famiglia e a Dio.
È questo il tempo in cui la profezia, avanzata da Dio in Genesi 1,26 "Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza", si concretizza con l'adesione dell'uomo, acquisita con gradualità, prima attraverso Abramo...

Mosè, poi in pienezza con il "sì" di Gesù di Nazaret.
In questi, uomo-Dio, si sono attuate pienamente le lettere di "giorno" "iom" "l'Essere si porta in un vivente " per poi passare a "l'Essere si porta nei viventi ", in quanto, come attestano i Vangeli, la divinità si è fatta carne e per amore ha patito sulla croce per i peccati degli uomini da redimere rendendo possibile la pienezza dell'alleanza con l'umanità, matrimonio sancito con lo sgorgare dal Suo costato dalla sposa, la Chiesa, da cui nascono figli adottivi di Dio, fino alla benedizione di tutte le nazioni nel giorno finale del giudizio.
Ecco che dopo "luce" - "'or" , "giorno" - "iom" , viene IHWH , che completa il messaggio di apertura del progetto di Dio:
  • "luce" "'or" , "l'Unico si porta in un corpo";
  • "giorno" "iom" , "l'Essere si porta in un vivente";
  • IHWH , "l'Essere nel mondo si porta a entrare " poi nell'8° giorno, la domenica eterna, "sarà dal mondo a portare a uscire ", sottinteso, i viventi.
Il fatto che a quel punto del racconto è necessario introdurre questo nome, il Signore IHWH, è per preparare i fatti che poi narra, in cui Dio è uscito dal mondo strettamente divino per parlare fisicamente con l'uomo attuando quanto nelle lettere di IHWH e circola nel giardino dell'Eden.

A questo punto propongo i seguenti semplici pensieri.
Se l'incarnazione non è un'idea peregrina solo di noi cristiani e se il racconto in Genesi 1-2,4 annuncia in modo sintetico tutto il tempo disponibile concesso da Dio per le fasi del programma della creazione, ivi compreso il rendere possibile in modo concreto che l'uomo sia a Sua immagine e somiglianza, in quei 35 versetti vi si deve pur trovare un accenno alla Sua venuta nella carne. Si verifica che l'idea poteva pur nascere se di questi versetti si fa una lettura per immagini del tipo di quella accennata.
Del resto il modo di lettura per lettere può rientrare tra gli incoraggiamenti di Gesù nei Vangeli di scrutare le Scritture, considerando importante ogni lettera che si deve compiere, rafforzati dai suoi reiterati inviti e insegnamenti per leggerle in modo opportuno onde ricavare le profezie che si riferiscano a Lui, letture che ai suoi tempi i coetanei ancora erano in grado di fare.
È possibile allora che l'ebraismo residuale, quello dopo la nascita del cristianesimo, soprattutto dopo la diaspora delle guerre giudaiche, non abbia più ammesso l'eventualità dell'incarnazione, che ormai ritiene un'eresia, visto la grande scottatura avuta col falso messia "Bar Kokeba" e perché si stava perdendo una tale capacità di lettura mentre cresceva la grande inimicizia per la "setta" dei cristiani.
Che gli ebrei avessero l'idea che nella Torah e nella Tenak ci fosse qualche segreto da cercare era però rimasta nei pensieri dei loro sapienti e ricercatori, tanto che nei sistemi di esegesi da loro adottati, di cui all'acrostico della parola PaRDeS formato da:
  • "Peschat" = interpretazione letterale,
  • "Remez" = interpretazione,
  • "Derasch" = midrash, per indagare la Scrittura,
  • "Sod", una via segreta in cui rientra il guardare anche le lettere separate come ricordato e tentato dalla tradizione o "kabbalà".
Circa un ricordo del genere propongo un commento di Rabbi Avraham Saba (siamo nel 1440 in Castiglia) nel suo "Tzror Hamor: Torah Commentario" proprio relativo all'esame di lettere separate di quella pagina della Genesi.
Nel versetto Genesi 2,3 precedente a quello che sto commentando che recita "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando" quanto in grassetto in ebraico è:


Quel Rabbi pone in evidenza le ultime lettere delle parole che ho evidenziato in rosso che tratteggiano la parola "'emet", ossia "verità" in ebraico, quindi, "ciò che è stabile e fermo" e la propone come sintesi dell'opera di Dio.
Ecco che prima che nel versetto successivo esca il nome IHWH quelle lettere, il per quel commentatore intendono affermare che tutto quello che era il progetto vero della creazione è appunto "verità".

Ora, tornando al mio modo di leggere le lettere ebraiche delle parole "'or", "iom" e IHWH ho fatto notare che si ricava che Dio ha precisato e annunciato, fin dalla prima pagina della Bibbia, che si farà uomo.
Sorge una conferma con la parola verità.
Quella parola "'emet" contiene il bilettere che significa "morto", ma anche "uomo", ossia uno che muore, per cui si può anche leggere: "l'Unico uomo ", "il primo dai morti ".

A questo punto sorge spontanea la domanda: Cosa è la verità?
Siamo alla stessa domanda che fece Pilato a Gesù.

Gesù in Giovanni 18,37s gli aveva detto: "Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?" e in latino suona: "Quid est veritas?"

Attribuito a Sant'Agostino d'Ippona c'è questo anagramma di quelle parole latine: "est vir qui adest" ossia "è l'uomo che hai davanti".
La verità non è una cosa; Pilato aveva la verità davanti e non l'aveva colta!

Qualcosa del genere è insito proprio nella parola verità, "'emet" in ebraico e aramaico è: "L'Unico in un uomo ", "L'Unico in un vivente crocifisso ", "il primogenito dei morti ".

Proprio all'inizio del libro dell'Apocalisse 1,4-6 si trova quella definizione per Gesù: "Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen."

Pilato, nonostante la sua cecità su quanto stava accadendo fu strumento perché si realizzasse la verità del creato.
Pare proprio, quindi, che al tempo degli evangelisti quella idea del fine del creato che tende alla verità nel senso delle lettere "'emet" , vale a dire dell'uomo perfetto e stabile era stata dedotta.
(Vedi: "Farsi trovare dalla Verità")

Del resto nel Vangelo di Giovanni è ripetuto per 48 volte almeno "In verità vi dico" o "in verità in verità vi dico".

La parola "verità" e "veritiero" poi vi si trova 79 volte, mentre in Matteo 32, in Marco 17 e in Luca 11, il che prova un particolare indirizzo a far penetrare in questo pensiero.
Al riguardo cito solo alcuni versetti celebri di tale Vangelo su l'argomento:
  • Giovanni 1,14 - "...il Verbo si fece carne e venne... pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 1,17 - "...la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo." "In verità vi dico" o "in verità in verità vi dico" ripetuti per 48 volte;
  • Giovanni 7,31s - "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi."
  • Giovanni 17,17 - "Consacrali nella verità. La tua parola è verità."
Altri accenni del testo che portano a confermare il pensiero del Signore che verrà in un corpo sono che Dio, con la bocca , certamente quella che si trova nella parola "fani" "volto, faccia, superficie" scritta per due volte nel testo in ebraico di Genesi 1,2, "le tenebre ricoprivano la faccia dell'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulla faccia delle acque" quindi, come fosse un uomo, esordisce in Genesi 1,3 e "disse", ossia usò il radicale da cui si deduce "l'Unico vivrà nel corpo ", poi proferisce "luce" - "'or" vale a dire "desidero () un corpo " e questo punto c'è il commento di Dio in Genesi 1,4, "Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre."
Dio "vide", proprio come se avesse "occhi" e quel vide in ebraico è "sarà i corpi a originare ", poi, il Creatore osserva che il progetto è "cosa buona", "tob" che in ebraico significa sia buono, sia bello.

Ora, quel termine "tob" del versetto 4 nel testo della creazione è ripetuto altre 6 volte, ai versetti 10, 12, 18, 21, 25 e 31 ove in questo ultimo a "buono" aggiunge un "molto" "m'od" , quindi, "molto buono".

Le lettere di "tob m'od" peraltro suggeriscono "per amore si porterà dentro un vivente l'Unico li aiuterà " per conseguire il progetto del vero uomo, l'uomo della verità.

Pare, quindi, che il Signore intenda dotare l'uomo del senso estetico-etico.

A questo punto non pare però irrilevante osservare che le lettere di quel "molto", "m'od" , sono le stesse, ma permutate, della parola con cui poi definisce l'uomo, la coppia primigenia, "Adamo" , essendo = .

Queste due parole in ebraico "Adamo" e "molto" hanno, quindi, lo stesso valore numerico di 45 ( = 1; = 4; = = 40) e la regola della gimatria usata dagli ebrei nelle loro esegesi propone che se due termini hanno una tale parità di certo hanno una proprietà da trovare che evidentemente li accomuna come nel caso specifico è il progetto uomo che implica un molto necessitando due valutazioni di buono, quello di Dio e dello uomo stesso, il cui sì prima o poi sarebbe venuto.

Alla fine del primo giorno, versetto 1,5, Dio, quindi, associa quella luce a "giorno" - "iom" in cui conferma "sarò a portarmi in un vivente ".

Proviamo a seguire tale traccia nel successivo racconto.

E FU SERA E FU MATTINA
È ritenuto che le sette tappe della creazione descritte a partire da Genesi 1,3 fino a 2,4 siano le seguenti desunte dalle traduzioni in italiano dal testo ebraico originario della Torah e dalla Bibbia dei Settanta che fu tradotta in greco verso la metà del III secolo a.C.:
  • Giorno uno o Primo giorno - Luce, Notte e Giorno;
  • Giorno due o Secondo giorno - Cielo e acque di sopra, Cielo di sotto e Mare;
  • Giorno tre o Terzo giorno - Asciutto, Alberi e Piante;
  • Giorno quattro o Quarto giorno - Sole e Luna;
  • Giorno cinque o Quinto giorno - Pesci e Uccelli;
  • Giorno sei o Sesto giorno - Animali e Uomo;
  • Giorno sette o Settimo giorno - Riposo.
Il tutto si apre con una sicura allegoria, la "luce" che pur non essendo quella solare apre qualcosa che viene definito giorno e notte.
L'allegoria del giorno poi continua con il versetto Genesi 1,5 che termina con: "E fu sera e fu mattina..." espressioni tipiche delle giornate solari.
L'espressione in ebraico è: "Vaihi oe'rob vaihi boqoer iom"...

Le relative lettere ebraiche sono:

... in cui:
  • "oe'rob" è "sera" e le lettere sostengono il significato indicando che è quando "si (ri)vedono i corpi a casa ".
  • "boqoer" è è "mattina, quando "da casa si riversano i corpi ".
Tali parole come fossero quelle di un ritornello si ripetono in tale identico modo per 6 volte, al termine di ognuna delle prime 6 fasi della creazione, ai versetti:
  • 5 "E fu sera e fu mattina..." giorno primo ;
  • 8 "E fu sera e fu mattina..." secondo giorno ;
  • 13 "E fu sera e fu mattina..." terzo giorno ;
  • 19 "E fu sera e fu mattina..." quarto giorno ;
  • 23 "E fu sera e fu mattina..." quinto giorno ;
  • 31 "E fu sera e fu mattina..." sesto giorno .
Questo dire non è invece ripetuto nel settimo periodo, lo "shabbat" della creazione, quello del riposo di Dio in cui attende l'adesione dell'uomo.
Quel periodo, in corso, non avrà sera e mattina... in questo mondo, il che implica l'entrare in altra dimensione, quella di Dio, la vita eterna.
È da dare importanza ai primi due versetti di Genesi 1 ed è da decidere:
  • sono da ritenere un preambolo, una ridondanza, il che è insolito, considerato che in quel sacro testo è importante ogni parola, mai posta a caso;
  • sono la succinta attribuzione a Dio di tutto l'"hardware" del creato, ossia il mondo fisico, compreso sole, luna stelle e tutto il resto che, allora, di fatto, esisteva già quando "Dio disse: Sia la luce..."
In definitiva, aleggia il seguente quesito: il giorno solare esisteva o no prima del momento in cui "Dio disse: Sia la luce..."?
Ovviamente ciò dipende da come, in effetti, l'autore ispirato della Torah riteneva il vero contenuto che ha dato a quei primi due versetti Genesi 1,1-2.

A questo punto è necessario andare ai termini di "sole", in ebraico "shoemoes" e "luna" "iarech".

Questi nomi, invero, non sono citati nei 7 giorni della creazione, mentre nel 4° giorno ove si ritiene che siano creati il testo dice la "fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte..." (Genesi 1,16)

Queste parole fanno pensare al sole e alla luna, visto che assieme sono nominate le stelle e paiono regolare giorno e notte.
I nomi, in ebraico "shoemoes" e luna "iarech" però nello stesso libro della Genesi in effetti sono citati per la prima volta in 37,9s quando Giuseppe, figlio di Giacobbe-Israele, fece un sogno, lo narrò ai fratelli e disse: "Ho fatto ancora un sogno, sentite: il sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me. Lo narrò dunque al padre e ai fratelli. Ma il padre lo rimproverò e gli disse: Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire io, tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?"

Israele è un profeta, interpreta quel sogno collegando il sole al padre, l'astro maggiore, la luna, alla madre, l'astro minore e le stelle ai fratelli.
Tale analogia per le regole esegetiche rabbiniche dovrebbe potersi traslare a Genesi 1,9 per cui quegli astri sarebbero così allusione a un padre e a una madre; il padre il sole della casa che produce con il lavoro il sostentamento, la madre che cura la casa e il riposo e il benessere della famiglia.
Ora, se quelli creati nel 4° giorno fossero proprio gli astri naturali, sole e luna, nasce spontanea la domanda: com'è possibile che nel 3° giorno (Genesi 1,12), precedente alla loro ipotetica creazione, quindi ancor senza l'esistenza di sole e stagioni: "...la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie"?

Ecco che quella pagina assume l'aspetto di una "matrioska" russa, insomma una scatola che per contenuto ha un'altra scatola quella della traduzione normalmente presentata, ma il pensiero autentico pare velato.
È allora giustificabile il pensiero che quella pagina Genesi 1,3-2,4 dopo il 2° versetto riguardi qualche altro evento preparatorio alla vita dell'uomo, insomma riguardi la formazione del "software" del creato che dovrà abitare l'"hardware" che è stato preparato per lui con i versetti Genesi 1,1-2."
Questo "software" è qualcosa di malleabile da plasmare e proprio plasmare è il termine esatto che è poi usato in Genesi 2,7 quando Dio formò l'uomo.
L'uomo nato dall'embrione viene alla "luce" per decisione di Dio e col Suo spirito lo porta all'uomo perfetto, l'uomo vero di cui si è detto.

Ecco allora un'ulteriore allegoria, un iter di formazione per arrivare a quella pienezza di "giorno" - "iom" , ossia fino a quando "l'Essere si porta nel Vivente ", intendendo per Vivente lo "spirito datore di vita", come dice San Paolo in 1Corinzi 15,44s: "Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita."

Ecco, allora, la grande allegoria che ovviamente può essere arricchita:
  • 1° atto, la "luce", l'Unico si reca nel corpo, fa nascere la vita, l'embrione umano, progetto che ha in sé, come in un seme, al meglio tutto il potenziale necessario per arrivare a maturazione nel tempo della vita;
  • 2° atto, la separazione, dei cieli tramite il firmamento ossia le due acque, quelle di sopra della madre, quelle di sotto dentro del figlio nella placenta, quindi, il tempo della gestazione;
  • 3° atto, si separa l'asciutto dalle acque, nasce e attecchisce la vita del neonato sulla terra;
  • 4° atto, vita in famiglia con padre, madre e fratelli, il fanciullo impara i tempi, i riti, le ricorrenze, gli usi familiari e religiosi, dipende dagli altri;
  • 5° atto, arriva alla pubertà, il giovane fa i primi tuffi e voli nell'ambiente che lo circonda;
  • 6° atto, riguarda la crescita dalla vita animale all'intellettuale e all'essere "uomo" a cui si associa la crescita spirituale finché lo consente;
  • 7° atto", l'uomo arriva alla pienezza, ed è il tempo della sua santificazione di cui dice San Paolo in 1Corinzi 15,44s.
Ognuna di quelle fasi è tappa fondamentale nella vita di ogni uomo.
L'insegnamento è che la vita dell'essere umano è sacra fin dal concepimento in quanto il suo verificarsi implica la palese espressione della volontà di Dio che desidera la vita del nascituro e negarla con l'aborto provocato in qualsiasi momento della gestazione è contro la Sua volontà, quindi, è atto grave alla stregua di un vero e proprio omicidio.

Certo è comunque ormai assodato che l'insieme è classificabile come un tappa un giorno "iom" unico, e quel ritornello, "E fu sera e fu mattina..." sottolinea che è finita la singola tappa o fase della creazione fisica - intellettuale - spirituale dell'uomo fino alla dimensione perfetta pensata da Dio?

Mi provo a decriptare queste lettere e ricavo: "E fu a uscire la forza per agire , nei corpi dentro a portarsi fu , entrò a stare dentro , si versò nel corpo ".

A queste lettere ripetitive rituali di ciascuna volta, seguono il numero del "giorno" e questo diviene informazioni di sintesi leggibili come segue grazie alle lettere dei numerali citati:
  • giorno primo, unico, e quel ritornello, "E fu sera e fu mattina..." sottolinea che è " È a recare la vita l'Unico ".
  • secondo giorno, unico, e quel ritornello, "E fu sera e fu mattina..." sottolinea che è " È a recare in una madre - matrice l'accensione dell'energia per una esistenza ";
  • terzo giorno, a recare da madre alla luce l'essere che il Potente accese per l'esistenza ";
  • quarto giorno, a recare vita alla testa - mente in casa - famiglia ove è a agire - operare il (nuovo) essere ;
  • quinto giorno, a portarlo dal vivere nascosto a vivere l'esistenza di doni ";
  • sesto giorno, a portarlo a vivere nel mondo per sorgere a un'illuminata esistenza ".
Queste tappe sono di ogni uomo, compreso Gesù Cristo in cui per il risorgere dai morti, è riconosciuta dai cristiani l'incarnazione della divinità.
In Genesi 2,1-3 poi si trova l'ultima fase, "il giorno settimo", lì ripetuto tre volte "iom hashebi'i" ed è questa la tappa in cui accade che: "sono portati i viventi dal mondo risorti - dal Risorto a casa dell'Essere ove a vederlo saranno ".

GIORNI STRANI
Per ogni "giorno" della creazione, dopo la descrizione di quanto creato nella tappa è detto: "E fu sera e fu mattina..." e tra la sera e la mattina c'è la notte.
Il testo poi precisa il numero del "giorno", quindi, la notte che segue l'atto luminoso creativo del giorno è inserita nel "giorno" stesso e segnala solo che necessita un ulteriore tappa per superare le tenebre sopraggiunte.
In questo senso quello della "luce" e sì il "primo giorno", ma anche "unico giorno", perché, in definitiva, l'atto creativo fu uno solo quello della luce dalla quale si svilupparono le fasi successive in cui questa ha operato con i suoi doni.
Per il calendario ebraico e per l'ebraismo in generale, il giorno invece inizia la sera, quindi, la sua sequenza è: sera, notte e giorno.
Il testo non avendo detto soltanto "E fu sera..." ma aggiungendo "e fu mattina" segnala una sequenza diversa e invertita: giorno, sera, notte e mattino.

Nel passo nel Vangelo di Giovanni detto del "cieco nato" in cui Gesù con evidente riferimento ai giorni della creazione dice in 9,4-5: "Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo", il che pare un'autorevole conferma.

Del resto, il sopravvenire della notte sta a indicare che pur se le tenebre erano state vinte in quella tappa di creazione, ne appaiono altre da diradare nel giorno seguente, ma le tenebre risultano ormai finite nel 7° giorno, per cui ivi non si parla più di termine e di notte.
In definitiva, ripeto, pare proprio come se i giorni della creazione inizino al mattino e la notte, tra sera e mattina, sia incorporata nel giorno in cui avviene l'operazione, mentre per l'ebraismo il giorno del loro calendario inizia la sera.
Vi è, quindi, indipendentemente della durata assai diversa, sussiste una radicale diversità d'impostazione tra i giorni della creazione e quelli degli ebrei.
Contare la giornata dalla mattina è tipico di un calendario solare, mentre contarle dalla notte è caratteristica di un calendario lunare.
Pare proprio che in questa inversione abbia avuto peso l'uscita dall'Egitto.
L'atto creativo di Pasqua avvenne di notte.
Per gli egizi era la notte del giorno solare 14 di Nisan e per gli ebrei era la notte del giorno lunare 15 di Nisan.
Gli egiziani, infatti, usavano un calendario solare, ma dopo l'evento della Pasqua basata sulla luna piena del 14 di Nisan la prima di primavera, ci fu quella inversione da parte degli ebrei.
Ora, la creazione dei sette giorni pare proprio collocarsi come intervento antropologico, ossia a favore dell'uomo.
Nella prima creazione di Genesi 1,1-2 i cieli creati comportano sole e luna, quindi i giorni solari, ma le tenebre che c'erano, quelle del versetto 2 "le tenebre ricoprivano l'abisso", non potevano essere dissipate dalla luce del giorno, perché alludono a ciò che è male e non basta la luce solare a dissiparlo occorre l'opera specifica di Dio.
Le "tenebre" sono un buio speciale, implicano una problematica etica e spirituale, quindi umana; gli uomini esistenti erano ormai ciechi e dovevano essere ricreati donando loro gli occhi della fede, infatti, in quell'episodio del "cieco nato" Gesù ricorda il giorno della creazione e perché quel cieco è cieco dalla nascita "...perché in lui siano manifestate le opere di Dio". (Giovanni 9,3)

Ossia nel mondo creato l'uomo era coperto da "tenebre", quindi per raro era un uomo illuminato, un giusto tra i malvagi, schiavi delle tenebre.
Come siano nate le "tenebre" non è detto, ma erano presenti in qualche modo prima della "luce" del primo giorno in Genesi 1,2 per cui Dio le separa e le chiama notte, infatti "Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo." (Genesi 1,4-5) e nacque il pensiero che le sono il rifiuto a Dio originato da una ribellione angelica.
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa")

La luce del primo giorno è capace di pervadere tutto l'universo e contrasta le tenebre e le separa, ma ciò non del tutto e non subito appena appare, ma per gradi in sei "giorni", finché sarà visibile a tutti.
È una luce nascosta, preclusa a quelli che la rifiutano, ma riservata a chi l'accetta entrando nella fede che apre, appunto, una nuova creazione.

Tutto ciò è colto nel prologo del Vangelo di Giovanni 1,4-5.10: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta... il mondo non lo ha riconosciuto", finché non è creato l'uomo che per gradi accetterà d'essere portato alla pienezza.
Quella luce è la "fede" che appare sulla terra, quella monoteistica nel Dio Unico che parla con Adamo capostipite di chi pur se cade sa che Dio è una certezza esistenziale; così è comunque vinta la cecità dell'ateismo e dell'idolatria, considerate "tenebre" dalla "Torah".
Ecco che il 6° giorno della creazione per ebrei inizia soltanto 3760 anni a.C., sì che il 1 gennaio 2018 ha aperto l'anno 5778 dalla nascita di Adamo, mentre ovviamente l'apparizione dell'uomo sulla terra ha una ben più antica datazione.
(Vedi: "La durata della Creazione")

"E fu sera e fu mattina"... del primo giorno, ripetuto poi 6 volte, è un dire profetico che attende un giorno unico, il giorno dell'Unico che sarà senza tenebre, dopo il tempo del riposo di Dio del 7° che è quello della responsabilità dell'uomo in cui il Messia "il più bello tra i figli dell'uomo" (Salmo 45,3), risorti i morti, avrà giudicato con misericordia tutti i suoi fratelli nati nel mondo ormai redento e avrà eliminato le tenebre, quindi, il male e la morte.
L'idea di due racconti diversi della creazione, quindi, di due tradizioni è falsa, esse sono entrambi convergenti sull'uomo; il primo racconto passa dal cosmo all'uomo e il secondo chiude la catena dall'uomo verso il cosmo.
Genesi 1 coi primi due versetti nel dire della creazione del tutto da parte di Dio non esclude l'esistenza dell'uomo immerso nelle tenebre che, come compreso hanno un accento etico, poi racconta i 6 giorni della creazione e il 7° di riposo, mentre Genesi 2 si concentra sul 6° giorno, ma il centro della finalità di entrambe quelle pagine è l'uomo da plasmare a immagine e somiglianza di Dio.

IL SESTO GIORNO
Per gli ebrei, con i dati forniti dalla Genesi sulla vita dei patriarchi, prima e dopo diluvio, come ho accennato, l'anno solare della creazione di Adamo lo pensano come avvenuto nel 3760 a.C., durante la sesta fase dell'atto creativo.
Il loro anno 5778, infatti, corrisponde, infatti, al 3760 + 2018 = 5778.
Di ciò che accadde in quella fase a partire dal versetto Genesi 2,5 inizia la presentazione che porta alla nascita di Adamo, ai primi tempi nel paradiso terrestre, alla cacciata, al fratricidio di Caino nei confronti del fratello Abele, fino alla morte dello stesso Adamo che visse 930 anni come segnalata Genesi 5,5.

Abbiamo visto che sesto in ebraico è "shisshi" .
Nella mente di un ebreo può suscitare:
  • "shesh" che significa "lino" o "bisso" di cui poi vestiranno i sacerdoti;
  • "sason" significa "gioia", come quella che si provava nel "Gan Eden";
  • verbo usato in Ezechiele in 39,2 che significa "far uscire", "tirar fuori" in senso punitivo profezia ripresa dall'Apocalisse per il combattimento finale vittorioso contro il male: "E tu, figlio dell'uomo, profetizza contro Gog e annuncia: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di te, Gog, capo supremo di Mesec e Tubal. Io ti sospingerò e ti condurrò ("fuori" ) e dagli estremi confini del settentrione ti farò salire e ti porterò sui monti d'Israele. Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le frecce dalla tua mano destra. Tu cadrai sui monti d'Israele con tutte le tue schiere e i popoli che sono con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie selvatiche. Tu sarai abbattuto in aperta campagna, perché io ho parlato. Oracolo del Signore Dio." (Ezechiele 39,1-5)
Beh! È in sintesi quanto accade nel racconto del 6° giorno.
Adamo vestiva un abito di festa di gioia, per allegoria, di lino splendente, fu posto nel paradiso terrestre, giardino "gan" di letizia e di delizie "Eden", ma alla prima prova cedette alla tentazione, si sentì denudato dall'abito della festa e fu cacciato, ma maledetto, in effetti, non fu lui, ma chi lo tentò e farà un brutta fine.
(Vedi: "Il vestito d'Adamo", "Il vestito di Dio", "Alzati, rivestiti di luce", "Uomo rivestiti della tua dignità")

Ora, nell'ambito del racconto che allarga gli eventi del 6° giorno, quello della creazione dell'uomo proprio agli inizi in Genesi 2,5 si trova: "nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo" versetto, che pare in contrasto con la creazione di Genesi 1 in cui la vegetazione dice essere creata nel 3° giorno.
È stato risposto che fino al 6° giorno però ancora non c'era la coltivazione dei campi e le verdure e le coltivazioni pregiate specializzate non esistevano e quel versetto precisa: "non c'era uomo che lavorasse il suolo".

Del resto, chi scrive è il Mosè della tradizione o uno della sua scuola, quindi, di cultura ebreo-egiziana che sa bene che nel 3760 a. C., 8 secoli circa prima della prima dinastia dei faraoni d'Egitto, le coltivazioni che conosceva non sfruttavano ancora completamente le acque delle piene del Nilo e nessun civilizzato illuminato faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo e questa era una premessa ritenuta evidentemente opportuna per spiegare come invece coltivazioni pregiate e alberi da frutti squisiti poterono apparire nel giardino del Paradiso Terreste che Dio stesso piantò e ordinò poi all'uomo di custodire e coltivare, posto riservato, diverso da tutto il mondo circostante, la scuola per il Suo pupillo.
Ecco che, come a scuola per insegnare i rudimenti della conoscenza si fanno imparare le lettere, i numeri e si fanno vedere figure di animali per dare la necessaria articolazione al parlare, il Signore fece da maestro, "plasmò" per Adamo, ma non creò avendoli già creati nel 5° e all'inizio del 6° giorno, glieli fece vedere e Adamo diede i nomi.
L'ora più opportuna per la nascita di Adamo è il mezzogiorno, l'esatta metà dopo la notte della giornata del periodo 6° giorno, perché per l'allegoria lucetenebre in tale ora nel parallelo col giorno solare non c'è zona d'ombra, quindi, tenebre, infatti, in quel momento Adamo era puro e integro.
Il tempo per lui ancora non aveva effetto, non essendoci il peccato non esisteva per lui la morte in quanto, di fatto suoi padre e madre era Dio stesso, in termini umani era figlio di Dio, era l'unico essere in cui Dio aveva soffiato il proprio Spirito Genesi 2,7 perché fosse Sua immagine e somiglianza, Genesi 1,26.
La prima coppia, Adamo, un maschio e una femmina. furono uniti in matrimonio da Dio e la tentazione ci fu dopo il patto d'alleanza a tre, la coppia e Dio stesso, per cui dalla loro unione sarebbero nati veri figli di Dio.
I primi figli Caino e Abele però nacquero in Genesi 4 dopo la rottura del patto avvenuta in Genesi 3, quindi tutte le generazioni successive di Adamo erano solo creature di Dio, ma non erano figli del patto.

Il male non fu dominato da Caino , le cui lettere suggeriscono "a piegare - rovesciare è con energia " e in lui "a rovesciarsi fu l'angelo (ribelle)", quindi uccise il fratello e la morte entrò nel mondo per la prima volta.

Segnala poi la stessa Genesi 5,4-5 che morto Abele, dopo 130 anni: "Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì."

La vita terrena per Adamo scatta assieme al tempo dopo il peccato e con quei 930 anni dalla piena luce delle ore 12 del 6° giorno arriva alla sera e la notte del 6° giorno... "quando non si può più operare"... il tempo della morte.
Il periodo della morte di Adamo, se raffrontato con la storia egizia, porta al periodo protodinastico 3100-2700 a.C., quando compaiono gli elementi caratteristici della civiltà faraonica, in particolare nel 2830 a.C. nel corso della 2° Dinastia di faraoni in cui ci fu un profondo dissidio per la supremazia nella cosmogonia egizia del dio Seth, nome che ricorda il Set di Adamo, e il dio Horo.
(Vedi: "La luce del Dio Unico - un bagno nel Nilo")

Le parole sera, mattina, tenebre e notte non appaiono più, eppure c'è un segnale che indica in Genesi 3,8 che per Adamo era scattato il tempo: "Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino" e la "brezza del giorno" nel testo è "ruach" in cui c'è soffio, vento, spirito e "ha-iom" giorno.

Gli ebrei nelle loro traduzioni spesso riportano "sera", la brezza della sera, quando dal fondovalle l'aria sostituisce quella che scaldata s'innalza dalle pendici di monti circostanti tutto il giorno colpiti dal sole.
Si affermava la fine del sesto giorno; arrivava la notte il regno delle tenebre.
L'uomo aveva scelto! Non aveva scelto il Signore.
Prima il testo aveva detto: "Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino" è scritto:



Quel rumore è "Qol" è "rumore o voce" che "incede" ove appare col bi-lettere l'dea di "morti o morituri", gli uomini, per cui della "vita che finisce si apre il cammino ".

Li fece uscire da quel giardino e li pose nel mondo di Genesi 1,1-2, quello coperto dalle tenebre da cui lo voleva preservare per farvelo entrare irrobustito nello spirito dai Suoi insegnamenti e... ci fu la lunga notte del giorno 6° finche Dio aprì il giorno del riposo dalla creazione delle cose fisiche.
Ora, mentre Dio si riposava quel paradiso terrestre dove era?
Un midrash, una favola, un mito?
Eppure nella mente dell'autore un territorio specifico più era nella mente.
Dalla descrizione della valle che poi fu distrutta a causa dei peccati di Sodoma e Gomorra, trapela il pensiero dell'autore, infatti, in Genesi 13,10 si trova: "Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte - prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra - come il giardino del Signore, come la terra d'Egitto fino a Soar."

La terra ove scorre latte e miele poi promessa da Dio al popolo dell'alleanza fu proprio il paese in cui c'era anche quella valle.
(Vedi: "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden")

Quella brezza o vento del giorno fa venire alla mente il vento leggero e la voce del Signore che udì Elia sull'Oreb, ove era andato a incontrarlo, come racconta: "Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: Che fai qui, Elia? Egli rispose: Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita. Gli fu detto: Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore. Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna. Ed ecco, sentì una voce che gli diceva: Che fai qui, Elia?" (1Re 19,9-13)

Questo episodio ricorda quello di Mosè sull'Oreb in Esodo 3 ove aveva avuto la chiamata dal roveto ardente quando sentì la voce di IHWH che lo unse col vento del Suo Spirito come proprio profeta e ambasciatore plenipotenziario, per liberare il popolo d'Israele dall'Egitto da quella palese schiavitù, allegoria di una più grave, quella dal peccato, per fare con loro l'alleanza, un patto matrimoniale per riprendere con l'umanità il progetto che l'uomo volontariamente aveva interrotto su istigazione del suo nemico, il demonio.
Ecco che all'Oreb sorge l'alba del 7° giorno col fuoco del roveto ove Mosè è chiamato per l'alleanza che darà il frutto finale alla fine di quel "giorno" cui seguirà la "domenica eterna".
(Vedi: "Tempo-eternità")

QUEL "GIORNO" NEI VANGELI
Pietro, Giacomo e Giovanni apostoli del Signore Gesù come Mosè e Elia anche loro ebbero una visione su un monte, che la tradizione ritiene sia il "Tabor" e videro una figura di luce, Gesù trasfigurato. Sentirono poi da una nube luminosa una voce che li rese idonei all'ascolto dell'insegnamento dell'inviato dal Padre e i Vangeli sinottici sono concordi nel ricordare l'evento che riporto secondo il racconto dal Vangelo di Matteo 17,1-8: "Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo. All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: Alzatevi e non temete. Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo."

Tabor in ebraico ha in sé anche l'idea che vi viene "indicato il figlio ".

Subito dopo in Matteo 17,9 attesta che: "Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti."

Nello stesso capitolo Matteo 17, ai versetti 22 e 23 si trova che Gesù disse: "Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà."

Perché il terzo giorno?
Storicamente alle tre del "pomeriggio" del venerdì 28 aprile del 30 d.C., l'uomo Gesù di Nazaret morì in croce, ma tre giorni dopo, il 30 dello stesso mese e anno, risuscitò come riferiscono i Vangeli, rivelando la propria natura divina per cui è venerato dai cristiani quale Messia atteso, il Figlio Unigenito della stessa sostanza di Dio Padre, uniti tra loro dallo Spirito Santo nella SS. Trinità.

L'evento prova e segnala l'irruzione del divino nella storia dell'uomo e corrisponde proprio alle ore tre del pomeriggio del settimo giorno della creazione come ho detto in "Tempo-eternità".

Riferendoci alle tappe della creazione accadde che dopo il peccato di Adamo e la sua morte ci fu la notte del giorno 6° finché Dio aprì il giorno 7°, quello del Suo riposo in cui si astenne di operare nelle cose fisiche che aveva terminato, ma s'interessò di portare a compimento la "schiera" degli uomini.
In questo 7° giorno Dio non desistette dal proprio piano, sarebbe andato alla ricerca dei discendenti del primo uomo che ormai avevano scelto le tenebre e si ritenevano solo dei "primati"... i più importanti tra gli animali.
Per il Creatore l'uomo ora era come una pecora perduta nella notte e la Sua intenzione fu di riportarlo a sé e santificarlo per cui scese dal Suo trono celeste e lo andò a cercare nel mondo facendosi uomo.

I quattro Vangeli canonici riportano vari episodi della discussione in più riprese tra Gesù e gli ebrei del suo tempo aspramente critici che faceva miracoli in giorno di sabato, quando loro invece applicavano un rigido riposo.

Tra tali episodi sul come il Rabbi Gesù interpretava il "sabato" è particolarmente chiarificatore il seguente in Matteo 12,9-12: "...andò nella loro sinagoga; ed ecco un uomo che aveva una mano paralizzata. Per accusarlo, domandarono a Gesù: È lecito guarire in giorno di sabato? Ed egli rispose loro: Chi di voi, se possiede una pecora e questa, in giorno di sabato, cade in un fosso, non l'afferra e la tira fuori? Ora, un uomo vale ben più di una pecora! Perciò è lecito in giorno di sabato fare del bene."

Il Vangelo di Giovanni poi in 7,23s, sempre sul sabato interpretato rigidamente dagli ebrei come giorno di riposo senza entrare nel merito della sua istituzione che è il trionfo dell'amore sulla creazione, quindi di un memoriale per far presente il Regno dei cieli che irrompe nella vita umana, propone queste parole di Gesù: "Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!"

Lo scopo dei Suoi miracoli non riguarda, infatti, la guarigione del singolo, ma che si comprenda il messaggio; il Suo intervento riguarda il guarire interamente l'uomo.
Del resto, "Il Figlio dell'uomo è signore del sabato" (Luca 6,5)

Due temi si presentano collegati strettamente ai "giorni" della creazione:
  • la risurrezione del terzo giorno;
  • il giudizio.
Per l'ebraismo e il cristianesimo i due eventi si faranno presenti alla fine del 7° "giorno", in uno "Shabbat Shabbaton Gadol" in cui ci sarà la risurrezione per tutti.
In definitiva, ad Adamo, formato da Dio, ma morto nello stesso 6° giorno della "creazione", i cui discendenti anche loro da allora muoiono a causa del peccato d'origine, accadrà che nel terzo "giorno" dalla nascita e dalla morte sarà nella vita eterna dopo aver detto sì al suo Creatore e Padre alla fine del 7° per entrare nell'8°, il giorno senza tramonto, nel Suo Regno, quale essere perfetto, desiderato e prediletto.
Tutto ciò avverrà grazie al Messia redentore, il primo tornato dai morti, risorto nel terzo giorno dopo la morte in croce.
Il demonio, il negativo di Dio, pare proprio essere stato consentito dal Creatore per la libera scelta dell'uomo che altrimenti sarebbe solo un robot di carne senza una propria autonomia e non sarebbe a somiglianza di Dio.
Il tempo poi viene a risultare è un atto di misericordia del Signore per consentire il pentimento e la redenzione ed evitare all'uomo una punizione eterna, infatti, alla fine del tempo concesso all'umanità per la scelta, avendo ormai il demonio assolto la propria funzione, sarà eliminato.
Come in Genesi 3 la maledizione fu solo per il serpente, anche il giudizio finale sarà solo nei suoi confronti e produrrà la conclusiva condanna di lui e della sua stirpe e in ogni uomo sarà distrutto ciò che non è secondo Dio, ossia l'amore vero che è la Sua essenza.

Ogni uomo sarà potato di quanto contrario allo stato divino in cui sarà stato accolto e, a tale riguardo assumono particolare vivida chiarezza le parole di Gesù in Giovanni 15,1-8: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."

Seguiremo, quindi, sui Vangeli questi due temi, giudizio e risurrezione.

I VANGELI SUL GIUDIZIO
Nei Vangeli canonici si trovano vari richiami al "giorno del giudizio" e al giudizio in generale in quanto a quello poi si riferisce.

Nel Vangelo di Marco c'è un esplicito riferimento sul giorno della venuta del Messia nella gloria per il giudizio finale.
Tale evento sugli ultimi tempi è intrecciato con la profezia della caduta di Gerusalemme nel 70 d.C. di cui Gesù dice che non passerà quella generazione prima che avvenga: "Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno." (Marco 13,28-31)

Sulla fine dei tempi invece dice: "...saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni. Allora, se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là, voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto. In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo... Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre. Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!" (Marco 13,19-37; Matteo 24,20-44)

Nel Vangelo di Matteo poi si trovano altri sei riferimenti:
  • Matteo 5,21-22 - "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio" ove afferma che ci sarà un giudizio più attento di quello della legge umana.
  • Matteo 7,1-2 - "Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi" ove chiama l'uomo alla misericordia nei riguardi degli altri per avere lo stesso trattamento nel giudizio finale cui sarà sottoposto.
  • Matteo 10,14-15 - "Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sodoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città", infatti, i Suoi inviati sono come suoi angeli.
  • Matteo 11,22-24 - "Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sodoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma sarà trattata meno duramente di te!"
  • Matteo 12,36-37 - "Ma io vi dico: di ogni parola vana che gli uomini diranno, dovranno rendere conto nel giorno del giudizio; infatti, in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato."
  • Matteo 12,41-42 - "Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!"
Nel Vangelo di Luca si trovano tre riferimenti:
  • Luca 10,11-13 - "...sappiate però che il regno di Dio è vicino. Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città. Guai a te, Corazin, guai a te, Betsaida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi."
  • Luca 12,31-32 - versetti paralleli a Matteo 12,41-42.
Nel Vangelo di Giovanni si trova almeno 10 volte:
  • Giovanni 1,19 - "E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie."
  • Giovanni 5,22-30 - "Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato."
  • Giovanni 8,15-16 - "Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato."
  • Giovanni 9,39 - "Gesù allora disse: È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi."
  • Giovanni 12,30-32 - "Disse Gesù: Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me."
  • Giovanni 16,8-11 - "E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato."
I VANGELI SULLA RESURREZIONE
Il Vangelo di Marco parla di "risurrezione" in:
  • Marco 6,14-16 - "Il re Erode sentì parlare di Gesù, perché il suo nome era diventato famoso. Si diceva: Giovanni il Battista è risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi. Altri invece dicevano: È Elia. Altri ancora dicevano: È un profeta, come uno dei profeti. Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: Quel Giovanni che io ho fatto decapitare, è risorto!"
  • Marco 8,31 - "E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere."
  • Marco 9,9-10 - nell'episodio gia' citato della trasfigurazione "Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti."
  • Marco 9,31-32 - "Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo."
  • Marco 10,32-34 - "Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà."
  • Marco 12,18-27 - Gesù con i sadducei sul prendere moglie parla di risurrezione.
  • Marco 14,26-28 - "Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea."
  • Marco 16,6 - Alle donne l'angelo al sepolcro il mattino della risurrezione "...disse loro: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto."
  • Marco 16,9 - "Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva scacciato sette demoni."
  • Marco 16,14 - "Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto."
Il Vangelo di Matteo parla di "risurrezione" in:
  • Matteo 10,8 - "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date", sono alcuni degli ordini dati da Gesù ai Dodici.
  • Matteo 11,4 - "Gesù rispose loro: Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo."
  • Matteo 14,1-2 - di Marco 6,14-16 quando Erode paragona Gesù al Battista risorto.
  • Matteo 16,21 - "Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno."
  • Matteo 17,9 - dopo l'episodio della trasfigurazione.
  • Matteo 17,22-23 - "Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: Il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà. Ed essi furono molto rattristati."
  • Matteo 20,17-19 - "Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà."
  • Matteo 22,23-33 - Gesù con i sadducei sul prendere moglie parla di risurrezione.
  • Matteo 26,30-32 - di Marco 14,26-28.
  • Matteo 27,51-53 - "Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti."
  • Matteo 27,62-64 - "Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore, mentre era vivo, disse: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risorto dai morti."
  • Matteo 28,5-7 - "L'angelo disse alle donne: Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto."; di Marco 16,6.
Il Vangelo di Luca parla di "risurrezione" in:
  • Luca 2,34 - "Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione."
  • Luca 7,22 - "Poi diede loro questa risposta: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia."
  • Luca 9,7-9 - "Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: Giovanni è risorto dai morti, altri: È apparso Elia, e altri ancora: È risorto uno degli antichi profeti. Ma Erode diceva: Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose. E cercava di vederlo."
  • Luca 9,18-20 - "Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: Le folle, chi dicono che io sia? Essi risposero: Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto. Allora domandò loro: Ma voi, chi dite che io sia? Pietro rispose: Il Cristo di Dio."
  • Luca 9,22 - "Il Figlio dell'uomo - disse - deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno."
  • Luca 16,31 - "Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti."
  • Luca 18,31-33 - "Poi prese con sé i Dodici e disse loro: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell'uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà."
  • Luca 20,27-38 - Gesù con i sadducei sul prendere moglie parla di risurrezione.
  • Luca 24,4-6 - "...ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno."
  • Luca 24,34 - Gli Undici ai discepoli di Emmaus "...dicevano: Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!"
  • Luca 24,45-46 - Gesù "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno".
Il Vangelo di Giovanni parla di "risurrezione" in:
  • Giovanni 2,18-22 - "Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù."
  • Giovanni 5,21 - "Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole."
  • Giovanni 5,28-29 - "Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna."
  • Giovanni 6,39-40 - "E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 6,44 - "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 6,54 - "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • Giovanni 11,23-27 - "Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno. Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo? Gli rispose: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo."
  • Giovanni 12,1 - "Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti."
  • Giovanni 12,9 - "Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti."
  • Giovanni 12,17 - "Intanto la folla, che era stata con lui quando chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro e lo risuscitò dai morti, gli dava testimonianza."
  • Giovanni 20,9 - "Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti."
  • Giovanni 21,14 - "Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti."
IL GIORNO DEL PERDONO
L'uomo, l'essere all'apice della piramide della vita sulla terra, vive nel dubbio dell'esistenza di Dio e non riesce a volare verso l'alto invischiato dalla non esistenza che sembra lo vogliano trattenere.
La sua vita qui è un soffio e nelle migliori delle ipotesi invecchia e muore.
Da qualche parte eppure la vita gli è venuta ed egli è come l'ago di una bussola rivolto verso la fonte della vita che comunque per lui è un mistero.
Nell'uomo è connaturato l'istinto di sopravvivenza che lo porta all'egoismo e, nel combattimento giornaliero contro la non esistenza, pur se lo stato della società in cui vive è evoluto, ritiene di essere l'unico difensore della propria vita.
L'istinto, perciò è una difesa naturale come hanno gli animali, frutto delle valutazioni che ha fatto l'uomo in tempi atavici, sia d'avere la vita limitata da accidenti, malattie e morte, sia di non potersi dare un'altra vita da solo.
Pure se è nata l'idea di un Dio creatore, per il ripetersi delle morti in tutte le generazioni senza ritorno di alcuno da un eventuale aldilà, s'è insinuato in gran parte dell'umanità il pensiero che quel Dio, se esiste, non s'interessa dell'uomo cui allora resterebbe solo la morte da attendere come ineluttabile esito finale della propria parabola di vita terrena.
Il desiderio poi di avere la migliore delle vite possibili porta spesso il singolo ad agire a danno di altri e, uniti, a far guerre di conquista verso gruppi rivali, incuranti di un'eventuale giustizia divina.
Ecco che per avidità spesso insaziabile l'essere umano di ogni continente è divenuto incurante della vita umana altrui per cui incappa in trasgressioni della legge che ogni società umana s'è data per difendersi dai violenti.
Ogni trasgressione per la giustizia comporta una pena crescente secondo la gravità della colpa commessa e può diviene enorme nei riguardi di Dio Creatore, Signore della vita, la cui esistenza è un assoluto, indipendente dall'opinione del singolo uomo.
Ora, l'uomo è la massima espressione intelligente di vita creata per cui è portato a pensare all'ineluttabile collegamento che ci deve essere tra l'effetto, il creato, e la causa, Dio che crea e s'interroga sul perché del creato stesso.
La risposta è per dare ciò che è Lui stesso a un altro essere che nella libertà esprima il desiderio di accettarlo, quindi, il Suo intento è l'amore.
La vita che Dio dona attua per gradi il progetto a base della creazione del mondo, di un uomo perfetto che avrà le caratteristiche proprie di Lui, del Verbo, la Parola che ha fatto l'universo; quindi, ogni uomo potenzialmente ha una vita per sempre.

Queste considerazioni sono il pensiero a monte dei "midrash" della creazione, del primo peccato dell'uomo di rifiuto del Creatore e della entrata della morte nel mondo presentati ai primi capitoli del libro del Genesi.
La vita in questo mondo ha il senso di portare a crescere l'uomo sotto tutti gli aspetti - intellettuale, psicologico e spirituale - per poter godere di Lui.
La morte, per contro, è interpretabile come punizione al peccato d'empietà, ma può essere pensata anche come atto di misericordia di Dio per sottrarre dal male chi è stato schiavizzato ed evitargli la perdita della vita per sempre, quella che ha preparato con Lui oltre la morte per cui, intervenuto il "perdono", la riavrà piena.
Il creato, allora, è l'uovo in cui avviene l'incubazione per la nascita dell'essere perfetto da Lui desiderato.

Il Salmo 67 fa intravedere l'attesa di un compimento: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine, governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
(Vedi: "Lettere ebraiche segni celesti della Torah" in cui tra l'altro c'è decriptato anche il Salmo 67)

Pare proprio essere questa una profezia sulla venuta di Gesù Cristo, infatti:
  • il suo volto "Il Verbo l'energia sarà a portare ";
  • la tua salvezza "Gesù";
  • il suo frutto , "sarà dentro a recarsi il Potente nel mondo ".
La buona notizia dei Vangeli è che l'atteso essere perfetto è nato sulla terra.
È l'uomo Gesù di Nazaret, il Messia promesso a Israele in cui la divinità s'è pienamente rivelata, infatti è il primo morto tornato dal cimitero con un corpo glorioso e Questi ha aperto l'inizio della fase finale della creazione per la redenzione di tutta l'umanità di ogni tempo e luogo.
Quanto manca agli altri uomini per arrivare alla perfezione, eliminato da loro ogni traccia di male, poi sarà aggiunto dal Cristo stesso con il "perdono" che anche l'uomo deve concedere ai propri simili, infatti, disse: "...perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". (Luca 6,37s)

Ora, il tema del perdono è trasversale nella Bibbia ove si trovano almeno 150 accenni, di cui 50 circa nel Nuovo Testamento.
La prima volta che si parla di perdono è dopo l'uccisione di Abele in Genesi 4,13 quando: "Disse Caino al Signore: Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono".

Qui il testo in ebraico usa il verbo "tollerare, sopportare" e anche "perdonare", e le lettere con i loro significati grafici fanno pensare sia a un invito a Dio che "l'energia riaccendesse delle origini ", sia a una indiretta attenuante dell'uomo Caino che auspica ci sia "per l'angelo (ribelle) la distruzione ( = )".

Si trova poi nel giorno dopo il peccato del vitello d'oro in Esodo 32,3 che: "Mosè disse al popolo: Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa."

Qui, in ebraico, per il verbo "perdonare" è usato il radicale che riguarda lo "impeciare", ossia spalmare e calafatare nelle giunture delle tavole degli scafi delle barche pece e canapa per evitare infiltrazioni e venute d'acqua all'interno.

"Kofoer" è il prezzo d'espiazione.
"Kippur" è riscatto e perdono.
"Kaforoet" o propiziatorio è il coperchio d'oro dell'arca dell'alleanza.
Il giorno speciale dello "Iom Kippur" è previsto dalla Torah per il perdono dei peccati fatti da ciascuno nell'anno ed era l'unica volta che il Sommo Sacerdote entrava nel Santo dei Santi e proclamava il Nome ineffabile IHWH, espressione della misericordia del Dio d'Israele.

Il fedele recitando il Salmo 51, quello come precisa il secondo versetto scritto da Davide quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea, chiede: "Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo."
(Salmo 51,11s, vedi: "Spirito Santo e Santità. La grazia portata dal Messia" in cui tra l'altro c'è decriptato anche il Salmo 51)

Il perdono è riportare "la rettitudine del Verbo nel corpo ", quella che si perde col peccato per l'entrata nell'uomo dello spirito del serpente.
Ora "kaf" e = è "il palmo della mano", quindi, le lettere di alludono anche al gesto di porre "il palmo della mano sulla testa ", segno di benevolenza.

L'imposizione delle mani poi è gesto d'infusione dello Spirito Santo.
Al proposito ricordo il seguente fatto raccontato nel libro degli Atti degli Apostoli: nel 55 d.C. Paolo, raggiunto Efeso: "trovò alcuni discepoli e disse loro: Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede? Gli risposero: Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito Santo. Ed egli disse: Quale battesimo avete ricevuto? Il battesimo di Giovanni, risposero. Disse allora Paolo: Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e profetavano." (Atti 19,1-5)

Il perdono è frutto dell'amore che Dio ha verso l'uomo che accecato spesso non torna indietro e sceglie di vivere come se Dio non esistesse dirigendo i propri passi verso il regno della morte e delle tenebre.
Il perdono perciò è come una rete che tenta di ripescarlo dal regno dei morti.
Il perdono è frutto dell'alleanza di Dio con l'uomo, reso palese dalla Torah.
Dopo il patto di alleanza l'uomo e Dio hanno le stesse finalità, impegnati entrambi anche nella lotta contro il male.
Chiunque entra nell'alleanza tende a essere giusto ed è perdonato alla bisogna.
Ora, in guerra è inevitabile il subire delle perdite per cui i caduti nella lotta contro il male, feriti o morti spiritualmente, sono "perdonati" e risanati per continuare il combattimento e vengono resi giusti.
L'istituto del perdono, quindi, lo "Iom Kippur" per gli ebrei, il sacramento della Penitenza per i cristiani, è l'ospedale di campo che risana il fedele grazie all'alleanza antica o nuova proposta da Dio all'uomo.

Dicono, infatti, i Salmi:
  • Salmi 145,14 - "Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto."
  • Salmi 146,7s - "Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti..."
Ciò rende pratica l'invocazione "venga il tuo Regno" che fa parte della preghiera insegnata ai suoi discepoli da Gesù di Nazaret nel discorso della montagna, come riportato dal Vangelo di Matteo in cui, infatti, tra l'altro s'invoca il perdono con le parole: "rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori". (Matteo 6,12).

Il perdono chiede reciprocità: "Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe." (Matteo 6,14s)

Il perdono, quindi, infatti, è figura della risurrezione perché comporta il ritorno alla vita spirituale piena ed è efficace se interviene un cambiamento di vita.
L'attribuire il bene al male e viceversa è un grave errore.
Nel Vangelo di Matteo per due volte si trova un accenno a tale questione:
  • Matteo 7,17s - "Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni."
  • Matteo 12,33 - "Prendete un albero buono, anche il suo frutto sarà buono. Prendete un albero cattivo, anche il suo frutto sarà cattivo: dal frutto infatti si conosce l'albero."
Quei detti paiono proprio alludere al peccato originale messo in moto da un albero perlomeno strano.
Un albero, infatti, ci fu che offriva frutti di tipo doppio con bene e male, quello della conoscenza nel Gan Eden di cui mangiò Adamo trasgredendo il volere del Signore che intendeva educarlo e farlo crescere gradualmente alla propria scuola.
Ora, fare di tutti i tipi di erbe un unico fascio e ingurgitare assieme senza discernere il bene e il male può essere pernicioso, un errore marchiano in quanto c'è il rischio di perdere sensibilità e rendere tutto eguale senza distinzione di sorta.

Mangiare in ebraico è e quelle lettere pensando al "midrash" di Genesi 3 dicono fare "uno di tutto è ", quindi, proprio rendere indifferente il bene e il male che appunto Dio non voleva venisse fatto per il bene di Adamo.
Quel peccato di disobbedienza atavico che ha portato l'uomo a sfiduciare il Creatore credendo alle parole del maligno è può ora essere perdonato grazie al sacrificio del Redentore, il "Go'el" , Dio venuto nel cammino degli uomini per salvarli e portarli in cammino con Lui.

C'è però un peccato che non potrà essere perdonato perché vanifica quella venuta e lo segnala Gesù stesso seguente brano del Vangelo di Matteo 12,22-32: "In quel tempo fu portato a Gesù un indemoniato, cieco e muto, ed egli lo guarì, sicché il muto parlava e vedeva. Tutta la folla era sbalordita e diceva: Che non sia costui il figlio di Davide? Ma i farisei, udendo questo, dissero: Costui non scaccia i demoni se non per mezzo di Beelzebul, capo dei demoni. Egli però, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso in se stesso cade in rovina e nessuna città o famiglia divisa in se stessa potrà restare in piedi. Ora, se Satana scaccia Satana, è diviso in se stesso; come dunque il suo regno potrà restare in piedi? E se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebul, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Ma, se io scaccio i demoni per mezzo dello Spirito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Come può uno entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega? Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Perciò io vi dico: qualunque peccato e bestemmia verrà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non verrà perdonata. A chi parlerà contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo né in quello futuro."

Attribuire, infatti, a demoni l'opera dello Spirito Santo è attribuire il bene al male il che è imperdonabile, in quanto, impedisce di ravvederci ed essere perdonati.
È come ritenere che vi siano due padroni del creato, della stessa potenza, che producono gli stessi effetti, dio e l'anti-dio per cui, allora, ci si potrebbe rivolgere indifferentemente all'uno o all'altro, il che è la radice del satanismo e del culto di satana, alimentato dalla magia nera e da tutte le pratiche del genere.

Ora l'espressione "sarà perdonato" si trova nel libro del Levitico per nove volte (4,26.31.35; 5,10.13.16.18.26; 19,22) e per due volte in quello dei Numeri (15,26.28) e riguarda il modo per ottenere il perdono secondo la Torah presentando in modo opportuno giovenchi e capri in sacrificio espiatorio secondo un particolare rito.
Quella stessa espressione si rinviene nei Vangeli per quattro volte in bocca a Gesù con il "perdonate e vi sarà perdonato" di Luca 6,37, poi due volte in Luca 12,10 "Chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato", passo questo parallelo a quello sopra segnalato di Matteo 22-32 ove l'abbiamo trovata.
Gesù si presenta come garante del perdono.
La lettera agli Ebrei rileva l'avvenuta sostituzione del sacrificio dell'Antico Testamento con quello di Cristo e in particolare in 7,26s parlando di Gesù dice: "Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso."

Il perdono scende dalla croce dal costato di Cristo col fiotto di acqua e sangue:
  • Luca 23,33-34 - "Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno."
  • Giovanni 19,33-34 - "Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua."
Gesù appena risorto dopo "Pace a voi", le prime parole che disse ai suoi apostoli furono: "Detto questo, soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati." (Giovanni 20,22-23)

Assieme al dono dello Spirito Santo ha dato agli apostoli il potere di rimettere i peccati; questa è la missione dei suoi discepoli, assieme alla buona notizia, portare nel mondo il perdono di Cristo per aprire il tempo nuovo del rapporto dell'uomo con Dio.

IL GIORNO DELL'APOCALISSE
Nel libro dell'Apocalisse di San Giovanni apostolo, l'ultimo libro del Nuovo Testamento della Bibbia cristiana, dopo la presentazione e la visione delle 7 Chiese comincia la visione degli ultimi tempi che è presentata a partire dal capitolo 4.
Un trono nel cielo... "Uno" stava seduto... attorno al trono c'erano ventiquattro seggi con anziani in candide vesti - i 12 figli di Giacobbe - Israele e i 12 apostoli - in mezzo al trono e attorno al trono vi erano quattro esseri viventi .
Sul trono, quindi, assieme all'Uno erano i quattro esseri viventi = per cui chi è su quel trono alla fine dei tempi, in effetti, è l'Uomo, con la sua Sposa, il nuovo Adamo, , elevato sul trono di Dio, e questi è l'Unigenito incarnato che ha aiutato i viventi e li ha portati con se, i suoi fratelli nella carne.

"Alleluia! Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Allora l'angelo mi disse: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!" (Apocalisse 19,6-9)

L'autore ispirato che scrive al capitolo 5,1 riporta questa visione: "E vidi, nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli."

Nessuno era in grado di aprire i sigilli del libro!
Chi ha la visione asserisce in Apocalisse 5,5: "Uno degli anziani mi disse: Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli".

In questo modo indiretto è ricordata la profezia di Isaia 11,1: "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto ("natser" ) germoglierà dalle sue radici", quindi, il davidico Gesù di Nazaret , il Crocefisso .

La visione prosegue in Apocalisse in 5,6: "Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra."

Tutti cantarono in Apocalisse 5,9-10: "Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra."

Solo la storia di Cristo, infatti, è in grado di aprire la durezza di quei testi che se letti in tutti i modi possibili alla luce degli eventi della Sua storia si aprono per far comprendere il senso profondo del loro messaggio scritto sul dritto e sul rovescio, quindi, da leggere con lettura usuale e dando senso a ogni lettera.

Accade poi che:
  • Apocalisse 7,2 - "E vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente."
  • Apocalisse 7,4 - "E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele..."
La spiegazione di quel 144.000 come ho riportato in altri articoli è semplice:

1   4 40     00 = 144.000
x 100 = Adamo ha reso il centuplo

Seguendo le parole "giorno - giorni", "notte", "luce" e "tenebre" secondo la traduzione C.E.I. 2008 si trova:
  • 12 per "giorno", 8 per "notte", di cui 4 per "giorno e notte",
  • 8 volte per "giorni",
  • 7 volte per "luce",
  • 1 per "tenebre".
Vediamo prima la questione delle "tenebre" che si trova al versetto Apocalisse 16,10.

Le tenebre, sono quanto avvolge il regno di Babilonia ove regna la "bestia", incarnazione del male, la cui mente è quella del "drago", "ten" "il confinato angelo (ribelle)" il maligno, che da voce al "falso profeta", l'anticristo, ma ci sarà il giorno del combattimento finale e della loro fine, infatti:
  • Apocalisse 15,1 - "E vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l'ira di Dio."
  • Apocalisse 15,5 - "E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza."
  • Apocalisse 15,7 - "Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro, colme dell'ira di Dio..."
  • Apocalisse 16,1 - "...una voce potente che diceva ai sette angeli: Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio."
  • Apocalisse 16,10 - "Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre."
  • Apocalisse 16,13-14 - "Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente."
  • Apocalisse 16,16 - "E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedon."
  • Apocalisse 18,2 - Un altro angelo disceso dal cielo "Gridò a gran voce: È caduta, è caduta Babilonia la grande..."
Satana è stato incatenato per 1000 anni, in questo tempo la Chiesa ha il potere di giudicare e regna con Cristo per mille anni: "Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare." (Apocalisse 20,7s)

Su questi mille anni è da aprire una parentesi.
Per chiarirne il significato è da considerare che la Scrittura precedente all'Apocalisse afferma:
  • Salmo 90,4 - "Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri...";
  • 2Pietro 3,8 - "Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo."
Quei 1000 anni hanno un senso che va compreso.
Servono a definire in modo sapienziale con linguaggio profetico lo scorcio del 7° giorno, quello finale, dalla risurrezione di Cristo alla fine dei tempi, la cui vera durata non è nota; comunque è ora in corso il combattimento finale!

La globalizzazione, la nuova Torre di Babele cerca la rivincita, ma è scritto: "Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l'accampamento dei santi e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli." (Apocalisse 20,9s)

Ed ecco che: "E vidi un grande trono bianco e Colui che vi sedeva. Scomparvero dalla sua presenza la terra e il cielo senza lasciare traccia di sé. E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. E i libri furono aperti. Fu aperto anche un altro libro, quello della vita. I morti vennero giudicati secondo le loro opere, in base a ciò che era scritto in quei libri. Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco." (Apocalisse 20,11-15)

Infine è da parlare della risurrezione.
Nel tempo della crescita della Chiesa molti morti, i santi, i martiri: "...ripresero vita e regnarono con Cristo per mille anni; gli altri morti invece non tornarono in vita fino al compimento dei mille anni. Questa è la prima risurrezione. Beati e santi quelli che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte..." (Apocalisse 20,5s)

La conclusione è la visione della Nuova Gerusalemme in cui vi sarà solo "giorno", ossia "luce" e finirà la "notte" per sempre.

Chi ha la visione scrive: "In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello. Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della terra a lei porteranno il loro splendore. Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, perché non vi sarà più notte." (Apocalisse 21,22-24)

In conclusione per il fedele tutto viene dalla Parola di Dio che si è "incarnata" nella "scrittura" divenendo "sacra", la "Torah" , veicolo che attraverso i segni delle lettere ebraiche si portano nella mente , la aprono ... per portare a operare.

Le lettere dell'alfabeto ebraico perciò hanno avuto una grande importanza accompagnando in modo stretto l'atto creativo secondo le Sacre Scritture ebraiche, passate tutte nella Bibbia cristiana.
Per tale motivo annetto loro una grande importanza per una loro esegesi.
Ogni lettera ebraica, infatti, com'è evidenziato dalla particolare forma espressiva che presenta la grafia detta "rabbino quadrato", è pure apportatrice di un messaggio tipo icona per cui ogni parola ebraica si può guardare anche come un rebus di più figure, tante quante sono le lettere della parola stessa.
Al riguardo, propongo:
Dalle lettere dal testo ebraico delle Sacre Scritture usate come icone si possono ottenere seconde facce d'interi versetti e capitoli, sempre relativi al Messia, finalità nascosta di tutta la Tenak giudaica, come ho argomentato e presentato nei numerosi articoli del mio Sito.

Ora, in estrema sintesi tutta l'epopea del Messia si può considerare sviluppata in tre "giorni", "iom" , col significato più vasto di quello di giorno solare, ma come tempo d'operazione o atto con cui "è portata la vita ", precisamente:
  • primo e unico giorno delle 6 fasi della creazione fisica di quanto esiste:
  • giorno del Signore il giorno dello "shabbat" allusivo di "stare in esilio () finisce ", in cui il Creatore "è a portarsi ai viventi " con la Torah, e "è a portarsi in vita " nel Signore Gesù che "è a portarsi alle acque " al Giordano, "è a recare la (propria) vita " in croce, "è a recare l'acqua " dal costato, "è a recare la madre " sotto la croce che i viventi "è a recare alle acque " del battesimo e sul finire di questo giorno che stiamo attendendo il Signore "sarà a riportarsi dai viventi " nella gloria di Risorto e "sarà a condurli alla Vita ", quella vera, con la risurrezione;
  • il terzo giorno, giorno eterno senza tramonto, quando "sono portati i viventi " dal Signore e i risorti "sono portati a vivere " nella Sua luce.
a.contipuorger@gmail.com

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