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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
VEDRANNO LA MIA GLORIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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"KAVOD" NEL LINGUAGGIO BIBLICO
È noto a chi segue questo mio Sito che sono state proprio le 22 lettere di quell'alfabeto, peraltro tutte e solo consonanti, con i loro segni grafici detti del "rabbino quadrato" che mi hanno coinvolto in una grande ricerca che tuttora prosegue sulle Sacre Scritture canoniche nel loro testo in ebraico.
Quei sacri testi li approccio, infatti, anche in modo personalizzato guardando in quelle lettere alla capacità di fornire dei contributi grafici che descrivono un qualcosa che si deve cogliere, e ciò senza curarsi di altri orpelli, cioè senza i vari puntini di vocalizzazione o altro aggiunti d.C. ai testi sacri della liturgia sinagogale.
Quanto sopra nasce dal pensiero che quei segni hanno certamente origine da quelli sinaitici che conosceva ovviamente il Mosè che li ha vissuto, cui la tradizione attribuisce tutta la Torah, seme degli altri libri della Tenak.
Ecco che ogni serie di lettere o parola da me sono visti anche come un disegno, di tante immagini quante sono le lettere in esame, che fa nascere nella mente una rosa di idee che possono calzare e allargare il pensiero e dicono anche molto di più per cui in effetti il libro coinvolge in modo vivo.
I vocabolari attuali che riportano le parole che si trovano nella Tenak ovviamente si basano sui testi rimasti praticamente invariati nell'ultimo millennio, ma ormai tutti con i segni di vocalizzazione inseriti per poter dare suoni a quelle 22 vocali in base alla tradizione secondo cui ormai quei testi venivano letti.


Ai tempi di Gesù non era così come fanno vedere i Testi ritrovati a Qumran.
Dopo queste premesse vediamo cosa si trova per queste tre lettere di .
Queste sono il radicale di un verbo che ha vari significati nelle sue coniugazioni.
Il primo senso è "essere pesante, essere grave, essere gravoso".
Il secondo senso, traslato, è "essere onorato, essere glorificato".
Nelle sette coniugazioni del verbo ebraico:
  • semplice attivo "qal", come sopra;
  • riflessivo o passivo "nifàl", essere onorato, glorificato, essere grave, ricco;
  • intensivo attivo "piel", indurire(il cuore);
  • intensivo passivo "pual", essere onorato;
  • causativo attivo "hifil", rendere grave, indurire, gravare, opprimere, acquistar gloria;
  • causativo passivo "hofal", p.m.;
  • riflessivo intensivo "hitpael", gloriarsi, moltiplicarsi, essere numeroso.
Ne derivano i seguenti termini:
  • o "kavod" per "gloria, onore, magnificenza, maestà, splendore, dovizia, ricchezza"; "kovoed", gravezza, peso, moltitudine "kavad", grave, difficile, numeroso, possente, fegato.
  • "kevedet", gravezza, pesantezza.
  • "kavuddah", magnifica, splendida, cosa preziosa.
A questo punto ci si domanda allora: quelle tre lettere , viste come un rebus di tre figure guardato da destra a sinistra, come giustificano tali significati?


Ripassiamo i significati delle tre lettere:
  • la prima del rebus è anche la 11° lettera dell'alfabeto ebraico, la "Kaf", numerale 20 ove il segno pare indicare qualcosa di concavo, una tazza come la K egizia, come il concavo di una mano vista di profilo; del resto il suo nome "Kaf" in ebraico indica la parte liscia, senza peli, chiara all'interno della mano.

    Significati base: coppa, piano, vaso, mano aperta;
    traslati: liscio, retto, rettitudine.

    Per l'Alfa beta de-rabbi 'Aqiva: "Kaf è il palmo della mano del giuramento e quindi è da considerarsi in collegamento con la mano di Dio".
    Per Sefer ha-Temunah: "Kaf è l'attributo del Regno... è il recipiente della Shekinah."
    Marc-Alain Ouaknin: La lettera Kaf è il palmo della mano. La Kaf riinvia alla mano che si apre e che porge.

    La Sefirot più alta è la corona che è nella testa di Dio che deve arrivare fino ai piedi della creazione cioè al regno .

    Questa è l'essenza propria della divinità, che traduco con "rettitudine", qualità che entrando nell'uomo lo redime.

  • la seconda del rebus è anche la 2° lettera dell'alfabeto ebraico, la nostra "b", la "bet", numerale 2; pare un padiglione di una tenda, è la pianta di una casa, infatti, di la casa, "bajit" in ebraico, è la lettera iniziale.


    Per gli egizi la "B" è il luogo dove si posa il piede.
    Alla lettera "Bet" sono perciò` connessi i significati di casa, tenda, dentro, intimo, in, luogo, posto e, per traslato, famiglia, Tempio, abitare, abitante.

  • la terza del rebus è la 4° dell'alfabeto ebraico, la nostra "d", numerale 4, nome "dalet" che significa "porta", quindi, un'anta che ruota e sbatte, una parte piatta che si muove, come una mano che aiuta, ma col segno "alt" può impedire; il segno di Qumran , coevo della stabilizzazione della scrittura ebraica quadrata, pare proprio indicare un uomo in piedi con mano protesa a dire alt, ma anche dibattersi, mentre il segno sinaitico indica un pesce , imitato con la mano che può anche muoversi avanti e indietro per indicarlo e questi è piatto come la mano, si muove, in genere agitandosi a destra e a sinistra.

    In definitiva il segno è una mano aperta con le dita unite.


    Da cui i significati:

    base: porta, impedire, mano, battere;
    traslati: aiuto (dare una mano), proteggere.

    Gabriel Mandel "ghimel" la lettera che precede "dalet" ha la forma di un uomo con la gamba avanti, in atto per correre all'obolo con "dalet", che quindi rappresenta un uomo povero (dico io: che sta a mano aperta) . Nel mondo fenomenico rappresenta la porta.
Il Talmud: vede nel "dalet" un uomo povero che protende la mano.
A questo punto tutto è pronto: possiamo pensare a un uomo che rende: "concavo l'interno della mano ".


Questo è l'atto di chi tiene in mano qualcosa che non vuol far cadere, un oggetto importante per lui, quindi, è il modo di agire di chi pesa e soppesa un oggetto dal peso significativo e concentrato, quindi, "pesante", ed ecco il senso traslato, quegli valuta che quanto ha in mano è di gran valore, di grande importanza, prezioso, splendente, che porta quindi onore e gloria.
Del resto il pensiero di aver peso sussiste anche in italiano col detto "è portato in palmo di mano" ossia è onorato e apprezzato.
E a questo punto, la domanda perché anche "fegato"?

Per rispondere apro una parentesi e vado a considerare i bi-lettere di :
  • , prepara il radicale di "spengere e di spengersi" e pare doversi pensare a un cero che si spenge con uno "smoccolatoio", ossia una piccola coppa rovesciata soffoca la fiamma dentro entrata ;
  • , "bad" per "parte, separazione, parti di un corpo, separato, a parte, solo", ossia "dentro con una porta ", appunto, solo, separato; "lino, vesti di lino" "dentro protegge - ripara "; "discorsi vani, bugie, bugiardi"... sembrano bei vestiti, ma sono...
Ora, il fegato è la più grossa ghiandola del corpo umano, pesa 1000-1500 grammi e gli antichi erano consapevoli dell'importanza di quest'organo ove ritenevano risiedesse il coraggio, il peso, l'onore dell'uomo, da cui il dire "avere fegato".

Le lettere ebraiche che lo definiscono con i propri significati grafici sono ancora in grado di aiutare a comprendere il perché di un tale definire.

La mia opinione è che il "kavad", per fegato, è da intendere come + "in un vaso da solo ".

Tale pensiero ci porta nel mondo egizio.
Viene alla mente, infatti, l'idea che questa espressione possa proprio alludere al fatto che il fegato delle mummie era custodito da solo e era ritenuto l'organo più rappresentativo dell'aspetto "uomo".
Al tempo dei faraoni, infatti, nelle camere mortuarie delle tombe egizie erano posti i quattro vasi, detti "canopi" con le viscere - fegato, stomaco, intestini e polmoni - estratte dal corpo dei defunti.



I quattro canopi

I vasi raffiguravano i quattro figli di Horus:
  • Asmet con testa di uomo per il fegato;
  • Duamfet con testa di sciacallo per lo stomaco;
  • Kebehsenuf con testa di un falco per gli intestini;
  • Hapy, con testa di babbuino per i polmoni;
Il cervello, invece era estratto a pezzettini dalle narici e gettato via.
Il cuore era lasciato nel corpo per la pesatura del giudizio da paragonare con la piuma della dea Maat.

Nei libri dell' Antico Testamento il termine "fegato" si trova 21 volte di cui 7 nel libro di Tobia e mai nei libri del Nuovo Testamento.
In definitiva, in tutta la Bibbia tradotta in italiano "gloria, glorioso - gloriosa - gloriose - gloriosi, glorificato - golorificati, glorificare, gloriosamente" si trova circa 630 volte e la frequenza di questo termine nei libri del Nuovo Testamento è circa il 30% rispetto al 70% dell' Antico Testamento.
  • "Gloria del Signore" si trova 45 volte di cui 4 nel Nuovo Testamento.
  • "Gloria di Dio" si trova 20 volte di cui 14 nel Nuovo Testamento.
  • "Mia gloria" si trova 29 volte di cui 3 nel Nuovo Testamento.
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