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DARE IL GIUSTO PESO
Il termine "peso" in italiano ha vari significati:
- forza di attrazione della Terra su un corpo;
- misura determinata con l'impiego di bilancia;
- operazione di pesatura con bilance;
- oggetto tarato per la pesatura;
- un oggetto che pesa;
- quanto pesa fisicamente o moralmente su una persona;
- valore, importanza;
- attrezzo metallico per lo sport.
In ebraico altresì vi sono vari modi che provocano in italiano la traduzione con la parola "peso", infatti, si ha:
-
"koboed", per peso, onore, gloria;
-
"essere pesante, essere magnifico, essere glorioso" come è Dio nel Cantico di Mosè Deuteronomio 32,3 "Voglio proclamare il nome del Signore: date gloria al nostro Dio!" per C.E.I. 1975 e "Voglio proclamare il nome del Signore: magnificate il nostro Dio!" per C.E.I. 2008;
-
"mass'a" e
"mass'et", peso, carico, sentenza oracolo, profezia in genere come minaccia;
-
"mishqol" e "misheqal";
-
radicale di portare pesi, peccati, dolori da cui "seboel" "soboel", peso, portatore di pesi, facchino;
-
"oeboen", pietra, pietra per pesare, peso.
Una differenziazione è quella tra carico pesante e leggero.
Il pesante è certamente il
"mass'a" e
"mass'et", le cui lettere suggeriscono "acqua
al fuoco (iniziale di sole
)
origina
",
ossia è un lavoro tale da provocare fatica, quindi, sudore.
C'è poi il
"mishqol" e "misheqal", derivato dal radicale
che si usa per "pesare", da cui viene il termine "Siclo", antica unità di peso ebraica di 13-10 gr. a seconda i tempi per cui un "talento" era di 3 000 sicli 40-30 Kg.
Nel concetto di Siclo pare avere importanza il bi-lettere
che forma il radicale di "placare, dar da bere"
,
quindi, il Siclo è un modo semplice, se si ha, per soddisfare un debito in modo facile e leggero "qal"
per cui, con riferimento a "mass'a" lavoro pesante, il "mishqol" allude a un lavoro leggero e veloce.
Ora, nell'enunciazione delle 10 "Parole" o "Comandamenti", sia in Esodo 20, sia in Deuteronomio 5, al 5° posto secondo la numerazione ebraica si trova:
- Esodo 20,12 - "Onora
tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio."
- Deuteronomio 5,16 - "Onora
tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà."
Il testo ebraico entrambe le volte per "onora" usa
"kaved" e l'onorare di cui lì dice in pratica si può interpretare come "dare il giusto peso" ai genitori.
Il padre e la madre, infatti, sono gli intermediari che hanno permesso che il dono divino della vita giungesse al figlio, e quel dono se riconosciuto come tale, ossia se il figlio, fa la volontà di Dio, da peso ai genitori, ne persegue gli intenti in comune col Creatore, e gli si apre la via all'eternità, come trapela dalla seconda parte di quel comandamento.
Si mette in atto così la catena che lega Dio col padre "'av"
,
con la madre "'em"
e col figlio "ben"
che sinteticamente allude a
"oeboen", la pietra così definita anche quella tarata per la pesatura, per cui si consegue una trasmissione stabile di padre in figlio del dono della fede
.
Secondo gli ebrei quel comandamento è l'ultimo che appartiene alla prima delle due Tavole dell'Alleanza, su cui sono i 5 positivi da compiere verso Dio, mentre nell'altra si trovano i 5 comandamenti negativi il cui rispetto assicura il giusto rapporto minimale col prossimo.
A questo punto è da ricordare il ben noto comandamento che si trova in 19,35s del libro del Levitico: "Non commetterete ingiustizia nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi
o nelle misure di capacità. Avrete bilance giuste
,
pesi
giusti
,
"efa" giusta
,
"hin" giusto
",
quindi, il "giusto"
tutto deve soppesare.
Da tutto ciò ne segue l'insegnamento che è opportuno dare a ogni questione, persona o cosa il giusto peso.
Sulla questione del "peso del Signore" c'è una importante pagina nel libro del profeta Geremia di cui ho detto in "Il protovangelo di Nahum - saremo consolati dal Messia".
Ora quel termine "Massha'"
ha anche il valore di sentenza e di profezia minacciosa, di peso e di carico, ma anche di "elevazione, l'innalzamento del fuoco", ad esempio il
"il divampare" usato in Isaia 30,27: "Ecco il nome del Signore venire da lontano; ardente è la sua ira e gravoso il suo
divampare; le sue labbra traboccano sdegno, la sua lingua è come fuoco divorante".
Con occhio alle lettere separate con quelle tre lettere
viene da pensare al "salvare"
()
da parte di un
da intendere come il N°1, l'Unico.
Questa parola usata per oracolo e peso porta a ricordare un brano di 13 versetti del libro del profeta Geremia, precisamente 23,28-40, che comprende il versetto 29 "Non è forse così la mia parola: come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che frantuma la roccia?" che invita a considerare come vi siano più significati nelle stesse lettere, quindi come avviso a scrutare bene il brano.
Riporto il testo Geremia 23,28-40 secondo la traduzione C.E.I..
Geremia 23,28 - "Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunzi fedelmente la mia parola. Che cosa ha in comune la paglia con il grano? Oracolo del Signore.
Geremia 23,29 - La mia parola non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?
Geremia 23,30 - Perciò, eccomi contro i profeti - oracolo del Signore - i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole.
Geremia 23,31 - Eccomi contro i profeti - oracolo del Signore - che muovono la lingua per dare oracoli.
Geremia 23,32 - Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri - dice il Signore - che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo". Parola del Signore.
Geremia 23,33 - Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: Qual è il peso del messaggio del Signore?, tu riferirai loro: Voi siete il peso del Signore! Io vi rigetterò. Parola del Signore.
Geremia 23,34 - E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: Peso del Signore!, io lo punirò nella persona e nella famiglia.
Geremia 23,35 - Direte l'uno all'altro: Che cosa ha risposto il Signore? e: Che cosa ha detto il Signore?
Geremia 23,36 - Non farete più menzione di peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio.
Geremia 23,37 - Così dirai al profeta: Che cosa ti ha risposto il Signore? e: Che cosa ha detto il Signore?
Geremia 23,38 - Ma se direte Peso del Signore, allora così parla il Signore: Poiché ripetete: Peso del Signore, mentre vi avevo ordinato di non dire più: Peso del Signore,
Geremia 23,39 - ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri.
Geremia 23,40 - Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata".
Questa reprimenda è da intendere alla luce della valutazione che ha il "giusto", lo "tsadiq"
delle parole, comandamenti, precetti, ordini del Signore?
La risposta si trova nel libro dei Salmi che col Salmo 1,1-2 inizia proprio in questo modo: "Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia..." e prosegue:
- Salmo 112,1 - "Beato l'uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia."
- Salmo 119,14 - "Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze."
D'altronde Gesù proprio riferendosi al peso del Suo insegnamento ebbe a dire: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". (Matteo 11,28-30)
Ora, in quei 13 versetti di Geremia le parole sogno - sogni (3), oracolo - oracoli (5), profeta - profeti (7), parola - parole (8), peso (9), e Signore (20) sono ripetute numerose volte (tra parentesi) come palese avviso di una pagina nascosta, quasi un invito a cercare di scoprirla.
Ciò detto con lo strumento di decriptazione di cui sono dotato ho cominciato a sondare il primo versetto di quel brano che riporto in ebraico:
Geremia 23,28 - Entrò
nei profeti
per primi
a illuminare
le menti - teste
,
che veniva
()
a portarsi
per l'ammalare
()
portato
dai viventi
.
Sarebbe stato
in pienezza
il Verbo - Parola
in un corpo
a chiudere
la potenza
da portare
ai viventi
.
Porterà
per l'Unico
a scappare
da dentro
i corpi
la forza
che all'origine
a segnarli
si portò
essendosi
insinuato
()
nei corpi
.
Per aiutarli
dentro
un corpo
sarà
in un primogenito
di un uomo
per recidere
del tutto
dentro
l'angelo
venuto
ad abitare
nei corpi
.
Per l'angelo
l'Unigenito
in un vivente
sarà
una calamità
!
Con lo stesso criterio ho provveduto alla decriptazione di tutto quel brano, il cui risultato è un ulteriore tassello che dimostra che trama e ordito di tutte le Sacre Scritture dell'Antico Testamento è la profezia sulla venuta del "figlio dell'Uomo", il Messia mandato da Dio Padre.
Riporto quanto ottenuto in Appendice.