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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
MIDRASH "SULLA RIVA DEL MARE"

di Alessandro Conti Puorger
 
 

Come prosciugare il mare della non conoscenza in 8 quadri, sintesi di una storia che è stata capace di trasformare il mare dell'ignoranza in certezze.


1° QUADRO - PROGETTO AL TEMPO ZERO
Lassù dall'assemblea celeste uscivano idee nuove, era in un'udienza continua.
Pur se per le nostre vite terrene lassù pare tutto immutabile là la novità è all'ordine del giorno; la curiosità e l'amore, infatti, sono i motori dell'esistenza.
Il "Settore Ricerca", che cura lo sviluppo delle idee venute al Top, era il settore operativo più importante del Capo Progetto.
Un progetto particolare era in corso, da verificare però in itinere dipendendo anche da altrui decisioni, perché il Capo aveva deciso di non mantenersi tutte le leve, proprio per le finalità del progetto stesso.
Tale aspetto fu molto discusso, in molti lassù conclusero: "una pazzia d'amore".
Era stata decisa la formazione di un universo con numero di dimensioni limitate, modello d'esistenza in cui Dio con le sue schiere viveva in piena libertà.
Gli angeli demandati riferivano gli sviluppi d'ogni fase d'evoluzione.
Per produrlo l'Essere assoluto aveva scelto di contrarsi e aveva creato in se stesso una buco, una cavità delle dimensioni esistenziali scelte per il progetto ove consentire l'esistere di qualcosa d'altro con entità intelligenti e sensibili indipendenti, a tutti gli effetti era un utero, l'utero di Dio.
Un sistema chiuso che poteva agire in estrema libertà, delimitato da un campo, una placenta, cupola invalicabile, che filtrava verso l'interno l'energia ove si disperdeva per l'esistenza del contenuto: "In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (Atti 17,28), nulla, si sa, può esistere in eterno se non Lui o chi Lui assume come se stesso e tutto ciò che esiste deve ricevere energia da Lui.
Per avere però un risultato con libertà la meno condizionata possibile dall'Essere, lo richiedeva il progetto, occorreva che l'Essere stesso rimanesse il più possibile fuori, almeno finché l'altro non fosse sufficientemente cresciuto.
L'universo era un buco infinito nell'infinito in cui appunto alcune dimensioni erano state sterilizzate e rese non percepibili per tutti.
Solo il Top e il Controller che riferiva direttamente al consiglio della corona potevano percepire il mondo parallelo d'esistenze nuove in formazione.
Chi sarà il vertice dell'esistenza in questo mondo?
Sapienza e intelletto saranno in una creatura che sarà il top di questo mondo, un essere ad immagine e somiglianza del Creatore, poi, libera evoluzione, condizionata solo da leggi naturali insite nel programma di creazione.
Questa era stata la decisione plenaria! Il Top aveva convenuto.
Questo essere che si evolverà nel progetto sarà il primo di un'esistenza B parallela a quella A dell'Uno assoluto.
Tutti erano convinti che fosse la soluzione ideale e tutti, a cominciare dal team di progetto, costituito dallo stesso Direttore Supremo, dalla Sapienza e dal Capo Progetto che poi l'avrebbe attuato, erano curiosi, perché il risultato dipendeva non solo dal progetto, ma dalla risposta della stessa umanità creata.
Continuamente s'affacciavano all'estremità del campo, sulla sponda dell'abisso in ebollizione, per ricevere le risposte dal Controller Michele e degli angeli che salivano e scendevano portando l'energia necessaria a quel mondo che si sviluppava con i propri ritmi.
Quale migliore occasione per avere un mondo tutto proprio ove essere il capo!
Meglio essere il 1° di un mondo B che il 2° dell'esistenza A?
Questa domanda così formulata, come lampo improvviso, attraversò la mente del settore Sviluppo e Ricerca che dette un bagliore insolito che fece trasalire gli angeli del suo consiglio.
L'idea s'accese in Lucifero, il portatore di luce, colmo di doni del Signore, angelo pieno di carismi, potente e affascinante, il direttore del settore Sviluppo e Ricerca S e R (ma preferiva personalizzarlo in Ricerca e Sviluppo - R e S, S e R gli ricordava la parola SeRvo) a cui riferiva un terzo degli angeli addetti al progetto, perché era sempre pronto a soluzioni sorprendenti all'altezza della situazione.
Fu presto un tarlo, come erba maligna e spontanea subito tagliata alla radice, ma appunto come un'erba infestante riappariva, difficile da estirpare.
Tra i geni formativi del progetto volle introdurre anche l'idea di desiderare d'essere il capo per innescare uno dei tanti circuiti interni vitali potenziali propulsivi del processo, sì che fosse disponibile anche uno sbocco evolutivo del genere per le generazioni del mondo nuovo e si disse: "tale impulso è anche in noi angeli, ma riconosciamo e liberamente operiamo con chi ha il carisma di capo; visto che lo sento anch'io pur se riesco a frenarlo è parte dell'esistenza."
Gli angeli del suo consiglio lo sentivano anche loro... e come!
Accolsero l'idea del loro capo quale idea buona e decisero di lavorarci per vedere se poteva avere uno sviluppo pratico, in fondo la libertà implica anche una tale evenienza e la libertà è ammessa visto che il Capo Progetto aveva posto come motto del progetto: "La verità vi farà liberi!"
Il Capo Progetto, che s'era conservato l'insindacabile giudizio dell'autonomia della gestione, quindi anche di decidere gli inizi delle fasi d'attuazione, quando comprese, ovviamente a prima vista, com'erano stati sviluppati i piani esecutivi, non ebbe nulla da ridire su quel circuito potenziale.
Osservò, infatti, che il tutto era in linea con l'idea di libertà.
Si, era una molla ad un certo tipo d'evoluzione, quindi, poteva anche essere disponibile, ma proprio perché l'evoluzione fosse libera, una scelta del genere non doveva poi venire a risultare condizionata da fattori esterni.
Su ciò fu chiaro: non vi siano intromissioni che alterino le libere scelte e il progetto si sviluppi lasciando piene iniziative decisionali alla nuova creatura, ogni ingerenza poteva alterare e condizionare il risultato finale.
È vero, anche gli angeli sentono quel voler essere capi, ma in libertà ne hanno ormai valutato l'effimera essenza e l'impulso è solo un mezzo che muove ad agire al meglio e non un interesse personale, il servizio è la finalità e chi meglio serve più ha potere perché più è utile, altrimenti è un servo inutile e ozioso.
Nel progetto, perciò, tale impulso è necessario che ci sia, ma assieme ad altre priorità quale il servire, la convivenza e l'amore i cui semi erano comunque stati inseriti proprio da Lui nei massimi finali dell'evoluzione.
In fondo la libertà implica il dare fiducia! Via libera! Cominciò l'attuazione.
L'idea in Lucifero però continuava a riaccendersi e gli lavorava dentro.
Il progetto è partito, una parola definitiva è stata detta, un mondo nuovo è in divenire si disse: di questo mondo parallelo perché non essere il capo?
Fece una riunione di lavoro con i suoi e tutti eccitati conclusero: andiamo noi a colonizzare il nuovo mondo, in fondo ci spetta, siamo gli angeli del settore Ricerca e Sviluppo o no? Perciò cerchiamo di svilupparci! Detto e fatto.
Scendiamo tutti assieme e... stiamo lì... "La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Genesi 1,2) e Lucifero con i suoi s'insediarono sotto le acque e invasero il mondo in formazione, entrarono nel mare della non conoscenza che l'uomo avrebbe dovuto dipanare.
Il Capo Progetto registrò l'evento; aveva però capito e previsto.
Ad ogni buon fine, appunto, s'era conservato il progetto delle fasi, quindi decise la contromossa: il progetto avrebbe avuto un termine! Ciò era sfuggito ai ricercatori... quello in cui si riversavano non era un mondo eterno!

2° QUADRO - PARADISO TERRESTRE
Il progetto con i suoi tempi ineluttabilmente si sviluppava, ma s'era verificato un fatto nuovo erano da prendere misure di sicurezza e fu d'uopo che il Capo Progetto inserisse alcune modifiche... e lo fece.
Per sperimentare e sviluppare la vita sulla terra in modo avanzato, fu previsto un campo prova controllato dal Michele con i suoi angeli, ove favorire lo sviluppo del vivere in coesistenza delle varie creature, perché in circolazione... c'era un elemento di disturbo per principio non previsto dal progetto originario.
È questo il momento sintetizzabile nella Torah nel racconto della creazione con la formazione del giardino dell'Eden, di cui ai primi capitoli della Genesi.
Una casa giardino, il Paradiso Terreste, ove formare in modo protetto la creatura che avrebbe dovuto rappresentare in terra il Creatore, e lì vivessero in armonia uomini, animali, piante e ambiente.
Il team di progetto, il Direttore supremo cioè Dio Padre, la Sapienza o Spirito Santo e il Capo Progetto il Verbo o Parola, uniti in unico accordo, avevano previsto che il loro Amore, la sapienza dell'esistenza col proprio potere diffusivo permeasse alla fine anche il nuovo mondo per conseguire il risultato di creare un compagno o meglio, in termini "umani", una moglie.
Questa era la finalità ultima, non rivelata agli angeli di servizio del progetto, un mondo dove può esistere un altro/a che sia simile all'artefice e lo amasse nella libertà e non perché era Dio, quindi non un 1 di una esistenza di B livello, ma un 1 da assumere nell'Unità dell'Esistenza A.
Certo a questo/a sarebbe mancata in un primo tempo la percezione di varie dimensioni, ma l'esistenza e lo sviluppo in quelle erano assicurate comunque, ma al momento opportuno sarebbero state rivelate in tutta la loro interezza.
Dio "sposerà" la nuova creatura dopo provato che il legame, che dipende anche dall'altro/a, sia il vero amore con la A maiuscola, indi prodotto di Lui tra i due.
C'è quindi la necessità di una dimensione tempo come nei fidanzamenti, simile a quello che intercorre nelle unioni secondo la Torah.
Un ambiente viene preparato, in questo caso nell'intero creato, ove è predisposta una casa appropriata per custodire la futura sposa, la casa del fidanzamento, il "Gan Eden" o Paradiso Terreste.
Fu così, come previsto, che le acque si ritirarono emerse la terra, quindi, erba, alberi, semi, frutti si sviluppavano col ciclo delle stagioni, la vita sbocciò, animali in acqua, in cielo e sulla terra e ultimo, l'uomo, fatto di terra e di soffio divino.
Il Signore scelse così di porre il top di quella creazione in quel luogo speciale, nel giardino protetto, perché gradualmente lo conoscesse e l'amasse.
Tutte le potenzialità erano disponibili, tutto l'uomo poteva intraprendere.
Il Signore come Capo Progetto sapeva di quel circuito evolutivo che poteva aprire forme di sviluppo che avrebbero dato luogo a seri problemi, ma se voleva ottenere il risultato di un essere libero doveva lasciare la possibilità di scelta.
Quella circuito assieme ad altri geni era in un'essenza, era un frutto dell'albero detto "della conoscenza del bene e del male".
Visto che circolazione nel mondo c'era Lucifero con i suoi che avevano manifestato una reticenza al ritorno, sia pure per ora solo nascosti nelle acque, ma che viste le avvisaglie, in modo proditorio avrebbero potuto consigliare l'uomo a fare scelte avventate, si mise da guardiano del giardino e da vigilante avvertì Adamo: non mangiare di quel certo albero... ti farebbe male.
Tale essenza per l'esistenza finale era però necessaria... non era un tranello!
Se l'uomo mangiandone, fosse stato mal indirizzato, avrebbe seguito un percorso perverso; finché non tornavano su i ribelli meglio non mangiarne.
Attuava così il Signore una cautela che poteva dare la possibilità d'evitare di dover sancire che s'era verificato la peggiore delle ipotesi negative.
Intendeva lasciare così ancora il margine all'esistenza di una possibilità che la schiera di quegli angeli, che s'erano precipitati nel mondo, vedendo i primi impedimenti, tornassero sui propri passi; in fondo, per ora, avevano solo compiuto una trasferta più prolungata del solito, ma nulla di grave e d'irreparabile era stato ancora perpetrato.
Se si fosse verificata un'intromissione l'uomo avrebbe avvertito il custode del giardino (Giovanni 20,15), infatti, lui il Capo Progetto ormai, senza rivelarsi per evitare intromissioni nel giardino, con circospezione, circolava in figura di vigilante, e intorno davanti alle acque c'erano Michele e gli angeli di controllo.
Il "Gan Eden", infatti, era un'sola, circondata dalle acque di 4 fiumi - Pison, Ghicon, Tigri, Eufrate - e l'unica via d'accesso erano appunto le acque.
La porta del giardino era un 5° fiume, lungo cui erano piantati gli alberi più importanti, quello della vita e quello della conoscenza, la via delle acque, che arrivava al centro del giardino, anzi da lì sgorgava.
L'entrare dall'esterno poteva avvenire in modo subdolo e proditorio solo attraverso quella via, o meglio per via subacquea, il che però avrebbe segnato una trasgressione grave, il superamento di un limite invalicabile che avrebbe sancito una ribellione non più conciliabile: "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde". (Giobbe 38,10s)
Sarebbe stato, infatti, tradimento non più una modifica o una semplice innocua variante, in quanto indebite intromissioni non erano ammesse perché avrebbero potuto causare anche la perdita dell'intero progetto.
Nascosto nelle acque come un pesce, apparve sulla sponda in figura di serpente... come un serpente acquatico e da terzo incomodo incontrò la donna, e da serpente traditore la sedusse, come in una tresca, gli inculcò l'idea di primeggiare ed essere più astuta dell'altro... forse il guardiano del giardino era geloso, l'allettò... fece ciò che non doveva fare e lei convinse poi il marito.
In definitiva, era stato prospettata la mezza parte piena del bicchiere mezzo vuoto e, così, innescò nel peggiore dei modi il processo evolutivo.
Nella libertà concessa dal libero arbitrio alle altrui esistenze, la storia s'era complicata, nel fiume centrale era sceso il ribelle, il fiume si chiamò Giordano e vi sarà calpestato l'angelo ove la stirpe della donna "ti schiaccerà la testa!" e fu maledetto "...sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita" (Genesi 3,14b), perché come un pesce era "impedito a camminare".
Con l'intromissione nel progetto, Lucifero aveva reso i viventi tutti schiavi, impediti a camminare liberamente, tutti come pesci, infatti, da quel momento gli uomini non riuscivano a camminare... rettamente davanti a Dio, erano come quel serpente; quel maledetto li aveva coinvolti nella maledizione.
Il serpente contribuì a far interpretare secondo un modo distorto il frutto della conoscenza e ne fece acquisire alla prima coppia solo il male, perciò l'uomo non aveva più libertà di scegliere il modo buono di conoscere, infatti, la conoscenza non è in sé buona o cattiva, è quella che è, e deve essere nota, ma può essere buono o cattivo il modo con cui s'insegna, s'apprende e si consiglia.
La sapienza di chi ama sa però che l'amore vero può ancora nascere, perché le premesse nel progetto sono state messe tutte.
Erano stati coperti i loro occhi da scaglie di pesce e non conoscevano altri modi per vedere la realtà se non con gli occhi distorti del loro maestro di menzogna.
La sapienza creatrice sa che l'amore vero il tempo non può vincerlo e che è alimento eterno della vita, non consuma, bensì provoca energia.
Il Capo Progetto, il Signore, decise così di usare il tempo come arma di prova dell'amore, certo che l'amore effimero non vi resisterà.

3° QUADRO - NOÈ PROFEZIA DI UN MONDO NUOVO
Lucifero aveva travalicato, aveva tagliato dalla sua parte il patto d'amore che lo legava al Signore, in lui s'era spenta la fonte d'energia.
La decisione di rimanere giù lo poneva in deficienza d'energia, era come un pianeta che s'andava raffreddando, come una pila che si stava scaricando, eppure, d'energia ce n'era tanta, la portavano gli altri inviati dal Signore, gli angeli del progetto per alimentare il mondo e le vite in formazione.
Senza amore, infatti, non si vive e Dio ha aperto col mondo un conto in dare perché l'uomo entri in un circolo virtuoso, l'essere finale sarà, infatti, capace d'auto produrlo: "fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno".
D'altronde, pensò, Lucifero, Dio ama quel progetto e non lo eliminerà, e concluse: "debbo perciò prendere l'energia da questo mio progetto" e da piante parassita e come sanguisughe Lucifero con i suoi si nascondono negli uomini in cui si riversa l'amore di Dio e n'assorbono l'energia necessaria.
Sono come un drago dalle innumerevoli teste, centinaia di prese collegate con gli uomini, entrati nella loro vita e nel loro respiro, da angeli superbi quali sono, assorbono l'energia vitale e gli uomini si ammalano, invecchiano... tutti, anche i migliori, muoiono e la durata della vita umana fu sempre più breve, da circa 1000 anni dei primi a 80 per i più robusti.
Sono gli uomini di fatto prigionieri di quel dragone, costretti a seguire quella sola istruzione orgogliosa ed egoistica che avevano capito, quel modo di vivere che era stato acceso e che comportava in definitiva la legge del più forte... mors tua vita mea... vivevano, quindi, nel regno della morte.
Spinti ad essere capi si formarono caste di potenti che ad imitazione dei loro istruttori vivevano sfruttando i più deboli con tutti i 7 vizzi capitali che ne conseguono: superbia, accidia, ira, invidia, avarizia, gola e lussuria.
Vada l'uomo pure dove e con chi vuole... è da guardare la sua evoluzione "...al superbo volge lo sguardo da lontano" (Salmo 138,6) ...da lontano, ma lo guarda!
L'amore poi vincerà, questa è certezza nel Creatore, d'altronde: "...forte come la morte è l'amore..." (Cantico dei Cantici 8,6b) e avrebbe ripagato l'uomo per le sofferenze patite; purtroppo però questo l'uomo non lo sapeva!
Ci fu un primo morto, Abele, per mano del fratello Caino in cui era entrato il cattivo, vi si era versato l'angelo ribelle.
Nella formazione dell'uomo oltre al respiro come fu dato agli animali, c'era, anche il soffio di Dio, ma veniva sopraffatto dallo spirito bestiale, pur tuttavia modi di vita retti ma rari erano apparsi sulla terra.
Il primo uomo in cui quello spirito fu evidente e superiore al negativo, perciò fu gradito a Dio, fu proprio Abele.
Poi quello spirito buono fu evidente in Enoch che camminò secondo Dio.
Enoch, che "per grazia si portava da retto" fu il bisnonno di Noè, era l'8° primogenito nella catena degli uomini comprendendo Adamo (Genesi 5), infatti: "Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso" (Genesi 5,23); fu l'unico che non morì... non se ne seppe più nulla!
Ci fu però un crescendo di malefatte con i figli della discendenza di Caino.
Uomini che non sapevano fare altro che quello che facevano seguendo chi li spingeva da dietro, ossia la schiera d'angeli ribelli con i loro "preziosi" consigli e "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male." (Genesi 6,5)
Il Padre al sentire le relazioni dagli angeli di ritorno in cielo che portavano notizie degli sviluppi delle vicende del mondo, cominciò ad irritarsi e sentì compassione e prese atto che si verificava per l'uomo la peggiore delle sorti, perché provocava grande dolore e decise che a situazione dell'umanità doveva essere cambiata e di mandare un consolatore, in figura di una colomba.
Certo, per eliminare il male alla radice, visto che il negativo aspetto era profondamente entrato nell'uomo con gli angeli ribelli che l'agitavano, non poteva distruggere anche le creature e l'uomo, sarebbe stato rinnegare il progetto, come buttare il bambino con la catinella dell'acqua sporca.
Occorreva che il tiranno uscisse dagli uomini!
Scelse di vedere personalmente, scese nel mondo... si comprese che scese nell'arca, poi scenderà di persona per pareggiare invertendo la situazione.
La risposta del Verbo poi fu chiara quando venne nel mondo come uomo: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno." (Luca 23,34)
Preso atto della situazione il Signore decise un modus operandi, ma andiamo per gradi e torniamo a Noè un altro uomo che non era impedito a camminare, perciò "trovò grazia agli occhi del Signore." (Genesi 6,8)
"...Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio" (Genesi 6,9b), Era ancora un uomo libero, non era diventato come un pesce impedito che stando nelle acque è costretto per sopravvivere a subire l'empietà del nemico con cui idealmente coabita nella paura che prima o poi sarà divorato.
Era da cambiare la sorte o fortuna dei pesci, serviva una diversa strategia, occorreva una sostanziale modifica del progetto, vista l'intromissione degli angeli nemici, era il caso di guidare i viventi.
Decise una pioggia di grazia, un "diluvio", nascerà un nuovo mondo e tutti gli uomini saranno a riportare la grazia del Signore, promessa di salvezza eterna, saranno cioè ripagati dalle sofferenze causate da un inserimento proditorio di uno spirito perverso nel processo formativo.
Da pesci a causa del serpente la loro sorte sarà col Potente, cioè saranno nella gloria della risurrezione, le pene causate dal serpente fanno decidere di guidarli all'illuminazione, di riversare su loro la risurrezione come grazia.
Per poter essere liberi occorreva che gli uomini fossero istruiti anche su un diverso modo di vivere, perché, infatti, il serpente che abita nel mare dell'ignoranza col suo spirito ribelle stava invadendo il mondo.
Intanto, un gruppo di persone, con idee diverse da quelle ormai comuni, che cercava di camminare secondo Dio era protetto in un legno che consentiva di passare indenni nelle acque inquinate dall'insegnamento del nemico.
Spiritualmente solo gli uomini come Noè si salveranno, quelli che sono nell'arca, tutti gli altri purtroppo sono spiritualmente morti, mentre quelli che sono nell'imbarcazione sono i segnati dentro dal sigillo/segno di Dio.
Occorre galleggiare sul nuovo mare di grazia per i meriti di un legno che dia un nuovo modo di consigliare, per essere salvati da questa "generazione perversa e degenere". (Matteo 12,39 e 45 - Matteo 16,4 - Atti 2,40 - Filippesi 2,14)
Occorrono occhi nuovi per comprendere che dietro la fatica della costruzione dell'arca, e un tempo di passione si passa ad una vita ripagante.
Tutti gli uomini dopo il diluvio nascono idealmente a nuova vita nella famiglia di Noè, nuova generazione da cui verrà un resto che prenderà atto della decisione salvifica di Dio per tutti gli uomini e il cercare di vivere secondo la volontà di Dio entrerà come input nel progetto d'evoluzione, il seme buono uscirà dalla buccia.
La pioggia di grazia da sola non riesce a salvare dal tiranno i pesci, cioè gli uomini schiavi, infatti gli animali "Vennero dunque a Noè nell'arca" (Genesi 7,15), ma i pesci, impediti a camminare, ovviamente non vennero.
Occorre, che qualcuno, poi, ve li porti a sentire l'altro insegnamento.
Saranno pescati e portati nella barca, pur se morti, spiritualmente fuori dalle acque rivivranno, graziati da un'acqua di grazia come quella del diluvio e vivranno, ma ciò avverrà in altro contesto.
Intanto Dio decide d'intervenire col suo Spirito, lo chiuse nell'arca sotto le vesti di una colomba: "il Signore chiuse la porta dietro di lui" (Genesi 7,16).
Da che parte chiuse la porta? Dall'esterno o dall'interno?
Entrò dentro anche Lui e ne riuscì in forma di colomba per riportare il ramoscello d'ulivo segno che si può rientrare nel giardino perduto; ciò si arguisce che così fu poi compreso e sbarcarono gli 8 salvati nel nuovo mondo davanti al mare che si ritirava, Noè i 3 figli - Sem, Cam e Iafet - e le 4 mogli.
Un albero, la vite, col suo frutto spremuto, fermentato e bevuto in abbondanza, per festeggiare fu l'esca di un ulteriore attacco proditorio da parte del maligno.
La generazione era inquinata, Dio lo sapeva e fece un'alleanza con un segno verserà per illuminare l'indicazione con l'arcobaleno e ritirò la maledizione dall'uomo: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo..." (Genesi 8,21).
Tutti s'ubriacarono e Cam soccombette, vide la nudità del padre, cioè della madre e... nacque Canaan che fu l'unico maledetto da Noè, perché era frutto di un peccato non voluto, o per lo meno incosciente, quindi frutto del nemico.
La degenerazione era tanta e presto tutti ebbero le stesse idee fino al noto fatto della torre di Babele indi ci fu l'intervento divino della dispersione delle famiglie e delle lingue per salvare il resto dei primogeniti di Noè lungo la discendenza di Sem per mantenere in un filone il meno inquinato possibile rettitudine sufficiente per camminare con le proprie gambe e la storia della salvezza si concentrerà su questa famiglia, lei spunterà il germoglio per vincere il nemico.
Da monito perenne per salvaguardare l'integrità di alcuni discendenti di quella famiglia che ne furono testimoni, s'inquadra l'evento di Sodoma e Gomorra e della formazione per sprofondamento del Mar Morto che coinvolse Abramo da spettatore, il 10° discendente di Noè nella catena dei primogeniti, ramo di Sem.

4° QUADRO - AVVISO RIPETUTO DI VITTORIA
1a scena - Dio apre il mare di canne
In effetti, il nemico era entrato nel mare della terra primigenia e non restava che scuoterlo, aprendo il suo mare, avrebbe capito che non aveva scampo.
Era opportuno dargli un ultimatum, un segnale forte, avviso per il pentimento onde s'impaurisse e la smettesse di stare nei viventi nascosto nell'ignoranza grande come il mare della non conoscenza della Verità, perché l'ignoranza su Dio veniva a diradarsi e prima o poi avrebbe perso!
Il gruppo d'angeli ribelli poteva tornare, la misericordia è infinita... ma non fu presa la decisione, ma alcuni uomini avrebbero posto attenzione ad un altro insegnamento; ci fu così un primo evento, che fu il motore dell'ebraismo.
Il mare di canne, che si ricorda come Mar Rosso, si aprì, un popolo schiavo, angariato, costretto ai lavori forzati, poté essere liberato.
Dio in forma di nube, colonna di fuoco e di vento gagliardo aprì il mare, intervenne, perché non poteva più sopportare inerte quella stato di fatto.
L'umanità doveva essere aiutata, una Torah, un insegnamento doveva essere dato e fu consegnato, una speranza di liberazione fu accesa.
Non il male e la morte sono i padroni del mondo.
Colui che è l'Esistenza non è vinto dalla morte; questa fu la notizia, un roveto che non si consuma fu il simbolo, un culto nuovo spuntò nel mondo: "Ascolta Israele il Signore è uno solo... Amerai Dio e il prossimo come te stesso!"
Era stato attivato un circuito virtuoso nel DNA umano che prima era allo stato potenziale, iniziava un insegnamento opposto a quello del maligno e ora, lo scegliere tra bene e male era vera nuova libertà, opposta all'unica legge, quella di Babele che il nemico aveva inculcato e che imperava.
In Egitto s'era portata una famiglia che proveniva dal ramo di Sem della discendenza nella catena dei primogeniti del progenitore Noè, precisamente il 12° della serie, Giacobbe, poi chiamato Israele, nipote d'Abramo.
Giuseppe, infatti, figlio d'Israele, dopo alterne, dolorose e arcane vicende, per il dono d'interpretare sogni, cioè di collegare le realtà terrene a quelle celesti, era divenuto vice re d'Egitto ove era virulento l'accecamento provocato dal male, una religiosità superstiziosa e magica copriva la corruzione che imperava, gli dèi prendevano forma d'animali, una aberrazione... e i re erano considerati dèi.
Proprio lì nell'antico Egitto credevano nel dio Ra, Sole di Eliopoli, emerso dalle acque primordiali del Nun e R'A per gli ebrei è il "male" e la moglie di Ammon Ra è Mut, dea di Karnak, avvoltoio femmina, e Mut in ebraico è la morte.
I Faraoni, cioè i re egizi, erano incarnazione di Horus, figlio di Iside e Osiride e come simbolo avevano un serpente sulla testa, perciò il Faraone, parente di Ra, per gli ebrei, era incarnazione del male che parlava appunto con la sua bocca, come intende il libro dell'Esodo, quindi uscire dall'Egitto, era un segnale forte che parla di vittoria sul male e sulla morte.
Il Faraone, così, pare proprio un replicante della storia della tentazione nel Paradiso Terreste, perché discendeva secondo il loro mito da uno spuntato come un pesce dalle acque primordiali del Nun e appariva come serpente.
Un Faraone, Amenofi IV, rinominatosi Achenaton IV, 180 anni dopo che Giuseppe, era stato nominato vice re d'Egitto, fu considerato eretico perché introdusse una forma di monoteismo con il sole Aton quale unico dio.
C'era forse lo zampino dei monoteisti Israeliti e dei Leviti che nel frattempo s'erano dati da fare e avevano anche potuto raggiungere buone posizioni.
Fu scritto un inno al sole, ripreso poi dai Leviti in un Salmo (104) ove si dice di un mostro Levi-atan, misto di Aton e Levi, avvicinato al Nilo ove allora risedeva.
Il Nilo, personificazione dell'Egitto, era tortuoso come un serpente, si gettava in mare con il suo delta formato da sette capi d'acqua, lo sbocco centrale del delta indica proprio il progenitore Ptah e gli altri sbocchi, per l'assonanza dei nomi, il dio Nun ed in definitiva i primi Faraoni detti i Tiniti.
I sacerdoti di Ammon Ra, ripresero il sopravvento e quella dinastia di Achenaton fu rovesciata e dimenticata, quindi "il Signore punirà... il Leviatan serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare." (Isaia 27,1)
Ecco che appare "il serpente tortuoso", "il serpente antico" con cui è raffigurato il nemico, l'oppositore, incarnato nel Faraone, dei Tiniti promanazione, Leviatan "l'oppositore", perché i faraoni si fanno adorare e si dichiarano dèi nascondendo al popolo il vero unico Dio.
Con l'apertura del Mar Rosso che consente l'uscita degli ebrei dall'Egitto il Leviatan riceve una grave sconfitta all'atto: "...hai diviso il mare, hai schiacciato la testa dei draghi sulle acque. Al Leviatan hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini" (Salmo 74,13-14) segna l'inizio di una vittoria.

2a scena - Dio ad aprire è le acque
Il popolo d'Israele entra nella terra promessa, guidato da Giosuè, calpesta a piedi asciutti il fiume Giordano e l'Arca della Testimonianza, che contiene le tavole della Legge, portata sulle stanghe dai Leviti provoca il prodigio.
Le acque del Giordano si fermano a monte, le acque di valle si staccano e procedono verso il Mar Morto che così resta isolato e non più alimentato.
A lungo andare se così permanesse sarebbe prosciugato per evaporazione.
L'avvertimento in senso allegorico è chiaro, il fiume Giordano, tortuoso come un serpente nell'ultimo tratto, verrà aperto, sarà trafitto, il ribelle, non avrà scampo, resterà imprigionato nel catino del Mar Morto ove sarà bruciato "tra pianti e stridore di denti", si potrà tornare nella terra promessa, segno del Paradiso.
Quel Mar Morto con sponde solforose e asfaltifere fu già acceso da scintille divine ai tempi di Sodoma e Gomorra (6 secoli prima per il racconto biblico); è questo bacino, depresso e salato, che evoca la fornace ardente: "Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti." (Matteo 13,49s)
Il Giordano il cui nome ci rivela che fu il posto dove discese l'angelo e che lì c'era il Giardino si aprì vinto dalla potenza di Iahwèh e chi guidò il popolo a vedere l'evento e a rientrare nella terra promessa, era stato quello il Giardino!

3a scena - Dio entra/esce è nelle/dalle acque
Scenario, circa 1200 anni dopo, di nuovo al fiume Giordano, stesso luogo, quel guado dove passò Giosuè con l'Arca, dove poi predicò Elia e fu portato in cielo.
Un nazireo, un altro, ma ultimo profeta, vestito di un mantello di peli di cammello, Giovanni, predica la conversione e di mettere in regola le proprie pendenze con Dio e con gli uomini per prepararsi al giudizio divino.
Andavano a lui i penitenti che confessavano i loro peccati e lui era detto il Battista, perché li faceva immergere nell'acqua per un battesimo, un lavacro a segno della volontà di purificazione.
Ci fu un colloquio tra il Battista e un Gesù lì convenuto, si voleva far battezzare, ma Giovanni voleva impedirglielo, perché... non vedeva peccati in Lui.
Gesù replicò sibillino "...adempiamo ogni giustizia" (Matteo 3,15), ricordò la giustizia, quindi il giudizio finale, infatti il nemico sarà nei corpi giudicato.
Il Battista, prima aveva avvertito i convenuti: "egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco" (Matteo 3,11), perché Gesù avrebbe aperto la via allo Spirito Santo ed alla risurrezione, un fuoco ardente per il male onde distruggere morte e nemico che negli uomini si nasconde, mentre sarebbe stata rugiada per gli uomini, capace di risanarli e di restituirli alla vita eterna sani ed integri.
Il mare, che poteva diventare di fuoco e che ricordava l'evento dello zolfo e del bitume incandescente, era là nei pressi, testimone di verità, il Mar Morto.
Gesù entrò nelle acque e ci fu un segno: "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui... una voce dal cielo diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento (gradimento)". (riportato da tutti gli evangelisti Matteo 3,16s; Marco 1,10s; Luca 3,22; Giovanni 1,32-34)
Momento importante, s'erano dati convegno Padre, Figlio e la Colomba.
Siamo anche qui praticamente sulla riva del mare, il Mar Morto, infatti, è a poca distanza in linea d'aria e il nemico idealmente è lì dentro, tanto che dopo il battesimo verrà a tentare, ma quel uomo Gesù non si fa ingannare.
È proprio un uomo nuovo, siamo al momento dello sbarco dall'Arca, perché il Diluvio era di fatto profezia di questo momento, infatti, la stessa Colomba si presenta, è figura dello Spirito Santo, quella che aveva portato il ramoscello d'ulivo, il legno da cui uscirà l'olio dell'unzione del Messia, il legno della croce.
La scena sancisce l'epifania al mondo del Figlio, il suo riconoscimento e presentazione: "mi sono compiaciuto", cioè Questi è quello che "gradisco".
Quel "gradisco" ricorda proprio il primo sacrificio "Il Signore gradì Abele e la sua offerta" (Genesi 4,4) quando fu ucciso dal fratello Caino.
È da pensare che avvenne proprio lì ove avverrà che il nemico pagherà il debito, il sangue di Abele e di tutti quelli come lui si alza ancora dal suolo e chiede giustizia nei riguardi di chi armò la mano di Caino che portò la prima morte in lui "in lui si versò per starvi l'angelo" dice il suo nome.
Il Battista profeta esclamò "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29) aveva visto in Gesù la vittima gradita, che restò con la testa impigliata in un roveto, l'agnello sacrificale che Abramo uccise in sostituzione del figlio Isacco sul monte Moria e che Dio stesso gli presentò.
Col sacrificio dell'Agnello gradito a Dio, "questi è il Figlio di Dio" (Giovanni 1,34) verrà distrutto chi ha portato il peccato nel mondo, cioè il male in persona.

4a scena - Dio esce sul mare e la maledizione esce dai viventi
Che fa Gesù appena inizia il ministero pubblico?
Annuncia il Regno: "...il regno dei cieli è vicino." (Matteo 4,17)
Per instaurare un Regno è da iniziare un combattimento contro chi sta regnando e la guerra era contro il principe di questo mondo (Giovanni 12,31; 14,30; 16,11).
È evidente che nel mondo già regnava l'avversario nemico dell'uomo, visto che l'umanità intera soffre, soggetta a schiavitù e morte.
Si tratta perciò di andare in prima linea e scontrarsi col nemico, perciò, che fa Gesù all'apertura della sua missione? Va in riva al mare, "camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori." (Matteo 4,18)
Pescavano, portavano fuori dal mare i pesci, che figurativamente erano gli schiavi del mostro primigenio che si nasconde nelle acque.
Il pescare, diviene sinonimo di combattere e di convertire la sorte dei pesci in sorte fortunata e seguendo tale allegoria disse loro con autorità "...Seguitemi, vi farò pescatori di uomini... lo seguirono." (Matteo 4,19s)
Gesù era carpentiere, Cafarnao sul lago di Genezaret, detto mare di Kinneret (dall'ebraico Kinnor, arpa, a forma di arpa), di Tiberiade o della Galilea, era ormai la sua città, lui lavorava il legno come Giuseppe e come Noè che fece l'arca.
Gesù con Giuseppe a Cafarnao forse aveva costruito barche, comunque c'è un'attività importante sulle barche e attorno a quel lago: sale sulle barche a predicare, percorre e attraversa quel mare, ci dorme, è il motore di pesche miracolose, vince venti e tempeste, vi cammina Lui e Pietro.
I pesci pescati sono tanti, addirittura li moltiplica assieme ai pani e in parabola esprime chiara la similitudine tra il Regno dei cieli e il pescare: "Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi." (Matteo 13,47s), i pesci buoni sono i salvati da portare nel Regno e i cattivi i pesci mostruosi in cui v'è solo male.
Numerosi poi sono gli indemoniati, invasi in modo più evidente di altri uomini dallo spirito maligno e dai suoi sette servitori, che vengono liberati.

5° QUADRO - IL SEGNO DI GIONA
Il sole in Palestina a sera pare entrare nel mare, ma al mattino sorge baldanzoso dalla direzione opposta, del pari la vita dell'uomo tramonta ingoiata dal mostro della morte, grande incognita, immaginato nel mare a risiedere e...solo con Gesù, per ora, il parallelo col sole è completo.
Lui, Gesù, figlio di Dio e della Verità, entra nella morte e, figurativamente, entra e combatte nel mare su cui già aveva dimostrato di poter camminare.
Gesù profetizza la propria morte e risurrezione proprio riferendosi a questo immaginario e lo fa con riferimento al profeta Giona il cui racconto sulle sue le vicende del mare era ben noto agli ebrei del suo tempo.
Chiamato di Dio per predicare la conversione a Ninive, Giona fugge su una nave, ma per placare una tempesta provocata per lui è gettato in mare e "...il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona, Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti" (Giona 2,1), Giona prega ed è vomitato all'asciutto, poi percorre la grande città di Ninive, i Niniviti si pentono, cosicché Dio desiste dalla punizione.
Il pesce grosso, il nemico principale, la morte, ingoierà Gesù proprio per tre giorni e tre notti, ma questo grosso pesce, il pesce della morte, viene vinto, infatti, non può trattenere Gesù, lo deve vomitare.
E come n'esce Cristo ? Ne esce vittorioso, risorto e glorioso.
Gesù aveva parlato chiaro quando: "...alcuni scribi e farisei lo interrogarono: Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno. Ed egli rispose: Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come, infatti, Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Ninive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!" (Matteo 12,38-41)
Gesù, infatti, dalla divinità scende nell'umanità, compie una kenosis il suo svuotamento per amore, sale sul legno della croce e, infine, scende nello Sheol, il regno dei morti, vince la morte, preannuncio di vittoria e di salvezza per tutti.

6° QUADRO - APERTURA DEL COMBATTIMENTO FINALE
L'angelo nemico sobillò le menti dei potenti, di sacerdoti e del popolo, fu capace anche di far breccia nella ristretta cerchia dei discepoli fino a provocare il tradimento e defezioni, poi ci fu una farsa di processo.
Rimbalzandosi come una la palla la responsabilità d'uccidere un innocente tra Sinedrio degli ebrei, Erode un idumeo e Pilato un romano, col favore della maggioranza dei convenuti di tutte le nazioni essendo venuti molti per la Pasqua, l'uomo nuovo Gesù, la Verità che dava fastidio, fustigato atrocemente, fu incoronato, ma di spine: è lui l'Agnello di Dio impigliato nel roveto!
Fu crocifisso, morì e fu sepolto, scese così agli inferi, in modo concreto nel ventre del "grande pesce" che ingoia le vite degli uomini.
Per il drago era stata normale routine per finire la defezione e il vento di speranza che il carpentiere stava accendendo con i sui segni e col suo predicare, ma Lucifero l'aveva sottovalutato e ciò sancì la sua disfatta.
Su un legno a T che indicava fine, fu appeso, ma quando il Crocifisso dette l'ultimo respiro, quel legno si dimostrò albero di vita e non di morte, colpito con un'asta, dal frutto che pendeva dalla croce sgorgò tra acqua e sangue la Verità: era la vera vite, era il Figlio di Dio.
Uscì con sangue e acqua, segni di una nascita, una somiglianza da perpetrare, un seme, una stirpe da passare, una madre da consegnare per figli nuovi, fratelli di Lui nel mondo, perché la divinità non è gelosa, è amore diffusivo!
Che il Crocifisso era il Figlio di Dio lo riconobbero subito gli stessi che lo trafissero, lo sapeva sua Madre che stava sotto la croce, lo capirono i soldati quando si scoperchiò il sepolcro.
Scambiandolo per il "custode del giardino", lo incontrò Maria di Magdala e la stessa sera del giorno della sua risurrezione, il primo della settimana, passando dalla porta chiusa col corpo glorioso, apparve in casa ai discepoli impauriti.
Lui era il Cristo e con le ferite aperte disse "Pace a voi", come a dire anche "Siete salvi camminate", anche gli increduli ebbero a credere, la morte era stata vinta per la prima volta, c'era in Verità chi era più forte della morte.
La morte, il grande pesce, l'aveva ingoiato, ma la situazione si capovolse, fu la Verità che ingoiò il grande pesce, fu Gesù che divenne grande, cioè glorioso.
Subito appare l'idea che è lui che ha mangiato il pesce, infatti: "...mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare? Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro" (Luca 24,40-43), cioè ho mangiato il grande pesce, ma ho ancora fame, lo mangerò ancora fino alla totale vittoria e lo mangerò assieme a tutti voi.
C'è un altro quadro importante, riguarda il Risorto in riva al mare di Galilea, nei là dove predicava e provocava le pescate miracolose.
C'è il mare, una riva, una barca e 8 personaggi, 7 i discepoli - Pietro, Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo vale a dire Giacomo e Giovanni, e altri due - e l'8° è il Signore (Giovanni 21), si ripete la scena del Diluvio alla discesa dall'arca.
Il Signore è il nuovo Noè che apre una generazione nuova di fratelli che hanno il suo spirito e gli stessi sentimenti per portare al mondo il messaggio da far crescere in ogni generazione: "amatevi come io vi ho amati!"
Questo è il nuovo vino, la sua natura, e non farà che bene.
Si, c'è stata una nuova pioggia di grazia con la risurrezione del Signore Gesù, un'alba nuova per un mondo nuovo è sorta all'orizzonte.
Gesù in quel racconto dà da mangiare ai discepoli il pesce col pane.
Il pane ricorda anche il combattimento del suo corpo.
È l'invio in missione dei discepoli, come suggerisce anche il successivo discorso con Pietro, per convocare l'assemblea, cioè la Chiesa del Signore.
Questo del fatto che la morte è stata vinta, che il pesce, il mostro marino, il bestiale, il Behamot, il Leviatano, Raab, insomma il nemico dell'uomo è stato colpito una prima volta in modo che ha rilasciato il primogenito.
È il preavviso che alla fine, nella cena escatologica del Messia, sarà mangiato a pezzi dalle moltitudini dei risorti: "Venite, radunatevi al grande banchetto di Dio" (Apocalisse 19,18a) come ritien la tradizione ebraica:
  • "Il Santo farà, nel tempo a venire, un banchetto per i giusti con la carne del Leviatano e una Sukkà (capanna) con la sua pelle." (Talmùd Bàba Bàtra 75a)
  • "Il giorno in cui i giusti seguiranno il Messia in un nuovo ordine del mondo - olam haba - in cui sarà distrutta l'inclinazione cattiva, i giusti festeggeranno mangiando la carne del behamoth, del leviatano e dello ziz e berranno il vino messo da parte nei 6 giorni della creazione." (Diz. Unterman)
Questa è la missione che poi l'Apocalisse segnalerà che avverrà nel giorno finale, ossia nella notte corrente in cui viviamo, i mille anni del combattimento contro Gog e Magog, cioè il nemico e: "Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato..." (Salmo 90,4)

7° QUADRO - LA DONNA GLI SCHIACCERÀ LA TESTA
Dal costato d'Adamo, mentre dormiva, perché non fosse solo Dio aveva estratto la donna che fu la prima tentata dall'angelo entrato proditoriamente nel giardino e fu scritto: "porrò inimicizia fra te e la donna...." (Genesi 3,15)
Del pari dal costato di Gesù Crocifisso ci furono i segni di un avvenuto parto.
Dall'uomo nuovo uscì una donna nuova, le tracce furono sangue ed acqua e la nuova Eva uscita dal costato di Cristo si portò con gli apostoli in cammino fino ai confini del mondo per formare la Chiesa del Signore, in lei e per lei, sempre incinta e nel travaglio del parto, nascono fratelli del Signore che rinnovano nelle generazioni il combattimento che provoca irritazione al nemico.
Ci sara un segno grandioso in cielo alla fine dei tempi (Apocalisse 12,1.2) di:
  • "una donna vestita di sole", la luce della risurrezione,
  • "con la luna sotto i suoi piedi", per riflesso bianco argenteo della Colomba, lo Spirito Santo che la porta e la guida,
  • "e, sul capo, una corona di dodici stelle" i 12 apostoli di Cristo
  • "incinta, e gridava per le doglie", il suo grido è la predicazione del Kerigma, udito in ogni angolo del mondo, la predicazione che fa nascere figli nella fede,
  • "e il travaglio del parto" la predicazione che fa nascere figli nella fede.
Contro di lei si avventa:
  • il "drago rosso" il Leviatano rosso come il Mare Rosso che evoca, e anche rosso del sangue degli uomini
  • "con sette teste", sette teste come i 7 rami del foce del Nilo e i 7 vizzi,
  • "e dieci corna e sulle teste sette diademi" che sono titoli blasfemi quali morte, peste, spada, fame, schiavitù fossa o sepolcri, uccisioni che l'accompagnano.
Il drago è colui che apparve come serpente nel paradiso terrestre alla donna primigenia, infatti: "Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente." (Apocalisse 12,13ss)
È quello il luogo del battesimo di Gesù, vicino alla sede dei monaci del deserto dove stava il Battista, nei pressi della foce del Giordano, il fiume che vomita l'angelo; "Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d'acqua dietro alla donna..." (Apocalisse 12,15)
Accade, infatti, che "...la terra venne in soccorso alla donna: aprì la sua bocca e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca" (Apocalisse 12,16s) e quella voragine è il catino salato del Mar Morto.
La donna nel tempo del pericolo è aiutata dal Signore.
Questo tempo è indicato in modo che possono comprendere i profeti: "da un tempo (un anno 12 mesi), due tempi (2 anni 2x12 mesi = 24 mesi) e la metà di un tempo (mezzo anno, 6 mesi)", cioè 3 tempi e mezzo (tre anni e mezzo = 42 mesi), la durata convenzionale di persecuzione che Dio consente (i 3 anni e 6 mesi al tempo d'Elia-1Re 17,1 quando da Dio fu permessa la siccità).
"Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù. E si appostò sulla spiaggia del mare." (Apocalisse 12,18s)
Siamo al punto che il maligno, smascherato dalla Verità, viene allo scoperto, non serve più che si nasconda nel mare, da tremendi colpi di coda, sempre più grande è la moltitudine di uomini che ora è cosciente, il combattimento non è più solo nei cieli, è ora anche terreno.
La spiaggia del mare e proprio la prima linea; là combatteva Gesù la sua guerra spirituale e là ha scelto e inviato i suoi combattenti.
Quelli che vengono a soccombere possono essere salvati dai sacramenti segni efficaci che ha consegnato agli apostoli, col digiuno e con la preghiera.
Gli spiriti immondi sono costretti ad uscire dagli uomini e vagano per il mondo si rovesciano nei porci, gli uomini che non ascoltano, legione d'infedeli, precipitati nel mare della morte preparata dal demonio, come nell'episodio della guarigione dell'indemoniato di Gerasa (Matteo 8,28-34; Marco 5,1-20; Luca 8,26-39).
Tutto ciò avviene sulla riva del mare, era Lui, il Creatore, che gli aveva fissato un limite e gli aveva messo chiavistello e porte dicendo: "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde". (Giobbe 38,10s)

8° QUADRO - UN NUOVO SCENARIO
Era andato a preparare nei cieli una casa, la casa per la sposa.
La fidanzata stava nella casa del mondo all'ombra dello Spirito Santo lasciatole come consolatore e l'aveva arricchita con 7 doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio, con cui poteva passare indenne nel mondo, rinnovandosi continuamente con i sacramenti, trasmettendoli con la parola e con la vita dei suoi santi e dei suoi martiri contro i 7 vizzi del nemico.
L'aveva detto il Diletto: "...Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio... vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me...". (Giovanni 14,1-3) "...Vado e tornerò a voi..." (Giovanni 14,29b)
L'attesa era grande: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio." (Atti 7,56) perché "Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". (Atti 1,11)
Lui stesso l'aveva assicurato quando annunciò: "...il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni." (Matteo 16,27)
Lui, lo sposo, sarebbe tornato, avrebbe punito il nemico col battesimo finale, sommergendo il mondo di un'acqua nuova il fuoco della risurrezione che avrebbe finito il nemico e risorto i morti di tutte le generazioni.
L'aveva visto e annunciato l'Apocalisse, la rivelazione degli ultimi tempi: "Il mare restituì i morti che esso custodiva, la Morte e gli inferi resero i morti da loro custoditi e ciascuno venne giudicato secondo le sue opere. Poi la Morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non risultò scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco." (Apocalisse 21,13-15)
La sposa l'avrebbe portata con sé, tutto finirà per il meglio e il tempo che intercorre tra fidanzamento e matrimonio è proprio immagine della storia presente del Signore con la sposa: nel tempo del fidanzamento Questi, infatti, la porta all'amore assoluto e il tempo del fidanzamento finirà.
La fidanzata ha conosciuto l'amato e l'amore può proseguire eterno nei cieli.
La primitiva casa, il giardino dell'Eden, dove la fidanzata sogna di poter rientrare, era segno di stabilità, l'unico posto ove camminare con sicurezza, ove cercare di conoscere la verità e la vita tramite gli alberi lì piantati.
Era quella la casa ideale con le immagini terrene, era circondata dalle acque che confluivano nei mari, era un'isola felice, ma in definitiva aveva tutto attorno un'incognita, un mare da conoscere.
I mari, però, già segno d'instabilità e di non conoscenza con le loro onde e ove se si poggia il piede s'affonda, ora non servono più.
Lo sposo, infatti, l'ha detto "Io sono la via, la verità e la vita" (Giovanni 14,7) e lei lo ha accertato, si è la vita, la conoscenza è stata acquisita in pienezza, e nel modo giusto, il mare è stato aperto, tutto quello che serviva è stato acquisito.
L'albero della conoscenza del bene e del male ha concluso il suo scopo, nella nuova casa non servirà più, resteranno solo alberi di vita.
La fedeltà dello sposo e della sposa sono ormai conclamati.
"...sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi." (Apocalisse 19,7s), verrà lo sposo, tornerà per il matrimonio e il viaggio di nozze.
Il tempo non occorre più "Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto." (Apocalisse 6,14)
"Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell'Agnello." (Apocalisse 15,2s)
Tutti hanno calpestato il mare e la bestia, come ricorda il Cantico del mare di Mosè e a questo punto "...un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più." (Apocalisse 21,1)
Come entrerà la sposa nei cieli? Il Messia tornerà, nel costato del Diletto, da dove uscì, si riverserà la sposa, l'umanità intera come uno sciame d'api nell'alveare e, il cuore di Gesù, del Messia, è in comunicazione con quello del Padre e la verserà lassù ove gli uscirà dal suo costato per vivere in eterno con Lui con i suoi angeli e i suoi santi.
"Sarà dal corpo a portarla il Risorto dal Potente a vivere", s'apre così il nome della nuova Gerusalemme, ed è lei, la sposa: "E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo." (Apocalisse 21,2)
"Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!" (Apocalisse 22,17)
"La Colomba volò sul capo del Signore e il Signore mostrò i disegni del suo amore, disegni d'arte ineffabile per ogni uomo." (XXIV Ode di Salomone)
Le acque fisiche, benedette dal cero pasquale, divengono spirituali, e poi fuoco. Per ogni uomo è possibile che le acque si aprano per tre volte.
Sul capo dei battezzandi, infatti, la madre Chiesa, esplicita i disegni di quel amore con un segno efficace e i battezzandi vengono immersi:
  • una prima volta nell'acqua fisica e come pesci sono pescati per morire alla loro vecchia esistenza, segno della morte;
  • una seconda volta nell'acqua nuova, segno che nascono alla la grazia ed emergono in un mondo nuovo, segno della seconda nascita;
  • un terza volta per avere una vita nuova quella del fuoco del cero pasquale e riemergono, segno di risurrezione, in un'assemblea immagine della celeste.
Scriveva nel IV sec. d. C. Didimo d'Alessandria IV: "...infatti, il fuoco spirituale è anche in grado di irrigare e l'acqua spirituale può anche far divampare." ("Sulla Trinità" Lib. 2,12 PG 39,674)
Che i pesci entrino nel discorso del battesimo ce lo dice anche l'autorevole racconto degli Atti degli Apostoli quando ci presenta la conversione di Paolo di Tarso: "E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame (squamae nel testo latino e lepides lepideV in quello greco) e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono." (Atti 9,18)
Quelle squame e quel " lepides lepideV" ci ricorda il Lepidoto, un grande pesce del Nilo di cui parlò Strabone.

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