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GERUSALEMME LA CITTÀ DEL GRAN RE
di Alessandro Conti Puorger

GERUSALEMME CITTÀ DI DIO
"Gerusalemme la città del gran re" è la naturale prosecuzione dei seguenti miei articoli: Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia e Personaggi enigmatici. I Magi incontrano il Messia.
Per le Sacre Scritture ebraiche e cristiane Gerusalemme è città consacrata da Dio, segno di contraddizione ed interrogativo per il mondo.
Con autorità Gesù nel discorso della montagna inserito nel Vangelo di Matteo fa un cenno a tale città nel seguente modo:

"...io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello." (Matteo 5,33-36)

Gesù in questo modo richiama i seguenti passi:
  • il profeta Isaia: "Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi" (Is. 66,1);
  • il Salmo 48 "Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano." (Sal. 48,3)
In "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia", alla cui lettura rimando, ho peraltro ampiamente evidenziato come, appunto, nell'alfabeto ebraico, chiave di volta di tutto il messaggio biblico, nelle 4 lettere centrali delle 22 che lo costituiscono la sequenza alfabetica usuale v'è come una firma e proprio attribuibile al "grande Sovrano".
Incastonato, infatti, al centro dell'alfabeto si trova "il Re sono".



La tradizione ebraica fa risalire l'idea di quelle lettere direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell'Esodo quando "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù, io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli". (Es. 24,12)

A conferma di un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l'alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato."
Se ne ricava che quella "legge", che il versetto definisce "Torah", era già scritta nei cieli prima della creazione.
A quest'idea del Re del cielo, il grande Sovrano si collegano i Vangeli nell'episodio della "passione" quando sussiste tutta quella tensione sul titolo di RE tanto che Gesù esclamò "Il mio regno non è di questo mondo" (Giovanni 18,36) e l'episodio si concluse col titulus sulla croce alle porte di Gerusalemme su cui era scritto "Gesù il Nazzareno, il RE dei Giudei." (Giovanni 19,19)
Nel 30-33 d.C. a Gerusalemme c'è stato, infatti, l'evento che ha diviso in due la storia dell'umanità, prima e dopo Cristo, perché Dio manifestò in un uomo concreto, Gesù di Nazaret la grazia del suo amore e rese ciò manifesto col risorgerlo dai morti ed elevarlo al cielo per consegnarcelo a certezza di comunione dell'uomo con Dio.
Così è stato recepito l'evento raccontato dai Vangeli che è stato capace di influenzare la storia mondiale negli ultimi due millenni.
"Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo." (Atti 1,11b)
Lui tornerà a Gerusalemme; questa è l'attesa!
È così confermata l'idea ebraica che alla fine dei tempi il Messia verrà a Gerusalemme.
Da un exursus nei testi biblici sui primi re di Gerusalemme e dalla lettura combinata dei testi anche per decriptazione risulta evidente il pensiero convergente degli autori dei vari libri, perché il messaggio che si ricava è l'epopea del Messia.
A tale attesa, tramandata in modo velato, ma totalizzante, Gesù di Nazareth s'è adeguato alla lettera; sono, infatti, da prendere in modo radicale e totalizzante le sue parole: "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, son proprio esse che mi rendono testimonianza." (Gv. 5,39)
Per Gesù, a quali scritti di Mosè è da credere ed a quali no e come si conciliano i distinguo che propone col suo assioma sulla Scrittura che "non può essere annullata"?
Forse non è da fermarsi alle parole; ma allora a cosa si deve guardare?
Lui asserisce che non è "venuto per abolire la legge e i profeti ... In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli." (Mt. 5,17ss)
Quale entità minima di lettura è lì citata iota o segno, e non la parola, come a dire prendendo l'idea sotto lo stretto aspetto "letterale" che nella Torah, ed in generale nelle Scritture, sono da guardate anche le singole lettere, il che peraltro è conforme all'idea che tuttora permane nell'ebraismo che qualora viene a mancare anche una sola lettera il rotolo sacro ebraico così è invalido per l'uso liturgico.
Ho preso anch'io alla lettera quanto asserito fino a leggere per decriptazione testi di secondo livello dai libri del canone biblico ebraico in linea con l'idea che ho espresso in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".
I testi biblici in ebraico e in aramaico hanno in genere, infatti, come ho provato, una faccia nascosta ottenibile per decriptazione che si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere che ho inseriti in "Parlano le lettere" e che uso a tappeto senza eccezioni di sorta.
Ad esempio i versetti del profeta Isaia 66,1.2 richiamati da Gesù che ho prima ricordato sono suscettibili di decriptazione con quel metodo; peraltro nel secondo con ORACOLO DEL SIGNORE c'è come un avviso di messaggio particolare.
Tanto per far capire meglio di seguito riporto per ciascuno di quei due versetti il testo C.E.I. ed in ebraico, la dimostrazione della decriptazione e poi questa tutta di seguito.

Isaia 66,1-2 - Così dice il Signore; Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello del miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?
Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - ORACOLO DEL SIGNORE - Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola.


1 -
     

2 -
     

1 - Da retti dal mondo , uniti , vivi , nel corpo del Signore entreranno in cielo . Al trono saranno portati . Agli entrati in terra ; uscirà simile () col corpo , a rivelarsi () che è l'Unico . Questi entreranno a casa , saranno finalmente beati tutti i figli . E dal Potente saranno condotti . Dall'Unico saranno questi a rientrare a vivere . I risorti alla dimora saranno .

2 - E verrà () la sposa () di Dio dal mondo , sarà alla porta , sarà in vista della luce , dal deserto sarà uscita , sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo . Con gli apostoli dall'Unico i viventi il Signore porterà , da Dio questi usciranno , del Padre saranno nel cuore ; da Dio i miseri avrà portato , tra gli angeli . La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire , li avrà ripartoriti () da figli saranno .

Isaia 66,1 - Da retti dal mondo, uniti, vivi, nel corpo del Signore entreranno in cielo. Al trono saranno portati. Agli entrati in terra; uscirà simile col corpo, a rivelarsi che è l'Unico. Questi entreranno a casa, saranno finalmente beati tutti i figli. E dal Potente, saranno condotti. Dall'Unico saranno questi a rientrare a vivere. I risorti alla dimora saranno.

Isaia 66,2 - E verrà la sposa di Dio dal mondo, sarà alla porta, sarà in vista della luce, dal deserto sarà uscita, sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo. Con gli apostoli dall'Unico i viventi il Signore porterà, da Dio questi usciranno, del Padre saranno nel cuore; da Dio i miseri avrà portato tra gli angeli. La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire, li avrà ripartoriti, da figli saranno.

Del pari con lo stesso criterio ho decriptato l'intero Salmo 48 il cui versetto n° 3 come quei versetti d'Isaia sono citati da Gesù nel Vangelo di Matteo.
Ne riporto l'intero testo tradotto in italiano dalla C.E.I. e la decriptazione, per brevità senza dimostrazione.

SALMO 48 - TESTO E DECRIPTATO
Testo C.E.I.
Salmo 48,1 - Cantico. Salmo. Dei figli di Core.

Salmo 48,2 - Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio.

Salmo 48,3 - Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano.

Salmo 48,4 - Dio nei suoi baluardi è apparso fortezza inespugnabile.

Salmo 48,5 - Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme.

Salmo 48,6 - Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico, sono fuggiti.

Salmo 48,7 - Là sgomento li ha colti, doglie come di partoriente,

Salmo 48,8 - simile al vento orientale che squarcia le navi di Tarsis.

Salmo 48,9 - Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l'ha fondata per sempre.

Salmo 48,10 - Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio.

Salmo 48,11 - Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra.

Salmo 48,12 - Gioisca il monte di Sion, esultino le città di Giuda a motivo dei tuoi giudizi.

Salmo 48,13 - Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri.

Salmo 48,14 - Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura.

Salmo 48,15 - Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida.

Decriptazione
Salmo 48,1 - La risurrezione che ci sarà nel corpo dei viventi questi cambierà. La potenza del Figlio sarà a rovesciarsi nei corpi nelle tombe.

Salmo 48,2 - Scapperà l'essere impuro del serpente che fu la perversità a recare nei viventi. Uscito dal Potente da serpente nei viventi alle origini s'insinuò; rovine nei corpi il maledetto con l'opprimere recò.

Salmo 48,3 - Rientrerà nei corpi la santità e belli (come) angeli li porterà. Il Verbo per salvarli porterà la risurrezione alla sposa. Dalla terra riusciranno i corpi. Giù lo Spirito (la colomba) lancerà della rettitudine in tutti. Saranno a rialzarsi per il Verbo che li porterà innocenti. Nei corpi risaranno integri in cammino le moltitudini.

Salmo 48,4 - La maledizione ad uscire sarà dai viventi. In un pozzo vivo l'angelo porterà ve lo sbarrerà. Vergini i risorti innalzerà.

Salmo 48,5 - Retti saranno ad entrare tra gli angeli. Dal mondo entreranno nel Regno per starvi a vivere. Degli angeli li porterà alla conoscenza e nell'aldilà li condurrà. Saranno dall'Unico portati.

Salmo 48,6 - Dal mondo i viventi dal monte all'Unico li condurrà tra i retti angeli. Nel Crocifisso i viventi dal mondo si porteranno; l'invierà a casa. Dal mondo li accompagnerà. Li guiderà il Verbo; Questi li porterà.

Salmo 48,7 - Con i corpi nell'Eternità entreranno dall'Unico. Nel petto del Crocifisso i viventi risorti vivi si chiuderanno. Saranno in cammino ad essere portati; rinati n'usciranno.

Salmo 48,8 - Dentro al corpo li porterà chiusi. A versarsi dalla porta saranno i viventi nel Crocifisso che della risurrezione dentro il corpo per primo l'energia fu a recare (quando) fu portato in croce. Il Crocefisso ai corpi donò la risurrezione.

Salmo 48,9 - Retti, felici, risorti nel seno, tra gli angeli li condurrà retti per l'angelo (ribelle) nei corpi annullato. Li porterà da dentro la Città del Signore in alto alla casa desiderata. Col Crocifisso dentro la Città di Dio entreranno ove saranno ad abitare. Da Dio, usciti dai giorni così li porterà; angeli tra gli angeli entreranno nell'eternità. Alla vista li porterà del Potente; a vivere nei gironi del Potente entreranno.

Salmo 48,10 - Simili saranno agli angeli. La portata maledizione che c'era per i viventi per misericordia avrà spento riversando nelle moltitudini del mondo l'essenza in tutti della rettitudine.

Salmo 48,11 - Così nel Risorto i viventi (già) afflitti dal serpente entreranno a stargli nella piaga che l'angelo (ribelle) in croce gli aprì. Dal Potente il Crocifisso retti l'innalzerà alla fine; ne condurrà un fiume su tra i giusti. Nella pienezza chi nel mondo stava a vivere sarà inviato da retto.

Salmo 48,12 - I risorti viventi nell'assemblea entreranno. Con il corpo su sarà a portarsi tra gli angeli il Crocifisso. Rivelerà che da inviato nel mondo il Figlio si portò. In croce il Signore per aiutare entrò perché i miseri viventi risorgessero. A soffiare nei cuori fu la rettitudine.

Salmo 48,13 - Per la pienezza dentro portò a scendere la Colomba/lo Spirito Santo. Portatosi nel mondo a rovesciarla fu. Il Verbo la portò ad uscire dal foro. Un soffio dall'alto scorse per poveri che stanno nel mondo.

Salmo 48,14 - A risorgere fu il Crocifisso; nel cuore per la rettitudine gli viveva. La potenza nella tomba ci rifù, potente ne riuscì. In giro il Verbo camminando portò luce alla Madre ove abitava. Dal Crocifisso fu ad entrarLe potenza in seno con l'energia della pienezza per far frutto e di rinati portasse un corpo di fratelli che pur nel corpo si portassero da angeli.

Salmo 48,15 - La rettitudine fu per questa nel mondo. Di Dio nel mondo ci fu la Madre che la divinità nel mondo fu con gli apostoli a recare. Il malvagio nei viventi si portò in azione a sbarrare onde la perversità annullare. Per il mondo in cammino gli apostoli si portarono con la Vergine per portare il Crocifisso.

Queste poche righe e queste decriptazione tra loro congruenti ci hanno introdotto appieno nella tensione che avevano gli antichi per ciò che si attendeva avvenisse e che ciò avrebbe avuto tutto spunto da Gerusalemme, la Città del Gran RE.

SINTESI STORICA SU GERUSALEMME
Le origini di Gerusalemme risalgono al mito, e le prime conoscenze storiche la indicano città dei Gebusei che occupava la collina dell'Ofel sul monte Sion tra le vallate del Cedron e del Tiropeon ed era dominata a nord dalla sommità sulla quale David eleverà un altre (2Sam. 24,16s) e Salomone il Tempio (1Re 6), mentre i palazzi di Salomone erano a sud del santuario (1Re 7).
David la conquistò circa nel 1000 a.C. e ne fece la capitale del regno ove il figlio Salomone fece appunto erigere il tempio di Jahwè distrutto poi nel 587 a.C. dai Babilonesi.
Dopo l'editto di Ciro del 538 a.C., Giudei ritornati costruirono le mura ed il Secondo Tempio.
Nel 331 a.C. fu presa da Alessandro Magno e passò ai Tolomei d'Egitto fino al 198 a.C., quando ci fu la rivolta dei Maccabei; nel 165 a.C. vi instaurarono la dinastia degli Asmonei.
Nel 63 a.C. fu conquistata da Pompeo e consegnata ad Erode, che vi fece ampliare il Tempio. La non sopportazione del malgoverno romano provocò continui fermenti religiosi.
Tra il 66-70 d.C. le legioni romane sotto Tito sedarono la rivolta e distrussero la città e il tempio, ma nel 132 vi fu l'insurrezione di Bar Kokheba.
L'imperatore Adriano mobilitò le truppe al confine che eliminarono ogni resistenza e ribattezzò la città col nome di Aelia Capitolina, trasformata in colonia romana.
L'imperatore Costantino e i suoi successori fecero restaurare ed abbellire i luoghi legati alle storie evangeliche e ad erigere la prima chiesa cristiana, quella del Santo Sepolcro.
La città di Gerusalemme poi fu:
  • nel 614 conquistata dai Persiani sasanidi di Cosroe II, riconquistata da Eraclio I di Bisanzio nel 629,
  • nel 637 si arrese al califfo 'Uma ibn al-KhattÇb e restò amministrata dai califfi omayyadi di Damasco e da quelli abbasidi di Baghdad,
  • nel 972 fu presa dagli ImÇm/califfi ismailiti fatimidi, nel 1076 passò ai Turchi selgiuchidi,
  • nel 1099, occupata dai crociati, divenne capitale del Regno Latino di Gerusalemme, nel 1187 fu riconquistata dai musulmani di Saladino e fu sotto la dominazione musulmana dei Ayyubidi e quindi dei Mamelucchi,
  • nel 1517 fu occupata dal sultano ottomano Selim I e il dominio ottomano;
  • nel 1917 fu occupata dai britannici comandati dal generale E.H. Allenby e col trattato di Versailles fu dichiarata capitale del Mandato britannico della Palestina,
  • nel 1949 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò l'internazionalizzazione di Gerusalemme, sotto il controllo dell'ONU per favorire la convivenza di cristiani, musulmani ed ebrei, ma Israele e Giordania, non riconobbero tale proclamazione,
  • nel 1950 fu scelta quale capitale del nuovo stato Israeliano che nel corso della guerra dei sei giorni occupò il settore giordano, suscitando la condanna da parte dell'Assemblea generale dell'ONU,
  • nel 1980 il Knesset, Parlamento israeliano, dichiarò l'ufficiale annessione del settore giordano e la proclamazione di Gerusalemme capitale "unita e indivisibile" di Israele.

AI TEMPI DI ABRAMO
Gerusalemme, Jerosalem (nei Settanta), Hierosolyma (nella Vulgata), in Ebraico è YRShLIM "città della pace", in greco Ierosoluma, da Iereus IereuV "Sacerdote", dal momento che Gerusalemme è la ricostruzione di Salem, di cui Melchisedek era il Re sacerdote.
Secondo alcuni questo personaggio sarebbe stato adoratore del Sole, "il Più Alto", quasi un precursore del faraone Achenaton, ma per gli ebrei e per i cristiani era sacerdote del Dio Altissimo, che è più alto del sole, ossia Iahwèh.
Per la Bibbia ebraica la risposta è chiara, infatti, la conclusione a cui ci vogliono portare i coordinatori dell'insieme dei libri dei tempi di Esdra e Neemia, poi quelli della stessa scuola autori del libro del Genesi e di parte del libro di Giosuè è che ben prima del culto al Sole sarebbe nato il culto ad un Dio unico spirituale, il creatore del cielo e della terra.
È indubbia la tensione e la lotta dell'idea del Dio unico ebraico nei riguardi degli dei pagani tra i quali è evidentemente inserito anche il Dio sole; infatti, il libro di Giosuè segnala al riguardo che circa 500 anni dopo la morte di Mosè, Giosuè nella località di Salem vi trova Adoni-Zedek, l'ultimo dei sovrani Gebusei che avevano il Sole nella propria cosmogonia.

Secondo alcuni il nome di Gerusalemme deriverebbe, infatti, dall'antica lingua cananea "ur salimi", da "ur", "altura" e "shlm", "pace", perché sul monte Sion vi sarebbe apparso il dio Shalom di origine siriana.
Si racconta che "El", il capo di tutti gli dei avesse una figlia di nome Ashtar, e dal padre marito, in modo puro, ebbe due gemelli Shalem a Shahar.
Per quanto riguarda la città di Gerusalemme si tramanda che la gente raccontava di aver assistito all'apparizione del dio Shalem su cui sorge ora il primo nucleo dell'abitato.

Il primo re-sacerdote di Gerusalemme che il Genesi 14,18 ricorda è, infatti, "Melchisedek, re di Salem", e volontà conclamata nelle Sacre Scritture è considerare il libro del Genesi, anche se scritto più tardivamente rispetto agli altri libri della Torah, il primo libro della Bibbia.
Che Salem sia Gerusalemme lo conferma il Salmo 76 in cui nella traduzione italiana appare Gerusalemme anche se il testo ebraico della Bibbia masoretica usa solo il termine Salem e lo accosta al nome di Sion.
Le traduzioni più accreditate, infatti, sostituiscono Gerusalemme a Salem: "È in Gerusalemme (Salem) la sua (di Dio) dimora, e la sua abitazione in Sion. Qui spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada e la guerra." (Sal. 76,3.4)
Questi due versetti confermano che in genere nei nomi le lettere delle parole ebraiche sono atte a fornire per decriptazione, con Dio come soggetto, idee per possibili sviluppi nei testi sacri.
L'idea verificata, di cui ho detto in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", implica peraltro che i testi ebraici biblici in genere hanno anche una faccia nascosta ottenibile per decriptazione.
La decriptazione si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere di cui ho prima detto che ho inseriti in "Parlano le lettere".

Vediamo ad esempio la parola Gerusalemme, in ebraico; questa si può suddividere ad esempio - - così:
  • e secondo la VII regola del metodo inserito in "Parlano le lettere" poiché dai radicali l'eventuale può essere recessiva e si può aggiungere, si può considerare () e questo è il radicale del verbo "lanciare, gettare", anche "far piovere" ed il suo participio è "arciere" da "lanciare saette";
  • è una lettera che indica un bastone, un'asta, perciò si può vedere vicino al verbo lanciare come una freccia (ed in egiziano un bastone è anche la "parola");
  • è "pace", radicale di "essere salvo, vivere in pace, avere pace", "essere compiuto-essere terminato".
Da ciò discende che una lettura di Gerusalemme con soggetto Dio è "Lancerà () una saetta/asta di pace ", il che è congruente con l'idea "Qui spezzò le saette dell'arco, lo scudo, la spada e la guerra." (Sal. 76,4)

La faccia nascosta poi dei decriptati è relativa alle vicende del Messia, ed allora, Gerusalemme diviene parola profetica in quanto in quel luogo:
  • "Fu ai corpi a portare con la risurrezione la potenza ai viventi ";
  • "Sarà dal corpo la Parola a salvare () i viventi ".
Alla fine dei tempi poi a Gerusalemme "Saremo saziati () di pace ".

Puntuale, infatti, il profeta Isaia 2(1-5) ci parla in visione futura di Gerusalemme:

"Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri.
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore."

La decriptazione di tale testo fornisce questa profezia del come.

Isaia 2,1 - Al mondo il Verbo, di una Donna il corpo racchiude. Questa uscirà da Gesù, con l'acqua scenderà per l'azione del serpente che con forza aprirà (Gesù) con un bastone; fuori la porta di Gerusalemme.

Isaia 2,2 - L'Unigenito costretto col corpo è in croce, dalla destra a coppe per un bastone l'energia sarà ad uscire; partorita da dentro sarà dal crocefisso Signore da dentro il corpo della Donna, emessa alla luce dall'Unigenito, l'acqua che scorre da dentro si vedrà portarsi dalla croce. E un fiume si porterà, da Dio sarà recata la sposa con l'acqua.

Isaia 2,3 - E fuori si porterà ai popoli nell'amarezza. E inviata dall'alto al mondo, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore sarà della maledizione (per il serpente) la forza alla fine portata. Sarà portata dagli apostoli in cammino; sarà portata un'azzima.

Isaia 2,4 - La Parola il cuore invierà in cammino, porterà l'esistenza del Vivente a sperare ai popoli, indicherà che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l'amarezza portata dal serpente. Gli uomini inizieranno a camminare portando le esistenze a Dio, ai popoli sarà la spada (della parola di Dio) recata del potente Unigenito. Ad ammaestrare si porteranno a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno faranno uscire.

Isaia 2,5 - Dentro c'è il segno che è il calcagno porterà energia al serpente per spegnerlo dal mondo.

Questa profezia di Isaia con parole un poco diverse si trova anche nel Capitolo 4 del profeta Michea di cui riporto il testo C.E.I. e la decriptazione.
"Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore resterà saldo sulla cima dei monti e s`innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso i popoli; verranno molte genti e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe; egli ci indicherà le sue vie e noi cammineremo sui suoi sentieri, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà arbitro tra molti popoli e pronunzierà sentenza fra numerose nazioni; dalle loro spade forgeranno vomeri, dalle loro lame, falci.
Nessuna nazione alzerà la spada contro un`altra nazione e non impareranno più l`arte della guerra.
Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!
Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre." (Michea 4,1-5)

Decriptazione
Michea 4,1 - In campo aperto, l'Unigenito costretto il corpo è stato in croce.
Uscì l'acqua, con la forza aperto; partorita dal crocefisso Signore ucciso portò con energia dal corpo, della Donna con l'acqua il corpo è portato, l'acqua che scorre da dentro si vede portarsi dalla croce, è un fiume, da Dio è recata, si vede con l'acqua essere la Madre.

Michea 4,2 - In cammino si porta dagli stranieri. È stato con l'acqua portato dall'Unigenito in vita un corpo al serpente per arderlo. E inviata, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore, è il segno della maledizione portata. Portato il corpo della bella gli apostoli in cammino. Origine dal corpo in croce; è un'azzima portata dagli apostoli a segno dall'Unigenito dalla croce. Recano il corpo al mondo portano la parola del Signore.

Michea 4,3 - La Parola, il cuore ha inviato ai popoli, è la Madre dalle moltitudini è a portarli dalla perversità alla rettitudine. Dall'albero della vita è la Madre dell'Eterno dal chiuso del corpo portata la fune, recata dalla croce uscita con l'acqua, porta la grazia. È il segno che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l'amarezza portata tutta dal serpente. Gli uomini iniziano a camminare portandosi Dio, ai popoli la spada portano del potente Unigenito. Ad ammaestrare si portano gli apostoli a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno fanno uscire.

Michea 4,4 - È stato risorto, a casa si riporta, c'è stata la risurrezione dalla tomba del Crocefisso, di persona si porta da sotto, l'Unigenito agli apostoli i segni ad indicare reca, l'energia della vita dall'Unico è stata portata, forate sono le mani a coppa, è a soffiare la forza il Signore, a casa l'Unigenito ha portato il segno.

Michea 4,5 - Così tutti gli apostoli escono in azione, i viventi recano alle acque, al serpente che portò la devastazione la maledizione è portata, la grazia recano, finisce la devastazione, esce la calamità del serpente; al serpente hanno portato sbarramento.

Questo brano di Michea forse è quello che indirettamente Gesù nel Vangelo di Giovanni (1,43-51) nel colloquio con Natanaele gli ricorda per fargli presente i tempi messianici.
Le lettere ebraiche sono così di per sé capaci di creare idee teologiche e racchiudono storia, profezia e poesia.
L'autore o gli autori del Genesi hanno rivisitato la storia delle alterne vicende di tale città che ai tempi di David, età dell'oro, fu capitale del regno di Giuda, e ne hanno fatto l'emblema del sito eletto da Dio per rivelarsi all'uomo.
Nell'idea dello scrittori di quei libri sacri tale città, anche se detto solo con cenni per fare intendere, è dove il Signore s'era riservata la sua sede sin dai tempi del Paradiso Terrestre e che anche come segno fisico intende restituire all'uomo; peraltro, proprio l'autore del Genesi parla di una cacciata dell'uomo da un luogo fisico speciale e con ciò intende prepara un prologo alla storia di salvezza per un ritorno.
Al riguardo, si veda "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden" ove ho esaminato elementi che si ricavano dal libro del Genesi che portano ad individuare quel giardino nella depressione del Mar Morto.
Quegli autori hanno quindi riservato a quel posto una tensione particolare.

Fin dai tempi di Abramo, prima della distruzione di Sodoma e Gomorra da parte di Dio che punì le cinque città (Sodomia, Gomorra, Adma, Zeboim e Bela o Zoar - Gen. 14,8) della valle (Gen. 19,29) di Siddim o Sittim o Siddom (Gen. 14,3) troviamo infatti, alle porte del giardino il regno di Melchisedek, figura, del Messia che doveva venire, in una città collocata da quegli stessi autori su un monte, la "città della pace", la città di Salem.
Abramo fu coinvolto nella guerra di conquista che re pagani da Oriente tentavano di quella valle meravigliosa come doveva apparire nel pensiero dell'autore del Genesi prima che si verificasse la situazione di distruzione con lo sprofondamento e la formazione del Mar Morto.
Accadde così che ciò che si era verificato in epoche geologiche fu rivisitato e portato come fatto fisico ad indicazione che il peccare dell'umanità aveva raggiunto un nuovo culmine alle origini della storia mitica del patriarca Abramo.
Sempre sul clinale del complesso in destra del Giordano e del Mar Morto, su un monte, alle "querce di Mamre", luogo a 20 km a sud di Gerusalemme e a 4 km circa a nord di Ebron, ove Abramo abitò diverse volte, vi fu l'incontro con i tre personaggi misteriosi che Abramo riconobbe come "Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo" (Gen. 18,3) e vi ebbe l'annuncio della nascita di Isacco e della prossima distruzione delle città della valle.
In quel luogo Abramo costruì un altare e, in una grotta acquistata da un Ittita vi seppellì Sara; successivamente vi fu sepolto lui stesso, quindi Isacco ed infine Giacobbe (Gen. 13,18; 18,1; 23,17-19; 25,9; 35,27; 49,30; 50,13).

GENESI 18,1-15 - TESTO E DECRIPTATO
Questo è il racconto dell'incontro di Abramo:
Testo C.E.I.
Genesi 18,1 - Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno.

Genesi 18,2-3 - Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.

Genesi 18,4 - Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero.

Genesi 18,5 - Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo. Quelli dissero: Fà pure come hai detto.

Genesi 18,6 - Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce.

Genesi 18,7 - All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo.

Genesi 18,8 - Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr'egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

Genesi 18,9 - Poi gli dissero: Dov'è Sara, tua moglie? Rispose: È là nella tenda.

Genesi 18,10 - Il Signore riprese: Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio. Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui.

Genesi 18,11 - Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne.

Genesi 18,12 - Allora Sara rise dentro di sé e disse: Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!

Genesi 18,13 - Ma il Signore disse ad Abramo: Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia?

Genesi 18,14 - C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio.

Genesi 18,15 - Allora Sara negò: Non ho riso!, perché aveva paura; ma gli disse: Sì, hai proprio riso.

Decriptato
Genesi 18,1 - Portati saranno a vedere Dio. Saranno condotti dal Signore a casa. Di Dio angeli saranno i viventi che vivranno con il corpo. All'Unico li porterà Lui ad abitare. Col Verbo tutti nell'assemblea entreranno. Lo splendore con il vigore nei viventi rientrerà un giorno.

Genesi 18,2 - Portati saranno risorti dell'Unico alla vista. Saranno con gli angeli a stare. E condotti saranno stati nel corpo dell'Unigenito che li avrà portati dal mondo. Angeli usciranno nel terzo (giorno dalla loro creazione) dal mondo gli uomini. Per l'energia che scesa dentro sarà nei viventi, dall'Altissimo li porterà e saranno a vederlo. Si porterà lanciandosi su dal Potente per l'incontro; tutti i viventi vivi libererà dal mondo. All'Unico dal mondo li accompagnerà. Saranno nel risorto tutti a chiudersi; li porterà dalla terra fuori.

Genesi 18,3 - Ed essendo stato all'origine l'essere ribelle dall'Unico giudicato, sarà in verità la forza a rivenire a stare con la grazia dentro a agire in chi oppresso è. La rettitudine, da Dio inviata, verrà ad agire dentro i corpi; il male agire che agisce dentro fiaccherà.

Genesi 18,4 - Sarà stato a versare nelle tombe l'energia (la grazia). L'Unigenito dal seno nel cuore ai viventi sarà la vita a riportare. I corpi dalle tombe si rialzeranno, portatasi nei corpi a scorrere del Potente la forza della rettitudine. I viventi si porteranno fuori risorti. L'azione l'angelo (ribelle) porterà alla fine. Strappato via si vedrà scendere.

Genesi 18,5 - Per portarli all'Unico, i rovesciati dalle tombe entreranno nel Verbo, sul colle si chiuderanno, vivi li porterà alla pienezza dell'eternità portandoli nel cuore. Così le centinaia, chiuse nel corpo, il Crocifisso nell'aldilà porterà. Retti saranno innalzati così dagli angeli dell'aldilà, tutti in seno al Potente dal Servo. Anelavano di portarsi a stare dall'Unico i viventi a saziarsi di rettitudine. Tra gli angeli, dal Crocefisso si vedranno i risorti uscire. Chi li affliggeva scappò da dentro il corpo completamente.

Genesi 18,6 - E saranno i viventi rigenerati. Nel Padre con il corpo entreranno a vivere. Entreranno nello splendore di Dio. Bruciata nei corpi la perversità, originata per l'essere ribelle che nei viventi entrò nei corpi, sarà stata. Il terzo (giorno) la pienezza dell'origine risarà nei viventi versata. Nelle midolla la pienezza della potenza alla fine accompagnerà la risurrezione che ci sarà stata, avendo portato in azione il fuoco che avrà spazzato l'orgoglio completamente.

Genesi 18,7 - Li porterà in Dio ad entrare. Un mattino con il corpo scenderanno nel Padre. Dal corpo gli usciranno i viventi. Portati saranno a versarsi nell'assemblea dei figli. Nel mattino i corpi retti porterà nel cuore. E dentro li porterà a stare tutti con gli angeli di Dio. Fanciulli riporterà ad essere i viventi rigenerati dalla potenza. Si vedranno simili al Crocifisso a venire portati.

Genesi 18,8 - E saranno riversati dalle tombe nell'assemblea a vivere con l'Unigenito, dal mondo portati chiusi nel cuore. E da figli entreranno un mattino nella beatitudine per azione della risurrezione che entrando avrà portato ad essere la fine dell'angelo (ribelle). Dal Potente in persona saranno ad entrare i viventi portati da Lui a vederlo. I viventi alla conoscenza del Potente saranno ad entrare. Dai morti strappati si vedranno su portati. Sarà l'Unigenito tutti a condurre.

Genesi 18,9 - Portati saranno dall'Unico a vivere per saziarsi della divinità. Saranno portati dall'Unigenito, da cui fu ad uscire la risurrezione dei corpi, che al mondo dell'Unico a bere la rettitudine recherà, e sarà a riportare l'originaria vita nei corpi; per la rientrata energia, uscita da dentro l'Unigenito, riuscirà la potenza.

Genesi 18,10 - E sarà l'originaria vita nei corpi a tornare. All'Unigenito simili dentro per la divinità saranno. La rettitudine così nel tempo per vivere si riporta. Per l'entrata energia escono figli del Potente con la risurrezione dei corpi uscita dall'Unigenito. La risurrezione in tutti la rettitudine reca per liberare, accendendola in seno a tutti. Per il soffio in tutti racchiuso uscirà lo splendore e Lui fratelli con il corpo sarà a portarli.

Genesi 18,11 - Si riporterà l'essere forte che uscì strappato via dai corpi (quando) entrarono nei ceppi dell'angelo (ribelle) a stare i viventi che dentro all'origine fu a vivere per abitare nei giorni. Dai viventi cessò la potenza. Nel mondo fu riportata al Crocifisso la potenza con la risurrezione del corpo. Uscì dell'Unigenito il corpo dalla tomba per la rettitudine; per l'energia della risurrezione fu a rivivere.

Genesi 18,12 - Porterà il Crocifisso giù nelle tombe a rovesciare la risurrezione, i corpi usciranno da dentro, si riverseranno le moltitudini fuori per la potenza delle origini che rivivrà nei corpi. Fratelli per i corpi saranno dentro per la potenza che dal Crocifisso sarà uscita. Sarà finalmente a rientrare la potenza che è dell'Eterno che per l'angelo (ribelle) uscì, ma dall'Unico giudicato fu con l'invecchiare.

Genesi 18,13 - Portatosi all'origine a vivere nei corpi, il Signore lo maledì. L'essere forte uscì dai viventi perché entrò questi. S'entrò a scendere nelle tombe. Entrando la risurrezione, dai corpi uscirà il serpente, origine dell'essere ribelle. Entrando dell'Unico il soffio ricomincerà nei viventi l'energia della vita divina portata dall'Unigenito; per l'energia che ci sarà dell'invecchiare la fine ci sarà.

Genesi 18,14 - A rientrare sarà la meravigliosa vita del Signore. S'insinuerà dentro il corpo la potenza. La vita si riporterà eterna. Dell'Unico tornerà la divinità in forza della rettitudine. Così per l'azione finiranno le tombe d'esistere. Fuori si riporteranno potenti per la risurrezione i corpi per l'entrare dentro dell'energia.

Genesi 18,15 - E completo il vigore si accenderà con la risurrezione dei corpi. Riusciranno potenti per l'entrato rifiuto all'essere ribelle; la potenza dell'Unico giù nelle tombe si rovescerà, finito sarà per le bruciature di stare nei corpi. Dall'Unico, alla perversità che c'è dall'origine per l'essere ribelle, il rifiuto così sarà sceso rovesciandolo completamente.

C'è poi una ulteriore considerazione che aiuta a comprendere come le lettere ebraiche possono fornire spiegazioni anche molto complesse.
Abbiamo accennato alle 5 città delle valle di Siddim o Sittim, parola (Genesi 14,3) che in ebraico è tutto un racconto, infatti, Sittim è .
Un nome di Dio che si trova 48 volte nei libri canonici ebraici dell'A.T., di cui ben 31 volte nel libro di Giobbe e 9 volte nella Torah (7 volte nel Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25, in Esodo 6,3 e in Numeri 24,4 e 16), è "il potentissimo" - "l'onnipotente" , unito o no con il termine Dio .
A questo punto è evidente il pensiero che viene alla lettura di Siddim "l'Onnipotente" vi viveva .
Per contro è anche "demonio", "diavolo" o "idolo" come in Deuteronomio 32,17 e Salmo 106,37, perciò per si ha anche "del demonio" "il mare" .
La storia della zona del Mar Morto è così ora completa "l'Onnipotente vi viveva", era il Gan Eden il Paradiso Terrestre, ed ora è un mare salato in cui nemmeno i pesci riescono a vivere perché è il mare del demonio.
Al tempo di Abramo, nel pensiero dell'autore del Genesi, l'occupazione da parte del demonio era già avvenuta ed i 5 re:
  • Bera re di Sòdoma,
  • Birsa re di Gomorra,
  • Sinab re di Adma,
  • Semeber re di Zeboim,
  • Zoar re di Bela.
Il Genesi infatti precisa: "Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell'Elam e di Tideal re di Goim, costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto." (Genesi 14,1-3)

In effetti, i re della valle erano 6 perché oltre quei 5 della suddetta coalizione chi li muoveva era il demonio, ed appunto 6 è numero demoniaco (si ricordi 666).
La valle di Sittim si ritrova nei testi biblici nella parte finale apocalittica del libro del profeta Gioele (400 a.C.) che riguarda l'era paradisiaca della restaurazione di Israele in prospettiva messianica:

"In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore e irrigherà la valle di Sittìm.
L`Egitto diventerà una desolazione e l`Idumea un brullo deserto per la violenza contro i figli di Giuda, per il sangue innocente sparso nel loro paese, mentre Giuda sarà sempre abitato e Gerusalemme di generazione in generazione. Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito e il Signore dimorerà in Sion." (Gioele 4,18-21)

La decriptazione di questi versetti fornisce il seguente testo.

Gioele 4,18 - A casa reca i viventi nel cuore il Verbo, dal monte nel seno in alto si vedono dal Crocefisso. Angeli a casa li porta retti, il serpente abbattuto, arso dalla vita è stato, i viventi ha condotto all'acqua della fontana, a vivere nel Tempio del Signore, all'Unico ad ereditare, risorti nel cuore sono del Vivente.

Gioele 4,19 - Vivi nel corpo dal Nome alla nube entrati nell'Esistenza, dal Figlio ammaestrati, allo stupore usciti i viventi dalla prova, figli sono allo splendore usciti beati. La luce, la rettitudine il Verbo ha recato nel sangue, puri dal Padre saliti a vivere.

Gioele 4,20 - Dal mondo da Gerusalemme ha porto per mano fuori il Potente da fanciulli gli uomini, risorte a casa tutte le generazioni.

Gioele 4,21 - Dagli angeli li ha versati il Crocefisso, nel sangue la purezza è stata recata dal Signore, a casa su sono stati portati angeli.

AI TEMPI DI GIOSUÈ
Nel libro dei Numeri, al Capitolo 13 c'è il racconto, ricordato anche in Deuteronomio 1,20-29, di Mosè che invia esploratori, uno per tribù, nella terra promessa, il paese di Canaan e fra questi spicca Osea figlio di Nun della tribù di Efraim a cui Mosè cambiò il nome: "Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè ." (Num. 13,8)
Il nome Osea con il metodo dei segni si può spezzare "in campo aperto si porterà a rivolgere lo sguardo ()" che implica la funzione di esploratore, nome che Mosè profeticamente trasforma in Giosuè ." "Iahwèh salva".
A quei tempi le zone delle montagne erano territorio dei figli di Anak di statura gigantesca e dei Gebusei le montagne.
I giganti erano considerati dalla tradizione ebraica come provenienti dall'epoca prediluviana; in Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman sotto la voce Arca di Noah tra l'altro si legge: "Oltre alla moglie di Noah, ai suoi tre figli e alle nuore l'arca portava anche il gigante Og, Re di Basan, che rimase attaccato all'esterno dell'arcadurante tutto il periodo del diluvio" ed Og re di Basan fu sconfitto da Mosè come vedremo.

Gli Anakiti vivevano nei dintorni di Ebron, mentre il territorio dov'è ubicata Gerusalemme era appunto sotto il dominio dei Gebusei.
I libri di Giosuè e dei Giudici sostengono che il nome antico era Iebus capitale appunto dei Gebusei (Giosuè 18,28 e Giudici 19,10).
È noto che per la mancanza di fede degli altri esploratori (escluso Caleb) e di tutto il popolo, Israele fu pellegrino nella penisola del Sinai per 40 anni e, solo dopo morti Mosè con tutta la precedente generazione, Giosuè nuovo condottiero, introdusse il popolo di Dio nella Terra Promessa.
Il racconto è sviluppato nel libro di Giosuè.
Molte parti di quel libro hanno redattore deuteronomistico vissuto al tempo dell'esilio (597-538 a.C.) e del post esilio (538-450 a.C.) e la figura di Giosuè come quella di Mosè è stata certamente idealizzata.

Si nota una grande affinità tra il redattore finale del libro di Giosuè e gli autori del Genesi, come risulta da questi versetti:

"Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele in Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: Dice il Signore, Dio d'Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei. Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto il paese di Cànaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con i prodigi che feci in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire." (Giosuè 24,1-5)

È chiaro, infatti, un desiderio di raccordo tra i vari racconti e quindi la presenza di una mente redazionale avente funzione coordinativa.
Non deve sorprendere perciò che viene portato avanti lo stesso filone di fondo con le sottili parallele tematiche.
Il tema teologico di fondo di tutto si può riassumere nella conclusione che la conquista della terra di Canaan si è verificata per dono gratuito di Dio e non per le capacità guerresche; è cioè un premio alla fede: "Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato ai padri di dar loro, e gli Israeliti ne presero possesso e vi si stabilirono. Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere loro; il Signore mise in loro potere tutti quei nemici. Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento." (Gios. 21,43-45)

Il racconto si sviluppa così:
  • attraversato miracolosamente il Giordano (Gios. 3),
  • conquistate le città di Gerico (Gios. 6) ed Ai (Gios. 8),
  • dopo un trattato di alleanza estorto con l'inganno dagli abitanti Evei ed Amorrei di Gabaon (Gios 9) che era situata a 9 km a nord ovest di Gerusalemme,
  • l'attenzione di Giosuè si rivolse a Gerusalemme.
Vi sono quindi in Giosuè tre capitoli, 10 - 11 - 12, che paiono un inserimento e differiscono da altri capitoli descrittivi di una lenta conquista a settori compiuta dalle varie tribù in più tempi, perché invece suggerisce un'organizzata ed organica offensiva.
Si vede così che nell'ambito del libro di Giosuè vi è stata una rivisitazione tanto che in quei capitoli quella città che all'epoca non si chiamava Gerusalemme è così chiamata dal redattore che in pratica rievoca la tematica trattata nel Capitolo 14 del Genesi della famosa coalizione dei re della valle prima dell'incontro di Abramo con Melchisedek.

Il Capitolo 10 di Giosuè, infatti, inizia così:
"Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l'aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire: a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon.
Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti.
Quelli si unirono e i cinque re amorrèi, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia." (Giosuè 10,1-5)

L'accostamento Genesi 14 e Giosuè 10, anche se non è certo quali dei due abbia avuto redazione anteriore, è evidentemente volontario.
Gli episodi dei re Melchisedek e Adoni Zedek entrambi re di Gerusalemme a V secoli di distanza non sono certo un caso come pure la nuova coalizione dei 5 re non può non essere voluta.
Il Signore tramite il suo condottiero riconquista e dona agli Israeliti finalmente il territorio della terra promessa.

Il racconto della vittoria su quella coalizione prosegue così:

"Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrèi, che abitano sulle montagna.
Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. Allora il Signore disse a Giosuè: Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te. Giosuè piombò su di loro d'improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala. Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azekà e fino a Makkeda. Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora, quando il Signore mise gli Amorrèi nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: Sole, fermati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.
Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.
Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all'accampamento di Gàlgala.
Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in Makkeda. Fu portata a Giosuè la notizia: Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta in Makkeda.
Disse loro Giosuè: Rotolate grosse pietre contro l'entrata della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli. Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città, perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani. Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti ed entrati nelle fortezze, ritornò tutto il popolo all'accampamento presso Giosuè, in Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti. Disse allora Giosuè: Aprite l'ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re.
Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon. Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano marciato con lui: Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re! Quelli s'accostarono e posero i piedi sul loro collo. Disse loro Giosuè: Non temete e non spaventatevi! Siate forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici, contro cui dovrete combattere. Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera. All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse pietre all'ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi. Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gerico.
Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse guerra contro Libna.
Il Signore mise anch'essa e il suo re in potere di Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gerico. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si accampò contro di essa e le mosse guerra. Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna. Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di Ghezer, e Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si accamparono contro di essa e le mossero guerra. In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Lachis. Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le mossero guerra. La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse guerra.
La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re.
Così Giosuè batté tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele. Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon. Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta, perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele.
Poi Giosuè con tutto Israele tornò all'accampamento di Gàlgala." (Giosuè 10,6-42)

Il libro di Giosuè assega in quell'epoca, XII secolo a.C., alla tribù di Beniamino (Giosuè 19,28) il territorio di "Iebus, cioè Gerusalemme".

"Si fermò il sole e la luna rimase immobile" è da intendere, al di là del miracolo, che di fatto gli dèi degli Amorrei, sole e luna, rimasero fermi davanti al Dio d'Israele.

Il racconto però della conquista della città di Gerusalemme non parla, anzi al Capitolo 15 lo stesso libro di Giosuè afferma:

"Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli: così i Gebusei abitarono a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi." (Giosuè 15,63)

Se ne conclude che la conquista dei Capitoli 10 e 11 non è una verità storica assoluta, ma sono pagine profetiche criptate di una visione d'una realtà che si dovrà attuare.

Al Capitolo 12 quando viene fatta la ricapitolazione della campagna di conquista tra i re sconfitti enumera anche il re di Gerusalemme e sottolinea che tali re sono quelli di Gerico, Ai, Gerusalemme, Ebron, Iarmut, Lachis, Eglon, Ghezer, Debir, Gheder, Corma, Arad, Libna, Adullàm, Makkeda, Betel, Tappuach, Efer, Afek, Sarom, Madon, Simron-Meroon, Acsaf, Taanach, Meghiddo, Kades, Iokneam, Dor, Gàlgala e Tirza.
E sottolinea al versetto Giosuè 12,24b "In tutto trentun re".

Questo è il testo C.E.I. del Capitolo 12 del Genesi:

"Questi sono i re del paese, che gli Israeliti sconfissero e del cui territorio entrarono in possesso, oltre il Giordano, ad oriente, dal fiume Arnon al monte Ermon, con tutta l'Araba orientale. Sicon, re degli Amorrèi che abitavano in Chesbòn; il suo dominio cominciava da Aroer, situata sul margine della valle del torrente Arnon, incluso il centro del torrente, e comprendeva la metà di Gàlaad fino al torrente Iabbok, lungo il confine dei figli di Ammon e inoltre l'Araba fino alla riva orientale del mare di Kinarot e fino alla riva orientale dell'Araba, cioè il Mar Morto, in direzione di Bet-Iesimot e più a sud, fin sotto le pendici del Pisga. Inoltre Og, re di Basan, proveniente da un residuo di Refaim, che abitava in Astarot e in Edrei, dominava le montagne dell'Ermon e Salca e tutto Basan sino al confine dei Ghesuriti e dei Maacatiti, inoltre metà di Gàlaad sino al confine di Sicon re di Chesbòn. Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè, servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse.
Questi sono i re del paese che Giosuè e gli Israeliti sconfissero, al di qua del Giordano ad occidente, da Baal-Gad nella valle del Libano fino al monte Calak, che sale verso Seir, e di cui Giosuè diede il possesso alle tribù di Israele secondo le loro divisioni, sulle montagne, nel bassopiano, nell'Araba, sulle pendici, nel deserto e nel Negheb: gli Hittiti, gli Amorrèi, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei: il re di Gerico, uno; il re di Ai, che è presso Betel, uno; il re di Gerusalemme, uno; il re di Ebron, uno; il re di Iarmut, uno; il re di Lachis, uno; il re di Eglon, uno; il re di Ghezer, uno; il re di Debir, uno; il re di Gheder, uno; il re di Corma, uno; il re di Arad, uno; il re di Libna, uno; il re di Adullàm, uno; il re di Makkeda, uno; il re di Betel, uno; il re di Tappuach, uno; il re di Efer, uno; il re di Afek, uno; il re di Sarom, uno; il re di Madon, uno; il re di Cazor, uno; il re di Simron-Meroon, uno; il re di Acsaf, uno; il re di Taanach, uno; il re di Meghiddo, uno; il re di Kades, uno; il re di Iokneam del Carmelo, uno; il re di Dor, sulla collina di Dor, uno; il re delle genti di Gàlgala, uno; il re di Tirza, uno. In tutto trentun re." (Giosuè 12)


Quel numero 31 per chi scruta le scritture e per gli scribi del tempo - sofer in ebraico che vuol dire anche contare - era una evidente traccia.
Se si contano, infatti, le volte che è nominato Dio nel Capitolo 1 della Genesi fino al versetto 4 del Capitolo 2, in cui è riconosce la vera fine del Capitolo 1, si ha 31 volte.
Ogni lettera in ebraico è anche un numero.
Il 10 corrisponde alla lettera Iod e il numero 1 alla lettera .
Si ha che il 31 è pensabile come ( + + + ) e si può leggere con i segni:

l'Unico , colui che era , che è e che sarà ; tre esseri in uno .

È come una firma che gli autori del Genesi e di Giosuè della stessa scuola e casta sacerdotale hanno voluto porre ai loro scritti, cioè alla famosissima descrizione della creazione del mondo del Genesi ed alla conquista della terra promessa in Giosuè per dare maggior pathos agli scritti ed indicare agli scribi, che contavano le lettere, che trattatasi di scritti sacri.
L'Unico/il Primo, infatti, colui che era, che è e che sarà, equivale a dire Iahwèh.
È cioè il nome con cui Dio si presenta a Mosè la prima volta: "Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono!" (Es. 3,14).
In pratica è anche il nome che viene detto per l'Agnello nell'Apocalisse (21,6) con l'aggiunta di una , perché tutto è compiuto, infatti:

"Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega . Io sono il Principio e la Fine ( e )".

Riporto successivamente l'intera decriptazione, con i criteri di cui ho già detto dei tre Capitoli 10-11-12 del libro di Giosuè, che hanno le caratteristiche, come ho accennato di inserimento non coerente con il resto del libro.

SAUL E DAVID
L'insediamento nella terra di Canaan del popolo d'Israele, dopo la "conquista" nel XII secolo a.C. di Giosuè, ebbe però un continuo aspetto di precarietà.
Pur se le varie tribù non avessero un'istituzione fissa a loro guida e coordinamento, i testi suggeriscono che l'unità era legata dall'idea del comune unico Dio che di volta in volta suscitò l'opera di Giudici che sorsero a baluardo ed aiuto del popolo.
Il libro dei Giudici, che tratta vicende successive "alla conquista" di Giosuè, osserva che la conquista non fu né radicale né definitiva perché il popolo non rispettò il patto che prevedeva: "Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrèi, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia. Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dei stranieri, e l'ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe. Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio." (Deuteronomio 7,1-6)

Una lettura alla lettera dei "comandi" del Signore alla lettera così esposti fa rabbrividire; passi del genere vengono filtrati attraverso l'idea di conservare una purità spirituale, e "lo sterminio" sarebbe da considerare in termini di "non fare patti col demonio".
Il Libro dei Giudici, con questa idea di base legge e interpreta gli eventi successivi: "Ora l'angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: Io vi ho fatti uscire dall'Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch'io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo...
Il popolo servì il Signore durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che il Signore aveva fatte in favore d'Israele...
Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un'altra, che non conosceva il Signore, né le opere che aveva compiute in favore d'Israele.
Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d'Egitto, e seguirono altri dei di quei popoli che avevano intorno: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e Astarte. Allora si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano a razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai nemici. Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all'estremo. Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano dalle mani di quelli che li spogliavano." (Giudici 2,1 - 3,7 - 10-15)

Il ritornello "Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore" viene ripetuto in Giudici 3,7 - 4,1 - 6,1 - 8,1 - 13,1.

Questa istituzione dei Giudici ebbe la durata non breve di circa due secoli fin verso il 1030 a.C. epoca in cui i libri di Samuele narrano gli eventi che portarono alla nomina del primo re Saul, che però non fu mai re a Gerusalemme.
Il motivo fu che i popoli confinanti, specialmente i Filistei, si facevano sempre più prepotenti.
Sulla scelta di quel primo re in 1 Samuele vi sono due racconti:
  • Saul alla ricerca delle asine perdute dal padre entrò in Rama dove stava Samuele che aveva avuto dal Signore questo comando: "Domani a quest'ora ti manderò un uomo della tribù di Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele" (1Sam. 9,16);
  • Saul fu sorteggiato re a Mizpa dove Samuele aveva convocato le tribù (1Sam. 10,17-27);
Saul sconfisse i Filistei e altri popoli nemici in diverse battaglie, ma cadde in disgrazia per diverse disobbedienze su cui non mi dilungherò.
Questi fu sconfitto dai Filistei presso il monte Gelboe è si uccise sul campo di battaglia.
La storia di Davide e di Saul sono notissime e le dò per scontate.
Si legge nel 2 Samuele 5,1-7:

"Vennero allora tutte le tribù d'Israele da Davide in Ebron e gli dissero: Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. Gia prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele. Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele. Davide aveva trent'anni quando fu fatto re e regnò quarant'anni. Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda. Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: "Non entrerai qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti", per dire: "Davide non potrà entrare qui". Ma Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide."
(Successivamente si riporta anche la decriptazione di questi versetti)

Ciò è confermato nel parallelo 1 Cronache 11,4.5: "Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus, ove c'erano i Gebusei, abitanti del paese. Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: "Tu qui non entrerai". Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città di Davide."

Nei nomi c'è la sintesi del destino, "in nomen omen", e per i due re Saul e David le lettere ebraiche hanno un evidente ruolo; infatti:
  • Saul , con riferimento alla prima parte della sua storia, si può suddividere in essere simile () a Dio , perché l'unzione e la scelta gli dettero sul popolo una rappresentanza di divinità, ma il nome che ha le stesse lettere, con diversa vocalizzazione di sheol, gli inferi degli ebrei;
  • in David "l'amato" , sottinteso da Dio, vi è la sintesi del perché della sua ascesa e del perdono da parte di Dio dei suoi peccati.
LA BELLEZZA DI DAVIDE
Davide è l'unico dei personaggi della storia della salvezza indicati da Matteo nel suo Vangelo nella Genealogia di Gesù che al Capitolo 1 (prima dell'ultimo versetto), è nominato per tre volte, di cui la seconda con il titolo di "re":
  • Mt. 1,1 - "Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo."
  • Mt. 1,2-6 - "Abramo generò Isacco generò... Iesse generò il re Davide."
  • Mt. 1,6b-11 - "Davide generò Salomone, Salomone generò... Giosia, generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia."
  • Mt. 1,12-16 - "Dopo la deportazione in Babilonia, Iconica generò Salatiel generò... Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo."
Ora, in ebraico le lettere corrispondono a consonanti e ad ognuna è associato un numero; in "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: Annunci del Messia" ove ho già dimostrato, tra l'altro, che tale genealogia è imperniata sul nome di Davide = 4 = 6 = 4 cui è associabile il numero 14.
È un'idea cabalistica, tanto cara agli ebrei anche dei tempi evangelici (si pensi al 666 dell'Apocalisse od ai 144.000) e la riporto.
L'ultimo versetto del Capitolo 1 (Mt. 1,17), recita:

"La somma di tutte le generazioni
  • da Abramo a Davide è di 14,
  • da Davide alla deportazione di Babilonia è di 14 (somma 28),
  • dalla deportazione di Babilonia a Cristo è, infine, ancora di 14 (somma 42)."
Questo versetto, sembra una traccia per il lettore perché lo porta a considerare la somma, ma non solo delle generazioni, ma anche delle cifre associabili ai risultati d'ogni periodo.
Così operando, essendo Davide il risultato del primo periodo di 14 generazioni, sono da verificare i risultati degli altri due periodi di 14 generazioni che dovrebbero dare per risultato rispettivamente 28 e 42; proviamo:

- deportazione di Babilonia, in ebraico "galut Baboelah",

= ( = 3) + ( = 30) + ( = 6) + ( = 400) = 16*
= ( = 2) + ( = 2) + ( = 30) + ( = 5) = 12*

16 + 12 = 28

(I numeri con * s'ottengono sommando le cifre dei numeri in parentesi)

- Gesù è il Cristo, cioè è il Messia,

Jehoshua' jesh meshjah,
= ( = 10) + ( = 5) + ( = 6) + ( = 300) + ( = 70) = 22*
= ( = 10) + ( = 300) = 4*
= ( = 40) + ( = 300) + ( = 10) + ( = 8) = 16*

22 + 4 + 16 = 42

La genealogia di Luca (Capitolo 3,23-38) va, invece, da Gesù fino a Adamo e si conclude con figlio di Dio per un totale di 78 generazioni, di cui 76 umane e 2 divine (per Gesù ed Adamo), delle quali 56 da Abramo a Gesù contro le 42 di Matteo.
Per queste generazioni si può trovare ancora un collegamento con i numeri associati alle lettere (senza, però, ricorrere alla somma delle cifre, ma alla semplice somma dei valori delle lettere); infatti, in ebraico "figlio di Dio" si dice "Ben Jahwèh", con , quindi
= ( = 2) + ( = 50) = 52
= ( = 10) + ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) = 26

52 + 26 = 78

Torniamo al nostro Davide.
La storia di Davide, della quale voglio solo rilevare alcuni aspetti, si trova in quattro libri della Bibbia, precisamente: 1 Samuele 2 Samuele, 1 Re e 1 Cronache.

Davide, ottavo ed ultimo figlio di Iesse di Betlemme, su comando di Dio al sacerdote e profeta Samuele fu unto re d'Israele in sostituzione di Saul.
Questi, infatti, aveva perso la grazia di Iahwèh per colpa del comportamento ambiguo ed accomodante nei riguardi d'ordini ricevuti.
Al momento dell'unzione Samuele stava per scegliere Eliab, il primogenito di Iesse, ma il Signore gli disse: "Non guardare il suo aspetto né all'imponenza della sua statura. Io l'ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l'uomo. L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore." (1Sam. 16,7)
Davide era un giovane pastore di pecore e pascolava con sapienza il gregge di suo padre nelle campagne attorno a Betlemme.
Davide, in effetti, oltre ad essere pastore, sapeva suonare la cetra e componeva canti, poesie e salmi.
Vi sono molte leggende su Davide.
Si racconta ad esempio che una volta per il pascolo del gregge non fosse riuscito che a trovare un campo di sterpi ed erbacce.
Mandò, allora, per primi gli agnelli per mangiare le parti più tenere.
Quando gli sembrò che si fossero nutriti a sazietà, Davide lasciò andare sul campo le pecore più vecchie e per ultime fece entrare le più giovani che, con i loro denti forti, avrebbero potuto mangiare anche gli steli.
Con questa accortezza riuscì a saziare l'intero gregge ed il Signore apprezzò il suo operato e decise di affidargli la cura di tutto il popolo.
Fu così che Davide diventò pastore dei Figli di Giacobbe.
Regnò per 40 anni, 7 in Ebron e 33 in Gerusalemme.
In Ebron ebbe 6 figli maschi da 6 mogli diverse, di cui il primo, Amnon, fu ucciso da Assalonne, altro figlio di Davide, perché Amnon aveva violentato Tamar, la sorella d'Assalonne.
A Gerusalemme Davide ebbe 13 figli maschi, di cui 4 da Betzabea (tra i quali Salomone e Natan, da cui rispettivamente Matteo e Luca fanno discendere Giuseppe) dopo che Davide s'era liberato dal marito di lei, Uria suo soldato, che rimase ucciso in prima linea avendo Davide premeditato e fatta attuare proditoriamente un'improvvisa ritirata strategica.
Non si contano i figli di Davide con le concubine. (Vedi 1Cr. 3,9)

Dell'aspetto e delle qualità di Davide dice la Bibbia:
"Era fulvo, con begli occhi e di gentile aspetto."
"...il figlio di Iesse, il Betlammita; egli sa suonare ed è forte e coraggio abile nelle armi, saggio di parole, di bell'aspetto e il Signore è con lui." "...fulvo di capelli e di bell'aspetto." (1Sam. 16,12 - 18.42b)

La discendenza di Davide ereditò il suo aspetto, infatti:
  • Assalonne era bellissimo: "Ora in Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne, dalla pianta dei piedi alla cima del capo non vi era in lui difetto alcuno." (2Sam 14,25)
  • Tamar la sorella: "Avendo Assalonne, figlio di Davide, una sorella molto bella chiamata Tamar." (2Sam 13,1b)
Giuseppe con tali ascendenti nella famiglia di Davide doveva essere ben impostato in fattezze ed in forza.
San Paolo, nel Kerigma di Atti 13,23 dice: "Dalla discendenza (ex semina - spermatos) di lui (Davide), secondo la promessa, Dio trasse per Israele un Salvatore, Gesù." E più volte ripete: "ex semina David secundum carnem" (Rm. 1,13); "ex semina David" (2Tim. 2,8).
Cristo è stato riconosciuto figlio da un uomo, Giuseppe, della discendenza (secondo la carne) della famiglia di Davide e quindi è detto "Figlio di Davide".
Il Catechismo della Chiesa Cattolica a tale riguardo, precisa:

496 - "Fin dalle prime formulazioni della fede, la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l'aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito "senza seme" per opera dello Spirito Santo." (Concilio Lateranense)

498 - "Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si trattasse di leggende o d'elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. A ciò si deve rispondere: La fede nel concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace opposizione, sarcasmo o incomprensione da parte dei non credenti, giudei e pagani: essa non trova motivo nella mitologia pagana né in qualche adattamento alle idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla fede, la quale lo vede in quel "nesso che lega tra loro i vari misteri", nell'insieme dei Misteri di Cristo, della sua Incarnazione alla sua Pasqua. Santo Ignazio di Antiochia già testimonia tale legame: Il principe di questo mondo ha ignorato la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre Misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio."

Il Signore, a Davide che gli voleva costruire un tempio, dal profeta Natan fa dire:

"Quando...tu giacerai con i tuoi padri io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome ed io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio." (2Sam. 7,12-14)

Questi versetti sono paralleli a quelli in 2Cr. 17,11-23, ma in quelli sopra citati si dice "dalle tue viscere"; per tale motivo, c'è anche una tradizione che sostiene essere Maria della stirpe di Davide (Tertulliano160-225 d.C. attribuisce Maria e Gesù come rampolli e fiori della radice di Iesse).
Alcuni Padri (ad esempio San Bernardo +1153) hanno fatto paralleli tra Maria Vergine e la sposa del Cantico dei Cantici, interpretando questa composizione quale poema sull'amore sponsale di Cristo per la Chiesa, della quale Maria è figura e l'iconografia la rappresenta molto bella.

Ecco, alcuni cenni sulla sposa del Cantico dei Cantici:
  • "Bruna sono, ma bella, figlie di Gerusalemme." (Ct. 1,5)
  • "Belle sono le tue guance tra i pendenti." (Ct. 1,10)
  • "Come giglio tra i cardi." (Ct. 2,2)
  • "Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe." (Ct. 4,1)
  • "Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana è la tua gota attraverso il tuo velo. Come torre di Davide il tuo collo..." (Ct. 4,3s)
  • "Tutta bella sei tu, amica mi, in te nessuna macchia." (Ct. 4,7)
  • "Giardino chiuso sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata." (Ct. 4,12)
Per Gesù, escluse le immagini di tipo giovane Dioniso della cultura romano-ellenistica dei primi secoli, l'iconografia mette in evidenza:
  • la sua bellezza ieratica: "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia..." (j 45,3 per le nozze di Salomone, che però è riferito a Cristo);
  • la sua regalità nel gestire; si pensi alla tunica senza cuciture di Gv. 19,23.
  • lo stesso discorso fatto per Maria nel Cantico dei Cantici si può fare per Gesù: "Il mio diletto è bianco e vermiglio riconoscibile tra mille e mille. Il suo corpo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo, i suoi occhi come colombe su ruscelli d'acqua, i suoi denti bagnati nel latte posti nel castone... Dolcezza è il suo palato, egli è tutto delizie." (Ct. 5,10-12.16a)
Lo scritto apocrifo "La lettera di Lentulo", in voga nei secoli XIV e XV, lettera che Lentulo (indicato quale favoloso predecessore di Ponzio Pilato), avrebbe inviato all'Imperatore di Roma (ma che certamente è perlomeno successiva a Costantino per come vengono contati i mesi degli anni), riporta questa descrizione di Gesù: "A Tiberio Cesare salute. Eccoti maestà la risposta che desideri. È apparso da queste parti un uomo d'eccezionale potenza, che chiamano il Grande Profeta. I suoi discepoli lo appellano Figlio di Dio. Il suo nome è Gesù. In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo, che risuscita i morti, guarisce ogni infermità, e fa stupire Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è d'aspetto maestoso, con una splendente fisionomia piena di soavità, talché coloro che lo vedono lo amano e lo temono ad un tempo. Dicono che il suo viso roseo, con la barba divisa in mezzo, è di una bellezza incomparabile, e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore nei lineamenti, negli occhi ceruli, nei capelli biondi scuri. Egli è simile alla madre, che è la più bella mesta figura che si sia mai vista da queste parti..."

Premesso che sull'aspetto reale di Gesù non si hanno certezze, c'è però tutta una diatriba sulle sue fattezze.
Secondo alcuni dovrebbe avere canoni semiti, non dovrebbe essere biondo ramato, e tutte le sue immagini di tipo ariano sarebbero delle invenzioni derivate dall'aspetto prevalente dei crociati normanni.
A questi è da dare a leggere la descrizione di Davide, per dimostrare che anche in Israele 1000 anni prima di Cristo c'erano tipi d'aspetto fuori del cliché dei semiti.

La Sindone di Torino, che alcuni considerano come un V Vangelo presenta l'immagine d'un uomo di una bellezza misteriosa, con un viso conosciuto da prima di tutti i tempi, come stampato nella memoria base.
Giuseppe, nella selva dei discendenti di Davide è uno dei tanti pronipoti, ma sarà la scelta di Dio che indicherà Giuseppe tra tale discendenza, come a suo tempo fece con Davide dalla casa di Iesse.

Vediamo, ora, perché Dio scelse Davide.
Già dai brevi cenni che ho dato non è per niente che Davide sia stato uno stinco di santo nell'accezione d'uso convenzionale, eppure, Dio, quando manda Samuele da Saul ad annunciargli che lo sostituirà con Davide gli fa dire: "Il Signore si è scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo." (1Sam. 13,44)
San Paolo nel Kerigma di Atti (13,22) riprende questo passo e dice: "E dopo averlo (Saul) rimosso dal regno suscitò per loro, come re, Davide al quale diede questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, egli adempirà tutti i miei voleri."
Nonostante le concubine, l'adulterio con Betzabea e l'assassinio d'Uria l'Ittita, Dio dichiara che Davide è "uomo secondo il suo cuore"; perché?
Davide, oltre che pastore, guerriero e re, è stato anche poeta e cantore; la Bibbia attribuisce esplicitamente a Davide 82 dei 150 Salmi.
Di fatto, l'ebraismo, Gesù, ed il cristianesimo, hanno pregato e stanno pregando con le parole di Davide.
Questo è di per sé è già segno chiaro della sua spiritualità che presenta molti aspetti:
  • L'amore al nemico
    Saul tenta più volte di uccidere Davide.
    Davide deve fuggire e Saul gli dà la caccia.
    In due occasioni Dio mette Saul in mano di Davide che potrebbe ucciderlo, ma questi rimette il giudizio a Dio: "Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti, perché la mia mano non si stenderà su di te." (1Sam. 24,13)
  • Il cuore fedele, sensibile all'amicizia
    La Bibbia pone in evidenza la grande amicizia tra Davide e Gionata, figlio di Saul, che supera tutte le controversie tra Davide e Saul e gli interessi di dinastia.
  • La gioia nel servizio a Dio
    Ricordo il trasporto dell'Arca a Gerusalemme: "Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore". (2Sam. 6,14)
  • Riconosce il proprio peccato e chiede prontamente perdono
    (Vedi Capitolo 12 di 2Sam. e il Salmo 50 "Miserere" - La Bibbia nota "Salmo di Davide, quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betzabea.")
  • Riconosce l'intervento di Dio nella sua vita
    Davide fuggiva da Gerusalemme ritirandosi a causa d'Assalonne suo figlio ed è maledetto da un certo Simei della famiglia di Saul. Gli uomini di Davide vorrebbero uccidere questo Simei, ma Davide: "Lasciate che maledica, perché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio dell'afflizione di oggi" (2Sam. 16,12)
    "Uno spirito contrito è sacrificio a Dio. Un cuore affranto ed umiliato, o Dio, non disprezzi." (Sal. 50,19).
    Fu cosÏ che Dio trovò Davide secondo il Suo cuore.
    Il cuore di David è la sua vera bellezza.
    Ritengo che non sarebbe stato difficile a Dio imprimere, per ogni giustizia, il DNA di Giuseppe e di Maria nella carne di Gesù preservando il discorso della verginità di Maria e di Giuseppe.
    Giuseppe e Maria, discendenti di Davide, sono stati eletti da Dio per il loro cuore, che è secondo il Signore è a sua immagine e somiglianza; Dio, infatti, è Padre e madre.
CRISTO RE
Il titolo di Cristo Re si trova nel Vangelo di Luca: "cominciarono ad accusarlo: ... sobillava il nostro popolo ... impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo Re." (Lc. 23,2)
Appare la grande opposizione tra due mondi, Gesù e Cesare, il primo uomo nuovo, il primogenito d'una nuova generazione, e il secondo, il più potente tra gli uomini di quei tempi, che si fa venerare come divinità ed incarna l'orgoglio.
Vi sono gli elementi estremi della primigenia opposizione che ci fu tra l'angelo ribelle incarnato nel serpente, incarnato qui da Pilato, "il più astuto", che rappresenta il Cesare di Roma, e l'uomo nuovo.
Il maligno infatti è antiuomo, perché s'oppone all'uomo come l'anticristo, incarnazione del capo dei demoni, s'oppone a Cristo.
In questa vicenda del Vangelo la legge umana oppone a Cristo l'imperatore Cesare, questi perciò è in quel momento l'anticristo.
Tutti gli Evangelisti raccontano il processo a Gesù.
Di seguito riporto i versetti della "passione" dei quattro Vangeli in cui c'è la parola "re" o titoli per Gesù.

Matteo 27: Re dei Giudei - Re d'Israele
Matteo 27,11 - Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: Sei tu il re dei Giudei? Gesù rispose: Tu lo dici.
Matteo 27,29b - ...mentre s'inginocchiavano davanti, lo schernivano: Salve re dei Giudei.
Matteo 27,37 - Al disopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesù il re dei Giudei.
Matteo 27,42b - ...È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.

Marco 15: Re dei Giudei - Re d'Israele - Cristo - Figlio di Dio
Marco 15,2 - Allora Pilato prese ad interrogarlo:sei tu il re dei Giudei? Egli rispose: Tu lo dici.
Marco 15,9 - Allora Pilato rispose loro: Volete che vi rilasci il re dei Giudei?
Marco 15,12 - Pilato replicò: Che farò dunque di quello che chiamate il re dei Giudei?
Marco 15,18 - cominciarono poi a salutarlo: Salve re dei Giudei!
Marco 15,26 - E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva il re dei Giudei.
Marco 15,32 - Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo...
Marco 15,39 - ...Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!

Luca 23: Re dei Giudei - Cristo Re
Luca 23,2 - e cominciarono ad accusarlo: ...sobillava il nostro popolo ... impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo Re.
Luca 23,3 - Pilato lo interrogò: Sei tu il re dei Giudei? Ed egli rispose: Tu lo dici.
Luca 23,37 - Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso.
Luca 23,38 - C'era anche una scritta sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

Giovanni 18 e 19: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei
Giovanni 18,33 - Pilato ... gli disse: Tu sei il re dei Giudei?
Giovanni 18,37 - Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: Io sono re...
Giovanni 18,39b - ...volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?
Giovanni 19,3 - Salve, re dei Giudei! E gli davano schiaffi.
Giovanni 19,12 - ...Se liberi costui non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re si mette contro Cesare.
Giovanni 19,14 - ...Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re!
Giovanni 19,15b - Disse loro Pilato: Metterò in croce il vostro re? Risposero i sommi sacerdoti: non abbiamo altro re all'infuori di Cesare.
Giovanni 19,19 - Pilato compose anche l'iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto Gesù il Nazareno, il re dei Giudei.
Giovanni 19,21 - I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: Non scrivere: il re dei Giudei ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei.

Matteo e Luca citano per 4 volte la parola Re, Marco 6 volte e vi aggiunge il titolo di Cristo e di Figlio di Dio per un totale complessivo di 8 titoli, Giovanni ben 12 volte, di cui una in concomitanza proprio alla citazione del nome di Gesù.
In armonia col fatto che il numero di titoli onorifici che costituivano il nome di un Faraone erano al minimo 4, Matteo (che si rivolge agli Ebrei lo indica re dei Giudei, cioè l'unto, il Messia, il novello promesso Davide) cita 4 volte la parola re e questa attenzione è ripetuta da Luca (che però gli dà il titolo più vasto di Cristo Re); questo criterio è raddoppiato da Marco (parla ai pagani, in quanto Gesù è re dei Giudei e dei pagani), ed è esaltato da Giovanni con la pienezza di 3x4 = 12 titoli.
Nel Vangelo di Giovanni sulla parola Re c'è una maggiore tensione e questo titolo lo pone in contrapposizione a Cesare tre volte (come ho sottolineato).

Esaminiamo ora il "titulus" sulla croce:
  • Matteo: Questi è Gesù il re dei Giudei (27,37)
  • Marco: Il re dei Giudei (15,26)
  • Luca: Questi è il re dei Giudei (23,38)
  • Giovanni: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei (19,19)
Giovanni precisa un particolare da testimone oculare: "Molti Giudei lessero questa iscrizione perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritto in ebraico, in latino e in greco." (Gv. 19,25)

Il titulus in legno nella basilica di S. Croce in Gerusalemme di Roma, che la tradizione indica quale originale portato con la Santa Croce ed altre reliquie da S.Elena - madre dell'imperatore Costantino - risponde a tutti i requisiti dell'iscrizione di Giovanni.
Per Giovanni, il Cristo è Re dell'intera creazione, infatti il "titulus" è scritto con le più importanti lingue del mondo allora conosciuto.
Il titolo sulla Croce è profezia della vittoria sulla morte dopo la discesa agli inferi con glorificazione dalla risurrezione, dell'ascensione e della seconda venuta nella gloria che sanciranno l'intronizzazione negli inferi, in cielo e in terra (3 regni x 4 titoli).

Trovo una conferma in San Paolo, nella lettera ai Filippesi (2,9-11) quando dice: "Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al disopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre."
San Paolo anche qui ripete 3 volte la parola nome, 2 volte la parola Dio, 2 volte Gesù, 1 volta Cristo, 1 volta Signore e infine i 3 attributi - le corone che sono del Padre e che ha dato a Gesù - i regni: sotto terra, in terra ed in cielo.

Si possono vedere raggruppati a 4 titoli, per 3 volte, così:
  • Gesù, Dio, Nome, sotto terra;
  • Gesù, Dio, Nome, terra;
  • Cristo, Signore, Nome, cielo;
  • perciò, 3 x 4 = 12 attributo pieno della divinità.
Leggiamo quei segni del titolus come dovevano apparire in ebraico:

Gesù Nazareno il Re dei Giudei



Fornisco due letture simili per la decriptazione di tale titolus; la prima pone l'accento sulla Madre che stava sotto la Croce, come evidenzia Giovanni nel suo Vangelo, e l'altra sugli apostoli.

1) Da Gesù da dentro un germoglio dalla Croce uscì con la Madre che, nel cammino , del serpente sarà la perversità () a sbarrare nel mondo .

2) Da Gesù da casa gli apostoli agli stranieri dai confini uscirono con la parola (); del maligno la perversità () sbarreranno nel mondo .

LA NUOVA GERUSALEMME
Nel libro dell'Apocalisse (19,11-16) si legge del Re dei re:

"Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Verace: egli giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui.
È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio.
Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino fino bianco e puro.
Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti.
Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa del Dio onnipotente.
Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori."
Un re che combatte con giustizia: richiama Melchisedek-Re giusto.
Signore dei Signore: Richiama Adonai-sedek Signore-giusto.
Un nome ineffabile Iahwèh.
Un mantello intriso di sangue: ricorda la passione "Ecce homo".

Il Re dei Re ricorda anche il Vangelo "Re perché () cammina sul mare " e indirettamente il miracolo del Mar Rosso.
È Lui che orna per il combattimento finale contro Gog e Magog (Ap. 20,8) che fa ricordare le vicende per la prima conquista della Terra promessa e Og re di Basan.
Nell'Apocalisse subito dopo - Capitoli 20 e 21 - c'è la visione della sposa dell'Agnello e della nuova Gerusalemme.

Si legge nel Vangelo di Luca nella presentazione di Gesù al Tempio che la profetessa Anna di Fanuele "sopraggiunse in quel momento, si mise anche lei a lodare Dioe parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme" (Luca 2,38) e "redenzione" in ebraico è come d'altronde "redentore" .

Gerusalemme, quindi, occupata dai Romani, sotto un re da loro condiviso era considerata dai fedeli dell'ebraismo alla stessa stregua della Gerusalemme ai tempi dei gebusei e suscitava l'idea del Messia il Davide finale, sacerdote e re, in attesa di un redentore secondo la promessa: fa dire dal profeta Natan: "Quando... tu giacerai con i tuoi padri io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome ed io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio." (2Sam. 7,12-14)

GIOSUÈ 10 - DECRIPTATO
Giosuè 10,1 - A recare sarà al mondo ad esistere per la rettitudine la risurrezione dal seno il Signore.
La forza giù in aiuto verserà ai viventi in cammino sarà con un corpo.
Porterà la risurrezione dalla piaga.
Sarà con potenza così l'aiuto da Gesù a venire in azione.
Sarà a riportare all'esistenza dalle tombe i corpi.
Saranno alla vita ad uscire retti.
Dell'origine avrà bruciato il male con la risurrezione che uscirà per la potenza lanciata con forza nelle tombe e porterà il serpente dai viventi dal cammino ad uscire.
La rettitudine per l'angelo avrà agito da fuoco entrando, una potente rovina recherà perché il serpente a spegnere recherà.
Bruciature entreranno per il delitto che era nei viventi, sarà stato bruciato dentro il superbo da cui la colpa venne.
Sarà la resurrezione dei corpi Dio a recare ad esistere al mondo, la forza porterà un mattino dentro ai viventi.

Giosuè 10,2 - E la forza sarà nei corpi dall'Unigenito riportata ai viventi, all'origine fiaccati erano stati, per l'azione che ci fu nei corpi a scorrere l'essere impuro del serpente.
Uscirà col superbo la colpa per la rettitudine che riinizierà.
Dalle tombe tutti nella città usciranno vivi i viventi in cammino.
La perversità per la rettitudine sarà uscita.
Ci risarà l'originaria maestà.
I viventi angeli usciranno per l'azione che sarà riportata in tutti dall'Unigenito, con l'energia della risurrezione saranno nel mondo gli uomini a riessere vivi.

Giosuè 10,3 - E sarà bruciato il serpente nelle tombe dal Signore, saranno a rialzarsi dalla polvere i viventi, in cammino saranno con i corpi riportati risorti perché la maledizione avrà portato fuori dai viventi.
Della vita la potenza col vigore dentro i corpi avrà riportato ad abitare, a migliaia col corpo delle origini i viventi.
Vivi in cammino risaranno con i corpi dalla morte portata dal primo serpente.
Belli saranno i popoli, la potenza in tutti della rettitudine risarà per la risurrezione portata; per l'Unigenito rinati.
Da dentro sarà il verme del serpente per la rettitudine che ha agito a rivelarsi e finirà per l'Unigenito di vivere nei corpi.

Giosuè 10,4 - In alto li porterà, di Dio saranno portati alla vista, questi col corpo angeli saranno e l'angelo (ribelle) per la rettitudine entrata verrà in una fossa per il peccare ucciso, risarà fatta pace nel mondo.
Verranno da Gesù portarli all'Unico alla fine i figli che saranno a stare da risorti nel corpo di Dio.

Giosuè 10,5 - E saranno dall'Unico nel foro del Verbo portati, e aiutati condurrà nella quinta costola del Crocifisso i viventi.
Camminando saranno ad entrare nell'Unigenito a vivere col corpo, saranno nel re, staranno nel corpo portati risorti perché il re nelle tombe dentro ai corpi avrà riportato l'energia della vita.
Per la potenza della rettitudine sarà stato il verme portato alla fine.
Nei viventi la potenza in tutti così esisterà, vestiti di rettitudine si vedranno.
Dall'esilio, dai lamenti usciranno i viventi, ed in tutti da vivere nella prigione con gli angeli saranno entrare i viventi per la riportata esistenza della grazia.
Li porterà a vedere il Potente che in alto ad abita e sarà il vigore della vita riportata, nell'Altissimo enbtreranno.

Giosuè 10,6 - E sarà stato della risurrezione il vigore portato agli uomini che saranno in alto ad abitare da Dio.
Per Gesù la maledizione nei viventi racchiusa per l'angelo (ribelle) uscirà.
Al mondo in cammino al serpente si rivelò col rifiuto un vivente.
Dall'azione del serpente indicò che guariva, che era ad aiutare con l'esistenza retta i viventi.
Il servo fu per la rettitudine innalzato dal primo serpente, l'opprimere gli recò, dalla vita sul monte uscì, ma al mondo si riportò risorto, fu alla vista a riuscire con potenza, gli apostoli portò.
E ad aiutare gli apostoli si recarono con una retta esistenza, puri da casa con i precetti di Dio furono a portarsi.
Ai pascoli con tutti i viventi in cammino furono, uscì per la forza dell'Unigenito di viventi un corpo, fu con la forza della risurrezione dentro; fu ad uscire dal monte.

Giosuè 10,7 - Si recarono ad aiutare Gesù, ai viventi gli apostoli per il mondo lo rivelarono in cammino, la potenza fuori portarono di Dio della rettitudine ai popoli, uscì della vita il pane per il mondo, in azione dai viventi si recarono e tutti in cammino dentro portarono nel corpo, furono ad aprire la prigione con la forza del Potente.

Giosuè 10,8 - Portarono ad esistere l'inizio per il ribelle una calamità.
Al primo serpente da Gesù la maledizione dalla croce fu dal corpo originata; con la Madre, uscì dalla piaga. Fu da casa un forza per aiutare.
Fu nei colleghi del Crocifisso a stare in pienezza la forza del risorgere dell'Unigenito che fu risorto in vita ad entrare tra i viventi: per la rettitudine che soffiò agli apostoli, furono retti.

Giosuè 10,9 - E fu dentro ad iniziare Dio ad essere al mondo.
Nei viventi sono la perversità a bruciare con l'azione della parola del Crocifisso.
L'Unigenito ai viventi tutti aprirono, dalla notte uscirono, sollevarono i viventi.
Gli apostoli nel mondo in cammino il Potente rivelano.

Giosuè 10,10 - E fu ad uscire tra i viventi la Madre del Signore con la potente parola degli apostoli fu la rettitudine di Dio a recare, fu così nei viventi della Madre la rettitudine ad entrare, in cammino per aiutare la portò, dal serpente entrò a casa, nella fossa del peccato si recò e fu a calpestarlo.
Il Verbo la Madre in cammino tra i viventi innalzò nel mondo.
Dentro furono il Crocifisso ad annunciare, nel corpo gli apostoli portarono ad esistere la rettitudine della vita eterna con l'agire questi versarono, per la perversità si videro il sangue versare per aiutare il mondo.

Giosuè 10,11 - Portarono la forza al mondo ad esistere della rettitudine, gli apostoli la pienezza della vita nei viventi soffiarono, l'energia fu della rettitudine di Dio ad entrare, la Madre dentro i viventi recò nel corpo.
Per aiutarli dentro fu il Crocifisso l'ardore a recargli, fu la perversità ad uscire col delitto, fu la rettitudine dell'Altissimo ad uscire tra i viventi, iniziarono figli ad essere i viventi, la gloria portarono del Crocifisso, la manna aprirono dal cielo alla vista, la conoscenza che i ceppi la perversità fu agli uomini a recare, le moltitudini rifurono a vivere felici.
Gli uomini riportarono alla casa del Padre, con gli apostoli rifù al mondo la purezza nel sangue, la beatitudine entrò nel corpo, in cammino portarono figli per l'esistenza, retti di Dio eletti dentro.

Giosuè 10,12 - Dell'Unigenito questi furono l'aiuto, da cibo portarono il Risorto - che innalzato fu dalla perversità, dentro fu (infatti) portato dagli uomini in croce il Signore - vennero ad iniziare i viventi, sulle teste fu il potente soffio dagli apostoli, furono dentro ad inviare la forza della risurrezione, in azione dal serpente si portarono.
Fu dall'Unigenito all'essere ribelle una potente rovina inviata, furono ad illuminare le menti sul primo serpente, la risurrezione per liberare dalla fossa dentro del peccare con l'impurità recarono ai viventi, furono a portare nel corpo in seno i popoli, il vomito fu al serpente portato dagli apostoli.

Giosuè 10,13 - Portata fu nel sangue ad entrare la risurrezione, un vivente, un simile, rifù col corpo dalla tomba risorto, dall'Eterno fu riversata la vita, in cammino riportato fu.
Dall'Unico fu a casa ad essere riportato, riuscì la potenza che alle origini uscì, fu a riiniziare, come è scritto sul libro ad uscire fu la risurrezione dei corpi portata, fu visto vestito uscire di luce, libero, da dentro la tomba ad alzarsi fu, dal cielo portò la potenza l'Unico all'Unigenito giù nel cuore la riportò, la prima (volta) così fu riportata a un morto della vita la forza per rivivere.

Giosuè 10,14 - Portò la potenza l'Unico al mondo nell'esistenza, entrò dentro un giorno , uscì da Lui della potenza il soffio, l'energia fu a portare e all'Unigenito nella tomba nel corpo fu a riportare la potenza, risorto in vita si rivide il Signore.
Dentro a versare portò la potenza in un uomo, così fu all'esistenza a riuscire, gli portò ad entrare degli angeli il vigore, la Parola fu risorta alla vista possente.

Giosuè 10,15 - E sarà la risurrezione dentro che Gesù porterà al maligno per bruciarlo nei corpi, al primo serpente in azione un vivente gli porterà la maledizione, per i viventi la grazia uscirà nel mondo in cammino con potenza si rivelerà.

Giosuè 10,16 - Con un'asta fu l'angelo un foro a portargli alla quinta costola in croce, fuori con l'acqua in cammino fu la Madre ad uscire, la maledizione portò ad essere in grembo desiderosa dentro tra i viventi al nemico di uscire in casa, dalla putredine aiuterà ad uscire.

Giosuè 10,17 - E fu in cammino liberata da Gesù, il 'no' all'essere ribelle inviò a vivere, giù l'Unigenito la portò, dal chiuso la liberò dalla croce, fuori con l'acqua guizzò la rettitudine, fu la manna dal grembo dell'Unigenito ad esistere, dalla Madre da dentro il seno un corpo uscirà, dentro la vita putrida sbarrerà nel mondo.

Giosuè 10,18 - Riportò la forza l'Unico della vita al corpo di Gesù, a rotolare portò la pietra, rifù la vita gloriosa e il Crocifisso, che di Dio il Verbo era, uscì dalla grotta e fuori la guardia portò a superare.
Rifù fuori l'Unigenito per l'energia della risurrezione, sarà nei viventi del serpente a bruciare la vita del verme.

Giosuè 10,19 - Riportò a venire in vita Dio il Crocifisso.
La risurrezione portò al corpo aiuto, il soffiò portò ai fratelli, col corpo rifù l'Unigenito, fu a casa, la forza della rettitudine della vita portò questi agli apostoli.
Da casa il Crocifisso per ammalare completamente il drago portò la Madre, il cuore portò dell'Unico Dio nel tempo, fu ad uscire dalla piaga, fu con gli apostoli alla fine inviata ai viventi, del Signore la maledizione fu così in vita, dentro furono ad aiutare con la rettitudine i viventi.

Giosuè 10,20 - E sarà al mondo a portare la rettitudine a tutti alla fine Gesù, la portarono dentro gli apostoli che furono retti, di Dio con la potenza uscirono a marcare i viventi per spegnere in cammino l'essere impuro del serpente nel mondo.
La forza l'Eterno della purezza con la Madre portò al mondo, per illuminare le menti sarà d'aiuto, sarà a liberare i corpi dai sepolcri.
Nel mondo la Madre si portò per essere dentro per desiderio di Dio che al nemico fosse, sarà ad aprire tra i viventi dal fango un corpo.

Giosuè 10,21 - E sarà il Risorto da casa a portare a tutti al mondo in azione la Madre.
Di Dio aprì per i viventi la grazia, uscirà la maledizione, sarà al mondo a recare il Risorto ai popoli versando l'aiuto al mondo, a maturare porterà con la parola i fratelli del corpo che all'ombra figli saranno retti, scioglierà dal potente serpente gli uomini, verrà del Potente la luce con gli apostoli a recare.

Giosuè 10,22 - E fu ad iniziare a vivere il corpo di Gesù, a liberare si portarono, vennero con una parola forte nel mondo, dai viventi del nemico la perversità portarono a scendere, furono ad iniziare a portare che Dio era l'Unigenito crcefisso che dalla tomba in vita risorto segnato uscì, il re era dei viventi, in campo Dio entrò a vivere nel mondo, in seno al corpo entrò.

Giosuè 10,23 - E fu nell'agire simili per rettitudine gli apostoli a recare, furono ad innalzare con forza l'Unico e Dio furono a portare l'Unigenito Crocifisso, che dalla tomba liberato alla fine uscì vivo in cammino.
Fu la Madre ad uscire, Dio al mondo ai viventi l'inviò, fuori dal seno un corpo uscirà, verranno in vita al serpente bruciature, il corpo recherà luce perché l'Unigenito completamente vive con la potente rettitudine racchiuso, la purità porta bella pura in cammino.
Sarà nel corpo la morte l'Unigenito a finire, la vita potente per tutti così sarà.
Con la risurrezione verrà il re col carro porterà dagli angeli i viventi.

Giosuè 10,24 - A portare fu al mondo la forza della rettitudine.
La perversità a scendere sarà, inizieranno a centinaia per il Crocifisso ad entrare i viventi in cammino, sarà la vita a rientrare di Dio al mondo, riinizierà la potenza essere al mondo portata con la risurrezione.
Alla vista la portò il diletto primogenito Gesù, per la prima (volta) in cammino la potenza in un uomo fu a risorgerne il corpo.
La maledizione che portò ad esistere all'origine per l'essere ribelle per Dio la fine fu, per l'angelo (ribelle) era.
Per incontrarlo alla luce fu ad entrare in un vivente, per la guerra uscì, entrò nel mondo, in cammino si recò l'Unigenito, venne a recarsi versandosi in un corpo dentro ed alla luce, in vita si portò, venne col corpo a rivelarsi, fu da una retta madre dall'alto a scendere.
Ed iniziò ad essere nel corpo al mondo a vivere, la potenza della rettitudine fu in un vivente, uscì (perciò) la maledizione e fu per il riavvicinamento a portarsi.
E fu della risurrezione la forza ai viventi a recare, venne in un corpo in cammino del Potente all'esistenza, desideroso che in alto su li portasse l'Unigenito, il corpo fu ad uscire dalla Madre.

Giosuè 10,25 - E fu a parlare di Dio con forza al mondo la Madre, che in Gesù Dio alla fine fu alla vista a portarsi.
E Dio di sotto si portò a chiudersi nei ceppi.
E l'Unigenito ai viventi giù portò la rettitudine, fu così per spegnere con forte azione col fuoco la forte perversità in cammino del potente nemico.
Era ad anelare l'Unico di liberare con l'Unigenito tutti i viventi; all'angelo la guerra fu da vivente l'Unigenito a recare alla fine con la Madre.

Giosuè 10,26 - E fu così che la Madre a Gesù fratelli nel corpo fu alla rettitudine con gli apostoli a portare, nei giorni dalla croce la Madre recò, fu dal colle dal seno a guizzare dalla quinta costola fuori.
Uscì dall'albero la forza della vita (è l'albero della vita del paradiso) portata ad esistere al mondo, fu portata dall'appeso.
E fu dalla Madre dell'innalzato sul legno ad esistere la vita eterna uscita alla vista delle moltitudini.

Giosuè 10,27 - E fu al mondo ad esistere per il serpente nel tempo a casa, portatagli dall'Unico fuori una luce, che ai viventi accese i precetti dell'esistenza, portata per bruciare del peccare la forza nei corpi per l'esistenza dell'essere impuro che del male operare al mondo il consiglio fu ai viventi a portare con la forza del delitto.
Fu così la Madre da Dio ad uscire dal seno, un corpo aprirà di beati che guiderà alla casa dell'Unico e l'illuminazione della vita porterà.
Ma sarà il Risorto i viventi a portare al Padre, angeli saranno nella gloria portati alla fine in alto al volto saranno ad uscire i viventi a vederlo col corpo entreranno nell'eternità, lo vedranno su da vivi, usciranno un giorno fuori questi dal mondo.

Giosuè 10,28 - E l'originaria purezza riversata, per mano usciranno presi da Gesù, a casa saranno portati i viventi, fuori dal mondo li porterà dall'Unico, essendo così uscito del serpente il soffio dal chiusi dei corpi, dentro l'avrà portato l'Unigenito alla fine, sarà stato dai viventi il serpente spento allo sterminio portato.
E verranno tutte dal mondo le anime beate dentro entreranno potenti nell'Unigenito, entreranno risorte, dall'Unico saranno ad ereditare, dai corpi sarà stata la malattia spazzata, bruciato il serpente, i viventi in cammino dalla putredine aiutati usciranno retti liberi a vedere la luce usciranno del Potente Re, saranno col corpo, saranno dalla prigione riportati.

Giosuè 10,29 - E saranno nell'aldilà da Gesù portati, tutti saranno risorti con i corpi, da Dio i popoli porterà vivi, la putredine per l'aiuto uscita dai cuori dell'angelo perverso, risarà il vigore in seno ai viventi, del Potente figli usciranno.

Giosuè 10,30 - E saranno alla fine angeli del Signore, in cammino i viventi dall'Unico porterà tutti ad entrare a casa, sarà trebbiato dai corpi il primo serpente per la riportata originaria purezza, dalla potenza della rettitudine la perversità sarà stata spenta, del Potente il soffio sarà stato chiuso nelle moltitudini e dell'Unico la perfezione dell'anima l'Unigenito avrà riacceso nei corpi.
Dentro entreranno guizzando nell'Unigenito, uscite dalla rovina le moltitudini usciranno scampate, riportate saranno state in azione dalla risurrezione, perché in cammino uscite rette beate saranno per l'operare del Potente, dal Re saranno con i corpi a stare dalla prigione riportate.

Giosuè 10,31 - E risarà in azione la purità, sarà stata fuori riportata dalla risurrezione che il peccare del maligno avrà bruciato nei corpi.
Dio i popoli porterà a vivere nel cuore, angeli usciranno retti, saranno nella luce ad entrare, portati saranno per grazia, dall'Altissimo entreranno e saranno nel Potente a chiudersi i viventi che abitavano il mondo.

Giosuè 10,32 - E saranno tutti dagli angeli, col Signore verranno in cammino ad abitare, saranno alla porta, saranno risorti con i corpi da Dio portati.
E sarà la potenza della rettitudine ad aiutarli ad entrare, dentro saranno portati vivi, entreranno alla luce degli angeli ad essere portati.
Sarà della rettitudine entrato il potente soffio a chiudersi nelle moltitudini e verranno tutte ad entrare le anime beate a casa.
Uscite così dalla prigione, bruciato il male col fuoco, entreranno nel potente cuore, con gli angeli entreranno.

Giosuè 10,33 - Dall'Unigenito questi innalzati partoriti vivi, i viventi camminando trarrà fuori dal corpo, potenti si vedranno questi alla vista tutti per la potenza della rettitudine, saranno simili ad essere così dal mondo portati a Gesù.
E verranno i popoli condotti, il tempo distrutto, il mondo nella devastazione, saranno con i corpi accompagnati superstiti.

Giosuè 10,34 - E sarà nell'aldilà Gesù a portare tutti da Israele i popoli e Re Gesù si rivelerà tra gli angeli che a portare fu la grazia e innalzato Iahwèh è che la guerra portò dall'alto ad esistere al mondo.

Giosuè 10,35 - E fu in cammino dall'essere impuro a casa, un giorno al mondo fuori si portò dall'Unico, recò la forza per ardere il serpente, il Verbo fu per combattere, portò l'originaria perfezione, l'anima l'Unigenito accese in un corpo, dentro entrò, fu a portarsi in vita, in campo Lui uscì, a chiudersi nel corpo fu della Madre.
Così nella prigione per bruciare il male il fuoco uscì dal serpente, del Potente la rettitudine fu alla luce.

Giosuè 10,36 - E per giovare fu al mondo a portarsi per bruciare il peccare del maligno, per liberare dalla maledizione che agisce nei viventi si portò in vita, alla vista si rivelò e l'energià entrò a chiudersi dentro un corpo e dagli angeli uscì.
E fu il pane a recare l'Altissimo al mondo.

Giosuè 10,37 - E fu la potenza della rettitudine all'essere impuro a recare, fu per ardere del serpente, il soffio chiuse in un corpo, dentro portò l'Unigenito la purezza nel cammino, Lui per l'oppressione del potente nemico che fu al mondo a portare alle origini.
Per finire colla rettitudine dal serpente uscì per inviargli il soffio infuocato, l'Unigenito con un fuoco nel corpo a casa gli entrò per il rifiuto dal mondo, la distruzione lancerà così di tutto per l'Unico, brucerà il male, per il calore uscirà il serpente alla vista, a rivelarsi si porterà che ad abitare era chiuso nei corpi dei viventi dalle origini, ne porterà la fine.
Per Lui la perfezione delle anime con la felicità dentro rientreranno.

Giosuè 10,38 - E ad abitare Gesù si portò dal maligno per liberare i popoli, per aiutarli da mangiare portò all'esistenza il pane dell'Altissimo al mondo.

Giosuè 10,39 - E fu dal serpente con la rettitudine a sbarrarlo al mondo e venne dai viventi per il serpente spegnere.
Si portò l'Unigenito per finire da tutti il nemico con la forza della perversità che è ad ardere nei viventi per il soffio che fu per uccidere a portare, fu a chiudersi nei corpi, fu nei viventi a portarsi, venne così il potente angelo superbo alle origini ad acceso i corpi dentro nel mondo, la potenza originaria uscì, non lasciò alcun superstite.
Così l'Unigenito per liberare ad operare uscì, il Potente entrò a chiudersi dentro un corpo, si portò per uccidere l'angelo.
Per operare nacque, dentro un corpo entrò, si portò perché in cammino nel mondo si portasse la rettitudine, la felicità riagirà come un fuoco entrando, del serpente dai cuori l'energia uscirà si riporterà la potenza nei viventi che il serpente spegnerà.

Giosuè 10,40 - E fu la rettitudine al mondo con Gesù, dell'Unico la perfezione in terra uscì partorita, si portò fuori dagli angeli in cammino, dentro si recò in umiltà per la perversità originata dal demonio.
E a finire porterà l'Unigenito completamente la vergogna del maligno, gli uscirà in pienezza la distruzione, sarà nel corpo per liberare l'esistenza dall'essere impuro, verrà da tutti fuori l'angelo per la risurrezione che nei viventi entrerà.
Uscirà dal chiuso dei corpi la forza della piaga delle origini, del rettile che portò al mondo la forza della perversità, la maledizione gli fu accesa in un corpo da Dio.

Giosuè 10,41 - E fu così che nel vivente Gesù visse il Santo dentro il corpo, dell'angelo alla perversità alla conoscenza questi usci e venne alla prigione per sacacciarlo dal cammino, la resurrezione all'angelo porta in azione per sbarrare del superbo l'iniquità.

Giosuè 10,42 - E l'Unigenito all'oppressione del serpente uscì a vivere, la potente rettitudine fu in un vivente nel mondo per la maledizione portargli in terra, così in cammino si sbarrò in Gesù il Verbo per agire.
Tra i viventi l'Unigenito si chiuse, al segno/tempo così fu il Signore Dio ad uscire, fu in Israele per finirlo, a perdonare sarà, libererà, lo giurò.

Giosuè 10,43 - E ad abitare Gesù si portò dal maligno, per la liberazione giurata in azione in un vivente si recò, di Dio uscì per i viventi la grazia nel mondo, uscì in cammino dal Potente per rivelarla.

GIOSUÈ 11 - DECRIPTATO
Giosuè 11,1 - A portarsi fu nel mondo, fu così il Nome tra le rovine ad abitare (dove) sta l'angelo, in un vivente in cammino si chiuse, giù si portò in un corpo e sarà a strapparlo fuori.
Nella prigione del primo serpente fu a portare dentro ad abitare in un vivente la potenza della rettitudine, in vita il giudizio recherà al dio.
Dei viventi in cammino il custode si porta, ricuserà il serpente che i viventi in cammino alle origini incantò.

Giosuè 11,2 - E Dio entrò in un vivente in cammino fu dall'Unico per bruciare il verme giù il Verbo si portò, dagli angeli da casa uscì, per finirlo si portò a casa del nemico, ad abitare entrò dall'angelo superbo, la rettitudine nel corpo che gli abita lo porterà alla fine e dentro il fuoco soffierà al serpente, fuori lo porterà da casa, l'energia del soffio porterà la fine all'impuro il verme che è nei viventi.

Giosuè 11,3 - Uscì così dagli angeli nella miseria dei viventi a vivere, a spuntare lo portò la Madre che fu in vita a portarlo al mondo, l'Unigenito a viverle nel corpo fu a portarsi, entrò a chiudersi completamente.
L'esistenza Le portò ad entrare col soffio nel corpo, con questo le portò ad entrare la forza dentrò che la portò a riempire, fu in casa partorito.
E al mondo l'annuncio che era sotto in una grotta col corpo in vita portarono gli angeli, che dentro in terra uscì, che in un vivente il Verbo eera entrato.

Giosuè 11,4 - E fu giù l'Unigenito portato al mondo, la Madre recò tutta ai viventi la grazia, fu ad uscirLe dal seno in vita a vivere alla vista dei viventi, nel corpo dentro il vigore recò per il rifiuto che brucerà il cattivo serpente.
Nudo del tutto uscì nell'esistenza a vivere per il serpente col corpo calpestare e rimuoverlo, per spegnerne dai corpi dentro la forza.

Giosuè 11,5 - E fu a portarsi l'Eterno e dalla sposa in vita in cammino fu, dalla Madre uscì Dio al mondo e fu dentro l'Unigenito portato.
E fu la grazia portata ad esistere dell'Uno, ne portò in silenzio la forza in vita dall'alto, del Potente uscì il pane per i popoli in Israele.

Giosuè 11,6 - E fu ad iniziare a vivere nel corpo il Signore Dio in Gesù, Dio nel corpo finalmente fu alla vista in un vivente in persona fu al mondo in vita, la rettitudine fu da Madre in una grotta così nel tempo ad uscire.
Con questa venne dell'Unico la perfezione a vivere nel mondo del potente serpente, fu la Parola in persona ad esistere in Israele, venne la pienezza ed a riempire, entrò in un uomo alla vista, al freddo si portò.
E venne in vita per l'amarezza spegnere finalmente nell'esistenza nel mondo, i morti risorgerà, li guarirà dentro l'Unigenito risorgendoli.

Giosuè 11,7 - E fu dentro l'Unigenito in Gesù a portarsi, per tutti i popoli uscì a vivere, il vigore della vita rientrò in azione in un vivente.
E l'Altissimo entrò in un vivente dall'alto a vivere, fu che dei viventi in alto si lasciò sedurre (tanto) che l'Unigenito in vita si portò, fu il Verbo per accompagnare dentro al mondo i viventi.

Giosuè 11,8 - E fu dal drago in un vivente il Signore a casa, fu per trebbiarlo in un corpo Dio a recarsi, fu per arderlo dalla Madre a portarsi, fu per calpestarlo il Verbo a recarsi.
Reca ai viventi l'Eterno giù ad esistere il giudizio, nei corpi dentro la perversità che agisce nel sangue per il serafino porterà alla fine nei viventi e la vita riporterà eterna.
Dentro riverserà in azione la purezza che li rialzerà il soffio rientrando nei viventi a risorgere porterà, per la forza della rettitudine per sempre dentro per il serpente la fine sarà, rientrerà nel nulla la forza nei corpi che per il serpente entrò, liberati saranno i corpi per il forte aiuto.

Giosuè 11,9 - E spazzato dal fuoco il serpente uscirà dai viventi, sarà fuori portato per la risurrezione la (cui) azione l'affliggerà nei corpi.
L'Unigenito dai viventi dai corpi il serpente porterà ad essere fuori e ad entrare verrà in un buco portato.
La pienezza sarà a rientrare nei viventi, l'oppressione dai corpi portata alle origini finirà.
L'essere ribelle spento completamente sarà ad uscire dai viventi, il serafino dentro (a quel buco detto prima) l'Unigenito brucerà.

Giosuè 11,10 - Portati saranno i risorti a casa da Gesù, da dentro il tempo usciranno, dal mondo saranno all'Unico portati, ed in cammino alla porta verranno dalla tomba su portati col corpo e nell'Unigenito in croce i viventi.
Nei viventi il serpente spento per la rettitudine entrata dentro a racchiudersi nei corpi, da dentro così saranno dalle tombe a sollevarsi e nei corpi la potenza per il soffio inviato risarà della vita, fuori risaranno per l'Unigenito alla vista risorti, tutti usciranno vivi, nel regno entreranno di Dio dal mondo.

Giosuè 11,11 - E saranno così portati all'Unico dal Crocifisso, tutte enteranno le anime beate si affretteranno, al volto inviate saranno.
Dalle tombe i corpi da dentro usciranno, sterminato il serpente, dall'Unico abiteranno alla fine con i corpi tutto spirito da Lui completamente si chiuderanno su portati con i corpi risorti nel corpo del Verbo dentro all'originaria luce.

Giosuè 11,12 - E verranno tutti alla città (la nuova Gerusalemme) dal mondo, vivi camminando saranno i viventi ad entrare da Dio, fuori li porterà l'Unigenito.
La perfezione nei viventi del Potente per la rettitudine fu ad entrare, ai viventi in cammino l'aiuto Gesù portò così ai viventi.
Per il serpente il Verbo fu a chiudersi dalle moltitudini, al mondo s'imprigionò in un corpo, fu ai viventi dell'Unico a recare la purezza, la rettitudine in una Donna nel corpo giù si portò per liberare il mondo in azione da solo il Signore.

Giosuè 11,13 - Nel corpo si versò la rettitudine del Potente, per entrare dal nemico fu tra i viventi, al mondo a dimorare si portò alla fine dall'alto per finire il serpente che nei viventi la potenza alle origini bruciò, per guarirli lo strapperà via dai corpi, per il primo serpente la rimozione completa sarà a venire.
Nel chiuso giù porterà nei corpi la potenza della rettitudine aiuterà, uscirà il serafino sarà la perversità bruciata dall'azione.

Giosuè 11,14 - E la rettitudine del Potente brucerà con la potenza il serpente, uscirà per l'azione dai corpi, sarà dai viventi ad uscire del primo serpente la perversità bestiale, da dentro questi rimuoverà, ad uscire dai viventi da dentro l'angelo sarà, saranno liberati dal primo serpente i corpi, rovesciato verrà da tutti, uscirà dagli uomini fuori.
La rettitudine ripoterà il potente soffio, sarà a chiudersi nei corpi dentro per sempre, della risurrezione il vestito i viventi delle origini riporterà, tutti alla pienezza usciranno, risorti dall'Unigenito saranno i corpi, riporterà a tutti le anime.

Giosuè 11,15 - Così l'Unigenito il rettile porterà fuori, le esistenze dalla perversità verranno liberate, l'agire dentro dell'essere impuro per la rettitudine andrà distrutto ed uscirà dai viventi per la risurrezione entrata venuta da Gesù.
E come angeli si vedranno risorti nell'esistenza per il portato fuoco dall'alto.
Nell'Unigenito entreranno nel foro che è nel corpo, api i viventi tutti nel Signore verranno liberi.

Giosuè 11,16 - E saranno a versarsi, entreranno, verranno tutti, usciranno dalla terra, entreranno in questi che verrà in campo aperto sul monte e nell'Unigenito in croce tutti entreranno nello splendore dentro si porteranno, verranno dalla prigione, col corpo saliranno, entreranno camminando risorti ad abitare.
Venne sul Monte calvo dal serpente Lui crocifisso e riverrà dal nemico, a casa entrerà e l'Unigenito in croce sul monte ristarà per liberare dal primo serpente si riporterà, l'umilierà lo finirà dal mondo.

Giosuè 11,17 - I viventi angeli usciranno rigenerati, nelle tombe la potenza riverserà, uscirà dall'innalzato, usciranno risorti, si vedranno le forze nel corpo a portarsi per sempre dentro, nell'innalzato in cammino aiutati entreranno dentro ad abitare, si vedranno nel Crocifisso ad entrare nel cuore.
Nel Figlio da sotto entreranno nel corpo a chiudersi, con i corpi i viventi si porteranno, ricusata l'oppressione del serpente, nel re saranno ad entrare vivi, li prenderà dkl e saranno cosi i viventi portati dall'essere morti alla vita.

Giosuè 11,18 - Sarà per i viventi cambiata l'abitazione, saranno nel seno risorti ad entrare in Gesù, verrà la sposa del re, saranno (tutti) i viventi del mondo in Dio ad entrare a vivere, dalla guerra vivi usciranno.

Giosuè 11,19 - Guizzati nell'Unigenito, ad entrare saranno nel Crocifisso fuori dalla città, felici entreranno, tranquilli i viventi, entreranno dell'Unigenito nel cuore, angeli saranno per rettitudine.
Dall'Unigenito il serpente distrutto, uscito da Eva, con forza sarà stato dal fuoco dentro afflitto, dentro l'iniquità delle origini finirà, il mondo avrà portato a compimento, abbatterà chi rendeva colpevole i viventi, il vigore nei viventi rientrerà.

Giosuè 11,20 - Retti saranno i viventi a venire per il Signore dal mondo, sarà alla fine a rientrare il vigore in questi, rovesciò l'Unigenito in croce dal cuore la Madre, per il serpente abbattere un corpo venne in campo, con i viventi la guerra gli aprirà.
Dell'Unico il Crocifisso fu a risorgere il corpo, di Dio la potenza nel seno dell'energia rientrò, a chiudersi nel corpo rifù la vita, della vita nel cuore la potenza completa gli rifù ad entrare.
Per la forza ripotata il Crocifisso con potenza riuscì dai morti, la tomba angeli aprirono, per la rettitudine gli fu la potenza della vita in azione a rientrare, l'energia gli entrò della risurrezione, a rivivere fu per l'aiuto, con le piaghe l'Unigenito risorto col corpo su si riportò all'esistenza e fuori venne un vivente risorto al mondo.

Giosuè 11,21 - E rifù a casa l'Unigenito, Gesù a casa lo rividero sengnato rientrare, apertamente fu l'Unigenito a riportarsi, rifù l'Agnello crocifisso a rivenire alla vista degli apostoli.
Al sorgere, in vita con gli angeli uscì, rientrò col corpo vivo dagli apostoli racchiusi un casan per dominare tra i viventi l'impurità con la purità dai viventi l'inviò in azione.
Gli apostoli da casa si portarono dai viventi, della sposa il corpo al Signore per l'aiuto uscirà e i viventi tutti rigenererà.
Da Israele tra i popoli nelle città saranno ad entrare, i viventi usciranno dalle prigioni, un corpo sarà di viventi per la Madre del Signore di risorti a vedersi.

Giosuè 11,22 - l rifiuto gli apostoli portano del Crocifisso al male, di puri la Madre dentro inizia un corpo ad alzare di figli che sono retti; di Dio il corpo versa dentro in azione.
Questi nel mondo, da dentro in cammino ai confini portano l'Unigenito risorto, l'amato gli apostoli nella carne recano.

Giosuè 11,23 - E furono a versare la vita, portarono il Risorto a sentire, venne la sposa in terra retta, con la rettitudine il serpente la donna calpesta, la purità gli è da calamità, Dio ai viventi illuminano, nel mondo portano che è il Crocefisso.
Gli apostoli apertamente il Signore risorto innalzano, l'energia racchiusa dal serpente esce, la potenza della rettitudine di Dio dentro i viventi si racchiude, il serpente abbattono con la purezza, il serpente bruciato dentro i cuori è ad uscire dai viventi, ed entra nella terra la risurrezione che riversa nei cuori la vita, nei viventi il vigore della vita rientra.

GIOSUÈ 12 - DECRIPTATO
Giosuè 12,1 - E la maledizione con la Madre per il serpente con la rettitudine fu ad uscire in terra, dall'Unigenito risorto il corpo al mondo ad arderlo dentro inviato fu, la rettitudine di Dio portò.
E fu il corpo di simili a venire in terra dalla Madre ad abitare l'aldilà nel mondo scese.
Per gli apostoli tra i viventi spuntò apertamente nel mondo il sole, i viventi guidano, il rifiuto il corpo all'angelo porta inviato dall'Eterno, genera consacrati che si portano da angeli.
E della sposa si vede il corpo dentro uscire di viventi a sorgere nel mondo.

Giosuè 12,2 - In giro furono per annunciare gli apostoli tra i viventi in cammino per il mondo, a dire furono apertamente che era stata portata la risurrezione.
Dentro a chi abita in prigione la risurrezione recarono gli apostoli per liberare dal serpente; nei viventi l'azione del male nel corpo si vede liberare.
L'innalzato sul Monte Calvo crocifisso inviò nella prigione in rifiuto il corpo degli apostoli, li portò ad abitare in mezzo al mondo per guidare, accompagnando gli imprigionati giù che sono nel mondo, rivelando l'Eterno e per agire aiutando.
Fu dentro versato nel mondo un torrente, in cammino da dentro lo portò dal cuore, inviato fu alla vista, con l'acqua portò gli apostoli.

Giosuè 12,3 - E per il mondo si vide un corpo dentro uscire, dell'Eterno era la Madre, della rettitudine la lampada portò, la purezza spuntò nel mondo e la testimonianza fu ai viventi ad uscire, di sera fuori fu con l'acqua, aprì per i viventi il vigore.
A vivere questa dal corpo racchiusa uscì per via, dentro era nel Crocifisso, al mondo fu la risurrezione dalla morte a portare, dal morto dalla destra sotto la Donna per aiutare portò, dal Crocifisso al mondo al soffio dal foro in cammino uscì.

Giosuè 12,4 - E nel cammino il prodotto in azione si reca a maturare colla rettitudine, la vergogna dei viventi sarà a finire, dal corpo uscirà la guarigione per chi è in vita, sarà a portare le scegge dentro a vedere della risurrezione del Crocifisso che il corpo portò dalla croce e dentro la magnificenza alla vista sarà.

Giosuè 12,5 - Ed i viventi la risurrezione i cuori rigenera, a chiudersi nel corpo i viventi porta ad abitare, dentro la pienezza nel cammino entra, porta dentro della rettitudine la fiamma.
Illuminano gli apostoli sull'Eterno, ad esaltare portano il Potente nel mondo, nel cammino a sorgere portano il corpo, sono a recare al mondo ai viventi a vedere la rettitudine, il Crocifisso sono a recare, nella prigione giù ad innalzarlo sono al mondo, nel cammino il serpente coll'azione sbarrano, ai confini intorno sono ad annunciare con energia ai viventi il Potente, per la rettitudine stimati angeli.

Giosuè 12,6 - Dai viventi per illuminarli escono i servi del Signore, portano dentro l'energia all'esistenza, sono del Risorto il corpo, la maledizione ardente la Madre reca ad esistere al drago al mondo, dai viventi per la risurrezione uscita si vede dentro impedito, è una calamità ad esistergli per il corpo del Risorto.
Al mondo potente il corpo inizia a portarsi, figli sono portati al Potente in cammino, l'aiuto sono a recare col vigore, è un fuoco ad entrare dentro il cuore dei viventi, angeli illuminati escono.

Giosuè 12,7 - E Dio nel mondo con i viventi in cammino fu ad entrare, iniziò un corpo giù di beati, uscì la rettitudine ad uscire da Gesù portata, da dentro gli apostoli furono da Israele da casa aldilà ad uscire, lanciati per aiutare, inviati furono ai viventi, fuori dalla vita gli idoli nel cammino sbarrarono, dentro (dove) abitavano versavano a sentire del Crocifisso, aprivano i cuori, del Figlio portavano testimonianza, uscivano rigenerati, le prigioni del serpente abbattevano, apertamente innalzavano il Risorto nelle città, al mondo recavano con forza l'indicazione gli apostoli ad uscire su Gesù.
La potenza della risurrezione dentro i cuori era la forza che accendeva il corpo, Dio s'impossessava del mondo con la rettitudine nei viventi, stringeva il serpente, l'abbatteva con la purezza.

Giosuè 12,8 - Dentro al mondo la lite accesero tra il Verbo ed il serpente per la perversità che abita agendo nei corpi dentro.
Alla perversità dentro originata dal demonio portano il Crocifisso e dentro il vestito della purità si riporta di figli dall'alto, strappato è fuori l'origine dell'essere ribelle è portato fuori umiliato.
Gli apostoli furono nel mondo a far frutto, questi furono ad aprire le prigioni e furono a recare in campo la forza che dentro portavano della pienezza dell'esistenza.

Giosuè 12,9 - Tra i viventi in cammino fu il corpo, con forza annuncia ai fratelli di sangue che la potenza della rettitudine riaprì in azione le forze nell'Unigenito risorgendone il corpo, in vita si rialzò per l'aiuto; dentro era nel Crocefisso Dio Unico.

Giosuè 12,10 - In un vivente in cammino fu nel corpo portata la risurrezione, la potenza della vita originaria chiusa nel sangue con la potenza della rettitudine in seno al corpo portò l'energia all'Unigenito nella tomba sbarrato.

Giosuè 12,11 - In un vivente la potenza della rettitudine fu nel corpo, dalla morte il primo dalla tomba dalla porta vivo in cammino guizzò; così fu risorto il primo dall'Unico.

Giosuè 12,12 - Ai viventi la potenza della rettitudine coll'agire rivelò portandosi dagli apostoli l'Unigenito, dalla tomba simile ad un vivo in cammino, ritirato fuori col corpo per i fratelli aiutare.

Giosuè 12,13 - In un vivente con la potenza della rettitudine per aiutare dentro il corpo di un primogenito si chiuse nel sangue in cammino in una stalla l'Unico.

Giosuè 12,14 - Nei viventi il serpente con la rettitudine sterminerà, uscirà dai fratelli di sangue in cammino, si vedrà calpestato dall'Unigenito che nella prigione si sbarrò.

Giosuè 12,15 - I viventi del Potente tutti figli usciranno, l'Unigenito chiuderà nel sangue la potenza della rettitudine, agirà per liberarli, con la Madre i fratelli aiuterà.

Giosuè 12,16 - Dai viventi in cammino nella putredine per aiutarli entrò l'Unigenito, si chiuse tra i simili per il serpente a spengere, sarà a finirlo la maledizione dell'Unico.

Giosuè 12,17 - Nei viventi del serpente il vigore che soffiò nei corpi all'origine si chiuse nel sangue, in cammino per finirlo il Verbo si portò alla prigione, un fratello lo sbarrerà.

Giosuè 12,18 - Nei viventi il serpente per affliggerli il soffio versò alle origini, lo chiuse nel sangue, la potenza della rettitudine il serpente bruciò, nei corpi si portò l'angelo, nei fratelli si sbarrò.

Giosuè 12,19 - Da vivente in cammino vestito si portò dall'angelo l'Unigenito nella prigione per aiutare i viventi con la potenza della rettitudine, chiusi i precetti nel corpo dell'Unico.

Giosuè 12,20 - Dai viventi in cammino da custode si portò dall'angelo che fu ribelle per la malvagità che i fratelli di sangue con la potenza afflisse per contristarlo per cacciarlo via col soffio dol soffio dell'Unico.

Giosuè 12,21 - Per i viventi che camminavano sviati l'energia della rettitudine l'Unigenito racchiuse nel sangue; del Potente la rettitudine le delizie recò dell'Unico per rallegrarli.

Giosuè 12,22 - Nei viventi in cammino la santità l'Unigenito racchiuse nel sangue, al serpente bruciature versò, la grazia il Potente così nel corpo in pienezza racchiuse per aiutarli.

Giosuè 12,23 - In vita la potenza della rettitudine per aiutarli portò nel corpo, del Potente il miele in giro ai fratelli di sangue un vivente in cammino dai popoli per la parola rivelare migrò dall'Unico.

Giosuè 12,24 - In vita del Potente il diadema (la prima sefirot) scese al mondo dall'Unico, dalla vergogna il cammino sarà a liberare, al serpente il fuoco sarà da un vivente portato, un fratello lo sbarrerà.

2 SAMUELE 5.1-7 - DECRIPTATO
2 Samuele 5.1 - E saranno dentro l'Unico portati tutti i risorti ad abitare.
Nel cuore Gli staranno in forza della risurrezione dei corpi.
La divinità, per il divino amore chiusosi dentro i corpi, li avrà portati angeli.
Nel mondo a portarsi fu l'Unigenito a vivere in un corpo con la riportata potenza delle origini.
La Madre dal corpo Gli uscì con l'energia che angeli li porterà.
Si vide giù dalla piaga recare dalla carne la rettitudine dell'Unico con gli apostoli che la grazia recarono.

2 Samuele 5.2 - Camminando vivo rivenne dalla Madre a portarsi con la potenza che in vita il terzo (giorno) lo riportò e dalla Madre a casa entrò.
Fu a portare il Crocifisso con il risorto corpo alla Madre la potenza della rettitudine.
Per agire con potenza fu gli apostoli a portare.
Vennero in campo a stare, furono ai confini del mondo conducendosi e riconducendosi venendo da Israele.
A portarsi furono a parlare del Signore che in cammino venne Crocifisso, che con il corpo in azione riuscì, che venne alla vista vivo a ristare ritornando forte con un luminoso corpo.
La divinità porterà a venire nel mondo a tutti nell'esistenza.
Con potenza con gli angeli in cammino risarà per aiutare dall'alto in Israele.

2 Samuele 5.3 - E sarà a casa dall'Unico a condurre tutti.
Colpito, abbattuto, l'angelo sarà dalla forza della risurrezione dei corpi.
Da Dio la divinità entrerà nei viventi.
Il potente vigore dentro i corpi di riporterà.
Dell'angelo la perversità sarà dalla rettitudine nei corpi finita; il serpente uscirà dai viventi fuori.
Nei viventi la potenza della rettitudine per l'amore (lo Spirito Santo) a mangiare sarà del tutto dentro chi racchiuso abita i corpi e finirà il soffio tra lamenti.
Il Signore a portarsi sarà da Messia che porterà a venire l'amore potente dal Regno dall'alto in Israele.

2 Samuele 5.4 - I figli, bruciato il serpente dalla risurrezione, saranno salvati dall'angelo per l'entrato amore che dentro dal Regno porterà l'Unigenito nei corpi dentro in azione; saranno i viventi rinnovati per entrare nel Regno.

2 Samuele 5.5 - A casa i compagni porterà tra gli angeli del Regno.
Con l'Altissimo nello splendore entreranno.
Nel settimo (giorno) rinnovati saranno i viventi, portati nel sesto nel mondo.
Nella nuova saranno a vivere riportati dentro la Gerusalemme del Regno nel terzo (giorno dal quale) furono strappati via dal serpente.
(Questi) nel sesto con l'angelo uscirono.
In alto, tutti che saranno stati risorti con i corpi, Dio sarà dal mondo a portarli con l'aiuto fuori.

2 Samuele 5.6 - Per recare la forza potente della rettitudine nel mondo ai viventi, in cammino si portò in un uomo a stare.
E fu in un corpo per portare la risurrezione perché la divinità (la natura divina) a rientrare fosse dentro pienamente.
Fu la forza a recare della risurrezione dentro nel mondo.
Ricominciò in un corpo a scendere recandovi la primitiva vita nel corpo con il Potente amore che per il rifiuto con l'essere ribelle il serpente all'origine finì; dentro li riporterà l'Unigenito a rientrare.
L'energia nel mondo della rettitudine che c'era all'origine nei viventi rientrò in pienezza a stare in un corpo.
Per spengere il peccare nei corpi fu ai viventi a portarla fuori di Pasqua.
Ci risarà la pienezza; l'essere ribelle, il potente nemico, portando l'Unigenito l'amore, uscirà tra lamenti.

2 Samuele 5.7 - E sarà il serpente dalla rettitudine sbarrato.
L'amore (lo Spirito Santo) riverrà nei viventi a scendere con la legge divina.
Giù sarà a riportare l'energia a rientrare che c'era alle origini; in azione risarà nei corpi con l'amore (lo Spirito Santo).

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