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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
PARLANO LE LETTERE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

LE LETTERE PARLANTI
L'idea esposta in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture" mi ha portato ad intraprendere una grande impresa enigmistica; l’enigma è l’intero canone ebraico dell’A.T. che, sotto il testo ufficiale, ha nascosto anche un testo segreto da decriptare.
Si tratta di far parlare ciascuna lettera che, scritta con i caratteri rabbino-quadrati, ha conservato traccia grafica dell’immagine o azione che l’ha originata.
Guardo così le parole ebraiche, indipendentemente dal loro significato, anche come rebus da aprire con le immagini espressive delle lettere.
Ho raccolto in schede le tracce che mi hanno portato a definire gli specifici significati, da usare nella decriptazione per le lettere parlanti, descritti con una rosa di parole attinenti al concetto sotteso dal disegno.

Di queste schede, complete in altro capitolo, riporto di seguito la rosa delle parole che descrivono il significato di ciascuna lettera e, nel riportarla, indico i significati base e traslati:

- in grassetto le traduzioni che uso con maggior frequenza;
- con scrittura "normale" quelle d’uso poco frequente;
- tra "apici" quelle d’uso raro.

['alef] - La lettera ‘alef - numerale n. 1

      Base: origine, uno, unico, inizio, primo.
      Traslati: Unigenito, Unico, primogenito, "capo" (quale primo).

[bèt] - La lettera bèt - numerale n. 2

      Base: casa, abitare, dentro-intimo, tenda, "luogo-posto".
      Traslati: Famiglia, "Tempio".

[ghimel] - La lettera ghimel - numerale n. 3

      Base: camminare, scorrere, muovere, "passo", "scappare".
      Traslati: il cammino.

[dalet] - La lettera dalet - numerale n. 4

      Base: porta, sbarrare, "bloccato", mano, battere.
      Traslati: aiuto (dare una mano), "proteggere".

[hè] - La lettera hè - numerale n. 5

      Base: campo, aperto, entrare, uscire, fuori.
      Traslati: "apertura", "larghezza", "ampiezza", mondo.

- La lettera wàw - numerale n. 6

      Base: recare-portare-condurre, bastone-asta-"bastonare".
      Traslati: "servo", "parola" (in egiziano).

- La lettera zàjin - numerale n. 7

      Base: arma, colpire, attrezzo, questo, "tagliare".
      Traslati: "membro", "ferito", "sgozzato".

- La lettera hèt - numerale n. 8

      Base: chiuso, tomba, prigione, stretto/i, assemblea.
      Traslati: chiusi, nascosti (impauriti).

- La lettera tèt - numerale n. 9

      Base: cuore, "pozzo", "sigillato", "utero".
      Traslati: carità, bontà, amore, "bellezza".

- La lettera jod - numerale n. 10

      Base: essere, stare, forza, esistenza, essenza.
      Traslati: l’Essere, Iahwèh.

- La lettera Kàf - numerale n. 20 (a fine parola - numerale n. 500)

      Base: vaso, coppa, piano, piatto, mano aperta.
      Traslati: liscio, retto, rettitudine.

- La lettera lamed - numerale n. 30

      Base: potere, serpente, potente, guizzare, "lingua".
      Traslati: il Potente.

- La lettera Mèm - numerale n. 40 (a fine parola - numerale n. 600)

      Base: vita, vivere, madre, acqua, matrice.
      Traslati: Vivente.

- La lettera nùn - numerale n. 50 (a fine parola - numerale n. 700)

      Base: energia, promanare-emanazione-emettere, inviato.
      Traslati: angelo, apostolo.

- La lettera Samek - numerale n. 60

      Base: avvolgere, riempire, foro, cerchio, buco.
      Traslati: pienezza, luna piena.

- La lettera ‘ajin - numerale n. 70

      Base: azione, vedere, sentire.
      Traslati: agire, "operare", atto.

- La lettera pè - numerale n. 80 (a fine parola - numerale n. 800)

      Base: bocca, soffiare, faccia, parlare, apertura.
      Traslati: Verbo, parola, soffio, Volto.

- La lettera sade - numerale n. 90 (a fine parola - numerale n. 900)

      Base: salire, discendere, su, giù, "veder salire".
      Traslati: alzarsi, abbassarsi.

- La lettera qòf - numerale n. 100

      Base: Rovesciare, versare, abbattere, curvo.
      Traslati: "occidente", "occipite", "nuca", "didietro", "sedere".

- La lettera resh - numerale n. 200

      Base: testa, mente, "l’individuo".
      Traslati: il corpo, il popolo, "Chiesa", "l’uomo".

- Le lettere S’in e Shìn - numerale n. 300

      Base: luce, fuoco, bruciare, scintilla, sole, sorgere.
      Traslati: risorgere, risurrezione.

-La lettera taw - numerale n. 400

      Base: segno, confine, fine, termine.
      Traslati: croce, Crocifisso, ultimo-completo-tutto.

Per la decriptazione non è necessario aver studiato l’ebraico; basta dotarsi d’un vocabolario.
Associando la rosa dei significati che ho indicato per le lettere, le parole ebraiche (riconducibili generalmente a radicali di 3 lettere) s’aprono discorsi sensati attinenti al concetto o all’oggetto che sottendono, aiutando ad approfondirne il senso.
Le parole ebraiche (od aramaiche) sono da scrivere senza i segni relativi alla vocalizzazione o puntature portandole a nudo.
M’avvicino, così, alla parola non come un ente fonetico, che fa attingere dalla memoria un concetto grazie alla convenzione linguistica adottata, ma come un disegno, tipo geroglifico.

Chiarisco come applico le lettere parlanti con due esempi:

Primo esempio:
Riporto 5 letture del Tetragramma sacro, vale a dire delle 4 lettere della parola Iahwèh che indica il Nome di Dio e che si leggono da destra a sinistra:



- Sarà ad uscire , si porterà nel mondo .

- Sarà dal mondo a portarci fuori .
(La Yod è come una mano che si chiude, ma non prende nulla; perciò forza.)

- Una mano chiusa si apre per portarsi ad un’altra aperta .
(Vale a dire dà una mano, com’è insito nella parola Eterno "vedo una mano ".)

- Forza che fuori ci porterà dal mondo .

- Forza che da un campo ci porta ad un (altro) campo .

Le 4 lettere del nome di Dio dagli ebrei non sono mai pronunciate; per leggere tale nome nelle preghiere è usata la parola "a-do-nai" - il mio Signore - altrimenti semplicemente "ha-shem" - il Nome.
Oggi la corretta pronuncia del Tetragramma si dice dimenticata, ma era usata nel Tempio durante la benedizione sacerdotale e dal Gran Sacerdote nel rituale dello Jom Kippur.
I rabbini lo insegnavano ai loro studenti più grandi una volta ogni sette anni e li ammonivano, perché se ne avessero fatto un uso pubblico sarebbero stati puniti con la perdita del mondo a venire.
Per la cabbalah il Tetragramma è lo "Shem havayah", cioè il "Nome che fonda l’esistenza".
I maestri del Talmud insegnano che combinate le 4 consonanti permettono di scrivere = hwh, = hyh, = yhh, ossia howeh, il passato, hayah il presente e il futuro yeheh.
Il Tetragramma si potrebbe tradurre con essere stato, essere e sarò.
Non è perciò un nome come lo intendiamo generalmente, ma un descrivere una sua attitudine dinamica che noi possiamo captare, cioè la Sua apertura nella creazione alle tre dimensioni e al tempo: l’Essere che permane nel tempo che scorre.
Il Tetragramma, colui che è in ogni tempo, è Dio, l’Eterno che entra nella storia, ben tratteggiato dalla lettura dei segni.
Un pensiero di Aharon Berekyah Modena, da "Il transito dello Yabbok", fa comprendere com’è radicato nell’immaginario ebraico che le lettere vivano di vita individuale ed evochino immagini. Per questo si dà sepoltura al morto, perché la polvere inferiore è l’ultima he, mentre quella superiore è la he superna, e l’uomo è rappresentato dalla waw mediana racchiusa tra le due lettere ; questa è l’unificazione superna.
Cioè: "l’Essere dal mondo (campo aperto) conduce al giardino (campo aperto)"; è la lettura criptata del Nome .
Ovunque si trovi Jhwh nelle scritture, lì s’intende la misericordia divina, ma ove si trovi la parola Elohim, lì s’intende la qualità della giustizia. (Berschit Rabba 23, 8,1)

Secondo esempio:
Leggo le lettere della parola Pesah = Pasqua .
Nella mente, scattano i significati delle lettere e le varie possibili letture:

  Bocca, apertura, parlare.
  Pienezza, cerchio, avvolgere, riempire.
  Stretto, chiuso, tomba, prigione.

- si parla in cerchio stretti: una riunione;
- si apre il cerchio chiuso: liberazione;
- aprire la pietra rotonda della tomba: risurrezione;
- parlare in cerchio in assemblea (luogo chiuso): l'hagaddah;
- bocca riempire in assemblea: la cena sacra;
- si parla con piena in assemblea: la luna è piena.

Nel libro "Il segreto dell'alfabeto ebraico" di Daniela Saghi Abravanel (Ed. Ebraiche Mamash) si trova che:

"Le lettere dell'alfabeto ebraico descrivono già con il loro milùy, la grafia scritta per esteso, il messaggio inerente a ciascuna.
La parola àlef, infatti, allude all'essenza stessa della prima lettera dell'alfabeto. È composta dalle tre consonanti:

= a = àlef (la Divinità);
= l = lamed (composta da consonanti che formano la parola insegnamento);
= p = pe (bocca), che alludono ai concetti

La a = la Divinità, l = insegna, tramite la p = la bocca, cioè l'oralità."

È molto vicino a come leggo con i significati del metodo:

= a = àlef = l'Origine, il Primo
= l = lamed = con potenza
= p = pe = parla.

Oppure, spezzando la parola àlef = Dio parla.

Con tali lettere parlanti mi sono avvicinato a decriptare interi versetti e poi insiemi di versetti.
Nello spezzare Capitoli della Toràh con i geroglifici e la lettura per lettere sono restato sorpreso della ricchezza che si dischiude che fa sentire più vicini al pensiero induttore.
Mi resi conto che se a questo sogno che sviluppavo volevo dare una veste di realtà in modo che almeno a livello enigmistico avesse valore dovevo darmi delle regole.
Doveva sempre sussistere, onde poi si potesse riverificare, la regola della corrispondenza biunivoca, cioè la possibilità che dal testo decriptato, applicando le regole, si potesse ritornare ai segni ebraici che hanno originato la decriptazione.
Queste regole, che dovevano essere poche e non inventate, le trovai legate alla struttura storica del testo.
Volendo procedere in regime di qualità fissai nel ‘97 queste regole che ho riportate nel successivo capitolo e che non trasgredisco mai.
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