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DA MALEDIZIONE A BENEDIZIONE - DA SUPERSTIZIONE A FEDE
di Alessandro Conti Puorger

PROCEDERE A TENTONI
Di superstizione, più o meno, pressoché tutte le "religioni" si sono lasciate invischiare; comunque, gli adepti o i fedeli spesso sono portati a viverle esaltandone gli aspetti magici.
Nel caso specifico del cristianesimo, se si va alla radice, in effetti, si dovrebbe concludere che non è una religione in senso stretto, ma è il credere e seguire una persona vivente, Gesù di Nazaret, il Cristo.
Nello stesso cristianesimo è perciò da fare distinzione tra gli aspetti propri di religione, affastellatisi nei secoli per soddisfare tradizioni popolari nei processi di inculturazione, e la fede cristiana.
Si può anche in questo, infatti, cadere nella superstizione se si vivono certi riti od usanze che ci offre la tradizione sacra sperando di condizionare il "destino".
Partendo dai testi biblici ho così approfondito l'esistenza di un lato non molto sondato che è quello che ha portato l'uomo, anche se rifugge dalle religioni, a subire aspetti superstiziosi, come astrologia e segni zodiacali, quando non cade in errori ancora più marcati.
Questo articolo, preparatorio, a quello che lo segue "Investighiamo sul peccato originale" in "Ricerche di verità" è assieme a questo ultimo, in definitiva, una personale meditazione unitaria su ciò che è sinteticamente detto il peccato d'origine.
Si vedrà come l'aspetto della divinazione e del sortilegio, per aumentare la conoscenza e divenire potente, operando anche con formule magiche per scimmiottare le proprietà intuite di Dio, è molto vicino alla tentazione che subì la prima coppia.
Sono questi atti la base di un tentativo di soppiantarne la funzione, indi, atti di assoluta ricerca d'indipendenza, ma nel contempo di soggezione al male che fanno uscire da quello stato di innocenza e di autentica semplicità con il Creatore e porta a scegliere vie contorte.
Il discorso è molto sottile, ma anche evidente, man mano che si segue.
Conseguenza finale è che il passaggio da religione, quale appiccicaticcio di norme e di prescrizioni, alla fede, cioè l'aderire alla persone di Cristo, costituisce il cambio di natura che elimina il peccato d'origine.
Dopo questa breve premessa entro quindi subito nel discorso.

L'uomo, nella vita, procede con curiosità e timore.
È l'uomo un animale, da "animatus", mammifero, bipede, che la scienza pone nella specie dei primati, ma per chi crede Dio su questo essere ha operato una scelta col soffio del Suo Spirito.
È così l'uomo un essere curioso di fatti nuovi, un grande esploratore della realtà, perché è come il vento, non sa da dove viene e dove và, o perlomeno l'ha "dimenticato".
È, infatti, razionalmente interessato ad approfondire tutti i fenomeni che si verificano o che incontra per trarne gli eventuali possibili vantaggi, ma nel contempo, in genere, ha paura di ciò che non conosce, perché sa bene che, almeno nei primi tempi, la novità sfugge dalle possibilità del proprio controllo.
Una certa teologia suggerisce, infatti, che la paura nasce nell'uomo per aver perso coscienza di chi è, in quanto la realtà oggettiva lo fa ritenere finito e morituro.
Ha, infatti, messo in dubbio ciò che suggerisce la fede monoteistica nel Dio di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, ossia che la propria esistenza è su una traccia indiscutibile d'amore, perché è espressione di un soffio volontario di Dio di cui ciascun uomo è portatore.
È nata però l'opinione che la propria origine pur se ignota è connessa ad una causa aleatoria, forse guidata da potenze e volontà ignote e terribili, il caso, il fato, il destino.
Il non conoscere come rapportarsi con la realtà così acuisce il timore.
Questo uomo ha preso atto che non è detto che abbia per sempre pane ed acqua assicurati e sa che comunque dovrà entrare in un mondo oscuro per lui, in una realtà che non conosce, la morte che forse è un azzeramento se non qualcosa di peggio.
Pochi sono gli "illuminati" da una fede incrollabile che presumono che da ciò, ossia dalla precarietà e dalla morte, prima o poi si può uscire e, solo alcuni, da quasi 2000 anni a questa parte, affermano che un uomo per primo è passato dalla morte alla vita ed ha annunciato la grazia per tutti, indi asceso al cielo ha chiaramente mostrato di aver assunto nella sua vita terrena la divinità di Dio Unico di cui è il Figlio atteso ed ha riaperto per l'umanità il Regno dei Cieli precluso da precedenti scelte errate.
Per l'umanità in genere la vita, invece, è una forma di navigazione definibile "a vista", per non dire a tentoni.
Quando del fenomeno o dell'evento incipiente non è prefigurabile l'esito, scatta un meccanismo d'autodifesa.
La domanda che si presenta nell'inconscio è: cosa ho fatto in altri casi in cui mi sono trovato in un'evenienza nuova?
Ecco... il ricordo... e questo porta a riprovare, ma aggravata, la paura che s'era già avuta; ciò a sua volta può recare la paura d'aver paura ed in casi limiti il timor panico!
Pur senza arrivare a tanto, quel pensiero di ritornare a precedenti eventi simili però non aiuta, perché la novità che si presenta è comunque diversa rispetto alle novità in precedenza vissute, onde l'esperienza allora acquisita non serve a nulla o a molto poco.

In molte popolazioni primitive comunque l'approccio alla gran quantità di fenomeni non sondati dalla scienza è stato ed è di tipo "religioso".
Molti eventi sono valutati come "numinosi", cioè esperienze extra-razionali, segni di una presenza invisibile, maestosa, potente e terribile che appunto ispira terrore, elemento base del "sacro".
Questo substrato dell'"homo religiosus" in qualche grado permane in tutti.
È come il ricordo di qualcosa d'intuito e sperato, ma unito al dubbio, vale a dire il non più certo!
Davanti ad una novità incombente poi le domande successive che emergono sono: chi può aiutarmi e/o darmi un suggerimento?
Queste domande hanno senso, perché fanno cercare l'esperto nel ramo.
Per eventi che oggettivamente ci superano, però, è come se ci si domandasse: a quale santo votarsi?
La risposta dell'inconscio a questa seconda domanda è:
  • nessuno per l'ateo;
  • la fortuna o il destino per l'uomo comune.
Tra queste due risposte nette c'è però tutta una frangia grigia, in cui si agita una certa aliquota di irrazionalità.
Oggi, nelle civiltà sempre più "evolute" il senso del "sacro" s'è notevolmente ridotto, pur sempre però è ancora grande il dominio della non conoscenza che è affrontato dai più con spirito laico.
Per contrappeso appaiono grandi frange di irrazionalità, quindi di manifestazioni superstiziose, ma il tutto produce un fatto dilagante, la perdita della fede vera.
Al riguardo, si pensi, infatti, alla massa di vaticini e pronostici astrologici di cui siamo inondati dai mass media.
L'uomo più religioso, invece, si rivolge a Dio, ma i modi per rivolgersi sono due:
  • un modo, che direi del religioso di fede, proprio degli illuminati che accennavo prima, che hanno fiducia che tutto viene da Dio, cioè che tutto concorre al proprio bene, anche ciò che pare il peggiore dei mali.
  • un modo religioso superstizioso, rifugiandosi in stravaganti pratiche di culto con l'intenzione di provocare il favore della divinità.
La discussione sull'esistenza del peccato originale legato ad una decisione di autonomia da Dio stabilito da una prima coppia di umani è il sapiente "midrash" che ci narra il 3° capitolo del libro della Genesi.
Per sfuggire alla stringente problematica che quel racconto solleva dai più viene osservato:
  • è un raccontino;
  • non c'è mai stata una prima e unica coppia;
  • perché uno avrebbe colpa per il peccato di un altro?
A tale ultimo riguardo propongo l'esempio di una malattie genetica che in genere passa di padre in figlio.
C'è stata come un'alterazione di un gene.
Ora, il peccato originale è come una malattia genetica, non è questione di colpa del neonato.
Eppure questo nostro grosso problema d'origine, che molti disconoscono, presenta come un segnale, una pustola che indirettamente ne dimostra l'esistenza.
La controprova è questa: è possibile che in questo nostro mondo, così all'avanguardia, razionale, illuminato e "moderno", praticamente la totalità di quotidiani, riviste, radio e televisioni, i mas media insomma, siano pieni di programmi di astrologia e di oroscopi e continuamente vi si parla di ascendenti e di zodiaco?
Eppure è così!
L'etimologia di "super - stizione" richiama, infatti, il "super" - "che sta", chi sta sopra, chi sovrintende a quel fenomeno, quindi s'entra a piedi pari nello animismo, vale a dire nelle religioni o pratiche di culto che ritengono qualità divine o soprannaturali in cose, luoghi o esseri materiali a cui attribuiscono proprietà spirituali o considerano entità settoriali su esse dominanti che occorre ingraziarsi, quindi un paganesimo pratico.
L'uomo nega Dio o vuole vivere come se non esistesse, però va in contraddizione con sé stesso.
Quando non arriva a soluzioni, basta una difficoltà e cade nella superstizione.
Certo è che il filo che divide la "superstizione" dalla "fede" può sembrare sottile, ma la linea di demarcazione è chiara.
Questa va, infatti, traguardata attraverso il pensiero che la superstizione consiste nel prestare onori divini ad una creatura o ad un oggetto o nell'onorare Dio in modo sbagliato.
Dio diventa così un dio a portata di mano e la superstizione pretende che quel dio faccia la propria volontà.
Ecco che s'entra nel campo degli idoli, quindi, degli amuleti e dei talismani e s'apre il campo al malocchio, alla magia, alla divinazione, allo spiritismo.
L'idea è così di ingraziarsi la divinità come ci si ingrazia il prossimo, legarla cioè a sé come se la divinità fosse uno sprovveduto che si lascia ingannare da regali ed oggetti che, peraltro lui stesso avrebbe creato.
Dice, infatti, il libro dei Proverbi: "Il dono è come un talismano per il proprietario: dovunque si volga ha successo." (Proverbi 17,8) ove per "talismano" è "pietra di grazia" .
Tale termine, affrontato con i criteri di leggere le lettere anche come ideogrammi (Vedi: "Parlano le lettere") dice di sé che è una pietra capace di indurre "il Padre ad inviare grazia ".
Il cristianesimo risponde che "dell'Unico il Figlio (è) la grazia ".
La fede, invece, si sottomette a Dio con un sia fatta la Tua volontà.
Così fece Giobbe come si legge nell'omonimo libro:
  • 1,20 quando fu colpito nei beni e nei figli, "Nudo uscii dal seno di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!"
  • 2,10b quando fu colpito nella salute, "Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?"
IL MALOCCHIO
È quella del malocchio un'idea ancestrale.
Tanti sono i "nemici" che si presentano all'uomo e ne contrastano l'esistenza a partire dalla natura stessa con i fulmini, gli allagamenti improvvisi, gli incendi, la siccità, i terremoti, gli tsunami... le malattie, le belve, le tribù nemiche.
Per l'uomo primitivo la natura, i suoi fenomeni fisici e gli stessi animali feroci erano controllati da enti imponderabili, ma il nemico che lo spiava per rubare, uccidere e razziare era un male oggettivo su cui poteva agire se si presentava.
S'immagini la paura nell'intravedere l'occhio di uno sconosciuto che guata tra il fogliame della foresta verso il proprio villaggio e verso i propri affetti e beni.
È quello certamente un occhio cattivo e, l'esperienza atavica dice che da quello sguardo verrà del male al villaggio e ai suoi abitanti!
Facciamo un passo indietro e torniamo a nostro homo religiosus.
Ora, accade, che in un ambito in cui sono indeterminati i parametri che regolano la buona riuscita di una vita, sperata da sempre senza malattie, in agiatezza e comodità, quel homo si rivolge ai propri dèi, ma se gli accade qualche evento che interpreta come negativo le cose sono due, o ha sbagliato qualcosa nel rapporto col proprio dio o altri sono intervenuti per rovinare quel suo rapporto inimicandogli il dio di quel fenomeno.
E chi può essere se non il nemico che lo spia, l'insidia e spera che muoia?
Avrà sicuramente fatto dei voti, dei regali, dei sortilegi per attrarre quel dio, quello spirito, dalla sua parte... allora è da provvedere in modo eguale e contrario!
Tutto ciò è valutare Dio con i propri sentimenti e quel dio diviene un demone.
Dagli occhi che di nascosto lo guatano è come se fosse uscita un'energia negativa e contro questa cosa fare?
Questa è l'idea del "malocchio", idea antica e radicata nell'umanità di tutti i tempi e di tutte le culture, e ha portato a concludere e a ritenere che vi sia un potere dello sguardo che può arrecare malasorte all'altra persona se invidiata e/o detestata.
Ecco la credenza di un'intercessione negativa verso il soggetto sbirciato con occhio cattivo onde gli viene scaricata contro da parte di chi "super - sta" una scarica d'energia negativa che provoca disgrazie.
Si consolidò così l'idea che il potere del male è nell'uomo capace di condizionare le divinità in proprio favore e contro gli altri.
Si pensi ad esempio a come Omero descrive nell'Iliade la cosmogonia di tutti gli dèi dell'Olimpo divisa in due schiere, chi contro i greci e chi contro i troiani.
Ciascuna delle due parti in guerra faceva sacrifici ai propri dèi che parteggiavano sfacciatamente per l'una o l'altra parte.

Emile Durkheim, celebe sociologo francese, antropologo e storico delle religioni, ebbe a concludere: "La magia ha preceduto la religione, e sempre la precede sino a quando, elevandosi a cerimonia sociale, di comunità, non viene a confondersi con essa", infatti, gli elementi magici e religiosi erano fusi.
In Egitto si pensi al Libro dei morti, in Babilonia ai vari esorcismi ed in India all'Atharva Veda da cui s'apprende che la religione vedica s'inquinò con stregoneria e magia, tanto che è lo stregone, colui che tratta con gli spiriti, che viene ad assumere il ruolo predominante, come peraltro accadde nei riti greci e romani.

Nell'ambito delle culture mediterranee, una delle più antiche, l'Egizia, aveva un particolare senso del sacro nei riguardi dell'occhio del dio Ra o di Horus, che poteva essere benevolo o malevolo.
occhio del dio Horus Dall'occhio escono sguardi e alcune volte lacrime come da una sorgente.
Nell'iconografia egizia ciò è evidente e lo sguardo porta un'energia che esce a spirale, come è ben evidenziato dall'occhio di Ra, porta novità o lacrime di gioia o di dolore.
L'occhio sinistro in genere era malevolo e il destro benevolo e si pensava che persone malevole lo invocassero contro chi era in qualche modo invidiato.
C'era in Egitto l'usanza di truccare gli occhi con ombretto e rossetto come strumento di protezione e di risposta contro le negatività dell'Occhio Malevolo.
I Greci usavano dipingere un occhio alla prua delle navi da guerra per proteggersi dall'Occhio Malevolo.
Sempre in Egitto v'era il dio "Apopi" o "Apep", divinità del buio e del caos, rappresentato come un serpente dalle molte spire, simbolo del male e delle forze del caos, tradizionale nemico del dio-sole Ra, che tenta di ostacolare il cammino della barca sulla quale il sole viaggia ogni notte per impedirne il sorgere tentando di frenarne il viaggio attraverso il Duat. (Vedi: "Vittoria sul drago - Sanati nel Giordano")
Uno dei vari compiti del Faraone sulla terra è compiere il rito di togliere il malocchio di Apopi con un rituale magico.
occhio di Apopi Tale rituale contro il malocchio è detto "skr hm", colpire la palla.
Vi sono raffigurazioni, come quella di sopra a Deir el Bahari, Luxor, Edfu, Dendera, del re che nella destra una mazza per colpire e frantumare una sfera che ha nella sinistra che come dichiarano i testi della scena rappresenta è l'occhio di Apopi e tutto ciò il Faraone lo compie in presenza di una divinità che pare Iside dea della magia.
L'idea di una sfera di cristallo da guardare da parte delle chiromanti forse ha proprio origine dall'occhio di Apopi.
C'era poi, Bes, divinità minore egizia, raffigurato a forma di brutto nanerottolo vecchio, con gambe storte, ma con varie armi nelle mani, per scacciare i pericoli in ogni situazione, anche dalle partorienti e dai bambini, quindi protettore dal malocchio e dio della casa.
Il "malocchio" dai Romani era detto Oculus Malus è chiamato Mal Occhio, in greco "to matiasma" da "mati" occhio, ne parlarono Socrate, Platone ed Aristotele ed è nell'immaginario di Ebrei, Cristiani e Musulmani.

Anche Mosè nella Torah parla di occhio cattivo e per due volte di seguito in Deuteronomio 28,53-57: "Durante l'assedio per l'angoscia alla quale ti ridurrà il tuo nemico, mangerai il frutto delle tue viscere, le carni dei tuoi figli e delle tue figlie che il Signore, tuo Dio, ti avrà dato. L'uomo più raffinato e più delicato tra voi guarderà di malocchio il suo fratello e la donna del suo seno e il resto dei suoi figli che ancora sopravvivono... La donna più raffinata e delicata tra voi, che per delicatezza e raffinatezza non avrebbe mai provato a posare in terra la pianta del piede, guarderà di malocchio l'uomo del suo seno, il figlio e la figlia, e si ciberà di nascosto di quanto esce dai suoi fianchi e dei bambini che partorirà..."
L'occhio malevolo in ebraico "a'yin hara'" o "ra' a'yin" in cui permane l'idea originaria, il male "ra'" che è come il dio egizio Ra.
Le lettere ebraiche che indicano l'occhio stanno anche ad indicare "sorgente" onde l'occhio diviene "sorgente aperta al male " interiore dell'individuo.
In Proverbi 23,6 si trova nella forma : "Non mangiare il pane di chi ha l'occhio cattivo e non desiderare le sue ghiottonerie, perché come chi calcola fra di sé, così è costui; ti dirà: Mangia e bevi, ma il suo cuore non è con te."
Stesso concetto si ritrova in greco nel libro deuterocanonico del Siracide:
  • 14,10 "Un occhio cattivo è invidioso anche del pane..."
  • 31,13s "Ricordati che l'occhio cattivo è un male. Che cosa è stato creato peggiore dell'occhio? Per questo esso lacrima in ogni circostanza. Dove guarda l'ospite, non stendere la mano; non intingere nel piatto insieme con lui."
Questa osservazione "...non intingere nel piatto insieme con lui" ci porta a Matteo 26,23 "Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà." Si comprende così che il citare quel atto voleva sottolineare che in quel momento Giuda aveva l'occhio malevolo, come quando uno spirito analogo entrò in Saul per indurlo a cercare d'uccidere Davide.
Il Vangelo di Giovanni collega la figura di Giuda l'Iscariota in modo evidente a persona entrata nel possesso del diavolo, onde l'occhio malevolo viene a questi collegato:
  • 6,70 "Gesù riprese: Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!"
  • 13,2 "Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo."
Nello stesso Vangelo si rivolge così ai Giudei che lo contestavano disse: "...da Dio sono uscito e vengo... Per quale motivo non comprendete? ...Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro." (Giovanni 8,42-44)
Ecco così che entra in scena questo personaggio, il demonio, satana, i diavolo con tutti i suoi angeli ribelli che, di fatto, è il motore dell'occhio cattivo perché vive anche negli uomini.

LA PARTE NERA DELLA SPIRITUALITÀ
Chi è uso a stare con i piedi per terra, se appunto è oggettivo, non può non considerare che il campo etico spirituale, pur se soffocato dalle contingenze della vita pratica, comunque, fa sentire la propria voce.
Elemento però che tende ad inquinare quelle nobili aspirazioni è che imbroglioni e spacciatori di false verità è facile abbiano buon gioco.
In questo mondo di bisognosi d'ogni tipo d'appoggio, molti, infatti, sono quanti vivono la propria esistenza senza certezza alcuna, ove tutto può essere ostico e senza appigli certi, onde al minimo sospetto di malocchio - idea assai diffusa anche tra persone di una certa educazione - ha facile entratura qualsiasi sfruttatore.
Questi, prendendo spunto dai punti deboli del soggetto, che sono evidentemente la mancanza di conoscenza ed il vacillare nella fede, si proporrà come in grado di conoscere se v'è latente qualche forma di malocchio, che ovviamente troverà.
Farà allora sentire la necessità di complesse operazioni che solo lui ben conosce ed è in grado di compiere per cercare di toglierlo.
Si passa, poi, anche a chi il malocchio lo vuol fare ad altri.
Sarà così poi sentita la necessità d'indovinare cosa accadrà e, siccome tutto è un "mistero", i sogni divengono occasioni di rivelazioni, di presagi, di avvertimenti da investigare, da capire... ma occorrono persone speciali; ecco il mercato di questioni tutte da prendere con le pinze.
Ciò è sempre stato così, e anche oggi, con tutta la nostra intelligenza e conoscenza delle nuove realtà scientifiche, opera e fa affari d'oro chi pratica la divinazione, la stregoneria, gli incantesimi, nonché i medium per parlare con le persone care defunte.
La storia ci racconta che ogni popolo ha avuto i propri indovini, santoni, aruspici, maghi.
Era considerata un "arte".
E dove nacque? ...non poteva essere che in Babilonia!
Babilonia, fegato in laterizio 3000 a. C. Questa arte divinatoria ebbe particolare successo e così si diffuse da Babilonia. Tutti i popoli così avevano una stessa lingua, cioè una stessa idea, la magia nei propri atti religiosi, perché quella attitudine comportamentale nei confronti della divinità divenne propria anche dei popoli vicini, i Greci e delle popolazioni dell'Asia Minore, e serviva in ogni occasione anche per decidere fatti di stato.
Traevano oroscopi dagli astri, dal volo degli uccelli, dalle consultazione delle viscere di animali sacrificati, soprattutto caprini, insomma un po' da tutto.
Erano queste investigazioni, assieme all'interpretazione del volo degli uccelli e delle tracce dei fulmini, rivolte a rivelare il volere delle divinità, pratiche magiche introdotte nella penisola italica tramite gli Etruschi che le diffusero tra i Romani ove quel rituale che da questi era chiamavano "estispicio".
Vari sono nei secoli i modellini di fegati di animali sacrificati con mappe guida per gli esaminatori.
Fegato in bronzo, detto di Piacenza - I Secolo a.C. Nel capitolo 21 del libro del profeta Ezechiele al riguardo si trova: "...il re di Babilonia è fermo al bivio, all'inizio delle due strade, per interrogare le sorti: agita le frecce, interroga gli dèi domestici, osserva il fegato." (Ezechiele 21,26)
Nel mondo greco la Pizia, o Pitia, detta anche Pitonessa era la sacerdotessa che pronunciava oracoli in nome di Apollo nel santuario di Delfi "ombelico del mondo" perché invasata dal demone Python e Pitone, figura della mitologia greca, drago-serpente enorme, figlio di Gea, ucciso da Apollo che s'impossessò dell'oracolo e chiamò col nome di "Pizia" la sacerdotessa Pitonessa.

Dati statistici (da "Cosa fare con questi maghi? Come liberarsi dalla superstizione" di padre Bamonte Francesco ediz. Ancora) dicono che nel 2000 almeno 7 milioni d'italiani alimentavano un mercato dal fatturato di 5 mila miliardi di lire l'anno.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, sulla superstizione, la divinazione e la magia, dice chiaramente che sono ambiti che esistono, ma proibiti, a cui è bene non avvicinarsi, essendo terreni infidi e pericolosi, frequentati da personaggi facili a raggiri.
Questi sono gli articoli del Catechismo su tali questioni:

2111 La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un'importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione.

...

2115 Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle mani della provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni curiosità malsana a questo riguardo.

2116 Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che svelino l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.

2117 Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad un'intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Inoltre né il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.

Tali articoli del Catechismo, come si può notare, non riportano insegnamenti specifici di Gesù Cristo perché, come vedremo, seguono i dettami della Bibbia la quale non esclude affatto quelle oscure realtà.

La Didachè al III,4 propone: "Non prendere auspici dal volo degli uccelli, perché ciò conduce all'idolatria; non fare incantesimi, non darti all'astrologia, né alle purificazioni superstiziose, ed evita di voler vedere e sentire parlare di simili cose, perché da tutti questi atti ha origine l'idolatria." (La Didaché o Dottrina dei dodici apostoli è un testo di autore sconosciuto, rinvenuto nel 1873 nel "Codex Hierosolymitanus", probabilmente scritto in Siria nel I secolo ai libri del Nuovo Testamento.)
Il che spiega l'inimicizia della Torah per tali atti e la Torah al riguardo è esauriente.

IL TERRENO DI COLTURA
Per il popolo del libro, i nostri fratelli maggiori, gli ebrei, aderenti a regole, comandamenti e dettami della Torah, tra cui appunto si trovano le fonti della normativa derivata che ho sopra citato del Catechismo cattolico, il malocchio e le altre realtà negative ci sono, ed eccome!
Nel folklore ebraico, ossia nella religiosità popolare - come del resto in quello cristiano ove si agitano santini, medaglie e acque sante - c'è una grande superstizione.
Questa ha origine antiche estabibliche di cui la Bibbia riporta l'eco di secoli e secoli di contatti con popoli delle più varie religioni e di come ha cercato di educare e ad evitare un male che era diffusissimo.
Possiamo ben dire che dove c'è religione c'è magia.
Come non prendere atto che dalle religioni più semplici ed immediate alle più complesse, nei modi del rapportarsi con la divinità è considerata esistere una forza maligna indipendente che perseguita il mondo e l'uomo, onde è collegabile al demonio lo scaturire con lo sguardo dall'occhio di un angelo cattivo che può operare fino a porre condizioni per provocare la morte dell'altro, sì che la superstizione attribuisce il 99% delle morti al malocchio.

Vi sarebbero così persone da evitare, più inclini a gettare il malocchio sugli altri.
Sarebbero perciò da evitare comportamenti, ostentazioni e stravaganze che possano attirare attenzione e invidia.
Si pensi che per evitare che la persona che viene lodata possa solo pensare che gli si getti il malocchio, si dice "senza malocchio" "belì a'yin hara'".
I festeggiati sono così i più esposti al malocchio e per protezione dovrebbero:
  • indossare lo scialle di preghiera, il "Tallit" con i loro "tzitzit";
  • essere vestiti con qualcosa di rosso;
  • portare del sale in tasca;
  • indossare un amuleto attorno al collo.
Gli ebrei orientali appongono in casa il segno di una mano da alt al malocchio.
Gli "tzitzit" sono i 4 fili di lana che vengono fatti passare dall'orlo dei 4 angoli dei "Tallit", fili intrecciati 5 volte, terminanti con 8 fili a ricordare i comandamenti di Dio come prescritto in Numeri 15,38-39 "Parla agli Israeliti e ordina loro che si facciano, di generazione in generazione, fiocchi agli angoli delle loro vesti e che mettano al fiocco di ogni angolo un cordone di porpora viola. Avrete tali fiocchi e, quando li guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore per metterli in pratica; non andrete vagando dietro il vostro cuore e i vostri occhi, seguendo i quali vi prostituite."
Costituiscono quindi un monito agli altri che guardano di ricordarsi che il loro spirito cattivo può indurli ad atti non voluti coi loro occhi.

Chi sono questi spiriti, gli spiriti ribelli, quelli che si sarebbero ribellati a sottomettersi all'uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio.
Questi spiriti volevano provare l'ebbrezza dell'incarnazione, e si introducevano, fenomeno del "dibbuk", in un corpo provocando vere e proprie possessione.
Questa può essere sia opera del maligno, ma per il folklore in cui trovò terreno l'antico pensiero del "ghilghul", può essere anche reincarnazione di anime da parte di spiriti dei morti, fatto che però è contrario all'insegnamento biblico.
In "Posseduti ed esorcisti nel mondo ebraico" (Jeffrey Howard Chajes traduzione di Laura Rescio Bollati Boringhieri, Torino pagg. 316) ho trovato al riguardo questo episodio illuminante.
Riguarda Isaac Luria mistico e fondatore della Qabbalah buriana del XVI secolo.

"Il gruppo di discepoli è accaldato, dopo una lunga marcia sotto il sole della Galilea. Finalmente incontrano un pozzo, e qualcuno attinge l'acqua per offrirla, in segno di rispetto, al maestro. Luria fissa gli occhi sulla brocca, a lungo, in prefetto silenzio. Assorto, lontano, sembra aver dimenticato l'arsura. Nessuno osa muoversi né parlare né tantomeno toccare il recipiente. Il Rabbi finalmente sorride: recita una benedizione, e poi beve, a piccoli sorsi. Si è concentrato così intensamente da vedere l'invisibile, e ora ne è certo, quel liquido è incontaminato, e non nuocerà. Non sono le malattie del fisico a preoccuparlo ma quelle dello spirito. Isaac Luria, il capo carismatico dei cabbalisti di Safed, lo sa bene: nell'acqua dei pozzi si annidano le anime. Dopo la morte del corpo, molti spettri vagano senza posa, costretti come sono a espiare gli errori commessi nelle vite precedenti. Si fanno sottili sottili, così da dissolversi nel l'aria, o sciogliersi nei liquidi. Appena trovano l'occasione, s'insinuano nelle membra di uomini e donne, oppure negli animali e nelle piante. Guai a chi li ingerisce senza accorgersene, poiché è obbligato a convivere con ospiti indesiderati e invadenti. I più sfortunati arrivano a collezionare parecchie di queste anime in pena. Scacciarle è un compito difficilissimo, e bisogna essere qabbalisti provetti per capire cosa vogliano gli intrusi, e quali siano le formule adatte a placarli e farli sloggiare. Nella seconda metà del Cinquecento, quando l'insegnamento mistico di Luria si diffuse dalla Terra d'Israele a tutta la diaspora, la trasmigrazione delle anime acquistò un posto importante nell'immaginario ebraico. I cabbalisti erano convinti che gli spiriti non viaggiassero quasi mai soli, ma convivessero in famiglie numerose, in aggregazioni temporanee, entrando e uscendo a piacimento dalle persone che capitavano loro a tiro."

Ora di fatto in un certo senso la magia più grande è la creazione.
Dicono i rabbini: "barukh she-amar ve-hajà ha-'olam", ossia "Il Benedetto è colui che parlò e il mondo fù".
Accade che la parola, il "davar" in ebraico, viene associato all'atto creativo di Dio ed, ad imitatio Dei, dissociandola da Lui viene immaginato che se con certi presupposti s'evocano alcune parole si piega la realtà al proprio volere secondo le regole.
La regola essenziale è conoscere i nomi segreti di Dio, infatti, il Nome per eccellenza era ineffabile, il sacro Tetragramma, ma i nomi per definirLo sono veramente tanti ed allora esistevano i "ba'al Shem" cioè il Signore del Nome, perché "conoscevano" il Nome segreto e completo di Dio e sapevano pronunciarlo in modo da operare con il suo aiuto fatti singolari e guarire il corpo e l'anima di chi a lui ricorreva.
Vengono quindi prodotti per l'incantesimo, amuleti, talismani, portafortuna, oggetti e/o testi scaramantici, tutti formati secondo regole che tenevano conto del potere dei Nomi divini e di facoltà attribuite alle singole lettere dell'alfabeto ebraico, lettere che furono pronunciate nella creazione divina.
Ognuna delle ventidue lettere dell'alfabeto ebraico che compongono la Torah erano ritenuti essenziali per compiere un atto teurgico avendo Dio creato il mondo per mezzo di quelle lettere.
Si pensi al famoso "golem" da "gelem", "embrione" o "massa ancora priva di forma" (Salmo 139,16) nome dato dal folklore medievale ebraico alla figura immaginaria di un Adamo prima che gli fosse infusa l'anima; in quel folklore c'è, infatti, la leggenda che con certe parole magiche si può fabbricare, un gigante di argilla forte e ubbidiente, in definitiva un robot.
Dunque lo studioso, il mistico, il qabbalista, lo "zaddiq", il "rebbe" o lo "chassid" agisce così ad "imitatio Dei".
La saliva umana, il tracciare un cerchio su chi si vuol proteggere, l'aglio e la cipolla, la proprietà di certe pietre, pozioni, filtri, la zampa di coniglio, ma soprattutto lettere scritte su amuleti scritti erano impiegati in atti magici, in genere compiuti in buona fede.
Il confine però tra magia bianca e magia nera è sottile, e basta poco per sbagliare evocazione e materializzare le forze del male, quindi e comunque è da astenersi da tale campo.

Scavi archeologici in Israele hanno portato alla luce vari esempi d'amuleti ebraici dell'epoca VII secolo a.C. - I secolo d.C. che, nonostante i divieti della Torah, testimoniano la diffusione dell'usanza.
In 2 Maccabei 12,40 c'è la conferma, quando narra che dopo la battaglia contro Gorgias, sotto le tuniche d'ebrei morti si trovarono amuleti.
Nella Mishnah i rimedi "magici" a protezione della persona sono denunciati come "usanze degli Amorrei", ossia usi idolatrici, ma gli amuleti sono frequentemente menzionati nella letteratura talmudica, detti Kame'a o Kami'a (plur. Kemi'in o Kemi'ot) parola che a mio parere deriva dal nome che era dato alla terra d'Egitto, grande sorgente di magia e di arti alchemiche, terra detta appunto KeMeT, Terra Nera, cioè fertile, feconda, ricca di limo, ma il nero KeM era attinente al Caos originario da cui tutto derivò "la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso". (Genesi 2,2)
La questione delle arti magiche è antica come l'uomo e ciò la Bibbia lo sa perfettamente.
La domanda che viene fuori con prepotenza quale è il fondamento?
Tutto ciò come si concilia con la Bibbia?

Il malocchio e lo spirito cattivo quando sarebbe apparso per la Bibbia?
La Genesi non si esprime e si possono solo fare congetture:
  • erano angeli già creati prima dell'inizio del racconto della creazione;
  • furono creati dopo l'uomo nella serata prima del settimo giorno.
Questa seconda idea si agita nel pensiero rabbinico.
Nei "Pirké Avot" - cap. V, mishnà 6 - è detto: "dieci cose furono create alla vigilia del Sabato, all'incrocio tra il giorno e la notte, e cioè: la bocca della terra, la bocca della sorgente, la bocca dell'asina, l'arcobaleno, la manna, la verga, il verme detto Shamir, la scrittura, lo scritto e le tavole dell'alleanza."
Secondo Rabbi Yona sono poi da riferire ad un miracolo:
  • "la bocca della terra" inghiottì Core e i suoi accoliti, ribelli a Mosé (Numeri 16,32), il che apre l'idea di "un'altra parte";
  • "la bocca della sorgente" è da dove scaturì acqua nel deserto (Esodo 17,6);
  • "la bocca dell'asina" che fece mutare in benedizione l'anatema di Balaam contro Israele (Numeri 22,28).
Sono evidentemente tutte questioni che fanno comprendere l'esistere di un'altra parte del creato di cui non è cenno nella creazione tradizionale.
Assieme agli altri segni come "l'arcobaleno" il "Il mio arco pongo sulle nubi" (Genesi 9,13) che normalmente si pensa come fenomeno naturale, sono però tutti segnali di interventi divini previsti per la salvezza dell'uomo onde portarlo alla perfezione e rettificare i suoi errori potenziali che debbono restargli consentiti per dotarlo del voluto margine di libertà.
Le dieci cose create al tramonto del venerdì della Genesi sono a cavallo con un piede nei sei giorni ed uno nel sabato; un piede nel creato e uno nel mondo della libertà, del "mondo separato", del "mondo a venire", di cui il sabato è anticipazione e promessa.
Maharal di Praga in proposito - commento al "Pirké Avot", Cap. V, Mishnà, 6: "Così Dio non ha lasciato interamente questo mondo nelle mani della natura, ma ha collegato il mondo naturale al mondo separato, in modo che esso conservi in potenza una possibilità di cambiamento, senza che si produca catastrofe, nella creazione stessa, e in modo che il miracolo faccia (anche) parte, se così si può dire, di questo mondo che Dio creò nei sei giorni della Genesi."
In definitiva la libertà dell'uomo rispetto alle altre creature lo rende simile a Dio e capace di accettare cambiamenti.
Rabbi Akivà diceva: "Tutto è previsto (da Dio) ma (all'uomo) è concessa la libertà di volere." (Avot 3,22).
Così Dio pone l'uomo continuamente davanti ad una scelta "Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione. Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza..." (Deuteronomio 30,19)
In ciò, nella ricerca della perfezione nella libertà per l'uomo sta la sua perfezione, a differenza di tutte le altre creature.
Ed ecco che nella serata del 6° giorno, poco prima del sabato la prima coppia peccò, si presentò una svolta attraverso un serpente... ma non era un vero serpente!
Era un incantatore!
Fu la prima scelta che dovette fare l'umanità.
Proseguire, contro ogni evidenza visto che non si era data da sola la vita e che tutto le era stato dato in dono, facendo la scelta di essere autonomi o continuare a ritenere che tutto ciò che riceveva veniva dall'amore di Dio.
Il midrash della Genesi ci dice quale fu l'esito di quella scelta.
Indipendentemente dalle sorte del singolo individuo l'umanità nel suo complesso, in ogni generazione, si trova continuamente davanti a scelte del genere, che la possono portare alla perfezione o al baratro del suicidio.
Il rifiuto a considerare l'esistenza dello spirituale e cercare d'operare solo nel campo materiale è, infatti, una grande tentazione e può portare a danni irrimediabili.
Per contro in ogni generazione un piccolo gruppo cerca con tutte le proprie forze di moderare e d'equilibrare per dare il giusto sapore di sale al minestrone che si sta cucinando.
Si pensi al midrash del diluvio!
Fino a quando... fino alla fine del mondo!

LIBERACI DAL MALE
Il Padre Nostro, la preghiera, che ci ha insegnato Gesù, conclude: "...e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male." (Matteo 6,13)
La Chiesa non può, infatti, negare l'esistenza del demonio e di tutte le sue espressioni negative, anzi proclama che esiste ed opera sugli uomini.

Dice, infatti, al riguardo lo stesso Catechismo:

2851 In questa richiesta, il male non è un'astrazione; indica invece una persona: Satana, il maligno, l'angelo che si oppone a Dio. Il diavolo, Shatan colui che si getta di traverso al disegno di Dio e alla sua opera di salvezza compiuta in Cristo.

2852 "Omicida fin dal principio... menzognero e padre di menzogna" (Giovanni 8,44), "Satana, che seduce tutta la terra" (Apocalisse 12,9), è a causa sua che il peccato e la morte sono entrati nel mondo, ed è in virtù della sua sconfitta definitiva che tutta la creazione sarà liberata dalla corruzione del peccato e della morte.

Gesù Cristo, infatti, per la fede cristiana è venuto a liberare l'uomo dalla dominazione del male e del peccato, cioè del diavolo e dei suoi spiriti, i demoni, che vogliono deviare il senso della vita dell'uomo.
Gesù Cristo cacciava i demoni e liberava gli uomini dalle possessioni degli spiriti maligni, onde acquisissero la libertà verso Dio, per ricevere o meglio risvegliare in loro il suo Spirito Santo.

Nella sua vita terrena Gesù mandò i discepoli a predicare che "...il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date." (Matteo 10,7s)
La Chiesa di Pietro istituita da Gesù Cristo è chiamata a seguirlo e ha ricevuto il potere, di continuare nel suo nome la sua missione: "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Matteo 16,18s)
La Chiesa ha il potere di chiedere in nome e con l'autorità di Gesù che una persona o un oggetto sia sottratto al dominio e dall'influenza del maligno.
Di fatto la Chiesa, rappresentante del corpo di Cristo in terra, è la sola che ha il potere e il compito d'esorcizzare (Marco 3,15; 6,7-13; 16,17).
Gesù ha praticato l'esorcismo: "...uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio. E Gesù lo sgridò: Taci! Esci da quell'uomo. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui." (Marco 1,23-26) e ha comandato ai suoi apostoli "...Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove..." (Marco 16,15-17)
Nello stesso battesimo vi è un rito di esorcismo.

Su questo propongo dal Catechismo della Chiesa Cattolica, l'articolo n. 395:
"L'esorcismo ha come punto di partenza la fede della Chiesa, secondo la quale esistono Satana e gli altri spiriti maligni, e che la loro attività consiste nell'allontanare gli uomini dal cammino della salvezza. La dottrina cattolica c'insegna che i demoni sono angeli caduti a causa del loro peccato, che sono esseri spirituali di grande intelligenza e potere: La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l'edificazione del Regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo Regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni - di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica per ogni uomo e per la società - questa azione è permessa dalla divina Provvidenza, la quale guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell'attività diabolica è un grande mistero, ma 'noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio' (Romani 8,28)."

Da Il rito degli esorcismi del Prefetto Jorge A. Card. Medina Estévez, Vaticano, 26.1.1998 ho estratto il seguente interessante passo: "...l'influsso nefasto del demonio e dei suoi seguaci viene abitualmente esercitato attraverso l'inganno, la menzogna, la bugia e la confusione. Come Gesù è la Verità, così il diavolo è il bugiardo per eccellenza. Da sempre, sin dall'inizio, la menzogna è stata la sua strategia preferita. Non c'è dubbio che il diavolo riesca ad intrappolare tante persone nella rete delle bugie, piccole o clamorose. Inganna gli uomini facendo loro credere che la felicità si trovi nel denaro, nel potere, nella concupiscenza carnale. Inganna gli uomini persuadendoli che non hanno bisogno di Dio e che sono autosufficienti, senza bisogno della grazia e della salvezza. Addirittura inganna gli uomini diminuendo, anzi facendo scomparire il senso del peccato, sostituendo alla legge di Dio come criterio di moralità, le abitudini o le convenzioni della maggioranza. Persuade i bambini che la bugia è un modo adatto per risolvere diversi problemi, e così, man mano, si crea tra gli uomini un'atmosfera di diffidenza e di sospetto. Dietro le bugie e le menzogne, che portano l'immagine del Grande Bugiardo, si sviluppano le incertezze, i dubbi, un mondo dove non c'è più sicurezza né Verità e dove, invece, regna il relativismo e la convinzione che la libertà consista nel fare quel che si vuole; così non si capisce più che la vera libertà è l'identificazione con la volontà di Dio, fonte del bene e dell'unica felicità possibile... La Chiesa è sicura della vittoria finale dì Cristo e perciò non si lascia trascinare dalla paura o dal pessimismo, ma allo stesso tempo è consapevole dell'azione del maligno che cerca di scoraggiarci e di seminare la confusione. 'Abbiate fiducia - dice il Signore - Io ho vinto il mondo!' (Giovanni 16,33)."

Le vittime sono spesso soggette a malattie di mente e su molti l'opera di psicologi e psichiatri ha buon gioco, ma vi sono veramente casi estremi che possono essere risolti solo con esorcismi nel nome di Gesù.

COSA DICE L'ANTICO TESTAMENTO
Provo a seguire il filone della magia nei riferimenti del testo ebraico della Tenak e delle parole e dei termini ad essa associati.
Avrò così modo di familiarizzare con le parole ebraiche usate.
Nella Torah si trova:
  • Esodo 22,17 "Non lascerai vivere colei che pratica la magia."
    Colei che pratica la magia è "mekasshefah" dal radicale "fare incantesimi" e "koeshef" "incantesimo, malia" e "kashof" "incantato".
    I significati grafici delle lettere suggeriscono "vaso illuminato parla " o "come illuminato parla ".

  • Levitico 19,26 "Non mangerete carne con il sangue. Non praticherete alcuna sorta di divinazione o di magia". (Levitico 19,26)
    Interessante in questo versetto il collegamento del mangiare carne col sangue e gli atti magici, come se le due cose fossero collegate.
    In questo caso il "non praticherete divinazione" è "l'o nachashu" dal radicale che riguarda "pronosticare, attendere alla divinazione, fare l'indovino, indovinare, conoscere tramite auguri" da cui "incantesimo e sortilegio" e a cui è legato sia l'idea di serpente "nachash", l'incantatore del midrash della prima coppia Adamo di Genesi 3,1 e del minerale "rame" "nechoshoet".
    Qui il "non praticherete magia" è l'o teo'nenu (forse è sortilegio, vedere poi) ove all'interno della parola si trovano le lettere "a'on" che indicano "delitto, colpa, peccato, iniquità" onde si può anche leggere "scegliere di iniquità l'energia portare ".
  • Levitico 19,31 "Non vi rivolgete ai negromanti né agli indovini; non li consultate, per non rendervi impuri per mezzo loro. Io sono il Signore, vostro Dio."
    Ove "negromanti" è "'obot" e "indovini" è "haiddao'nim".
  • Numeri 23,23 e 24,1 Siamo al racconto della benedizione di Balaam, il profeta straniero chiamato a maledire Israele.
    "Perché non vi è sortilegio contro Giacobbe e non vi è magia contro Israele: a suo tempo vien detto a Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio." (Numeri 23,23)
    non vi è sortilegio "l'o nachash l'o nachash" non vi è magia "l'o qoesoem"
    "Balaam vide che al Signore piaceva di benedire Israele e non volle rivolgersi come le altre volte alla magia, ma voltò la faccia verso il deserto." (Numeri 24,1) Qui è usato per magia "nechashim" .
  • Deuteronomio 18,9-14. "Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio."
Sono elencati 10 tipi di divinazione.
In questo caso per indicare "chi esercita la divinazione" è usato "qosem qesamim" il cui radicale vuol dire "indovinare, fare l'indovino" da cui "qoesoem", "oracolo, divinazione, augurio".
Le lettere in Numeri 4,16 al plurale sammim sta per "profumi, aroma", onde "versare aromi ".
Pare sottintendere la divinazione con i bastoni e tirando a sorte.
Indico anche gli altri termini richiamati in quel versetto, cioè:
  • "il sortilegio" meo'nen , la divinazione dei momenti propizi e fortunati;
  • "il presagio" menachesh , l'augurio;
  • "magia" mekasshaf , la stregoneria;
di cui ho già detto prima.
Sono usati poi questi altri termini:
  • "chi faccia incantesimi", "chober chaboer" "incantesimi per chiamare gli spiriti" ove il radicale sta per comgiungere" con gli idoli e l'idea sottesa è il congiungersi come in Osea 4,17 "Si è alleato agli idoli Èfraim" ove "idoli" sono in questo caso "ae'sabbim" in cui si trovano le lettere di legno . Sono questi gli idoli di legno indorati ed argentati di Deuteronomio 29,16 e richiamati ben 5 volte da Baruk 6,38; 6,50; 6,56; 6,69-70 quelli che sono: "Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell'uomo. Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano." (Salmo 115,4-6 e 135,15-17)
  • "i negromanti", quindi necromanzia, pitonismo, consultazione di medium, cioè chi consulti chi chieda agli spiriti, "sho'èl 'aob" , ma anche da solo può voler dire già negromante (vedere poi).
  • "gli incantatori" "qosemim";
  • "gli indovini", "iddeo'ni o meo'nenim" , consultazione di oracoli;
  • "chi interroghi i morti" vale a dire chi fa ricerche, indaga, sui morti "doresh 'oel hammetim" .
Per la qabbalah, come vi sono le dieci sefirot della santità che vengono dalla parte buona del creatore, ci sono così quelle 10 modalità della divinazione impura inferiori che vengono e potenziano il "sitra achra" ossia "l'altro lato".

Dopo la Torah, di magia si parla in ciò che fece il re Manasse (687-642 a.C.):
  • 2Re 21,5-6 "Costruì altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. Fece passare suo figlio per il fuoco, si affidò a vaticini e presagi , istituì negromanti e indovini . Compì in molte maniere ciò che è male agli occhi del Signore, provocando il suo sdegno." (2Re 21,5-6)
  • 2Cronache 33,5-6: "Eresse altari a tutta la milizia del cielo nei due cortili del tempio. Fece passare i suoi figli per il fuoco nella Valle di Ben-Hinnòn. Praticò la magia, gli incantesimi e la stregoneria; istituì negromanti e indovini. Compì in molte maniere ciò che è male agli occhi del Signore provocando il suo sdegno."
Il re Giosia nel 622 a.C. (Vedi: 2Re 23), come noto, promosse una grande riforma e fece ritornare il popolo al Signore.
È poi da segnalare il seguente passo del profeta Geremia: "Ascoltate la parola che il Signore vi rivolge, casa di Israele. Così dice il Signore: Non imparate la condotta delle nazioni e non abbiate paura dei segni del cielo, poiché di essi hanno paura le nazioni. Perché ciò che provoca la paura dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di un intagliatore. Li abbelliscono di argento e di oro, li fissano con chiodi e con martelli, perché non traballino. Gli idoli sono come uno spauracchio in un campo di cetrioli: non sanno parlare; bisogna portarli, perché non possono camminare. Non temeteli: non fanno alcun male, come non possono neppure fare del bene. Nessuno è come te, Signore; tu sei grande e grande è la potenza del tuo nome." (Geremia 10,1-6)

Per il profeta Isaia è chiaro occorre attenersi all'insegnamento del Signore e non fare come gli altri popoli: "Quando vi diranno: Interrogate i negromanti e gli indovini è che bisbigliano mormorano formule. Forse un popolo non deve consultare suoi dèi? Per i vivi consultare i morti? attenetevi all'insegnamento, alla testimonianza. Se non faranno un discorso come questo, non ci sarà aurora per loro" (Isaia 8,19-20)
Subito dopo annuncia l'aurora per i fedeli "non ci sarà più oscurità dove ora è angoscia. In passato umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse." (Isaia 8,23-9,1), passo questo richiamato nel Vangelo di Matteo 4,13-16 al momento dell'inizio del ministero di Gesù.

Il profeta Isaia scriveva più 2700 anni fa, contro l'Egitto e contro Babilonia ove l'uso della magia era consuetudine di vita:
  • 19,1-3 "Crollano gli idoli d'Egitto davanti a lui e agli Egiziani vien meno il cuore nel petto. Aizzerò gli Egiziani contro gli Egiziani: combatterà fratello contro fratello, uomo contro uomo, città contro città, regno contro regno. Gli Egiziani perderanno il senno e io distruggerò il loro consiglio; per questo ricorreranno agli idoli e ai maghi, ai negromanti e agli indovini."
    In effetti è agli idoli, fatti di legno che vanno in rovina o anche consiglieri vani "ae'sato 'aeballa'", "ai maghi" vale a dire i ricercatori nelle notti "dareshu 'oel ha'oelilim", poi ci sono gli incantatori "ha'ittim", indi i "negromanti" cioè che si portano agli spiriti morti "'oel ha'obot", infine, gli indovini "haiddoo'nim".
  • 47,1; 47,11-14 "Scendi e siedi sulla polvere, vergine figlia di Babilonia... Ti verrà addosso una sciagura che non saprai scongiurare; ti cadrà sopra una calamità che non potrai evitare. Su di te piomberà improvvisa una catastrofe che non prevederai. Sta pure ferma nei tuoi incantesimi e nella moltitudine delle magie, per cui ti sei affaticata dalla giovinezza: forse potrai giovartene, forse potrai far paura? Ti sei stancata dei tuoi molti consiglieri: si presentino e ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese ti pronosticano che cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppia: il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere delle fiamme."

    Ove "astrologi che osservano le stelle"



    sono "i dividenti i cieli che osservano le stelle"

    hoberew shamaim hachozim bakkokabim

    e nei LXX astrologoi tou ouranou.
UN RE PERDE LA CORONA E LA VITA
Parlerò di un evento che chiama in gioco il profeta Samuele, il re Saul e la divinazione, argomento che ha tanti addentellati, come vedremo, con la problematica del peccato originale.
Con i messaggi grafici delle lettere si ha:
  • Samuele "Shemu'el" è colui che "il Nome porta di Dio";
  • Saul "Sha'oul" , è colui che "ad accendere da primo portò il Potente ".
È noto come Saul, il primo re d'Israele, di fatto perse il favore di Dio, ossia uscì dalla sua grazia e fu ucciso dai filistei, quindi il Regno passò a David.
Era accaduto infatti che il profeta Samuele gli aveva contestato una trasgressione.
Gli aveva infatti detto: "Il Signore ti aveva mandato per una spedizione e aveva detto: Và, vota allo sterminio quei peccatori di Amaleciti, combattili finché non li avrai distrutti. Perché dunque non hai ascoltato la voce del Signore e ti sei attaccato al bottino e hai fatto il male agli occhi del Signore? Saul insisté con Samuele: Ma io ho obbedito alla parola del Signore, ho fatto la spedizione che il Signore mi ha ordinato, ho condotto Agag re di Amalek e ho sterminato gli Amaleciti. Il popolo poi ha preso dal bottino pecore e armenti, primizie di ciò che è votato allo sterminio per sacrificare al Signore tuo Dio in Gàlgala. Samuele esclamò: Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti. Poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l'insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re". (1Samuele 15,18-23)
Lui, il Re, non ha saputo quindi guidare il popolo, a cui attribuisce la colpa e si discolpò come fece Adamo che attribuì la colpa alla donna che lo stesso Dio gli aveva messa accanto; inoltre, Saul cade in un lapsus dicendo "Signore tuo Dio" che rivela che ormai da parte sua non vi era più alcuna fede.
Samuele che gli aveva profetizzato la sua entrata in disgrazia e la perdita della protezione divina, come ho evidenziato in grassetto, aveva accennato che in definitiva il peccato di Saul, per cui nella mente di Dio già aveva perso il regno, era peccato di divinazione.
A me pare significativo questo pensiero perché, come ho fatto notare e come sottolineerò, Saul si può accostare per certi versi ad Adamo.
Quel peccato di trasgressione fu identificato pari a quello di divinazione, onde, del pari il peccato originale di trasgressione di Adamo può avere una stessa radice.

Morto Samuele, poco primo dello scontro importante coi filistei Saul aveva bisogno di una risposta sull'esito dello scontro.
Non si dava pace, eppure sapeva che aveva perso il favore di IHWH, ma era pronto a tutto.
Come aveva trasgredito già al comando di Dio, invece di ravvedersi e pentirsi, è pervicace, pronto a trasgredire a qualsiasi ulteriore comando di Dio.
Non voleva in alcun modo arrendersi alla storia, cioè essere soggetto, essere comandato; s'era troppo abituato a considerarsi onnipotente nel "suo" regno mentre il vero re era IHWH stesso e lui, Saul, regnava per delega.
Ed ecco che ricorse alla divinazione.
Ciò dimostra che Dio, che scruta i cuori, aveva visto che non vi era dirittura in Saul, ma una sostanziale infedeltà, causa questa della stessa cacciata di Adamo dal Gan Eden.

Saul uscì dal Regno che gli era stato consegnato da Dio tramite Samuele, e lo stesso Samuele che l'aveva unto = "meshiach" gli comunicò la cacciata e, appunto, in nome di Dio, glielo tolse.
Uscì dal Regno entrando nello "sh'eol", il paese dei morti, e il regno passo ad un altro all'amato, David il nuovo "meshiach", figura del Messia atteso.
Questo racconto pare ben collegabili a due fatti:
  • Adamo, già nel Paradiso, ma per disobbedienza cacciato nel mondo ove si è soggetti alla morte, quindi in un pre "sh'eol";
  • Cristo, della discendenza di Davide come uomo, il nuovo Adamo, l'uomo nuovo che ci riapre il Regno.
Il racconto che si trova in 1Samuele 28,3-25 è il seguente:

"Samuele era morto e tutto Israele aveva fatto il lamento su di lui; poi l'avevano seppellito a Rama, sua città. Saul aveva bandito dalla terra i negromanti e gli indovini. I Filistei si radunarono e andarono a porre il campo a Sunem. Saul radunò tutto Israele e si accampò sul Gèlboe. Quando Saul vide il campo dei Filistei, ebbe paura e il suo cuore tremò. Saul consultò il Signore e il Signore non gli rispose, né attraverso i sogni né mediante gli urìm né per mezzo dei profeti. Allora Saul disse ai suoi ministri: Cercatemi una negromante, perché voglio andare a consultarla. I suoi ministri gli risposero: Vi è una negromante a Endor. Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: Pratica per me la divinazione mediante uno spirito. Evocami colui che ti dirò. La donna gli rispose: Tu sai bene quello che ha fatto Saul: ha eliminato dalla terra i negromanti e gli indovini. Perché dunque tendi un tranello alla mia vita per uccidermi? Saul le giurò per il Signore:Per la vita del Signore, non avrai alcuna colpa per questa faccenda. Ella disse: Chi devo evocarti? Rispose: Evocami Samuele. La donna vide Samuele e proruppe in un forte grido e disse a Saul: Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul! Le rispose il re: Non aver paura! Che cosa vedi? La donna disse a Saul: Vedo un essere divino che sale dalla terra. Le domandò: Che aspetto ha? Rispose: È un uomo anziano che sale ed è avvolto in un mantello. Saul comprese che era veramente Samuele e s'inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Allora Samuele disse a Saul: Perché mi hai disturbato evocandomi? Saul rispose: Sono in grande angustia. I Filistei mi muovono guerra e Dio si è allontanato da me: non mi ha più risposto, né attraverso i profeti né attraverso i sogni; perciò ti ho chiamato, perché tu mi manifesti quello che devo fare. Samuele rispose: Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? Il Signore ha fatto quello che ha detto per mezzo mio. Il Signore ha strappato da te il regno e l'ha dato a un altro, a Davide. Poiché non hai ascoltato la voce del Signore e non hai dato corso all'ardore della sua ira contro Amalèk, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. Il Signore metterà Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore metterà anche le schiere d'Israele in mano ai Filistei. All'istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di terrore per le parole di Samuele; inoltre era già senza forze perché non aveva mangiato nulla tutto quel giorno e tutta quella notte. Allora la donna si accostò a Saul e, vedendolo sconvolto, gli disse: Ecco, la tua serva ha ascoltato la tua voce. Ho esposto al pericolo la mia vita per ascoltare la parola che tu mi hai detto. Ma ora ascolta anche tu la voce della tua serva. Voglio darti un pezzo di pane: mangia e così riprenderai le forze, perché devi rimetterti in viaggio. Egli rifiutava e diceva: Non mangio. Ma i suoi servi insieme alla donna lo costrinsero ed egli ascoltò la loro voce. Si alzò da terra e sedette sul letto. La donna aveva in casa un vitello da ingrasso; si affrettò a ucciderlo, poi prese la farina, la impastò e gli fece cuocere pani azzimi. Mise tutto davanti a Saul e ai suoi servi. Essi mangiarono, poi si alzarono e partirono quella stessa notte."

Il primo re fu trovato indegno.
Una battaglia era incombente e Samuele era morto, Saul non si dava pace, ma il Signore non gli dette risposta, né direttamente, né con i sogni "chalomot", né con gli "urim" che consentivano la divinazione, né da parte di altri profeti.
Si dice che il pettorale "Hoshen Hamishpat", il pettorale del giudizio del Sommo Sacerdote, portato sopra l'Efod, corpetto con due spalline, era formato (Esodo 28,15-30) da 12 pietre preziose incastonate (4 file su 3 colonne: sardonio, topazio, smeraldo - rubino zaffiro, diamante, opale - agata, ametista, crisolito, onice e diaspro), infatti, in Esodo 28,30 è detto: "Unirai al pettorale del giudizio gli urim e i tummim. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti sopra il suo cuore alla presenza del Signore per sempre."
Tali pietre, incise con lettere dell'alfabeto ebraico, in certi eventi alcune s'accendevano di luce speciale e portavano a conclusioni divinatorie sugli eventi importanti del popolo, per tale motivo erano dette "Urim Tumim", accesi - spenti (Urim da "'or", luce e significava "accesi" e Tumim da "tam" e significa "spenti").
Combinate tra loro le lettere che s'accendevano fornivano la base poi da interpretare per la risposta alla domanda e gli interpellanti in genere erano i Re.
Ecco che anche in questo caso le lettere (sono anche numeri) erano usate come icone per individuare concetti legati ai sogni e ai presagi.
Saul cerca di risolvere il proprio destino con le proprie mani, non è importante che Dio si opponga, vediamo che dice una negromante!
È il tipico uomo che vuole cavarsela da solo indipendentemente da Dio, prototipo di Adamo e del peccato d'origine.
La negromante (Vedi il versetto 7) nel caso specifico è "'eshet ba'lat 'aob" come una moglie di Baal, , una pitonessa di quel dio che interroga gli spiriti dei defunti "'aob" e li fa rialzare.
Questa donna abita in un posto con un nome evocativo "E'in Dor" .
"E'in" è "fonte sorgente" e "dor" è "generazione", quindi, quel posto era "fonte/sorgente delle generazioni ", una specie di "ombelico del mondo" come a Delfi dove c'era una pitonessa del dio Apollo.
Questo posto però evoca un altro luogo la dove c'era la sorgente, "Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino..." (Genesi 2,10) da dove con Adamo ed Eva secondo il libro della Genesi uscirono tutte le generazioni.

Endor, in effetti, era un villaggio posto tra il Monte Tabor e la collina di Moreh.
Tale località si trova citata altre due volte nella Bibbia, in:
  • Giosuè 17,11, "Inoltre in Issacar e in Aser appartenevano a Manàsse: Beisan e i suoi villaggi, Ibleam e i suoi villaggi, gli abitanti di Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di En-Dor e i suoi villaggi, gli abitanti di Taanach e i suoi villaggi, gli abitanti di Meghiddo e i suoi villaggi, un terzo della regione collinosa."
  • Salmo 83,10s, "Trattali come Madian e Sisara, come Iabin al torrente di Kison: essi furono distrutti a Endor, diventarono concime per la terra."
Per quanto riguarda la negromante questa è senza nome, ma la tradizione rabbinica l'identifica con una certa Zefania, madre di Abner "figlio di Ner, zio di Saul. Kis padre di Saul e Ner padre di Abner erano figli di Abièl" (1Samuele 14,50s) quindi, il primo cugino di Saul e comandante in capo del proprio esercito.
Ciò sta a suggerire la parzialità di Saul nel rispettare la Torah e la sua propensione a favorire chicchessia incurante dei comandamenti del Signore.
Saul dapprima bandisce gli evocatori di spiriti dal paese, ma poi, dopo la morte di Samuele, ricade egli stesso nella pratica vietata da Dio.
Andiamo ora alla Genesi: "Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò." (Genesi 3,6), anche Eva al momento che parlò con il marito in effetti era ancora senza nome, perché le venne messo il nome di Eva dal marito dopo il peccato "L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi." (Genesi 3,20)
In questo parallelo di Adamo - Saul, la pitonessa fa la figura di Eva e così si capisce meglio la seconda parte del racconto che insiste sul fatto che la negromante vuole che Saul mangi e questi mangerà con lei, macchiandosi con un atto come un sacramento dello stesso peccato di lei.
Si è quello che si mangia, e chi si nutre di ciò che dice chi pratica il "nachesh" diviene come il "nachesh".
In questo caso di Saul il "nachesh" era passibile di morte secondo la legge asseverata dallo stesso Saul e Saul di morte morirà.
Origene ha ritenuto che la voce del fantasma fosse quella della donna traducendo "una donna da cui s'alza uno spirito" la considera "un ventriloquo", perciò lui Adamo - Saul preferì ascoltare la voce della donna che quella di Dio che gli aveva comandato nella Torah di non trattare con negromanti e divinazione.

Era allora ritenuto che lo spirito di un uomo restasse ancora in qualche modo legato alla terra ed al suo corpo per un anno dopo la morte, indi in tale periodo con modi opportuni era contattabile.
Ovviamente però l'insegnamento è che Samuele si manifestò per volontà di Dio e non a causa per i poteri di quella donna che, infatti, gli disse a nome di Samuele che a sua volta parlava nel nome del Signore: "Perché mi vuoi consultare, quando il Signore si è allontanato da te ed è divenuto tuo nemico? Il Signore ha fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia bocca. Il Signore ha strappato da te il regno e l'ha dato al tuo prossimo, a Davide. Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato effetto alla sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo. Il Signore abbandonerà inoltre Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore consegnerà anche l'accampamento d'Israele in mano ai Filistei".
Quando la pitonessa descrive Samuele, in effetti, dice: "Vedo 'Elohim che sale dalla terra" (1Samuele 28,13)


In effetti, il plurale "'elohim" è usato anche per i falsi dei (Genesi 35,2; Esodo 12,12; 20,3), ma nel caso specifico la profezia si realizza, onde non è da ritenere che quel 'Elohim sia uno spirito maligno.

Conclude il I libro delle Cronache "Così Saul morì a causa della sua infedeltà al Signore, perché non ne aveva ascoltato la parola e perché aveva evocato uno spirito per consultarlo. Non aveva consultato il Signore; per questo il Signore lo fece morire e trasferì il regno a Davide figlio di Iesse." (1Cronache 10,13s)
Samuele, il cui corpo era seppellito a Rama (1 Samuele 28,3), sottolinea che aspetta Saul e i suoi figli lo raggiungano, quindi nello Sheol.
In effetti, si conciliano le due idee se si spezza la parola "'Elohim" nelle sue lettere in questo modo: "la maledizione gli fu vivente ".
Certamente il peccato di Saul, quindi nel parallelo di Adamo, presuppone già nel pensiero di Dio l'idea della redenzione attraverso David il cui regno è profezia del Regno eterno di Cristo.
Ora il racconto in 1 Samuele 28 per due volte, versetti 6 e 15 ricorda "i sogni".
Questi manifestazione nella Bibbia sono segnali di un altro piano profetico di lettura, forse di una realtà duplice, ma futura, onde è da attendersi un testo di secondo livello che potrebbe riguardare l'idea nascosta che l'autore del Sacro Scritto propone da parte di Dio quale soluzione che compirà Dio stesso, direttamente, per rimediare e salvare l'uomo.
È così da attendersi una pagina di secondo livello Cristologia, cioè sul Messia.

DECRIPTAZIONE DI 1 SAMUELE 28
Come primo versetto saggiai il numero 8 con i criteri, regole e significato dei 22 segni dell'alfabeto ebraico del metodo inserito in "Parlano le lettere".

1 Samuele 28,8 - Saul si camuffò, si travestì e partì con due uomini. Arrivò da quella donna di notte. Disse: Pratica per me la divinazione mediante uno spirito. Evocami colui che ti dirò.





1 Samuele 28,8 - Che a portarsi s'era dal prescelto di nascosto il Verbo l'illuminò . L'illuminato desiderò () che il Potente si portasse . Era a pensare l'illuminato che tradimento ci fosse stato dalla madre per il primogenito che chiuso nel corpo era a vivere . A portarsi fu col Potente da retto lui e l'illuminato il rifiuto alla donna che sentiva per la vita che portava a riportare fu dentro . Desiderò () che Dio uscisse dalla moglie . Nella notte a portarsi fu a parlargli , l'incantesimo ci fu di un angelo di Dio . Fu dentro a desiderare () che a casa si portasse ad entrare l'Altissimo , che il Potente fosse a venire () dalla moglie () nel corpo . Disse a Dio sia così !

Così incuriosito ho proceduto dal 3° al 25°, ultimo dei versetti di quel capitolo 28 e presento tutto di seguito il risultato ottenuto.

1 Samuele 28,3 - Per recare la risurrezione ai vivente portò la divinità in un uomo e fu a riempirlo il Verbo per aiuto recare. La potenza recava per il maligno bruciare nei corpi ove il maledetto a portarsi era stato. Aveva versato dentro i corpi la perversità. Dentro un verme ad entrare aveva recato. Abitandovi, rovine nel corpo aveva recato, ma un fuoco l'Unico porterà al serpente per bandirlo. Uscirà chi all'origine dentro si portò, a finire lo recherà. Venne ad esistere un aiuto per i miseri viventi (quando) a vivere entrò in terra.

1 Samuele 28,4 - A portarsi fu in un ventre. Giù si portò il Verbo del Potente ad accendere una prescelta che gli sarà madre e sarà in una famiglia da primogenito a portarsi. A recarsi fu di nascosto un angelo. Si portò alla casa. Ad illuminare si portò l'angelo la madre che a recare sarebbe il ventre giù ad accendere: lo desiderava il Potente. Venne dalla sposa portato il sia! Ad accenderle il corpo Dio si recò. Fu la grazia a recarle dentro. Le scorse il Potente dentro per agire.

1 Samuele 28,5 - Recato fu nel corpo della donna il primogenito e del Potente le venne nelle midolla l'energia. Entrò il Verbo del Potente ad accenderla completamente. Fu nella madre a recarsi nel corpo ove desiderava stare. Di nascosto in un corpo debole/leggero dentro si portò di un vivente dalla nube.

1 Samuele 28,6 - A recare fu il fuoco della divinità ad accendere un corpo. In una famiglia il Signore recò al serpente delle origini una risposta. A chi aveva recato ad esistere la perversità a scorrere nei viventi, abitandovi con la malattia della morte, in cammino da vivente dentro l'Unigenito portava. In un corpo stava a vivere in cammino tra i viventi il Figlio; dentro c'era l'Unico che vi viveva.

1 Samuele 28,7 - A portarsi fu in quel primogenito a vivere da povero nel corpo il Potente; per servire si portò. Alla casa versò l'illuminazione. La recò il Potente alla moglie del marito prescelto ove desiderava nella cui casa portare la divinità. Retto nel mondo era lui (Giuseppe evidentemente) onde (Dio) cercò di entrare in quella casa nel mondo. A portarsi fu a dirgli: si recava il Servo, che era portatore della divinità. Dio era, che si portava nel mondo. L'energia entrata nella donna che aveva scelto, da marito la scegliesse che il primogenito portava della casa. Dentro aveva agito dell'Essere l'energia della generazione.

1 Samuele 28,8 - Che a portarsi s'era dal prescelto di nascosto il Verbo l'illuminò. L'illuminato desiderò che il Potente si portasse. Era a pensare l'illuminato che tradimento ci fosse stato dalla madre per il primogenito che chiuso nel corpo era a vivere. A portarsi fu col Potente da retto lui e l'illuminato il rifiuto alla donna che sentiva per la vita che portava a riportare fu dentro. Desiderò che Dio uscisse (nel mondo) dalla moglie. Nella notte a portarsi fu a parlargli; l'incantesimo ci fu di un angelo di Dio. Fu dentro a desiderare che a casa si portasse ad entrare l'Altissimo, che il Potente fosse a venire dalla moglie nel corpo. Disse a Dio sia così!

1 Samuele 28,9 - E per i prescelti da primogenito, a vivere nel corpo entrato della moglie, Dio fu a portarsi nel mondo. Dell'inviato nel mondo venne ad essere alla conoscenza un segno. Venne per quel primogenito una luce. Il male brucerà nel mondo, la distruzione porterà al serpente. Da una donna dal corpo uscì l'agnello che era stato indicato, venne dal padre portato. Per scelta portato venne per essere d'aiuto ai miseri viventi che lamenti in terra portavano perché venuto nei viventi un drago. Rovescerà col fuoco in casa l'angelo superbo che fu da serpente ad entrare nei viventi, sarà a finire di quel angelo l'esistenza.

1 Samuele 28,10 - A portarsi fu a stare in esilio, dall'alto, nel mondo per sorgere in un corpo in una casa il Signore col rifiuto per l'essere ribelle, che nascosto s'era. Fu (questi, il serpente) della perversità alle origini ai viventi la forza a versare, così la colpa solo dentro i corpi entrata con questi uscirà.

1 Samuele 28,11 - Porterà a finire l'origine dell'essere ribelle. Da una donna verrà la vita che c'era alle origini; dall'alto nel mondo in cammino a portarsi sarà chi originò la vita nei corpi. Verrà il Nome a portare la divinità che uscì per l'agire del serpente, (così) la potenza ci risarà.

1 Samuele 28,12 - Portò la prescelta alla vista del mondo il primogenito. Al mondo venne il Nome portato. La divinità portò la prescelta. Questa alla vista dal ventre versò, recò il Potente. La gloria si portò nel prescelto primogenito a vivergli nel corpo. Uscì dalla donna Dio alla luce in un corpo. Il no viveva in un corpo per il serpente che nei viventi entrò. Il verme sarà a finire. L'angelo (ribelle) sarà portato a venire bruciato nei corpi.

1 Samuele 28,13 - Portatosi s'era col primogenito a vivere nel corpo il Potente per riaprire il regno di Dio. La paura così sarà dai viventi ad uscire, dei corpi i guai a finire porterà ed in tutti l'originaria vita nei corpi rientrerà. Alle origini la luce uscì di Dio per la distruzione porta dal serpente, la maledizione fu per i viventi. Per i corpi guai completi ci furono. Per l'Altissimo nei viventi la vita angelica rientrerà, da quel primogenito dal corpo gli scenderà.

1 Samuele 28,14 - A riportare fu un primo vivente nel corpo la potenza che uscì. L'aspetto ne portava, ma completo l'Unico viveva nel corpo dell'uomo. In questi aveva versato l'energia dall'alto. Nel mondo si portò Lui in azione. Nel cuore gli entrò, nel seno c'era la potenza. A portarla per aiuto nell'operare desidera, nel cammino sarà una luce ai viventi a recare. La divinità Lui porterà a riaccendere. L'ira che c'era per chi viveva nella terra uscirà. A recare sarà con la risurrezione di un crocefisso l'annuncio.

1 Samuele 28,15 - A riportare sarà la primitiva vita nei corpi con la risurrezione che ai viventi recherà la divinità di Dio. La distruzione che portò il potente serpente dai viventi uscirà. Uscirà dai corpi scappando. Colpito il drago sarà, uscirà per l'azione, accompagnato alla fine sarà portato, sarà l'origine dell'amarezza a bruciare nei corpi. L'angustia del serpente, che è grande, porterà il Verbo con la potenza della risurrezione a finire. Sarà reciso chi nascosto nei viventi sta. Nei viventi dentro fu a portarsi il maledetto che fu dei viventi a riempire i corpi. Nei seni al serpente sarà a portare il rifiuto. (Questi) sentirà l'energia inviata che a spazzare lo porterà e d'aiuto a riscorrere la vita dentro sarà. Per l'aiuto uscirà l'angelo (ribelle) che entrato fu nei viventi. Scapperà dai viventi da dentro la malattia della morte e ricomincerà a versarsi nei corpi lo splendore. In tutti la magnificenza ci risarà. I miseri viventi riusciranno (come) prima per l'agire della risurrezione entrata.

1 Samuele 28,16 - A recare sarà quel primogenito ai viventi dal corpo la risurrezione che ai viventi porterà la divinità. Per un'asta del serpente la vita gli uscirà dalla croce che della risurrezione divina l'energia sarà a recare. Il Signore forato nel corpo la vita dell'Altissimo sarà con la rettitudine a recare. Ci sarà nel mondo la forza per agire nei corpi con rettitudine.

1 Samuele 28,17 - Porterà a spazzare con la risurrezione la forza della perversità del serpente; la felicità si insinuerà nei corpi. Dentro ci sarà l'aiuto che sarà stato portato che sarà a rovesciare il male. Il Signore verrà ai viventi il Regno a riaprire. I viventi saranno per l'aiuto tra i retti portati. Sarà completa l'energia a rientrare del Potente, nei corpi agirà di tutti l'amore.

1 Samuele 28,18 - La rettitudine dell'Unico avrà a bruciare nei corpi il serpente col peccato. Nel tempo che dentro a versare portò per il serpente il Signore gli porterà il rifiuto. L'azione della risurrezione sarà del Crocifisso dalla tomba il corpo a riportare. Bello il Verbo si riporterà. A casa lo rivedranno vivo in potenza riversarsi. Lo rivedranno in cammino gli apostoli entrato, parole usciranno da Questi, entrato alla vista risorto. Per aprire un cammino per il Signore usciranno in quel giorno fuori questi per il mondo.

1 Samuele 28,19 - A portarsi saranno ai confini gli apostoli del Signore in cammino tra i viventi, verranno da Israele tra i popoli, con la rettitudine dentro saranno d'aiuto la meraviglia delle risorto dalla croce che rifù in vita portano ai viventi nelle assemblee un corpo vengono a portare di figli che sono retti tra i popoli. È nel cammino ai viventi a venire la vita della grazia. Nel mondo ci sarà del Risorto un corpo. La maledizione sarà finita con i lamenti. Una calamità in casa sarà per mano del Verbo per il serpente. Illuminati tutti saranno i viventi.

1 Samuele 28,20 - Portati saranno alla vita ri-partoriti dalla risurrezione con i corpi portati belli, di potenza pieni. S'alzerà il Crocifisso riportandosi in terra, apertamente si porterà, sarà alla vista dei viventi dalla nube vivo. La Parola era! La risurrezione ai viventi porterà. La divinità gli scorrerà dalla piaga. Nella prigione del serpente dentro l'originaria esistenza riporterà; la rettitudine era la potenza delle origini. L'Unico la perfezione racchiuderà nei viventi. Tutti sarà a riportare in vita e con la sposa di notte uscirà.

1 Samuele 28,21 - E il Crocefisso a dentro porterà all'unico dal mondo la moglie. A Dio dallo sheol riporterà tutti con i corpi (onde) per l'Unigenito la rettitudine ci risarà. Tra gli angeli ad abitare entreranno dal Potente i viventi sulla nube e finalmente con l'Unico vivranno. Vedranno che il Potente s'era portato al mondo. Tra gli angeli usciranno dal Risorto dal seno. I risorti nel Verbo si chiuderanno tutti, così dentro gli si riverseranno. Ma il serpente afflitto in un acceso mare invierà; superbo sarà nel pianto. Il Verbo sarà a portarvelo per il peccato che nell'agire venne ad insinuare nei corpi (tanto che) fu ad affliggere il Principe, la Parola, che crocefisso dal maledetto fu.

1 Samuele 28,22 - Portatosi nel tempo, del mondo acceso un seno con l'energia, l'Unico in cammino tra i viventi venne. Dentro a rovesciare lo portò il serpente sul Calvo (Calvario) . Nella tomba da crocifisso così portò il peccato del mondo. Il Potente in persona era! Le palme delle mani gli segnarono. Da pane si portò da mangiare e fu nel mondo a esistere dentro della rettitudine il vigore. Così ci fu col Crocifisso per camminare dentro una via.

1 Samuele 28,23 - A riportarsi sarà i viventi ad incontrare. Si riporterà, risarà quel primogenito a vivere col corpo potente. Il no (finale) dell'Unico così al serpente porterà. Sarà il Verbo col corpo giù a riportarsi. Il Servo sarà a riportarsi; si riporterà in cammino. I viventi del mondo da moglie porterà. Al Nome l'innalzerà, la verserà dal Potente a vivere e si alzerà con i viventi fuori della terra. Riporterà a stare dall'esilio a Dio del mondo i viventi, nel cuore gli entreranno.

1 Samuele 28,24 - Porterà al Potente la moglie. Lo vedranno, si rivelerà dei viventi alle moltitudini. Da dentro al ventre nel Tempio (in alto della nuova Gerusalemme) li porterà integri, rigenerati e per il Crocifisso in sacrificio nel mondo portatosi tutti li riverserà nell'assemblea. In alto nell'assemblea si porterà il Crocifisso in potenza, il Risorto e finalmente col volto uscirà, si porterà ai viventi chi giù portarono in croce.

1 Samuele 28,25 - Si porterà quel Crocifisso da cui scorrerà la luce dalla persona, sarà quel risorto col corpo e il Potente in persona è, il Servo che fu a portarsi.
Si porterà ad unirsi con la sposa che ha portato.
Sarà stata alzata e sarà stata in cammino portata di notte dal mondo da Lui.

Bella e articolata pagina sulla missione del Messia che viene a costituire un vero e proprio protovangelo.

Questo articolo prosegue con "Investighiamo sul peccato originale" che sarà inserito in "Ricerche di verità".

a.contipuorger@gmail.com

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