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LA PAROLA EBRAICA »
PAROLE E IMMAGINI
In ogni lingua del mondo la parola evoca immagini alla mente e viceversa le immagini e le parole degli altri recepite, per essere comunicate evocano la parola, proprio come suggerisce quella scansione appena fatta delle lettere ebraiche del rebus della "parola" "debar"
.
Immagini e parola sono due realtà strettamente interdipendenti che implicano un ragionamento circolare come quello dell'uovo e della gallina, soltanto che nel caso specifico è certo che prima c'è l'immagine e poi la parola.
La parola nella lingua del luogo in cui è pronunciata è un messaggio vivo che spunta dal passato, insomma spesso è un reperto archeologico, perché ci informa della storia della lingua del posto.
Ecco che spesso lo studio etimologico è una forma di archeologia con cui si tenta di arrivare a capire come e perché un termine s'è in quel modo formato.
Come nei siti archeologici si leggono le stratificazioni, dove più gli scavi scendono in profondità più gli eventuali reperti sono antichi, così le parole sono reperti spesso adattati di più antiche locuzioni, alcune autoctone, altre portate da altre culture, con annessi, prefissi e mutazioni vocali d'influsso locale.
Certo è che si va in profondità in siti diversi dell'area mediterranea si trovano affinità e anche comunanza di alcune radici che si spiegano con mutui apporti tra lingue indo europee e semitiche.
Faccio il caso di termini derivanti dal radicale semitico BRK che ha in sé l'immagine di ciò che si flette, che si piega.
In ebraico quel radicale è
ove la lettera
è la forma di fine parola della lettera K, la "kaf" ossia la
che è un vaso, una conca.
Abbiamo poi la lettera R "resh"
che è una testa, un corpo e la B la "bet"
,
un corpo con la base, quindi fisso, onde è una casa, una tenda e indica abitare e dentro.
Questo radicale BRK è relativo all'inginocchiarsi, all'inchinarsi, al benedire e ringraziare.
Ciò che accomuna il tutto è l'idea semitica immagine alla base di qualcosa di concavo o cavo, "dentro
un corpo
cavo
"
o "dentro
il corpo
si fa cavo
"
per inginocchiarsi, il ringraziare e il benedire, infatti, si ha:
- "berek", ginocchio, grazie a cui la gamba si piega;
- "berekah", cisterna, piscina, lago, quindi, un corpo cavo in cui si accumula acqua;
- "berakah", benedizione, dono, fortuna;
- "baruk", benedetto;
Nei paesi toccati dai fenici nel loro commerciare si trovano tante tracce di questo radicale:
- forse il "brachium", il braccio romano, in quanto si piega si curva;
- nomi toponomastici come Barcellona, "dono""berakah""del nostro dio" "'elohenu";
- il nome Barca, il benedetto, di Amilcare, padre di Annibale;
- il nome del lago di Bracciano, lago rotondo, un misto di "berekah" e "anus" anello;
- il termine barca come natante, "si abita - dentro
un corpo
cavo
".
Come nelle lingue semitiche il lessico in genere si sviluppa da gruppi bi o triconsonantici di base, da cui deriva tutto un complesso di vocaboli esprimenti concetti simili, anche nelle lingue indoeuropee si può notare qualcosa del genere, pur con le variazioni spiegabili col molteplice metamorfismo consonantico cui sono soggette.
Ad esempio in latino si verifica in alcuni casi intercambiabilità tra B e F, F e P, P e T, T e D, D e S, R e L, C e G, V e G e ciò fa si che alcune radici che sono diverse in semitico, in effetti, tenendo conto di ciò, risulta che in effetti sono usate anche in latino.
Se a titolo d'esempio si considera la bi - consonante semitica BR i può osservare che ha molti degli stessi significati del latino FR.
A base di tutto ciò c'è certamente un'unica e unificante motivazione originaria, la causa della formazione stessa, cioè le immagini che hanno prodotto le prime radici dei fonemi nelle varie aree che poi si sono mischiate in vario grado per eventi storici, migratori e commerciali.
All'origine del tutto, senza dubbio, ci sono le immagini.
Le immagini certamente furono ciò che colpirono gli antichi delle varie famiglie umane che le ripetettero con suoni e costituirono la base dei fonemi più importanti, la prima stratificazione locale.
Le immagini di base associate a suoni vocali poi furono i segni che furono rappresentati in alcune scritture riportando la base che ricordava i suoni che erano state associate.
Le variazioni fondamentali tra i vari ceppi linguistici forse si possono spiegare proprio con scelte d'immagini diverse adottate per descrivere uno stesso fatto.
Ad esempio, senza alcun riferimento a termini concreti, per il fortuito innesco di un incendio si potrebbe essere colti da un "inizia il fuoco" o da "un albero che brucia" ed ecco che avremmo in partenza due diverse forme di suoni associati a fuoco o a tizzone per descrivere lo stesso fenomeno dell'incendio e nei due idiomi messi a confronto non si troverebbe alcuna vicinanza, mentre invece è a monte, proprio nelle diverse immagini evocatrici relative ad uno stesso evento.
Faccio un ulteriore esempio tornando alla parola "lago", in latino "lacus".
Ora, in ebraico per dire lago si trova anche "'aegam"
e se si pone una
come avverbio di direzione per dire "verso" si ha un termine "l'agam" che porta ad un suono simile o che ricorda quello di "lago".
Dallo stesso radicale
deriva "'agemon"
col significato di canna, giunco, lacustri, che appunto nascono vicino agli acquitrini.
Ecco che in questo caso l'immagine di base che pone in evidenza il termine non è più che il bacino d'acqua sia concavo, usato invece come abbiamo visto nel radicale BRK di "berekah", fatto che ora in "'aegam" si da come implicito, ma che vi possa scorrere l'acqua, infatti,
"inizia
a scorrervi
l'acqua
",
o dove "ha origine
lo scorrimento
dell'acqua
".
Vediamo, ora, come esempio come si potrebbero spiegare con i significati grafici delle lettere ebraiche alcuni radicali.
I seguenti tre radicali sono molto vicini tra loro ed hanno due delle tre lettere in comune la
e la
.
La lettera
è relativa all'udire, al vedere e al sentire.
La lettera
è relativa al fuoco, all'accendere, alla luminosità.
I radicali che vado a esaminare sono i seguenti.
-
usato per "gridare, chiedere aiuto, chiedere soccorso, invocare aiuto, alzare la voce, chiamare ad alta voce", da cui:
"shua'" e "shoewa'" grido, clamore, supplica,
"shoa'" ricco, nobile, principe, forse è sottinteso uomo, ossia uomo di grido.
"ieshua'h"
e "teshua'"
salvezza, liberazione, salute, aiuto, vittoria.
La lettera
congiunge onde regge "il portare, il recare, il condurre".
Si potrebbe pensare
come "ad acceso
portare
il sentire
";
si pensi ad esempio a uno che grida "al fuoco!", infatti "un al fuoco
si porta
all'udito
."
Per "shoa'" ricco, nobile, principe le lettere spiegano come "luminoso - splendido
si porta
alla vista
".
-
relativo a "salvare, tirar fuori sano e salvo, mettere in salvo, liberare, soccorrere, aiutare, proteggere, preservare, esimere", da cui:
"iesha'", salvezza, liberazione, salute, aiuto, vittoria;
"Ieshua'", Gesù, nome proprio.
La lettera
è un pugno chiuso, una forza, dimostra l'essere e lo stare per cui
"è
ad accendersi
ascoltando
",
"è
ad accendersi
per agire
".
È da tener conto che in ebraico le due lettere
valgono per "esserci, c'è".
Ne consegue che
ci dice che "c'è
chi ascolta
".
Il nome di Gesù si può scrivere
e
,
ossia "è chi
Ascolta
"
o "c'è
al grido di aiuto
".
Tenuto conto che
è il radicale di "essere simile, essere uguale" si ha anche "è
i simili
()
ad ascoltare
"
o "è
per i simili
()
ad agire
"
cioè agisce in favore dei simili.
Infine: "è
una luce
alla vista
";
"saranno
luminoso
a vederlo
".
"sarà
a illuminare
con l'agire
".
-
usato per "ascoltare, udire, esaudire, dar retta, comprendere, prestare attenzione, annunciare comunicare", da cui:
"shoema'", sonoro, risuonante;
"shema'", notizia, rapporto, relazione, dichiarazione;
"shoma'", fama, celebrità.
La lettera
è relativa a vita, vivente, madre, acqua.
Le lettere, allora, aiutano a spiegare
come "accendere
di un vivente
l'udito
"
o "accendere
un vivente
al sentire
".
Considerato che "sum"
,
con la lettera "sin" e non "shin", ma che entrambe si scrivono
,
è il radicale di "porre", visto che allora
=
è il participio "posto", ecco che
si può considerare come uno che è ha "posto
l'udito
".