IL CANDELABRO A SETTE BRACCIA
E L'ATTESA DEL MESSIA
di Alessandro Conti Puorger
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LA LUCE CENTRALE DELLA MENORAH
Nel Pentateuco della Bibbia, detto Torah, in altre parole nei primi cinque libri dell'A.T. - Genesi, Esodo, Numeri, Levitico, Deuteronomio - la prima volta che si parla del candelabro è al capitolo 25 del libro nell'Esodo, quando il Signore dette disposizioni a Mosè per la tenda del convegno, l'arca, la tavola, le offerte, il candelabro stesso e per gli altri arredi.
Nella traduzione CEI e nelle Chiave Biblica delle concordanze della Sacra Scrittura (Ed. Claudiana Torino 1978) il primo versetto in cui sembra trovarsi la parola "candelabro " è in Es. 25,6: "Olio per il candelabro, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico" ma il testo ebraico è:
Certamente l'olio servirà per il candelabro, ma la parola candelabro non c'è, è solo sottintesa e c'è il termine
è "per
la luce
(
=
)".
Questo versetto però di per sé, è speciale in quanto si trovano parole dense di significato e precisamente:
- per due volte "olio
"
,
le cui lettere evocano anche il numero otto;
- balsami
che senza vocalizzazione è "nei/dentro
ai cieli
";
- Messia = Unto = Cristo
.
C'è così nascosta una sintesi sul Messia; infatti, dal decriptato, col mio metodo si ottiene:
"Li risorgerà
in vita
.
L'energia
il serpente
della maledizione
(
)
dentro
brucerà
nei viventi
.
Saranno
a rivivere
potenti
.
Nell'8°
(giorno) dal mondo
il Messia
ad entrare
li porterà
nel Potente
.
Li verserà
dal cuore
il corpo
del Crocifisso
,
da cui uscì
dal foro
d'acqua
un mare
."
È parallelo a ciò che evoca Gesù nel Vangelo di Giovanni: "
Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me;
come dice la Scrittura: fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno." (Gv. 7,37.38)
Ho così proceduto col mio metodo alla decriptazione del brano Esodo 25,1-9, di cui riporto di seguito il testo CEI e poi la decriptazione fatta lettera per lettera per facilitarne la lettura.
Es. 25,1 - Il Signore disse a Mosè:
Es. 25,2 - Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un'offerta. La raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore.
Es. 25,3 - Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro argento e rame,
Es. 25,4 - tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra
Es. 25,5 - pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia,
Es. 25,6 - olio per il candelabro, balsami per unguenti e per l'incenso aromatico,
Es. 25,7 - pietre di onice e pietre da incastonare nell'efod e nel pettorale.
Es. 25,8 - Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro.
Es. 25,9 - Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.
Esodo 25,1-9 (Decriptazione):
Es. 25,1 - Si porterà a stare per aiutare dentro un corpo il Signore. La divinità in un vivente accenderà nel mondo per il rifiuto all'essere ribelle.
Es. 25,2 - La Parola, di Dio il Figlio, sarà in Israele a portarsi. Obbediente, di nascosto si porterà. La potenza sarà in una prescelta nel corpo a portare. In vita uscirà dalla madre da primogenito.
La perfezione dell'uomo da donna nel corpo sarà. Alla porta della casa un angelo si porterà. Del Potente alla casa recherà il segno. Le verserà l'annunciò che l'Unico l'avrà scelta. Le indicherà che nel corpo si porterà da uomo a stare.
Es. 25,3 - Portata a questa dall'Unico il segno ad entrare nel corpo, vi si porterà a vivere. Entrerà l'Unigenito principe nella prescelta cui avrà versato l'annuncio. A vivere da primogenito in modo puro da questa entrerà. Dentro vi recherà la rettitudine in pienezza. Il Verbo porterà l'energia nascosta della risurrezione per tutti ...
Es. 25,4 - ... e l'oppressione del serpente finirà riportandoli all'origine. Nei corpi scorrerà la vita angelica e la fine porterà del serpente col tempo. Rinnovati saranno portati dalla risurrezione. A bruciare porterà agendo questi che sta nei viventi.
Es. 25,5 - Porterà il nemico alla fine che all'origine fu da serpente nei viventi a vivere. Da uomo sarà a vivere per portarsi dal nemico per finirlo. Ai tutti nelle tombe posti porterà l'azione per rialzarsi. Sarà la risurrezione nel cuore a stare nei viventi.
Es. 25,6 -
Li risorgerà in vita. L'energia il serpente della maledizione dentro brucerà nei viventi. Saranno a rivivere potenti. Nell'8° (giorno) dal mondo il Messia ad entrare li porterà nel Potente. Li verserà dal cuore il corpo del Crocifisso, da cui uscì dal foro d'acqua un mare.
Es. 25,7 - Dell'Unico il figlio sarà a risorgere nel mondo i viventi. Li porterà dell'Unico figli ad essere nella pienezza. Sarà i viventi dal serpente a liberare. Ne porterà il vigore a rinnovare.
Es. 25,8 - Porterà l'azione simili per potenza ad essere i viventi al Santo. Avendo portato con la risurrezione la rettitudine, l'angelo (ribelle) in tutti sarà stato dentro finito, riportandosi retti i viventi.
Es. 25,9 - Così la rettitudine il rifiuto avrà acceso nei corpi che a scontrarsi sarà con l'essere ribelle. Per l'Unigenito d'uscire il desiderio per l'oppressione gli verrà.
Tutta dentro l'energia sarà a finirgli. Ne usciranno salvati. Così rifiutato da tutti finirà. Figli risaranno per la perfezione che a tutti sarà stata riportata e per la rettitudine agli angeli alla fine si vedranno simili.
Discorso chiaro che esplica in modo sintetico ed efficace la necessità del Messia quale salvatore dell'uomo.
La prima vera volta in cui nel libro dell'Esodo effettivamente si trova la parola usata in ebraico per candelabro è nello stesso capitolo 25 nei versetti 31-40:
Es. 25,31 - Farai anche un candelabro
d'oro puro. Il candelabro
sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo.
Es. 25,32 - Sei bracci usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro
da un lato e tre bracci del candelabro
dall'altro lato.
Es. 25,33 - Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro
.
Es. 25,34 - Il fusto (del candelabro) avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle:
Es. 25,35 - un bulbo sotto i due bracci che si dipartano da esso e un bulbo sotto gli altri due bracci e un bulbo sotto i due altri bracci che si dipartano da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro
.
Es. 25,36 - I bulbi e i relativi bracci saranno tutti di un pezzo: il tutto sarà formato da una sola massa d'oro puro lavorata a martello.
Es. 25,37 - Farai le sue sette lampade
:
vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso.
Es. 25,38 - I suoi smoccolatoi e i suoi portacenere saranno d'oro puro.
Es. 25,39 - Lo si farà con un talento di oro puro, esso con tutti i suoi accessori.
Es. 25,40 - Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte.
Un talento d'oro =
Kikkar zahab =
34,272 kg.
Di questi versetti in apposito paragrafo darò l'intera decriptazione.
La parola candelabro che sembra ripetuta 7 volte, in effetti è usata per 6 volte, perché nel versetto 34 nel testo ebraico è sottinteso (mentre la CEI lo riporta), però c'è "7 lampade" che pareggia il conto col numero sette.
La prima volta per candelabro il testo usa
,
la seconda
e le altre quattro volte
ed infine per
sette lampade
.
Nel versetto:
Es. 25,37 - "
Farai le sue sette lampade: vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso"
nel testo ebraico:
c'è evidente volontà d'inserire il tetragramma sacro,
Iahwèh, unendo le lettere di due parole vicine.
È Lui che circola tra quei fuochi, è Lui che brucia in questo roveto ardente e solo con Lui, così, s'arriva alla pienezza desiderata del numero 8 che, ruotato di 90°, è il simbolo matematico d'infinito.
La lampada è l'oggetto che porta le luci, tra le quali indubbiamente importante è la luce centrale cui le altre fanno corona.
La simbologia delle 7 luci fu evidentemente ripresa dal Genesi al Capitolo 1 con i giorni della creazione, anche loro in numero di 7 e c'è Dio che sta operando e da senso e completezza a quel numero.
E nel primo giorno: "Dio disse: Sia la
luce! E la
luce fu ... primo giorno." (Gen. 1,2.5) e luce lì è
e di luci riparla nel 4° giorno (Gen. 1,14-19): "Dio disse: Ci siano
luci nel firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte ..." con le stelle per regolare il tempo, le stagioni, gli anni.
Il sole e la luna però non sono nominati con il loro nome, ma come le due luce grandi, la maggiore e la minore.
Questa
è la luce importante che viene dal Signore che si rivela all'uomo "l'Unico
gli si porta
nella mente/testa
",
ma anche profezia d'incarnazione, "l'Unigenito
si porterà
in un corpo
."
Nasce il sospetto che il firmamento o cielo che creò nel 2° giorno in cui separò le acque di sopra dalle acque di sotto non sia fisico, ma l'interfaccia tra Dio e l'uomo per la rivelazione.
L'uomo è come un mondo con una sua spiritualità, le acque di sotto.
In queste acque di sotto c'è tutto ciò che l'uomo può conoscere su Dio.
Dio è la madre - l'acqua, la vita di sopra e l'uomo è il bimbo - l'acqua la vita di sotto, ma c'è comunicazione attraverso il firmamento; questa è l'idea.
Dio gli s'è rivelato, ma poiché per consentirgli d'essere libero l'uomo deve essere in un certo senso separato, il creatore si contrae stando all'esterno delle suo cielo, ma è in questo seno che è da rientrare per rinascere (episodio di Nicodemo in Gv. 3,1-21).
Tutto ciò che l'uomo non conosce di Lui sta oltre il contatto tra il noto e l'ignoto, ma Dio dal proprio cielo soffia, attraverso idonei intermediari da Lui preposti, lo Spirito per far crescere la dimensione spirituale dell'uomo tanto quanto ciascuno accetta; ed è implicito che tutto quello che è sotto il firmamento spirituale è recepibile dall'uomo.
Questi luminari sono posti all'interfaccia, appunto il firmamento per essere recepiti dall'uomo e ricevono direttamente energia dallo Spirito di Dio.
In termini tecnologici i luminari di cui dice il 4° giorno con le stelle sono terminali attraverso cui l'uomo si può porre in comunicazione con lo Spirito di Dio che può invadere lo spirito dell'uomo: "
metterò dentro di voi il mio Spirito." (Ez. 36,27)
Questi terminali sono necessari finché l'uomo non è portato nella sua crescita spirituale a livelli (il classico 7° cielo) che l'interfaccia è eliminabile e Dio può parlargli senza intermediari, faccia a faccia: "
Poiché di lui stirpe noi siamo" (Att. 17,28b) "
E i suoi servi l'adoreranno; vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla fronte." (Ap. 22,3b-4)
È ora facile individuare chi sono queste luci.
In linea profetica per i cristiani il sole è la presa di coscienza del Cristo incarnato in quanto: "Io sono la luce del mondo, chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita." (Gv. 8,12)
Questi è appunto ricordato al centro (4° giorno) dei giorni della creazione, per rendere appunto visibile la luce della fede nel Dio Unico, fondamento dell'uomo nuovo, che l'ha iniziato ad accendere la creazione cominciando a dar significato al tutto a partire dal 1° giorno.
La luna in questo parallelo è la Madre, l'Assemblea dei fratelli, che guida e aiuta di notte quando non si vede la luce grande perché gli occhi sono velati dalle tenebre e lo scrittore ispirato del Gen.1 aveva il suo sole, Mosè, la sua luna, l'Assemblea. E le stelle? I profeti, i sacerdoti. Per i cristiani i santi, i Vescovi, i presbiteri, i catechisti, in definitiva chi parla in nome di Dio.
Nel paragone della nascita d'un uomo nuovo possiamo interpretare che nel 3° giorno era terminata la creazione della "terra" separata dalle acque del parto dalla madre; è creato cioè l'uomo terrestre, l'uomo asciutto, vale a dire l'hardware, la materia base dell'uomo nuovo.
Quest'uomo potenzialmente ha tutto, ma dopo, quel che sarà dipende da ciò che gli si dà per coltivarlo,
dall'educazione in senso lato.
Queste sono le parole del Genesi del 4° giorno (Gen. 1,14.15): "Dio disse: Ci siano
luci
nel
firmamento del cielo per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni e servano da luci
nel
firmamento del cielo per illuminare la terra. E così avvenne. Dio fece le due luci
grandi, la
luce
maggiore per regolare il giorno e la luce
minore per regolare la notte e le stelle. Dio le pose nel
firmamento del cielo per
illuminare
(far luce) la terra e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno."
Più avanti spezzerò per decriptazione i sei versetti del racconto della creazione del 4° giorno: Gen. 1,14-9.
Il firmamento del "cielo
"
è nominato tre volte e tre volte l'anno, nelle feste rituali, l'ebreo deve celebrare il Nome, che è celato nella parola cielo (Pasqua, Pentecoste, Capanne).
Nella parabola della creazione del mondo che cela lo sviluppo ordinato d'un essere umano che crede in Dio "il firmamento
del cielo
" porta a "volta
dei nomi
"
(
come un plurale di nome
).
Questa "volta" è dove sono scritti i nomi, cioè la memoria del fanciullo, ove si segnano in modo indelebile i ricordi e questo momento educativo è essenziale se ci sono i riferimenti che funzionano, cioè luci nel firmamento del cielo.
Il simbolismo porta a pensare che l'autore voglia indicare che i veri astri - sole, luna e stelle - dell'Ebreo sono la luce di Dio che promana del Suo candelabro a sette braccia o menorah; cioè l'assemblea dei fratelli.
Questo è il giorno della luce che è citata sette volte come ho evidenziato in neretto, sei volte in effetti, ma una di quelle volte è unita al numero due,perciò sette luci come quelle della menorah.
I nomi evidenziati si possono vedere come appellativi per le luci del candelabro:
- posizioni estreme 1 e 7
;
- penultime posizioni 2 e 6
;
- quelle vicine alla centrale 3 e 5
;
- della posizione centrale 4
.
Il punto focale della creazione, è appunto il 4° giorno che è il mediano dei sette giorni e corrisponde alla luce centrale della menorah immagine della luce creata da Dio nel 1° giorno, che è la fede nel Dio unico; perché il Cristo è "
autore e perfezionatore della fede". (Ebr. 12,2)
Il sole e la luna non sono però nominati, pur se è entrato nell'immaginario che siano stati creati in questo giorno.
Adamo poi assegnerà il nome agli animali, ma non agli astri; perciò da parte di Dio questo del 4° giorno sarebbe stato il momento per chiamarli col loro nome di sole e luna, ma non avviene; perché?
Perché è una parabola, non la creazione fisica di quegli astri.
Queste luci di cui si parla nel 4° giorno servono:
- per illuminare la terra - nel nostro parallelo, Adamo;
- per regolare giorno e notte, cioè per le ore di preghiera;
- per le stagioni, per i giorni e per gli anni, ossia per le feste e per i giubilei;
- per distinguere ciò che è secondo Dio da ciò che è contrario, le tenebre.
Gli unici astri nominati con il loro nome nel 4° giorno sono solo
kokabim, le stelle, e spezzando la parola segno per segno viene fuori come si pensi che le stelle rappresentino i giusti: "arde
(
)
un retto
dentro
che vi sta
a vivere
",
attraverso loro si vede un bagliore della rettitudine di Dio in quanto "arde
(
)
la rettitudine
dentro
".
Nessuna parola nel Genesi è scritta a caso e cercando quando la parola "stelle" è di nuovo nominata e ciò avviene assieme questa volta con le parole sole e la luna in Gen. 37,9.10 quando Giuseppe, figlio di Giacobbe, racconta: "Ho fatto ancora un sogno, sentite: il
sole, la luna e undici stelle si prostravano davanti a me. Lo narrò quindi al padre e ai fratelli e il padre lo rimproverò e gli disse: Che sogno è questo che hai fatto! Dovremo forse venire
io e tua madre e i tuoi fratelli a prostrarci fino a terra davanti a te?"
È chiaro, allora, che il sole è il padre, la luna la madre e le stelle sono i fratelli di sangue (e/o della comunità) come avevo anticipato.
Per chi appartiene al popolo di Dio queste luci di riferimento sono:
- Cristo, il sole, in quanto: "La città (la nuova Gerusalemme) non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello." (Ap. 21,23);
- l'Assemblea, la Chiesa, la luna, illuminata da Cristo-sole: "Una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi ..." (Ap. 12,1b);
- i Santi, le stelle "...e sul suo capo una corona di dodici stelle" (Ap. 12,1b), cioè i 12 apostoli.
Il tutto è calzante col taglio che si va delineando per questa particolare creazione.
Questo discorso della creazione prima o poi lo riprenderemo completo.
Riporto qui di seguito la decriptazione dei versetti Genesi 1,14-19, relativi alla creazione del 4° giorno ed ecco che appare un racconto che metto con i tempi in parte come avvenuto pensando ai fatti raccontati dai Vangeli.
Gen. 1,14 - "E fu a dire Dio al mondo che sarebbe stato un vivente, che sarebbe stato nel mondo a stare con la forza tutta dentro un corpo versata. Fu per agire ad uscire dal cielo; dal serpente entrò in casa per sbarrarne la forza che i cuori opprime.
Un giorno si portò in una famiglia che era d'angeli, vi entrò di notte.
Alla perversità fu (così) a recare il rifiuto totale.
Indicò del portarsi il perché.
E l'Eterno fu con una parola nei giorni per strappar via l'angelo che sta nei viventi."
Gen. 1,15 - Ed al mondo fu a portarsi il Potente dalla Madre. L'Unigenito si portò in un corpo finalmente. Una folgore fu vista uscire dal cielo. Per il serpente uscivano guai in un corpo. Dall'alto entrava in terra e fu al mondo a stare la rettitudine angelica.
Gen. 1,16 - A portarsi fu al sentire le richieste nel mondo che c'erano dai viventi; venne per bruciare l'angelo che stava nel mondo. La maledizione completa (al serpente) uscì in cammino. Povera era la Madre ove veniva a vivere l'Unigenito; Le si portava nel corpo per uscire (divenire) grande. Dal serpente i viventi salverà con potenza alla fine del mondo. Un giorno si portò; venne tra i viventi desiderando in un corpo entrare per versare nei cuori l'energia, perché salverà dal serpente tutti. Uscì di notte nel mondo e venne una stella dov'era la Madre.
Gen. 1,17 - E fu con un segno d'angeli a venire tra i viventi Dio. Nel mondo la Madre da dentro il corpo lo versò. Fu alla vista ad uscire dal cielo, guizzò nel mondo l'Unigenito; si lanciò dall'alto per entrare in terra.
Gen. 1,18 - E per il serpente dominare a casa fu a portarsi dentro di notte. Al mondo si portò dal serpente, entrò solo con la forza nel cuore. Fu l'energia nel mondo per la prima volta a recata in un corpo, la portò in una casa dov'erano angeli. Usci nel chiuso in una capanna e fu nel corpo d'un primogenito. Dio entrò a starvi a vivere; la rettitudine fu nel cuore a portare dentro.
Gen. 1,19 - E il Signore fu visto in un corpo in una casa e fu nel mondo a star dentro. All'incontro si portarono viventi numerosi; furono a vedere (che cosa) era!