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LATTE E MIELE »
UN ENIGMA SVELATO
Nel libro dei Giudici al capitolo 14 c'è uno strano episodio che coinvolge Sansone, un leone e il miele in cui è ripetuta per 10 volte la parola "enigma" (ai versetti 12; 13 per 2 volte di cui 1 in "spiegarmi"; 14 per 2 volte; 15; 16; 17; 18 e 19).
Mi sono già interessato di tale episodio con l'articolo "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia" in cui tra l'altro ho presentato decriptato per intero anche tale capitolo.
Nella mia esperienza, infatti, la ripetizione ostentata di una parola è in genere segnale al lettore di provare ad approfondire quello scritto leggendolo e scrutandolo in più modi, perché vi sono nascosti messaggi certamente riferiti all'epopea del Messia, fine ultimo e nascosto di tutta la Tenak ossia delle Sacre Scritture canoniche ebraiche, in ebraico.
(Vedi: "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e ""Scrutatio" cristiana del Testo Masoretico della Bibbia")
Ritorno allora sulla questione per i tanti agganci col tema che ora m'interessa.
"Enigma" in ebraico si dice "chidah" e senza segni di vocali si scrive
.
La parola "chidah" con le sue lettere suggerisce qualcosa di "nascosto
è
dietro una porta
da aprire
"
o di quanto "nascosto
è
in una mano
che si apre
".
Le prime due lettere di quel termine, "chei"
,
vogliono dire "vita", quella di questo mondo in cui è "chiuso
il nostro essere
",
mentre l'esistere
in pienezza non ha chiusure ed è una "iod"
tra due campi aperti
.
Sappiamo che l'esistenza di Adamo, la prima coppia dei progenitori il cui padre e madre è Dio, fu limitata dopo la scelta di ascoltare un estraneo, il serpente.
Il pensiero è in Genesi 3, ossia che l'esistenza dell'uomo ha subito una chiusura e che la morte fu un impedimento a mangiare dell'albero della vita vera "Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!" (Genesi 3,22)
Questo impedimento, in effetti, è da considerare un atto di misericordia di Dio per evitare che l'uomo, suo figlio, gli restasse separato per sempre e col tempo - dimensione creata appositamente - ha dato modo di far nascere il desiderio del ritorno e ha tessuto una storia di salvezza per ricondurre l'uomo a Lui, dopo aver vinto il male, senza buttare il bambino assieme all'acqua sporca.
Del resto il male stesso, il negativo, l'opposto e assenza di Dio, doveva pur essere lasciato come scelta, stante che il Creatore voleva che l'uomo fosse un essere libero.
Nella mente di Dio la morte, pertanto, è solo un passaggio temporaneo che non s'inquadra nella dimensione dell'eternità di Dio, quindi, sarà eliminata.
Dice, infatti il profeta Isaia "Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato." (Isaia 25,7s)
Certamente il Messia è colui, ancora atteso dall'ebraismo, che riaprirà all'uomo la pienezza ed eliminerà ogni chiusura all'esistenza.
Quella parola "enigma", allora, parla di Lui che "della chiusura
dell'esistenza
la porta
aprirà
"
e "delle tombe
sarà
le porte
ad aprire
"...
col dono della risurrezione.
Ciò premesso in sintesi, questi sono i fatti raccontati su Sansone in Giudici 14.
Sansone con i genitori quando andò per sposare una filistea, nei pressi della città di Timna, un leoncello l'aggredì e Sansone a mani nude lo "squarciò come un capretto" e l'uccise.
Alcuni giorni dopo ripassò da quel posto e nella carcassa del leone trovò uno sciame d'api e ne mangiò il miele.
Ai commensali durante il banchetto nunziale propose un enigma con una ricca posta di ricompensa ai solutori eventuali o da questi a lui se non l'avessero spiegato nei successivi sette giorni, ma la moglie riuscì a farsi rivelare il succo dell'enigma e Sansone perse la scommessa.
Adirato, allora, scese a Àscalon ove uccise trenta filistei e diede le loro vesti come prezzo del pattuito ai commensali, poi, abbandonata la moglie, tornò a casa dai genitori.
Inizio un commento di tale episodio ponendo in evidenza come il racconto prima parla di un "leoncello" "Kapir"
nel versetto 5 e poi si passa al termine "leone" "'arieh"
nel versetto 8.
A questo punto per quanto detto questi termini vanno riferiti al Messia, quindi:
- "kapir"
si può pensare come "la rettitudine
del Verbo
sarà
in un corpo
",
con cui si annuncia la Sua prima venuta;
- "'arieh"
"per (questo) primo
(sottinteso retto) nei corpi
la forza
rientrerà
",
il leoncello diviene leone e annuncia il ritorno da Risorto in cui apparirà glorioso, sarà "nella luce
(
=
)
Iah
"
o anche "l'Unico
in un corpo
sarà
nel mondo
".
La prima volta verrà come leoncello con ridotta potenza e sarà ucciso come un capretto condotto al macello, ma dal suo corpo squarciato uscirà lo spirito della rettitudine che cambierà il mondo, uscirà uno sciame d'api, la Chiesa che annuncerà la Sua parola e la risurrezione.
La seconda volta tornerà glorioso con gli angeli, si farà riconoscere che è IHWH e compirà il passo finale risorgendo l'umanità, giudicherà il male e il resto lo porterà con sé.
Rispetto al mio precedente esame in "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia" questa volta m'interesso in modo specifico delle parole dell'enigma, versetto 14, e della risposta nel versetto 18.
L'enigma che propose Sansone e la risposta dei commensali dopo il suggerimento avuto dalla moglie di Sansone li riporto con le lettere ebraiche e con la loro traslitterazione e ne fornisco ulteriore decriptazione:
Enigma
"Da colui che mangia è uscito quel che si mangia e dal forte è uscito il dolce."
"meha'okel its'a me'akal vemea'z its'a matoq"
Dai viventi
uscirà
per l'Unico
il maligno
sceso
all'origine
nei viventi
che a mangiare
li portò
.
Nei viventi
la forza
rispunterà
,
nei morti
la porterà a riversare
.
Risposta:
"Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte del leone?"
"mah matoq middebash vumoeh a'z me'ari"
I viventi
fuori
dai morti
porterà
.
Verserà
nei viventi
l'aiuto
dentro
della risurrezione
che riporterà
la vita
.
Usciranno
forti
le centinaia
().
Col corpo
risaranno
.
Unendo il postulato dell'enigma e la risposta, entrambe decriptate tutte di seguito, esce un potente annuncio di risurrezione finale da parte del Messia.
Dai viventi uscirà per l'Unico il maligno sceso all'origine nei viventi che a mangiare li portò. Nei viventi la forza rispunterà, nei morti la porterà a riversare. I viventi fuori dai morti porterà. Verserà nei viventi l'aiuto dentro della risurrezione che riporterà la vita. Usciranno forti le centinaia. Col corpo risaranno.
È da ricordare che il leone è il simbolo della tribù di Giuda, il quarto figlio di Giacobbe che Giacobbe nelle sue benedizioni in Genesi 49,9 così definisce "Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?" e subito dopo al versetto 10 continua con la profezia del Messia: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli."
Il leone di Giuda per antonomasia è pertanto il Messia, chiamato Figlio di Davide della tribù di Giuda.
Si trova scritto, infatti, nel libro dell'Apocalisse 5,5: "Uno degli anziani mi disse: "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli."
Ecco allora che quell'enigma di Sansone sul leone, diviene profezia di Gesù il Cristo crocifisso, il vero leone di Giuda, portato sull'altare della croce come il capro espiatorio per i peccati degli uomini, dal cui costato squarciato uscì, secondo il Vangelo di Giovanni 19,34, acqua e sangue figure dei sacramenti del battesimo e dell'eucarestia.
Il primo è come il latte
che esce per nutrire i figli di Dio "racchiude
il Potente
dentro
"
e l'eucarestia che nutre spiritualmente con la Sua stessa carne e il Suo stesso sangue ed è dolce come il miele
in quanto ha "l'aiuto
dentro
del Risorto
"
che porta la risurrezione e la vita eterna.