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IL GIUSTO E I GIUSTI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA FONTE DELLA GIUSTIZIA
Nella visione rabbinica lo "sadiq" (leggasi tsadik) è l'uomo, ebreo, studioso della "Torah", che cercando di adempiere all'insegnamento ed ai relativi precetti spera che i propri meriti superino i demeriti delle inadempienze e dei torti commessi.
"La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi, davanti al Signore Dio nostro, come ci ha ordinato." (Deuteronomio 6,25)
"Disse: Se tu ascolterai la voce del Signore tuo Dio e farai ciò che è retto ai suoi occhi, se tu presterai orecchio ai suoi ordini e osserverai tutte le sue leggi, io non t'infliggerò nessuna delle infermità che ho inflitte agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce." (Esodo 15,26)
Ciò che è retto è scritto e viene tradotto anche con giusto.
Si trova infatti citato un "libro del Giusto" in Giosuè 10,13 e 2Samuele 1,18.
Israele perciò è il retto, il giusto di Dio!
Lo scopo di essere giusto e retto infatti l'ebreo osservante lo ritiene raggiungibile attraverso la volontà e l'impegno personale, ossia, opera nelle dimensioni umane.
L'essere giusto per l'ebreo sta perciò nell'osservanza e non necessita di un dono sovrannaturale.
Esiste poi il termine di "Chasid", da "chased" "amore benevolenza", relativo a chi non si limita ad assolvere ai doveri della legge, ma va oltre per amore di Dio e del prossimo.
Il passaggio dalla dimensione di "tzadik" a quella di "hasid" avviene attraverso l'assoluta devozione o "devekut", stadio che si raggiunge però non solo con lo zelo, ma per un dono superiore che viene da Dio.
La giustizia considerata dalla Torah, e di conseguenza dagli altri libri della Tenak o Bibbia ebraica, è il compimento corretto dell'aspettativa di una relazione.
La relazione può essere con Dio o con altri uomini, ad esempio il Re con il popolo, il giudice con le parti in causa, i sacerdoti con i fedeli, gli uomini o donne con le proprie famiglie, i capi tribù con la comunità, la comunità con il residente straniero ed il povero e la vedova, e tutti costoro con Dio; ognuna di queste relazioni porta in sé una specifica aspettativa.
Il compimento di essa costituisce la giustizia e colui che la realizza correttamente è giusto.
In questo senso Gesù è la giustizia di Dio per relazionarsi col "peccatore" (Marco 2,17) e la Giustizia, come il regno dei Cieli, è dono di Dio, attraverso la grazia (Matteo 5,6 e 6,33).
Nel trattato "Il saluto dell'Angelo" (Tratt. 7; PL 204, 477-478) del vescovo Baldovino di Canterbury, si legge: "Cristo, seme di Abramo, nacque da David secondo la carne. Egli solo fra gli uomini si trova perfetto in ogni bene. A lui lo Spirito fu dato senza misura, perché da solo potesse adempiere ogni giustizia. La sua giustizia infatti è sufficiente per tutti i popoli, secondo quanto sta scritto: "Poiché, come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli" (Isaia 61,11). Questo infatti è il germe della giustizia, che il fiore della gloria abbellisce dopo che è stato arricchito di benedizione."

Dice il profeta Michea (6,8) riferendosi a qualsiasi uomo, non solo ai figli d'Israele: "Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia (fare cose giuste), amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio."
"Ogni uomo è tenuto a fare il bene e ne è per questo ricompensato." (Sifrà; TB Bava Kamà 38a).
Michea ci ricorda così i doveri verso il prossimo con l'essere socievoli, giusti e corretti, pronti a fare azioni buone, perché "chi ha la benevolenza degli uomini, ha certo anche quella di Dio" (Avot, 3,13) e poi di servire Dio senza orgoglio e senza mettersi in mostra.

Vorrei allora provare a dare una definizione di giusto.
Ovviamente un vero giusto non saprà mai di esserlo, perché la mancanza di umiltà annullerebbe i molti meriti.
Un uomo insomma che cerca di impostare la vita e il proprio comportamento al cospetto del Signore si deve pur sempre ritenere un "peccatore" che ha un continuo bisogno dell'aiuto di Dio.
Ciò l'ha chiarito Gesù con la nota parabola detta del Fariseo e del Pubblicano pronunciata "per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri." (Luca 18,9) propone: "Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". (Luca 18,10-14)

Nel libro deuterocanonico del Siracide ho trovato questo pensiero:

"14 - Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza provengono dal Signore.
15 Sapienza, scienza e conoscenza della legge vengono dal Signore; l'amore e la pratica delle opere buone provengono da lui.
16 - Errore e tenebre sono creati per i peccatori; quanti si vantano del male, il male li accompagna nella vecchiaia.
17 - Il dono del Signore è assicurato ai suoi fedeli e la sua benevolenza li guida sempre sulla retta via." (Siracide 11,14-17)

In luogo di fedeli il versetto 17 in greco porta "i giusti" e la precedente traduzione C.E.I. "i pii".
Questo brano può servire per dare una definizione riassuntiva di giusto.
In primis il comportarsi in modo retto è di per sé già un dono indotto del Signore che è la fonte da cui sgorga l'esistenza e come abbiamo già sottolineato "Egli è la Roccia... Egli è giusto e retto ." (Deuteronomio 32,4)
Il fatto che Dio sia giusto è, infatti, una costante che si trova in tanti libri della Bibbia come risulta chiaro da questi versetti estratti a titolo esemplificativo, ma ovviamente non esaustivo:

  • Signore "tu hai mantenuto la tua parola, perché sei giusto." (Nemia 9,8)
  • "Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere." (Tobia 3,2)
  • "Ora abbiamo peccato contro di te e ci hai messi nelle mani dei nostri nemici, per aver noi dato gloria ai loro dèi. Tu sei giusto, Signore!" (Ester 4,17n)
  • "Allora i capi di Israele e il re si umiliarono e dissero: Giusto è il Signore!" (2Cronache 12,6)
In pratica vale quanto disse in modo ispirato Davide quando benedì così il Signore davanti a tutta l'assemblea "Sii benedetto, Signore Dio di Israele, nostro padre, ora: e sempre. Tua, Signore, è la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore e la maestà, perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. Signore, tuo è il regno; tu ti innalzi sovrano su ogni cosa. Da te provengono la ricchezza e la gloria; tu domini tutto; nella tua mano c'è forza e potenza; dalla tua mano ogni grandezza e potere. Ora, nostro Dio, ti ringraziamo e lodiamo il tuo nome glorioso. E chi sono io e chi è il mio popolo, per essere in grado di offrirti tutto questo spontaneamente? Ora tutto proviene da te; noi, dopo averlo ricevuto dalla tua mano, te l'abbiamo ridato." (1Cronache 29,10-14)
Così è il comportamento del giusto; è il restituire con la propria vita un'ombra del dono ricevuto da Dio.
Questo consiste:
  • in sapienza e scienza delle cose di Dio che discendono da un continuo approfondimento e sgorgano da una aumentata conoscenza delle Sacre Scritture che fanno accrescere l'amore per Dio;
  • la pratica delle opere buone che sono l'esplicitarsi del comandamento dell'amore per il prossimo;
  • cerniera e condimento di quanto sopra è il dono della preghiera quale colloquio personale continuo sia nella meditazione delle Scritture, che come meditazione dei fatti della propria vita alla luce della Parola di Dio e come momento di forza per le opere che il Signore regala di compiere al fedele.
Davanti a Dio, senz'altro, vi saranno tanti altri giusti, perché non tutti sono stati posti nella condizione di conoscere e studiare le Sacre Scritture giudeo cristiane.
Ecco che vi saranno giusti, che nella situazione in cui si trovano, comunque, rispettano i due principi essenziali del rispetto amorevole per Dio e per il prossimo.
In pratica, infatti, la prima alleanza fatta da Dio con Noè era al di fuori del contesto delle Sacre Scritture e riassumeva così i comportamenti essenziali da evitare: "non mangerete la carne con la sua vita, cioè con il suo sangue. Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell'uomo all'uomo, a ognuno di suo fratello." (Genesi 9,4.5)
Sono leggi naturali essenziali che separano il popolo di Dio dalle genti che non le osservano.
La lettera apostolica inviata alle prime comunità cristiane sulle astensioni minimali da parte dei pagani che volevano aderire alla Chiesa cristiana nascente furono simili: "Astenetevi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue (cioè dall'uccidere), dagli animali soffocati e dall'impudicizia" (Atti 15,20).
In definitiva sono le così dette le 7 leggi Noachiche.

La prima è l'obbedienza alle autorità e l'osservare la giustizia sociale che si riassume in "costituire tribunali" e i pagani, leggi romani e greci, l'avevano già.

Le altre 6 sono:
  • Non commettere idolatria,
  • Non bestemmiare,
  • Non avere rapporti sessuali illeciti,
  • Non commettere omicidio,
  • Non commettere furti,
  • Non smembrare un animale vivo.
Al riguardo è infine da ricordare che dopo la seconda guerra mondiale, nel 1953 la Knesset, cioè il parlamento Israeliano, stabilì la fondazione a Gerusalemme dell'istituto Yad Vashem - museo della rimembranza e centro studi per la conservazione della memoria della Shoah e dell'eroismo ebraico durante lo sterminio nazista - nonché l'onorificenza dei cosiddetti Giusti tra le Nazioni, coloro che "hanno rischiato la propria vita per salvare degli ebrei".

Dice il Talmud (Tosefta, Sanhedrin,13):

"I Giusti fra le nazioni hanno parte nel mondo che viene."

Ciò vela l'attesa totalizzante la salvezza radicale che attende il fedele vale a dire il dono della vittoria sulla morte con la risurrezione dei corpi.
Ecco l'attesa del "Giusto" che provveda a tale liberazione gli schiavi della morte.
Quel ... Egli è giusto e retto peraltro, con le lettere nasconde un messaggio: "Che scenderà in aiuto c'è la speranza ; ci sarà la risurrezione dei corpi per Lui ."
Del vero "Giusto" "sarà a risorgere il corpo " e questi "sarà a risorgere i corpi ".

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