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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
DALLE LETTERE EBRAICHE PENSIERI SUL PREGARE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA PREGHIERA NELLA BIBBIA
È da premettere che nella Bibbia "il pregare" si presenta in modo diffuso ed oltre al termine diretto di pregare, e sinonimi come intercedere ed adorare, sono usate circonlocuzioni quali "chiamò il Signore", "si rivolse al Signore", "invocò il Signore", "gridò al Signore", "domandò al Signore", "supplicò il Signore", "si prostrò", ecc..
Ho provato a verificare nel penultimo testo C.E.I. (1971) quante volte si trova tradotto "preghiera" e "preghiere" ed ho accertato che ciò si verifica per 185 volte, 129 nell'Antico Testamento e 56 nel Nuovo Testamento di cui 14 nei Vangeli.
Tenendo conto di ciò, se nello stesso testo si cerca il verbo pregare in tutti i suoi tempi e modi, ma escludendo il sostantivo preghiera o preghiere, si trova che è impiegato per 295 volte, 144 volte nell'Antico Testamento e 151 nel Nuovo Testamento, di cui 79 nei Vangeli.
È quindi importante vedere il termine ebraico usato per pregare.
Nei 5 libri della Torah "pregare" è tradotto per 16 volte.
Vediamo allora come e quali verbi usa il testo in ebraico della Torah.

  • Genesi
    Le prime due volte che è tradotta in italiano la parola pregare è nell'episodio di Abramo presso Abimèlech, re di Gerar, quando Dio apparve a quel re e gli ordinò: "Ora restituisci la donna di questo uomo: egli è un profeta: preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci, sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi" (Genesi 20,7) e "Abramo pregò Dio e Dio guarì Abimèlech..." (Genesi 20,17)
    Abramo, sottolinea il testo, "è un profeta" onde si può concludere che i profeti, avendo accesso ed una comunicazione fiduciaria con la divinità hanno il potere di annunciare la volontà di Dio.
    Sono così intercessori autorizzati, prova n'è che la loro preghiera è ascoltata.
    Lì, in effetti, i testi ebraici traducono che Abramo pregherà "iteppallel" , dal radicale ebraico , verbo che nella forma intensiva attiva, detta "pièl", è usato per "decidere, giudicare e fare giustizia", da cui giudice "palil" in Deuteronomio 32,31, giustizia "pelilah" e giudiziale o delitto da giudici "pelili" in Giobbe 31,28.
    Di tale pensiero si ha una esplicita conferma in Giobbe 42,7s "...Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe. Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe."

    Il radicale si può dividere in + ().
    È da tener conto che i radicali e sono relativi a "distinguere, separare, ricercare diligentemente, scrutare, mettere da parte e rendere mirabile", in definitiva riguardano l'azione intesa a conseguire una scelta accurata.
    Ciò allora per = + () suggerisce, una scelta fatta con attenzione () tra più opzioni in gioco, decisa per incarico di un potente e nel caso della religione il potente è il Potente assoluto.
    Tale radicale però nella forma riflessiva intensiva, detta "hitpaèl", è usato per "pregare, supplicare".
    È da ricordare che Dio è il giudice supremo, giusto e misericordioso, e che pregare è un rivolgersi a Lui perché in definitiva compia un "giudizio" e conceda una "grazia" a chi si presenta nella preghiera.
    Per contro da parte del richiedente l'uso della forma riflessiva intensiva implica anche perlomeno l'essersi personalmente giudicato.
    Del tutto congruente con tale pensiero è la preghiera del pubblicano "O Dio, abbi pietà di me peccatore" (Luca 18,13b) tanto che "questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro (il fariseo), perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato".
    Accade così che chi prega assume l'aspetto d'intercessore, avvocato di parte, avvocato difensore che tratta con Dio per ottenere un esito per sé e/o per gli altri, ma diviene un giudice credibile e quindi ascoltato, se ritenuto di avere le carte in regola di patrocinatore e quindi almeno d'essere un buon giudice di se stesso.
    Si deduce che nella Torah Abramo è ritenuto essere il primo intercessore autorizzato, infatti, "Il Signore diceva: Devo io tener nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso". (Genesi 18,17-19)
    Lui, infatti, Abramo è il Padre di chi ha fede e chi ha fede veramente per conseguenza è un profeta.
    Quanto sopra è detto poco prima della trattativa - preghiera tra Abramo e il Signore per la salvezza dei giusti di Sodoma in Genesi 18.
    Ne consegue che chi è veramente figlio di Abramo nella fede ha ricevuto la vocazione e l'elezione di poter intercedere presso il Signore con la "preghiera".
  • Esodo
    Nella Bibbia la terza volta che si presenta il pregare, questa parola è messa in bocca al faraone per far cessare la piaga delle rane: "Il faraone fece chiamare Mosè e Aronne e disse: Pregate il Signore, perché allontani le rane da me e dal mio popolo; io lascerò andare il popolo, perché possa sacrificare al Signore!" (Esodo 8,4)
    Pare strano che il Faraone, il rappresentante del dio Ra in terra, dica di pregare il Signore, che peraltro non riconosce far parte della cosmogonia egizia.
    Andiamo allora più a fondo su quel pregare.
    In questo episodio per "pregate il Signore" è scritto "i'ttiru 'oel IHWH"; quindi qui per pregare, implorare, supplicare è usato un altro radicale rispetto a quello usato per Abramo.
    Precisamente nel caso specifico il radicale è da cui supplicante "a'tar" in Zaccaria 3,10 e questo radicale è capace di provocare l'idea di "fumoso", visto che in Ezechiele 8,11 "a'tar" è tradotto con fumo, vapore, in particolare per l'incenso che emette un fumo profumato, onde profumo: "...e settanta anziani della casa d'Israele, fra i quali Iazanià figlio di Safàn, in piedi, davanti ad essi, ciascuno con il turibolo in mano, mentre il profumo saliva in nubi d'incenso." (Ezechiele 8,11)
    Le lettere, infatti, dicono anche "si vede finire il corpo " il fumo che proviene da un rogo e "si sentono segni dal corpo " onde anche profumo.
    Questo accostamento è un rafforzativo del collegamento delle preghiere col fumo dell'incenso: "Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera." (Salmo 141,2)
    Visto che il Faraone è il giudice supremo della terra d'Egitto non può certo chiedere che un altro che faccia giustizia ed infatti usa questo altro verbo le cui lettere parlano di fare un tentativo, di esplorare "vedere i limiti/i confini del corpo/della cosa ".
    Questo si può, infatti, anche vedere come formato da e = "esplorare, cercare, investigare, trovare il modo".

    Il Faraone è come se dicesse a Mosè annusa un pò come vede questa questione delle rane quello che chiami il Signore; uindi in sintesi dice a Mosè e ad Aronne: trovate il modo col vostro Signore di togliere queste rane.
    Mosè per contro non pregò, infatti è usato un'ulteriore espressione, "itsea'q" dal verbo che riguarda il gridare, "alzare si sente da uno abbattuto " che la C.E.I. traduce supplicò "Mosè e Aronne si allontanarono dal faraone e Mosè supplicò il Signore riguardo alle rane, che aveva mandate contro il faraone." (Esodo 8,8)
    In effetti gridò, dicono... perché "Fu il gracidio delle grane a renderlo necessario, poiché quando si prega si è tenuti a sentire le proprie parole e Mosè non poteva che gridare." (Rav Y.Yefet)
    Il fatto si ripeté e il Faraone dovette ancora chiedere l'intercessione di Mosè in occasione d'altre piaghe, ma sempre con quel verbo che non comporta il pregare pieno riconosciuto dal Signore:
    • dei mosconi, infatti "Allora il faraone replicò: Vi lascerò partire e potrete sacrificare al Signore nel deserto. Ma non andate troppo lontano e pregate per me. Rispose Mosè: Ecco, uscirò dalla tua presenza e pregherò il Signore; domani i mosconi si ritireranno dal faraone, dai suoi ministri e dal suo popolo. Però il faraone cessi di burlarsi di noi, non lasciando partire il popolo, perché possa sacrificare al Signore! Mosè si allontanò dal faraone e pregò il Signore. Il Signore agì secondo la parola di Mosè e allontanò i mosconi dal faraone." (Esodo 8,24-27)
    • della grandine: "Pregate il Signore: basta con i tuoni e la grandine! Vi lascerò partire e non resterete qui più oltre. Mosè gli rispose: Quando sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non vi sarà più grandine, perché tu sappia che la terra è del Signore." (Esodo 9,28s)
    • delle cavallette "Ma ora perdonate il mio peccato anche questa volta e pregate il Signore vostro Dio perché almeno allontani da me questa morte! Egli si allontanò dal faraone e pregò il Signore." (Esodo10,17s)
  • Numeri
    Usciti dal paese d'Egitto il libro dei Numeri per Mosè quando prega usa il verbo classico che usò per Abramo : "Ora il popolo cominciò a lamentarsi malamente agli orecchi del Signore. Li udì il Signore e il suo sdegno si accese e il fuoco del Signore divampò in mezzo a loro e divorò l'estremità dell'accampamento. Il popolo gridò a Mosè; Mosè pregò il Signore e il fuoco si spense. Quel luogo fu chiamato Tabera, perché il fuoco del Signore era divampato in mezzo a loro." (Numeri 11,1-3) La stessa cosa accade nel famoso episodio del serpente di bronzo, innalzato da Mosè nel deserto per guarire dai serpenti che uccidono il popolo che mormorava contro il Signore: "Allora il popolo venne a Mosè e disse: Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti. Mosè pregò per il popolo." (Numeri 21,7s)
  • Deuteronomio
    Per due volte nell'episodio del vitello d'oro il testo dice di Mosè che prega:
    • "Pure contro Aronne il Signore si era fortemente adirato, al punto di volerlo far perire; io pregai in quella occasione anche per Aronne." (Deuteronomio 9,20)
    • "Anche a Tabera, a Massa e a Kibrot-Taava, voi provocaste il Signore. Quando il Signore volle farvi partire da Kades-Barnea dicendo: Entrate e prendete in possesso il paese che vi dò, voi vi ribellaste all'ordine del Signore vostro Dio, non aveste fede in lui e non obbediste alla sua voce. Siete stati ribelli al Signore da quando vi ho conosciuto. Io stetti prostrato davanti al Signore, quei quaranta giorni e quelle quaranta notti, perché il Signore aveva minacciato di distruggervi. Pregai il Signore e dissi: Signore Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai riscattato nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente." (Deuteronomio 9,22-26)
    Interessante quello "stetti prostrato" di Mosè ov'è scritto "'atenappel" mi feci cadere, e in modo immaginifico "divenni () un aborto "; cioè riconoscersi un nulla davanti al Potente.
    Ricorda il pensiero di San Paolo che divenuto cieco sulla via di Damasco evidentemente stette prostrato davanti al Signore: "Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio." (1Corinzi 15,8s)
    A questo punto pare potersi sostenere che seguendo la Torah la preghiera piena è quella di Abramo e di Mosè e per loro è usato il radicale del giudicare.
    Loro, infatti, hanno il potere d'essere intercessori e giudici a cui Dio, secondo la Bibbia, delegò il potere "di legare e sciogliere" in questo mondo, potere poi passato a Pietro e agli apostoli come riferiscono i Vangeli:
    • "E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli." (Matteo 16,18s)
    • "In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo." (Matteo 18,18)
    • "E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele." (Matteo 19,28)
      (Giudicare per dire anche intercedere)
    • "Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l'ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele." (Luca 22,28-30)
    Tali personaggi, Abramo, il padre della fede, e Mosè, il salvatore e liberatore, sono amici di Dio, infatti:
    • Giacomo 2,23 - "Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato a giustizia, e fu chiamato amico di Dio."
    • Esodo 33,11 - "il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava nell'accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall'interno della tenda." (Esodo 33,11; Deuteronomio 34,10; Numeri 12,8). per dire quanta tenerezza e attenzione Dio abbia avuto verso di lui.
    Un midrash (Esodo rabbah XLII,5) suppone l'esistenza di un canale diretto tra Mosè e Dio, e la presenza di una immaginifica piccola porta sotto il trono dell'Altissimo, sì che alle sue necessità Dio stesso apre col piede la porticina, ascolta Mosè e lo protegge.

    Nel libro dei Giudici, Manoach padre di Sansone prega e il testo ritorna al radicale "Allora Manoach pregò il Signore e disse: Signore, l'uomo di Dio mandato da te venga di nuovo da noi e c'insegni quello che dobbiamo fare per il nascituro". (Giudici 13,8)
    La risposta fu che "Dio ascoltò la preghiera di Manoach..." (Giudici 13,9), ma lì in effetti è "voce", indi Dio ascoltò la voce di Manoach..., cioè Dio soddisfece alla speranza di Manoach, considerato che = +() vale a dire speranza () nel Potente .

    Proseguendo nella disamina siamo ad Anna che aveva il grembo sterile e grazie al Signore che ascoltò la sua preghiera divenne madre di Samuele.
    Il suo pregare è espresso in 1Samuele 1,10; 1,12; 1,27 col radicale del modo rituale e pieno come a chiedere a Dio giustizia sul proprio caso.
    Elì la vide pregare e gli sembrava come ubriaca, perché muovendo le labbra non proferiva parole.
    Si comprende però che Anna s'era giudicata come farà poi il famoso pubblicano del Vangelo: "Non considerare la tua serva una donna iniqua, poiché finora mi ha fatto parlare l'eccesso del mio dolore e della mia amarezza." (1Samuele 1,16)
    Ecco che allora Eli, il giudice autorizzato, intercedette per lei: "Allora Eli le rispose: Và in pace e il Dio d'Israele ascolti la domanda che gli hai fatto." (1Samuele 1,17)
    Finalmente siamo al "cantico di Anna", il proto cantico del Magnificat di Maria, "Allora Anna pregò : Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s'innalza grazie al mio Dio." (1Samuele 2,1)
    Per Samuele, poi per Davide ed infine per Salomone i testi sacri nel loro pregare riportano sempre l'uso di questo radicale come nel caso seguente: "Appena Salomone ebbe finito di pregare , cadde dal cielo il fuoco, che consumò l'olocausto e le altre vittime, mentre la gloria del Signore riempiva il tempio. I sacerdoti non potevano entrare nel tempio, perché la gloria del Signore lo riempiva. Tutti gli Israeliti, quando videro scendere il fuoco e la gloria del Signore sul tempio, si prostrarono con la faccia a terra sul pavimento, adorarono e celebrarono il Signore." (2Cronache 7,1-3)
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